ADOTTIAMO IL TERRITORIO: IL GEOSITO DI TORRE TALAO A SCALEA Giuseppe Andrea Cosentino, architetto. Via Lauro n°94 Scalea. Mail [email protected]Cell. 3356590362 Pag. 1 IL GEOSITO DELLO SCOGLIO DI TORRE TALAO A SCALEA: UNA RISORSA DA SALVAGUARDARE E VALORIZZARE. Foto 1. Rocca di Torre Talao meta ‘900 Foto 2. Reperti musteriani di Torre Talao DESCRIZIONE GEOLOGICA, NATURALISTICA, ARCHEOLOGICA E PAESAGGISTICA DEL GEOSITO (A cura dell’arch. Giuseppe Andrea Cosentino) pag.2 DESCRIZIONE DEL DEGRADO. ANALISI DOCUMENTI PROGETTO PORTO TURISTICO (Associazione Scalea 2020) pag. 4 (A cura degli arch.tti Carmela Cotrone, Sergio Cotrobe, Giuseppe Andrea Cosentino) DESCRIZIONE DEL GRADO DI INTERESSE pag.13 (A cura dell’arch. Giuseppe Andrea Cosentino) RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI pag. 14 (A cura dell’arch. Giuseppe Andrea Cosentino) COMMENTI ED ANNOTAZIONI AGGIUNTIVE pag. 15 (A cura dell’arch. Giuseppe Andrea Cosentino) RICORSO PER MOTIVI AGGIUNTI NEL RICORSO N° 445/12 pag 16 (presentato da Italia Nostra Onlus, Avv. Marcello Nardi al Tribunale Amministrativo di Catanzaro che ha sospeso l’ietr amministrativo e rinviato la discussione sui contenuti del ricorso a Maggio 2013)
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IL GEOSITO DELLO SCOGLIO DI TORRE TALAO A SCALEA: UNA RISORSA DA SALVAGUARDARE
E VALORIZZARE.
Foto 1. Rocca di Torre Talao meta ‘900 Foto 2. Reperti musteriani di Torre Talao
DESCRIZIONE GEOLOGICA, NATURALISTICA,
ARCHEOLOGICA E PAESAGGISTICA DEL GEOSITO
(A cura dell’arch. Giuseppe Andrea Cosentino) pag.2
DESCRIZIONE DEL DEGRADO. ANALISI DOCUMENTI
PROGETTO PORTO TURISTICO (Associazione Scalea 2020) pag. 4
(A cura degli arch.tti Carmela Cotrone, Sergio Cotrobe, Giuseppe Andrea Cosentino)
DESCRIZIONE DEL GRADO DI INTERESSE pag.13
(A cura dell’arch. Giuseppe Andrea Cosentino)
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI pag. 14
(A cura dell’arch. Giuseppe Andrea Cosentino)
COMMENTI ED ANNOTAZIONI AGGIUNTIVE pag. 15
(A cura dell’arch. Giuseppe Andrea Cosentino)
RICORSO PER MOTIVI AGGIUNTI NEL RICORSO N° 445/12 pag 16
(presentato da Italia Nostra Onlus, Avv. Marcello Nardi al Tribunale
Amministrativo di Catanzaro che ha sospeso l’ietr amministrativo e
rinviato la discussione sui contenuti del ricorso a Maggio 2013)
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DESCRIZIONE GEOLOGICA, NATURALISTICA, ARCHEOLOGICA E PAESAGGISTICA DEL GEOSITO
(Arch. Giuseppe Andrea Cosentino)
Lo Scoglio di Torre Talao è un rilievo carbonatico alto circa 25 m, caratterizzato dalla presenza di grotte e piccole
cavità naturali, poste a pochi metri sul livello del mare, nelle quali sono stati rinvenuti abbondanti resti di faune e
industrie musteriane. Il rilievo ha una forma ellittica orientata Nordest-Sudovest, (con asse NE-SO di circa 250 m. ed
asse NO-SE di circa 100 m), e quota massima di circa 25 m. s.l.m. La collina è attualmente circondata da una piana
sabbiosa di costituzione recente che, secondo Blanc e Cardini (1958-61), si dovrebbe essere costruita nel corso della
seconda metà del secolo scorso. Molto probabilmente gli eventi glaciali del Pleistocene hanno disegnato la morfologia
attuale del rilievo calcareo e ne hanno determinato le alterne connessioni con la costa interna. Sui fianchi della collina si
aprono diverse altre cavità più o meno grandi e profonde, attualmente con riempimento scarso o assente. L’analisi
geologica preliminare ha permesso di individuare tre fasce di litodomi poste a diverse altezze sul livello del mare: 5-6
m, 7-8,5 m, 18-19 m. (geologo Paolo Mozzi). Per cercare di definire le attuali consistenze e possibilità di studio offerte
dal deposito, è stato effettuato un intervento di scavo esplorativo nell’area. Il saggio 1 ha permesso di mettere in luce, ad
una profondità di 2,20 metri dal piano campagna (16,35 m), la superficie di un suolo bruno-rossastro cementato ricco di
resti fossili animali. Il saggio 2, localizzato nell’area dei vecchi scavi Mochi e Topa, ha permesso di mettere in luce un
grosso blocco di crollo delle pareti e della volta, poggiato su una spessa stalagmite, che copre, un deposito bruno-
rossastro debolmente cementato ricco di ossa e industria; sulla stalagmite rimangono ancora lembi di un altro deposito
simile, interposto fra la stalagmite e il crollo. Circa ad 1,5 m. ad est di questo blocco, in un piccolo saggio di un metro di
lato, è stato individuato un livello nerastro ricco di carboni e ossa combuste contenenti abbondanti resti faunistici ed
industria; queste evidenze indicano che sono ancora in posto parti consistenti di deposito antropico, il cui scavo ed
analisi permetterebbe di avanzare nuovi contributi allo studio delle comunità musteriane del versante tirrenico della
Calabria. Nel settore nord-est del sito di torre Talao è presente un deposito pluristratificato costituito da alternanza
classiche ( limi, sabbie, ghiaie, brecce più o meno cementate) contenenti resti fossili faunistici ed industria musteriana.
