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Conferenza Episcopale Italiana COMMISSIONE EPISCOPALE PER LA LITURGIA L'adeguamento delle chiese secondo la riforma liturgica NOTA PASTORALE
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Adeguamento liturgico delle chiese

May 14, 2023

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Page 1: Adeguamento liturgico delle chiese

Conferenza Episcopale Italiana

COMMISSIONE EPISCOPALE PER LA LITURGIA

L'adeguamento delle chiesesecondo la riforma liturgica

NOTA PASTORALE

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PRESENTAZIONE

La riforma liturgica, le cui basi sono state postedalla Costituzione Sacrosanctum Concilium del ConcilioEcumenico Vaticano II, si rivela come un impegnativocammino di rinnovamento della mentalità e della prassiecclesiale nella celebrazione del Mistero di Cristo.

Di questo itinerario vasto e profondo, fa parte laconoscenza e il retto uso di tutti i segni di fede che latradizione di origine biblica e patristica ha consegnatoalla Chiesa e che essa accoglie e trasmette nel corso dellasua missione nel mondo. Coerente a questa prospettiva, laChiesa ha sempre dedicato speciale attenzione alle opered'arte e di architettura che sono state create al serviziodell'azione liturgica delle diverse comunità (Cfr. SC nn.122-126) e si sente obbligata anche nell'epoca attuale "aconservare e a tramandare con cura il patrimonio artisticoe le testimonianze di fede del passato" (C.E.I., Ilrinnovamento liturgico in Italia, n. 13).

Nel rispetto della propria tradizione, che vede negliedifici di culto i luoghi privilegiati per l'incontrosacramentale con Dio, la Chiesa intende evitare "sia didissiparne i tesori sia di acconsentire a relegarli alrango di oggetti da museo: una chiesa è un luogo vivo peruomini vivi" (Ivi, n. 13).

Per questo i Vescovi italiani, con la presente Nota,desiderano evidenziare e condurre a termine un organicodisegno pastorale, secondo il quale "creatività econservazione, adattamento nella salvaguardia" sono icriteri che devono guidare i tentativi di quanti siimpegnano "nella risistemazione di antichi spazi e ambientiper il culto, allo stesso modo che nella creazione di nuovestrutture e suppellettili per la liturgia" (Ivi, n.13).

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A completamento di quanto abbiamo indicato nella Notapastorale "La progettazione di nuove chiese" (1993) e negliOrientamenti "I beni culturali della Chiesa in Italia" (1992), questodocumento illustra le ragioni e i metodi dell'adeguamentodelle chiese esistenti perché esse, in base a unaprogettazione sollecita e controllata, si prestino allapromozione del rinnovamento celebrativo, secondo leesigenze della riforma liturgica. A tale scopo, utilizzaampiamente quanto i documenti applicativi della riformaliturgica hanno già stabilito e dispone in modo ordinato lanormativa vigente.

L'insieme di un tale quadro normativo, consideratonella sua unitarietà, manifesta l'impegno della Chiesaitaliana nel campo dell'arte liturgica e dei beniculturali, e ribadisce l'uguale importanza dei treatteggiamenti ricordati: lo sforzo di conservazione, laricerca di adeguamento alle nuove esigenze e la promozionedi nuove opere corrispondenti all'indole di ogni epoca(cfr. Principi e norme per l'uso del Messale Romano nn. 253-254).

Nello stesso tempo, questa Nota pastorale si proponecome punto di incontro, di collaborazione e di lavorocomune per tutti gli operatori ecclesiali coinvolti nelprocesso di adeguamento, per i professionisti e i tecnici,come pure per tutti coloro che hanno autorità per la tuteladel patrimonio culturale italiano.

+ Luca BrandoliniVescovo di Sora-Aquino-Pontecorvo

Presidente della Conferenza Episcopaleper la Liturgia

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Roma, 31 maggio 1996,Festa della Visitazione della Beata Vergine Maria

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AVVERTENZA

La presente Nota pastorale, in base al can. 1216 delCodice di diritto canonico1, ripropone in forma organica eribadisce la normativa liturgica vigente, della qualeintende chiarire le connessioni e le concrete applicazioni.

Le disposizioni qui contenute costituiscono norma diriferimento per l'attività di adeguamento liturgico degliorganismi diocesani, regionali e nazionali che hannocompetenza in materia di arte sacra e di beni culturaliecclesiastici.

1 "Nel costruire e nel restaurare le chiese, con il consiglio deiperiti, si osservino i principi e le norme della liturgia e dell'artesacra."

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INTRODUZIONE

1. L'adeguamento delle chiese, segno di fedeltà alConcilio

La presente Nota pastorale viene pubblicata perribadire che l'adeguamento liturgico2 delle chiese è parteintegrante della riforma liturgica voluta dal ConcilioEcumenico Vaticano II: perciò la sua attuazione è doverosacome segno di fedeltà al Concilio. L'adeguamento dellechiese non si può considerare un adempimento discrezionalené lo si può affrontare secondo modalità del tuttosoggettive. La fedeltà al Concilio comporta adesioneconvinta agli obiettivi, ai criteri e alla disciplina cheautorevolmente ne guidano l'attuazione su scala nazionale,in comunione con la Chiesa universale.

In particolare, la Costituzione Conciliare sulla sacraLiturgia Sacrosanctum Concilium (1963) ha stabilito, tral'altro,3 che "nella costruzione degli edifici sacri ci sipreoccupi diligentemente della loro idoneità a consentirelo svolgimento delle azioni liturgiche e la partecipazioneattiva del fedeli" (n.124). Successivamente, per dareattuazione concreta alla Costituzione Conciliare sono statiemanati diversi documenti4 che danno disposizioni2 Il termine "adeguamento" liturgico è stato scelto a preferenza dialtri (come "adattamento", "aggiornamento", "ristrutturazione") inquanto mette meglio in evidenza il fatto che le chiese hanno in sè lacapacità di modificarsi in relazione alla riforma liturgica, dalmomento che il loro legame con la liturgia è costitutivo: sono infattiluoghi creati per la liturgia e perciò sono "adeguabili" ad essa. Nelprocesso di "adeguamento" le chiese ritrovano la propria permanentedestinazione.3 Cfr. nn. 22.23.44.45.46.122.125.126.4 Inter Oecumenici (1964), Musicam Sacram, Eucharisticum Mysterium (1967),Liturgicae Instaurationes (1970), la lettera Sulla cura del patrimonio artistico estorico della Chiesa (1974), Principi e Norme del Messale Romano (1974), La liturgiaromana e l'inculturazione (1994).

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specifiche per l'adeguamento delle chiese alla riformaliturgica. La Conferenza Episcopale Italiana, da parte sua,in riferimento a questo tema, ha emanato alcuni documenti5.

Le norme che abbiamo richiamato, e che la presenteNota pastorale intende organicamente riproporre, richiedonol'adeguamento del presbiterio (altare, ambone, sede), dellanavata (posti del fedeli, posto del coro e dell'organo) edi altri luoghi celebrativi (battistero, penitenzieria,luogo della custodia eucaristica).

Si intende inoltre sottolineare la necessità che sipassi in modo graduale dalle soluzioni provvisorie a quelledefinitive e che, nell'adeguamento liturgico, si procedacon prudenza per evitare danni al patrimonio storico eartistico.

2. Urgenza, complessità, interesse generale del problema

L'adeguamento liturgico delle chiese, che nel nostroPaese presenta tuttora carattere di urgenza, comportaimplicazioni di interesse generale ed è particolarmentecomplesso.

A distanza di trent'anni dalla conclusione delConcilio Ecumenico Vaticano II occorre innanzitutto porretermine alla stagione della provvisorietà, spessointerpretata come sinonimo di improvvisazione e dicasualità e quindi fonte di gravi disagi dal punto di vistacelebrativo, estetico ed educativo. Inoltre, in molti casiin cui, per svariate ragioni, nulla è ancora stato fatto,bisogna sollecitare i responsabili a prendere le iniziativeidonee per procedere all'adeguamento degli spazicelebrativi secondo la riforma liturgica. Infine, énecessario completare e verificare i numerosi interventi diadeguamento liturgico finora realizzati in modo parziale,talora confuso e approssimativo.

5 Norme per la tutela e la conservazione del patrimonio artistico e storico della Chiesa(1974) e I beni culturali della Chiesa in Italia. Orientamenti (1992).

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L'adeguamento degli spazi celebrativi secondo lariforma liturgica costituisce un problema di interessegenerale: riguarda, infatti, la maggior parte degli edificiper il culto esistenti, compresi quelli costruiti neglianni immediatamente precedenti e successivi al Concilio.

3. La responsabilità ecclesiale

La presente Nota pastorale intende chiarire qualiproblemi sostanziali affrontare e come procedere perché lechiese cattedrali, parrocchiali, monastiche, conventuali, isantuari e altri tipi di chiese siano messe in grado dicorrispondere al complesso di esigenze che il Concilio, conla riforma liturgica, ha espresso. E' tempo ormai di dare atali esigenze risposte mature.

D'altra parte, non si tratta di problemi nuovi. LaChiesa, infatti, ha conosciuto altri momenti storici neiquali ha sentito la necessità di importanti interventi diadeguamento liturgico delle chiese, per dare attuazionealle riforme liturgiche che si sono succedute nel corsodella sua storia. Il problema dell'adeguamento, tuttavia,oggi, si presenta in modo diverso e certamente piùcomplesso che in altri tempi per tre ordini di motivi: a)per il carattere peculiare dell'attuale riforma liturgicache, secondo gli storici, è la più completa e organica, lapiù vasta e incisiva che la Chiesa cattolica abbiaconosciuto; b) per la particolare difficoltà di ogniprogetto architettonico e artistico che intenda inserirsiin modo innovativo in un contesto già dotato di una propriafisionomia celebrativa, storica e artistica; c) per laspecifica sensibilità storica e la particolare culturadella conservazione e del progetto, che caratterizza lanostra società e di cui occorre tener conto in ogniiniziativa che comporti adeguamenti liturgici.

Questo documento, inoltre, entra nel merito didelicati argomenti di natura ecclesiale che non sono di

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indole teorica, né riguardano soltanto alcune pochesituazioni. E' invece un tema assai concreto (anche serinvia a complesse posizioni teoriche); è sotto gli occhidi tutti; è di interesse generale e tocca, in un modo onell'altro, quasi tutte le parrocchie delle diocesiitaliane oltre a numerose comunità religiose maschili efemminili, confraternite e altre associazioni laicali.

4. Per la conciliazione di interessi diversi

La delicatezza dell'argomento dipende anche dal fattoche, a differenza di altri aspetti della riforma liturgicae della vita ecclesiale, l'adeguamento liturgico dellechiese non è fatto di interesse esclusivamente ecclesiale;è un evento di pubblica evidenza ed è oggetto diattenzione, di discussione, di valutazione anche al difuori delle comunità cristiane. Infatti, alcuni recentiinterventi di adeguamento hanno suscitato prese diposizione, polemiche e contrasti, sia per la loro evidenzae originalità, sia perché sono stati realizzati nel cuoredi edifici che spesso costituiscono parte fondamentale delpatrimonio monumentale del nostro paese, e interessano, pervarie ragioni, i singoli, i gruppi e le istituzioni.L'adeguamento liturgico delle chiese evidenzia, a suo modo,il fatto che la Chiesa vive e opera all'interno dellasocietà attuale, a diretto contatto, in dialogo e aconfronto con sensibilità e culture diversificate.

Va ricordato infine che gli interventi di adeguamentodelle chiese secondo la riforma liturgica interessano anchel'autorità dello Stato, dal momento che le nostre chiese,nel complesso, sono manifestazioni particolarmentesignificative della cultura ispirata alla fede del popoloitaliano e rappresentano quindi valori di primariaimportanza per il Paese. Molte chiese costruite più dicinquant'anni fa, e alcune chiese più recenti, sonosoggette a tutela da parte del Ministero per i beniculturali e ambientali6 .

6 Cfr. legge 1° giugno 1939, n.1089.

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Sulle nostre chiese, dunque, convergono interessidiversi - liturgici, culturali, normativi, turistici,tecnici - non sempre facilmente conciliabili. Con lapresente Nota si intende affermare che tale conciliazione èpossibile e va coerentemente perseguita7. Siamo convinti,infatti, che le vie della cultura, nella loro molteplicità,hanno ragioni sufficienti per dialogare; che la dimensionecelebrativa non solo non esclude ma è in grado diaccogliere ogni altra dimensione costituendo il punto disintesi più alto; che, infine, i problemi progettuali, perquanto complicati, possono essere risolti, purché li siaffronti con volontà illuminata e con gli strumentiadeguati.

5. Un problema da affrontare con sapienza liturgica eprogettuale

Questo documento fa tesoro delle esperienze, delledisposizioni normative e delle riflessioni maturate nelnostro Paese e intende dare uniformità di orientamento e dimetodo a una ricerca ormai trentennale, lungi dall'essereconclusa. Tale ricerca ha affrontato la difficile impresadi adeguare alle esigenze di una celebrazione comunitaria,attiva e partecipata chiese progettate, costruite eripetutamente modificate in epoche assai dissimili dallanostra, giunte a noi portando segni di una sintoniaprofonda con lo spirito della liturgia maturata nel secolisuccessivi al Concilio di Trento. Con grande frequenzanelle chiese da adeguare, per ragioni legate alle vicendestoriche della Chiesa, il tabernacolo eucaristico èl'elemento monumentale più rilevante; in esse l'altarerisulta poco evidenziato mentre le immagini devozionalihanno un peso maggiore rispetto agli elementi liturgico-sacramentali. Inoltre l'aula liturgica risulta spessoscarsamente illuminata, talvolta decorata con fasto,ovviamente priva di impianto per la diffusione della voce e

7 Cfr. Accordi di revisione del Concordato Lateranense, 18 febbraio 1984, art. 12.

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per il riscaldamento, con notevoli "barrierearchitettoniche" in corrispondenza degli accessi.

Per queste ragioni l'adeguamento delle nostre chiesenon è operazione da sottovalutare e va impostato conmetodo. Non lo si può affrontare procedendo per episodiisolati o improvvisando. L'intervento di adeguamento nonpuò essere affidato alla sola iniziativa dei parroci oall'azione autonoma dei funzionari di Soprintendenza.D'altra parte non lo si può neppure escludere a priori, orinviare "sine die" in nome della difficoltà dell'impresa o,più sovente, in nome di una pretesa intangibilità delmonumento.

Per progettare l'adeguamento delle nostre chiese allaliturgia si richiedono non tanto colpi di genio quanto unanotevole sapienza liturgica e professionale: competenzevariegate e di alto livello, iniziative meditate conl'apporto di persone esperte e collaboranti, studidiligenti, metodi rigorosi, ricerca paziente. A talesapienza liturgica e professionale la presente Notapastorale intende dare spazio affinché divenga - per quantoé possibile - costume diffuso.

6. I contenuti della presente Nota

Questo documento si articola in tre capitoli. Il primocapitolo, a modo di premessa, introduce al tema della chiesaintesa non come semplice contenitore ma come operaarchitettonica "aperta", "in sintonia", "in relazione","coinvolta" e, a suo modo, "componente necessaria" dellacelebrazione. Il secondo capitolo affronta il complessounitario dei quattro temi principali in relazione ai qualisi attua l'adeguamento delle chiese: lo spazio per lacelebrazione dell'Eucaristia, del Battesimo, dellaPenitenza, il programma iconografico devozionale edecorativo. Il terzo capitolo tratta direttamente laquestione del progettare l'adeguamento liturgico. Siindividua innanzitutto la figura del committente, si tratta

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poi del progettista e della Commissione diocesana perl'arte sacra, si conclude con la descrizione analitica delprogetto, delle sue premesse, dei suoi elementicostitutivi, delle sue fasi di elaborazione, delleprocedure di approvazione, della sua attuazione.

Per l'utilità generale, in appendice alla Nota sonostati inseriti la indicazione degli elaborati e delleprocedure per ottenere l'approvazione del progetto dimassima e del progetto esecutivo e un ampio repertorio conla normativa liturgica, canonica, civile e concordatariaalla quale si fa ricorso con maggior frequenza.

7. I destinatari

La presente Nota pastorale si rivolge a tutti coloroche sono interessati direttamente o indirettamente alproblema dell'adeguamento liturgico delle nostre chiese.Primi fra tutti, ai Vescovi e ai loro collaboratori, inparticolare le Commissioni diocesane di arte per laliturgia, alle quali compete offrire consulenze aiprogettisti e ai committenti, esaminare i progetti e - perquanto di competenza - esprimere valutazioni autorevoli,una volta verificata la bontà dei progetti. Destinataridella Nota, poi, sono i parroci, le comunità parrocchiali ei rispettivi organismi di partecipazione, nonché quanti, avario titolo, hanno la responsabilità di una chiesa o di unoratorio.

Questa Nota si rivolge anche ai progettisti, agliartigiani, agli artisti e ai funzionari preposti allatutela del patrimonio storico, artistico e architettonicodel nostro Paese, ai quali, tra l'altro, offre alcunielementi di avvio alla conoscenza del significato e delruolo della liturgia per la vita dei monumenti della fede.Ulteriori informazioni potranno essere reperite utilizzandoe approfondendo le indicazioni allegate in Appendice8.

8 Cfr. in particolare l'Appendice II dedicata alla normativaliturgica, canonica, civile e concordataria, che ripropone, salvoalcuni aggiornamenti e integrazioni, quella della Nota pastorale, "La

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8. Gli obiettivi

Per facilitare l'interpretazione del presentedocumento, richiamiamo l'attenzione sul fatto che esso hacarattere ecclesiale e, quando tratta questioni attinentialle diverse discipline e pratiche operative in gioco, lofa utilizzando un linguaggio più pastorale che tecnico.Nelle sedi opportune, i competenti avranno modo diapprofondire e chiarire i problemi qui solo accennati, nelpiù ampio rispetto delle competenze professionali eartistiche. Inoltre, non intendiamo fornire ai committentie tanto meno ai progettisti progetti "tipici" o soluzioniprefabbricate, come se esistessero scorciatoie progettuali.Ci proponiamo invece di indicare alcuni principaliorientamenti metodologici e, insieme, offrire aiprogettisti e ai committenti opportuni stimoli allariflessione e precisi punti di riferimento. Di volta involta, utilizzando le indicazioni che sono state fornite, iprogettisti, sotto la propria responsabilità, elaborerannole soluzioni più consone alle situazioni concrete.

9. Per una lettura contestuale

In considerazione del tema che affronta, la presenteNota si collega e va letta in connessione con la Notapastorale della Commissione episcopale per la liturgia Laprogettazione di nuove chiese del 18 febbraio 1993 e con gliOrientamenti della Conferenza Episcopale Italiana I beniculturali della Chiesa in Italia del 9 dicembre 1992. La Chiesa,infatti, proseguendo nella sua secolare tradizione,confermata anche recentemente nei Principi e Norme per l'uso delMessale Romano,9 conserva con cura il patrimonio culturale,continua a costruire chiese nuove e a creare nuove opere

progettazione di nuove chiese".9 Cfr.Messale Romano, Principi e norme, n. 254.

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d'arte e, per quanto possibile, adegua il patrimonioereditato dai padri alle esigenze poste dalla riformaliturgica.

I. - LE CHIESE, LA STORIA E LA LITURGIA

10. La relazione fra liturgia e chiesa

Prima di affrontare il tema dell'adeguamento dellechiese secondo la riforma liturgica sembra opportunodedicare qualche riflessione alla relazione che intercorretra la celebrazione e l'edificio in cui essa si attua. Loscopo è di mettere in luce quanto tale relazione siaintensa e qualificante, vada nei due sensi: dalla liturgiaalla chiesa-edificio e viceversa. Con queste riflessionivorremmo mettere in luce le ragioni per cui l'adeguamento,almeno in linea di principio, lungi dall'essere un eventoeccezionale e in qualche modo pericoloso, sia daconsiderare un fatto del tutto normale e compatibile conl'identità stessa delle nostre chiese.

