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A Giacomo Bondoni...È una donna, prima ancora che avvocato, questa Giu..Si; una donna passionale e caliente, innamorata di sé stessa e della vita, che ha una considerazione smisurata

Jul 03, 2020

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dariahiddleston
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A Giacomo Bondoni

(in arte Gi.Bo.)

Mio Maestro e Direttore

de “Il Tocco”,

che mi sollecitava le lettere,

condividendone e godendone

lo spirito ribaldesco.

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GIUSEPPE ANTONIO SILIPO

EDIZIONE IN PROPRIO

a Papa’Lettere

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©By - All rights reserved by - 2016Edizione in proprioVia Emilia S. Pietro,1 Reggio Emilia (Italia)

Un ringraziamento doveroso e, nello stessotempo sincero, paterno e affettuoso, alla Prof.Ilenia Vivino, che ha curato la correzione dellebozze, rinunciando alle sue vacanze estive.

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Indice

IL primo giorno di tribunale 11

La dolce estate 15

I Giudici sono affascinanti 17

Sono con l’acqua alla gola 21

Ti ricordi quando ero piccola 25

E’ Natale, Papà 27

Marco non capirebbe, non è un penalista 31

Cambiamenti radicali, Papà! Ho la giudicomania 35

La caduta dei Muri 39

Aspetto un figlio, Papà! 45

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Democristiani si nasce, Papà! 49

Beati i tuoi tempi, Papà! 53

Il mio grido di dolore 57

Ti scrivo dal nuovo Tribunale 61

Vita da cane 65

Il parco dei Magistrati 67

Anch’io Papà ho bisogno di intimità 71

Quanti ricordi, paparino mio! 77

Le novità sono tante 83

La fine del Millennio! Francamenteme ne infischio! 89

Ti scrivo perchè ti voglio bene 93

Guarda che Luna, Guarda che Mare! 97

Azioni possessorie, e azioni immorali! 101

Stanchezza coniugale 105

La forma non è sostanza 109

La mia pericolosa immoralità 113

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Che dire di queste lettere? È la raccolta discritti inviati da una donna, figlia di un avvoca-to affermato, nella quale racconta di tutto: dallepersone che circolano nel Tribunale alle cose chefunzionano o che non funzionano bene; dallesimpatie e antipatie, alle passioni, ai conflitticoniugali, dalla insoddisfazioni professionalialla nostalgia. In quasi 15 anni di corrisponden-za, si ha modo di vedere descritta la vita di unufficio giudiziario piccolo come Reggio Emilia,molto somigliante a tanti altri.

È una donna, prima ancora che avvocato,questa Giu..Si; una donna passionale e caliente,innamorata di sé stessa e della vita, che ha unaconsiderazione smisurata per i giudici in genera-le e, per alcuni, in modo particolare. Che cosal'attraesse, dei giudici, lo potrete scoprire leg-gendo il libro; vi sono pagine davvero divertentidalle quali trasuda il divertimento della stessamittente, che inonda il povero padre, avvocatoequilibrato, istituzionale, classicamente forense,quindi anche un poco noiosetto, di emozioni

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Prefazione

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provate e da provare, di descrizioni di nottiinsonni e di pensieri immorali o molesti, di allu-sioni e di momenti di confusione affettiva. Silegge di Marx, in modo irriverente…. " …. E

poi: statistiche alla mano, nelle gite, subito dopo

l'arrivo (durante il viaggio si sopporta), il primo

desiderio è la libertà dal bisogno, di origine

marxista. Che Marx fosse prostatico?". Ma si

legge anche di critica politica contro lo spreco

del pubblico denaro:"… Ma sono contenta per-

ché tutto si è mosso secondo le migliori tradizio-

ni dello spreco italiano e repubblicano, oltre che

democratico e dell'arco costituzionale”.

Ed emerge, prepotente, la natura di questadonna, intimamente desiderosa di vivere, fuoridall'arco costituzionale sessuale e affettivo:

"…Sono contenta, anche, perché il mio cuore

rigonfia di impeti, il mio petto avanza verso gli

sguardi del cielo; sono contenta perché gli altri

sono contenti di possedermi; ed in questo alter-

narsi di possessi (ideali, papà, ideali), emerge la

serenità della carne, che si acquieta lungo i

canali dell'evanescenza, prorompe il desiderio

di perdizione nelle paludi dell'incoscienza, si

perde la razionalità dell'astinenza…". Infine,l'insopportabilità di un luogo, il tribunale, dalquale ella desidera fuggire perché manca tutto.."…l'aria, i giudici che prendono aria, i localisenza giudici, gli aspiratori nei servizi igienici, ifrequentatori di essi…" Pagine davvero spasso-

se, nelle quali ciascuno potrebbe riconoscere

quel tale o quel tal'altro..

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Un avvocato di tanti anni addietro, EugenioDehò, esperto civilista lavorista, persona mite,colta, discreta, attenta, in una delle rarissimeconfidenze fatte al direttore del Tocco di allora,avvocato Giacomo Bondoni, e al suo principalecollaboratore, aveva affermato che quelle lettereal papà erano la sua tisana frizzante, di sera,prima di andare a dormire, o quando avvertivala necessità di un'infusione di benessere e di sor-riso. Per un direttore di giornale un complimen-to simile, da parte di una persona riservata, pocoincline a manifestazioni di affetto letterario, rap-presentava uno stimolo a continuare la pubblica-zione del giornale, in un momento nel quale ilgiornale veniva snobbato da taluni operatori deldiritto, avvezzi a leggere riviste giuridiche equotidiani quotati.

Ecco, la ripubblicazione di quelle letterecontiene la speranza che possano costituire unaspecie di infusione di sorriso e di benessere, inqualsiasi momento; specie di sera, prima diaddormentarsi; come se fosse una specie di bre-viario del sorriso… una pagina al giorno.. togliel'insonnia di torno..

Non è cosi il detto? Beh fa lo stesso.. Buona lettura, quindi; Leggete e moltiplicate i lettori..

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Caro Papà, devo confessarti che la mia prima giornata in

Tribunale è stata veramente delirante. Ti dicosubito che la mia impressione è nettamente favo-revole.

Sembra incredibile, quasi una favola, matutto mi è apparso facile, scontato quasi. Tupensa solo questo: alcuni giudici hanno talmen-te insistito che ho dovuto andare con loro a berequalcosa al bar. Anche gli avvocati si sono dimo-strati gentili, facevano a gara per insegnarmi,infilando nel discorso qualche battuta extragiuri-dica. Mi sentivo amabilmente accerchiata e giu-ridicamente assediata. Solo qualche impiegata siè dimostrata scostante, ma sarà la rivalità fem-minile. Così mi hanno detto. Gli uffici sono sem-pre pieni di gente, il che significa che sonobuoni, altrimenti andrebbero in altri uffici! Cisono delle code, ma non come le descrivevi tu;anzi, per lo stipendio che ricevono gli impiegatifanno anche troppo. Pensa solo che qualche diri-gente lavora anche di domenica! Persino qual-

Maggio 1986

IL primo giorno di tribunale

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che giudice si vede la domenica. Il fatto è, mihanno detto, che nessuno è responsabile delledisfunzioni esistenti: non il Sindacato degliAvvocati e Procuratori, nemmeno a pensarlo ilConsiglio dell'Ordine, men che meno i giudici.Sono tutti estranei. Come tanti hanno detto.

Pensa, Papà, che è stata emanata una leggecontenente disposizioni per lo spazio che il per-sonale deve occupare: tanti centimetri di sedia,tanti cassetti, tanti centimetri di scrivania. Seuno nel frattempo ingrassa? La legge non lodice. Lo sapevi, Papà?

Ho notato, (ma già lo sospettavo) una pro-fonda differenza tra la teoria e la pratica. Ti devoconfessare che sono rimasta delusa soprattuttodalla mancanza di spazio e di specchi. Certo, glispecchi darebbero all'ambiente un aspetto menotrasandato.

In una sola giornata, ho sentito tante lamen-tele: che le cause durano a lungo, che anche leprocedure esecutive durano a lungo, che si perdetempo per le copie, si perde tempo per la regi-strazione dei provvedimenti, si perde la pazien-za e spesso si perdono anche i clienti.

Caro Papà, in questa confusione mentale, chefare? Non pensi che il ruolo di moglie sia econo-micamente più vantaggioso, socialmente piùconfacente e psichicamente più riposante?

Ho deciso: appena torno ti sistemo l'archivio,prima che te lo sistemi la Finanza. Io sono sicu-ra, papà: non vuoi certamente che la tua unicalegittima figlia venga irreparabilmente risuc-

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chiata da qualche disfunzione e gravemente dan-neggiata. A chi ti rivolgeresti, dopo, se tutti sonoirresponsabili? Ciao Papà.

Giu..Si..

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Carissimo Papà, l'estate sta finendo, è vero, ma è stata una

bellissima estate. Penso che sia stata una dellepiù belle estati di queste ultime estati. La cittàdeserta, i bar chiusi, anche i negozi chiusi, imedici, i professionisti in genere, tutti in vacan-za. Il Palazzo di Giustizia sembrava un paradiso:niente code, niente frenesie, tutti gentili, le copiesubito, i processi per direttissima, tutti in cami-cia, per il caldo. I giudici disponibilissimi (comesempre d'altronde) fino al paradosso: pensa,papà, mi hanno fornito un sacco di consigli utiliper la mia eventuale futura professione; i cancel-lieri, sempre occupati a firmare, finalmentehanno potuto dispiegarsi in tutta la loro dimen-sione e potenzialità giuridica; i segretari, sempreall'ombra dei cancellieri, hanno potuto dimostra-re di sapere svolgere il proprio ruolo e quelloinferiore; i commessi, così discreti e fedeli allaconsegna del silenzio, hanno potuto parlare inlibertà.

Si sono potuti notare abbigliamenti un po'spinti, qualche gonna trasparente, qualche

Settembre 1986

La dolce estate

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ombelico, ma tutto entro gli ambiti della normapenale. Poi papà, sai come sono gli uomini. Ticonfesso, papà, che sono stata veramente bene:ho deciso che frequenterò ancora il Tribunale, èun'esperienza elettrizzante. Con questo, nonvoglio ancora aderire alla proposta di associar-mi al tuo studio. E' vero che quasi tutti i tuoi col-leghi avvocati sono tornati abbronzatissimi (epiù di loro le mogli) dai posti di villeggiatura piùcostosi, ma l'attività forense si svolge ormai neicorridoi o nelle cancellerie: gli avvocati nonhanno più il tempo di far le cose per bene, i giu-dici sono troppo impegnati, tutti corrono, tutti siaffannano eppure le cause durano a lungo, moltesono pendenti e parecchie non vengono neppureiniziate. Caro Papà, ti aspetto con ansia: lo soche stare al mare ti fa bene, ed è per questo cheti voglio qui.

La tua Giu..Si..

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Carissimo papà,l’atmosfera del Natale mi prende alla gola, e

scende giù, fino al cuore, che vibra, come quan-do mi picchiavi.

Anche qui, nel Palazzo di Giustizia, dovetutto sembra ovattato ed hai la sensazione, uma-namente percepibile, ma giuridicamente inaccet-tabile, che gli esseri umani vengano racchiusinelle carte (processuali), qualcosa vibra.

E non parlo dei vetri o delle porte, o dellevoci tonanti dei penalisti. No! Caro papà, comesbagliasti a picchiarmi nella mia più tenera età,pure sbagliasti ad indirizzarmi alla facoltà digiurisprudenza. Ma basta. Spero che tu finisca difarmi sbagliare.

Ho imparato, dicevo, molto, assistendo alleudienze penali. In queste udienze vibrano i cuoridegli imputati e quelli dei loro difensori, anchese non muniti di procura, vibrano le virtù teolo-gali delle parti civili, vibrano anche le menti illu-minate dei giudici, ingiustamente additati come" asfittici ". Non è vero, papà!!!

Gennaio 1987

I Giudici sono affascinanti

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Un giudice, bello e invincibile, bello e irrag-giungibile, mi ha raggiunta l'altra sera e, in unlampo di emozione, mi ha detto: "Nelle nostre

anime, depositate nei nostri uffici, rimbomba

l'umano. E la fatica che ci costa coprire questa

umanità"! Hai capito, papà? Questo giudice,bello e impossibile, con la sua bocca tutta dabaciare e i suoi occhi grigi da guardare, mi haspiegato, invitandomi a cena, che la sofferenzamaggiore si prova in caso di assoluzione.

Sembra assurdo, ma è così! Insomma, mi ha spiegato, mentre si ballava,

che siccome il reato quasi sempre offende piùinteressi facenti capo a più persone, in caso diassoluzione, queste persone rimarrebbero privedi soddisfazione morale ed economica.

Non è una tesi? Certo, non è conforme al criterio del perdo-

no, ma basta per farti capire quante pulsazionipossono percepirsi in una giornata e da una solapersona, in questo caso un giudice che sembravainvincibile, irraggiungibile e impossibile, e inve-ce aveva la mia bocca tutta da baciare.

P.S.: ho appreso dalla televisione degliultimi scavi a Pompei: una scoperta rivolu-zionaria che costringe gli studiosi ad unariscrittura della storia della città. Sono statescoperte le stanze dell'erotismo, attrezzi artigia-nali, uffici.

Carissimo Papà, provvedi a spedirmi urgen-ti finanziamenti perché ho intenzione di recarmi

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a Pompei per approfondire, sotto l'aspettoromanistico, ì profili penalistici delle raffigu-razioni rinvenute.

Sento già (o, è una fissazione?) vibrare den-tro me, il desiderio di romanità.

Giu.. Si..

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Carissimo papà,ti scrivo con l'acqua alla gola, un po' perché

a causa dell'acqua, l'ingresso nel nuovoTribunale sarà differito, un po' a causa del giudi-ce di cui ti parlavo nella precedente lettera. Èstato, a domanda, trasferito. La mia tristezza è,forse, fuori luogo e la solitudine mi accompa-gna. Adesso che se n'è andato posso dirti, contutta franchezza, che non valeva molto. Comeuomo. Sì, era carino, gli piaceva ballare, vesti-va bene ed era ben pettinato, ma non era deimigliori! Adesso dicono tutti che era un tantinosaccente, qualche volta giuridicamente insolen-te. Tutti dicono che non abbiamo perso molto,che i migliori restano, che, anzi, taluni rinuncia-no persino alla carriera pur di restare a Reggio.Da qualche tempo, però, avvengono molti tra-sferimenti, sia all'interno che all'esterno. Mimeraviglia, in verità, una rincorsa verso laProcura: non per presentare denunce, no!