Molto probabilmente questo deposito si era accumulato all’interno e nell’area prospiciente di una grotta, della quale
attualmente rimangono solo le pareti perimetrali; la volta è stata erosa nel corso degli eventi geotettonici quaternari.
Detta grotta si apriva sul versante nordorientale del rilievo calcareo, attualmente in corrispondenza di un terrazzamento
artificiale di fattura recente, a quota 15-17 m. s.l.m.
Lo Scoglio di Torre Talao si presenta dunque come un'area che rappresenta in modo esemplare eventi geologici,
geomorfologici e regionali. La storia, lo sviluppo e i rapporti geologici dello Scoglio, rivestono la funzione di modello
per un'ampia fascia di territorio ma anche a livello globale. Lo Scoglio di Torre Talao è dunque di eccezionale
importanza primariamente in base al contesto scientifico e culturale in quanto in grado di fornire un contributo
indispensabile alla comprensione della storia geologica della nostra regione ma esso riveste grande interesse anche in
relazione al paesaggio, alla biodiversità , all'educazione, alla ricreazione, così come per motivi economici.
Da un punto di vista geomorfologico Lo Scoglio di Torre Talao si descrive come piccola unità spaziale,
geograficamente omogenea ovvero come parte del paesaggio con caratteri e struttura relativamente uniformi e quindi
riconoscibile e accessibile, spazialmente limitato e chiaramente distinguibile dalle zone circostanti in relazione a
caratteri e processi geologici e morfologici definiti. In tale contesto, il rilievo si pone come "biotopo" per la
pianificazione territoriale e la protezione della natura ( G. Poli, 1999) e come un "geomorfosito" ovvero come forma
del paesaggio con particolari e significativi attributi geomorfologici, che la qualificano come componente del
patrimonio culturale del nostro territorio.( M. Panizza, 2001, 2004)
Il complesso musteriano dello Scoglio di Torre Talao, inoltre, definito come "...forse il più importante della Calabria
vera e propria" ha segnato l'inizio delle ricerche sul Paleolitico calabrese che iniziano a partire dalla fine del 1800. I
risultati di questo lungo interessamento però si sono tradotti nella distruzione di parte dei depositi e nella mancanza di
informazioni utilizzabili sulle industrie, che rimangono sostanzialmente inedite. Sin dal 1912 il Mochi si interessò del
sito e vi intraprese nel 1914 il primo ed unico scavo condotto con metodi scientifici e che permise allo stesso di
associare una industria musteriana dai caratteri evoluti con una fauna di tipo caldo.(A. Mochi, L'industria del Paleolitico
e la fauna del Quaternario in Italia in "Archivio Antrop. Etnol.",XII,1911, pag.416. id......). Un sopralluogo condotto nel
1957 da A.C. Blanc e L. Cardini accertò che il sito conservava ancora un'ampia porzione di deposito archeologico dello
spessore di 10 m. sovrapposto ad un lembo di spiaggia marina. In base ai tratti ricavati dalle indicazioni relative alla
tecnica di scheggiatura che è per lo più di tipo non levallois, l'industria parrebbe definibile come un Musteriano
chanrentiano di tipo "La Quina". Le informazioni riguardanti la fauna sono più consistenti; vi compaiono:
delle caverne, confermando il tipo di fauna "calda" o almeno di ambiente che è stato tradizionalmente attribuito a questo
complesso temperato. Tutti i reperti ritrovati sono attualmente conservati nei musei archeologici di Reggio Calabria e di
Lamezia Terme.
Nel XVI° secolo sullo scoglio di Talao fu costruita una torre. Essa faceva parte del sistema difensivo costiero contro le
incursioni dei turchi voluto da Carlo V°, Imperatore di Spagna. Il sistema di difesa, che comprendeva 337 torri una in
vista dell'altra, fu suggerito al monarca ed avviato da Don Pedro de Toledo, Viceré del regno di Napoli. L'ordine per la
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costruzione della Torre venne emesso nel 1563 dal suo successore, Don Parafan de Ribera d'Alcalà: Torre Talao venne
costruita sopra lo stesso isolotto vicino alla costa ed ogni cittadino dovette contribuire alla sua edificazione o con una
somma in denaro o con la prestazione gratuita secondo le proprie capacità. Verso la fine del sec. XVII° Torre Talao
venne privata dai suoi cannoni mentre l'isola originaria, causa fenomeni di interramento, fu completamente aggregata
alla terra ferma.
Inoltre, nell’area marina prospicente la Rocca non sono da escludersi le presenze di praterie di Posidonia (Specie
Prioritaria inserita nella Direttiva Habitat 92/43/CE). Nessuno studio è stato eseguito a tutt’oggi e sembra non siano
state fatte campagne di accertamento visivo diretto nell'unità fisiografica da Grotta della Pecora a Punta Cirella. I
fondali sabbiosi con profondità inferiori ai 20 metri caratteristici della costa in esame lasciano però presupporre che non
si possa escludere la presenza di tali praterie.
