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il mensile dei soci coopconsumatori
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a cHe GiocHiGiocHiamo?Guida ragionata all’uso del giocattolo
coop reno“Liberi da ogm”, la campagna ha dato i suoi frutti: i
numerie le testimonianze dei soci impegnati nella raccolta
firme
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2008
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e co
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LINEA DI ABBIGLIAMENTO SOLIDAL.UN’ECONOMIA PIÙ SOLIDALE VESTE IL
MONDO.
Il mondo non è diviso solo da mari e catene montuose,ma anche da
condizioni di vita, opportunità di lavoro, speranze per il
futuro.
Questi sono i veri confini dello sviluppo. Per fortuna c’è un
modoper passare da una parte all’altra: è condividere i vantaggi.La
linea d’abbigliamento Solidal Coop infatti, non solo sostiene i
lavoratori del Sud del mondo, ma garantisce capi confortevoli,
fabbricati con tessuti di qualità, ad un prezzo equo anche per
te.Le linee, si sa, servono a dividere. La linea Solidal Coop,
invece, vuole unire.
175X285_TerreMezzo_solidal 15-02-2007 17:36 Pagina 1
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in primo piano consumareinformati
vivere bene
ConsumatoriindebitatiCresce sempre più anche in Italia il
fenomeno del credito al consumo: siamo a 300 miliardi
Vietato dire bugieScopriamo le nuove norme per tutelare il
cittadino da pubblicità ingannevoli e indesiderate
22
6
Mensile della Cooperazione di Consumatori 40127 Bologna, Viale
Aldo Moro,16 Tel. 051.6316911 | Telefax 051.6316908
[email protected]. Bologna 3/8/82 n. 5005
Iscrizione Roc 29/8/01 n. 1040Copia singola euro 0,31 Abbonamento
annuo euro 3,10
Direttore responsabile Dario GuidiredazionePiero Giovanolla
(vicedirettore),
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Lettere a Consumatori
Consumatoriindebitatidi Aldo Bassoni e Rita Nannelli
La vignettadi Elle Kappa
Ogm, 3 milioni di no
Si fa presto a dire giochidi Silvia Fabbri
Carpaccio, sushie carni crudedi Eugenio Del Toma
Due toteme due tabùdi Mario Tozzi
Coop, la pagellala danno i socidi Anna Somenzi
Le reflex son tornatedi Claudio Strano
Fragole a dicembre?di Massimo Montanari
È tempo...di arancedi Helmut Failoni
Il piaceredelle termedi Giuseppe Ortolano
Mostre, libri e dischiIntervista a Linusdi G. Oldrini e P.
Pacoda
La lettera di protestadi Natalino Balasso
16Si fa prestoa dire giochi
Acquistare giocattoli, nasconde insidie. Ecco una guida
ragionata in vista del Natale
coop editrice consumatori consiglio di amministrazione: Paolo
Cattabiani (presidente) Enrico Migliavacca
(vicepresidente)Francesco Berardini, Giuseppe Bolognesi, Claudio
Cucchiarati, Marco Gaiba, Luciano Landi, Paolo Mandini, Daniele
Moltrasio, Claudio Toso
Consegnato alle poste a partire dal 03/12/2007Il numero di
novembre è stato stampato in 2.725.217 copieassociato a:ANES,
Associazione nazionale editoria specializzata
Daniela Dalpozzo, Silvia Fabbri, Paolo Mandini, Alberto
Martignone, Paola Minoliti, Andrea Pertegato, Mauro Poletti,
Gianfranco Sansalone, Anna Somenzi, Claudio Strano
progetto graficoFerro comunicazione & designimpaginazione e
grafica Ilde Ianigroresponsabile della pubblicitàGabriella
Zerbinistampa Coptip (Modena)
Questa rivista è stata stampata su carta 100% ecologica che ha
ottenuto il marchio Ecolabel dell’Unione Europea riservato ai
prodotti a minor impatto ambientale
42
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Bosco Mesola,fedeli alla buona tavoladi Daniela Dalpozzo
Porta a porta anche a Monte San Pietrodi Giovanni Maria
Rossi
Natura in mostra
Il palio di Arianodi Walter Matteucci
53
40 “Liberi da Ogm”,i risultati della campagnadi Luciano
Landi
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�
Sui giornali ho letto di un ennesimo problema legato alla
sicurezza alimentare, che questa volta ha toccato le mozzarelle di
bufala per una infezione chiamata brucel-losi. Vorrei saperne di
più e capire come si muove Coop su questi prodotti. Emma Pini -
Mantova
Risponde Claudio Mazzini, responsabile innovazione e valori di
Coop Italia:La brucellosi è una zoonosi, cioè un’infezione degli