11. La chiesa e il suo spazio per la celebrazioneliturgica

Dal momento che la destinazione all'azione liturgicala qualifica radicalmente, la chiesa non si può considerareuna generica opera architettonica. Essa infatti è debitricedella sua conformazione alla relazione che la legaall'assemblea del popolo di Dio che vi si raduna.10 E'l'assemblea celebrante che "genera" e "plasma"l'architettura della chiesa. Chi si raduna nella chiesa èla Chiesa - popolo di Dio sacerdotale, regale e profetico -

10 Cfr. CEI, Commissione episcopale epr la liturgia, Nota pastorale, La progettazione di nuove chiese, Roma, 18 febbraio 1993, nn. 1-2.

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comunità gerarchicamente organizzata che lo Spirito Santoarricchisce di una moltitudine di carismi e ministeri. LaChiesa, in qualche modo, proietta, imprime se stessanell'edificio di culto e vi ritrova tracce significativedella propria fede, della propria identità, della propriastoria e anticipazioni del proprio futuro. Lungo il corsodell'anno liturgico l'assemblea locale si radunanell'edificio di culto, in comunione con tutta la Chiesa,per fare memoria del mistero pasquale di Cristo,nell'ascolto delle Scritture, nella celebrazionedell'Eucaristia, degli altri sacramenti e sacramentali edel sacrificio di lode. Nelle chiese inoltre la comunitàcredente accoglie con simpatia ogni uomo che per qualunqueragione bussa alla sua porta e a lui, mediante segnivisibili, fa intuire la propria fisionomia e, in qualchemodo, rivolge la sua parola.

L'assemblea che celebra, manifestando nella suaconformazione e nei suoi gesti il volto della Chiesa, è unarealtà eminentemente viva, dinamica, "storica", incontinua, anche se lenta, trasformazione. La liturgia, aldi là delle apparenze, è profondamente sensibile rispettoalle vicende e alle trasformazioni ecclesiali e sociali.Salvo alcuni elementi essenziali ed immutabili, è anch'essauna realtà non definita una volta per tutte11. Diconseguenza anche l'edificio della chiesa - almeno perquanto riguarda la tradizione latina - non è definito unavolta per tutte, ma si modifica nel corso del secoli, cometestimonia ampiamente la storia dell'arte occidentale. Nonin tutte le epoche, tuttavia, la liturgia, ha avuto lostesso ruolo predominante: in alcuni periodi storici,specialmente dal Medioevo all'epoca presente, altri fattorihanno influito, come lo spirito devozionistico o il dialogocon la cultura e con l'arte, prevalendo di fatto rispettoalla prospettiva liturgica.

Il punto sul quale intendiamo rivolgere l'attenzione èche, innanzitutto, tra assemblea celebrante e edificio nel

11 Cfr. Conc. Ecum. Vat.. II, Costituzione sulla sacra liturgia, Sacrosactum Concilium, n.21.

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quale avviene la celebrazione sussiste un legame profondo:la celebrazione della liturgia cattolica è tutt'altro cheindifferente all'architettura e, viceversa, l'architetturadi una chiesa non lascia indifferente la liturgia che vi sicelebra. In secondo luogo, tale legame non è dato una voltaper tutte ma muta nel corso della storia: come non esisteuna liturgia immutabile, così non esiste un'architettura eun'arte per la liturgia che siano immutabili. Diconseguenza, è necessario abbandonare l'erronea convinzionesecondo la quale, essendo immutabile la liturgia cattolicaanche l'architettura in cui la liturgia si sviluppadovrebbe considerarsi immodificabile.

12. La chiesa, architettura per la liturgia

Anche per quanto riguarda l'esperienza della fede,vale la pena far notare che l'architettura e lo spaziohanno una capacità comunicativa. L'architettura, con la suastrutturazione di spazi e di volumi, può diventarestrumento di comunione e facilitare la preghiera e lacelebrazione.

Ogni edificio, in quanto opera umana, anche in assenzadi documentazione scritta, continua a parlare, consentel'apertura del dialogo tra le persone e tra le generazioni.Analogamente le chiese, mentre sono al servizio del culto,"comunicano" e sono stimolo e aiuto per "fare memoria", perriflettere e celebrare.

Lo spazio ecclesiale per la liturgia, inoltre, è informa eminente una architettura della "memoria", poichépropone e rilancia nel tempo, anche a distanza di secoli,messaggi legati al mondo rituale e alla cultura che lohanno espresso. Le chiese, infatti, sono realtà storiche;esse sono state costruite non tanto come monumento a Dio oall'uomo, ma come luogo dell'incontro sacramentale, segnodel rapporto di Dio con una comunità, all'interno di unadeterminata cultura e in un ben preciso momento storico.

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Esse, dunque, a loro modo, sono strumenti particolari ditradizione e di comunione ecclesiale.

Il dato permanente e originario della tradizionecristiana considera l'assemblea - o sacra convocazione("ecclesìa") dei "dispersi figli di Dio" (cfr. Gv 11, 52) -come matrice irrinunciabile di ogni ulteriore definizionespaziale, momento generatore e unificante dello spazio invista dell'azione cultuale12: l'edificio che l'accoglie èsegno forte della comunità viva nella sua dimensionestorica e stabile riferimento visivo anche per i noncredenti.

Elemento caratterizzante l'edificio per lacelebrazione cristiana è, inoltre, la sua capacità diessere "simbolo" della realtà tangibile che in esso sicompie, ossia la comunione con Dio che si attua soprattuttonella celebrazione dei sacramenti e nella liturgia delleore.

Inoltre, la chiesa-edificio, poiché evoca questacomunione già in qualche modo anticipata e vissuta si puòconsiderare un luogo escatologico, "segno e simbolo dellerealtà celesti"13.

In questa prospettiva simbolica, infine, come le variecelebrazioni liturgiche rinviano l'una all'altra a formareuna realtà unitaria, così la chiesa-edificio non èl'insieme delle sue parti, ma un organismo unitario.

13. La chiesa, architettura come "icona"

I molteplici linguaggi ai quali la liturgia ricorre -parola, silenzio, gesto, movimento, musica, canto - trovanonello spazio liturgico il luogo della loro globale12 Cfr. Gv 4,21: "E' giunta l'ora in cui nè su questo monte nè inGerusalemme adorerete il Padre"; Gv 4, 23: "E' giunta l'ora, ed èquesta, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito everità"; At 7, 48-49: "L'Altissimo non abita in costruzioni fatte damani d'uomo, come dice il profeta: "Il cielo è il mio trono e la terrasgabello per i miei piedi".13 Cfr. MESSALE ROMANO, Principi e norme, n. 253; CCC, n. 1186.

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espressione. Da parte sua lo spazio contribuisce con il suospecifico linguaggio a potenziare e a unificare la sinfoniadel linguaggi di cui la liturgia è ricca. Così, anche lospazio, come il tempo, viene coinvolto dalla celebrazionedel mistero salvifico di Cristo e, di conseguenza, assumecaratteri nuovi e originali, una forma specifica, tanto chese ne può parlare come di una "icona".

Ad esempio, la chiesa-edificio si può considerare una"icona escatologica" grazie al collegamento dinamico cheunisce il sagrato alla porta, all'aula, all'altare eculmina nell'abside, grazie all'orientamento di tuttol'edificio, al gioco della luce naturale, alla presenzadelle immagini e al loro programma.

Nella progettazione, costruzione e gestione di unedificio liturgico si riflette, in qualche modo, la vitadella comunità cristiana nel suo incontro con Dioattraverso la liturgia e il culto. Da questo punto divista, la chiesa-edificio si può considerare una "iconaecclesiologica": di volta in volta essa è sentita comeluogo della Chiesa in festa, come luogo della Chiesa inraccoglimento e in preghiera, come luogo in cui la Chiesaesprime la propria natura intensamente corale ecomunitaria. La scelta delle forme, dei modelliarchitettonici, dei materiali ha come fine di manifestarela realtà profonda della Chiesa.

II. - L'ADEGUAMENTO DEGLI SPAZI CELEBRATIVI

14. Un progetto globale

Nell'affrontare il tema dell'adeguamento liturgicodelle chiese, procederemo sulla base di una visioneglobale, per la quale ogni progetto di adeguamento, anchese rivolto a risolvere un problema particolare, riguarda

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l'intero edificio di culto con i suoi diversi luoghi espazi14.

In concreto, prenderemo in esame, nell'ordine, iluoghi per la celebrazione dell'Eucaristia, quelli per lacelebrazione del Battesimo e quelli per la celebrazionedella Penitenza. Concluderemo con uno sguardo al programmaiconografico e decorativo che interessa tutti i luoghidelle celebrazioni sacramentali, liturgiche e devozionali.

Proprio per il suo carattere globale, la preparazionedel progetto di adeguamento liturgico costituisce unmomento importante e, per certi aspetti, unico perpromuovere l'identità e l'appartenenza ecclesiale delfedeli e inoltre per conoscere le chiese, le opere, gliarredi e le suppellettili in esse contenute. Il progetto diadeguamento fornisce poi l'occasione per far emergere nuoveipotesi di studio, suggestioni per la miglioreconservazione, per la gestione e il restauro. Sembra assaiopportuno, pertanto, che, mentre si elabora il progetto diadeguamento liturgico, si lavori attentamente anche a unprogramma di conoscenza e analitica inventariazione,manutenzione e valorizzazione delle nostre chiese, darealizzare gradualmente nel tempo15.

A. L'adeguamento degli spazi per la celebrazionedell'Eucaristia

15. L'aula dell'assemblea

L'adeguamento degli spazi per la celebrazionedell'Eucaristia16 è stato il primo problema ad essereaffrontato dalle nostre comunità nell'immediato periodo

14 Cfr. CEI, Commissione Episcopale per la liturgia, Nota pastorale, Laprogettazione di nuove chiese, Roma, 18 febbraio 1993, n.7.15 Cfr. CEI, Orientamenti, I beni culturali della chiesa in Italia, Roma, 9 dicembre1992, nn.31-32.16 Cfr. MESSALE ROMANO, Principi e norme, nn. 255-288, 311-312.

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post-conciliare ed è stato spesso risolto medianteinterventi evidenti come la rimozione delle balaustre e lacollocazione di nuovi altari dichiaratamente provvisori macomunque tali da consentire di celebrare rivolti al popolo.La questione, in realtà, presenta una notevolearticolazione, richiedendo di intervenire simultaneamentesu molti elementi e in situazioni molto diversificate. Netratteremo, ora, adottando lo stesso ordine degli argomentiseguito nel documento riguardante la progettazione di nuovechiese17: ciò consentirà le opportune e necessarieintegrazioni18.

L'adeguamento dell'aula della chiesa, comprendentenavata, presbiterio, area battesimale, area penitenziale,19

deve tenere conto che l'aula stessa è riservataall'assemblea; che di essa fanno parte integrante e ad essaconvergono spazi e luoghi complementari; e, infine, chel'aula deve essere articolata in modo tale che l'altare necostituisca il punto principale di riferimento. Lacentralità dell'altare non va però intesa in sensoletterale e statico, ma sacramentale20 e dinamico, e quindil'altare non va collocato nel centro geometrico dell'aula,ma in uno dei suoi punti spazialmente eminenti.

La disposizione longitudinale dell'assemblea, che è lapiù diffusa, non richiede necessariamente di esseremodificata. Si possono tuttavia ricercare sistemazioni incui l'assemblea venga disposta attorno all'altare, quandol'articolazione planimetrica e spaziale dell'aula loconsente.

17 Cfr. CEI, Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale Laprogettazione di nuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, n. 7 e ss.18 Nel trattare degli elementi e degli spazi per la celebrazioneeucaristica si prenderanno in considerazione elementi e luoghi che,pur interessando eminentemente la celebrazione dell'Eucaristia, sonocoinvolti anche dalla celebrazione di altri sacramenti.19 Cfr. MESSALE ROMANO, Principi e norme, n. 257; vedi anche CEI CEI,Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale, La progettazione dinuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, n.7.20 Cfr. CEI, Benedizione degli Oli e Dedicazione della chiesa e dell'altare, n. 155.159;MESSALE ROMANO, Principi e norme, n. 259.

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Nello studio dell'adeguamento liturgico dell'auladevono comunque essere adottati opportuni accorgimenti ingrado di favorire la formazione di un'assemblea unitaria -priva di divisioni al suo interno - e la partecipazioneattiva di tutti i fedeli all'azione liturgica. E' assaiopportuno, inoltre, disporre i banchi e le sedie in modotale da facilitare i movimenti processionali e glispostamenti dei fedeli previsti dalle celebrazioni,specialmente da quella eucaristica. Devono essere curateanche la diffusione sonora della voce, una idoneailluminazione e tutto ciò che concorre a creareun'atmosfera nobile, accogliente e festosa.

16. Il presbiterio

Il progetto di adeguamento del presbiterio ha unduplice scopo: consentire un agevole svolgimento dei riti emettere in evidenza i tre "luoghi" eminenti del presbiteriostesso che sono l'altare, l'ambone e la sede delpresidente21.

Le soluzioni a cui ricorrere, si possono ridurre alleseguenti:

a) integrazione del nuovo presbiterio conl'esistente: quello nuovo viene inserito nelprecedente, integrando elementi dell'uno e dell'altro;

b) sostituzione del presbiterio esistente: di essosi conserva solo lo spazio architettonico che vieneoccupato con i nuovi elementi: altare, ambone, sedepresidenziale;

c) progetto di un nuovo presbiterio separato daquello preesistente: è la soluzione adottata nei casiin cui il presbiterio esistente risultiimmodificabile.

21 Cfr. MESSALE ROMANO, Principi e norme, n. 258; vedi anche CEI,Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale, La progettazione dinuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, nn. 8-10.

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Nel caso di presbiteri di dimensioni contenute oridotte, é opportuno prevedere un adeguato ampliamentodell'area presbiteriale per consentire una convenientesistemazione del "luoghi" celebrativi e un agevolesvolgimento dei riti, compreso quello della concelebrazioneeucaristica.

Qualora risulti impossibile collocare nel presbiterioun altare, un ambone o una sede del presidente fissi o"inamovibili", si può far ricorso a elementi non fissi o"mobili" accuratamente progettati e definitivi22.

All'interno del presbiterio è opportuno prevedere lacollocazione di sedi per i ministri e anche una credenzamobile o una mensola di servizio23.

Poiché l'adeguamento liturgico del presbiterio puòincontrare ostacolo nella presenza delle balaustre, nondeve essere esclusa, soprattutto per le chieseparrocchiali, l'eventualità o la necessità della lororimozione.

Le balaustre eventualmente rimosse devono essereconservate con cura, non alienate, e, se del caso,restaurate e collocate opportunamente, evitandone comunquela destinazione ad altri usi.

Nell'adeguare il presbiterio, si deve considerareanche il complesso iconografico, del quale è parte eminentela croce che, posta sopra l'altare o accanto ad esso, siaben visibile allo sguardo24.

17. L'altare

22 Cfr. Precis. C.E.I., n. 14.23 Cfr. MESSALE ROMANO, Principi e norme, n. 270.24 Cfr. MESSALE ROMANO, Principi e norme, n. 270.

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L'altare nell'assemblea liturgica non è semplicementeun oggetto utile alla celebrazione, ma è il segno dellapresenza di Cristo, sacerdote e vittima, è la mensa delsacrificio e del convito pasquale che i1 Padre imbandisceper i figli nella casa comune, sorgente di carità e unità25.Per questo è necessario che l'altare sia visibile da tutti,affinché tutti si sentano chiamati a prenderne parte ed èovviamente necessario che sia unico nella chiesa, per poteressere il centro visibile al quale la comunità riunita sirivolge.

La sua collocazione è di fondamentale importanza peril corretto svolgimento dell'azione liturgica e deve esseretale da assicurare senso pieno alla celebrazione.

La conformazione e la collocazione dell'altare devonorendere possibile la celebrazione rivolti al popolo26 edevono consentire di girarvi intorno e di compiereagevolmente tutti i gesti liturgici ad esso inerenti.

Se l'altare esistente soddisfa alle esigenze appenaindicate, lo si valorizzi e lo si usi. In caso contrariooccorre procedere alla progettazione di un nuovo altarepossibilmente fisso e, comunque, definitivo.

La forma e le dimensioni del nuovo altare dovrannoessere differenti da quelle dell'altare preesistente,evitando riferimenti formali e stilistici basati sulla meraimitazione. Per evocare la duplice dimensione di mensa delsacrificio e del convito pasquale, in conformità con latradizione, la mensa del nuovo altare27 dovrebbe esserepreferibilmente di pietra naturale, la sua formaquadrangolare (evitando quindi ogni forma circolare) e i

25 Cfr. MESSALE ROMANO, Principi e norme, n. 259; CEI, Benedizione degli Oli eDedicazione della chiesa e dell'altare, nn. 152-162; vedi anche CEI, Commissioneepiscopale per la liturgia, Nota pastorale, La progettazione di nuove chiese,Roma 18 febbraio 1993, n. 8.26 Cfr. Precis. C.E.I., n. 14; CEI, Benedizione degli Oli e Dedicazione della chiesa edell'altare, nn. 159; vedi anche CEI, Commissione episcopale per laliturgia, Nota pastorale, La progettazione di nuove chiese, Roma 18 febbraio1993; MESSALE ROMANO, Principi e norme, n. 269.27 Cfr. MESSALE ROMANO, Principi e norme, n. 263.

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suoi lati tutti ugualmente importanti. Per noncompromettere la evidenza e la centralità dell'altare non èammesso l'uso di materiali trasparenti.

Nel caso in cui l'altare preesistente venisseconservato, si eviti di coprire la sua mensa con latovaglia e lo si adorni molto sobriamente, in modo dalasciare nella dovuta evidenza la mensa dell'unico altareper la celebrazione28.

Qualora non sia possibile erigere un nuovo altarefisso, si studi comunque la realizzazione di un altaredefinitivo, anche se non fisso (cioè amovibile)29.

Si ritiene anche opportuna la rimozione delle reliquiepresenti nell'altare preesistente, poiché solo a quellonuovo - di fatto l'unico riconosciuto come centro dellacelebrazione - spetta la prerogativa della dedicazionerituale30.

18. L'ambone

L'ambone è il luogo proprio dal quale viene proclamatala Parola di Dio31. La sua forma sia correlata a quelladell'altare, il cui primato deve comunque essererispettato. L'ambone deve essere una nobile, stabile edelevata tribuna, non un semplice leggio mobile; accanto adesso è conveniente situare il candelabro per il ceropasquale, che vi rimane durante il tempo liturgicoopportuno.

L'ambone va collocato in prossimità dell'assemblea, inmodo da costituire una sorta di cerniera tra il presbiterio

28 Cfr. Precis. C.E.I., n. 14.29 Cfr. Precis. C.E.I., n. 14.30 Cfr. CEI, Benedizione degli Oli e Dedicazione della chiesa e dell'altare, n. 162.31 Cfr. MESSALE ROMANO, Principi e norme, n. 272; vedi anche CEI,Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale, La progettazione dinuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, n. 9.

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e la navata; è bene che non sia posto in asse con l'altaree la sede, per rispettare la specifica funzione di ciascunsegno32.

Se in una chiesa di importanza storica è presente unambone o un pulpito monumentale, si raccomanda di inserirlonel progetto di adeguamento in modo da utilizzarlonormalmente o almeno in coincidenza con grandi assemblee oin occasioni solenni, in cui si valorizzano più ampiamentei ministeri a servizio della Parola.

19. La sede del presidente

La sede è il luogo liturgico che esprime il ministerodi colui che guida l'assemblea e presiede la celebrazionenella persona di Cristo, Capo e Pastore, e nella personadella Chiesa, suo Corpo33.

Per la sua collocazione, essa deve essere ben visibileda tutti e in diretta comunicazione con l'assemblea, inmodo da favorire la guida della preghiera, il dialogo el'animazione34.

La sede del presidente é unica e non abbia forma ditrono; possibilmente, non sia collocata né a ridossodell'altare preesistente, né davanti a quello in uso, ma inuno spazio proprio e adatto.

In ogni chiesa cattedrale, dove risulta possibile, siproceda all'adeguamento della cattedra episcopale e,inoltre, sia prevista una sede per il presidente nonvescovo35.

32 Cfr. LDF, n. 32-34.33 Cfr. Prenotanda al Rito dell'Ordinazione, nn. 1-10; vedi anche CEI,Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale, La progettazione dinuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, n.10.34 Cfr. MESSALE ROMANO, Principi e norme, n. 271; vedi anche Precis. C.E.I., n.15; CEI, Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale, Laprogettazione di nuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, n. 10.35 Cfr. Caerimoniale Episcoporum, Romae 1984, n. 47.

