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Accademia Nazionale di Santa CeciliaStagione Sinfonica 2018
2019
Giovedì 18 Ottobre ore 19.30 - Turno G-G1Venerdì 19 Ottobre ore
20.30 - Turno V-V1Sabato 20 Ottobre ore 18.00 - Turno S-S1
Sala Santa CeciliaAuditorium Parco della Musica
Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Mikko Franck direttoreSol Gabetta violoncello
Il concerto è ripreso da Rai Radio3 e da Rai 5 per successive
trasmissioni. La prima trasmissione televisiva su Rai 5 avverrà il
6 dicembre alle ore 21.15
L’orchestra in tournéeDal 22 al 27 ottobre l’Orchestra, il
direttore Mikko Franck e Sol Gabetta saranno in tournée in Europa
con tappe a Verona, Brescia, Milano, Monaco di Baviera e
Bregenz.
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4© Uwe Arens
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Programma
Prima parte
Pëtr Il’ič Ciajkovskij (Votkinsk,1840 – San Pietroburgo,
1893)
Romeo e Giulietta, ouverture fantasiaAndante non tanto quasi
moderato. Allegro giusto
Durata 20’ circa
Édouard Lalo (Lilla, 1823 – Parigi, 1892)
Concerto in re minore per violoncello e orchestraI. Prélude
(Lento - Allegro maestoso)II. Intermezzo (Andantino con moto -
Allegro presto)III. Introduction (Andante) - Allegro vivace
Durata 25’ circa
Seconda parte
Jean Sibelius(Hämeenlinna, 1865 – Järvenpää, 1957)
Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 43AllegrettoTempo andante ma
rubatoVivacissimoFinale: Allegro moderato
Durata 45’ circa
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Pëtr Il’ič CiajkovskijRomeo e Giulietta Ouverture-fantasia
Data di Composizione 1869
Prima esecuzione Mosca, 4 marzo 1870, direttore Nikolaj
Rubinstein
Organico ottavino, 2 flauti, 2 oboi, corno inglese, 2
clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 2 trombe, 3 tromboni, basso tuba,
timpani, piatti, grancassa, arpa, archi
Durata 20’ circa
L’ouverture-fantasia Romeo e Giulietta è considerata uno dei
primi capolavori di Ciajkovskij. Fu Milij Balakirev, nell’estate
del 1869, a convincere l’allora giovane e promettente compositore a
scrivere un lavoro prendendo spunto dalla tragedia di Shakespeare.
“La mia Ouverture - scrisse Cajkovskij all’amico, qualche mese dopo
- procede abbastanza rapidamente, la maggior parte è già stata
composta e una parte considerevole di ciò che Voi mi avete
consigliato di fare è stata realizzata secondo le Vostre
istruzioni. In primo luogo, l’impianto è Vostro: l’introduzione che
descrive il frate, la rissa - Allegro, l’amore - il secondo tema -
e, secondariamente, le modulazioni, sono Vostre: l’introduzione in
mi maggiore, l’Allegro in si bemolle minore e il secondo soggetto
in re maggiore.“Romeo e Giulietta fu impostato in forma sonata,
aperto da un’introduzione associata al tema di Frate Lorenzo, e con
il primo tema dell’Allegro ispirato all’ostilità fra Capuleti e
Montecchi e il secondo alla vicenda degli amanti. Il finale è una
marcia funebre basata sul tema degli amanti e su una ripresa del
tema di Frate Lorenzo dell’inizio. La composizione piacque
all’esigentissimo Balakirev e fu eseguita per la prima volta il 4
marzo 1870 a Mosca, in un concerto della Società Musicale Russa
diretto da Nikolaj Rubinstein. Cajkovskij giudicava questa musica
la migliore tra tutte quelle che aveva scritto fino a quel momento,
tuttavia ciò non gli impedì di rivedere varie volte la partitura
nel corso del tempo, fino all’edizione definitiva del 1880.