anima-li che può accidentalmente interessare l’uomo. L’uomo può
venire in contatto con questi microrganismi tramite contatto
diretto con animali infetti, ad esempio durante le cure
veterinarie, la macellazione ecc. , oppure tramite l’in-gestione di
latte non pastorizzato o, raramente, con carne. La malattia
infettiva può avere un decorso assolutamente senza sintomi oppure
può presentare sintomi quali: febbre e dolori muscolari e in alcuni
casi la malattia può diventa-re cronica.Le direttive europee
prevedono che tutti gli stati membri attuino programmi per
l’eliminazione della malattia attra-verso controlli sierologici su
ogni capo presente in stalla e l’abbattimento immediato
dell’animale in caso di positivi-tà al microrganismo.La brucella
eventualmente presente negli alimenti viene facilmente distrutta
dai trattamenti termici come la pasto-rizzazione per il latte e la
cottura per la carne.La mozzarella di bufala Coop, proviene da uno
stabilimen-to dove vengono applicate rigorose procedure di
tutela
Mozzarelle di bufala,ecco tutte le garanzie Coop
verso questa problematica. Infatti la totalità del latte in
ingresso subisce il trattamento di pastorizzazione, le aree di
lavorazione sono predisposte per previene qualsiasi pos-sibile
ricontaminazione. Il latte per la mozzarella provie-ne
esclusivamente da due allevamenti selezionati e con-trollati da
Coop ed in possesso del certificato ‘ufficialmente indenne’. Questa
certificazione viene rila-sciata esclusivamente alle stalle che,
per 3 anni consecuti-vi, non hanno evidenziato nessuna positività
alla brucella durante i controlli sierologici effettuati
semestralmente dall’ASL.Oltre alle garanzie ufficiali Coop effettua
ovviamente ulte-riori analisi sistematiche su latte e prodotto
finito.Inoltre per i prodotti non a nostro marchio a tutti i
forni-tori è stato tempestivamente richiesto di:· Utilizzare solo
latte proveniente da allevamenti certificati esenti da brucellosi;·
Utilizzare solo latte correttamente pastorizzato;· Attivare un
controllo straordinario informandoci imme-diatamente di eventuali
esiti non regolamentari.Infine come Coop abbiamo avviato un piano
aggiuntivo di verifiche.Questo caso dimostra ancora una volta come
la politica Coop di prevenzione e controllo dei rischi in materia
di sicurezza alimentare sia non solo uno dei capisaldi del proprio
agire, ma come questa vada continuamente raffor-zata ed aggiornata.
Nei prossimi mesi Consumatori farà un approfondimento proprio su
questi importantissimi temi.
cons
umat
ori
la�posta
�dicembre�2007
Finanza etica, una campagna contro i derivatiGentile
direttore,seguo con crescente interesse gli interventi che
Consumatori ha dedicato ai temi della finanza e non temo di
esagerare se li considero un’operazione di formazione permanente
per un mondo economico - quello cooperativo - che ha scelto di
giocare su terreni ostili come il consumo di massa. Mi persuase,
ormai qualche anno fa, il privilegiato rapporto con alcuni
cooperatori che mi spiegarono come la declinazione moderna dei
valori della “resistenza” si giocava inevitabilmente sui terreni
dell’economia globalizzata, e molto più recentemente Susan Gorge
(ricercatrice francese esperta di politiche economiche) durante la
tre giorni di Sbilanciamoci! che rispondendo alla domanda«Chi sono
i peggiori soggetti economici transnazionali?» disse: «Le banche,
senza ombra di dubbio». Mi occupo, quindi, di finanza solidale e
segnalo a lei e ai suoi lettori una campagna che finansol.it sta
promuovendo sui temi della finanza speculativa: se è vero quello
che sostenne a luglio il
ministro delle finanze tedesco, i derivati sono cavallette che
devastano le economie moderne e che solo all’Italia (intesa come
sistema economico) costano 5 miliardi di euro, con performance
negative da capogiro (l’80% è in perdita). Nessuno (o pochissimi)
sa cosa sono, quali rischi si corrono ad affidarvisi e soprattutto
nessuno (o pochissimi) ne dà pubblica notizia. Finansol.it (che è
un’associazione di persone che si occupa di finanza, con
particolare attenzione alle sue implicazioni sociali, al suo
impatto sull’economia reale ed è legata all’Associazione Finanza
Etica ndr) ha lanciato quindi la campagna “A carte scoperte!”