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Nelle chiese cattedrali, monastiche, conventuali e intutte quelle in cui vi sono frequenti concelebrazioni, siprevedano adeguate sedi per i concelebranti.

Ove possibile, è bene prevedere opportune sedi per glialtri ministri liturgici e per i ministranti distinte daquelle del presidente e dei concelebranti.

20. La custodia eucaristica

Nella maggior parte delle nostre chiese, per noteragioni storiche, l'elemento centrale - dominante sullostesso altare - è stato, per circa quattro secoli, iltabernacolo eucaristico. L'adeguamento liturgico dellechiese esistenti, mirante a esaltare il primato dellacelebrazione eucaristica e quindi la centralitàdell'altare, deve riconoscere anche la funzione specificadella riserva eucaristica. Si ritiene necessario, perciò,che, in occasione dell'intervento di adeguamento siadedicata una particolare cura al "luogo" e allecaratteristiche della riserva eucaristica

Tale intervento richiede grande attenzione anche dalpunto di vista educativo. E' noto, infatti, quanto il cultoper la Santissima Eucaristia abbia inciso nella formazionespirituale del popolo cristiano e quanto l'idea stessadell'edificio di una chiesa cattolica sia associata allapresenza in essa del tabernacolo. Al fine di educare ifedeli a cogliere il significato di centralità dellacelebrazione eucaristica, i rapporti tra la celebrazione ela conservazione dell'Eucaristia e le ragioni di questaconservazione, si ritiene necessario che, in occasione delprogetto di adeguamento, tali argomenti venganoopportunamente approfonditi in sede di catechesi al popolo.

Anche la localizzazione e l'eventuale realizzazione diuna nuova custodia eucaristica devono essere parteintegrante del progetto globale di adeguamento liturgico edovranno tener conto di una sua facile individuazione, di

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un accesso diretto, di un ambiente raccolto e favorevoleall'adorazione personale.

In ogni caso si ricordi che in ciascuna chiesa iltabernacolo per la riserva eucaristica deve essere unico eche l'altare della celebrazione non può ospitare lacustodia eucaristica36.

La collocazione tradizionale della custodiaeucaristica sull'asse principale della chiesa, in posizionedominante, alle spalle dell'altare nuovo può in taluni casiattenuare la percezione della centralità dell'altare e,data la distanza dai fedeli, rischia di non favorire lapreghiera privata e l'adorazione personale.

La soluzione vivamente raccomandata per lacollocazione della riserva eucaristica è una cappellaapposita37, facilmente identificabile e accessibile, assaidignitosa e adatta per la preghiera e per l'adorazione. Inessa sarà ospitato il tabernacolo che, tuttavia, non deveessere mai posto sulla mensa di un altare, ma piuttostocollocato a muro, su colonna o su mensola.

In alternativa alla cappella eucaristica, puòconsiderarsi accettabile una soluzione che individui unospazio all'interno dell'aula (ad esempio, una cappellalaterale capiente), da adattare con dignità, decoro efunzionalità alla preghiera e all'adorazione, e daevidenziare opportunamente.

21. Il posto del coro e dell'organo

Il coro è parte integrante dell'assemblea e deveessere collocato nell'aula, tra il presbiterio el'assemblea; in ogni caso la posizione del coro deve esseretale da consentire ai suoi membri di partecipare alle

36 Cfr. MESSALE ROMANO, Principi e norme, n. 277; vedi anche CEI,Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale, La progettazione dinuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, n. 13.37 Cfr. MESSALE ROMANO, Principi e norme, n. 276; CDC, can. 938, § 2.

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azioni liturgiche e di guidare il canto dell'assemblea38. E'bene prevedere anche un luogo specifico per l'animatore delcanto dell'assemblea.

Per un miglior rispetto dei ruoli celebrativi, è beneche il coro non si collochi alle spalle del celebrantepresidente, né sui gradini dell'altare antico.

Nelle chiese in cui esiste una "cantoria" di interessestorico e artistico, collocata in controfacciata o sul latidel presbiterio, essa va conservata e restaurata con lamassima cura, anche se di norma non risulta idonea alservizio del coro.

Gli organi monumentali di interesse storico,specialmente quelli a trasmissione meccanica, vannoconservati, restaurati con ogni cura e utilizzati concompetenza a servizio delle celebrazioni liturgiche.

Il problema della distanza dell'organista dal coro edal direttore può essere risolto facendo ricorso adopportuni accorgimenti tecnici, quali ad esempio un sistemadi specchi, una telecamera a circuito chiuso, ecc.

Laddove risulti utile, si può ricorrere a un secondoorgano di minori dimensioni, collocato in posizione utileal coro e all'assemblea, non in sostituzione ma adintegrazione dell'organo monumentale.

Nella scelta di nuovi organi a canne, laddove èpossibile, si preferiscano gli strumenti a trasmissionemeccanica. Anche in questo caso, il criterio determinanteper la collocazione è quello del servizio al cantoliturgico dell'assemblea e del coro.

22. Gli stalli del coro

38 Cfr. MESSALE ROMANO, Principi e norme, n. 274-275; vedi anche CEI,Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale, La progettazione dinuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, n. 15.

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I cori lignei esistenti, specialmente nelle chiesecollegiate e monastiche, siano conservati e utilizzaticonvenientemente. I cori lignei di rilevante valore sianorestaurati e usati in conformità con la loro destinazione ecompatibilmente con il loro stato di conservazione.

23. La cappella feriale

Nelle chiese di medie e grandi dimensioni, nelprogetto di adeguamento é opportuno prevedere uno spazioper le celebrazioni feriali ed eventualmente per quelleinvernali, distinto dall'aula principale e dotato di tuttigli elementi necessari alla celebrazione stessa39. Talespazio, se adeguatamente allestito, può essere ancheutilizzato come cappella per la conservazione dellacustodia eucaristica.

24. Gli arredi e le suppellettili

Nei progetti di adeguamento liturgico vanno inseritianche gli arredi e le suppellettili40, che devono esserecaratterizzati da dignità, semplicità, nobile bellezza,verità delle cose e debita pulizia41.

Gli orientamenti di base in proposito si possonoridurre ai seguenti:

a) gli arredi mobili e le suppellettili esistentivanno conservati, restaurati e usati,compatibilmente con il loro stato di conservazione econ la loro rispondenza alle necessità attuali;

39 Cfr. CEI, Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale,La progettazione di nuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, n. 17.40 Cfr. CEI, Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale, Laprogettazione di nuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, n. 18.41 Cfr. MESSALE ROMANO, Principi e norme, nn. 279-280.287-288.311-312.

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b) gli arredi mobili e le suppellettili non piùutilizzabili vanno conservati con grande cura insacrestia o in un deposito adiacente ad essa;

c) per quanto riguarda i vasi sacri, se ne curi latutela e se ne faccia un uso conveniente;

d) la progettazione di nuovi arredi deve porsil'obiettivo di realizzare elementi idonei perqualità formali e adatti al servizio che sonodestinati a svolgere;

e) nella scelta di nuovi arredi e di nuovesuppellettili deve essere rispettato il criteriodella autenticità delle forme, della destinazioned'uso e dei materiali, evitando ad esempio leimitazioni della pietra, del legno e della cera42;

f) per quanto concerne la collocazione dell'arredofloreale, é opportuno tenerne conto nella redazionedei progetti di adeguamento liturgico, data larilevanza che tale arredo può assumere nelladecorazione dell'altare e degli altri luoghi dellachiesa.

B. L'adeguamento degli spazi per la celebrazionedel Battesimo

25. Valorizzazione del fonte battesimale e del battisteroesistenti

42 Cfr. CEI, Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale, Laprogettazione di nuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, n. 18.

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Nell'ambito di una chiesa, oltre agli spazi per lacelebrazione eucaristica, sono da valorizzare i "luoghi"destinati alle altre celebrazioni sacramentali, ciascunocon i propri valori simbolici, la propria carica dimemoria, le proprie caratteristiche iconografiche. Fra tali"luoghi", nelle chiese cattedrali e nelle chieseparrocchiali, delle quali sono elementi qualificanti, vannoconsiderati il battistero e il fonte battesimale43.

La valorizzazione del battistero, in sintonia con latradizione ecclesiale, è stata confermata dalla recenteriforma liturgica, che ripropone con forza come momentogeneratore dell'esperienza cristiana, il camminodell'iniziazione, articolato in varie tappe catechistiche ecelebrative. In tale cammino la celebrazione del Battesimoviene riconosciuta come la "porta della fede", il cuivalore essenziale può essere recuperato, lungo la vita delcristiano, anche grazie alla costante visibilità delbattistero, vero "memoriale" del sacramento.

Con l'entrata in vigore del nuovo Rito del Battesimodei bambini (29 giugno 1970), molti battisteri esistentisono stati giudicati - a torto - non adatti allacelebrazione comunitaria. Di conseguenza, in molti casiessi sono stati accantonati e sostituiti con fontibattesimali mobili o situati in luoghi della chiesa diversida quelli originali.

Questa situazione deve essere superata con decisione,recuperando i battisteri esistenti e quelli antichi non piùin uso, senza escludere il loro eventuale adeguamento. Inassenza di tale possibilità, occorre pensare a un nuovobattistero.

I battisteri e i fonti battesimali esistenti, nellamaggior parte del casi, sono opere di grande importanzastorica e artistica e comunque sono segni di inestimabilesignificato religioso e affettivo, poiché hanno

43 Cfr. CEI, Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale,La progettazione di nuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, n. 11.

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contrassegnato l'esistenza di molte generazioni dicristiani. Gli eventuali interventi di adeguamento, perciò,vanno studiati ed eseguiti con grande rispetto edelicatezza, in modo da non alterare il patrimonio d'arte estoria e non comprometterne il valore memoriale e ilmessaggio spirituale.

In vista dell'adeguamento liturgico si prendano inattenta considerazione anche le chiese di recentecostruzione, dove talvolta le soluzioni adottate per ilbattistero e per il fonte appaiono insufficienti o deltutto discutibili.

26. L'adeguamento del fonte e del battistero

Quando si elabora un progetto di adeguamento è daescludere il trasferimento del battistero o del fontebattesimale all'interno dell'area del presbiterio perché ilbattistero é un luogo dotato di fisionomia e funzionepropria, del tutto distinte da quella del presbiterio. Latradizione, inoltre, lo ha generalmente collocato inprossimità dell'ingresso della chiesa, come migliore spazioper il sacramento che introduce nella comunità cristiana.Infine, il percorso della iniziazione cristiana porta dalBattesimo (fonte) verso l'Eucaristia (altare): talepercorso deve essere posto in evidenza dal progetto diadeguamento, evitando nel contempo impostazioni di tipoallegorizzante o antropomorfico.

Nella collocazione del battistero si deve evitare diconferirgli una posizione e un ruolo preminente oaddirittura centrale nella chiesa, in concorrenza conl'altare.

In ogni caso la scelta di un nuovo luogo per ilbattistero venga compiuta in armonia con la destinazionedelle diverse parti della chiesa e dell'ambiente nel suocomplesso.

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Per la scelta di un eventuale nuovo luogo per ilbattistero, si può sottolineare il rapporto che collega ilBattesimo e la Penitenza: come è noto, infatti, laremissione dei peccati successiva al Battesimo rinnova lagrazia iniziale di questo sacramento. Ciò può trovare unsignificativo riscontro (importante per la catechesi, oltreche per la celebrazione del due sacramenti) nella scelta dicollocare le sedi confessionali in relazione con l'areabattesimale.

27. Esigenze liturgiche

Nel progettare l'adeguamento liturgico del battisteroè necessario salvaguardare alcune fondamentali esigenzeliturgiche.

a) Innanzitutto si deve favorire la partecipazionecomunitaria alla celebrazione del sacramento delBattesimo sia degli adulti che dei bambini. A tale scopotutta l'aula della chiesa deve essere attentamente presain considerazione: per i riti di introduzione, l'atrio ela porta; per la liturgia della parola, la navata el'ambone; per i riti di conclusione, il presbiterio44.Anche se, per la concreta conformazione delle chiesa ilfonte battesimale non risulta visibile a tuttal'assemblea, sarà necessario comunque che il battisterosia in comunicazione spaziale e acustica con l'assembleariunita.

b) L'ampiezza del battistero e dell'area circostante ilfonte sia tale da accogliere almeno le persone che vi sirecano processionalmente, secondo le indicazioni deilibri rituali: battezzandi, padrini, genitori eministri.

44 Cfr. CEI, Rito del battesimo dei bambini, n. 26; RICA, n. 26.

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c) Il fonte battesimale consenta non solo il Battesimo peraspersione ma anche il Battesimo per immersione, comegesto più significativo dell'azione sacramentale45.

d) Il battistero e il fonte siano progettati come luoghi esegni di particolare dignità, siano permanenti,evidenti, unici e costituiscano un forte richiamo pertutti, anche al di fuori della celebrazione.

28. Alcune situazioni ricorrenti e ipotesi di soluzione

Nel caso in cui il battistero consiste in unacappella, un edificio o un'area distinta rispetto all'aulaassembleare46, esso venga regolarmente usato per lacelebrazione del Battesimo.

Per altre situazioni che si presentano con maggiorefrequenza, si propongono alcune ipotesi di soluzione.

a) In una chiesa a navata unica con cappelle laterali, ilfonte battesimale sia collocato in una di tali cappelle,sufficientemente ampia, posta nei pressi dell'entrata,senza altra destinazione.

b) In una chiesa a navata unica senza cappelle laterali,con il fonte battesimale collocato in prossimitàdell'ingresso, dotato solo di un'area molto angusta,questo si può collocare in una parte diversa dellachiesa, con un più ampio spazio circostante, evidenziatoin modo opportuno.

c) In una chiesa a più navate, nella quale il battistero siaffaccia su una navata laterale, si continui ad usare ilfonte esistente, evidenziandolo mediante opportuniinterventi; la navata laterale può essere usata comeaula per l'assemblea durante la celebrazione delsacramento.

45 Cfr. CEI, Rito del battesimo dei bambini, nn. 18-26.46 Cfr. CEI, Benedizionale, n. 1166.

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d) In una chiesa nella quale il battistero esistente nonpuò essere utilizzato né modificato si può progettare unnuovo battistero e il relativo fonte, da collocare in unluogo adatto, che si armonizzi con il complessoarchitettonico esistente.

29. Segni e immagini per il fonte e il battistero

Il principale segno da mettere in evidenzanell'adattamento del fonte e del battistero - ancora primadi altri elementi, come il cero pasquale, eventualiimmagini, l'arredo floreale e altri arredi - è l'acqua delfonte battesimale che dovrebbe essere preferibilmente acquacorrente e ben visibile47.

Nel caso in cui si progetti un nuovo fontebattesimale, nella scelta delle immagini si facciariferimento al ricco patrimonio iconografico dellatradizione e, in particolare, si attinga ai testi biblicied eucologici riportati nel rituale del Battesimo. Ladecorazione e l'arredo pittorico e scultoreo venganoaffidati ad artisti di elevata capacità e, perl'esecuzione, a validi artigiani.

Al di fuori del tempo pasquale, nel battistero,accanto al fonte, venga collocato con la dovuta evidenza ilcero pasquale che richiama in modo permanente l'"illuminazione" battesimale48.

Per analoghe ragioni, venga dedicata una curaparticolare alla progettazione della luce nel battistero,in modo da garantire una luminosità adeguata esignificativa sia durante che al di fuori dellacelebrazione.

Nell'area del battistero, con opportuna evidenza,potrà trovar posto una nicchia per la custodia degli Oli

47 Cfr. CEI, Rito del battesimo dei bambini, nn. 18-21; RICA, nn. 18-21.48 Cfr. CEI, Rito del battesimo dei bambini, n. 25; RICA, n. 25.

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sacri. Dove però tale custodia esiste già, la si conservial suo posto, non la si trascuri e si continui autilizzarla.

Eventuali arredi di cui i1 battistero o il fontefossero dotati, come cancelli in ferro battuto, balaustre,ciborio ligneo, padiglione in seta e altro ancora, sianoconservati con grande cura, restaurati e, se del caso,opportunamente adattati.

C. L'adeguamento degli spazi per la celebrazionedella Penitenza

30. Significato del luogo e della "sede" per lacelebrazione della Penitenza

Dopo il Concilio di Trento si sono affermati, nelladisciplina della Chiesa latina, un luogo e una "sede"apposita, deputati alla celebrazione individuale delsacramento della Penitenza, che hanno raggiunto formearchitettoniche e plastiche talvolta notevoli. Perl'adeguamento di tali luoghi e "sedi" si richiede di fareriferimento al nuovo Rito della Penitenza (entrato invigore in Italia il 21 aprile 1974), mettendone in evidenzala varietà dei modelli rituali, in particolare la suacelebrazione comunitaria.

Vi è inoltre da ricordare, che "tutta la Chiesa, inquanto popolo sacerdotale, è cointeressata e agisce, siapure in modo diverso, nell'opera di riconciliazione, chedal Signore le è stata affidata"49. Così, la dimensioneecclesiale del sacramento risulterà particolarmenteevidente se, come luogo proprio della celebrazione, viene49 Cfr. CEI, Prenotanda al Rito della penitenza, n. 8.

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utilizzata l'aula della chiesa, dove normalmente troveràpertanto posto la "sede confessionale".

Anche la buona visibilità della "sede confessionale" -denominata anche "confessionale"- diventa un richiamocostante alla misericordia del Signore, che, nel segnosacramentale, riconcilia a sé il discepolo che si converte,comunicandogli la sua pace e riaggregandolo al popolo diDio.

31. Adeguamento del luogo della Penitenza

Nel progetto di adeguamento, i luoghi dellacelebrazione della Penitenza devono far parte integrantedell'organismo architettonico e liturgico, esserefacilmente percepibili e bene armonizzati spazialmente50. Isegni che li identificano devono mettere in evidenza, perquanto possibile, l'aspetto positivo del sacramento,richiamando il clima spirituale di festa evocato dallaparabola del padre misericordioso (Cfr. Lc 15, 11-32)51.

Le sedi confessionali esistenti, pur essendo statepensate per un diverso contesto celebrativo, in genere sonoancora utilizzabili per il nuovo Rito della Penitenza. Atale scopo pare sufficiente pensare solo a qualche modificaveramente necessaria, discreta e reversibile.

Si provveda innanzitutto a una collocazione idoneadelle "sedi" nella navata, in rapporto alle esigenzecelebrative.

Si pensi inoltre a introdurre qualche semplicemodifica (come la illuminazione interna ed esterna,condizioni sufficienti di riscaldamento, isolamentoacustico), a patto, però, di non alterare il carattere e lastruttura del manufatto.

50 Cfr. CEI, Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale,La progettazione di nuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, n. 12.51 Cfr. CEI, Praenotanda al Rito della penitenza, n. 16.

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Nell'adeguamento degli spazi celebrativi dellaliturgia penitenziale, soprattutto con riferimento allacelebrazione in forma comunitaria, occorre ricordare chenella chiesa alcuni luoghi o segni, come l'ambone e lasede, sono unici: essi non vanno dunque ignorati néreplicati, ma convenientemente utilizzati. In particolare,si tenga presente che la riforma liturgica, per sollecitaree sostenere l'impegno di conversione, ha riproposto conforza il riferimento alla Parola di Dio e chiede quindi cheil luogo della sua proclamazione sia adeguatamentevalorizzato anche in occasione della celebrazionepenitenziale52.