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Romeo e Giulietta di Ciajkovskijdi Oreste Bossini
Il tema del Romeo e Giulietta ha avuto, come è noto, vasta
fortuna fra i musicisti. Nel 1839 Hector Berlioz aveva composto
un’ampia “sinfonia drammatica per soli, coro e orchestra” che
diresse a San Pietroburgo vent’anni dopo. A uno dei concerti tenuti
da Berlioz in Russia, nell’inverno del 1867-68, il giovane
Ciajkovskij ebbe modo di ascoltare qualche pagina del Roméo et
Juliette francese. L’influenza di Shakespeare giungeva un po’
smorzata alla giovane scuola dei musicisti russi, attraverso il
filtro delle passioni teatrali romantiche di Hugo, Musset e Dumas.
Le grandi Sinfonie a programma di Berlioz costituivano la prima
spremitura di quelle forme d’espressione nuove e rivoluzionarie,
che gli scrittori e gli artisti romantici avevano intravisto in
Shakespeare, Goethe e Virgilio.Il primo musicista russo in grado di
riconoscere e coltivare questa moderna sensibilità verso il mondo
letterario fu Milij Alekseevic Balakirev, che animava a San
Pietroburgo il circolo di musicisti passato alla storia come il
Gruppo dei Cinque. Ciajkovskij non ne faceva parte in senso
proprio, ma manteneva rapporti di stima e di ammirazione sia con
il leader, sia con altri compositori del gruppo, in particolare
Nikolaj Rimskij-Korsakov.Nell’estate del 1869 Balakirev arrivò a
Mosca ed ebbe occasione di frequentare il giovane e promettente
compositore, uscito dal Conservatorio e perciò malvisto dagli altri
membri del suo circolo. Durante il soggiorno, Balakirev persuase
Ciajkovskij a scrivere
un lavoro prendendo spunto dalla tragedia di Shakespeare.“La mia
Ouverture – scrisse Ciajkovskij all’amico, qualche mese dopo –
procede abbastanza rapidamente, la maggior parte è già stata
composta e una parte considerevole di ciò che Voi mi avete
consigliato di fare è stata realizzata secondo le Vostre
istruzioni. In primo luogo, l’impianto è Vostro: l’introduzione che
descrive il frate, la rissa – Allegro, l’amore – il secondo tema –
e, secondariamente, le modulazioni, sono Vostre: l’introduzione in
mi maggiore, l’Allegro in si bemolle minore e il secondo soggetto
in re maggiore. Certamente non sono nella posizione di dire cosa
sia buono e che cosa no. Non posso essere
LIBRI
David BrownCiajkovskijGuida alla vita e all’ascoltoIl
saggiatore, Milano 2012
Alexandra OrlovaCajkovskij. Un autoritratto EDT, Torino 1993
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oggettivo verso le mie creature; scrivo come sono capace; è
sempre difficile per me soffermarmi su un’idea musicale tra quelle
che mi vengono in mente, ma una volta sceltane una, mi abituo a
essa,
ai suoi lati positivi come a quelli negativi, così che mi
risulta incredibilmente faticoso rielaborarla o riscriverla”. Romeo
e Giulietta piacque all’esigentissimo Balakirev – sarebbe stato
difficile il contrario, viste le premesse – e fu eseguita per la
prima volta il 4 marzo 1870 a Mosca, in un concerto della Società
Musicale Russa diretto da Nikolaj Rubinstein. Ciajkovskij giudicava
questa musica la migliore tra tutte quelle che aveva scritto fino a
quel momento, tuttavia ciò non gli impedì di rivedere varie volte
la partitura nel corso del tempo, fino all’edizione definitiva del
1880.Per Ciajkovskij il teatro di Shakespeare costituiva una
potente illustrazione delle fondamentali passioni del cuore umano.