Vogliono proprio lavorare negli uffici dellaProcura! È vero, ci sono giudici e funzionari

Giugno 1987

Sono con l’acqua alla gola

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eccellenti dimostratisi addirittura più indulgentidi alcuni collegi giudicanti, ma la meravigliaresta. Caro papà, non appena sarò a casa ti rac-conterò la storia con quel giudice. Un dolore,sarà! Per te. Stavo annegando nei codici dell'im-moralità tra articoli e capi indecorosi. Lo stordi-mento della passione si era annidato tra le righee le pieghe. Mi chiamava spesso al telefono,spesso mi veniva a trovare a casa, mi portava ingiro, gli piaceva sempre ballare. Dietro quel suoaspetto così molleggiante , vagamente verghia-no, si nascondeva una frenesia giuridica e amo-rosa dissolvente. Lo giudicavano subdolo, quelsuo ammiccare, per quei suoi sguardi accesi dal-l'ardore nell'ardire, per quel suo modo di acca-vallare le gambe mentre si torturava le labbrasempre protese.

I suoi occhiali erano spesso appannati.Adesso, papà, posso dirlo: mi sono fatta una cul-tura, perché la cultura possono dartela solo i giu-dici o i professori universitari che, in prevalenza,sono giudici; inoltre, abbiamo giudici poeti,musicisti, drammaturghi, canzonieri, tennisti,teatrali, diaconi, volontari della croce rossa,verde e celeste, e della misericordia.

Questo patrimonio, quando ti vogliono bene,te lo trasmettono senza gelosie, perché è culturaautentica! Non è vero, papà, che siano chiusinella loro sfera di cristallo; sono, invece, (alcu-ni, è chiaro), dappertutto: alle rappresentazioniteatrali, concertistiche, in alcuni consigli diamministrazione; in molte commissioni (di

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inchiesta, di studio); nei circoli culturali, lettera-ri, anche loro sono divorati dalle passioniumane! Ma di questo ti ho già detto l'altra volta.Caro papà, ho deciso: mi assocerò al tuo studio!Dopo tanta cultura, anche come donna, pensoche potrò essere utile alle tue cause. E che Dioce la mandi buona!

Ti abbraccio, papà, giuridicamente tuaFiglia.

Giu.. Si..

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Carissimo papà,l'estate è ormai passata e tra qualche giorno

sarà Natale: ricordi quando mi portavi in monta-gna, nella nostra casetta, e illuminavamo laneve, allora tutta nostra? Mi cantavi una ninnananna: "Ricorda bambina, Natale è vicino, nonvedi le mille scintille d'argento, ecc", poi si man-giava e tu andavi a letto, mentre la mamma rias-settava la casa.

Eravamo solo noi in quelle nevi: pochi sipotevano permettere il lusso di sciare. Bene,papà, quando viene Natale, lo sai, mi prende unamalinconia... che mi viene voglia di scappare. Èstata un'estate calda e passionale: pensa papà, mihai mandata sull'Isola d' Elba per stare da sola emi sono ritrovata con mezzo Tribunale nell'ac-qua.

Sì, lo so a cosa stai pensando: a quel giudice.Basta, papà!

Ti avevo detto che era stato trasferito, chetanta gente va via da Reggio, chissà perché! Epoi, papà, non mi piaceva più: è stata una passio-

Dicembre 1987

Ti ricordi quando ero piccola?

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ne, un vortice, abbiamo sfogliato il codice del-l'immoralità, ma sono contrita, sia pur nondisposta a rifiutare esperienze umane. Gli esamidi procuratore sono andati bene: una delusione!Certo papà, perché insieme a me sono statiammessi agli orali delle teste... Non c'è soddisfa-zione! La mia bravura è parificata alle loro inca-pacità.

Ti ricordi Marcello, quell'avvocato di cui tiavevo parlato?

Vuole associarsi con te, papà: non come stu-dio, come genero!

Noi siamo già associati, perché spesso vadoa fare pratica con lui, facciamo insieme dellericerche, mi dà dei consigli, anche se gli uomini,quando sono da soli con le donne, abbandonanola loro compostezza professionale, per mettere anudo le proprie debolezze. Ma lui mi vuolebene!

Caro papà, auguri di buon Natale, da questatua figlia un poco passionale, ma tanto affezio-nata.

Giu..Si..

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Carissimo Papà, ancora una volta, e come per incanto, è

Natale. Natale di doni e di toni, Natale di miserie e di

ricchezze, di comparse e di memorie, di conclu-sionali e riconvenzionali verso la fortuna.Sarebbe il momento di fare un consuntivo dellenostre buone (o cattive) azioni; di guardarci unattimo dentro ed intorno e riflettere, tanto sullanostra solitudine, sia pure ben pagata, quanto sultempo che ci soffia sul collo; ma abbiamo perso,ho perso anch'io, la dimensione temporale.

Mi accorgo del Natale quando entro neisupermercati, oppure leggendo Novella 2000 o"donna moderna" oppure ancora spulciando ilmateriale pubblicitario (un tantino criminoso)nel quale si legge che sono diventata una poten-ziale milionaria, alla sola condizione di spedireun ordine di acquisto e di risultare estratta tra ipossibili futuri estratti da estrarre.

Quest'anno mi sono accorta del Natale per-ché un giudice mi ha fissato un'udienza dì com-parizione delle parti per il 27 dicembre.

Dicembre 1988

E’ Natale, Papà

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Caro papà, ai tuoi tempi, la professione diavvocato era un hobby: oggi domina l'incompiu-tezza: non fai in tempo a perdere una causa chegià devi prepararti per un'altra. Esco di casa conil cappotto appena appoggiato sulle spalle,accendo l'auto ancora assonnata, mi sistemo lecalze alle fermate del semaforo, finisco di truc-carmi in studio, completo la mia vestizione nelbagno del Consiglio dell'Ordine, mi specchionella sala delle udienze, protetta dai corpi deicolleghi, butto giù due comparse in cinqueminuti, giusto per... comparire! Ma è vita que-sta?

Ci sono giovani praticanti e giovani procura-tori che guazzano bene in questa ritmia giudizia-ria; li trovo spigliati e spesso presuntuosi, carichidi lavoro e di aggressività, alcuni bravi, altripersi nella loro inconsistenza. Mi colpisce, diqualcuno, la capacità reddituale! Ho notato, caropapà, che ormai la nostra professione può essereesercitata soltanto da benestanti. Sarà una fortu-na? Caro papà, non ti parlo di Marco per nondispiacerti, ma questa nostra lontananza nuocead una intimità che si va sempre più stemperan-do in nostalgie ansiolitiche. Lui torna a casastanco, pretendendo da me affettuosità, un ruolodi casalinga cui non sono votata: io mi sentodonna: calda e passionale, anche ribollente dirappresentazioni cutanee ma non casalinga. Daquesta opposta visione, da questa sua incapacitàdi superare mentalmente una non più necessariadifferenziazione sessuale per i lavori dì casa,

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nascono litigi violenti, minacce di separazione,abbandoni di letti, abbracci e languide carezze,seguite da trepidi abbandoni. Marco, come sai, ègeloso: non vuole che la gonna salga oltre ilginocchio, che la camicia col pizzo non sia tra-sparente, che non esca con certe amiche, che nonsorrida troppo ai miei colleghi, che non vada acena con i giudici... Insomma, è diventato uninferno: ogni tanto sono partiti (ed arrivati)schiaffi e piatti (vuoti), parolacce e bicchieri,seguiti da abbracci e languide carezze, baci e tre-pidi abbandoni. È, la nostra, una sessualità con-flittuale!

Marco non capisce, o fa finta di non capire,che non deve temere nulla: i colleghi avvocatisono ormai ingrigiti, tondeggianti taluni, ammo-gliati altri, tutti, però, in tensione lavorativa, conrari momenti di distensione affettiva ed organi-ca. I giudici non amano, per vocazione e per giu-ramento, avventurarsi in amorose corporalità equei pochi che hanno avuto la sventura di esserestati sfiorati, in costanza di matrimonio, dall'ar-dore della passione carnale sono stati riversati inun collegio ove la spiritualità ha usucapito gliultimi residui di carnalità.

Non ti parlo, papà, degli uffici giudiziari pernon farti piangere: ti accenno soltanto al fattoche non si capisce niente: in Pretura, dove tuttosembra funzionare alla perfezione per merito delPretore Dirigente, il lavoro è stato rallentalo,paradossalmente, con l'arrivo (ma non per colpa)dei nuovi cancellieri. In Procura sembra funzio-

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nare tutto, stante la riservatezza tradizionale ditutti gli addetti; avanziamo qualche dubbio, purdovendo intuire che non sono emerse, nellechiacchiere quotidiane, gravi lamentele. Dove,invece, abbondano, fin dai tuoi tempi, i disagi, ledisfunzioni, i disservizi, cui la dirigenza sembraessere del tutto estranea, è il Tribunale, con lepunte dello scandalo nella cancelleria commer-ciale. La cancelleria civile non ha, attualmente,molto da fare, anche se gli impiegati lamentanoun sovraccarico di lavoro da depressione. Ilguaio è, caro papà, che la colpa è di nessuno! Gliavvocati si lamentano, ma non protestano, oanche se protestano, poi ritirano le loro proteste;i lavoratori protestano ma poi non si voglionomuovere, i commessi protestano, ma perché glialtri protestano troppo.

Ecco, papà, questo è l'ambiente che mi hailasciato: con l'aggravante che adesso gli impie-gati di cui già ai tuoi tempi si lamentava l'inca-pacità, sono invecchiati ed un tantino sistemiz-zati.

Buon Natale, papà e divertiti.TuaGiu..Si..

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Carissimo papà,descriverti la settimana trascorsa mi costa un

certo affanno, ed una qualche vergogna femmi-nile. Ma prenderò coraggio!

Non ho avuto tempo di guardarmi intorno, dipensare a me stessa, al mio corpo, al mio diver-timento. Le mattinate le ho perse in udienza:lunedì nelle Preture del forese, martedì e gio-vedì in città, venerdì pure; mercoledì in com-missione tributaria.

Dimmi se è vita! Hai insistito, convincendo-mi, che io facessi la tua professione, e adessoeccomi pentita: il pomeriggio potrei distender-mi, impegnarmi sul lavoro, ed invece devo rice-vere i clienti. Senza la possibilità di rilassarmi,dando lustro alla mia bellezza. Marco, lo sai, èsempre fuori, sicché spesso vado a mangiare conqualche magistrato: sì, lo so che non sei moltod'accordo, perché la famiglia è sacra, ma ti assi-curo che non ci casco più. E poi, i giudici cheabbiamo adesso sono indenni da ardori passio-nali, sono tutti più specifici e professionali.

Giugno 1988

Marco non capirebbe, non è un penalista

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Sono stata, per curiosità, alla festa dei giova-ni avvocati: è stata una delusione; non c'eramolto affiatamento tra di noi, tutti stavano lì aparlare, lasciandoci sole, noi donne. Ma è curio-so, papà; sarà l'ambiente, sarà la professione, maquei pochi colleghi che mi hanno invitata a bal-lare mi chiedevano sempre prove, su tutto, concitazioni sconosciute. Sentivo il loro affanno,forse causato dalla break-dance, vedevo i loroocchi leggermente affumicati, avvertivo la scon-nessione nei loro passi, ma era meglio che starferme. Marco, lo sai, è felice che io sia felice.

Caro papà, c'è un avvocato giovane, sullatrentina, già affermato, con uno sguardo fisica-mente impegnato, tenero quanto il momentorichiede, con vestiti accomodanti ed affluenti,con una infusione sempre incipiente, che mipiace. Mi ha guardata tutta la serata ed anchequando non mi guardava sentivo la sua pene-trante intelligenza su di me.

Nessuna volgarità da parte sua, nessunaccenno ad impegni con me, soltanto sguardi, edun sorriso erotizzante interrotto dalle luci psi-chedeliche. Quanta distanza tra lui e qualchealtro, la cui animosità carnale strideva con lacompostezza complessivamente giudiziariadella festa da ballo. Pensa papà, che ho assistito,un tantino scossa, a qualche assalto di corteggia-menti e mi sono chiesta se esistono donne così!

Questo giovane (non giovanissimo!) avvoca-to, che emana sensualità non volgare, anchequando sta seduto dietro la scrivania, ed anzi,

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seduto distende la sua genialità affettiva conmaestria, mi ha chiesto se andavo a fare un girofuori, perché non sopportava il fumo della sala,né la tronfiezza di certi atteggiamenti.

Era vicino a lui un famoso penalista, bravo egeniale. Ebbene, papà, sono uscita! Seguiti da uncoro dì sguardi, ci siamo avviati lungo il corrido-io metallico, abbracciati da un getto di aria fred-da.

Fuori c'erano i baracconi: come bambini,senza alcuna cura delle nostre azioni esecutive,come impazziti dalla nostra emergenza mentale,ci siamo catapultati sulle montagne russe: ine-briante, paurosa, stimolante l'atmosfera deibaracconi! Un gioco dopo l'altro, si sono fatte ledue e siamo rientrati in sala. Erano rimasti sologli organizzatori ed alcuni giovanissimi (questiveri).

Tu comprendi, papà, il senso del ritorno, glisguardi di lui, gli sguardi degli altri, la mattinadopo. Marco .. .

Insomma, Papà, non so darmi pace: a mepiace farmi inebriare, senza peccato alcuno,senza fantasie immorali, soltanto ridere dellamia carnalità, e senza inganni. Amo sentire l'af-fanno degli anni che mi rincorrono ed amo lavita in tutte le sue sfaccettature. Perdonami,papà, non dirlo a Marco: lui non è un penalista,non capirebbe, lui si occupa di imposte: faiconto che io sia per te una tassa da pagare.

Ciao, papà.Giu.. Si..