32. Situazioni ricorrenti e ipotesi di soluzione

Per l'individuazione dei luoghi più adatti allacelebrazione della Penitenza negli edifici antichi sipossono suggerire quattro ipotesi di soluzione, incorrispondenza alle situazioni più frequenti.

a) Collocazione della "sede" confessionale in area prossimaall'ingresso della chiesa: questa soluzionetradizionale, riferendosi all'immagine della porta,richiama il significato della Penitenza come puntod'arrivo del cammino di conversione, luogo del ritorno aDio e del passaggio alla vita nuova. Nei casi in cui il battistero e il fonte siano collocatiin prossimità dell'ingresso, la collocazione della sedeconfessionale in questa area può mettere in migliorrilievo il significato della Penitenza come recuperodella grazia battesimale.

b) Collocazione della "sede" confessionale in cappellelaterali (purché non destinate a scopi devozionali) o inambienti laterali all'aula dell'assemblea e aperti versodi essa: questa soluzione sottolinea opportunamente la

52 Cfr. CEI, Rito della penitenza, n. 17; 24-26; 51-53.

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dimensione comunitaria della Penitenza e il rapporto trala sua celebrazione e l'assemblea eucaristica.

c) Collocazione della "sede" confessionale in una navatalaterale: questa soluzione prevede che la celebrazionedella Penitenza avvenga nel contesto di una assembleariunita e la considera un evento sacramentale messo allaportata di tutti i fedeli. Anche in questo caso le"sedi" confessionali devono essere bene illuminate edotate di uno spazio di rispetto che consenta lapreparazione del penitenti.

d) Creazione di una nuova "penitenzieria" o "cappella dellariconciliazione": questa soluzione pare adatta per lechiese nelle quali si celebra con grande frequenza ilsacramento della Penitenza, come ad esempio i santuari.La "penitenzieria" o "cappella della riconciliazione"sia un ambiente di sufficiente ampiezza, destinatoesclusivamente a questo scopo e comprenda il luogo dellaParola, la sede del celebrante, l'aula per i fedeli ealcune celle per la confessione e la riconciliazioneindividuale. In ogni cella vi sia un crocifisso, la sedeper il celebrante, la grata con possibilità anche per ilcolloquio diretto, l'inginocchiatoio e il sedile per ilpenitente53.

33. Nuove "sedi " confessionali

Qualora fosse necessario progettare nuove "sedi"confessionali, si curi innanzitutto la loro espressività inriferimento alla celebrazione della misericordia di Dio ealle indicazioni del Rito della Penitenza, evitando di dareattenzione solo all'esigenza, pur vera, dellariservatezza54.

53 Cfr CDC, can. 964, § 2.54 Cfr. CEI, Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale,La progettazione di nuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, n. 12.

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Si tenga inoltre nel debito conto il loro inserimentoin edifici dotati di una precisa storia e fisionomiaartistica e architettonica, evitando forme che, per la loroartificiosità, siano in contrasto con l'ambiente esistente.

Le nuove "sedi" confessionali siano progettate casoper caso da esperti progettisti, evitando il ricorso aprodotti di serie; le forme e i materiali siano semplici esobri; si abbia riguardo poi alle esigenze dei fedelianziani, dei deboli di udito e dei portatori di handicap.

D. L'adeguamento dei luoghisussidiari

34. La sacrestia e il deposito

Nel progetto di adeguamento si verifichi che lasacrestia55 risulti idonea per quanto riguarda la capienza,la dislocazione o ubicazione, la sicurezza e lo stato diconservazione. In caso di necessità, si provveda agliopportuni interventi di adeguamento e di restauro.

Quando ciò sia possibile, si consiglia di dotare lasacrestia anche di un ingresso diretto verso l'auladell'assemblea in modo da consentire un ordinato sviluppodella processione introitale.

Il "lavabo" in pietra, che è presente in molte antichesacrestie, sia conservato nell'uso tradizionale, evitandointegrazioni o sostituzioni incongrue.

55 Cfr. CEI, Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale,La progettazione di nuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, n. 19.

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I mobili della sacrestia, che spesso sono di grandevalore storico e artistico, vanno conservati con cura e, sedel caso, opportunamente restaurati.

Nella sacrestia si devono conservare con grandeattenzione e rispetto, in appositi armadi, i reliquiari ele reliquie.

Accanto alla sacrestia è inoltre opportuno realizzareo sistemare un deposito ben ordinato e sicuro per gliarredi ingombranti o non più in uso (candelieri, crociprocessionali, suppellettili appartenenti alleconfraternite, ecc.).

In prossimità della sacrestia vanno infine ricavati,per quanto possibile, i servizi igienici e un luogo con leattrezzature per la pulizia della chiesa e per la cura delfiori.

35. Il sagrato e la piazza

La cura del sagrato e della piazza ad essoeventualmente collegata è segno della disponibilitàall'accoglienza che caratterizza la comunità cristiana intutti i suoi gesti e quindi, a maggior ragione, inoccasione delle celebrazioni liturgiche. Chi si presentaalla porta delle chiese deve sentirsi ospite gradito eatteso. Perciò, già a partire dal sagrato e dalla piazza, ènecessario rendere le chiese accessibili a tutti,accoglienti, nitide e ordinate, dotate di tutto quantorende gradevole la permanenza, così come avviene nellenostre case.

I sagrati antistanti o circostanti le chiese56 devonoessere conservati, ben tenuti e non destinati ad altri usi.Se necessario, vengano recuperati al pieno uso ecclesialee, comunque, debitamente tutelati e restaurati. I sagrati,

56 Cfr. CEI, Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale,La progettazione di nuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, nn. 20-21.

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infatti, sono spazi ideali per la preparazione e losvolgimento di alcune celebrazioni (processioni,accoglienza, riti del lucernario nella Veglia Pasquale).Risultano adatti anche per l'ambientazione e la conclusionedelle riunioni pastorali più frequenti, oltre che perl'incontro e per il dialogo quotidiano.

Nelle chiese di grandi dimensioni, qualora non vi siala possibilità di disporre di un sagrato o di un atrioantistante la chiesa, può essere valutata l'opportunità diutilizzare come spazio per l'accoglienza la zona internadell'aula immediatamente adiacente all'ingresso,adeguatamente delimitata.

Si può pensare anche di usare una porta lateralesignificativa che sia dotata di spazi adatti alle funzionisuddette.

Poiché il sagrato viene utilizzato spesso anche peresporre informazioni di varia natura, occorrerà studiare atale scopo arredi mobili idonei. In generale, per quantoriguarda le affissioni, la collocazione di stendardi o distriscioni anche di tipo religioso, i sagrati, le facciate,gli atri e le porte delle chiese vanno usate con la massimadiscrezione.

E. L'adeguamento del programma iconografico, devozionalee decorativo

36. Il significato del patrimonio iconografico edevozionale

Le chiese, nella loro quasi totalità, sono dotate diun vasto patrimonio iconografico (dipinti su tavola e sutela, affreschi, mosaici, sculture, vetrate) e decorativo,

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comunque interessante dal punto di vista storico espirituale, talvolta anche di grande valore artistico.

In genere, nelle chiese antiche viene sviluppato unprogramma iconografico preciso, unitario e organico, checaratterizza lo spazio in modo che l'assemblea si senta piùfacilmente coinvolta nel mistero che viene celebrato. Inquesto caso il programma iconografico, cioè, svolgefunzione "mistagogica". In altre chiese il patrimonioiconografico presenta carattere narrativo sintonizzato conil senso dei misteri celebrati dalla liturgia. Taliprogrammi iconografici non si sono sempre conservati nellaloro integrità sia a causa del degrado inevitabile dovutoal trascorrere del tempo, sia per interventi distruttivi osostitutivi dovuti a nuove esigenze cultuali o pratiche.

L'apparato iconografico delle chiese più recenticostituisce spesso il risultato di interventi occasionalicaratterizzati in prevalenza in senso devozionale; per lopiù, tale apparato non costituisce un vero programmaiconografico, risulta spesso sovrabbondante, non coordinatocon la liturgia e disarmonico rispetto ad essa.

In forme diverse, inoltre, le chiese sonocaratterizzate dalla presenza di uno specifico apparatodecorativo che talora, ma non necessariamente, si connettecon l'apparato iconografico.

37. Criteri generali per l'adeguamento

Il progetto di adeguamento delle chiese alla riformaliturgica deve coinvolgere anche l'apparato iconografico edecorativo57. Entrambi meritano di essere attentamentestudiati, valutati e ripensati in stretta relazione con lachiesa, nel suo complesso unitario e in relazione con laspecificità degli spazi liturgici ai quali essi fannoriferimento.

57 Cfr. CEI, Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale,La progettazione di nuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, n. 16.

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I criteri di carattere liturgico da tenere presenti inquesto caso sono:a) il recupero e il rispetto del primato della liturgia in

modo che la disposizione delle immagini "non distolgal'attenzione dei fedeli dalla celebrazione"58;

b) il corretto uso delle immagini in modo che il loro"numero non sia eccessivo" e che "di un medesimo santonon vi sia che una sola immagine"59;

c) l'esigenza della tutela, della conservazione e dellavalorizzazione del patrimonio che il culto e la pietàtramandano nel tempo.

Alla ricerca del giusto equilibrio tra questeesigenze, si procederà con grande responsabilità e rispettonel riguardi di un patrimonio che testimonia una lunga fasedella vita della Chiesa e permea tuttora la mentalità digran parte del popolo credente. Si dovranno evitare gliestremi della conservazione ad oltranza e dellatrasformazione drastica e indiscriminata.

Per quanto riguarda l'apparato decorativo, poi, dalmomento che esso, normalmente, non interferisce conl'attuazione della riforma liturgica, come regola generale,si procuri di conservarlo, restaurandolo accuratamente.

Nei casi previsti60, un motivato rigore può esigere chedipinti o sculture di qualità troppo modesta o del tuttoestranei al contesto della chiesa, vengano collocati econservati in altri ambienti non destinati al culto.

38. La situazione più frequente

58 Cfr. MESSALE ROMANO, Principi e norme, n. 278.59 Cfr. MESSALE ROMANO, Principi e norme, n. 278.60 Cfr. Conc. Vat. II, Costituzione sulla sacra liturgia, Sacrosacntum Concilium, n.124.

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Le situazioni che si presentano con maggiore frequenzanell'adeguamento dell'apparato iconografico si possonoridurre a quattro.

Nelle chiese dotate di abbondante apparatoiconografico sarà opportuno usare un grande senso criticoper verificare le convenienza di un suo riordino. Vi è dadistinguere tra quanto è dovuto al gusto personale ocomunitario o alla tendenza del momento e le effettiveesigenze connesse con la complessiva riforma dellaliturgia. La situazione nella quale si intende intervenire,merita di essere analizzata con grande attenzione, prima diprocedere a qualunque intervento.

I problemi che chiedono una soluzione nel progetto diadeguamento riguardano, di solito: la impropriacollocazione di immagini, ad esempio la presenza disculture sopra il tabernacolo eucaristico; lasovrapposizione di immagini, come nel caso in cui unaimmagine o una scultura devozionale sia stata collocatadavanti a una pala d'altare; il numero eccessivo o laripetizione di immagini, come ad esempio capita in moltecappelle devozionali nelle quali si accalcano immagini ditipo disparato ma prive di coerenza devozionale, artisticae dimensionale.

Di fronte a tali situazioni è bene cercare caso percaso la soluzione più idonea, come ad esempio una coerentecollocazione nell'ambito della chiesa, una miglioreevidenza conferita a opere che l'avessero persa o checomunque la meritassero, la conservazione dell'opera neldeposito annesso alla sacrestia o nel museo parrocchiale.

Nel delineare il progetto di adeguamento si abbiagrande rispetto nei riguardi di programmi iconograficiesistenti e di opere la cui collocazione sia documentata.

39. Chiese prive di immagini

Per le chiese costruite negli ultimi decenni e prive diapparato iconografico e decorativo, si verifichi la

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possibilità di dotarle delle immagini consuete nelle chiesecattoliche, come ad esempio, oltre la croce, l'immaginedella Beata Vergine Maria, del santo patrono o del misteroal quale la chiesa è dedicata.

40. Programmi iconografici incompleti

Nelle chiese nelle quali, a seguito di distruzione odanneggiamento o furto di un'immagine, il programmaiconografico risultasse incompleto, è opportuno pensare acompletarlo o collocando al posto di quella perdutaun'opera con caratteristiche analoghe, proveniente da altrechiese o dai depositi dei musei, oppure commissionando a unartista di provata capacità una nuova opera.

41. Nuove opere d'arte

Non è raro il caso in cui si ritenga opportunoinserire in una chiesa una nuova opera d'arte (ad esempiouna nuova vetrata, una nuova porta, un dipinto o altroancora). In tale caso, anche se l'opera venisse donata, sipone in via prioritaria la necessità di verificarne laeffettiva utilità e l'opportunità di inserimento, tenendoconto degli aspetti pastorali, liturgici e artistici che laconcreta situazione presenta. Per questo il committente,con l'aiuto del progettista e degli organismi responsabilidi Curia, dovrà procedere alla definizione di massima delprogramma iconografico, artistico ed economico dell'opera eall'individuazione di un artista davvero qualificato.All'artista si dovrà conferire l'incarico unitamente alprogramma iconografico e al piano di spesa, seguendo lemodalità di cui si dirà più avanti a proposito delprogetto61. L'opera sarà realizzata solo dopo avere ottenutole regolari autorizzazioni canoniche e, quando sonorichieste, anche quelle civili.

61 Cfr. CEI, Orientamenti, I beni culturali della chiesa in Italia, Roma, 9 dicembre 1992, n. 41.

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42. L'arredamento

Il patrimonio delle chiese è costituito anche da unanotevole quantità di suppellettili, arredi (ad esempiocandelieri) e paramenti, la cui presenza rischia di essereinterpretata più in chiave decorativa che funzionale. Ilgusto attuale per la semplicità non deve far disperderetale patrimonio, né confinarlo necessariamente nel depositoparrocchiale. Per quanto possibile, tale patrimonio vengacostantemente e periodicamente usato, in particolare perdare rilievo alle diverse solennità per le quali, forse,era stato originariamente realizzato. Anche se, al momento,tale patrimonio di arredi non fosse più usato, lo siconservi, non lo si alieni e, se necessario, lo sirestauri62.

43. Le reliquie e i reliquiari

Nelle nostre chiese, fino a pochi anni fa, si facevauso frequente, specialmente in occasioni di manifestazionidevozionali, di una grande varietà di reliquiari. Poichétale uso va cambiando e i reliquiari sono in condizione digrave rischio, si raccomanda vivamente che i reliquiari ele eventuali reliquie prive di reliquiario in dotazionealla chiesa o consegnate dai fedeli vengano conservate conla massima cura nelle sacrestie in appositi e sicuri armadio nel deposito ben ordinato adiacente alla sacrestia.

44. Il museo e la chiesa

In occasione del progetto di adeguamento liturgicodelle chiese, dall'esame della situazione esistente, puòemergere l'opportunità di valorizzare meglio le opere

62 Cfr. CEI, Orientamenti, I beni culturali della chiesa in Italia, Roma, 9 dicembre 1992, nn. 28-29.

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d'arte e di artigianato, in modo che siano adeguatamentefruibili dai visitatori.

Le chiese, essendo destinate al culto, sono dimorevive per una comunità vivente: non sono quindi dei musei.Tuttavia alcune di esse, per l'evidente importanzaartistica e storica, vengono considerate alla stregua diveri e propri musei. In questi casi, per facilitare unagiusta fruizione del patrimonio storico e artistico, sianopredisposte le opportune misure che consentano la generosae intelligente63 accoglienza dei visitatori, come ad esempioadeguati orari per la visita, sussidi a stampa o di altrogenere, illuminazione adatta delle opere, guide, custodi,ecc.. Si abbia cura però di evidenziare sempre ilpermanente significato religioso degli edifici e delleopere, salvaguardando la primaria destinazione al cultodelle chiese stesse e garantendone la tutela.

In alcune situazioni, con i dipinti, le sculture, lesuppellettili, gli arredi, i paramenti, gli apparatiprocessionali, le vesti e le insegne delle confraternitenon più usati abitualmente, le nostre chiese sono in gradoanche di dare vita a musei o, più realisticamente, adepositi parrocchiali o interparrocchiali. In situazioniparticolari, per far fronte a urgenti esigenze di tutela odi conservazione, si valuti l'opportunità di depositarealcune opere d'arte nel Museo diocesano. Tali ipotesivengano attentamente valutate e realizzate nel rispettodelle norme civili e canoniche vigenti64.

63 Cfr CEI, Orientamenti, I beni culturali della chiesa in Italia, Roma, 9 dicembre1992, n. 39.64 Cfr. CEI, Orientamenti, I beni culturali della chiesa in Italia, Roma, 9 dicembre 1992, n. 20.

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III. - L'ELABORAZIONE DEL PROGETTO DI ADEGUAMENTO

A. La committenza ecclesiale

45. Il committente

Il committente del progetto di adeguamento liturgico65

è il responsabile della chiesa, dell'oratorio o cappella,il quale deve avvalersi delle corrette procedure sotto laguida del Vescovo (e degli Uffici della Curia: Commissioneo Sezione di arte sacra, Ufficio Amministrativo, UfficioTecnico, ecc.). Eventuali donatori o mecenati privati opubblici, il cui intervento è sempre auspicabile, nonpossono assumere in alcun modo il ruolo di committente.

In questo campo sono tenuti ad attenersi alle norme ealle procedure canoniche anche i religiosi e le religiose,le confraternite, le associazioni, i movimenti, i gruppiecclesiali66.

Nella preparazione del progetto di adeguamento ilcommittente coinvolgerà l'intera comunità cristiana e inparticolare, nel caso della parrocchia, alcune sueespressioni, come il Consiglio Pastorale, il Consiglio pergli Affari Economici, il gruppo liturgico, i catechisti.

Nell'ambito della responsabilità globale della suainiziativa, compete al committente, d'intesa con ilVescovo, scegliere il progettista e conferirgli regolareincarico; fornire al progettista indicazioni chiare ecomplete sulle esigenze liturgiche e sulle disponibilitàfinanziarie; offrire al progettista costante collaborazione

65 Cfr. CEI, Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale, La progettazione di nuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, nn. 25-26.66 Cfr. C.E.I., Nota pastorale Le aggregazioni laicali nella Chiesa (1993).

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nel rispetto della sua professionalità, evitando pressionio ingerenze indebite.

46. La Commissione diocesana per l'arte sacra

La Commissione diocesana per l'arte sacra,67 nella suaqualità di principale consulente del Vescovo in materia,svolge un servizio determinante anche per i progetti diadeguamento liturgico. In particolare la Commissione ha ilcompito di offrire la propria consulenza al committente eal progettista, di esaminare i progetti ed esprimere alVescovo il proprio motivato parere; se del caso, a nomedell'Ordinario, presentare i progetti alla competentePubblica Amministrazione (con la quale si mantiene incostanti rapporti) per ottenere le autorizzazioni previste;di controllare la corretta esecuzione delle opere e diverificare gli esiti dei progetti di adeguamento.

B. Gli autori del progetto

47. Il progettista

Il compito del progettista68 per l'adeguamento deglispazi celebrativi richiede una profonda preparazioneprofessionale, una maturata esperienza di lavoro, unacorretta conoscenza del principi basilari della riformaliturgica e una buona capacità di collaborazione con altriprofessionisti.

67 Cfr. Norme C.E.I. 1974, nn. 12.17-19; CEI, Orientamenti, I beni culturali della chiesa in Italia, Roma, 9 dicembre 1992, n. 4; CEI, Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale, La progettazione di nuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, n. 27.68 Cfr. CEI, Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale, La progettazione di nuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, nn. 25.27.

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La scelta del progettista, può avvenire in vari modi:affidamento diretto, concorso ad inviti, concorso conpreselezione in base al curriculum.

L'incarico può essere conferito solo a un architetto oingegnere, che sia esperto nel campo della progettazione edel restauro e dotato di sensibilità nei riguardi delleesigenze liturgiche, della storia e della cultura del luogo.

L'incarico verrà affidato al progettista mediantelettera d'incarico e comprenderà anche l'accordo sulpreventivo di massima riferito alle tariffe particolaripreviste per i lavori di restauro.

L'offerta di prestazione gratuita o la sola conoscenzapersonale non si può considerare criterio sufficiente perl'affidamento dell'incarico.

48. I consulenti

Il progettista incaricato si terrà in costantecontatto con il committente e ricorrerà alla consulenza deidiversi specialisti del settore, quali il teologo, illiturgista, lo storico dell'arte e dell'architettura, ilrestauratore, il tecnico del suono, l'esperto inilluminazione, ecc.. E' molto opportuno inoltre che idiversi consulenti siano chiamati a dare il loro contributonel corso dell'elaborazione del progetto, anche mediantemomenti di lavoro comune, onde evitare possibilidisattenzioni o disarmonie.