Il suo linguaggio musicale tendeva a riempire gli spazi ereditati
dalla tradizione, senza aspirare ad allargare i confini delle forme
stabilite. Il programma letterario dell’Ouverture forniva a
Ciajkovskij una situazione drammaturgica ideale per costruire una
classica pagina da concerto. La vicenda di Romeo e Giulietta
si riduce nella sua versione a due elementi drammatici
contrastanti, che racchiudono in sintesi tutta la tragedia.Il primo
consiste nella violenta faida feudale tra Capuleti e Montecchi, che
si esprime nel nodoso tema dell’Allegro giusto, un secco fascio di
ritmi e sincopi inchiodato fino alla fine alla tonalità di si
minore. Al lato opposto troviamo invece il tema dell’amore, “dolce
ma sensibile” come recita l’indicazione espressiva della partitura,
che fluttua in varie tonalità fino a consumarsi nell’estenuata e
sublime apparizione finale, nella coda, sospesa in un etereo si
maggiore scandito da liquidi arpeggi dell’arpa. Una morte
voluttuosa, quella degli amanti, certificata dal drammatico epilogo
affidato a un estremo ritorno del tema principale, che sembra
piombare sul corpo esanime dei due infelici
CD
Romeo and JulietHamletThe Tempest Simón Bolívar
SymphonyOrchestra of VenezuelaGustavo Dudamel direttoreDGG 2011
Ciajkovskij Overtures and FantasiesRomeo and Juliet;Francesca da
Rimini; 1812 Overture; Waltz e Polonaise da Onegin,Orchestra e Coro
dell’Accademia Nazionale di Santa CeciliaAntonio Pappano
direttoreWarner 2007
Romeo e Giulietta Lo schiaccianociBerliner PhilharmonikerHerbert
von Karajan1994 Karajan Gold DGG
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rampolli come una pietra tombale. La realtà, sembra concludere
l’autore, avrà sempre la meglio sul sogno d’amore.L’Ouverture è
costruita in sostanza come un ampio movimento di Sonata, preceduto
da un’introduzione (Andante non tanto quasi Moderato) e seguito da
un’appendice (Moderato assai), che funge da reminiscenza del
dramma. La forma sostanzialmente strofica di quest’ampia pagina
orchestrale rispecchia l’ordine classicheggiante della sua
struttura architettonica. Ciajkovskij ricorre in qualche punto,
come per esempio all’inizio dello sviluppo, allo stile
contrappuntistico, giustificando così certe accuse di accademismo
che gli venivano rivolte dall’ambiente dei Cinque. In definitiva la
grande bellezza del lavoro consiste soprattutto nella schiacciante
forza dell’invenzione melodica, concentrata nell’irresistibile
frase d’amore che costituisce il cosiddetto secondo tema.
Ciajkovskij si limitava forse a sviluppare una sola idea, ma con
una tale potenza espressiva da far risultare “incredibilmente
faticoso rielaborarla o riscriverla”, come confessava candidamente
l’autore nella già menzionata lettera a Balakirev.
Frank Bernard Dicksee, Romeo and Juliet - 1884
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Édouard LaloConcerto in re minore per violoncello e
orchestra
Data di composizione 1876.
Prima esecuzione 3 dicembre 1878 Parigi; direttore Jules Étienne
Pasdeloup violoncello Adolphe Fischer
Organico 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 2
trombe, 3 tromboni, timpani, archi
Durata 25’ circa
Il concerto per violoncello e orchestra in re minore fu composto
da Lalo nel 1876 ed eseguito la prima volta a Parigi il 3 dicembre
1878, con il famoso violoncellista solista Adolphe Fischer, in
occasione dei “concerts populaires”, un ciclo di concerti creato
con l’obiettivo di avvicinare alla musica il pubblico più ampio
possibile. Il concerto divenne, assieme a quello di Saint-Saëns, il
più importante contributo della musica francese al repertorio
concertistico per violoncello.Il concerto è suddiviso in tre
movimenti. l primo movimento inizia con una parte introduttiva
(Prélude - Lento) di carattere nobile e drammatico; segue l’Allegro
maestoso che ha una forma tradizionale, con la consueta
contrapposizione di due temi, uno più eroico e appassionato e un
secondo più dolce e cantabile. Il secondo movimento accoglie alcuni
elementi di quell’esotismo iberico tanto caro alla cultura francese
dell’Ottocento (non dimentichiamo che Lalo vantava origini spagnole
e la sua più celebre composizione è proprio quella Symphonie
espagnole scritta per il violinista Pablo de Sarasate). Il concerto
si conclude con un terzo movimento di grande vivacità e
freschezza.