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Carissimo papà,cambiamenti radicali: se tu fossi ancora in

attività, moriresti sotto l'incalzare degli eventi.Non abbiamo avuto il tempo di renderci conto dialcune costruzioni murarie nella Pretura per darespazio ai Pretori "peregrini", che è intervenuta lasoppressione dei bollettari e la completa forfe-tizzazione dei diritti di cancelleria o, meglio,l'applicazione di marche, ecc…

Nel giro di quindici giorni abbiamo dovutomodificare le nostre abitudini. Gli ufficiali giu-diziari sono stati privati di un piccolo corridoio erinserrati: sono arrivati alcuni giudici dallePreture "distaccate", altri dalla Sicilia, altri ver-ranno; è arrivato il Presidente del Tribunale che,a dire di tutti, sta riscuotendo un successoumano, alla Pertini. È vero, papà, io li amo i giu-dici! Mi sto accorgendo che posso amare soltan-to loro: così riservati, così soli, così ben vestiti,così affratellati, così… come dire, carichi di pas-sione! Pensavo (e te ne avevo parlato) di dire

Giugno 1989

Cambiamenti radicali,Papà! Ho la giudicomania

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basta con i giudici, ma non ce la faccio: ho cono-sciuto altri uomini, intelligenti e pratici, sorri-denti e monocratici, ma i giudici sanno essereanche collegiali, giudici istruttori, giudici di sor-veglianza. Più ne conosco e più ne voglio cono-scere.

È una specie di giudicomania. Non so se lamia è una sete di giustizia o solo una infatuazio-ne, che affonda le sue origini nell'infanzia. Tuche mi dici papà? Lo so, non sei d'accordo: perte i giudici sono, oltre che monocratici, anchemono affettivi, nel senso che amano soltanto laloro missione e vivono di questo; lo so che stan-do accanto a loro dovrei subire il satireggiamen-to dei colleghi, ma io sono donna e non cortigia-na. Io non chiedo favori! Io chiedo giustizia!Caro papà, non ti dico molto dell'ambiente: unpo' pettegolo, tanti parlano male di tanti, ognunosi crede superiore, ci sono giovani procuratori invista che fanno invidia a vecchi avvocati, ci sonogiovani giudici che fanno invidia a giovaniavvocati, ci sono cortigiani evidenti che nonfanno invidia a chicchessia. Questo è l'ambiente!Non pensi che faccia bene io a scegliere la cate-goria, quasi sovrumana, dei giudici? Non pensiche valga la pena di impegnare la mia potenzia-lità affettiva ed umana, di donna e di professio-nista, in una storia eterna con un magistratoserio, monocratico, peregrino, anche se monoaffettivo?

Caro papà, io non posso altalenare: ho un'etàche non consente rinvii: devo decidermi. Con

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questa nuova ondata di giudici venuti dal Sud edal Nord, da Trapani e da Pontebba, dall'altamontagna e dalla pianura, devo cogliere l'occa-sione di trovare una collocazione giudiziaria: onella magistratura o nel foro.

E tu hai già capito, perché mi sei genitore,che il mio fondo genetico è per la magistratura,che ha organi di controllo del tutto indipendentidall'esecutivo. Io sento la loro sapienza sullapelle, la loro solitudine nell'anima, il loro dram-ma umano ed esistenziale nella memoria. Sonoloro l'unico appiglio morale ad una generazionesenza valori; loro che tentano attraverso prese diposizioni ed interviste coraggiose, anche se con-tinue, di ricucire un tessuto sociale in disfaci-mento; sono loro che riportano nell'alveo di unanormalità innata sconcezze fotografiche e lette-rarie, pur consapevoli che queste loro azioni, deltutto disinteressate e poco gratificanti, provoche-ranno la rabbia degli ipocriti di palazzo. Lorosono eroi, papà. Ed io voglio immolare la miadimensione a questa categoria di eroi del quoti-diano! Ciao Papà.

Tua Giu.. Si..

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Carissimo papà,spero che tu stia in buona salute, perché le

novità, le avrai lette, sono talmente tante da faregirare la testa. Intanto, dopo circa quaranta anni,il vecchio codice, rammendato e rattoppato,novellato e rammendato, ha lasciato il posto aduno nuovo, salutato dai politici, e da altri annes-si, come conquista (fondamentale) dì vera civil-tà (tutte le conquiste, papà, sono definite fonda-mentali! Ha fondamento questo entusiasmo?).

L'avvenimento non ha colto impreparati inostri Capi, i quali avevano lavorato tutta l'esta-te, trasformandosi, in taluni giorni, persine inPretori "edili". Non solo avevano, chissà come,presagito le svolte dei passi balcanici, che nem-meno i politici italiani avevano previsto nelleloro interviste; intendo parlare, cioè, dell'abbat-timento del muro di Berlino Est. Anche noi, quinella Pretura Circondariale, abbiamo abbattutodiversi muri, senza alcuna vergogna; ne abbiamoeretti altri, senza alcuna vergogna; e tutti lavora-vano, nella polvere e nel rumore, senza vergo-gna! L'abbattimento dei muri aveva suscitato,

Dicembre 1989

La caduta dei Muri

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all'inizio, curiosità, perfino perplessità (ma nelmondo del diritto, papà, nulla v'è dì certo, tuttoessendo opinabile) in quanto alcuni si chiedeva-no come fosse possibile tutto quel fervore in unPalazzo dove poco si muove(va); altri si chiede-vano perché tanta fretta se nemmeno sì era sicu-ri della data di entrata in vigore del nuovocodice. Invece, nella data stabilita, giudici eavvocati, operai ed amici della giustizia, hannoappreso dalla televisione Italiana che il codiceera entrato in vigore: il giorno prima!

Come dicevo, papà, qui tutto era pronto:stanze nuove, giudici c cancellieri seminuovi,nuove stanze paratie, cartelli nuovi. Un uniconeo: i servizi igienici "collettivi" confinanti infondo al corridoio che conduce all'ufficio unico,non consentono, ai "fruitori" necessitati, unaminima riservatezza. Occorrerebbe, a miomodesto avviso, collocare il "ritrovo" altrove,almeno per le ritirate dei giudici!

Nel mese di ottobre, papà, vi è stata, ovvia-mente, molta confusione, in quanto bisognavacapire la procedura, mancavano i registri, lestanze, vi sono stati travasi di livelli funzionali,trasferimenti, ecc. Pensa papà, che per un mese,in una sola stanza aveva sede la Procura dellaRepubblica presso la Pretura circondariale: vitrovavano posto, a turno, il Procuratore capo, unsuo sostituto, il cancelliere dirigente, un collabo-ratore di cancelleria (li chiamano cosi, adesso,gli ex segretari di procura), una donna che dopocirca vent'anni aveva lasciato l' ufficio del cam-

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pione penale, un coadiutore, un autista, qualchetestimone, qualche poliziotto, qualche registroammassato sugli armadi, gli armadistessi...Eppure, tutti lavoravano, con rassegna-zione.

Caro papà, adesso abbiamo due Procuredella Repubblica. Sono passata per qualche gior-no dalla Procura della Repubblica ed ho notatoun'aria di dequalificazione e di umiliazione;aspettavano, mi si diceva, un giornalista, con lasperanza che pubblicassero i loro nominativi,almeno ai responsabili della mensa dellaQuestura, per non essere dimenticati. Ho avutola sensazione di trovarmi in un girone dantesco,nel quale i dannati all'ozio implorano che si parlidi loro, sulla terra. Mi hanno fatto compassionee, per non piangere, sono scappata via, con tantamalinconia. Ho saputo di un fermento sindacaletra i magistrati: viste le carenze di mezzi e dipersonale, considerato che sono state disattese ingran parte le loro istanze, hanno deciso di costi-tuirsi, per funzione, in diverse associazioni,autonome, anche se parallele e coordinate: i GIP,e i G.U.P. affluiranno, salvo sorprese,nell'A.G.I.P. e nell'A.G.U.P.

Ma anche i Presidenti dei Tribunali costitui-ranno una loro autonoma, parallela e coordinataassociazione: l'A.P.T. che servirà da veicolo cul-turale.

Insomma, papà, un'epoca è finita e manca undecennio per l'altra; c'è fermento nel palazzo, mamaggiore fermento c'è nel mio cuore: una vora-

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gine dì passione che produce sentimenti, che miespropria l'anima, mi ottunde la mente e non mifa lavorare.

Sarà amore? Certo, è una fiamma che vuolebruciare, e non si spegne con la ragione, ma vi sialimenta, e riaccende le fantasie immorali soffo-cate da un patrimonio genetico e culturale chenon mi si addice.

Sarà fisicità? Non lo so, papà: a volte miabbandono, nella sedia dello studio, mi distendoe penso; penso alla gioia di essere donna, ancheal dolore di essere donna, a questo sentimentoimprecisato che mi fa odiare gli uomini per far-meli poi cercare ed amare, a questa sensazionesoporifera che tuttavia mi permette esercizi dipossesso esclusivo e dì dedizione controllatasotto l'aspetto psicofisico.

Sarò felice, papà? Non lo so! Una cosa ècerta, e già in altre lettere te l'ho detto: io vogliovivere intensamente questi miei trent'anni, recu-perare la mia femminilità e ricercare, anche, lamia parte maschile mancante, essere intrisa dellareligiosità della vita, offrirmi come olocaustoalla divinità dei sentimenti, affondare nell'amo-re, inteso come espropriazione di me stessa,espletare fedelmente il mandalo affidatomi.

Lo so che il compito non è facile, né comuneè questo mio modo di pensare; che tante mie col-leghe ed amiche sono spesso contraddittorie,peccando frequentemente, ammantando i pecca-ti di falsi rimorsi di coscienza. Io no! Io sono tuafiglia, papà; figlia di un Avvocato liberale, con

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accenni di socialismo e qualche spruzzata di vicepretore onorario; figlia di un proprietario terrie-ro, azionista apprezzato presso le maggiori ban-che della città e presso i circoli culturali del fore-se; figlia di un civilista discreto ed ottimo assag-giatore di vini. Non ho, in questo momento, sto-rie d'amore sospese; alcuni giudici sono andativia, sono arrivate delle donne, c'è un po' di con-correnza, ma è un periodo di assestamento.Anch'io ho bisogno di riposo.

Buon Natale Papà

Tua Giu.. Si..

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Caro Papà, dentro questo essere che è tua figlia, vive già

un altro essere, che sarà mio figlio. Sei conten-to? Ti senti male? Resta calmo, mi sposerò, certomi sposerò. Conosco le tue obiezioni, ma sonocontenta di diventare mamma; so che tantedonne non sono d'accordo perché dicono che ifigli "ingrossano il ventre", ma volentieri sacrifi-co la mia fisica armonia. D'altra parte, le miedevianze morali e le mie conflittualità erotichesono durate assai; contraddire i principi cattolicisulle esperienze pre-matrimoniali, facendomicoinvolgere nella carnalità più debordante,secondo riti e schemi maschilisti, mi procuravaun tormento che soltanto noi donne possiamoprovare (e disapprovare). Ed allora ho deciso direndere il mio corpo strumento di vita: autentica,depurata di "laicitanze", offrendo il frutto delconcepimento a Lui, che mi ha conferito ilMandato. L'ho concepito anche per te, Papà, per-ché tu possa finalmente sentirti qualcuno e per-

Dicembre 1990

Aspetto un figlio, Papà!

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ché qualcuno ti senta. Sei stato avvocato dimes-so e di massa, cioè uno come tanti; serio, noneccessivamente costoso, ma cavilloso, , ignotoalle serate mondane, ai convegni, alle "giornala-te" ed ai dibattiti. Sei sempre stato umile, come ituoi amici, medici e veterinari, primari, architet-ti, ecc. E con umiltà (oltre che con i muratori) tisei formato un piccolo pacchetto immobiliare. Èproprio vero, papà, che con la superbia sicostruisce ben poco! Nascerà fra sei mesi; losento muovere e parlo con lui (o lei?), soprattut-to durante le udienze penali. Perché parlo inudienza? Ma parlano tutti: le praticanti, chequando non chiacchierano impiegano il tempo aguardarsi addosso o intorno; i praticanti cheocchieggiano e fanno i furbi con le praticanti; gliavvocati già "praticati" che parlano con ripiegocorporeo, disturbando il difensore di turno e imagistrati. E poi, caro papà, questa maternità miha resa più coraggiosa e più distaccata dai vele-ni verbali e mentali che impegnano i corridoi diquesto nostro palazzo. Dicano ciò che voglionoquesti "lanzichenecchi" del pettegolezzo; iocombatto la loro cattiveria con il liquido amnio-tico. Ma se volessi anche non parlare e darmi dafare, papà, mi puoi dire cosa dovrei fare? IlTribunale è, ormai, un campo di guerra; la metàdei magistrati sono andati via, quelli rimasti sidanno da fare, ma devono eliminare l'arretrato,impedire l'avanzamento di altro arretrato, tenereudienza, ecc. Sì, papà, lo so che anche ai tuoitempi c'era la scusa della mancanza di organico

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e che anche allora il Tribunale funzionava poco;ma adesso sembra di essere in un accampamen-to, dove i veri feriti (nell'onore) sono gli utenti ei loro difensori. Che fare? C'è poco da aspettarsida una classe forense, la quale sembra impegna-ta in una lamentela da lazzaretto, o nella specia-lizzazione della sopportazione, proponendoreverenze nella speranza di una maggiore produ-zione di sentenze. Ecco, caro papà, perché sonoarcicontenta di diventare mamma. Riguardati dalfreddo, e Buon Natale.

Tua Giu.. Si..

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Carissimo papà, è tanto che non ti scrivo e me ne vergogno,

ma tu mi perdonerai. Quante cose, papà, in seimesi!

Intanto ci sono stati degli spostamenti conti-nui di scrivanie, soprattutto in Pretura, dovesembra regnare una inquietudine ministeriale.Finalmente, dopo tanto girovagare di cancellieri,e ricerche dottrinali, tutto è stato sistemato.Adesso, ciascuno ha la propria scrivania, la pro-pria segretaria, la propria assistente ed un pro-prio telefono. Vi sono stati, prima delle elezioni,vari ministri democristiani alla cui corte sonoandati molti avvocati; il che significa che lamaggioranza degli avvocati sono democristiani.E questo prova il clima di bontà che circola nelnostro Foro, quel senso di tolleranza e di senilesorriso che i democristiani possiedono fin dallanascita. Perché, caro papà, democristiani sinasce! Essere democristiani, cioè, è un'arte, piùche un mestiere: bisogna conoscere, oltre la pro-fondità del pensiero umano, la profondità dei

Giugno 1990

Democristiani si nasce, Papà!