perché tutti gli enti pubblici che investono in prodotti derivati
ne diano notizia evidente sui loro bilanci. La raccolta delle firme
è già iniziata (andate su www.finansol.it/petition), ma possiamo
fare molto di più. Marco Gallicani (presidente di finansol.it)
Pubblichiamo volentieri la lettera di Marco Gallicani, unita
all’invito, per i nostri lettori, ad andarsi a leggere i contenuti
dell’iniziativa per favorire la trasparenza da parte degli enti
pubblici, rispetto all’utilizzo di
-
L’indirizzo per scrivere a questa rubrica èredazione
consumatoriViale Aldo Moro, 1640127 Bolognafax 051 6316908oppure
[email protected]
>strumenti discussi e discutibili come i derivati. Come
rivista continueremo a occuparci dei temi legati alla finanza e
all’impatto che questa può avere sulle famiglie (come conferma
anche il servizio sul credito al consumo che troverete nelle pagine
seguenti).
Data di confezionamentoMolti prodotti al taglio confezionati in
pellicola riportano sull’involucro solo la data di scadenza e non
quella di confezionamento. Non dovrebbe essere obbligatoria? Carla
Balducci - Cesena La data di confezionamento non è obbligatoria
perché dipende dal tipo di prodotto da taglio: quelli in atmosfera
protetta sono preparati da aziende esterne ed hanno il solo obbligo
della data di scadenza. Quelli preincartati vengono invece
confezionati direttamente nel punto di vendita e, come gli
affettati, sono generalmente sotto vuoto. La legge esonera questi
prodotti dal riportare la data di scadenza perché li equipara a
quelli freschi o venduti al taglio sul pdv (ad esempio il
prosciutto al banco del reparto gastronomia). I preincartati non
sono neppure obbligati a riportare la data di confezionamento: per
fortuna quasi tutte le catene lo fanno. Se sulle confezioni è
riportata la sola data di scadenza, significa che i prodotti sono
stati preparati da un’azienda esterna, il cui indirizzo deve essere
riportato sulla confezione.
Troppo fluoroMa tutto questo fluoro in caramelle, acqua
minerale, gomme da masticare, fa poi bene o basta quello del
dentifricio? Patrizia Rossi - Novara
Il fluoro è un minerale utile alla salute dei denti e delle ossa
ma, se assunto in eccesso, ha anche alcuni effetti collaterali
rischiosi per la salute. Se preso a basse dosi, ma in misura
superiore alle necessità, può provocare irritazione della mucosa
gastrica o fluorosi cioè degenerazione dello smalto dei denti.
Soprattutto i bambini debbono fare attenzione perché la fluorosi si
verifica soprattutto al di sotto dei 6 anni. Un lavaggio con
dentifricio al fluoro comporta l’assunzione di fluoro pari a 0,15
mg. Se un bambino si lava i denti 2-3 volte al giorno, bisognerebbe
evitare di fargli bere anche acqua minerale ricca di fluoro. E un
po’ di moderazione con le gomme da masticare….
la�posta
Acquisti on-lineIn un’asta on-line ho acquistato un prodotto che
però non mi è mai arrivato. Chi è il responsabile del risarcimento?