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Concerto per violoncello di Lalodi Oreste Bossini
Il 3 dicembre 1878, giusto l’anno in cui Ciajkovskij e Brahms
creavano i loro Concerti per violino e orchestra, i lavori
concertanti per strumento ad arco di maggior rilievo
dell’Ottocento, Edouard Lalo presentava in pubblico il suo Concerto
per violoncello e orchestra in re minore. Il solista era Adolphe
Fischer, un eminente violoncellista belga trasferitosi a Parigi nel
1868, che interpretò per la prima volta il lavoro in uno dei
“Concerts populaires” organizzati dall’instancabile direttore
d’orchestra
Jules-Etienne Pasdeloup. Il Concerto ebbe successo e costituì,
assieme a quello di Saint-Saëns, il più importante contributo della
musica francese allo scarno repertorio concertistico del
violoncello.Lalo, nato in una famiglia di militari, si era formato
come violinista e per molti anni si era guadagnato da vivere a
Parigi suonando la viola nel Quartetto Armingaud. La conoscenza e
la pratica della musica strumentale orientavano naturalmente il suo
stile verso gli autori classici e romantici. La musica Schumann, in
particolare, rappresentava per Lalo la forma più moderna e seria
dello stile concertante, una volta tramontata l’epoca del
virtuosismo brillante e da salon, che aveva dominato la scena
musicale di Parigi nella prima metà dell’Ottocento.
Questa tendenza verso una musica più impegnativa era però ancora
avvertita come un difetto dal pubblico del teatro, in particolare
dagli amanti del balletto, che criticarono aspramente il suo
Namouna, messo in scena all’Opéra nel 1882, bollando l’autore della
musica come un “sinfonista”.I giovani, però, erano dalla sua parte,
tanto che il loro entusiasmo nel sostenere il lavoro provocò per un
certo tempo l’interdizione del teatro agli allievi di composizione
del Conservatorio, tra cui Debussy.Nel caso di un Concerto per
violoncello, il modello di Schumann era particolarmente influente.
La parte introduttiva del primo movimento,
CD
RomanceLalo Concerto per violoncelloe musiche di Glazunov,
Saint-Saëns, Dvorák, Čajkovskij e CasalsOrchestra dell’Accademia
Nazionale di Santa CeciliaAntonio Pappano direttoreHan-Na Chang
violoncelloWarner Classics 2011
Saint-Saëns - Lalo Concerti per violoncello e orchestra
Ciajkovskij Variazioni RococòYo-Yo Ma violoncelloLorin Maazel
direttoreOrchestre National de FranceSony Classical 2010
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Prélude (Lento), consiste in una sorta di recitativo
accompagnato, nobile e drammatico, in cui si respira pienamente
l’aria della Romantik. Il movimento vero e proprio, Allegro
maestoso, ha una forma tradizionale, con la consueta
contrapposizione di una prima parte, in re minore, dallo slancio
eroico e appassionato, e di una seconda idea, d’eleganza più
sfumata da un punto di vista armonico, dal carattere più dolce e
cantabile. L’originalità della forma consiste nel ritorno
dell’introduzione lenta nel corso della parte centrale,
che assicura al movimento un flusso narrativo sciolto e
continuo.Ma l’aspetto forse più interessante riguarda il
trattamento della parte solistica. La voce del violoncello viene
spinta in certe zone, per esempio nella parte iniziale dello
sviluppo, a una sorta di declamato drammatico, che non sembra
lontano dallo stile di canto del dramme lyrique
dell’epoca.L’esotismo, com’é noto, costituisce un elemento
caratteristico della cultura francese dell’Ottocento. Lalo, che
vantava antenati spagnoli, fu uno dei molti autori impressionati
dal violinismo elettrizzante di Pablo de Sarasate, per il quale
compose la celebre Symphonie espagnole. Qualche pizzico di esotismo
iberico fu sparso anche nell’Intermezzo del Concerto.Il movimento è
costituito da due parti ben distinte, un Andantino con moto in sol
minore, una sorta di elegia sobria e pensosa, e un Allegro presto
in maggiore, dal ritmo leggero e meticcio. La combinazione delle
due metà, così contrastanti l’una con l’altra, crea un effetto
molto curioso, quasi un sapore coloniale.Il Concerto termina con un
terzo e ultimo movimento, articolato come il primo in una parte
d’Introduzione e in una forma sonata. La musica è fresca e vivace;
colpisce soprattutto il colore romantico dell’orchestra, connotata
dalle fanfare dei corni. Lalo non pretende di esplorare mondi
sconosciuti, né ama intraprendere incerti viaggi nell’anima. Si
accontenta di paesaggi da cartolina e di esotiche scenografie
teatrali, che per la verità gli riescono magnificamente.