C. Le chiese da adeguare

49. Aspetti generali dell'adeguamento

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Ogni chiesa da adeguare è dotata di specificafisionomia che la rende, in qualche modo, un caso unico.Essa tuttavia presenta molti elementi comuni ad altrechiese per cui si può legittimamente considerareespressione singolare di una ben precisa tipologiaarchitettonica. Per identificare i diversi tipi di chiesesi può far ricorso ad alcuni criteri di cui alcuni sonoparticolarmente importanti in vista dell'adeguamentoliturgico, come la destinazione d'uso prevalente, ladefinizione nel contesto storico originario in cui essa èsorta, la sua struttura geometrico-spaziale fondamentale, ilvalore culturale (architettonico, artistico, memoriale,ecc.) del luogo, nel suo insieme e nelle sue singole parti.

In relazione a ognuno di tali aspetti il progettistaanalizzerà a fondo gli specifici problemi, le difficoltà ele opportunità.

Ogni caso reale può essere illuminato dal confrontocritico con casi simili, ma deve essere risolto, medianteun autentico lavoro compositivo, in termini originali.

50. Casi tipici di adeguamento: chiese cattedrali

A titolo esemplificativo, è utile accennare aiproblemi posti da alcuni tipi di chiese da adeguare.

La cattedrale si può considerare la chiesa madre ditutte le altre chiese di una diocesi in quanto sede dellacattedra del magistero episcopale. Essa è anche il loromodello in quanto centro principale di culto della diocesi.E' luogo ordinario per la celebrazione delle ordinazioni.La liturgia delle Ore e il servizio corale, che vi celebrail capitolo dei canonici, mettono in evidenza la realtàdella "Ecclesia orans". In alcuni casi nella cattedralevengono sepolti i vescovi e si conservano le memorie e letradizioni storiche della Chiesa locale.

Per questo complesso di ragioni il progetto diadeguamento liturgico della chiesa cattedrale è necessario

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e in qualche modo prioritario per l'intera diocesi, dovendoservire come esempio per gli altri casi di adeguamento.

In particolare si dovrà procedere con attenzionecontestuale all'adeguamento dei vari luoghi liturgici especialmente della cattedra episcopale.

51. Chiese parrocchiali

La chiesa parrocchiale, con altri analoghi centri diattività pastorale, rappresenta il caso più tipico efrequente nel quale si richiede il progetto di adeguamentoliturgico. Tale progetto implica un particolare impegno perevidenziare il presbiterio, la sede del presidente el'ambone. Notevole attenzione deve essere rivolta anche alrecupero della centralità dell'altare nuovo in rapportoall'altare preesistente che, essendo in molti casi daconservare integralmente, deve però cambiare funzione (cfrn. 17).

Siccome nella pastorale parrocchiale ha grandeimportanza la celebrazione dei sacramenti, notevole curadeve essere riservata all'adeguamento del battistero e delfonte battesimale oltre che delle sedi confessionali. Siprovveda inoltre che la chiesa sia anche adeguata allacelebrazione del matrimonio e delle esequie cristiane.

52. Santuari

Nei santuari la dimensione devozionale prevale spessorispetto a quella liturgica. E' quindi necessario che ilprogetto di adeguamento conferisca alla liturgia il ruolocentrale che le compete e dia un migliore equilibrioall'intero edificio nelle sue varie componenti.

Siccome i santuari sono spesso il risultato dicostruzioni aggiunte l'una all'altra diventa necessariomettere in evidenza l'unico altare e l'unico ambone.

Nei santuari si celebra con grande frequenza ilsacramento della Penitenza e quindi particolare cura deveessere rivolta alla soluzione dei problemi connessi.

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Grande cura sia dedicata anche alla correttadisposizione degli spazi circostanti, dei percorsi e degliaccessi (luoghi di soste e di parcheggio, aree per lecelebrazioni all'aperto, sagrato, porte, atrii, ecc.).

53. Chiese votive

Per la chiese votive (oratori, cappelle private,cappelle cimiteriali, ecc.) il problema dell'adeguamentoliturgico è di solito meno urgente, perché vi si celebrasolo in modo occasionale; d'altra parte, le dimensioniridotte di molti di questi edifici consigliano di procederecon molta prudenza.

C. Il progetto di adeguamento

54. Le domande da cui partire

Per iniziare il cammino della progettazione in modocorretto è opportuno che il committente e il progettista sipongano alcuni quesiti semplici ma fondamentali, sia perquanto riguarda la situazione di partenza della chiesa daadeguare, sia per quanto riguarda la configurazione delleinnovazioni da introdurre.

Le domande basilari da cui partire sono le seguenti:in base alle esigenze della riforma liturgica, che cosa,perché e come conservare? In base alle medesime esigenzeche cosa, perché e come innovare?

Proprio in rapporto a tali quesiti possono risultaredi grande utilità i confronti tra il singolo caso daaffrontare e i casi tipici individuati e proposti.

Al progettista, inoltre, possono essere assai utili leconsiderazioni che emergessero durante il processo dirilevamento o di progettazione, e quelle ricavate da altri

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punti di vista, come ad esempio quello del proprietario,del committente, del costruttore, dei futuri utenti, degliorgani di tutela, ecc..

Resta comunque fondamentale l'esigenza, di elaborareprogetti meditati, secondo un itinerario precisato inpartenza, che riservino sempre la giusta attenzione tantoalle diverse componenti del caso (ad esempio la particolarerilevanza storica e artistica dell'edificio, il valore disingole suppellettili, le soluzioni relative agli impianti,ecc.), quanto all'armonica collocazione dell'interventoprospettato nel suo contesto architettonico, ambientale,socio-economico e culturale.

55. I problemi da risolvere

Nell'avviare il processo di progettazione è benetenere presenti alcuni problemi che paiono di particolarerilevanza.

a) La promozione dell'unità dell'assemblea che celebra e lasalvaguardia dell'unicità e centralità dell'altare sonopreoccupazioni prioritarie che devono guidarel'impostazione dell'intervento nella sua globalità.

b) I luoghi celebrativi per la celebrazionedell'Eucaristia, del Battesimo, della Penitenza vannoconsiderati nelle loro singolarità e nelle lororelazioni reciproche; in particolare, per quantoriguarda il presbiterio, va assicurata la sua unitarietàdi progetto, la precisa interconnessione dei suoielementi (altare, ambone, sede presidenziale) e, altempo stesso, la individualità di ciascuno di essi.

c) Nella relazione fra i luoghi celebrativi e l'aula, vasottolineata la collocazione del presbiterio, il cuirilievo, in mancanza di un'abside adeguata, si puòevidenziare mediante l'introduzione di un fondale o diun adeguato apparato iconografico.

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d) Le sedi del presidente, dei ministri e dei fedeli vannostudiate in relazione sia alle funzioni che devonoessere svolte dai vari celebranti, sia in relazione allapiù adatta collocazione spaziale, sia alle condizioni dibuona conservazione dei manufatti.

e) Il ruolo degli altari laterali dovrà essererisolutamente attenuato in modo tale che non appaianoalternativi o in concorrenza con l'unico altare dellacelebrazione. Potranno invece essere utilizzati comeluoghi devozionali, valorizzando le immagini di cui sonodotati.

f) I percorsi all'interno e all'esterno dell'aula vannorigorosamente assicurati in relazione agli spostamenticonnessi alla liturgia (ad esempio le processioni) ealle devozioni (ad esempio la Via Crucis). Se è il caso,sarà opportuno studiare anche eventuali percorsiparticolari per visitatori e turisti.

g) L'illuminazione naturale e artificiale va verificata edeventualmente modificata con pannelli frangisole,schermature, apparecchi illuminanti e altri dispositivi,al fine di far risaltare l'importanza dei luoghicelebrativi, secondo i rispettivi significatiproporzionali, riducendo al minimo le eventuali"distrazioni" visive. In relazione alle esigenze deivisitatori, si provveda a dotare di una adeguatailluminazione le opere d'arte presenti nelle chiese, inarmonia con il carattere proprio del luogo.

h) I segni liturgici principali devono recuperare lanecessaria evidenza e visibilità, per cui si ritieneopportuno avviare un graduale processo disemplificazione degli altri segni ed elementi.

56. Le fasi del progetto

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Il progetto di adeguamento liturgico di una chiesaconsiste nell'insieme delle decisioni capaci di governarediscipline e competenze diverse, al fine di realizzare unambiente coerente con lo spirito della riforma liturgica.Il progetto prende forma per fasi successive e coordinatetra loro.

In un primo momento il progettista ricostruisce edocumenta accuratamente il progetto originario della chiesae il suo contenuto liturgico, le modificazioni a cui lachiesa è andata soggetta, riscoprendo le sorgenti del suoradicamento locale, dei suoi legami con una determinatacultura e tradizione ecclesiale.

In un secondo momento, il progettista, in dialogopermanente con esperti di liturgia e con gli organismidiocesani, esamina i fattori di coerenza e di eventualeincoerenza dello spazio architettonico esistente con leesigenze della riforma liturgica.

Cercherà quindi di assicurare una continuità tral'edificio ereditato con il suo patrimonio di valori e glielementi innovativi che riterrà opportuno introdurre.

In altre parole, il progettista indagherà se vi sianoeventuali inadeguatezze nelle chiese rispetto alle nuoveesigenze liturgiche, lasciandosi guidare soprattutto daldettato conciliare: l'attiva partecipazione dei fedeli alculto.

Il progetto accoglierà anche i suggerimenti dellacomunità dei fedeli, che saranno coinvolti sia nella fasedi preparazione, sia in quella sperimentale del progetto.Tali suggerimenti sono preziosi perché provengono da chiconosce per lunga consuetudine l'ambiente liturgico e puòvalutarne più attentamente l'adeguamento.

Il progetto di adeguamento non dovrà pregiudicarel'unità complessiva dello spazio liturgico. Gli interventiprevisti, anche se distribuiti nel tempo secondo le

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disponibilità economiche e le urgenze della comunità,devono far parte di un progetto unitario. L'eventuale riusodi apparati rimossi o l'inserimento di nuovi elementidovrebbero contribuire a potenziare l'organicitàdell'edificio.

57. L'itinerario del progetto

Tenuto conto di quanto fin qui esposto, l'itinerariodel progetto69 si compone di diverse fasi successive ecoordinate.

a) Fase di indagine

Come momento preliminare, il progettista dovràproporsi di conoscere la situazione, procedendo al rilievodell'edificio e raccogliendo tutto ciò che gli consenta didocumentarne la storia, lo stato di conservazione, gliaspetti problematici, le esigenze e la fisionomia attuale.

Al termine di questa fase preliminare, il progettistadovrà avere approntato:

- il rilievo grafico quotato, in scala adeguata, dellostato di fatto e dell'eventuale degrado;

- la documentazione fotografica della situazione;- l'analisi e la descrizione storica, in particolaredegli usi celebrativi e devozionali dell'edificio;

- la documentazione che consenta di inserire eriferire l'edificio nel contesto.

La documentazione raccolta in questa fase è diimportanza capitale e dovrà accompagnare il progetto neisuccessivi stadi di sviluppo.

b) Fase del dibattito

69 Cfr. CEI, Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale, La progettazione di nuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, n. 27.

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In questa fase, il committente, la comunità o ilgruppo interessato, insieme al progettista e a eventualiconsulenti si pongono i quesiti, riflettono sulle ipotesi,si mettono in ascolto di esperienze significative. Daquesto ampio dibattito che prepara il progetto scaturisconogli indirizzi di natura prevalentemente liturgica checonfluiranno nel progetto di massima.

c) Il progetto di massima (cfr Appendice I A)

Il progetto di massima è già un vero e proprioprogetto perché contiene le decisioni di natura liturgicatradotte in forma architettonica e di arredo, tra lorocoordinate. Non può essere mandato ad esecuzione perchédeve ancora ricevere le debite autorizzazioni canoniche ecivili, perché sono opportune o necessarie alcune verifichee perché non sono approntati gli strumenti che consentonoagli esecutori di realizzarlo.

d) La fase sperimentale

Se il progetto di massima risulta di generalegradimento e trova tutti gli assensi necessari (inparticolare quello scritto della Commissione diocesana perl'arte sacra, della Soprintendenza e di altri eventualienti competenti), sarà molto opportuno non passare subitoalla redazione del progetto esecutivo, ma prevedere unafase di sperimentazione del progetto stesso. Il committentechiederà perciò al progettista di realizzare il progetto invia sperimentale, in forma reversibile, usando materiali"poveri" o ricorrendo alla semplice dislocazione diversa dioggetti esistenti. Al termine di questa fase che contemplaun adeguato periodo di uso liturgico, fatte le opportunecorrezioni e integrazioni, sarà possibile passare allaredazione del progetto esecutivo e alla sua realizzazione.

e) Il progetto esecutivo (cfr Appendice I B)

Esecutivo è il progetto pronto per essere consegnatonelle mani di coloro che lo devono realizzare. Esso

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presuppone l'acquisizione per iscritto delle autorizzazionicanoniche e civili e contiene tutte le indicazioni utili enecessarie agli artigiani, alle imprese esecutrici, aitecnici interessati; comprende inoltre le esatte edefinitive previsioni di spesa con il corrispondente pianodi finanziamento.

58. Il progetto delle strutture

Per quanto riguarda eventuali problemi di caratterestatico, è richiesto, oltre a quello architettonico, unprogetto specifico, che potrà essere redatto o dallo stessoprogettista o da altro qualificato professionistaremunerato con tariffe proprie. Il professionistaincaricato del progetto delle strutture dovrà lavorare instretto collegamento con il progettista incaricatodell'adeguamento liturgico.

59. Il progetto degli impianti

a) Il progetto di adeguamento liturgico delle chiese devecomprendere i progetti dell'impianto elettrico e diilluminazione e, se del caso, anche dell'impianto diclimatizzazione, di diffusione del suono, antifurto eantincendio70. Bisogna tener conto del fatto che gliimpianti si inseriscono come elementi di novità in uncontesto che non li prevedeva, ed è quindi necessariostudiare con attenzione il loro inserimento fisico,formale e funzionale nell'edificio in modo da soddisfarealle esigenze delle celebrazioni che avvengono nellachiesa e a quelle delle opere in essa contenute. Neconsegue che tali progetti dovranno essere affidati aspecialisti, esperti nel rispettivo campo, e predispostisotto la supervisione del progettista, senza dimenticareuna realistica valutazione dei costi per la messa inopera, la gestione e la manutenzione. Una volta

70 Cfr. CEI, Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale, La progettazione di nuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, nn. 28.34.

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approvati, i progetti degli impianti saranno realizzatida imprese specializzate che opereranno sotto il direttocontrollo e la responsabilità del progettista.Le tavole di progetto degli impianti dovranno essereconsegnate al committente che le conserverànell'archivio della chiesa (cfr. n. 60).Per la gestione e la manutenzione degli impianti, chesarà particolarmente curata, si farà riferimento a unapposito manuale di istruzioni per l'utente.

b) Per quanto riguarda l'impianto di illuminazione, oltre aquanto già detto nella Nota pastorale La progettazione dinuove chiese71, si raccomanda di curare al massimo il suorapporto con la luce naturale la quale deve mantenere leproprie caratteristiche, che variano molto a secondadelle epoche e delle architetture.

L'impianto di illuminazione artificiale sia studiato inmodo da tenere conto in primo luogo delle esigenzeconnesse con la celebrazione liturgica, in secondo luogodelle esigenze di conservazione delle opere e dellenecessità dei visitatori e del turisti, evitandotuttavia la eccessiva luminosità72.Considerata la delicatezza del problema, è necessarioche il progetto della illuminazione artificiale vengastudiato da specialisti del settore insieme a esperti inliturgia, facendo ricorso a opportune simulazioni e averifiche sperimentali adeguatamente controllate.Gli antichi lampadari, i bracci e le torcere presentinelle chiese, anche se non più in uso, venganoconservati con cura, non siano alienati, e, se del caso,vengano restaurati.Non si dimentichi al riguardo, che la collocazione dinuove vetrate a colori modifica sensibilmente la lucenaturale e la percezione dei valori cromatici nelle

71 Cfr. CEI, Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale, La progettazione di nuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, n. 30.72 Cfr. CEI, Orientamenti, I beni culturali della chiesa in Italia, Roma, 9 dicembre 1992, n. 39.

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chiese: perciò vanno studiate con cura, caso per caso,sia l'opportunità che la modalità di realizzarle.

c) L'impianto di riscaldamento, oltre a quanto già dettonella Nota pastorale La progettazione di nuove chiese73, siastudiato e messo in opera valutando preventivamente ireali vantaggi e i possibili danni alla struttura dellachiesa e alle diverse materie e opere presenti in essa(pietre, legni, membrane, tele, intonaci). Si valutinoattentamente, caso per caso, le prestazioni e i limitidei diversi tipi di impianto in commercio. Si tengaconto, inoltre delle eventuali interferenze con ilpatrimonio archeologico, nel caso di impianti cheinteressino i pavimenti e il sottosuolo delle chiese.

d) L'impianto di diffusione sonora, oltre a quanto già dettonella Nota pastorale La progettazione di nuove chiese74, deveadattarsi a situazioni assai diverse per dimensioni,materia, forma. Se la realizzazione dell'impianto ènecessaria, esso sarà studiato dagli specialisti, nondirettamente dalle imprese fornitrici o da semplicioperatori tecnici, ponendo grande attenzione, caso percaso, anche per quanto riguarda la forma e lacollocazione dei microfoni (altare, ambone, sede, guidadel canto dell'assemblea, coro, ecc.), l'aspetto deldiffusori del suono e le canalizzazioni.

e) Gli impianti antifurto e antincendio si rivelano semprepiù necessari75 e vanno inseriti nel progetto diadeguamento. Siano scelti con cura in relazione alleesigenze specifiche, messi in opera da specialisti sottola supervisione del progettista e periodicamentesottoposti a manutenzione.

73 Cfr. CEI, Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale, La progettazione di nuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, n. 31.74 Cfr. CEI, Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale, Laprogettazione di nuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, n. 32.75 Cfr. CEI, Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale, La progettazione di nuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, n. 33.

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f) Per quanto è consentito dalle caratteristichemonumentali di ogni chiesa, siano previsti interventianche per abbattere le eventuali barrierearchitettoniche al fine di facilitare gli accessi e ipercorsi celebrativi.

60. I documenti del progetto di adeguamento

Il committente abbia cura di richiedere al progettistacopia dei documenti e degli elaborati grafici riguardantiil progetto di adeguamento liturgico, in tutte le suecomponenti (rilievi, tavole di progetto, fotografie,relazioni, autorizzazioni, contratti, documentiamministrativi) e li collochi nell'archivio della chiesa,evitando in ogni modo di disperderli76.

61. La normativa canonica e civile

L'adeguamento delle chiese dovrà avvenire, in tutte lefasi, nel rispetto della normativa canonica e civilevigente (cfr Appendice II).

Per quanto riguarda i rapporti con le PubblicheAmministrazioni, i responsabili delle comunità cristiane simuovano in atteggiamento di collaborazione, facendoriferimento, a tale riguardo, all'art. 8 della legge n.1089 del l° giugno 1939 e all'art. 12 dell'Accordo direvisione del Concordato Lateranense 18 febbraio 198477.

CONCLUSIONE

76 Cfr. CEI, Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale, La progettazione di nuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, n. 38.77 Cfr. CEI, Orientamenti, I beni culturali della chiesa in Italia, Roma, 9 dicembre 1992, n. 10.

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62. Un vasto programma culturale per la Chiesa in Italia

La presente Nota pastorale sollecita riflessioni einiziative progettuali che fanno parte integrante delcompito storico della Chiesa. Essa, infatti, vuole renderesempre attuali i luoghi nei quali sperimenta la propriavitalità sacramentale coinvolgendo in questa iniziativapastorale un vasto programma culturale.

Il processo di adeguamento delle chiese alle esigenzedella riforma liturgica costituisce indubbiamenteun'importante iniziativa di inculturazione della fede nelsuo momento celebrativo78, in armonia con le esigenze diconservazione del patrimonio storico e artistico,nell'ambito del progetto di nuova evangelizzazione che laChiesa si propone di attuare nel terzo millennio79.

Per raggiungere questo obiettivo, la Chiesa che è inItalia fa appello alle risorse dell'intelligenza critica epratica degli architetti, artisti, artigiani, storici ecritici dell'arte e dell'architettura, restauratori,teologi e liturgisti la cui collaborazione consideraindispensabile.