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DESCRIZIONE DEL RISCHIO DI DEGRADO
Si riporta un documento redatto dal Comitato “Scalea 2020” che si oppone attualmente ad una operazione di
messa definitiva in degrado del geosito “Scoglio di Torre Talao” per ivi realizzarvi un Porto Turistico:
(Architetti Carmela Cotrone, Sergio Cotrone e Giuseppe Andrea Cosentino)
SUL PROGETTO DEL PORTO TURISTICO DI SCALEA (CS)
INTORNO AL SITO DI TORRE TALAO
Il 3 febbraio 2012 è stato notificato il ricorso straordinario al Presidente della Repubblica avente ad oggetto la Valutazione
di Impatto Ambientale (di seguito VIA) emessa con decreto Decreto del Dirigente Generale della Regione Calabria n.
10303 del 23 agosto 2011 pubblicato il 14 ottobre 2011 nel supplemento straordinario n. 6 al B.U.R.C. n. 18 dell' 1 ottobre
2011 inerente la realizzazione di un porto turistico a Scalea (CS) in località Torre Talao;
A nostro parere il nucleo VIA ha approvato un progetto con delle carenze così macroscopiche che urge provvedere con
immediatezza alle azioni di sospensione o revoca del Decreto VIA in autotutela.
Per brevità espositiva, delle tante carenze esposte nel ricorso, ne evidenzieremo alcune delle più macroscopiche. Per il
resto si rinvia a quanto scritto nel ricorso, che si allega alla presente e che è stato notificato alla ditta concessionaria CEM
spa, al Comune di Scalea e alla Regione Calabria.
I due progetti e la V.I.A.
Il Consiglio Comunale del Comune di Scalea con la delibera del 26.02.03 approvava la proposta per la costruzione di un
porticciolo turistico della capienza di 320 posti barca intorno alla rocca di Torre Talao (Tav.1) che avrebbe trasformato il
sito in un isolotto circondato dalla struttura portuale. Per tale ipotesi di progetto erano già stati predisposti, da parte del
Prof. Ing. Paolo De Girolamo (emerito professore universitario esperto in progettazioni marittime), tra gli altri, lo Studio
matematico di Impatto Ambientale delle opere a mare sulla dinamica costiera.
Con contratto del 03/06/08 il Comune di Scalea affidava all'ATI CEM Spa la concessione di redigere il progetto
definitivo. La società provvedeva ad adempiere al suo obbligo ma il progetto originario veniva completamente stravolto. Si
passava da un porticciolo per 320 posti barca con tipologia “a moli convergenti” (progetto approvato nel 2003 – De
Girolamo) ad un mega porto per 510 posti barca con tipologia “a bacino” (progetto CEM approvato nel 2008). Di guisa che
al 2008 esistevano 2 progetti notevolmente differenti: il preliminare (2003) e il definitivo (2008). (Tav. 2 confronto
progetti: De Girolamo-ATI CEM)
Tav. 1 - Porto turistico (320 posti barca) – Prof. P. De Girolamo
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Tav. 2 – Confronto progetti: De Girolamo (320 posti barca) – ATI CEM (510 posti barca)
L’11 settembre 2009 il Comune di Scalea trasmette al Dipartimento Politiche dell'Ambiente della Regione Calabria la
richiesta di compatibilità ambientale utilizzando lo studio del Prof. Ing. P. De Girolamo (progetto preliminare
porticciolo 320 posti barca) a supporto del progetto definitivo di 510 posti barca. Tale operazione è insensata in quanto
il Prof. De Girolamo il suo studio lo aveva elaborato per il progetto preliminare e non per il definitivo. Pertanto, il
progetto definitivo per la realizzazione del porto approda al Nucleo VIA della Regione Calabria in assenza del dato per
valutare il più importante degli impatti ambientali afferente alla costruzione del porto: l' impatto del porto sulla costa
Il Nucleo VIA, inoltre, prescrive che si debbano effettuare le prove in vasca del modello fisico. Era opportuno, anzi
doveroso, che tale esperimento, come peraltro prescritto nel 2003 dal Genio Civile Opere Marittime sul progetto
preliminare, si effettuasse prima di chiedere il parere di VIA alla Regione, ovvero dopo la redazione dello studio
matematico ad esso afferente.
Di fronte a tale prescrizione era logico aspettarsi che il Comune di Scalea si adoperasse in tal senso. O che lo facesse la
stessa ATI CEM Spa alla quale, contrattualmente era stato affidato il compito di “a) redigere la progettazione definitiva
del Porto di Scalea …) ad attivarsi in proprio per ottenere tutti i pareri, permessi, concessioni, nulla osta, ed
autorizzazioni comunque denominate, necessari alla realizzazione delle opere, in base alla normativa vigente in
materia; d) ad espletare le procedure di Valutazione di Impatto Ambientale sul progetto;”
Succede, invece, che la ATI CEM, per come già detto, nel redigere il progetto definitivo, non solo stravolge il progetto
preliminare originario (da 320 a 510 posti barca – da “moli convergenti” a struttura “a bacino”), ma non si preoccupa
minimamente della prova in vasca, nonostante fosse stata già prescritta. (“la fase dei successivi affinamenti del
progetto venga supportata da un adeguato modello fisico”).
1) Il sito
Il sito dove dovrebbe costruirsi il porto è uno dei più importanti in Calabria dal punto di vista archeologico e
paleontologico. Le grotte di Torre Talao esistenti ai piedi della rocca costituiscono, infatti, il più importante complesso
musteriano della regione ed è quello che ha segnato l'inizio delle ricerche sul Paleolitico Calabrese ad inizio secolo.
Intorno alla torre esiste un vincolo di inedificabilità assoluta per un raggio almeno di 50 metri.