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bilanci statali e parastatali; occorre sopportarel'ironia spesso malsana di chi è più stolto; occor-re togliere a chi ha e dare, spesso, a chi ha già;bisogna saper partecipare a riunioni, conoscerel'umiliazione di essere ministri senza portafo-glio, di essere componenti di commissioni e sot-tosegretari; bisogna provare l'amarezza di nonpoter accontentare tutti.

Insomma, caro papà, questi democristiani mipiacciono: così allegri, così peccaminosi, avolte, ma così umani! Ebbene, in queste ultimeelezioni, abbiamo avuto ben tre avvocati elettinel Consiglio Comunale e qualche altro neicomuni della provincia. È vero che vi sono statimolti medici di famiglia eletti, dietro loro pre-scrizione, ma gli avvocati non sono, anche loro,i medici delle nostre disgrazie giudiziarie? Gliavvocati, lo sai bene tu, sono sempre stati inpolitica; ma la classe forense sta cambiando: unavolta gli avvocati passavano il loro tempo neicosiddetti circoli culturali, o partecipando adinaugurazioni, al massimo alle feste di fine d'an-no o di carnevale. Sarà la solitudine, la frustra-zione per una professione poco gratificante, saràforse il livello ragionieristico, adesso si possonovedere avvocati giovani, spesso praticanti,bivaccare nelle paninoteche, confusi con avven-tori fumanti sigarette senza filtro, oppure abbor-dare fisicità femminili al bancone di un bar. Livedi sfrenati, quantunque imbarazzati, vestiti"casualmente", in discoteche di moda, tuffarsinell'ovvietà derivante dalla necessità.

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Certo che non è più come una volta, ai tuoitempi, quando essere avvocati significava essere"Ad Vocati" e si viveva di rendita, sotto tutti gliaspetti. Adesso, papà, bisogna girare, anche noidonne; anzi, ti dirò che siamo donne che giriamodi più, e corriamo dietro agli uomini, i quali cor-rono, corrono, e magari giocano a tennis, perchécome sosteneva Freud, il Tennis può rappresen-tare, nelle sue movenze, cadenze e impugnazio-ni, la sublimazione del sesso. Ti devo, però, con-fessare che, sebbene si parli, in giro, da partedegli specialisti della materia, di una caduta deldesiderio sessuale, in Tribunale tutto ristagna;Dio mio, nessuna particolare rinascita; ma certoquesto Foro rimane uno dei pochi luoghi deputa-ti per una rivalutazione maschile. Certo, ciò nonè dimostrabile con atti scritti, ma che il "dibatti-mento" non può essere anche orale? Ciao papà,e scusa, questa volta, la mia politica eroticità.

Tua Giu.. Si..

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Carissimo Papà,mi sento carica d'anni e di castità che c'entra,

dici? C'entra, e lo saprai alla fine della lettera.Quanti avvenimenti! Sembrava un Tribunaletranquillo: certo, qualche ritiro magari eccessi-vo, di qualche giudice nel decidere (ma, si sa, ledecisioni sono difficili) o nel depositare le sen-tenze (ma un giudice deve scrivere a mano, sin-tetizzare centinaia di righe redatte dagli studi);qualche incomprensione di carattere, qualcheeccessivo utilizzo e potere a fini didattici; qual-che mancato rispetto di orari da parte di qualchegiudice (ma quante volte i giudici accettano leirregolari "sostituzioni" di avvocati?).

Insomma, papà, tutto sembrava rientrarenella normalità di un’accettabile irregolarità.

Ed invece? Invece, caro papà, la normalità halasciato il posto ai litigi in pubblica udienza, aprese di posizione sindacale e del consiglio del-l'ordine, a denunce penali, ad esposti inviati allastampa, al Consiglio superiore della magistratu-ra, al Ministero, ecc. Beati i tuoi tempi! Ai tuoi

Giugno 1991

Beati i tuoi tempi, Papà!

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tempi, papà, gli avvocati erano avvocati e imagistrati erano magistrati. E poi l'avvocatogodeva di un prestigio sociale immenso perchéla professione forense era basata, dì fatto, sulcenso. Fare l'avvocato era una missione; eccoperché dovrebbero esercitarla soltanto i ricchi,perché i ricchi hanno la mente libera dai pensie-ri ed il corpo libero da necessità alimentari. Nonsolo, ma i ricchi sanno come comportarsi, quan-do gridare, come gridare, con chi e perché.

I ricchi, infatti, caro papà, non gridano contutti: c'è modo e modo, c'è persona e persona.Con i cafoni, ad esempio, i ricchi non gridereb-bero, limitandosi a farli arrestare, semmai; con iprepotenti si limiterebbero a sguardi posteriori;con i presuntuosi manderebbero i loro procura-tori o, visti i tempi di avanzata sentita autonomiafinanziaria, i praticanti.

Caro papà, sono stanca. Sono prossima, losai bene, al parto; ma sono carica d'anni e dicastità. Mi sento oppressa dalla libertà del tempoe dalla necessità del sesso; no, papà, non sonouna donna assatanata, non parlo del sesso comelo intendono gli uomini, i quali esercitano, quan-do sono bravi, una sollecitazione nervosa senzaalcuna dolcezza preparatoria. Parlo, papà, delsesso come tenerezza, come surrogato di solitu-dine, di carezze come abitudine, dì cedimenticomplessi e reciproci, quasi ai confini della reli-giosità.

Ecco, perché sono carica di castità: mi ripu-gna qualsiasi violenza unilaterale, qualsiasi

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penetrazione psicologica non autorizzata, qual-siasi fantasia immorale ambigua, celata sotto levesti della cooperazione. Ciao papà.

Tua Giu.. Si..

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Carissimo papà,Il mio grido di dolore ti giunga appena stem-

perato dalla lontananza; ma la situazione non èmigliore di quanto ne dicano i tuoi (i miei) col-leghi avvocati. I quali, peraltro, si lamentano,come al solito, dei giudici e degli ufficiali giudi-ziari, delle cancellerie (del Tribunale soltanto) e,persino, dei commessi, ma poi non muovono undito! Per fortuna che adesso la nuova rivista"Aggiornamenti" sta cercando di ridestare uncerto rigore intellettuale che se ne stava sopitonella coscienza professionale. Ma che vita, papà,e che ambiente. Il Tribunale, per un certo perio-do rischiava di non funzionare per mancanza digiudici; a mala pena venivano processati gliimputati detenuti, giusto per concedere loro lalibertà. Per il resto, tutto veniva rinviato.

E non c'è rimedio. E non ci sono, si capisce,colpevoli. Qui nessuno è colpevole. Ma, te lodicevo qualche tempo fa, se in Pretura ed inProcura si va spediti, ed in tribunale no, un moti-vo c'è o non c'è? Sarà la tradizione, sarà quel chesarà, ma significa che è possibile cambiare.

Dicembre 1991

Il mio grido di dolore

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Poco, ma si può. Pensa, papà, che di recentesono stati affissi dei cartelli fosforescenti indi-canti la direzione degli uffici; sai chi è stato?Una ragazza, non laureata, non giudice, non can-celliere, che non ha problemi di vista, ma chevede lontano!

Ci voleva molto, ci voleva poco? Nessuno loaveva mai fatto! Il fatto è, caro papà, che anchequel poco che ciascuno potrebbe fare, con leproprie competenze, non viene fatto, un po' perinerzia, un po' per rassegnazione o incapacitàesistenziale. Il buffo è che gli Avvocati non par-tecipano, in modo costruttivo, al cambiamento;non vi è, cioè, una classe forense in grado di sug-gerire, di proporre, di contribuire a smuoverel'inerzia di quei responsabili che allargano lebraccia soltanto per esprimere la propria inutili-tà, come a dire che il mondo è sempre andatocome va il Tribunale. Vorrei, papà, raccontarti,ma mi sembra di ripetermi; vorrei dirti di unamia storia d'amore, una passione tempestosa e,forse, tempestiva; un sentimento spudoratamen-te carnale, di quelli che avevo vissuto qualcheanno fa. Pensavo di non essere capace di inna-morarmi, di essere vittima dell'aridità, di questosentimento commisto di razionalità ed opportu-nità che tanto spesso vivono in noi donne.Invece, ho provato degli stimoli nuovi. Le sensa-zioni, in taluni momenti, sono state penetranti eprofonde, fino quasi a lacerarmi l'anima; ho vio-lentato la memoria per ricacciare in un angolo iricordi di certi disgusti; ho amato, sono stata

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amata, ci siamo amati, ci amiamo. Sì, papà, te lodevo dire: è un giudice! Io non so perché, ma cicasco sempre; non è bello, non è originale, non èintelligente più di tanti, non è nemmeno simpa-tico, ma è uno che conosce il diritto. Sentirloparlare di servitù e di superfici, di lastrici e dipatti di riservati domini, mi eccita; tu dirai, comeal solito, che non sono a posto, che l'unica cosache un giudice può darmi è la sua "Castità",ossia l'appartenenza ad una Casta, ma non possofarci niente. Io, i giudici, li avverto sotto la pelle,per la strada sento profumo di diritto. E me neinnamoro. Posso essere infelice, rinunciando adun giudice? Tu vuoi che rovini la mia esistenzafacendo a meno di loro. Io, lo sai, i giudici lisento sotto la pelle; per la strada sento il profu-mo di diritto.

Ciao, papà.

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Carissimo papàti scrivo dal nuovo tribunale, meglio, del

nuovo Palazzo di Giustizia, dove stiamo muo-vendo (tutti, Avvocati, Giudici e dipendenti vari)i primi passi, alla ricerca di un equilibrio com-plesso: procedurale, umorale ed elettorale.

Ci piacerebbe conoscere la sorte (certamentebuona) di coloro che hanno progettato (e deglialtri che hanno approvato) questo ammasso divetri, questo spreco di spazi, questo intreccioprovocatorio di salette, aulette, toilette.

Ma parlare male di questo palazzo sarebbetroppo facile e scontato: lo fanno gli avvocati, lofanno i giudici. Non lo facevano i dipendenti inquanto mai consultati, mai tenuti in considera-zione. Ma vuoi mettere la capacità dei giudici el'acume, persino agrume, degli avvocati (senzacontare del soldo) ?

In sostanza: tante lamentele, è vero, ma pocofondate. Cominciamo dai locali adibiti a sede delConsiglio dell'Ordine: mai avuti tanti serviziigienici.

Giugno 1992

Ti scrivo dal nuovo Tribunale

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Le battute facili e nauseabonde si sono spre-cate; ma il cittadino che va in compagnia dell'av-vocato, prima o poi avrà ben bisogno di fare ibisogni?

Una parcella varrà bene un momento di libe-razione! E poi: statistiche alla mano, nelle gite,subito dopo l'arrivo (durante il viaggio si sop-porta), il primo desiderio è la libertà del bisogno,di origine marxista. Che Marx fosse prostatico?Bando alle ciance, hanno fatto bene! Si è scher-zato molto sulla "genialità" (perché si tratta digenialità), di dislocare le aule di udienza su pianidiversi (al primo, quello di Pretura, al secondodel Tribunale) e di assegnare agli uffici giudizia-ri, accorpati, sotto l'aspetto linguistico, nelladizione Ufficio Unico, soltanto una stanza, mac'è poco da ridere. Intanto, quanto alle aule, si èprospettato, anche in scala architettonica, il det-tato del doppio grado processuale e del principio"ne bis in idem" (per i profani, evitare una dop-pia condanna o un doppio giudizio: basta unavolta!); posseduti dalla fretta o dalla sete di giu-stizia, dopo il giudizio. Quanto all'UfficioUnico, si è trattato di un equivoco: tanto è veroche i servizi igienici sono due, gli sportelli sonotre (quante sono le categorie), il dirigente è uno,anche se vorrebbero essere tanti.

Caro Papà, ne sento di tutti gli odori; speciele donne, che li sentono prima, gli odori. Masono contenta perché tutto si è mosso secondo lemigliori tradizioni dello spreco italiano e repub-blicano, oltre che democratico e dell'arco costi-

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tuzionale. Sono contenta, anche, perché il miocuore rigonfia di impeti, il mio petto avanzaverso gli sguardi del cielo; sono contenta perchégli altri sono contenti di possedermi; ed in que-sto alternarsi di possessi (ideali, papà, ideali),emerge la serenità della carne, che si acquietalungo i canali dell'evanescenza, prorompe ildesiderio di perdizione nelle paludi dell'inco-scienza, si perde la razionalità dell'astinenza.Non ce la faccio papà, ho mentito; scappo dalTribunale, chiederò provvedimenti urgenti, cau-telari, sequestrerò i desideri, citerò gli assatanatiper scarso rendimento. Sono pazza papà? Puòdarsi, ma in questo Tribunale manca tutto: l'aria,i giudici che prendono aria, i locali senza giudi-ci, gli aspiratori nei servizi igienici, i frequenta-tori di essi. Ho ragione papà?

Tua Giu.. Si..

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Caro Papà,sarebbe l'ora di smetterla con i pettegolezzi

lungo i corridoi e le inclinazioni ortopediche (ilecchinaggi) verso le autorità; si abbia, non dicoil coraggio (che è di pochi, perché altrimenti nonsarebbe coraggio) almeno la Decenza di starezitti e non Abbaiare.

Lasciamo abbaiare chi sa, cioè i cani. E se icani non abbaiano, che fastidio danno?

Insomma, fuori dai denti l'argomento: daqualche tempo, subito dopo la dipartita delConsigliere Pretore Dirigente di Reggio Emilia,si è visto un cagnolino aggirarsi per gli ufficidella procura, legato al guinzaglio del suoPadrone (o titolare o amico).