78 Cfr. LRI, n. 43.79 Cfr. Giovanni Paolo II, Lettera Apostolica, "Tertio Millennio Adveniente".

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APPENDICE

I. Elaborati e procedure per l'approvazione del progetto

Per facilitare la pratica attuazione delle disposizioni contenute nella presente Nota sirichiamano ordinatamente gli elaborati e le procedure ritenuti necessari alla correttaredazione del progetto di adeguamento liturgico di una chiesa.Questo sussidio è particolarmente utile al committente e al progettista.

A. Progetto di massima

1) Il progetto di massima comprende i seguenti elaborati:

1. schema del progetto in pianta e sezione (scala dal:100 a l:50, ed eventualmente in scala inferioreper progetti di piccola dimensione);

2. modello tridimensionale (plastico, fotomontaggioe tutto quanto può facilitare la comprensione delprogetto);

3. preventivo sommario;4. relazione illustrativa del progetto, condefinizione dei criteri e delle metodologie diintervento;

5. previsione della copertura finanziaria dellespese.

2) Per ottenere le autorizzazioni necessarie il progetto dimassima dovrà seguire il seguente itinerario:

1. il committente trasmette all'Ordinario, oltreagli elaborati di cui al n. 57, a), ladocumentazione sopra elencata e gli chiede, mediantegli Uffici della Curia competenti, il suo parere dimassima;

2. nel caso in cui l'edificio interessatodall'intervento sia soggetto a tutela statale oregionale o di altro tipo, l'Ordinario stesso,mediante il competente Ufficio della Curia,provvederà a presentare i1 progetto all'Ente

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pubblico competente allo scopo di ottenere il suoparere di massima80.

3. Nel caso in cui sia l'Ordinario, sia l'Ente o gliEnti pubblici competenti abbiano dato nelle dovuteforme il loro parere favorevole di massima ilcommittente darà incarico al progettista diprocedere alle fasi successive della progettazione.

B. Progetto esecutivo

1) Il progetto esecutivo comprende i seguenti elaborati

1. piante, sezioni e prospetti in scala l:50;2. particolari esecutivi nelle scale adeguate: l:20,

l:10, l:l;3. computi metrici estimativi, capitolato e contratti;4. relazione illustrativa del progetto, elenco prezzi,

analisi dei prezzi;5. previsione definitiva di copertura finanziaria

delle spese.

2) Per ottenere le autorizzazioni necessarie il progettoesecutivo dovrà seguire il seguente itinerario:

1. il committente trasmette all'Ordinario, oltreagli elaborati elencati al n. 57, a) gli elaboratisopra elencati, unitamente alla domanda per ottenerela debita autorizzazione;

2. nel caso in cui l'edificio interessatodall'intervento sia soggetto a tutela statale oregionale o di altri enti, l'Ordinario stesso,tramite i competenti Uffici di Curia, provvederà atrasmettere il progetto all'Ente pubblico competenteallo scopo di ottenere l'autorizzazioneprescritta81 ;

80 Cfr. CEI, Orientamenti, I beni culturali della chiesa in Italia, Roma, 9 dicembre 1992, n. 40.81 Cfr. CEI, Orientamenti, I beni culturali della chiesa in Italia, Roma, 9 dicembre 1992, n. 40.

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3. solo dopo aver ottenuto l'autorizzazione scrittadell'Ordinario e degli Enti pubblici competenti, ilcommittente procede agli adempimenti successivi.

3) Compiti del committente

1. Una volta ottenute le debite autorizzazionicanoniche e civili, il committente nomina il tecnicoincaricato della direzione del lavori, che potràcoincidere con la persona del progettista;

2. con la consulenza e l'assistenza del direttoredel lavori, il committente procede alla ricercadelle imprese e degli artigiani ai quali affidarel'incarico del lavori e all'affidamento deimedesimi.

4) Compiti del direttore dei lavori

1. Nell'espletamento della sua attività, ildirettore dei lavori, si prenderà cura della tenutaregolare dei documenti di rito;

2. a conclusione dell'opera, il direttore dei lavoridarà la sua assistenza ai collaudi e allaliquidazione delle spettanze delle imprese.

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II. Normativa liturgica, canonica, civile e concordataria

In tema di adeguamento delle chiese secondo la riforma liturgica, come per la progettazione ecostruzione di nuove chiese, i principi teologici e liturgici e la normativa conseguente sonocontenuti nei documenti qui elencati. Ad ogni documento è premessa la sigla d'uso.

A. Normativa liturgica

1. I PRINCIPALI DOCUMENTI

A. Testi conciliari e magisteriali

SC Conc. Vat. II, Sacrosanctum Concilium, Costituzionesulla sacra liturgia (1963), nn. 122-130.

IOE S. Congregazione dei Riti, Inter Oecumenici, Istruzioneper la retta applicazione della Costituzione sullasacra liturgia (1964), nn. 90-99.

EM S. Congregazione dei Riti e Consilium, EucharisticumMysterium, Istruzione sul culto del Misteroeucaristico (1967), nn. 24; 52-57.

LI S. Congregazione per il culto Divino, LiturgiaeInstaurationes, Istruzione per la retta applicazionedella Costituzione sulla sacra liturgia (1970), n.70.

MS Consilium e S. Congregazione dei Riti, Musicam Sacram,Istruzione sulla musica nella sacra liturgia (1967),nn. 23. 63.

LRI Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina deiSacramenti, La liturgia romana e l'inculturazione, IVIstruzione per la retta applicazione dellaCostituzione sulla Sacra Liturgia (nn 37-40) (1994).

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RLI Il rinnovamento liturgico in Italia, Nota pastorale dellaCommissione Episcopale per la liturgia della C.E.I. avent'anni dalla Costituzione Conciliare SacrosanctumConcilium (1983), n.13.

BCCI I beni culturali della Chiesa in Italia. Orientamenti dellaConferenza Episcopale Italiana (1992).

PNC La progettazione di nuove chiese. Nota pastorale dellaCommissione Episcopale per la liturgia della C.E.I.(1993).

B. Libri liturgici in versione italiana

BEN C.E.I., Benedizionale, Roma 1992, nn. 1159-1589.

BODCA C.E.I., Benedizione degli Oli e Dedicazione della chiesa edell'altare, Roma 1980, pp. 12-74; 40-41; 90-92 (nn.152-162).

LDF C.E.I., Lezionario domenicale e festivo. Premesse (Fascicolosupplementare), Roma 1982, nn. 32-34.

MR C.E.I., Messale Romano, Roma 19832.

PNMR Principi e norme per l'uso del Messale Romano, in MR, pp. XVII-XLVIII.

Precis. C.E.I. C.E.I., Precisazioni, in MR, pp. L-LI.

RBB C.E.I., Rito del Battesimo dei Bambini, Roma 1970, pp. 22-23(nn. 18-26).

RCCE C.E.I., Rito della Comunione fuori della Messa e Culto eucaristico, Roma 1979, p. 16 (nn. 9-11).

RP C.E.I., Rito della Penitenza, Roma 1974, p. 23 (n. 12).

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C. Altri documenti

CDC Codice di Diritto Canonico, Roma 1983, cann. 858; 934-940; 964; 1214-1222; 1235-1239.

CE Caerimoniale Episcoporum, Romae 1984, nn. 42-54; 864-878;918-932.

2. I MAGGIORI RIFERIMENTI

L'asterisco (*) indica i passi riportati per esteso nelle pagine seguenti.

Chiesa: SC 122-129*LI 10EM 24PNMR 255-257*CDC cann. 1214-1222*RLI 13CE 840-843; 864-871PNC 1-6

Presbiterio: PNMR 258*CE 50PNC 7

Altare: IOE 91PNMR 259-267; 268-70*Precis. C.E.I. 14*BODCA 152-162*; 247-249CDC cann. 1235-1239*CE 48; 918-932; 972-978BEN 1267-1278PNC 8

Ambone: IOE 96PNMR 272*Precis. C.E.I. 16LDF 32-34CE 51

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BEN 1238-1241PNC 9

Sede del presidente: PNMR 271*Precis. C.E.I. 15*CE 42; 47BEN 1214-1218PNC 10

Battistero: IOE 99RBB 18-26CDC can. 858*CE 52; 995BEN 1163-1168PNC 11

Luogo della Penitenza: RP 12CDC can. 964*BEN 1407-1410PNC 12

Custodia eucaristica: IOE 95EM 52-57PNMR 276-277*RCCE 9-11CDC cann. 934-940*CE 49BEN 1312-1314PNC 13

Posti dei fedeli: IOE 98PNMR 273*PNC 14

Coro e organo: IOE 97MS 23; 63PNMR 274-275*BEN 1478-1481PNC 15

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Immagini sacre: SC 125*PNMR 278*BEN 1331-1337; 1358-1364PNC 16

Arredo: SC 123-124*PNMR 287-288; 311-312*Precis. C.E.I. 17*BEN 1159-1162; 1495-1500PNC 18

3. I TESTI

Costituzione conciliare sulla sacra liturgiaSacrosanctum ConciliumSC 122-129

L'arte sacra e la sacra suppellettile

122. Fra le più nobili attività dell'ingegno umano sonoannoverate, a pieno titolo, le arti liberali,soprattutto l'arte religiosa e il suo vertice, l'artesacra. Per loro stessa natura, queste arti tendono adesprimere in qualche modo, nelle opere umane,l'infinita bellezza di Dio, e tanto più sono volte alui e all'accrescimento della sua lode e della suagloria, in quanto non hanno nessun altro intento chequello di contribuire nel miglior modo possibile aindirizzare pienamente verso Dio lo spirito dell'uomo.Per tali motivi la santa Madre Chiesa ha semprefavorito le arti liberali, e ha sempre ricercato illoro nobile servizio, specialmente perché gli oggettidestinati al culto splendessero veramente per dignità,decoro e bellezza, segni e simboli delle realtàsoprannaturali: ed ella stessa ha formato degliartisti. A riguardo, anzi, di tali arti, la Chiesa si èsempre ritenuta, a buon diritto, come arbitra,

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scegliendo tra le opere degli artisti quelle cherispondevano alla fede, alla pietà e alle normereligiosamente tramandate, e risultavano adatte all'usosacro.Con speciale sollecitudine la Chiesa si è preoccupatache la sacra suppellettile servisse con la sua dignitàe bellezza al decoro del culto, ammettendo nellamateria, nella forma e nell'ornamento quei cambiamentiche il progresso della tecnica ha introdotto nel corsodei secoli.

123. La Chiesa non ha mai considerato come proprio unparticolare stile artistico, ma, secondo l'indole e lecondizioni dei popoli e le esigenze dei vari riti, haammesso le forme artistiche di ogni epoca, creandocosì, nel corso dei secoli, un tesoro artistico daconservarsi con ogni cura. Anche l'arte contemporaneadi tutti i popoli e paesi deve avere nella Chiesalibertà di espressione, purché serva con la dovutareverenza e il dovuto onore alle esigenze degli edificisacri e dei sacri riti. In tal modo essa potràaggiungere la propria voce al mirabile concento digloria che uomini eccelsi innalzarono nei secolipassati alla fede cattolica.

124. Nel promuovere e favorire un'autentica arte sacra, gliOrdinari procurino di ricercare piuttosto una nobilebellezza che una mera sontuosità. E ciò valga anche perle vesti e gli ornamenti sacri. I vescovi abbiano curadi allontanare dalla casa di Dio e dagli altri luoghisacri quelle opere d'arte che sono in contrasto con lafede, la morale e la pietà cristiana; che offendono ilgenuino senso religioso, o perché spregevoli nelleforme, o perché scadenti, mediocri o falsenell'espressione artistica.Nella costruzione poi degli edifici sacri ci sipreoccupi diligentemente della loro idoneità aconsentire lo svolgimento delle azioni liturgiche e lapartecipazione attiva dei fedeli.

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125. Si mantenga l'uso di esporre nelle chiese allavenerazione dei fedeli le immagini sacre. Tuttavia siespongano in numero moderato e nell'ordine dovuto, pernon destare ammirazione nei fedeli e per non indulgerea una devozione svisata.

126. Quando si tratta di dare un giudizio sulle opered'arte, gli Ordinari del luogo sentano il parere dellaCommissione diocesana di arte sacra e, se è il caso, dialtre persone particolarmente competenti, come puredelle Commissioni di cui gli articoli 44, 45, 46. Unavigilanza speciale abbiano gli Ordinari nell'evitareche la sacra suppellettile o le opere preziose, chesono ornamento della casa di Dio, vengano alienate odisperse.

127. I vescovi, o direttamente o per mezzo di sacerdotiidonei, che conoscono e amano l'arte, si prendano curadegli artisti, allo scopo di formarli allo spiritodell'arte sacra e della sacra Liturgia. Si raccomandainoltre di istituire, dove si terrà opportuno, scuole oaccademie di arte sacra per la formazione degliartisti.Tutti gli artisti, poi, che guidati dal loro talentointendono glorificare Dio nella santa Chiesa, ricordinosempre che la loro attività è in certo modo unareligiosa imitazione di Dio Creatore e che le loroopere sono destinate al culto cattolico,all'edificazione, alla pietà e all'istruzione religiosadei fedeli.

128. Si rivedano quanto prima, insieme ai libri liturgici,a norma dell'art. 25, i canoni e le disposizioniecclesiastiche che riguardano l'allestimento el'apparato delle cose esterne attinenti al culto sacro,e specialmente quanto riguarda la costruzione degna eappropriata degli edifici sacri, la forma e la erezionedegli altari, la nobiltà, la disposizione e lasicurezza del tabernacolo eucaristico, la funzionalitàe la dignità del battistero, la conveniente

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disposizione delle sacre immagini, della decorazione edegli ornati. Le norme che risultassero menorispondenti alla riforma della liturgia siano corretteo abolite: quelle invece che risultassero favorevolisiano mantenute o introdotte.A tale riguardo, soprattutto per quanto si riferiscealla materia e alla forma della sacra suppellettile edegli indumenti sacri, si concede facoltà alleassemblee episcopali delle varie regioni di fare gliadattamenti richiesti dalle necessità e dalle usanzelocali, a norma dell'art. 22 della presenteCostituzione.

129. I chierici, durante il corso filosofico e teologico,siano istruiti anche sulla storia e lo sviluppodell'arte sacra, come pure sui sani principi su cuidevono fondarsi le opere dell'arte sacra, in modo chesiano in grado di stimare e conservare i venerabilimonumenti della Chiesa e di offrire opportuni consigliagli artisti nella loro produzione d'arte.

MESSALE ROMANOPrincipi e norme per l'uso del messale romanoPNMR 255-288; 311-312

Cap. V

Disposizione e arredamento delle chiese per la celebrazione della Eucaristia

I. Principi generali

(...)

255. Tutte le chiese siano solennemente dedicate o almenobenedette. Le chiese cattedrali e parrocchiali sianosempre dedicate. I fedeli, poi, tengano nel dovuto

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onore la chiesa cattedrale della loro diocesi e lapropria chiesa parrocchiale; e considerino l'una el'altra segno di quella Chiesa spirituale alla cuiedificazione e sviluppo sono chiamati dalla loroprofessione cristiana.

256. Tutti coloro che sono interessati alla costruzione, alrestauro e al riordinamento delle chiese, consultino laCommissione diocesana di Liturgia e Arte sacra.L'Ordinario del luogo, poi, si serva del consiglio edell'aiuto della stessa Commissione quando si tratta didare norme in questa materia o di approvare progetti dinuove chiese, o di definire questioni di una certaimportanza.

II. Disposizione della chiesa per l'assemblea eucaristica

257. Il popolo di Dio, che si raduna, per la Messa, ha unastruttura organica e gerarchica, che si esprime neivari compiti (o ministeri) e nel diverso comportamentosecondo le singole parti della celebrazione. Pertanto ènecessario che la disposizione generale del luogo sacrosia tale da presentare in certo modo l'immaginedell'assemblea riunita, consentire l'ordinata eorganica partecipazione di tutti e favorire il regolaresvolgimento dei compiti di ciascuno.I fedeli e la schola avranno un posto che renda piùfacile la loro partecipazione attiva.Il sacerdote invece e i suoi ministri prenderanno postonel presbiterio, ossia in quella parte della chiesa chemanifesta il loro ministero, e in cui ognunorispettivamente presiede all'orazione, annuncia laparola di Dio e serve all'altare.Queste disposizioni servono ad esprimere la strutturagerarchica e la diversità dei compiti (o ministeri), madevono anche assicurare una più profonda e organicaunità, attraverso la quale si manifesti chiaramentel'unità di tutto il popolo santo. La natura poi e labellezza del luogo e di tutta la suppellettile devono

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favorire la pietà e manifestare la santità dei misteriche vengono celebrati.

III. Il presbiterio

258. Il presbiterio si deve opportunamente distingueredalla navata della chiesa per mezzo di una elevazione,o mediante strutture e ornamenti particolari. Siainoltre di tale ampiezza da consentire un comodosvolgimento dei sacri riti.

IV. L'altare

259. L'altare, sul quale si rende presente nei segnisacramentali il sacrificio della croce, è anche lamensa del Signore, alla quale il popolo di Dio èchiamato a partecipare quando è convocato per la Messa;l'altare è il centro dell'azione di grazie che sicompie con l'Eucaristia.

260. La celebrazione dell'Eucaristia in un luogo sacro sideve compiere sopra un altare fisso o mobile; fuori delluogo sacro, invece, specie se si fa ad modum actus, sipuò compiere anche sopra un tavolo adatto, purché visiano sempre una tovaglia e il corporale.

261. L'altare si dice "fisso" se è costruito in modo daaderire al pavimento e non poter quindi di venirrimosso; si dice invece "mobile" se lo si puòtrasportare.

262. Nella chiesa vi sia di norma l'altare fisso ededicato. Sia costruito staccato dalla parete, perpotervi facilmente girare intorno e celebrare rivoltiverso il popolo. Sia poi collocato in modo dacostituire realmente il centro verso il qualespontaneamente converga l'attenzione di tuttal'assemblea.

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263. Secondo un uso e un simbolismo tradizionali nellaChiesa, la mensa dell'altare fisso sia di pietra, e piùprecisamente di pietra naturale. Tuttavia, a giudiziodella Conferenza Episcopale, si può adoperare ancheun'altra materia degna, solida e ben lavorata.Gli stipiti però e la base per sostenere la mensapossono essere di qualsiasi materiale, purchéconveniente e solido.

264. L'altare mobile può essere costruito con qualsiasimateriale di un certo pregio e solido, confacenteall'uso liturgico, secondo lo stile e gli usi localidelle diverse regioni.

265. Gli altari, sia fissi che mobili, si dedicano secondoil Rito descritto nei libri liturgici; tuttavia glialtari mobili possono essere soltanto benedetti. Non viè alcun obbligo di inserire la pietra consacratanell'altare mobile o nel tavolo sul quale si compie lacelebrazione fuori del luogo sacro (cf n. 260).

266. Si mantenga l'uso di collocare sotto l'altare dadedicare le reliquie dei santi, anche se non martiri.Però si curi di verificare l'autenticità di talireliquie.

267. Gli altri altari siano pochi e, nelle nuove chiese,siano collocati in cappelle, separate in qualche mododalla navata della chiesa.

V. La suppellettile dell'altare

268. Per rispetto verso la celebrazione del memoriale delSignore e verso il convito nel quale vengono presentatiil Corpo ed il Sangue di Cristo, si distenda sopral'altare almeno una tovaglia, che sia adatta allastruttura dell'altare per la forma, la misura el'ornamento.

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269. I candelieri, richiesti per le singole azioniliturgiche, in segno di venerazione e di celebrazionegioiosa, siano collocati o sopra l'altare, oppureaccanto ad esso, tenuta presente la struttura siadell'altare che del presbiterio, in modo da formare untutto armonico; e non impediscano ai fedeli di vederecomodamente ciò che si compie o viene collocatosull'altare.