Gianni Peretti - Senigallia
Il responsabile è sempre il venditore: se è un’azienda, risponde
secondo la normativa generale che regola le vendite on-line; se
invece è un privato risponde secondo il Codice Civile. Il gestore
del sito d’asta, cioè il provider, si limita a mettere a
disposizione il luogo virtuale dove avviene la compravendita, senza
intervenire direttamente nella transazione e quindi non è
responsabile. I gestori hanno comunque l’obbligo della trasparenza
e debbono fornire per legge una serie di informazioni (estremi del
provider, indicazione di prezzi e tariffe, estremi del contratto,
ecc.).
per saperne di piùORA NEL REPARTO LIBRI DEGLI IPER E DEI
MAGGIORI SUPERMERCATI COOP
Editrice ConsumatoriCOOP
Editrice
Consumatori�-�viale�Aldo�Moro,�16�-��0127�Bologna�tel�0516316911�/�fax�0516316908www.consumatori.e-coop.it�-�mail:�[email protected]
La collana�Quaderni dei
consumatori,�manuali�utili�dal�risparmio�alla�sana�alimentazione.
Le mani in
pasta�(seconda�ristampa).��la�storia�delle�cooperative�di�giovani�che�lavorano�i�territori�confiscati�alla�mafia.
Mi racconto…ti
racconto,�il�libro�dedicato�all’immigrazione,�con�oltre�70�ricette�da�tutto�il�mondo�facili�da�realizzare.
-
consuMAtori�indeBitAti��
Compro ora, pago poi e a rate. Gli ultimi dati sul credito al
consumo mostrano un fenomeno impe-tuoso che cala nella vita degli
italiani come nuova opportunità di spesa ma anche come un chiaro
segnale delle difficoltà che molte famiglie incontrano nella vita
quotidiana. Sospeso tra modernità e necessità, il prestito
bancario, piccolo o grande che sia, assume dimensioni sempre più
importanti e definisce una nuova figura di consumatore che l’Italia
ancora non conosceva: il consu-matore indebitato. “Giovane,
laureato, con una disponi-bilità economica più elevata della media
e abituato a ma-neggiare prodotti finanziari”: è il ritratto
dell’indebitato tipo che esce da una recente indagine Prometeia.
«Non mi sorprende perché i giovani hanno una minore resi-stenza al
nuovo rispetto alle persone più anziane - com-menta Giustino
Trincia, vice segretario generale di Citta-dinanzAttiva -. E poi
ridistribuire nel lungo temine le spese di per sé è
un’opportunità».
Al passo coi tempiDunque non sono le difficoltà economiche a
spingere i consumatori a ricorrere al credito. Quindi perché
preoc-cuparsi se la crescita del ricorso al credito al consumo
continua�anche�in�italia�l’impetuosa�crescita�
del�credito�al�consumo:�quasi�300�miliardi�chiesti�in�
prestito�dalle�famiglie�per�comprare�elettrodomestici,�
auto�e�ogni�genere�di�prodotti.�un�passo�avanti�
verso�il�modello�usa�o�verso�la�povertà?
di Aldo Bassoni_Rita Nannelli
in�primo�piano
6dicembre�2007
-
cons
umat
ori
alimentari attraverso l’uso di carte prepagate».Prodotti e
offerte finanziarie si rincorrono sul mercato, ma ci sono adeguate
garanzie per i consumatori?«Il problema è che il credito al consumo
non deve uscire fuori controllo come è successo negli Stati Uniti
dove 1 milione e 600mila famiglie sono andate in bancarotta
sommerse da tanti piccoli debiti che si sono sommati. In Italia c’è
una forte crescita del credito al consumo, ma la diffusione non è
ancora ai livelli degli Stati Uniti o di altri paesi europei, basti
pensare all’uso più limitato della moneta elettronica. Insomma il
credito è un’opportunità, dipende tutto dall’uso che se ne fa».Cosa
può fare il Governo per garantire la trasparenza del mercato
finanziario e la sicurezza del consumatore?«Quello che fa è ancora
poco. È in ritardo sul piano legislativo - contro i tassi di
interesse troppo elevati, le clausole vessatorie dei contratti ecc.