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Edouard Lalo in un ritratto a matita comparso sul periodico
Revue de France il 30 aprile 1892, a pochi giorni dalla scomparsa
del compositore francese.
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Jean Sibelius Sinfonia n. 2 in re maggiore
Data di composizione 1900-1902
Prima esecuzione Helsinki, 8 marzo 1902Orchestra Filarmonica di
Helsinki; direttore Jean Sibelius
Organico 2 Flauti, 2 Oboi, 2 Clarinetti, 2 Fagotti, 4 Corni, 3
Trombe, 3 Tromboni, Tuba, Timpani, Archi
Durata 45’ circa
Composta nel 1901 in Italia, a Rapallo, la Sinfonia n. 2 venne
eseguita per la prima volta a Helsinki diretta dall’autore nel
marzo 1902, e divenne, da subito un simbolo dell’orgoglio finnico,
perché proprio in quegli anni montava in Finlandia la ribellione
contro la colonizzazione russa.L’autore non era direttamente
coinvolto nelle vicende politiche, ma aveva comunque creato
un’opera di carattere eroico e trionfalistico, che conquistò
facilmente una grande popolarità, facendo di questa Sinfonia la più
celebre fra le sette composte.La fluidità dell’invenzione melodica
è uno dei tratti caratteristici di Sibelius, che d’altra parte
possedeva anche una solida tecnica d’orchestrazione.La sinfonia si
articola in quattro movimenti: il primo movimento è caratterizzato
da un breve motivo, una figura di tre note discendenti ripetute per
tre volte, destinato a continue varianti e modificazioni. Dopo un
drammatico secondo movimento, il terzo, Vivacissimo, contempla uno
Scherzo e un Trio in cui si alternano un’agile cavalcata dei
violini con un pacato e amabile tema pastorale. Infine il
trionfalistico Finale conferma il carattere eroico della
composizione.
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La Seconda Sinfonia di Sibeliusdi Enrico Girardi
La Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 43 è la più popolare delle
sette composte da Jean Sibelius e chi ne ascolti l’ultimo
movimento, così eroico, innodico e trionfalistico, non fatica a
ravvisarne il perché. Composta nel 1901 in Italia, a Rapallo, dove
il musicista aveva soggiornato all’indomani del buon successo della
Sinfonia precedente, venne eseguita per la prima volta a Helsinki
diretta dall’autore nel marzo 1902, mentre montava sempre più
manifesta da parte dei nazionalisti finlandesi l’insoddisfazione e
il desiderio di ribellione contro la colonizzazione russa. Fin da
subito divenne perciò, insieme con il poema sinfonico Finlandia
del 1899, sempre dell’“eroe nazionale” Sibelius, un simbolo
dell’orgoglio finnico. Al di là di tali connotazioni politiche,
invero estranee alla sensibilità dell’autore – quantomeno in tal
forma “diretta” – l’opera conquistò le platee perché trasuda
tradizione romantica
e sostanziale estraneità a quegli “ismi” che andavano
affacciandosi, non senza resistenze, nella vita musicale
centro-europea. Come gran parte della produzione sibeliana, gode
inoltre di fluidità d’eloquio, di buon grado d’invenzione melodica,
ed è orchestrata con logica e disciplina. Ha tutto per piacere. E
non ha bisogno di numerosi ascolti per far breccia anche presso
l’ascoltatore occasionale. Non a caso pensava soprattutto a questa
Sinfonia e alla precedente, ben più che a quelle più
intellettualistiche a venire, Adorno, quando scrisse la propria
Glossa su Sibelius, pesante requisitoria contro le attitudini
conservatrici del compositore di Hämeenlinna.Tra queste ultime
Adorno contemplava il rispetto aprioristico delle forme sinfoniche