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Legge 23/1990: (Testo coordinato con le modifiche e le integrazioni di cui alle LL.RR. 24 novembre 1993, n. 12 e 17
marzo 1997, n. 6)
“Art. 6 (Componenti territoriali assoggettate a misure minime salvaguardia)
1. Fatti salvi i maggiori vincoli statali e fino all'adozione di uno strumento di pianificazione regionale avente i
contenuti e le caratteristiche di cui al comma I dell'art. 1, alle seguenti componenti territoriali si applicano le misure
di salvaguardia di cui al successivo art. 7:
……………………………………..
f) le zone di interesse archeologico, individuate a norma della legge 1 giugno 1939, n. 1089 e quelle di cui siano
individuati i reperti, nonché una fascia di protezione di 10 metri dal loro perimetro esterno per le zone A e B, di metri
lineari 50 per le zone C ed F, di metri lineari 100 per le altre zone;
……………………………………………………….
h) le torri costiere, i castelli e le cinte murarie di cui alla legge regionale 26 gennaio 1987, n. 3, ed allo elenco
allegato alla presente legge sotto la lett. a), nonché una fascia di protezione di 10 metri dal loro perimetro esterno
per le zone A e B, di metri lineari 50 per le zone C ed F, di metri lineari 100 per le altre zone; “
Foto 1. Rocca di Torre Talao meta ‘900 Foto 2. Reperti musteriani d i Torre Talao
Riferendoci all’art 3 della stessa legge che recita al primo comma: “1. Gli strumenti di pianificazione regionale di cui
al 1 comma dell'art. 2 sono prevalenti nei confronti di qualsiasi precedente strumento di pianificazione del medesimo
livello.” Sembra opportuno rilevare che i modi, i termini e le norme che hanno ispirato la programmazione di tale
intervento non tengano alcun conto delle misure di salvaguardia di cui sopra in quanto l’area su cui dovrebbe sorgere
il porto circoscrive l’area interessata al rispetto delle misure di salvaguardia di cui sopra non esistendo alcuno
strumento di pianificazione regionale di cui al 1 comma dell’art.2. Non è un caso, comunque che il progetto è stato
sottoposto dalla Competente Soprintendenza all'attenzione di esperti in materia, i quali hanno dettato delle importanti
prescrizioni. Nella VIA, infatti, si prevedeva: “siano attuate tutte le misure di salvaguardia (sic!), conservazione e
valorizzazione del complesso archeologico “Torre Talao” così come riportato negli elaborati progettuali, nella
relazione paesaggistica e nello studio di impatto ambientale ed in particolare, a tal riguardo, dovranno essere accolte e
sviluppate nel progetto esecutivo, tutte le indicazioni contenute nelle relazioni archeologiche (del Dott. Tagliacozzo) e
geologica (del Dott. Gisotti) parte integrante del parere reso dalla soprintendenza per i Beni Archeologici della
Calabria di Reggio Calabria.La relazione geologica del Dott. Gisotti del 2003, oltre a definire la rocca di Torre Talao
un “geosito” di rilevanza paesaggistica a rischio idrogeoligico, al punto E) prevede che: “Si ritiene necessario un
rilievo planoaltimetrico di dettaglio, ricavato anche da opportune indagini geofisiche, che definisca il perimetro
anche sepolto, non visibile, della Rocca, individuando cioè sia la roccia in posto (bedrock) che i sedimenti che la
coprono e la tamponano, allo scopo di poter meglio progettare interventi di tutela”. Indagini il cui scopo è di tutelare
anche quella porzione insabbiata della rocca da eventuali tagli e manomissioni. Nonostante fosse stato richiesto, detti
rilevamenti non sono stati effettuati; infatti, il rilievo planoaltimetrico, richiesto dal dott. Gisotti, non andava
ulteriormente prescritto con la VIA, bensì doveva far parte dei documenti che il Nucleo Via avrebbe dovuto esaminare
in anteprima. La sua assenza, comporta che non è dato capire quale sia l'esatta consistenza della Rocca. Attualmente,
alla base, essa è ricoperta da materiale che dovrà essere asportato e dragato e presenta un piano di campagna
sopraelevato di 4/5 metri rispetto al livello del mare.(Foto 3) Per realizzare il porto, il piano di campagna dovrà,
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ovviamente, essere abbassato e portato al di sotto del livello del mare di ulteriori 3 metri per un totale di 7/8 metri
circa di profondità dall’attuale livello. Ma in assenza dello studio planoaltimetrico non si sa quale sarà il reale
perimetro della Rocca denudata.
Foto 3. La Rocca e il perimetro del bacino portuale
L'archeologo Tagliacozzo (relazione archeologica 2003) si trova sulla stessa linea d'onda; infatti al punto 2 del suo
parere stabilisce: “è necessario prevedere, intorno all'intero perimetro dell'“isolotto”, una fascia di rispetto di 3/4 metri
(salvagente) che, opportunamente protetta con opere di sostegno, garantisca da un lato il contenimento del terreno e
dall'altro eviti l'ingresso dell'acqua verso le grotte”, ovviamente a protezione delle grotte paleolitiche. Analizzando la
sagoma della darsena del porto che, nel progetto cinge la rocca intorno al lato est, esiste il serio pericolo che tra il
perimetro della rocca e la darsena si vadano a creare dei corridoi troppo stretti o, nell'ipotesi peggiore, dei veri e propr i
punti di tangenza tali da renderne possibile la realizzazione soltanto attraverso tagli e manomissioni della roccia. (Tav.
3) Da quanto esposto, ed in particolar modo facendo riferimento a quanto è richiamato anche dalla Competente
Soprintendenza nel parere VIA (…….“siano attuate tutte le misure di salvaguardia (sic!)…..”), si evince che l’iter
dell’intervento non ha rispettato le norme previste dalla L.R. 23/90, del DL 42/2004, (art. 142, salvaguardia delle aree
tutelate per legge fino ad approvazione dei piani paesistici) ed anche della L.R. 19/2002, (art.58 comma 1, 2, 3,
salvaguardia e determinazioni fino alla data di adozione del QTR del Piano Paesistico Regionale, approvato solo il 20
Marzo 2012 con delibera di Giunta n°113).