Insieme (Padrone e cane) salutavano (in veri-tà salutava soltanto il Padrone) i dipendenti; edinsieme entravano nella stanza. Il cane, si dice,si accoccolava vicino alla scrivania, mentre ilpadrone il Padrone cominciava la distribuzionedella giurisdizione. Anche durante l'udienza, ilcane se ne stava fermo e zitto; gli unici a parla-re, senza essere richiesti, erano alcuni avvocati i

Luglio 1993

Vita da cane

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quali per imbellettarsi, tentavano di farsi capiredal cagnolino, il quale deve aver capito subito dache parte sta la verità. Non per nulla è un cane diun magistrato.

Ad ogni buon conto, non si vede che fastidiodia la presenza di un cane nel palazzo di giusti-zia; non dà pareri, e quindi non influenza le deci-sioni del giudice; non morde, e quindi come sidice per la proprietà transitiva, non abbaia (caneche abbaia non morde); non va in bagno, e quin-di non intimorisce le signore (come succede congli uomini!); se ne sta fermo al suo posto (a dif-ferenza di tanti altri che si muovono sempre esempre per posti sbagliati). In conclusione,quale sarebbe il fastidio? Un cane non rappre-senterebbe la dignità della giustizia? Ma siamoseri!

Con le tipologie somatiche e criminologicheche scorrono dinnanzi agli scranni processuali,un cane, di razza, per giunta, è un miglioramen-to di immagine. L'abitudine? Ci si abitua a tutto.Intendiamoci, tuttavia: non è che con tale moti-vazione i magistrati si porteranno in tribunaleanche i cavalli?

Giu.. Si..

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Carissimo Papà,con inesorabilità é passato anche questo

Natale; avrei voluto farti gli auguri, ma tu seicontrario perché ti richiama il pensiero dellamorte. Sei sempre stato così, anche da giovane.

La vita, qui in Tribunale, è quella di sempre,con attori e convenuti che ripetono sempre glistessi schemi; perché, lo sai bene, papà, viviamointrisi di nostra vita, ingannandoci ed illudendo-ci di recitare una parte vera, mentre è tutto finto.

Sono finti i saluti di taluni colleghi nei con-fronti di taluni magistrati: sono finte le lodi ditaluni avvocati verso taluni loro colleghi; sonofinti i desideri di rinnovamento di molta partedella classe forense; sono finti i mancati fintiguadagni di parecchi colleghi, sono autentiche lenausee di molti avvocati versa il sistema giudi-ziario, sono autentiche le rabbie di alcuni magi-strati verso taluni avvocati che non sanno nem-meno i principii della prudenza processuale. Gliavvocati, lo sanno bene, si sono sempre lamen-tati e sembrano, oggi, rassegnati ad un destinocrudele; i giudici, ben sapendo che il destino

Gennaio 1996

Il parco dei Magistrati

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degli avvocati non è poi tanto crudele, si arrab-biano sempre di più ad ogni loro richiesta nor-mativamente irregolare. Te ne ho già parlatoaltre volte, ma vale la pena di ripeterlo, perché laripetizione è l'unica vera novità del Palazzo; igiudici, proprio perché super partes, stannosempre sopra, anche quando non ce ne sarebbebisogno; gli avvocati, pur potendo stare al disopra di loro (giudici) per prestigio (economico)e per la classe (catastale), per necessità strate-gica, per rispetto istituzionale, stanno, qualchevolta, ai piedi dei giudici e qualche volta anchedi altri. Insomma, siamo ad una finzione sceni-ca, concordemente accettata dagli avvocati ecompresa perfettamente dai giudici.

Ti devo dire, per la verità, che adesso abbia-mo dei giudici molto bravi, se non verrannodeteriorati dall'uso e dal mestiere come é giàcapitato con altri. Si va da uno che ha la serietàpersino nei lacci delle scarpe ad un altro (si,quello cosi elegante… alto..) che è un giudicemolto preparato, un cottimista della sentenza, unvelocista delle udienze, civili e penali (stare inudienza con lui, dicono, è un balsamo, perchécorre veloce, essenziale ed autorevole); da ungiudice, in questo periodo GIP, che spesso hachiesto scuse pubbliche agli imputati per i toniindisponenti di un P.M non espressione di sim-patia o per il fatto stesso di essere stati (s'inten-de) imputati di qualche reato, ad un Presidenteche è sensibile giurista, produttore dì decisioniin quantità Ultra-mediali, anche se con qualche

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imperfezione Dirigenziale (ma chi è senza pec-cato...).

Insomma, abbiamo un parco magistrati sod-disfacente. Che dire, ad esempio, di un sostitu-to procuratore della Repubblica, così buono eremissivo, che verrebbe la voglia di farsi indaga-re, così lavoratore da vedere la sua auto parcheg-giata nel piazzale antistante il Tribunale persinoa tarda notte, di domenica e di mattina presto?Ha un viso bonario, con un'espressione france-scana (la testa esteriore è di pretta tradizionefrancescana), un sorriso generoso e democratico(un giorno ti spiegherò, mio caro paparino, comesono i sorrisi democratici), che si scrive da soloi verbali (fa anche prima, forse), e quando deveaffondare nella quantità della pena da richiedere,è tormentato. Per lui, l'aula di udienza è un luogodi supplizio; ma porta dignitosamente, e conlarga ammirazione, questa sofferenza.

Insomma, ottimi lavoratori ed ottimi magi-strati, quelli attualmente in sede. Non tutti, percarità. Quasi.

Tuttavia caro papà, manca, in questi magi-strati, una sana e consapevole libidine che alcu-ni del passato avevano e che mi avevano turbatoparecchio.

Vuoi mettere con quel magistrato che aprivala sua porta soltanto per attirare, nel suo ufficio,le donne, facendo aspettare gli avvocati i quali,seppure arrabbiati, non osavano protestare,essendo quel magistrato un tipo vendicativo erancoroso?

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Comunque, pazienza. Il lavoro va bene. Ionon mi lamento. D'altro canto, devo ringraziarete. Non mi dilungo, papà, per non inondarti didisfunzioni; ti eri illuso" di essere entrato nellaseconda Repubblica? No, caro Papà, siamo nelperiodo peggiore della prima. A distanza di anni,il funzionamento del nostro, come di altri ufficigiudiziari, è nettamente peggiorato. Auguri!

Tua Giu.. Si..

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Caro Papà,è Natale. Tu dirai: che scoperta; se è Natale

vuol dire che è Natale; non possiamo dire che èPasqua! Invece no, paparino mio; dico che èNatale per dire che è Natale, cioè, che è passatoun altro anno. Natale, che devo dirti, porta consé quell'aria tradizionale di intimità o di ricercadell'intimità di cui tutti, inclusi gli avvocati,hanno bisogno.

Forse che ne hanno bisogno soltanto i magi-strati, abituati a stare nelle camere di consiglio?O, forse, non ne hanno bisogno anche taluni ope-ratori del diritto abituati a stare nelle loro stanze,che essi considerano camere? E credi che persi-no taluni, cortigiani o vassalli, non abbianonecessità di intimità, con i loro committenti epadroni? Anch'io, papà, ho bisogno di intimità:tra la professione di avvocato, che mi costringea comportarmi da maschio con i maschi e con lefemmine, ed il ruolo dì mamma, svolto tra deter-sivi, piatti, lavatrici e aspirapolvere, ho perso lamia identità sessuale.

Dicembre 1998

Anch’io Papà ho bisogno di intimità

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Lo so, paparino mio, che sono i soliti discor-si, ma la centralità del mondo è basata su questiconcetti: potenza, impotenza, unirsi e separarsi,piacere e dispiacere, desiderio e non desiderio,attrazione e abbandono, baci e abbracci, strazia-mi, ma di baci saziami, vita e morte, mordi efuggì, e così via... Dicevo, che ho perso la miaidentità sessuale: che donna sono, io, a trentacin-que anni? Sono ancora una donna? E che donnasono? Piaccio o non piaccio? Stimolo o non sti-molo? Non me lo so dire, non me lo so spiegare.A giudicare dall'indifferenza degli attuali avvo-cati, ex procuratori, non piaccio; a giudicare,invece, dagli sguardi, intelligenti, dei vecchiavvocati (vecchi come iscrizione, si capisce),dalle loro insinuazioni (verbali), dai loro compli-menti, sono un tipo ancora piacente, che consen-te, per parlare il linguaggio giuridico, a tutte leparti in causa, l'espressione più alta della dialet-tica processuale.

Insomma, sono a metà, come taluni avvoca-ti, i quali si lamentano sempre, anche delle lorostesse lamentele: dell'ambiente che non è più lostesso di una volta; dei giudici, che non sono piùquelli di una volta; dei guadagni che non sonopiù quelli di una volta; dei colleghi che non sonopiù come i vecchi; dei vecchi colleghi che sicomportano come i giovani.

Aveva ragione, papà, quella mia amica archi-tetto che, avendo partecipato ad una festa diavvocati, li aveva giudicati noiosi e grigi, forseanche bigi; non solo senza creatività, ma, addi-

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rittura, senza positività. Io sono a metà madre ea metà donna, nella pienezza dei suoi desideri.Tu prendi, ad esempio, ciò che sta accadendo daquando ha preso servizio il nuovo Presidente delTribunale. Tu sai bene, papà, che già dai tuoitempi, si lamentava l'assenza di un Presidente diTribunale che coordinasse, che dirigesse, che sifacesse sentire, che desse una mossa all'anda-mento un po' tracheitico del palazzo.

Ricordo quando mi raccontavi che le udien-ze di separazione e di divorzio venivano fissatedopo circa sei, sette mesi, dalla presentazionedel Ricorso in Cancelleria; e che i verbali veni-vano depositati dopo giorni e giorni; e le senten-ze dopo mesi e mesi, qualche volta anni.

Ricordo, quando mi raccontavi della cancel-leria delle esecuzioni immobiliari, nella qualenon riuscivi a mettere piede perché la porta eraquasi sempre chiusa, senza che nessun giudice sichiedesse come mai fosse chiusa; nella quale,dopo essere riusciti a mettere piedi, non riusciviad essere esaudito perché il carico di lavoro era,dicevano gli addetti, veramente enorme; nellaquale, una volta vista l'enorme mole di lavoro(ma come era enorme?), andavi via, disgustatodal fatto che tanto enorme lavoro dovesse rica-dere su una sola povera persona. Ma com'eraenorme quel lavoro?

Ricordo quando ti lamentavi dei giudici cherinviavano le udienze di oltre un anno, quandodei rinvii delle udienze gli avvocati venivanoavvisati con disdetta di avvisi alle vetrate, come

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se le porte delle aule di udienze fossero deglistenditoi o degli ipermercati.

Insomma, ricordo tutto. Per cui mi dànnofastidio coloro che, cornacchie spelacchiate epoco preparate, diffondono critiche sull'attualeandamento, a soli pochi giorni dall'arrivo delnuovo Presidente. Intanto, appena arrivato, haeliminato quello scempio di parco automobilisti-co che era rappresentato dal cortile, niente piùauto! Bene! Poi, ha cominciato a fissare leudienze di separazione in brevissimo tempo.Bene ancora! Poi, ha cominciato a depositare iverbali di dette udienze, il giorno dopo, benissi-mo! Qualcuno aveva fatto meglio di lui? No! Edallora?

Caro Papà, sai perché non riesco a trovareuna mia stabilità affettiva con un uomo, come tuvorresti? Perché gli uomini che io conosco sonoun po' come queste cornacchie spelacchiate:poco sale e poco zucchero. E tu sai che senzasale e senza pepe, la vita non è vita.

Caro Papà, quest'anno voglio portarti al cine-ma a farti vedere un film che ti piacerà: "L'uomoche sussurra ai cavalli". Movimento lento, forsetroppo lento, ma intriso di valori e di normalitàquotidiana.

Vedendo Robert Redford mi venivi in mentetu, con la tua serenità, anche durante le udienzepiù animate; vedevo te, che procedevi nel vive-re, lasciando cadere le cose che dovevano cade-re, senza affannarti a tirarle su ad impedire laloro caduta.

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E vedevo, mio stupendo, tenero, intelligentepapà, i campi verdi della mia infanzia, dove iogiocavo, con Ruud, il cane che mi avevi regala-to in quinta elementare; vedevo il fiume cherifletteva i papaveri alti alti; vedevo te che, appe-na arrivato a casa, mi prendevi tra le braccia,nonostante fossi stanco.

Buon Natale, Papà.Tua Giu.. Si..

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Caro papà,sono due anni che non ti scrivo; sì, lo so, ci

siamo visti domenica a pranzo, ma non è la stes-sa cosa. Intanto, in presenza della mamma tuparli poco; sarà perché le vuoi tanto bene e larispetti, oppure perché lei non ti fa parlare, oppu-re, ancora, perché ti correggerebbe ogni parola;sarà perché sarà, ma non riusciamo a parlare.Mangiamo bene, è vero; tu, forse, mangi un po'troppo per l'età che hai; stiamo bene, certo, ma diparlare, di dialogare, nemmeno l'accenno.Quanti ricordi, paparino mio! Mi permetti,Avvocato, di chiamarti così, come facevano lemie amiche verso i loro papà? Sta piovendo,fuori e, quindi, l’uggiosità mi favorisce la malin-conia. Ricordi la mia esuberanza, la mia gioia divivere? Non le ho perse, papà, si capisce; ma afrequentare i palazzi di giustizia ti senti ricoper-ta di un mantello di tristezza, quasi fosse unatoga. Sono pochi gli impiegati che sprizzano vitao allegria; tu dici che con gli stipendi che perce-piscono, c'è poco da ridere? Alcuni, invece,

Giugno 1998

Quanti ricordi, paparino mio!

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dicono che percepiscono anche troppo, per le oreche lavorano e per come lavorano; la verità,come al solito, sta a metà: alcuni lavorano mol-tissimo e meriterebbero uno stipendio molto piùconsistente; altri lavorano sempre molto, mamale; ed anche a questi bisognerebbe dare qual-cosa di più, magari insegnando loro come silavora; poi vi sono quelli che sono del tutto inca-paci; che fare? Licenziarli? Costiparli, lasciarlisenza mangiare, rimandarli nel Sud? Vi sono,poi, quelli che non solo sono incapaci, ma sonoanche fetenti e lavativi; a questi bisognerebbetogliere il posto o il saluto. Ma sono pochi anchegli avvocati, caro paparino, che riescono a tra-smetterti serenità: li senti sospirare, per le corseche fanno, per il tempo che perdono, per il sudo-re che emanano, per le tasse che pagano, per ifigli che crescono, per gli amori che non amano,per le cause che perdono e, persino, per quelleche vincono. Soliti discorsi di ogni giorno giudi-ziario. Ogni tanto organizzano delle cene, giustoper solidarizzare, per amalgamare una categoriaprettamente individualista, come ben sai, e comemi hai sempre detto; ma non amo, lo sai, le cenedi lavoro. Non vorrei, come è già capitato, chetra una portata ed un'altra, i miei commensali miparlassero delle loro pratiche e mi facessero fareuna brutta comparsa!