-
“Si compra a rate perchè gli stipendi sono più poveri”È
un’opzione in più, ma occhio agli eccessi
Per comprare l’auto nuova o per dilazionare il costo dell Tv,
per farsi la vacanza dei sogni o per acquistare libri e materiale
scolastico, ma anche per fare la spesa. Sempre più italiani pagano
a rate: perché sono più moderni o perché hanno meno soldi in tasca?
Abbiamo girato la domanda a Giustino Trincia, vice segretario
generale di CittadinanzAttiva.«L’una e l’altra cosa. Pagare a rate
serve ad ammortizzare il minor potere d’acquisto delle famiglie
italiane - compri oggi e paghi “quando vuoi” -, ma al tempo stesso
la crescita del credito al consumo è legata all’evolu-zione delle
offerte finanziarie». Quali sono i beni che si acquistano a rate?
«Un po’ di tutto: dall’automobile alla Tv, dagli elettrodomestici
alle vacanze alla casa, ma anche i libri e il materiale per la
scuola e l’università. Si tende a rateizzare anche l’acquisto di
generi
Giustino Trinciavicesegretario di
CittadinanzAttiva
I dati italiani
Nel 2007 più 17,5%Siamo al 5,8% del Pil
7dicembre�2007
in�primo�piano
nei�primi�sei�mesi�del�2007�il�credito�al�consu-mo�è�cresciuto�del�17,5%�(pari�a�93,8�miliardi�di�
euro)� rispetto� allo� stesso� periodo� del�
2006.�elevato�il�divario�fra�l’italia�e�il�resto�d’europa:�il�rapporto�fra�credito�al�consumo�e�Pil�nel�nostro�paese�è�al�5,8%,�contro�il�7,5%�della�Francia,�il�9,�%�della�spagna,�il�9,9%�della�Germania�e�il�16,5%�della�Gran�Bretagna.�identikit�dell’”indebitato�tipo”:�giovane,�laurea-to,�lavoratore�dipendente,�con�famiglia�fino�a���componenti,�
ricchezza� complessiva�
superiore�alla�media.�(dati�Prometeia�presentati�dall’Abi�al�convegno�sul�credito�alle�famiglie�2007�ottobre�2007)
e su quello delle politiche pubbliche. Manca cioè una tutela
finanziaria adeguata dei cittadini di cui si occupano oggi le
associazioni, i singoli enti, ma non lo Stato».A ciò si collega il
tema delle frodi creditizie...«Un consumatore poco informato è già
di per sé vulnerabile e probabile vittima di frodi dovute a un
deficit legislativo e alla mancanza dei controlli. Si dovrebbero
fissare paletti ben precisi a chi immette sul mercato prodotti
finanziari. Non demonizzerei il credito al consumo e la moneta
elettronica di per sé. Sono però necessari un’educazione
finanziaria di base per tutti e, insieme, regole e controlli che
innalzino gli standard qualitativi e di trasparenza delle società
che erogano i prestiti. Ad esempio, perché non introdurre a scuola
una materia come l’educazione finanziaria?».
continua a pagina 8 >
procede speditamente con percentuali quasi a due cifre? Come a
dire, è la modernità che, finalmente, irrompe an-che in Italia,
storico fanalino di coda di un’Europa dove paesi come Germania,
Francia, Gran Bretagna e Spagna, sono da tempo avviati sulla strada
“dorata” di una vita pagata a rate. «Infatti la crescita del
credito al consumo è la naturale evoluzione della società che porta
ad utilizza-re uno strumento che aiuta nella gestione del bilancio
familiare, avvicinandoci così agli altri paesi industrializ-zati -
dice Giuseppe Piano Mortari, direttore operativo Assofin
(Associazione Italiana del Credito al Consumo e Immobiliare) -.
Semmai quello che negli ultimi anni è cambiato è l’atteggiamento di
chiusura degli italiani ri-spetto a queste forme di pagamento». E
su questo non c’è dubbio. Nel primo semestre del 2007 si è
registrato un aumento del 9 per cento dei finanziamenti alle
famiglie rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Ma se
si toglie il credito fondiario, cioè i mutui per l’acquisto del-la
casa, l’aumento del credito al consumo è stato del 17,5 per cento:
289,8 miliardi di euro (il 4 per cento del Pil) per comprare auto,
lavatrici, cucine, salotti, televisori eccetera. «Quello di cui
stiamo parlando non è altro che il modello americano per spingere i
consumi e stimolare
-
cons
umat
ori
la domanda a beneficio dell’aumen-to del Pil - afferma Nicola
Cacace, presidente della Società di Business Intelligence Onesis -.