che l’Ottocento aveva lasciato in eredità. E certo, ammesso che ciò
sia una colpa, i tempi di quest’opera non presentano “deviazioni”
alla regola, eccetto il primo.Il secondo movimento Tempo andante,
ma rubato è un ampio affresco in forma ternaria, con una parte
centrale (Andante sostenuto) che rompe il clima dolorosamente
pensoso delle sezioni estreme attraverso l’esposizione di un tema
molto espressivo, se non cantabile. Scherzo e Trio del terzo
movimento Vivacissimo alternano invece un’agile cavalcata dei
violini con un pacato, amabile tema pastorale cantato
LIBRI
Ferruccio TammaroJean SibeliusTorino, Rai Eri 1990
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da flauto e fagotto, mentre il trionfalistico Finale, che giunge
in coda allo Scherzo senza soluzione di continuità, è un Rondò a
tutti gli effetti, con il solenne tema principale che funge da
ritornello, interrotto tre volte
da altrettanti episodi secondari.Meno tradizionale invece, è il
primo movimento Allegretto, dove l’ascoltatore penserebbe di
rintracciare la regina delle forme sinfoniche, la forma-sonata. A
ben guardare, le classiche sezioni di Esposizione, Sviluppo e
Ripresa non mancano. Né mancano i due temi principali, sebbene il
primo abbia un peso nell’economia formale generale che non vanta il
secondo. Ciò che rende questo Allegretto una pagina originale,
forse meno “bella” delle successive ma più “interessante” – per
utilizzare le ormai fruste categorie adorniane – è che alla
base
dell’architettura di questa pagina non si erge il tema ma un
motivo di poche note, una figura di tre volte tre note discendenti
nella sua prima formulazione, destinato a continue varianti e
modificazioni, tanto che non è ben chiaro, in termini strettamente
accademici, dove possa dirsi conclusa la sezione espositiva e
aperta quella di sviluppo. In altri termini, si può dire che
l’intero movimento è una sorta di continua e assai libera
elaborazione di tale materiale, nella quale gioca un ruolo
sintattico fondamentale la strumentazione, intesa come attribuzione
di esso ora all’una e ora all’altra delle famiglie orchestrali.
CDSinfonie nn. 1, 2, 5, 7Wiener PhilharmonikerLeonard Bernstein
direttoreDGG 2011 (2 cd)
Sinfonia n. 2Los Angeles PhilharmonicEsa-Pekka Salonen
direttoreDGG 2007
“Sibelius. The Symphonies”Wiener PhilharmonikerLorin Maazel
direttoreDecca 1991 (3 cd)
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Sibelius e l’Italiadi Edoardo R. Gummerus
[…] Nell’estate del 1894 Giovanni Sibelius vide per la prima
volta i bei lidi d’Italia, che tanta importanza ebbero in seguito
per la sua formazione sinfonica. Trascorse alcune settimane a Roma
e a Venezia riportandone impressioni indimenticabili: “era la prima
volta che mi trovavo in Italia, e ne fui avvinto, tanto
dall’ambiente storico quanto dalla natura e dal popolo. Molte volte
ho soggiornato, in seguito, in Italia. Ogni qual volta lo potevo
sono tornato in quel paese meraviglioso”.Passarono alcuni anni
prima che Sibelius potesse ritornare in Italia. Ma la primavera che
vi trascorse, iniziando dal mese di febbraio 1901, a Rapallo e a
Santa Margherita, può chiamarsi veramente il “periodo italiano” del
grande musicista nordico. Fu infatti a Rapallo che Sibelius compose
la Seconda Sinfonia, tutta dedicata alla primavera italica. Sotto
quei cieli, al cospetto degli orizzonti marini del Golfo del
Tigullio, il giovane compositore s’inebriava di luce, di sole, di
profumi. Egli ne dice: “Si viveva al tempo delle violette – i
boschi ne erano saturi. Facevo lunghe passeggiate da Rapallo per le