I magistrati attualmente in servizio, papà,sono tutti tranquilli; direi che in tanti anni nonavevo mai visto tanti magistrati, uomini e donne,così tranquilli, da sembrare noiosi. Come non

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rimpiangere i tempi in cui alcuni magistrati s'in-namoravano delle praticanti, o di impiegate, e sivedevano scambi di visite affettive? Come nonrimpiangere i tempi in cui alcune praticanti sirecavano nelle stanze dei magistrati, di sera, perspiegazioni aggiuntive? Adesso, i magistratisono tutti mariti e mogli tranquille; Dio mio, sedevo essere sincera, tranquilli tranquilli sonosolo i maschi; le "magistrate" sono un tantinopiù effervescenti; non nei comportamenti, sicapisce; nell'aria hanno tutte un'aria furbesca,ammiccante, direi conturbante. Ma, ripeto, sitratta solo di aria. Per il resto, sono tutte madri,che si comportano come tutte le madri e noncome magistrati: pensa, papà, che spesso ho l'oc-casione di incontrare questi giudici madri, aspasso con i loro rispettivi figli, e mi intenerisco-no. Allora, mi dico, sono donne straordinarie:devono fare le mamme, le mogli, i giudici, deci-dere, fare da mangiare, fare le sentenze, comefanno? me lo dici come fanno? Non lo so, pro-prio non lo so. Non c'è, papà, un avvocato o unmagistrato che possa smuovere questa mia attua-le apatia sessuale; non provo più quegli stimolidella carne che mi suscitavano i passi di qualchemagistrato; non sento più i palpiti nel vedere unuomo del palazzo. Non è la mia carne che si staritirando, papà; è lo spirito che viene soffocatodalla banalità, dalle battute loffie. Non vedo, datempo, ormai, un qualche essere maschile chepossa rappresentare il contenitore delle mie pul-sazioni; un essere che sappia convergere sulle

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mie istanze di ascensione femminile; un uomoche sia in grado di assaporare con me i piaceri diun tramonto, di un sorgere dell'alba, da un lucer-nario, mentre si sta insieme, a parlare; oppureche riscopra insieme a me la musicalità dei bat-titi della pioggia contro altra pioggia, mentre noice ne stiamo, incantati e, forse, appagati, a con-templare i nostri sguardi ancora tiepidi dì passio-ne. Oh! quegli anni, quei meravigliosi anni,durante i quali il peccato sovrastava la miacoscienza cattolica, e lasciavo libera l'entratadella mia esistenza alle incandescenze della gio-vinezza.

Quegli anni, durante i quali amavo gli uomi-ni come essere umani, fatti di carne e di spirito,e con loro mi perdevo tra le dune dei desideri,nascondendoci tra le insenature per farci acca-rezzare i corpi dalla brezza marina.

Ricordi, papà? Che fai, sorridi? Lo so chesono sempre stata una pazzerella; a chi assomi-glio, d'altronde? A te, no? Pensa, che tristezza senon avessi vissuto quegli anni, quando vedere unmagistrato in toga mi faceva immaginare prov-vedimenti urgenti!

Pensa soltanto un attimo, quanti rimpianti, senon avessi avuto quella bellissima esperienzacon quel magistrato che aveva un'intelligenzastraordinaria ed una focosità altrettanto straordi-naria; facevamo, ricordo bene, dei discorsi stra-ordinari, per ore ed ore. Poi fu trasferito. E fu unbene, per lui soprattutto. Adesso sono qui, papà,che ti racconto; che cosa avrei potuto raccontar-

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ti se non avessi vissuto? Senti la pioggia anchetu, qui tra le mie righe? O sono le lacrime che ilmio cuore sta versando al pensiero di un papàeccezionale, che mi ha vista già cresciuta, giàdonna, perché la professione di avvocato loaveva occupato a tempo pieno? Ciao, paparinobello, alla prossima.

Tua Giu.. Si..

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Papa carissimo,dolcissimo papà, stavolta le novità sono

tante, di spessore e pluridirezionali; intanto c'è lanovità, rivoluzionaria davvero, dell'entrata infunzione del Giudice Unico. In verità, la novitànon è per nulla rivoluzionaria; intanto, le Pretureerano, in sostanza, già da anni, prive di pretoritogati; rimaneva il personale giudiziario, umilia-to in una solitudine ministeriale insopportabile,in quanto costretto a starsene disoccupato.

Con l'entrata in funzione del giudice unico, ilnuovo Presidente del tribunale ha fatto trovarepronti i nuovi uffici; primo ufficio giudiziariod'Italia ad effettuare gli spostamenti di mobilio edi personale.

Qualche difficoltà, qualche imbarazzo, qual-che disfunzione, qualche incomprensione, qual-che esagerazione, ma con novità del genere vor-rei vedere un altro al posto suo. Dopo qualchegiorno di assestamento, dopo qualche girovaga-re da un piano all'atro, da una stanza all'altra, daun'aula all'altra, adesso cominciamo ad orientar-ci; non dimentichiamo che vi sono state le ele-

Gennaio 1999

Le novità sono tante

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zioni, che hanno richiesto la occupazione di piùaule di udienza. Dici poco, papà? Novità di spes-sore, papà. Gli uffici sono stati rivoltati: chi eraal GIP non è più al GIP: chi era ai fallimenti nonè più ai fallimenti: chi era alle esecuzioni immo-biliari è ancora alle esecuzioni immobiliari: chiera al civile è ancora al civile, chi era al penaleresta ancora al penale. Cos 'è cambiato, allora?La combinazione dei diversi elementi. Metti unadonna in mezzo a tanti uomini e la miscela è riu-scita! Se l'invenzione è di questo Presidente,bisogna farlo salire fino alla Presidenza dellaCorte di Appello

Comunque, papà, questo Presidente ha unaparticolare predilezione per le donne, alle qualiattribuisce un ruolo rinnovatore; e ha ragione!Lo so, paparino mio, che tu non sei d'accordo: latua mentalità maschilista non può offrire apprez-zamenti per le donne: ma ricordi ciò che ti dice-vo sempre, quando discutevamo?

Ti ripetevo che le donne sono molto più scru-polose, persino più preparate dei maschi: nonera, non è sempre stato così anche nelle scuole?Vuoi mettere, papà, un'ordinanza o un decretoemesso da una donna con quello di un maschio?Il provvedimento della donna, cautelare o meno,provvisorio o meno, è un bel provvedimento.Errato? Ma è impugnabile! Se non s'impugna,diventa inoppugnabile: ma se lo si impugna, edè impugnabile, si può ottenere un buon risultato.Ma la storia dell'impugnazione, papà, è troppotecnica ed io non voglio annoiarti. Ti voglio rac-

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contare, invece, di altro. Devi sapere, papà, cheadesso la sezione penale, il collegio penale, èformata da un maschio e due donne: il maschioè un magistrato molto preparato: intelligentesicuramente: a latere vi sono due donne, duemamme: ma giovani, molto giovani: e carine,molto carine. La prima volta che uscivano assie-me dal collegio fu una meraviglia e un diverti-mento: il Presidente aveva l'aspetto di Mosè, cheindica ai suoi seguaci il cammino da percorreree dice loro che dovranno attraversare le acque; ledue donne erano appena state dal parrucchiere(come fanno a trovare il tempo per essere cosìordinate e carine? O sono carine e ordinate dallanascita?) e facevano fare un figurone alPresidente, che si piegava verso di loro, quasi arichiederne lumi, con il tono, inusuale in pubbli-co, della tenerezza. Che splendore! E che figura!Egli, il Presidente, pronto e preparato, straordi-nariamente agile e vigile, proponeva quesiti aidifensori e al P.M, i quali raccoglievano la sfida.E per risolvere i quesiti o per preparare le sen-tenze, le camere di consiglio erano lunghe, maproprio lunghe; Dio mio come erano lunghe!Sarà innamorato questo Presidente, del suo lavo-ro? O la vicinanza dì due donne, ordinate, prepa-rate e carine, lo stimola ad essere ancora piùinnamorato del lavoro?

A proposito di innamoramenti, papà, c'è delmovimento nelle arterie dei cuori di taluni ope-ratori del Palazzo: vi sono amori palesi, espostialla luce del sole e agli sguardi di ciascun pas-

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sante, e umori nascosti: vi sono tentativi diamori, consumati durante i pasti, con le paroleracchiuse nei tovaglioli di carta, e tentativi car-nali racchiusi nei fascicoli delle vene e dellapressione sanguigna.

È il gioco eterno dell'amore, papà, che risve-glia un ambiente assopito da troppi anni: è ilrisveglio della carne che vuole agguantare ildesiderio: è il desiderio della carne che vuoleagguantare il suo proprietario; è il desiderio delproprietario della carne che vuole ancora assa-porare e non intende riposare.

Vi sono dei magistrati giovani, ma propriogiovani, che vengono ricercati da donne giovani,ma proprio giovani: e tra giovani, come spessoaccade anche agli anziani, scoppia il fuoco del-l'amore: così come scoppia l'amore tra avvocatigiovani. Anch'io, ai miei tempi, m'innamorai em'innamoravo di taluni magistrati, dei qualiammiravo il rigore, la linearità e la concentrazio-ne. Quanti amori, papà, e quanta passione hannoattraversato la mia vita.

Sono incinta, paparino; sì, è il terzo figlio.Non so ancora il sesso, e non m'interessa; maspero sia femmina; le femmine, si sa, sono piùdolci e più utili, all'umanità e alla famiglia, diquanto siano i maschi. Non è stato un incidentedi percorso: è stato voluto da me: in un momen-to dì desiderio di affetto e di stabilità coniugale.Ed è stato concepito in Francia, sulla CostaAzzurra in una stagione, settembre, in cui labrezza del vento ammorbidiva il calore del sole

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e Marco mi abbracciava in continuazione, damattina a sera, in casa o fuori casa, incurantedella gente e della mia riservatezza. La mia ses-sualità, caro papà. adesso è assopita: a dire ilvero, è più tecnologica, nel senso che mi avval-go delle conoscenze moderne: e comprendo,soprattutto, che una carezza in un pugno o unpugno di carezze valgono molto di più di unacarnalità incontrollata. Certo che la carnalità èstimolante: ma va accompagnata da tenerezze,messa in un piatto d'argento e va vissuta più checonsumata. Sono contenta, papà, della mia età:anche perché chi si accontenta, lo sai, gode. E iovoglio sempre essere contenta,

Ciao, papà.Tua Giu.. Si..

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Carissimo Papà,che dirti alla fine di questo millennio? Tutti

ne parlano, anche qui in Tribunale, dove, tracause e altre cose pendenti, si cerca di sdramma-tizzare: che cosa fai per fine millennio; che cosavesti; con chi stai; perché ci stai; dove vai, comemai. Domande rituali, come ogni fine anno;domande che potrebbero essere evitate, perché afine anno non succede quasi mai alcunché dieccezionale: un anno finisce e un altro arriva. Unpo' come i nostri capi uffici: hai mai visto, papa-rino mio, degli stravolgimenti, degli sconvolgi-menti, delle rivoluzioni? No? Nemmeno io! Enemmeno nella vita privata! I figli crescono,mangiano e crescono; delle volte crescono sol-tanto, senza mangiare.

La vita procede sui soliti binari: al mattino tialzi, con un mal di testa terribile, che non ti hafatto dormire (chissà perché i mariti non hanno ilmal di testa...); poi devi pensare a vestire i bam-bini, farli mangiare, dare retta al marito che ti

Dicembre 1999

La fine del Millennio!Francamenteme ne infischio!

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chiede persino se deve mettere la calze o la cra-vatta; poi vestirti, e poi accompagnare i bambinia scuola; e poi andare al lavoro; e poi incontrarecolleghi dal fiato corto, che ti sgambettano searrivi tardi, oppure vanno dal giudice, in tuaassenza, per spiegare la causa.

Per fortuna che ci sono anche dei colleghisimpatici, con i quali si scambiano due o tre bat-tute. Sì, lo so che basterebbe una battuta; ma sela prima non viene bene, è meglio farne qualcu-na in più. Come le fotografie! Quindi, io, di que-sto fine millennio, francamente, me ne infischio!Perciò, me ne starò in casa, paparino bello; gran-de, smisurato amore della mia vita, tenero torro-ne della mia infanzia e della mia adolescenza;torta delle rose della mia maturità: me ne starò incasa con te e con la mamma, a farvi compagnia.

I bambini non ti daranno fastidio, lo sai; acasa comando io. Dall'inizio. Mio marito?Francamente me ne infischio! Non rimanercimale, ti prego; non voglio dire che non ci tengo;dico solo che me ne infischio. Dovessi badare alui, non farei nulla. E poi, caro papà, vuoi che latua figliola, che costituiva il tuo vanto, quandoandava a scuola, la tua figliola che tutti deside-ravano e che desiderava tutti, non sappia comeconvincere suo marito? Ti ricordi la storia diAntonio e Cleopatra? Io non sono Cleopatra, èvero; ma mio marito non è Antonio!

Caro papà, il periodo che sto vivendo è stra-ordinario: libera dal romanticismo illusionale edai sogni; libera dalle costrizioni maschili e libe-

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ra dagli scrupoli, gestisco la mia persona congrande saggezza. Ma, anche, con tanta passione.Io desidero amare, papà; amare l'amore e il nonamore; amare gli uomini e le donne, ciascunoper le proprie caratteristiche; le donne per la lorosensibilità e per quell'erotizzazione che sannodiffondere persino nei panini che preparano; perquelle dolcezze che sanno creare mentre ti ascol-tano o ti parlano; per quelle tenerezze che sannofarti intravedere mentre sono accanto a te, men-tre sei giù di corda; e infine, per quella immagi-ne di non violenza che è la non violenza sessua-le. Gli uomini, li amo per la loro capacità digenerosità eroica, soprattutto nella speranza dipoter conquistare la donna per la quale diventa-no eroi; per la loro immaginazione, per la lorofantasia, per la loro trasparenza, per la loro one-stà. Sì, papà; voglio amare; perché l'amore miaffascina e mi stordisce, perché l'amore mi dàforza e speranza di altro amore.