270. Inoltre vi sia sopra l'altare, o accanto ad esso, unacroce, ben visibile allo sguardo dell'assembleariunita.

VI. La sede per il celebrante e per i ministri, ossia illuogo della presidenza

271. La sede del sacerdote celebrante deve mostrare ilcompito che egli ha di presiedere l'assemblea e diguidare la preghiera. Perciò la collocazione più adattaè quella rivolta al popolo, al fondo del presbiterio, ameno che non vi si oppongano la struttura dell'edificioe altri elementi, ad esempio la troppa distanza cherendesse difficile la comunicazione tra il sacerdote el'assemblea. Si eviti ogni forma di trono. Le sedi peri ministri, invece, siano collocate in presbiterio nelposto più adatto perché essi possano compiere confacilità il proprio ufficio.

VII. L'ambone, ossia il luogo dal quale viene annunciata laparola di Dio

272. L'importanza della parola di Dio esige che vi sianella chiesa un luogo adatto dal quale essa vengaannunciata, e verso il quale, durante la Liturgia dellaParola, spontaneamente si rivolga l'attenzione deifedeli.

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Conviene che tale luogo generalmente sia un ambonefisso e non un semplice leggio mobile. L'ambone,secondo la struttura di ogni chiesa, deve esseredisposto in modo tale che i ministri possano esserecomodamente visti e ascoltati dai fedeli.Dall'ambone si proclamano le letture, il salmoresponsoriale e il preconio pasquale; ivi inoltre sipuò tenere l'omelia e la preghiera universale opreghiera dei fedeli.Non conviene però che all'ambone salga il commentatore,il cantore o l'animatore del coro.

VIII. I posti dei fedeli

273. Si curi in modo particolare la collocazione dei postidei fedeli, perché possano debitamente partecipare, conlo sguardo e con spirito, alle sacre celebrazioni. E'bene mettere a loro disposizione banchi e sedie. Sideve però riprovare l'uso di riservare dei posti apersone private.Le sedie o i banchi si dispongano in modo che i fedelipossano assumere comodamente i diversi atteggiamentidel corpo richiesti dalle diverse parti dellacelebrazione, e recarsi senza difficoltà a ricevere lasanta comunione.Si abbia cura che i fedeli possano non soltanto vedere,ma anche, con i mezzi tecnici moderni, ascoltarecomodamente sia il sacerdote sia gli altri ministri.

IX. Il posto della "schola" e dell'organo o di altristrumenti

274. La schola cantorum, tenuto conto della disposizione diogni chiesa, sia collocata in modo da metterechiaramente in risalto la sua natura: che essa cioè faparte dell'assemblea dei fedeli e svolge un suoparticolare ufficio; ne sia agevolato il compimento del

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suo ministero liturgico e sia facilitata a ciascuno deisuoi membri la partecipazione piena alla Messa, cioè lapartecipazione sacramentale.

275. L'organo e gli altri strumenti legittimamente ammessisiano collocati in luogo adatto, in modo da poteressere di appoggio sia alla schola sia al popolo checanta e, se vengono suonati da soli, possano esserefacilmente ascoltati da tutti.

X. Il posto per la custodia della Santissima Eucaristia

276. Si raccomanda vivamente che il luogo in cui siconserva la Santissima Eucaristia sia situato in unacappella adatta alla preghiera privata e allaadorazione dei fedeli. Se poi questo non si puòattuare, l'Eucaristia sia collocata in un altare, oanche fuori dell'altare, in un luogo della chiesa moltovisibile e debitamente ornato, tenuta presente lastruttura di ciascuna chiesa e le legittimeconsuetudini di ogni luogo.

277. Si custodisca la Santissima Eucaristia in un unicotabernacolo, inamovibile, e solido, non trasparente, echiuso in modo da evitare il più possibile il pericolodella profanazione.Pertanto in ogni chiesa normalmente vi sia un solotabernacolo.

XI. Le immagini esposte alla venerazione dei fedeli

278. Secondo un'antichissima tradizione della Chiesa, neiluoghi sacri legittimamente si espongano allavenerazione dei fedeli le immagini del Signore, dellabeata Vergine e dei santi.Si abbia cura tuttavia che il loro numero non siaeccessivo, e che la loro disposizione non distolgal'attenzione dei fedeli dalla celebrazione. Di un

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medesimo santo poi non si abbia che una sola immagine.In generale, nell'ornamento e nella disposizione dellachiesa, per quanto riguarda le immagini si cerchi difavorire la pietà della comunità.

XII. La disposizione generale del luogo sacro

279. L'arredamento della chiesa abbia di mira una nobilesemplicità, piuttosto che il fasto. Nella scelta deglielementi per l'arredamento, si curi la verità dellecose e si tenda all'educazione dei fedeli e alladignità di tutto il luogo sacro.

280. Una conveniente disposizione della chiesa e dei suoiaccessori, che rispondano opportunamente alle esigenzedel nostro tempo, richiede che non si curino solo lecose più direttamente pertinenti alla celebrazionedelle azioni sacre, ma che si preveda anche ciò checontribuisce alla comodità dei fedeli, e cheabitualmente si trova nei luoghi di riunione.

Cose necessarie per la celebrazione della Messa

II. Le suppellettili sacre in genere

287. Come per la costruzione di chiese, anche per ogni tipodi suppellettili sacra la Chiesa ammette il genere e lostile artistico di ogni regione, e accetta quegliadattamenti che corrispondono alle culture e alletradizioni dei singoli popoli, purché ogni cosa siaadatta all'uso per il quale è destinata.Anche in questo settore si curi quella nobilesemplicità che si accompagna tanto bene con l'arteautentica.

288. Nello scegliere la materia per la suppellettile sacra,oltre a quella tradizionalmente in uso, si possonoadoperare anche quelle, che, secondo la mentalità del

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nostro tempo, sono ritenute nobili, durevoli e che siadattano bene all'uso sacro. In questo settore, ilgiudizio spetta alla Conferenza Episcopale dellesingole regioni.

V. Altra suppellettile destinata all'uso della chiesa

311. Oltre ai vasi sacri e alle vesti liturgiche, per cuiviene prescritta una determinata materia, anche l'altrasuppellettile, destinata direttamente all'usoliturgico, o in qualunque altro modo ammessa nellachiesa, deve essere degna e rispondere al fine a cuiogni cosa è destinata.

312. Si curi in modo particolare che anche nelle cose diminore importanza le esigenze dell'arte sianoopportunamente rispettate, e che una nobile semplicitàsia sempre congiunta con la debita pulizia.

Conferenza Episcopale ItalianaMessale Romano, ed. 21983

Precisazioni

14. L'altare (cf PNMR n. 262)

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L'altare fisso della celebrazione sia unico e rivoltoal popolo.Nel caso di difficili soluzioni artistiche perl'adattamento di particolari chiese e presbitèri, sistudi, sempre d'intesa con le competenti Commissionidiocesane, l'opportunità di un altare "mobile"appositamente progettato e definitivo.Se l'altare retrostante non può essere rimosso oadattato, non si copra la sua mensa con la tovaglia.Si faccia attenzione a non ridurre l'altare a unsupporto di oggetti che nulla hanno a che fare con laliturgia eucaristica. Anche i candelieri e i fiorisiano sobri per numero e dimensione e la collocazionenon sia tanto ingombrante da sminuire il valore dellesuppellettili sacre e dei segni liturgici.

15. La sede per il celebrante e i ministri (cf PNMR n. 271)

La sede del celebrante e dei ministri sia in direttacomunicazione con l'assemblea.

16. L'ambone (cf PNMR n. 272)

L'ambone o luogo della Parola, sia conveniente perdignità e funzionalità; non sia ridotto a un sempliceleggìo, né diventi supporto per altri libri all'infuoridell'Evangeliario e del Lezionario.

17. Materia per la costruzione dell'altare (cf PNMR n.263), per la preparazione delle suppellettili (cf PNMRn. 268), dei vasi sacri (cf PNMR n. 294) e delle vestisacre (cf PNMR n. 305)

Si possono usare materiali diversi da quelli usatitradizionalmente, purché convenienti per la qualità efunzionalità all'uso liturgico.

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In particolare, per quanto attiene la coppa del caliceè da escludere l'impiego di metalli facilmenteossidabili (ad es. alpacca, rame, ottone, ecc.), anchese dorati, da cui, oltre l'alterazione delle sacrespecie, possono derivare effetti nocivi.Nell'impiego dei vari materiali si tengano presenti leindicazioni date in Principi e norme per l'uso del MessaleRomano, perché rispecchino quella dignitosa e austerabellezza che vi si deve sempre ricercare nelle operedell'artigianato a servizio del culto.

Pontificale RomanoBODCA 152-162

Dedicazione di un altare - Premesse

I. Natura e dignità dell'altare

Cristo, altare del suo sacrificio

152. Gli antichi Padri della Chiesa, meditando sulla paroladi Dio, non esitarono ad affermare che Cristo fuvittima, sacerdote e altare del suo stesso sacrificio.La lettera agli Ebrei descrive infatti il Cristo comepontefice sommo e altare vivente del tempio celeste, el'Apocalisse presenta il nostro Redentore come agnelloimmolato la cui offerta vien portata, per le manidell'angelo santo, sull'altare del cielo (cf Eb 4,14;13,10; Ap 5,6).

Anche il cristiano è altare spirituale

153. Se vero altare è Cristo, capo e maestro, anche idiscepoli, membra del suo corpo, sono altarispirituali, sui quali viene offerto a Dio il sacrificio

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di una vita santa. Interpretazione, questa, giàavvertita dai Padri stessi, per es. da sant'Ignaziod'Antiochia, quando rivolge quella sua mirabilepreghiera: "Lasciatemi questo solo: che io sia immolatoa Dio, finché l'altare è pronto", o da san Policarpo,allorché raccomanda alle vedove di vivere santamente,perché "sono altare di Dio". A queste espressioni faeco, accanto ad altre voci, quella di san GregorioMagno: "Che cos'è l'altare di Dio se non l'anima dicoloro che conducono una vita santa?... A buon diritto,quindi, altare di Dio vien chiamato il cuore deigiusti".Secondo un'altra immagine assai frequente negliscrittori ecclesiastici, i fedeli che si dedicano allapreghiera, che fanno salire a Dio le loro implorazionie offrono a lui il sacrificio delle loro suppliche,sono essi stessi pietre vive con le quali il SignoreGesù edifica l'altare della Chiesa.

L'altare, mensa del sacrificio e del convito pasquale

154. Cristo Signore, istituendo nel segno di un convitosacrificale il memoriale del sacrificio che stava peroffrire al Padre sull'altare della croce, rese sacra lamensa intorno alla quale dovevano radunarsi i fedeliper celebrare la sua Pasqua. L'altare è quindi mensadel sacrificio e del convito; su questa mensa ilsacerdote, che rappresenta Cristo Signore, fa ciò cheil Signore stesso fece e affidò ai discepoli, perché lofacessero anch'essi in memoria di lui. A tutto questoallude l'Apostolo, quando dice: "Il calice dellabenedizione che noi benediciamo, non è forse comunionecon il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo,non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poichéc'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo uncorpo solo: tutti infatti partecipiamo dell'unico pane"(1 Cor 10,16-17).

L'altare, segno di Cristo

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155. In ogni luogo, quando le circostanze lo esigono, ifigli della Chiesa possono celebrare il memoriale diCristo e appressarsi alla mensa del Signore. Convieneperò alla dignità del mistero eucaristico che i fedelicostruiscano, come già nei tempi antichi, un altarestabilmente destinato alla celebrazione della cena delSignore.L'altare cristiano è, per sua stessa natura, ara delsacrificio e mensa del convito pasquale:- su quell'ara viene perpetuato nel mistero, lungo ilcorso dei secoli, il sacrificio della croce, fino allavenuta di Cristo;- a quella mensa si riuniscono i figli della Chiesa,per rendere grazie a Dio e ricevere il corpo e ilsangue di Cristo.L'altare è pertanto, in tutte le chiese, "il centrodell'azione di grazie, che si compie nell'Eucaristia";a questo centro sono in qualche modo ordinati tutti glialtri riti della Chiesa.Per il fatto che all'altare si celebra il memoriale delSignore e vien distribuito ai fedeli il suo Corpo e ilsuo Sangue, gli scrittori ecclesiastici furono indottia scorgere nell'altare un segno di Cristo stesso; dondela nota affermazione che "l'altare é Cristo".

L'altare, onore dei martiri

156. La dignità dell'altare consiste tutta nel fatto cheesso è la mensa del Signore. Non sono dunque i corpidei martiri che onorano l'altare, ma piuttosto èl'altare che dà prestigio al sepolcro dei martiri.Proprio per onorare i corpi dei martiri e degli altrisanti, come per indicare che il sacrificio dei membritrae principio e significato dal sacrificio del Capo,conviene che l'altare venga eretto sui sepolcri deimartiri o che sotto l'altare siano deposte le lororeliquie, in modo che "vengano queste vittime trionfalia prendere il loro posto nel luogo in cui Cristo sioffre vittima. Egli però sta sopra l'altare, perché hapatito per tutti; questi, riscattati dalla sua

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passione, saranno collocati sotto l'altare". Unacollocazione che sembra ripresentare in qualche modo lavisione spirituale dell'apostolo Giovanninell'Apocalisse: "Vidi sotto l'altare le anime dicoloro che furono immolati a causa della parola di Dioe della testimonianza che gli avevano resa" (Ap 6,9).Sebbene infatti tutti i santi vengano chiamati a buondiritto testimoni di Cristo, ha però una forza tuttaparticolare la testimonianza del sangue e sono propriole reliquie dei martiri deposte sotto l'altare cheesprimono questa testimonianza in tutta la suainterezza.

II. Erezione dell'altare

157. E' opportuno che in ogni chiesa ci sia un altarefisso. Negli altri luoghi destinati alle sacrecelebrazioni, l'altare può essere fisso o "mobile".Altare fisso è quello che fa corpo con il pavimento suicui è costruito, ed è, come tale, inamovibile; altaremobile è quello che si può spostare.

158. E' bene che nelle nuove chiese venga eretto un soloaltare; l'unico altare, presso il quale si riuniscecome un solo corpo l'assemblea dei fedeli, è segnodell'unico nostro salvatore, Cristo Gesù, e dell'unicaEucaristia della Chiesa.Si potrà tuttavia erigere un secondo altare in unacappella possibilmente separata, in qualche modo, dallanavata della chiesa e destinata a ospitare iltabernacolo per la custodia del Santissimo Sacramento;sull'altare di questa cappella si potrà anche celebrarela Messa nei giorni feriali per un gruppo ristretto deifedeli.Si dovrà comunque evitare assolutamente la costruzionedi più altari al solo scopo di ornamento della chiesa.

159. L'altare si costruisca separato dalla parete, in moloche il sacerdote possa girarvi intorno senza difficoltàe celebrarvi la Messa rivolto verso il popolo; "sia poi

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collocato in modo da costituire realmente il centroverso il quale spontaneamente converga l'attenzione ditutta l'assemblea".

160. In conformità alla tradizione della Chiesa e alsimbolismo biblico dell'altare, la mensa dell'altarefisso deve essere di pietra e precisamente di pietranaturale. A giudizio però delle Conferenze Episcopali,può essere consentito l'uso di un'altra materia, purchésia degna, solida e ben lavorata.Per gli stipiti invece o per il basamento di sostegnodella mensa, è ammessa qualsiasi materia, purché degnae solida.

161. Per sua stessa natura, l'altare è dedicato a Diosoltanto, perché a Dio soltanto viene offerto ilsacrificio eucaristico. E' questo il senso in cui sideve intendere la consuetudine della Chiesa di dedicarea Dio altari in onore dei santi. Lo esprime assai benesant'Agostino: "Non ai martiri, ma al Dio dei martiridedichiamo altari, anche se lo facciamo nelle memoriedei martiri".E' una cosa, questa, da spiegare con chiarezza aifedeli. Nelle nuove chiese non si devono collocaresull'altare né statue, né immagini di santi. Neanche lereliquie dei santi, esposte alla venerazione deifedeli, si devono deporre sulla mensa dell'altare.

162. Verrà opportunamente conservata la tradizione dellaliturgia romana di deporre sotto l'altare reliquie dimartiri o di altri santi.Si tengano però presenti queste norme:a) Le reliquie siano di grandezza tale da lasciarintendere che si tratta di parti del corpo umano. Sideve quindi evitare la deposizione di reliquie troppominuscole di uno o più santi.b) Si usi la massima diligenza nel controllarel'autenticità delle reliquie. E' meglio dedicarel'altare senza reliquie, che riporre sotto di essoreliquie di dubbia autenticità.

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c) Il cofano delle reliquie non si deve sistemaresull'altare, né inserire nella mensa, ma riporre sottodi essa, tenuta presente la forma dell'altare.

B. NORMATIVA CANONICA

Codice di diritto canonicocann. 858, 934-940, 964, 1214-1222, 1235-1239

Libro IV - La funzione di santificare della Chiesa

Il Battesimo

Can. 858 - § 1. Ogni chiesa parrocchiale abbia il fontebattesimale, salvo il diritto cumulativo già acquisito daaltre chiese.

§ 2. Per comodità dei fedeli, l'Ordinario del luogo, uditoil parroco locale, può permettere o disporre che il fontebattesimale si trovi anche in un'altra chiesa o oratorioentro i confini della parrocchia.

Conservazione e venerazione della Santissima Eucaristia

Can. 934 - § 1. La Santissima Eucaristia1. deve essere conservata nella chiesa cattedrale o a

questa equiparata, in ogni chiesa parrocchiale e nellachiesa o oratorio annesso alla casa di un istitutoreligioso o di una società di vita apostolica;

2. può essere conservata nella cappella privata delVescovo e, su licenza dell'Ordinario del luogo, nelle altrechiese, oratori o cappelle private.

§ 2. Nei luoghi sacri dove viene conservata la SantissimaEucaristia, vi deve essere sempre chi ne abbia cura e, per

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quanto possibile, il sacerdote vi celebri la Messa almenodue volte al mese.

Can. 935 - Non è lecito ad alcuno conservare presso di séla Santissima Eucaristia o portarsela in viaggio, a menoche non vi sia una necessità pastorale urgente e osservatele disposizioni del Vescovo diocesano.

Can. 936 - Nella casa di un istituto religioso o inun'altra pia casa, la Santissima Eucaristia vengaconservata soltanto nella chiesa o nell'oratorio principaleannesso alla casa; l'Ordinario può tuttavia permettere peruna giusta causa che venga conservata in un altro oratoriodella medesima casa.

Can. 937 - Se non vi si oppone una grave ragione, la chiesanella quale viene conservata la Santissima Eucaristia,resti aperta ai fedeli almeno per qualche ora al giorno,affinché possano trattenersi in preghiera dinanzi alSantissimo Sacramento.

Can. 938 - § 1. La Santissima Eucaristia venga custoditaabitualmente in un solo tabernacolo della chiesa odell'oratorio.

§ 2. Il tabernacolo nel quale si custodisce la SantissimaEucaristia sia collocato in una parte della chiesa odell'oratorio che sia distinta, visibile, ornatadecorosamente, adatta alla preghiera.

§ 3. Il tabernacolo nel quale si custodisce abitualmente laSantissima Eucaristia sia inamovibile, costruito conmateriale solido non trasparente e chiuso in modo tale chesia evitato il più possibile ogni pericolo di profanazione.

§ 4. Per causa grave è consentito conservare la SantissimaEucaristia, soprattutto durante la notte, in altro luogopiù sicuro e decoroso.

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§ 5. Chi ha la cura della chiesa o dell'oratorio, provvedache la chiave del tabernacolo, nel quale è conservata laSantissima Eucaristia, sia custodita con la massimadiligenza.

Can. 939 - Le ostie consacrate vengano conservate nellapisside o in un piccolo vaso in quantità sufficiente allenecessità dei fedeli e, consumate nel debito modo leprecedenti, siano rinnovate con frequenza.

Can. 940 - Davanti al tabernacolo nel quale si custodiscela Santissima Eucaristia, brilli perennemente una specialelampada, mediante la quale venga indicata e sia onorata lapresenza di Cristo.

Sacramento della Penitenza

Can. 964 - § 1. Il luogo proprio per ricevere leconfessioni sacramentali è la chiesa o l'oratorio.

§ 2. Relativamente alla sede per le confessioni, le normevengano stabilite dalla Conferenza Episcopale, garantendotuttavia che si trovino sempre in un luogo aperto iconfessionali, provvisti di una grata fissa tra ilpenitente e il confessore, cosicché i fedeli che lodesiderano possano liberamente servirsene.