Sono vent’an-ni che gli Stati Uniti consumano il 5 per cento più di
quello che produco-no e vanno a raccogliere il denaro in giro per
il mondo per pagare il pro-prio debito».
Ogni promessa è un debitoUna ricetta buona per tutte le
sta-gioni? «Buona per chi guarda allo sviluppo solo in termini
quantitati-vi, io penso che chi ha redditi supe-riori alla media
non avrebbe bisogno di indebitarsi. In realtà c’è anche una spinta
all’indebitamento dei consumatori che viene dall’innalza-mento
della soglia della povertà e dai nuovi bisogni». Aumentano i
de-biti e crescono anche le famiglie in-debitate. Sempre secondo
l’indagine Prometeia, le famiglie indebitate sono passate dal 19,1
al 21,8 per cento. Ma le famiglie che ricorrono al credito hanno in
media redditi su-
periori ai 40mila euro e, secondo Piano Mortari, «sono
soddisfatte perché oltre il 95 per cento di chi ha scelto una o
un’altra forma di finan-ziamento non se ne lamenta, anzi gli fa
buona pubblicità». Non è dello stesso avviso Giustino Trincia che,
citando un’indagine di Cittadinan-zAttiva sul funzionamento dei
servi-zi bancari, ci fa notare che in un caso su 5 le lamentele
riguardano proprio il credito al consumo, se-conde solo alle
lamentele per la ge-stione del conto corrente. Più in particolare,
nel 41 per cento dei casi gli utenti denunciano violazioni del-le
norme relative all’iscrizione nelle banche dati dei cattivi
pagatori, ma anche violazioni della privacy (11 per cento) e tassi
di interesse elevati ai limiti di quelli usurari (23 per cento). Un
altro luogo comune che le banche tengono molto a rimuove-re è che
non c’è nessuna relazione tra lo sviluppo del credito al consu-mo e
il sovraindebitamento delle fa-miglie, anche se persino Assofin
deve ammettere che “esistono dei casi di sovraindebitamento per
po-vertà”.
Titoli di creditoVerrebbe da chiedersi quante fami-glie povere
possono ricorrere real-mente al credito visto che le banche tendono
a finanziare una clientela generalmente solvibile. Ma questo è un
dato che non abbiamo, tranne le allarmanti cifre diffuse ogni mese
dall’Istat sul crescente impoveri-mento delle famiglie: sono 7
milioni e mezzo gli italiani che stringono la cinghia, il 12.9 per
cento della popo-lazione. Quante di queste famiglie sulla soglia
della povertà ricorrono a finanziarie e usurai perché le ban-che
non fanno loro credito? Le stati-stiche ufficiali non ce lo dicono.