Qui, in tribunale? Niente! Nessun avvocato riesce a farmi innamorare;

nessun giudice, di quelli esistenti, è così travol-gente da farmi vivere una giornata da leonessa;per cui sono stata costretta ad emigrare. Ma nonè facile, sai, trovare persone con le quali instau-rare un rapporto valido, trovo degli eterni adole-scenti; dei ragazzetti di trentotto, quarant'anni,che vogliono una mamma, non una donna, chevogliono essere rassicurati sui loro stessi senti-menti (sarò bravo? Sarò bello. Io sono capace?)

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E quelli veramente capaci sono sposati. Nonposso mandare all'aria tanti matrimoni!

Buon Natale, papàTua Giu.. Si..

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Caro papà,ti scrivo perché ti voglio bene; ma quanto

bene ti voglio! Se così non fosse, non ti scrive-rei; perché fa un caldo torrido: ma che dico,equatoriale! Pensa, papà; non riesco nemmeno apensare un pensiero per intero; e quando ci rie-sco, mi si frantuma la testa. No, non ho l'ariacondizionata in studio: perché non l'ho fattainstallare? Ma cosa mi hai insegnato tu? Chel'aria condizionata ricicla dell'aria viziata! Chel'aria condizionata non è condizionata ma ariadeumidificata; che quando esco fuori mi busco ilmal di gola; che il mal di gola mi costringe a nonparlare; il non parlare mi costringe a non lavora-re; che il non lavorare comporta il non guada-gnare; il non guadagnare comporta discussionicon mio marito; che le discussioni con mio mari-to comportano la mancanza di sesso; che la man-canza di sesso mi fa star male; che lo stare maleper mancanza di sesso mi porta al tradimento;che il tradimento mi porta al peccato; che il pec-cato mi fa star male; che lo stare male per il pec-

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Ti scrivo perchè ti voglio bene

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cato mi fa stare male anche quando non ho pec-cato; che quando non ho peccato mi pento perquando ho peccato; che quando ho peccato nonl'ho fatto per fare del male, ma per fare del bene;che, spesso, nella vita, nel fare del bene, si puòfare del male; e che io, lo sai, anche quando hoavuto delle storie, lo facevo per amore; che sem-bravano di sesso, perché chi stava con me pensa-va sempre al sesso, ma il sesso non c’entravaniente con la storia d'amore; che, tra l'altro, ionon capisco perché quando una donna ama devefare del sesso per provare che si tratta dì amoree quando l'uomo ama, deve fare del sesso perchéè una prova d'amore; una donazione, dicono. Si,papà, lo facevo per amore; perché io, comedonna, credo nell'amore; quello puro; quellofatto di sguardi, di tenerezze, di notti insonni afare il bucato insieme; quello fatto di lunghe pas-seggiate sulle colline della Liguria; quello fattodi sonni pesanti, con le braccia distese sul letto,con le gambe divaricate come le ali di aeroplani.Ed invece ho trovato sempre uomini, spesso deimagistrati, i quali interrompevano l'udienza, o siassentavano dall'ufficio per venire nella miastanza, con la scusa che mi volevano bene... e..zacchete! Abusavano del mio abbandono allaimplacabilità dei sensi. Perché i sensi sonoimplacabili, caro il mio papà: quando si perdo-no, i sensi, rimane poco; chi fa resistenza allapotenza della carne? Alla pulsione dei nervi ero-tici? Chi ha la forza di resistere al bussare deidesideri? Io non ci riuscivo! Perciò cedevo.

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Dopo, mi sentivo una donnaccia! Si, perché l'uo-mo, per quanto magistrato togato, mi faceva sen-tire una donnaccia; lui, soddisfatto il suo impul-so ritmico, era a posto; io, invece, restavo solacon la mia solitudine; con un senso di insoddi-sfazione interiore che mi faceva sentire sporca.Vedi, papà, che discorsi che ti sto facendo? Perfortuna che tu sei il mio papà carissimo, e micomprendi. Come vanno le cose in tribunale?Peggio del solito! Esagerazioni? Adesso te nedico due: avrai sentito parlare o avrai letto dellesezioni stralcio; avrai sentito che hanno affidatole cause vecchie, vecchissime, ai G. O. A.; conl'incombenza di tentare la conciliazione; lascia-mo stare il commento su questa legge e sul legi-slatore in carne e ossa; posso dirti che la celeri-tà, la sbrigazione delle cause può attendere;alcune cause, già vecchie di qualche anno (dicia-mo quattro, cinque, sei anni? Diciamolo!), sonostate rinviate, pensa, all'anno 2004!

Sopravviveremo. Allora papà? che ne dici?Continuo a fare l'avvocato? O mi faccio visitaredai magistrati, nella mia stanza? Non è decoro-so? Ma che ne sanno, gli altri, che faccio nellamia camera di consiglio? Se ne accorgono,soprattutto, quando esce l'uomo, perché ilmaschio, di solito, è spettinato e pallido. Ma nonsarà colpa mia se la pelle è bianca!

Caro Papà, sono stanca; stanca e accaldata.Verrò a stare nella campagna di Langhirano;quella che hai comprato negli Anni Sessanta,quando gli avvocati erano pochi, e non si paga-

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vano le tasse; quando i clienti non erano istruiticome gli avvocati; quando i patronati e le asso-ciazioni non facevano concorrenza ai legali.Adesso? Non ne parliamo.

Ciao, papàTua Giu.. Si..

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Caro Papà,questa volta ti voglio parlare di alcuni episo-

di di cui sono stata protagonista, i quali mihanno fatto venire in mente un titolo curioso,rievocativo di una canzone degli anni Sessanta;dei tuoi tempi,

Cioè, il titolo, te lo ricordi, era: “Guarda CheLuna, guarda Che Mare!” Mi pare fosse cantatada Fred Buscaglione, un cantante dalla voceroca. Non sono un medico, io; ma nemmeno imedici riescono a spiegare perché dagli stessigenitori fedeli l'uno all'altro, siano nati o nasca-no figli, uno diverso dall'altro; a volte l'unoopposto all'altro!

Spesso, non vi sono motivazioni particolari(a sentire i genitori); eguale benessere, morale emateriale; eguale amore, magari più intenso, conil passare degli anni (o al contrario?); stessaforma di congiunzione; stessa professione ostesso mestiere, in occasione della procreazione.

Insomma, non vi sarebbe, sotto l'aspettorazionale e scientifico, alcuna spiegazione.

Dicembre 2000

Guarda che Luna, Guarda che Mare!

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Eppure... l'avvocato che mi faceva queste confi-denze è un avvocato, diciamo di media genera-zione; un avvocato poco formale, di solito; e disolito poco pignolo; anzi, per dirla tutta, talmen-te poco pignolo che si dimentica persino di esse-re avvocato! Quest'avvocato era talmente preoc-cupato, durante la redazione del verbale di primaudienza, che telefonava ogni momento all'avvo-cato titolare e "trattatore" della causa; gli chiede-va che cosa avrebbe dovuto fare in caso di avve-nuta costituzione; e dopo l'avvenuta costituzio-ne, che cosa avrebbe dovuto rispondere in casodi richiesta di riunione dei processi pendenti; incaso di pendenza, (pardon, di assenza del giudi-ce) che cosa avrebbe dovuto fare; che cosaavrebbe dovuto scrivere al posto della parola"eccezione": obiezione? Contestazione?Osservazione? Dissalazione? Non avevo maivisto quell'avvocato così preoccupato; e, stantela prossimità del Natale, io, che nei confronti diquell'avvocato nutro rispetto e simpatia, dinanzialla sua implorazione (a proposito, potevaimplorare? O non sarebbe stato meglio contesta-re?) di fare fissare un'udienza di Trattazione, exart. 183 c.p.c., acconsentii; "grazie" mi disse,dopo; " ma non tu sai": " È così bravo, ma cosìbravo, che si accorge subito di un errore com-messo! Non so come...Che... se si accorge di unerrore, fa finta di averlo commesso lui! Ma èbravo, sai!". E si lamentava, a fine verbale, dellestelle, della luna e del mare. Ora, io ho capito ilriferimento alla Luna (guarda che Luna!); ho

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capito il riferimento alle stelle (le stelle sonotante, milioni di milioni...le stesse); ma il riferi-mento al mare, non l'ho proprio capito. Me lospieghi tu, papà?

Caro papà, non è una mia fissazione, ma l'at-mosfera che si respira in questo palazzo è la stes-sa che si respira altrove; in ogni azienda, nellaquale lavorano più persone: dove si lavora, cer-tamente, chi di più, chi di meno; dove si lavoraseriamente, certamente; ma quando non sonoimpegnate nelle attività professionali, si corteg-giano, si sfidano, si tramano, si cercano, si trova-no, poi si lasciano, per ritrovarsi in un altroposto, ove poter consumare la loro sete di amore.E dare freschezza ossigenante ai loro respiri.C'è, da un po' di tempo a questa parte, una "tor-bidezza" sensuale, che avvolge persino le perso-ne apparentemente più composte; una torbidezzache scompone, che ben dispone; che trasforma,che performa, che travolge, che sconvolge; cheottunde e che distende la volontà sui binari deisensi tramortiti dagli umani impulsi. Perchéparlo di torbidezza sensuale? Ma, caro miopaparino bello! Come sei ingenuo, a volte! Se sitrattasse di sentimenti autentici, trasparenti,matrimoniali, non vi sarebbero tanti sotterfugi;non vi sarebbero tanti nascondimenti; invece,tutto è torbido, perché la situazione è poco chia-ra; ossia, troppo chiara, perché si vede benissi-mo che si tratta di sensi extraprocessuali. Nulladi male, dal punto di vista "naturale"; da quandoè stato creato il mondo, e persino nel regno ani-

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male, i sensi... si perdono facilmente. E, perden-do i sensi... si perde il senso della realtà; sicchési corre il rischio di confondere la realtà con lasensualità. Non posso dirti, paparino bello, chi sidà più fare. I magistrati sono esenti da questatorbidezza? E le forze dell'Ordine pure? Non loso, e non ti rispondo, papà, per non farti delmale; ma se tu fossi qui, ti renderesti conto; e,bello com'eri, chissà, chissà, Papà, Buon Natale

Tua innamoratissima Giu.. Si..

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Caro Papà, eccomi ancora qui a scriverti, in questo

appuntamento semestrale che mi consente diliberarmi dei miei equilibri e di sentirmi me stes-sa; che mi consente di viverti addosso, come maiho potuto.

Non ho potuto, papà, godere questa tua tene-rezza che fa capolino dagli occhi intensi e stan-chi, quasi avesse timore di disturbare la miairruenza; non ho potuto vestirmela perché tu,quand'ero piccola, eri troppo intento al lavoro:partivi, al mattino presto, che io dormivo; e tor-navi, la sera tardi, che io ero sotto le coperte esotto la fase lucida della coscienza.

Non ho potuto, papà, godere questo tuo sor-ridere discreto e misurato, quasi non volessioffendere le persone che piangono; perché, ripe-ti spesso, occorre avere rispetto dell'altrui doloree dell'altrui solitudine; e ridere in modo aperto,quasi mercatale, è dimostrazione di scarsa sensi-bilità, cristiana, soprattutto. Cosi come baciarsiin pubblico, specie se per lungo tempo, oltre che

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Azioni possessorie, e azioni immorali!

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essere di cattivo gusto, è, sicuramente (tu lodicevi sempre a noi figli), sintomo di bruttezza(o brutalità?) morale.

Non ho potuto, papà, godere la tua grandecultura perché non avevi mai tempo e parlavisolo di cause, civili e penali; più civili che pena-li, per il vero.

Piuttosto che acculturarci con Caravaggio ocon le opere di Voltaire, con lo Zibaldone diLeopardi o con le opere di Italo Svevo, ci parla-vi dì usucapione, della piccola proprietà contadi-na, della mezzadria, delle decadenze e delle pre-clusioni.

Qualche volta, per tenerci allegri, ci raccon-tavi di quella volta che, insieme ad un Pretore,facesti un sopralluogo nelle montagne reggiane,dalle parti di Asta di Villa Minozzo, caseBalocchi, per una questione di apposizione ditermini; ridevi, quando raccontavi quell'episo-dio, perché rievocavi la caduta del pretore in unapozzanghera, il tentativo del cancelliere di tirar-lo in piedi e quello tuo di minimizzare tutto. Nonc'era molto da ridere, papà; adesso te lo possodire; un Pretore in una pozzanghera era solo unpretore sporco; ma non c'era bisogno di caderein una pozzanghera; io ho conosciuto, nella miapur non lunga carriera, tanti giudici sporchi etrasandati. Altro che ridere!

E quante volte parlavi di possessorie! Allamia mente di bambina, le azioni possessorieerano delle azioni immorali; sì, perché i tuoidiscorsi lo facevano pensare.

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Parole come possessio o come intervertitapossessio; vocaboli come Corpus o possesso ditolleranza, evocavano, alla mia verginale cultu-ra, immagini erotiche proibite. Spesso, avevosonni agitati; agitazioni bambine, si capisce; masempre agitazioni.

Le possessorie sono penetrate in me; mi sonostate accanto, durante gli studi di giurispruden-za; quelle petitorie, di meno; e insieme alle pos-sessorie, con i loro concetti di tolleranza, stava-no i provvedimenti urgenti, cautelari, interinali.La prima volta che ho sentito questi termini, hopensato all'apparato gastrointestinale; è vero,papà; non sarà "high", ma è la verità.