§ 3. Non si ricevano le confessioni fuori delconfessionale, se non per giusta causa.

Le chiese

Can. 1214 - Col nome di chiesa si intende un edificio sacrodestinato al culto divino, ove i fedeli abbiano il dirittodi entrare per esercitare soprattutto tale culto.

Can. 1215 - § 1. Non si costruisca nessuna chiesa senzaespresso consenso scritto del Vescovo diocesano.

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§ 2. Il Vescovo diocesano non dia tale consenso se, uditoil consiglio presbiterale e i rettori delle chiese vicine,non giudica che la nuova chiesa potrà servire al bene delleanime e che non mancheranno i mezzi necessari alla suacostruzione e al culto divino.

§ 3. Anche gli istituti religiosi, quantunque abbianoricevuto dal Vescovo diocesano il consenso per costruireuna nuova casa nella diocesi o nella città, tuttavia devonoottenere la sua licenza prima di edificare la chiesa in undeterminato luogo.

Can. 1216 - Nel costruire e nel restaurare le chiese, conil consiglio dei periti si osservino i principi e le normedella liturgia e dell'arte sacra.

Can. 1217 - § 1. Compiuta opportunatamente la costruzione,la nuova chiesa sia quanto prima dedicata o almenobenedetta, osservando le leggi della sacra liturgia.§ 2. Le chiese, particolarmente quelle cattedrali eparrocchiali, siano dedicate con Rito solenne.

Can. 1218 - Ciascuna chiesa abbia il suo titolo, che nonpuò essere cambiato, una volta avvenuta la dedicazione.

Can. 1219 - Nella chiesa legittimamente dedicata obenedetta si possono compiere tutti gli atti del cultodivino, salvi i diritti parrocchiali.

Can. 1220 - § 1. Tutti coloro cui spetta, abbiano cura chenella chiesa sia mantenuta quella pulizia e quel decoro chesi addice alla casa di Dio, e che sia tenuto lontano daesse tutto ciò che è alieno dalla santità del luogo.

§ 2. Per proteggere i beni sacri e preziosi si adoperinocon la cura ordinaria nella manutenzione anche gliopportuni mezzi di sicurezza.

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Can. 1221 - L'ingresso in chiesa durante il tempo dellesacre funzioni sia libero e gratuito.

Can. 1222 - § 1. Se una chiesa non può in alcun modo essereadibita al culto divino, né è possibile restaurarla, ilVescovo diocesano può ridurla a uso profano non indecoroso.

§ 2. Quando altre gravi ragioni suggeriscono che una chiesanon sia più adibita al culto divino, il Vescovo diocesano,udito il consiglio presbiterale, può ridurla a uso profanonon indecoroso, con il consenso di quanti rivendicanolegittimamente diritti su di essa e purché non ne patiscaalcun danno il bene delle anime.

Gli altari

Can. 1235 - § 1. L'altare, ossia la mensa sulla quale sicelebra il Sacrificio eucaristico, si dice fisso se ècostruito in modo che sia unito al pavimento e che perciònon possa essere rimosso; si dice mobile, invece, se puòessere trasportato.

§ 2. E' opportuno che in ogni chiesa vi sia l'altare fisso;invece negli altri luoghi destinati alle celebrazionisacre, l'altare può essere fisso o mobile.

Can. 1236 - § 1. Secondo l'uso tradizionale della Chiesa,la mensa dell'altare fisso sia di pietra e per di più diuna pietra naturale intera; tuttavia, a giudizio dellaConferenza Episcopale, si può usare anche un'altra materiadecorosa e solida. Gli stipiti o base, invero, possonoessere fatti di qualsiasi materia.

§ 2. L'altare mobile può essere costruito con qualsiasimateria solida conveniente all'uso liturgico.

Can. 1237 - § 1. Gli altari fissi devono essere dedicati;quelli mobili, invece, dedicati o benedetti secondo i ritiprescritti nei libri liturgici.

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§ 2. Secondo le norme prescritte nei libri liturgici, simantenga l'antica tradizione di riporre sotto l'altarefisso le reliquie dei martiri o di altri santi.

Can. 1238 - § 1. L'altare perde la dedicazione o labenedizione a norma del can. 1212.§ 2. Gli altari, fissi o mobili, non perdono la dedicazioneo la benedizione per il fatto che la chiesa o altro luogosacro siano ridotti a usi profani.

Can. 1239 - § 1. L'altare, sia fisso che mobile, deveessere riservato unicamente al culto divino, escludendo deltutto qualsivoglia uso profano.

§ 2. Sotto l'altare non sia riposto alcun cadavere;altrimenti non è lecito celebrarvi sopra la Messa.

C. NORMATIVA CIVILE

Legge l° giugno 1939, n. 1089

Art. 8 - Quando si tratti si cose appartenenti ad Entiecclesiastici, il Ministro per l'educazione nazionale,nell'esercizio dei suoi poteri, procederà per quantoriguarda le esigenze del culto, d'accordo con l'autoritàecclesiastica.

Art. 11 - Le cose previste dagli art. 1 e 2, appartenentialle province, ai comuni, agli enti e istitutiriconosciuti, non possono essere demolite, rimosse,modificate o restaurate senza l'autorizzazione del Ministroper l'educazione nazionale.Le cose medesime non possono essere adibite ad usi noncompatibili con il loro carattere storico od artistico,oppure tali da recare pregiudizio alla loro conservazione ointegrità.

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Esse debbono essere fissate al luogo di loro destinazionenel modo indicato dalla soprintendenza competente.

D. NORMATIVA CONCORDATARIA

Accordi di revisione del Concordato Lateranense, 18febbraio 1984

Art. 12, 1 - La Santa Sede e la Repubblica Italiana, nelrispettivo ordine, collaborano per la tutela del patrimoniostorico ed artistico.Al fine di armonizzare l'applicazione della legge italianacon le esigenze di carattere religioso, gli organicompetenti delle due parti concorderanno opportunedisposizioni per la salvaguardia, la valorizzazione e ilgodimento dei beni culturali d'interesse religiosoappartenenti ad enti e istituzioni ecclesiastiche.La conservazione e la consultazione degli archivid'interesse storico e delle biblioteche dei medesimi enti eistituzioni saranno favorite e agevolate sulla base diintese tra i competenti organi delle due parti.

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1. "Nel costruire e nel restaurare le chiese, con il consiglio deiperiti, si osservino i principi e le norme della liturgia e dell'artesacra."

2 Il termine "adeguamento" liturgico è stato scelto a preferenza dialtri (come "adattamento", "aggiornamento", "ristrutturazione") inquanto mette meglio in evidenza il fatto che le chiese hanno in sè lacapacità di modificarsi in relazione alla riforma liturgica, dalmomento che il loro legame con la liturgia è costitutivo: sono infattiluoghi creati per la liturgia e perciò sono "adeguabili" ad essa. Nelprocesso di "adeguamento" le chiese ritrovano la propria permanentedestinazione.

3 Cfr. nn. 22.23.44.45.46.122.125.126.

4 Inter Oecumenici (1964), Musicam Sacram, Eucharisticum Mysterium (1967),Liturgicae Instaurationes (1970), la lettera Sulla cura del patrimonio artistico estorico della Chiesa (1974), Principi e Norme del Messale Romano (1974), La liturgiaromana e l'inculturazione (1994).

5 Norme per la tutela e la conservazione del patrimonio artistico e storico della Chiesa(1974) e I beni culturali della Chiesa in Italia. Orientamenti (1992).

6 Cfr. legge 1° giugno 1939, n.1089.

7 Cfr. Accordi di revisione del Concordato Lateranense, 18 febbraio 1984, art. 12.

8 Cfr. in particolare l'Appendice II dedicata alla normativaliturgica, canonica, civile e concordataria, che ripropone, salvoalcuni aggiornamenti e integrazioni, quella della Nota pastorale, "Laprogettazione di nuove chiese".

9 Cfr.Messale Romano, Principi e norme, n. 254.

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10 Cfr. CEI, Commissione episcopale epr la liturgia, Nota pastorale, La progettazione di nuove chiese, Roma, 18 febbraio 1993, nn. 1-2.

11 Cfr. Conc. Ecum. Vat.. II, Costituzione sulla sacra liturgia, Sacrosactum Concilium, n.21.

12 Cfr. Gv 4,21: "E' giunta l'ora in cui nè su questo monte nè inGerusalemme adorerete il Padre"; Gv 4, 23: "E' giunta l'ora, ed èquesta, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito everità"; At 7, 48-49: "L'Altissimo non abita in costruzioni fatte damani d'uomo, come dice il profeta: "Il cielo è il mio trono e la terrasgabello per i miei piedi".

13 Cfr. MESSALE ROMANO, Principi e norme, n. 253; CCC, n. 1186.

14 Cfr. CEI, Commissione Episcopale per la liturgia, Nota pastorale, Laprogettazione di nuove chiese, Roma, 18 febbraio 1993, n.7.

15 Cfr. CEI, Orientamenti, I beni culturali della chiesa in Italia, Roma, 9dicembre 1992, nn.31-32.

16 Cfr. MESSALE ROMANO, Principi e norme, nn. 255-288, 311-312.

17 Cfr. CEI, Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale Laprogettazione di nuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, n. 7 e ss.

18 Nel trattare degli elementi e degli spazi per la celebrazioneeucaristica si prenderanno in considerazione elementi e luoghi che,pur interessando eminentemente la celebrazione dell'Eucaristia, sonocoinvolti anche dalla celebrazione di altri sacramenti.

19 Cfr. MESSALE ROMANO, Principi e norme, n. 257; vedi anche CEI CEI,Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale, La progettazione dinuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, n.7.

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20 Cfr. CEI, Benedizione degli Oli e Dedicazione della chiesa e dell'altare, n. 155.159;MESSALE ROMANO, Principi e norme, n. 259.

21 Cfr. MESSALE ROMANO, Principi e norme, n. 258; vedi anche CEI,Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale, La progettazione dinuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, nn. 8-10.

22 Cfr. Precis. C.E.I., n. 14.

23 Cfr. MESSALE ROMANO, Principi e norme, n. 270.

24 Cfr. MESSALE ROMANO, Principi e norme, n. 270.

25 Cfr. MESSALE ROMANO, Principi e norme, n. 259; CEI, Benedizione degli Oli eDedicazione della chiesa e dell'altare, nn. 152-162; vedi anche CEI, Commissioneepiscopale per la liturgia, Nota pastorale, La progettazione di nuove chiese,Roma 18 febbraio 1993, n. 8.

26 Cfr. Precis. C.E.I., n. 14; CEI, Benedizione degli Oli e Dedicazione della chiesa edell'altare, nn. 159; vedi anche CEI, Commissione episcopale per laliturgia, Nota pastorale, La progettazione di nuove chiese, Roma 18 febbraio1993; MESSALE ROMANO, Principi e norme, n. 269.

27 Cfr. MESSALE ROMANO, Principi e norme, n. 263.

28 Cfr. Precis. C.E.I., n. 14.

29 Cfr. Precis. C.E.I., n. 14.

30 Cfr. CEI, Benedizione degli Oli e Dedicazione della chiesa e dell'altare, n. 162.

31 Cfr. MESSALE ROMANO, Principi e norme, n. 272; vedi anche CEI,Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale, La progettazione dinuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, n. 9.

32 Cfr. LDF, n. 32-34.

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33 Cfr. Prenotanda al Rito dell'Ordinazione, nn. 1-10; vedi anche CEI,Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale, La progettazione dinuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, n.10.

34 Cfr. MESSALE ROMANO, Principi e norme, n. 271; vedi anche Precis. C.E.I., n.15; CEI, Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale, Laprogettazione di nuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, n. 10.

35 Cfr. Caerimoniale Episcoporum, Romae 1984, n. 47.

36 Cfr. MESSALE ROMANO, Principi e norme, n. 277; vedi anche CEI,Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale, La progettazione dinuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, n. 13.

37 Cfr. MESSALE ROMANO, Principi e norme, n. 276; CDC, can. 938, § 2.

38 Cfr. MESSALE ROMANO, Principi e norme, n. 274-275; vedi anche CEI,Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale, La progettazione dinuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, n. 15.

39 Cfr. CEI, Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale,La progettazione di nuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, n. 17.

40 Cfr. CEI, Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale,La progettazione di nuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, n. 18.

41 Cfr. MESSALE ROMANO, Principi e norme, nn. 279-280.287-288.311-312.

42 Cfr. CEI, Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale,La progettazione di nuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, n. 18.

43 Cfr. CEI, Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale,La progettazione di nuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, n. 11.

44 Cfr. CEI, Rito del battesimo dei bambini, n. 26; RICA, n. 26.

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45 Cfr. CEI, Rito del battesimo dei bambini, nn. 18-26.

46 Cfr. CEI, Benedizionale, n. 1166.

47 Cfr. CEI, Rito del battesimo dei bambini, nn. 18-21; RICA, nn. 18-21.

48 Cfr. CEI, Rito del battesimo dei bambini, n. 25; RICA, n. 25.

49 Cfr. CEI, Prenotanda al Rito della penitenza, n. 8.

50 Cfr. CEI, Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale,La progettazione di nuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, n. 12.

51 Cfr. CEI, Praenotanda al Rito della penitenza, n. 16.

52 Cfr. CEI, Rito della penitenza, n. 17; 24-26; 51-53.

53 Cfr CDC, can. 964, § 2.

54 Cfr. CEI, Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale,La progettazione di nuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, n. 12.

55 Cfr. CEI, Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale,La progettazione di nuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, n. 19.

56 Cfr. CEI, Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale,La progettazione di nuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, nn. 20-21.

57 Cfr. CEI, Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale,La progettazione di nuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, n. 16.

58 Cfr. MESSALE ROMANO, Principi e norme, n. 278.

59 Cfr. MESSALE ROMANO, Principi e norme, n. 278.

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60 Cfr. Conc. Vat. II, Costituzione sulla sacra liturgia, SacrosacntumConcilium. n. 124.

61 Cfr. CEI, Orientamenti, I beni culturali della chiesa in Italia, Roma, 9dicembre 1992, n. 41.

62 Cfr. CEI, Orientamenti, I beni culturali della chiesa in Italia, Roma, 9dicembre 1992, nn. 28-29.

63 Cfr CEI, Orientamenti, I beni culturali della chiesa in Italia, Roma, 9dicembre 1992, n. 39.

64 Cfr. CEI, Orientamenti, I beni culturali della chiesa in Italia, Roma, 9dicembre 1992, n. 20.

65 Cfr. CEI, Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale,La progettazione di nuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, nn. 25-26.

66 Cfr. C.E.I., Nota pastorale Le aggregazioni laicali nella Chiesa (1993).

67 Cfr. Norme C.E.I. 1974, nn. 12.17-19; CEI, Orientamenti, I beni culturalidella chiesa in Italia, Roma, 9 dicembre 1992, n. 4; CEI, Commissioneepiscopale per la liturgia, Nota pastorale, La progettazione di nuove chiese,Roma 18 febbraio 1993, n. 27.

68 Cfr. CEI, Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale, La progettazione di nuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, nn. 25.27.

69 Cfr. CEI, Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale, La progettazione di nuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, n. 27.

70 Cfr. CEI, Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale, La progettazione di nuove, Roma 18 febbraio 1993, n. 27.

71 Cfr. CEI, Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale, La progettazione di nuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, n. 30.

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72 Cfr. CEI, Orientamenti, I beni culturali della chiesa in Italia, Roma, 9 dicembre 1992, n. 39.

73 Cfr. CEI, Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale, La progettazione di nuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, n. 31.

74 Cfr. CEI, Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale, La progettazione di nuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, n. 32.

75 Cfr. CEI, Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale, La progettazione di nuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, n. 33.

76 Cfr. CEI, Commissione episcopale per la liturgia, Nota pastorale, La progettazione di nuove chiese, Roma 18 febbraio 1993, n. 38.

77 Cfr. CEI, Orientamenti, I beni culturali della chiesa in Italia, Roma, 9 dicembre 1992, n. 10.

78 Cfr. LRI, n. 43.

79 Cfr. Giovanni Paolo II, Lettera Apostolica, "Tertio Millennio Adveniente".

80 Cfr. CEI, Orientamenti, I beni culturali della chiesa in Italia, Roma, 9 dicembre 1992, n. 40.

81 Cfr. CEI, Orientamenti, I beni culturali della chiesa in Italia, Roma, 9 dicembre 1992, n. 40.

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INDICE

PRESENTAZIONE pag. 3

Avvertenza 5

INTRODUZIONE 7

1. L'adeguamento delle chiese, segno di fedeltà al Concilio7

2. Urgenza, complessità, interesse generale del problema8

3. La responsabilità ecclesiale84. Per la conciliazione di interessi diversi

95. Un problema da affrontare con sapienza liturgica eprogettuale 96. I contenuti della presente Nota 107. I destinatari 118. Gli obiettivi 119. Per una lettura contestuale 12

I. LE CHIESE, LA STORIA E LA LITURGIA 12

10. La relazione tra liturgia e chiesa12

11. La chiesa e il suo spazio per la celebrazioneliturgica 1212. Lo chiesa, architettura per la liturgia

1313. La chiesa, architettura come "icona"

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II. L'ADEGUAMENTO DEGLI SPAZI CELEBRATIVI 15

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14. Un progetto globale 15

A. L'adeguamento degli spazi per la celebrazionedell'Eucaristia 16

15. L'aula dell'assemblea1616. Il presbiterio 1717. L'altare 1818. L'ambone 1919. La sede del presidente 1920. La custodia eucaristica 2021. Il posto del coro e dell'organo

2122. Gli stalli del coro2123. La cappella feriale 2124. Gli arredi e le suppellettili22

B. L'adeguamento degli spazi per la celebrazione delBattesimo 23

25. Valorizzazione del fonte battesimale e delbattistero esistente 2326. L'adeguamento del fonte e del battistero

2427. Esigenze liturgiche 2428. Alcune situazioni ricorrenti e ipotesi di soluzione

2529. Segni e immagini per il fonte e il battistero

25

C. L'adeguamento degli spazi per la celebrazione dellaPenitenza 26

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30. Significato del luogo e della "sede" per lacelebrazione della Penitenza 2631. Adeguamento del luogo della Penitenza

2732. Situazioni ricorrenti e ipotesi di soluzione

2833. Nuove "sedi" confessionali

28

D. L'adeguamento dei luoghi sussidiari29

34. La sacrestia e il deposito29

35. Il sagrato e la piazza30

E. L'adeguamento del programma iconografico, devozionale edecorativo 30

36. Il significato del patrimonio iconograficodevozionale 3037. Criteri generali per l'adeguamento

3138. La situazione più frequente

3239. Chiese prive di immagini

3240. Programmi iconografici incompleti

3341. Nuove opere d'arte

3342. L'arredamento

3343. Le reliquie e i reliquiari

3444. Il museo e la chiesa

34

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III. L'ELABORAZIONE DEL PROGETTO DI ADEGUAMENTO 35

A. La committenza ecclesiale 35

45. Il committente35

46. La Commissione diocesana per l'arte sacra35

B. Gli autori del progetto36

47. Il progettista36

48. I consulenti36

C. Le chiese da adeguare 37

49. Aspetti generali dell'adeguamento37

50. Casi tipici di adeguamento: chiese cattedrali37

51. Chiese parrocchiali37

52. Santuari38

53. Chiese votive38

D. Il progetto di adeguamento 38

54. Le domande da cui partire38

55. I problemi da risolvere39

56. Le fasi del progetto40

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57. L'itinerario del progetto41

58. Il progetto delle strutture42

59. Il progetto degli impianti42

60. I documenti del progetto 44

61. La normativa canonica e civile44

CONCLUSIONE 45

62. Un vasto programma culturale per la Chiesa inItalia 45

APPENDICE 47

I. Elaborati e procedure per l'approvazione del progetto47

II. Normativa liturgica, canonica, civile e concordataria49

A.Normativa liturgica 491. I principali documenti 492. I maggiori riferimenti 503. I testi 52- Costituzione sulla sacra liturgia Sacrosanctum

Concilium 52- Messale Romano, Principi e norme 54- C.E.I. Messale Romano ed. 21983, Precisazioni60- Pontificale Romano 60

B.Normativa canonica 64- Codice di diritto Canonico, Libro IV64

C.Normativa civile 68

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D.Normativa concordataria 68

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