LEGGE REGIONALE 16 aprile 2002, n. 19 1
Norme per la tutela, governo ed uso del territorio - Legge Urbanistica della Calabria.
(BUR n. 7 del 16 aprile 2002, supplemento straordinario n. 3)
(Testo coordinato con le modifiche e le integrazioni di cui alle LL.RR. 22 maggio 2002, n. 23, 26 giugno 2003, n. 8, 2
marzo 2005, n. 8, 24 novembre 2006, n. 14, 11 maggio 2007, n. 9, 21 agosto 2007, n. 21, 28 dicembre 2007 , n. 29, 13
giugno 2008, n. 15, 12 giugno 2009, n. 19, 13 luglio 2010, n. 15, 11 agosto 2010, n. 21, 10 agosto 2011, n. 33 e 10
febbraio 2012, n. 7)
1 Legge richiamata dagli articoli 63 e 92 della L.R. 12 agosto 2002, n. 34.
Vedi L.R. 17 agosto 2005, n. 13, art. 25.
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Art. 58
Misure di salvaguardia
1. A decorrere dalla data di adozione del QTR si applicano le misure di salvaguardia di cui alla legge 3 novembre 1952,
n. 1902, e sue modificazioni ed integrazioni.
2. Sono nulli gli atti assunti in violazione delle misure di cui al primo comma.
3. Le misure di salvaguardia decadono con l’adeguamento degli strumenti urbanistici comunali, a seguito
dell’approvazione del Piano Strutturale, alle prescrizioni del QTR delle sue varianti e comunque decorsi cinque anni
dalla loro entrata in vigore.
Tav. 3. Progetto definitivo: la rocca di Torre Talao nel bacino del porto
Eppure tali dati avrebbero dovuto essere verificati prima di emanare la VIA favorevole che così com’è stata concepita
non serve a nulla.
2) I canali consortili
Il nucleo VIA della Regione Calabria ha trattato con molta superficialità la questione relativa ai due canali consortili
(Tirello e Sallegrino) che lambiscono a sud e nord la base della rocca per poi sfociare a mare. O meglio, per essere
realistici, non li ha trattati per nulla. Eppure tra i documenti che il Comune di Scalea depositava in Regione per ottenere
la VIA, vi era il parere reso dall'ABR (Autorità di Bacino Regionale) datato 15/05/09 che faceva delle considerazioni
abbastanza importanti delle quali non si tiene minimamente conto. Tale documento, nell'affrontare il tema del rischio
d'inondazione detta esplicitamente: “Alla luce di quanto sopra riportato nella citata Tavola PAI -RI 78138 ...
analogamente a quanto previsto per il Canale Tirello, deve essere predisposta la deviazione del Canale Sallegrino
ipotizzando un percorso a monte dell'opera portuale in zona di sopraflutto”.
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Dall'analisi delle tavole progettuali definitive predisposte dalla CEM non risulta che si sia dato luogo a tali prescrizioni.
Anzi dagli elaborati progettuali il Sallegrino sparisce nel nulla. Come se non esistesse. E' da ritenere che tale torrente
vada a sfociare nella darsena. (Tav. 4)
Tav. 4. I canali consortili: Tirello e Sallegrino
Il problema dei due canali consortili di cui uno tombato alla foce (Tirello) e l’altro che scompare (Sallegrino) viene
trattato in modo alquanto superficiale allorquando nello S.I.A. (Studio di Impatto Ambientale) vengono analizzati i
vincoli PAI e i progettisti dichiarano che:
- l'area di progetto non rientra tra le aree pericolose;
- sono stati rilevati nel tempo danni di bassa entità;
- non sono presenti punti o zone di rischio;
- non è presente il rischio di erosione costiera del tratto di costa interessato dal progetto;
- l'area del Canale Tirello è stata classificata come zona di attenzione, la sistemazione della foce, con la conseguente
eliminazione degli attuali problemi di insabbiamento, migliorerebbe l'officiosità della foce”;
La questione dei due canali è troppo importante per essere liquidata con queste quattro righe.
Eppure la questione è importantissima. Si tratta del tema del rischio idrogeologico. Tema a cui è connessa la
salvaguardia delle vite umane. Le cronache degli ultimi decenni non fanno altro che raccontare di disastri avvenuti in
Calabria a causa del dissesto idrogeologico. Famoso è stato il caso Soverato, dopo che il canale Beltrame travolse un
campeggio autorizzato nelle prossimità della sua foce. Autorizzazione che si rilasciava sul presupposto che negli ultimi
secoli non si aveva memoria di episodi importanti.
Adesso si va a costruire un porto alla foce di ben due Torrenti. E la Regione che fa? Anziché usare la lente
d'ingrandimento, non si avvede neanche che la progettazione della deviazione del Sallegrino è stata totalmente
omessa. Ma si fida ciecamente da quanto sostenuto dalla ditta proponente secondo la quale dal punti di vista
idrogeologico è tutto a posto. C'è da chiedersi se qualcuno del Nucleo VIA si era accorto dell'esistenza del parere
dell'ABR ! (e dire che il Nucleo VIA era composto da ben 19 elementi !)
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3) Gli studi geologici
Soltanto dopo circa due anni dal deposito del progetto definitivo, il nucleo VIA della Regione chiede di integrare gli
studi geologici, le prove sismiche, stratigrafie e sondaggi.