strade della costiera, fra i monti ammantati di pini, ulivi e
cipressi… La mia famiglia abitava a Rapallo, alla Pension Suisse,
per conto proprio aveva affittato uno studio in una villetta in
collina, tutta circondata di un meraviglioso giardino…”. Furono i
tempi più felici del genio di Sibelius, fecondato ed esaltato da
quell’aura di vita tanto benefica agli spiriti nordici più eletti,
portati per natura alla malinconia, a una fosca e tetra visione
della vita. […]Infatti, l’anima del nord ospite dei giardini
d’Italia, memore della patria lontana e inebriata di sole e di
primavera: questo è il motivo, nello spirito e nella forma, della
Seconda Sinfonia di Sibelius. Essa rappresenta quasi un fatto unico
nell’opera grandiosa del maestro, che col precipitare degli anni e
degli avvenimenti doveva prendere una svolta verso espressioni
sempre più contemplative, più scabre e più ascetiche. Come che sia,
la Seconda Sinfonia, beniamina del pubblico, è senza dubbio
l’espressione musicale più alta che mai un genio nordico abbia
concepito in Italia.A Roma […] il 5 aprile 1914 all’Augusteo il
sottoscritto assistette, ragazzino ignaro in compagnia dei
genitori, alla prima esecuzione in quella memorabile sala romana
della Prima Sinfonia di Sibelius diretta da Georg Schnéevoigt
[…]
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Erano trascorsi nove anni quando, nella primavera del 1923, il
pubblico romano ebbe agio di salutare per la prima e unica volta
Giovanni Sibelius in un concerto diretto dal maestro in persona. È
facile capire con quale intimo piacere il finlandese rivedeva
l’Italia, la patria d’elezione della sua Seconda Sinfonia. Questa
volta l’iniziativa veniva da parte italiana; se ne era fatto
promotore l’indimenticabile maestro Bernardino Molinari,
consigliere dell’Accademia di Santa Cecilia e convinto ammiratore
di Sibelius. Il programma portava il titolo: “Concerto orchestrale
diretto da Giovanni Sibelius, domenica 18 marzo 1923 ore 16.30”.
[…] Alla prova generale vi fu un certo nervosismo e Molinari,
sempre comprensivo e cortesissimo, stava pronto ad accorrere collo
spartito in mano. Sibelius, com’è noto, per il suo carattere
schivo, aveva in genere poca disposizione a dirigere, e d’altronde
non aveva avuto il tempo di conoscere l’orchestra, che due mesi
prima era stata diretta da Stokowsky in alcune esecuzioni
memorabili. Vi furono parecchie pause e riprese, particolarmente
nella prova della Seconda Sinfonia, e Sibelius dal podio si
consigliò con Molinari. […] Ricordo la grande sala vuota, un po’
umida e piena d’ombre, e la luce della lampadina del podio che
circondava di un alone la severa figura di Sibelius. Il concerto
ottenne, comunque, un successo notevole, e ricordo la soddisfazione
che provai a leggere le critiche dei giornali romani, altamente
elogiative ed evocative del Kalevala e delle ispirazioni
folcloristiche del maestro finlandese. Mi parve, però, che Sibelius
non ne fosse interamente soddisfatto. […] Per la mia modestissima
parte – avevo 18 anni – riportai in quelle lontane giornate romane
un’impressione indimenticabile della personalità di Giovanni
Sibelius: la sua figura imponente, severa e taciturna, sempre
riservata e come protesa all’ascolto di quelle Voces Intimae che
formano il tema di una delle sue opere più note di musica da
camera. I miei genitori, che allora rappresentavano la Finlandia a
Roma, offrirono naturalmente pranzi ufficiali al Maestro e
cercarono di festeggiare in ogni modo il suo soggiorno a Roma.