Quando sono giunta anch'io sulle sponde del-l'adolescenza, ho sentito gli argini della mia sen-sualità inespressa cedere alle acque dei desideri;e quando gli amici mi chiedevano provvedimen-ti interinali e urgenti, io, per puri motivi cautela-ri, pensavo alle tue possessorie, sia pure inter-vertite. Vedi, papà, come si condiziona la vita deifigli? In modo involontario, è chiaro; ma... acci-denti all'influenza! Adesso? Caro papà, cosavuoi che ti dica, sto attraversando una fase inter-dittale; passerà? Sì, che passerà, lo so. Ma ètanto difficile, papà, provare delle emozioni; ècosì difficile essere penetrata da sentimenti ditenerezza; è così difficile essere posseduta dasentimenti di dolcezza! I maschi, lo sai, si libe-rano facilmente; e..vanno. Dicono, pensa, che ilpossesso (anche nel matrimonio) può essereesercitato anche a mezzo altrui; basta avere l'ani-

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mus. Quante cose si sentono e si leggono, oggi!L'ambiente?

Scusami, papà, ma ti racconterò a Natale.Troppa carne sul fuoco; e la carne, lo diconotutti, è debole. Troppo debole per resistere alleazioni possessorie.

Tua innamoratissima e commossa Giu.. Si..

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Carissimo papà, come stai? Quando ci siamo sentiti, l'ultima volta?Avevi la voce stanca; affettuosa, certamente,

incitante, protettiva, anche, ma stanca. Caro ilmio papà, anch'io sto attraversando un periododi stanchezza; sai, quella stanchezza che ti vieneaddosso senza poterla respingere, come un assal-to della carne? Un misto di deludenza, insoffe-renza verso le banalità, verso l'insipienza; lastanchezza della ripetitività, dei proceduralismitortuosi ed improduttivi; le udienze penali fram-mentate fra GIP, GUP, dibattimenti; qualchesalto in carcere; udienze istruttorie, alle 9, alle10, alle 17; alla ricerca del collega che non cono-sco più. Mi piacerebbe che fosse istituita unafoto tessera, da portare sul bavero della giaccia,come nei congressi; ma con le generalità piùvisibili.

Stanchezza coniugale; sono stanca di fare lamoglie e la mamma, oltre che l'avvocato; mentrerassetto i letti, che i figli si guardano bene dalfare, ripasso, mentalmente, le udienze, no, devo

Dicembre 2001

Stanchezza coniugale

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andare dal giudice, che è tanto puntuale; acci-denti il latte sta andando fuori! Simone sbrigatiad uscire dal bagno, farai tardi, mamma deveandare in tribunale, dai che andiamo a scuola!Elena, basta con questi trucchi, sei solo unabambina, perché vuoi bruciare i tempi? Ti rovinigli occhi! Devo andare all'ufficio notifiche; poialla cancelleria civile, poi.... Dai Simone, è pron-to il tè! No, tu il tè lo prendi, e alla veloce anche!Elena, vuoi terminare il restauro del tuo pavi-mento? Ma guarda che camicia si è messa! Su,bambini! "bambini" lo vai a dire alle tue amiche,poi! Elena, maleducata! Voi siete solo dei bam-bini; vi devo cambiare ancora le mutande, cosavolete parlare!

Accidenti a me, papà.Ecco come si svolgono le mie levate mattuti-

ne; una riassettata veloce, una calza, una tazza ditè, due biscotti, un'altra calza, un maglione, unaspazzolata ai capelli, un'altra tazza di latte, quat-tro o cinque biscotti, una sistemata ai letti, chiu-do le finestre, chiudo la porta, accidenti il gas,chiudo il cappotto, apro il garage, apro la mac-china, chiuso il garage, chiudo la portiera, aproil cruscotto, chiudo il cruscotto, Elena chiudi labocca, per piacere, e non fare la cretina. BastaSimone, lasciala stare; non vedi come si è rim-pinzata le labbra?

È dura, papà, essere avvocati, mamme,donne, e mogli. Pazienza per l'essere moglie, lofaccio e basta; pazienza per l'essere madre, chetiene in vita, scaricandomi dell'affetto che altri-

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menti andrebbe perso nell'egoismo; ma esseredonna, mi costa fatica. Perché quando si fannotutti questi giri, anche la femminilità cede ilpasso all'affanno.

Pensa, papà, che tua nipote, Elena, è tantoschizzinosa che non vuole bere nei nostri bic-chieri; allora io le ho fatto il discorso del bacio.Non ti scandalizzare, paparino; se non parlo conte, con chi parlo? Con Marco? Quello, basta dir-gli che è bravo, è felice; così mi lascia stare, quelvanesio. Dicevo del bacio.

Pensa, pensavo, ci si bacia con sconosciuti,che magari hanno baciato altri sconosciuti; ci siimbratta, e poi si diventa schizzinosi a tavola,con la pulizia dei tovaglioli, della camicie, deipantaloni.

Non ho mai fatto questi discorsi con te, caropaparino; li faccio adesso, te l'ho detto, perché tisto scrivendo; se fossi vicina mi vergognerei;per lettera, è come se raccontassi, o sognassi. Manon sto sognando, caro paparino mio, che mitenevi sulle ginocchio cantandomi le "ninnananna" che avevano cantato anche te.

Questa è la vita, che se ne va. Pensa, sono passati ormai quindici anni, da

quando hai smesso la professione; ed hai fattobene; non ti ci ritroveresti. I tuoi colleghi giova-ni di allora sono gli anziani di adesso; i magistra-ti dei tuoi tempi sono in cassazione o deceduti.Perché anche i magistrati, pur facendo parte delterzo ordine (o potere), muoiono. Senza guaren-tigie. E senza poter effettuare lunghi rinvii.

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Con la morte non si scherza. Ciao, papà mio,tenerissima zolla di terra d'oriente, nella qualeverso stille di sorrisi e dove faccio crescere stelid'affetto.

Ciao e buon Natale. Tua Giu.. Si..

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Carissimo papà,questa mia ti giungerà a caldo scoppiato; per

cui, se vorrai, potrai considerarla un effetto dellacalura. Le considerazioni che ti esporrò tipotranno piacere in parte, ma sentivo di doverte-le fare; perché con te io ho sempre parlato ditutto; anche delle mie stravaganze, che tu defini-vi immoralità. Ma è ora che ti racconti e tiesponga il mio sentire ed il mio vedere.

Sarà la moda, sarà quel che sarà, ma leforme, Dio santo, bisogna rispettarle e farlerispettare. Così insegnavano a noi, giovani delSessantotto, del Sessantanove, e poi ancoraquelli del Settantanove e dell'Ottantanove; quel-li del Sessantotto e del Settantanove, con un po'di riflessione, avevamo accettato le forme,impregnati, com'eravamo tutti, donne ed uomini,di filosofia e di ideologie, che sono un derivatodelle filosofie. Perché le forme, questo deveessere chiaro, sono espressione del contenuto,quando c'è; della sostanza, quando questa c'è.Ma… quando la sostanza, il contenuto non c'è,la forma assume la forma della sostanza. È essa

Giugno 2002

La forma non è sostanza

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stessa sostanza. In sostanza, la forma non èsostanza perché contiene il contenuto; ma èsostanza quando la sostanza non c'è, da quil'equazione che la sostanza diviene forma quan-do la sostanza manca. Questa è la sostanza deldiscorso sulla forma; discorso che è non soloforma, ma sostanza.

Detto ciò, arrivo al nocciolo del discorsodelle forme. Era un po' di tempo che non si vede-vano tante persone "disabillées", ossia vestite inmodo, come dire, poco conforme allo stato deiluoghi e alle circostanze. Da qualche tempo,nelle udienze del giovedì, in particolare, si vedo-no, anche nelle cause collegiali, donne con lespalle scoperte; è vero, le donne si depilano (cheimpressione!), ma davanti ad un collegio, sidovrebbe, a mio avviso, andare con una giaccao, almeno, con uno scialle. I giudici sono esseriumani, lo sanno tutti; sopportano tutto edapprezzano anche le spalle (specie se fatte bene);ma nel momento collegiale, le spalle no, perfavore! La categoria sarà anche sovraffollata;sarà anche in crisi di identità; ma non è mostran-do le spalle che riacquista dignità sociale.

Ma non è finita. Nel corridoio d'ingresso allacancelleria civile del Tribunale ed a quella deidecreti ingiuntivi ero in attesa di entrare; seduta,di fronte al cancelliere, c'era una giovane avvo-catessa; un tipino spiritoso, che si era sedutacome si sedevano una volta i vecchi ubriaconinelle osterie; ossia con le gambe divaricate e ilpetto appoggiato sulla scrivania. Stava male, te

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lo giuro; aveva un che di volgare, di poco avvo-catesco, di poco pittoresco! Nelle mie vicinanze,c'era una ragazza che indossava pantaloni neri,appena sotto l'ombelico, e una chemise appenasopra l'ombelico: insomma, lasciava scoperto iltratto di corpo che sta tra il sottoseno e il sopraombelico. Non posso dire, per la verità, chefosse uno spettacolo disastroso; l'insieme eragradevole; non turbava, certo; anzi, guardando amodo, sarebbe potuta piacere agli uomini. Ma,non so, c'era qualcosa che stonava; una specie diirriverenza verso il luogo, verso certi avvocati dimezza età, verso i collaboratori di cancelleria,verso la mestizia di quei luoghi.

Io non so dirti se sia un bene o un male; male forme, Dio santo, devono essere rispettate! Unbel tratto di corpo, lo so, face piacere alla vista,specie dei magistrati maschi che sono semprericurvi sui codici e sugli atti processuali; fameno piacere ai magistrati donne, che non pos-sono permettersi, per età, per educazione, o perprestigio, di mostrare quel tratto di corpo.

Ad ogni buon conto, vedo meno personemasticare gomme, durante le udienze; ho vistoalcune persone depositare le gomme masticatenelle borse; reparto cancelleria, forse; o, altre,arrotolarle in pezzetti di carta già predisposti perl'uso.

Mio caro papà, non so se riceverai ancoramie lettere; la vita, si sa, è strana; ed anch'io, chesono tua figlia, sono strana. Credi che non mipiacerebbe mostrare un bel tratto del mio corpo?

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Molte rughe e molta cellulite, tu dici? Il vero è,papà, che quella parte di corpo tra il sottoseno eil sopra ombelico, per quanto mi risulti (e mirisulta, mi risulta!) viene poco utilizzata. Servecome parata, diciamo. Ed a me non piace starein parata.

Tua calorosissima Giu.. Si..

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Mio carissimo e tenerissimo papà,è passato un anno, ricordi, dall'ultima lettera.

Un anno sembra poco, se riferito a tanti anni, maè tanto se riferito ai mesi; ma non parliamo dianni, è un argomento che mi prende molto, inquesta fase della vita: i ragazzi sono cresciuti,vivono nel loro mondo. Marco, lo sai già, ècome un fratello, più che come un marito; finitii tempi dei sussulti e delle cariche, finiti i tempidelle rigenerazioni, dei sospiri, dei respiri a pienipolmoni di quelle atmosfere sensuali che era noparte importante della nostra gioventù e deinostri primi anni matrimoniali. Adesso? Adesso,sai, ci salutiamo come si salutano fratelli e sorel-le; ci guardiamo in faccia… e sorridiamo dellenostre pieghe; mangiamo insieme, ma ciascunomastica la propria parte. A letto? Ci diciamo lepreghiere (siamo entrambi cattolici); alla fine,senza nemmeno farci sfiorare dai pensieri giova-nili, ciascuno dice: "Gesù, Giuseppe e Maria,siate la salvezza dell'anima mia". E così, ciaddormentiamo. È triste, papà, vero?

Dicembre 2003

La mia pericolosaimmoralità

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Ricordi? Quante volte ne abbiamo parlato;quanto volte tu mi sgridavi per la mia pericolosaimmoralità; quante volte tu mi sgridavi per ilmio vestire ardito, solo perché la camicettalasciava intravedere una parte avanzata del seno,o quando le mie gonne lasciavano intravedere unavamposto delle cosce. E adesso? Che ne dici,come ti ebbi a dire, di questa moda dell'ombeli-co?

Adesso, con questi ombelichi che sembranocostituire il centro del mondo (il cosiddetto cor-done ombelicale…), come la mettiamo? Ero, io,una vergine sostanziale, sia pure formalmenteprovocatoria, o sono, quelle ombelicate, dellesemplici vetriniste della corporalità, però senzaanima, senza quel soffio di sensualità che solarende femminili? In tribunale? Beh, niente dispeciale; tutto procede come al solito; carenza digiudici, di cancellieri, di ufficiali giudiziari, dipersonale armonioso; assenza di qualsiasi orga-nizzazione, assenza di stelle. Il guadagno? Beh,Papà, lasciamo perdere… Pensa che sto facendoamicizia con un Monsignore…. Magari, vado adare una mano alla mensa dei poveri, in cambiodi qualche pagnotta. Come si diceva, ai tuoitempi: "per la pagnotta. una mamma è disposta afare anche.. la m…ammotta". Dici che esagero?Beh. Papà, meno male che ti sei arricchito tu e ioposso vivere tranquillamente; ma se non vi fos-sero le tue sostanze, mio caro paparino, sarebbeuna bella gara andare avanti… Gli amori, papà?Beh, da quanto ti ho scritto finora, si capisce che

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tutto è calmo, non vi sono avvocati che mi fac-ciano incapricciare… pensano troppo al lavoro.I giudici? Lo sai, tutte persone tranquille: e sonotutte persone comuni; li puoi vedere che buttanoil pattume (come tutti i mariti…), oppure checaricano le auto di robame vario… oppure checorrono con i figli in bicicletta, o mentre sonocon i figli, a rincorrere i colombi (restando aterra…) Dove sono quei magistrati che lasciava-no immaginare mondi segreti sotto la toga? Oche immaginavo tortuosamente affascinanti?Dove sono? Mio caro papà, sopravviveranno iTribunali? O devolveranno tutte le competenze,inclusi i giudici togati, ai Giudici di Pace? Nonlo so, proprio non lo so. Sono stanca, papà; eadesso vado a letto. Se vado d'accordo conMarco? Gesù, Giuseppe e Maria, siate la salvez-za dell'anima Mia!

Tua innamorata, con tenerezza, Giu.. Si..

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Stampato nel mese di Dicembre 2015dalla Tipografia “Nuova Futurgraf”

Via Giuseppe Soglia, 1 42124 - Reggio Emilia

Grafica, Impaginazione e Copertina di: TATIANA VIVINO