Trattasi di un palese difetto di istruttoria, dovuto soprattutto alla disarticolata cronologia progettuale, in quanto, tali
studi sono stati depositati soltanto in data 17.05.2011 al Nucleo VIA della Regione Calabria, mentre il progetto
preliminare è stato elaborato nell’anno 2003 e il definitivo nel 2009 (!) molto tempo prima della richiesta di
integrazione da parte della commissione VIA;
Non è stata, quindi, rispettata la normativa (art. 25 d.P.R. 21 dicembre 1999, n. 554; art. 16 l. 11 febbraio 1994, n.
109; art. 93 d.lgs. 12 aprile 2006, n. 163 e s.m.i.) che invece prevede l’onere degli studi geologici già al momento
della progettazione definitiva;
Va precisato, che il minimo necessario per ritenere valido uno studio, finalizzato alla realizzazione di opere portuali,
dovrebbe estendere i monitoraggi almeno per 4 stagioni (un anno), anche se purtroppo spesso ciò viene disatteso per
esigenze dettate da problemi di ordine temporale e/o economico, etc, etc. Solitamente, tali studi sono da effettuarsi
assolutamente all’ unisono con le scelte progettuali preliminari. Superata questa fase, gli stessi studi servono a poco,
e non contribuiscono affatto al corretto dimensionamento delle opere.
E INOLTRE
4) Gli scavi
Riguardo al materiale oggetto di escavo per la realizzazione del bacino intorno alla rocca (circa 70.000 metri cubi
indicati –stimati circa 90.000), la VIA autorizza l’utilizzato per riempimenti in area portuale e l’eventuale parte
eccedente per il ripascimento degli arenili esistenti. Quindi si ipotizzano zone soggette ad erosione. Si richiede di
sapere come e dove si prevede di riversare le decine di migliaia di metri cubi di sabbia e materiale misto provenienti
dagli sbancamenti e nelle more dove si intende depositarli.
6) Ricircolo delle acque interne al bacino
E’ previsto un impianto di ricircolo delle acque interne al bacino per evitare alghe e mucillagini il che dal punto di
vista dell’inquinamento è alquanto preoccupante sia nel caso di regolare funzionamento che in assenza dell’impianto
(l’acqua del porto verrebbe ad inquinare il mare circostante con conseguenti pregiudizi per la balneazione).
7) Collegamenti viari I progettisti dichiarano che i collegamenti terrestri costituiscono un “punto dolente” in quanto tutta la viabilità del
Comune di Scalea ruota attorno alla ss 18 con frequenti problemi di congestione soprattutto nei mesi estivi. La CEM
titolare del progetto definitivo rimanda la soluzione al futuro raddoppio della ss. 18 di cui, però, non si sa nulla. Si
richiede di conoscere le soluzioni progettuali, in fase di cantiere e successivamente in assenza di raddoppio della SS
18.
8) La torre di controllo in mezzo al mare
Il progetto prevede un edificio alto circa 17 metri (torre di controllo) costruito al centro della diga foranea posta in
mezzo al mare a 200 metri dalla spiaggia, pari a un fabbricato di circa 5 piani e il decreto VIA approva il progetto
dichiarando che l’impatto sul paesaggio è nullo.
Ciò fa ipotizzare che non sia stato sottoposto all’ attanzione della commissione V.I.A. alcuno studio virtuale
(Rendering) che chiarisse il reale impatto dell’edificio sul paesaggio (centro storico, rocca di torre talao, quinta
collinare, ecc.) per chi osserva dal mare.
9) La diga foranea
Il Genio Civile Opere Marittime per la realizzazione della mantellata della diga foranea prescrive l’utilizzo di massi
naturali lapidei (5-10 t.) provenienti dalle cave e di effettuare indagini preventive delle cave idonee che assicurino la
fornitura di materiale lapideo.
Nel progetto definitivo, invece, la mantellata è prevista con blocchi artificiali in calcestruzzo (tetrapodi).
10) I parcheggi I posti-auto previsti dal progetto sono 208, essi risultano notevolmente inferiori agli standard urbanistici i quali
indicano per ogni posto barca circa 0,7_0,8 posti auto. Il progetto che prevede 510 posti auto e strutture commerciali
e ricettive dovrebbe essere dotato, quindi, del doppio dei posti auto, ma la disponibilità di aree evidentemente non lo
consente. Pertanto nel progetto definitivo oltre il 50% delle aree parcheggio sono state previste sulla spiaggia al
limite del bagnasciuga.
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Ovviamente, l’insufficienza di parcheggi determinerà il maggiore carico di traffico e parcheggi nelle zone limitrofe,
che di per sé risultano già insufficienti alle esigenze della popolazione turistica presente nei periodi estivi.
11) Il ritorno economico ed occupazionale Secondo lo studio di fattibilità socio-economico della CEM i 510 posti barca previsti a Scalea determinerebbero un
incremento di ca 60-80 posti lavoro: un dato ricavato da un indicatore teorico che calcola 1 addetto diretto ogni 6-8
barche.
Dispiace notare che non si fa cenno al fatto che questi posti lavoro non sono automaticamente determinati dalla
quantità di posti barca costruiti (offerta), ma da quanti posti barca saranno effettivamente utilizzati (domanda), né si
fa cenno alla relazione fra posti di lavoro e tipologie di barche che si servono del porto: una cosa è ospitare gli yacht
e motoscafi d’alto mare, con certo tipo di guardiania, servizi tecnici, domanda di manifatture specializzate,
assistenza turistica, un’altra è ospitare tipologie più modeste di barche e motoscafi, come quelle che già ora fanno
parte della “flotta” locale; una cosa è entrare nel network del turismo diportistico internazionale, un’altra è la
costruzione di un parcheggio di natanti per il rimessaggio invernale.