[…]L’unica volta che lo vidi sorridere, di un sorriso caldo e
schietto, fu in una giornata solatia di marzo, a Frascati. Si
passeggiava lentamente nei viali di Villa Aldobrandini, canori di
acque e odorosi di violette; Sibelius ci precedeva, appoggiato al
bastone, col pesante cappotto aperto all’aria già primaverile, e
noi non si osava distoglierlo dalla sua meditazione. Fu allora che
uno di noi, forse io o mio fratello,
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colse un ramoscello d’alloro e lo porse al maestro. E la sua
chiusa e assorta figura improvvisamente si aperse in quel sorriso
tanto caldo e umano, come se da infinite lontananze avesse voluto
farci partecipi della sua inesauribile ricchezza spirituale, fuori
del tempo e dello spazio. Sibelius a quell’epoca era già da tempo
Accademico onorario di Santa Cecilia […]
Tratto dalla rivista Il sipario, Roma 1966
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Le esecuzioni a Santa CeciliaRomeo e Giulietta di
Ciajkovskij1907 Gustav Mahler; 1909 Egisto Tango; 1910 Bernardino
Molinari; 1912 Ignacy Waghalter; 1915 Bernardino Molinari; 1917
Bernardino Molinari; 1918 Rodolfo Ferrari; 1922 Bruno Walter; 1935
Pietro Mascagni;1936 Vittorio Gui; 1937 Bernardino Molinari; 1942
Antonio Pedrotti;1945 Igor Markevitch; 1949 Antal Doráti, Lamberto
Gardelli, Carlo Zecchi; 1951 Massimo Freccia, Carlo Zecchi; 1953
Leopold Stokowski; 1955 Carlo Zecchi, Alceo Galliera; 1956 Umberto
Andrea Cattini, Meredith Davies; 1957 Frieder Weissmann, John
Barbirolli; 1958 André Kostelanetz; 1960 Carlo Zecchi, Alceo
Galliera, Gennadij Roždestvenskij (Orchestra Filarmonica di
Leningrado); 1962 Claudio Abbado; 1967 Carlo Zecchi; 1969 Yuri
Simonov; 1971 Ernesto Gordini; 1975 Gianluigi Gelmetti, 1976 Bruno
Aprea; 1977 Massimo De Bernart; 1978 Riccardo Muti (Philharmonia
Orchestra); 1979 Yuri Temirkanov, Dmitrij Kitajenko (Orchestra
Filarmonica di Mosca); 1980 Gaetano Delogu; 1984 Yuri Ahronovitch;
1986 Maksim Šostakovič; 1987 Pierluigi Urbini; 1989 Yuri
Temirkanov; 1989 Yuri Temirkanov; 1989 Nicoletta Conti; 1991 Isaac
Karabtchevsky; 1993 Daniele Gatti; 1996 Vladimir Spivakov, Valery
Gergiev (Orchestra del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo); 1998
Valery Gergiev; 2004 Antonio Pappano; 2005 Carlo Rizzari; 2006
Antonio Pappano, Gustavo Dudamel; 2007 Yuri Temirkanov; 2009 Valery
Gergiev (London Symphony Orchestra); 2015 Andrés Orozco-Estrada
Il Concerto per violoncello di Lalo1908 direttore Giuseppe
Baroni, violoncello Alexander Barjansky;1917 direttore Bernardino
Molinari, violoncello André Hekking;1923 direttore Bernardino
Molinari, violoncello Arturo Bonucci;1962 direttore Massimo
Pradella, violoncello Miklós Perényi;2005 direttore Antonio
Pappano, violoncello Han-Na Chang
La Sinfonia n. 2 di Sibelius1921 Ferruccio Busoni; 1923 Jean
Sibelius; 1929 Adriano Lualdi; 1940 Vittorio Gui; 1941 Willy
Ferrero; 1944 Willy Ferrero; 1947 Willy Ferrero; 1961 Massimo
Freccia; 1970 Kirill Kondrašin; 1976 Georges Prêtre; 1988 Yuri
Temirkanov; 1992 Michael Stern; 2001 Jeffrey Tate; 2015 Antonio
Pappano.
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Frontespizio del programma di sala del concerto diretto da
Sibelius a Santa Cecilia il 18 marzo 1923.