In una delle regioni più opulente d’Ita-lia, l’Emilia Romagna, si
stima che il 5 per cento della popolazione è a ri-schio usura
perché non ce la fa ad arrivare alla fine del mese. Se scen-diamo
nel meridione d’Italia, per
8dicembre�2007
Vocabolario dei soldi in prestitoCredito al consumo��una�
forma�di� finanziamento� rivolta�alle�
famiglie�per�l’acquisto�di�beni�e�servizi�in�base�alla�quale�una�banca�o�una�
società� finanziaria� eroga�a� chi�ne�
fa�richiesta�una�somma�di�denaro�da�restituire�a�rate�con�gli�
interessi.� Possono�essere�prestiti�personali,�finanziamenti�
rateali,� aperture� di� credito� rotativo�(revolving)� e� cessione�
del� quinto� dello� stipendio.�il� prestito� può� avere� un�
importo� compreso� tra�
i�15�,9��euro�(300.000�vecchie�lire)�ed�i�30.987,�1�euro�(60.000.000�di�vecchie�lire).Credito
rateale�si� tratta�di�un� finanziamento�di� importo�determi-nato�
che� prevede� un� piano� di� rimborso�
definito�con�rate�quantificate� fin�dall’origine� (se� il�
tasso�di�interesse�pattuito�è�fisso).�La�cifra�può�essere�versata�direttamente�al�cliente,�nel�caso�di�prestiti�personali,�oppure�al�venditore�del�bene�o�servizio�acquistato�a�rate�dal�consumatore�(prestito�finalizzato).Credito
rotativo�(revolving)
si�mette�a�disposizione�del�cliente�una�determinata�somma�di�denaro�che�lui�può�utilizzare�come�vuole.�in�questo�caso�il�finanziamento�può�essere�collegato�all’uso�di�una�carta�di�credito�presso�negozi�conven-zionati�con�
la� società�emittente.�
il�consumatore�è�libero�di�definire�il�piano�di�rimborso,�con�il�solo�vin-colo�di�assicurare�il�pagamento�di�una�determinata�rata�minima�mensile.Cessione
del quinto dello stipendio�solo� per� i� lavoratori� dipendenti�
sia� pubblici� che�privati,� questo�prestito� è� a� tasso�di�
interesse� fisso�
con�esborso�iniziale�in�un’unica�soluzione�e�rimbor-so�secondo�un�piano�predefinito�a�rate�costanti�e�comunque�non�superiori�alla�quinta�parte�dello�sti-pendio�mensile.�il�rimborso�delle�rate�avviene�con�trattenuta�sulla�busta�paga�da�parte�del�datore�di�lavoro.Piano
di
ammortamentonumero�delle�rate,�importo�e�tempo�di�rimborso:�tutta�la�pianificazione�del�rimborso�di�un�finanzia-mento.Quota
capitaleParte�della�rata�di�rimborso�che�riguarda�la�restitu-zione�del�capitale�preso�in�prestito.Quota
interessiPorzione� della� rate� periodica� di� rimborso�
relativa�agli�interessi,�maturati�sul�capitale�residuo,�da�cor-rispondere.�Taeg
- Tasso Annuo Effettivo
Globale�È�l’indice�espresso�in�termini�percentuali�su�base�an-nua�del�costo�complessivo�del�finanziamento.�com-prende�spese�di�istruttoria,�di�apertura�della�pratica,�di�incasso�delle�rate�e�di�quelle�assicurative.�i�parame-tri�che�lo�determinano�sono�fissati�per�legge.Tan
- Tasso Annuo
Nominale��espresso�in�percentuale�e�su�base�annua�è�il�tasso�di�interesse�applicato�all’importo�lordo�del�finanzia-mento�dagli�istituti�finanziari.�serve�per�calcolare�la�quota�interesse�che�il�debitore�dovrà�corrispondere�al�finanziatore�e�che,�sommata�alla�quota�capitale,�determinerà�la�rata�di�rimborso.�nel�tan�non�rien-trano�provvigioni,�spese,�imposte.
continua a pagina 11 >
in�primo�piano
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in�primo�piano
la�vignetta�di�ellekappa
ecco�un�vademecum�per�evitare�fregature�e�brut-te�sorprese�quando�si�chiedono�soldi�in�prestito:•��non�fidarsi�di�chi�fa�grandi�promesse,�offrendo�
finanziamenti�molto�convenienti� in�tempi�bre-vissimi.
•��evitare�le�società�che�chiedono�un�anticipo�per�le�spese�necessarie�a�istruire�la�pratica:�alcuni�utenti�sono�stati�truffati�perché�dopo�aver�versato�il�5-7�per�cento�dell’importo�del�finanziamento�richie-sto�non�hanno�poi�ottenuto�il�denaro�di�cui�ave-vano�bisogno�perdendo�la�cifra�versata.
•��confrontare� le� varie�offerte�
con�un’attenzione�particolare�al�taeg�(tasso�Annuo�effettivo�Glo-bale)�che�in�sostanza�è�l’indice�sintetico�dei�co-sti.
•��chiedere�sempre�una�consulenza�presso�la�pro-pria�banca.