La domanda di posti barca, con la ricchezza economica che ne consegue, va, come si dice, contestualizzata, nel
tempo e nello spazio. Un confronto utile è il porto di Cetraro: 500 posti barca provenienti all’80% dal cosentino,
occupato per la stragrande maggioranza da barche che non superano i 9 metri, con un numero di addetti che non
supera le 10 unità ed un solo rivenditore di attrezzature e ricambi nautici.
Si richiede uno studio di fattibilità economica effettivo ed attendibile riguardo al reale numero di occupati diretti e
indotti dalla gestione del porto, supportato da dati macro e micro economico e valutato anche in rapporto
all’economia persa in quel tratto per la riduzione dei servizi di balneazione
CONCLUSIONI
Per come è stata concepita la VIA, volendo realizzare il progetto, si arriva a dei risultati paradossali. Recita l'art. 26,
comma 4, del TUA che la VIA “sostituisce o coordina tutte le autorizzazioni, intese, concessioni, licenze, pareri,
nulla osta, e assensi comunque denominati in materia ambientale, necessari per la realizzazione e l'esercizio
dell'opera o dell'impianto”
Se la VIA coordina tutte le autorizzazioni e i pareri deve, giocoforza, far combaciare tutti i pezzi. Tra i pezzi da
incastrare vi è il predetto parere dell'ABR e una prescrizione dettata dalla Regione stessa. Quella che prevede la
prova in vasca. E' stato già detto che tale prescrizione in realtà è illegittima; ma fintanto che l'atto oggi impugnato
non verrà annullato (e si spera che tale ipotesi si verifichi al più presto) la ditta proponente è legittimata ad andare
avanti. Ed ecco la domanda: come è possibile procedere alla prova in vasca se il progetto è monco? Com’è possibile
eseguire le prove in vasca del progetto definitivo di un porto quando lo studio matematico riguarda il progetto
preliminare in cui le opere a mare sono di tipologia dimensioni completamente diverse? La prova in vasca, come già
detto, riproduce in scala lo stato dei luoghi per collocarvi l'opera progettata. Ma se manca un pezzo importante del
progetto, e cioè la deviazione del canale Sallegrino, che senso ha effettuare la prova in vasca? Ovviamente nessuno.
Perché, ammesso che, non si sa in quale futuro, la ditta proponente incaricherà una ditta specializzata ad effettuare
una prova in vasca sul progetto definitivo monco, verrà partorito un risultato inattendibile.
E un atto così congegnato non può che essere illegittimo.
La Regione Calabria, avendo inventato il modello “VIA a due tranches” e quello di “VIA con riserva” ha contribuito
notevolmente a dare una accelerata alla prosecuzione dei lavori per dare vita alla realizzazione del porto. Esiste il
serio pericolo (visto che la Pubblica Amministrazione ha dimostrato, durante tutto l'iter procedimentale di essere a
dir poco “distratta”) che, di distrazione in distrazione, a breve si cantierizzi il sito su cui costruire il porto. Infatti non
è da escludere che il Comune di Scalea, che finora è stato capace di far approvare un progetto che fa acqua da tutte
le parti, forte di possedere una VIA in tasca, dia il via libera definitivo per la realizzazione dell'opera.
Il progetto, come si è visto, si può considerare ancora in una fase iniziale. Mancano, infatti:
a) lo studio matematico sulla dinamica delle coste del progetto definitivo;
b) non si conosce l'esatta consistenza e misura del perimetro insabbiato della rocca di Torre Talao e se sia
possibile realizzare il bacino intorno ad essa senza intervenire con la demolizione delle rocce insabbiate;
c) manca la previsione progettuale della deviazione del canale consortile Sallegrino;
d) manca la prova in vasca;
e) non esistono gli elaborati richiesti dall'Autorità di Bacino Regionale sulla tombature dei canali. Non si sa
neanche se, colmate tutte le lacune, il progetto sia realizzabili;
f) non si sa come e dove saranno riversare le decine di migliaia di metri cubi di sabbia e materiale misto
provenienti dagli sbancamenti e nelle more dove si intende depositarli.
g) E’ previsto un impianto meccanizzato di ricircolo delle acque interne al bacino per evitare alghe e mucillagini,
il che dal punto di vista dell’inquinamento è alquanto preoccupante sia nel caso di regolare funzionamento che
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in assenza dell’impianto (l’acqua del porto verrebbe ad inquinare il mare circostante con conseguenti
pregiudizi per la balneazione).
h) Il progetto prevede un edificio alto circa 17 metri (torre di controllo) costruito al centro della diga foranea posta
in mezzo al mare a 200 metri dalla spiaggia, pari a un fabbricato di circa 5 piani. Non si capisce come il
decreto VIA approvi il progetto di detto edificio dichiarando che “l’impatto sul paesaggio è nullo”.
i) Il Genio Civile Opere Marittime prescrive l’utilizzo di massi di cava per la mantellata esterna della diga
foranea, mentre nel progetto definitivo è prevista con blocchi artificiali in calcestruzzo (tetrapodi).
j) I posti-auto previsti dal progetto sono 208, mentre gli standard ne indicano quasi il doppio. La disponibilità di
aree evidentemente non lo consente quindi, nel progetto definitivo, oltre il 50% delle aree parcheggio sono state
previste sulla spiaggia al limite del bagnasciuga. Ovviamente, l’insufficienza di parcheggi determinerà il
maggiore carico di traffico e parcheggi nelle zone limitrofe, che di per sé risultano già insufficienti alle
esigenze della popolazione turistica presente nei periodi estivi.
k) Lo studio di fattibilità economica redatto dalla CEM è alquanto approssimativo riguardo al reale numero di
occupati diretti e indotti dalla gestione del porto. Si richiede un studio effettivo ed attendibile supportato da dati
macro e micro economico e valutato anche in rapporto all’economia persa in quel tratto per la riduzione dei
servizi di balneazione.
Alla luce di quanto sopra esposto, e' opportuno che tutto si fermi al più presto perchè, continuando di questo passo,
la situazione diventerà ancora più ingarbugliata e pasticciata con il rischio che alle problematiche ancora esistenti si
diano soluzioni aberranti. In gioco vi sono interessi pubblici enormi, a cominciare dalla esigenza della tutela del sito
archeologico per finire alle questioni legate al rischio idrogeologico e paesaggistico a cui potrebbe incorrere il tratto
di spiaggia antistante il centro storico di Scalea noto per la sua peculiare destinazione balneare.
Consentire l'ulteriore prosieguo dell'iter potrebbe comportare la compromissione di tali interessi.
Scalea li,
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DESCRIZIONE DEL GRADO DI INTERESSE
La relazione del dott. Arturo Palma di Cesnola del Museo Civico del Monte Cetona (SI), componente del
comitato scientifico Atti della XXXVII Riunione scientifica di Preistoria e Protostoria della Calabria
(29 settembre del 2002) a cura dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, Firenze 2004,
pubblicati in “Nuove indagini a Torre Talao (Scalea, CS)., ha avuto il merito, in quella sede, di rendere
un quadro esaustivo della Storia delle ricerche e degli studi del giacimento di Torre Talao.
Tale quadro può essere così riassunto:
Nel 1879 Domenico Lovisato compie una breve escursione a Torre Talao, dove raccoglie alcuni manufatti
litici.
Nel 1891 Michele La Cava in una sua opera descrive la penisoletta della Torre ed accenna alla presenza in
essa di una breccia con resti fossili di grandi pachidermi e carnivori, associati a selci.
Nello stesso anno è da ricordare una escursione da parte di Vittorio Di Cicco.
Nel 1897 Giovanni Patroni esegue un saggio nel deposito della Grotta Nord-Ovest. In Base ai materiali, da
lui stesso scavati formula per primo un ipotesi coerente e afferma trattarsi di Musteriano.
Nel frattempo il proprietario del luogo, M.B. Del Giudice, eseguiva scavi del deposito preistorico,
raccogliendo faune e industrie.
Nel 1912 Aldobrandino Mochi viene informato delle ricerche in atto a Torre Talao e ne riceve alcuni
reperti.
Il Mochi non tarda a citare il sito di Scalea nel quadro del Musteriano italiano.
Nello stesso anno C.De Stefani pubblica un lavoro a carattere geologico nel quale accenna alla presenza a
Scalea di una fascia di litodomi.
Nel1914 tra il 6 e il 14 Agosto il Mochi, nell’ambito dell’attività del Comitato per le ricerche di
Paleontologia umana in Italia, conduce uno scavo a Torre Talao.
Nel 1928 Mochi torna a parlare di Scalea e ne pubblica alcuni reperti e R. Vaufrey, nel suo volume sul
Paleolitico italiano(1928), dedica un paragrafo al Musteriano di Scalea e ne presenta alcune figure.
Nel1932-33 Domenico Topa esegue scavi (purtroppo rovinosi) in vari punti del giacimento, area all’aperto
Est( quella esplorata dal Mochi nel 1914), area all’aperto Ovest, grotte Ovest e Nord Ovest (quest’ultima
detta grotta dei fossili), già oggetto di scavi da parte del La Cava e del Patroni. Le citate grotte Ovest e
Nord-Ovest furono praticamente svuotate dal Topa. Attualmente i fossili scavati da Domenico Topa si
trovano al Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, ma anche dopo gli scavi eseguiti, Scalea
restò oggetto di interesse.
Nel 1937, Luigi Cardini visitò il giacimento e prospettò alla Presidenza I.I.P.U. la possibilità di eseguirvi
ulteriori scavi.
Vent’uno anni dopo, il Cardini, assieme ad A.C. Blanc, visitò nuovamente Torre Talao. In seguito alle
osservazioni dei due studiosi, lo spessore del deposito fu valutato attorno ai 10 metri e alla sua base venne
segnalata l’esistenza di una spiaggia tirreniana (1957). Furono progettati scavi, ma purtroppo non vennero
realizzati.
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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI:
1. G. Cremonesi, “Il Paleolitico in “Storia della Calabria antica”, Cangemi editore, 1987.
2. D.Topa, “ Le grotte ossifere di Cirella e di Scalea ed il Paleolitico in provincia di Cosenza (Campagna di
scavi 1932-33), Palmi 1933, pp. 5-53
3. A. Mochi,” L'industria del Paleolitico e la fauna del Quaternario in Italia” in "Archivio Antrop.
Etnol.",IXVII,1911, pag.416,. id......).
4. A. Mochi,” I sincronismi tra glaciazioni, faune e industrie quaternarie in Europa” in "Archivio Antrop.
Etnol.",XII,1927, pag.147, 148, 167. id......).
5. A.C. Blanc – L. Gardini, “Prospezione nei dintorni di Praia a Mare ed a Scalea (Cosenza)”, in “Quaternaria”,
V, 1958 -61, pp. 294 -295.
6. V. Fusco, “Stazioni del Paleolitico Medio in grotte costiere nel Golfo di Policastro”, in “Rivista di Scienze
Preistoriche”,XVI,1961, p. 1-3
7. Atti della XXXVII Riunione scientifica di Preistoria e Protostoria della Calabria (29 settembre del 2002)
a cura dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, Firenze 2004, pubblicati in “Nuove indagini a