•��controllare� che� nel� contratto� siano� espresse�tutte� le�
condizioni� contrattuali.� non�
devono�mancare:�nome�della�banca�o�della�
finanziaria�che�eroga�il�finanziamento�e�i�dati�identificativi�di�chi�lo�richiede;�taeg�(tasso�annuale�effettivo�globale)�
e� tan� (tasso� annuale� nominale);� altri�eventuali� costi� non�
inclusi� nel� taeg;�
importo�del�prestito;�modalità�di�rimborso;�numero,�im-porto�e�scadenza�delle�
rate;�eventuali�oneri� in�caso� di� mora;� eventuali� coperture�
assicurative�accessorie;�modalità�di� recesso�e�di�
estinzione�anticipata;�garanzie�richieste.
-��chiedere�una�copia�del�contratto�in�fase�precon-truattuale,�per�valutare�attentamente�quello�che�eventualmente�si�firmerà.
Regole per difendesisono�ormai�7�milioni�e�mezzo�gli� italiani�
che�tirano�la�cinghia�per�arrivare�a�fine�mese,�una�cifra� pari�
al� 12.9%� della� popolazione�
totale.�L’istat�certifica�che�è�in�stato�di�povertà�l’11%�delle�famiglie�(2�milioni�623�mila�nuclei�fami-liari).�
il� rischio�che�ne�consegue�è�
l’inevitabi-le�indigenza�che�può�bussare�alla�porta�da�un�giorno�all’altro,�con�tutte�le�amare�conseguen-ze�che�ne�derivano.�Per�
il�2006� la� soglia�di�povertà,� cioè� la�
spesa�mensile�per�i�consumi�della�famiglia�al�di�sotto�della�
quale� un� nucleo� viene� definito�
povero,�è�stata�fissata�dall’istat�a�970,3��euro�per�una�famiglia�di�due�persone�(è�la�cifra�equivalente�alla�spesa�media�procapite).�Per�
una� persona� sola� la� soglia� si� attesta�
a�582.20�euro�mensili;�per�una�famiglia�di�quat-tro�persone�è�di�1.581.65�euro.�Le�
famiglie� povere� risiedono� principalmente�al� sud�
(65%),�hanno�molti� figli� o� almeno�un�anziano;� il� capofamiglia�
ha� un� basso� livello�d’istruzione�o�è�disoccupato.tutti� questi�
dati� sono� in� qualche� misura� da�collegare� anche� alle� cifre,�
venute� alla�
ribalta�proprio�nelle�ultime�settimane,�sul�fatto�che�i�salari�in�italia�abbiano�progressivamente�perso�“peso”�e�siano�oggi�al�di�sotto�della�media�de-gli�altri�paesi�europei.�
Le famiglie tirano la cinghia
9dicembre�2007
-
Presentando la Carta SocioCoop si ottengono sconti ed
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Maroni tel 0324 65544.
Valle d’AostaCHAMPORCHER•Skipass giornaliero feriali euro 18,00
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30,00Junior/Senior euro 20,00 anziché euro 25,00-Feriale: adulti
euro 21,00 anziché euro 26,00Junior/Senior euro 17,00 anziché euro
21,00(Junior: nati dopo il 30.11.1991 con documento - Senior: nati
prima del 30.11.1942 con documento). Per i gruppi è prevista 1
gratuità ogni 25 persone.Ogni Carta SocioCoop vale per 2 persone,
dietro presentazione di un do-cumento di riconoscimento.
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Emilia RomagnaCIMONE•Skipass giornaliero feriale euro 20,00
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Consulta il sito www.e-coop.it
in�primo�piano
esempio in Campania, i rapporti delle autorità giudizia-rie
rivelano che l’usura è un fenomeno in aumento so-prattutto per
effetto dello stato di povertà delle famiglie e del ricorso
all’indebitamento e al sovraindebitamento. Un serpente che si morde
la coda e che si intreccia per-versamente con la crescita del
credito al consumo come fattore propulsivo dell’economia e segno
inequivocabile di modernità. Ma anche sulla faccia della medaglia
più lucente non tutto risplende. Siccome prima o poi i de-biti
vanno saldati, le rate scadono inesorabilmente ogni mese, aumentano
le famiglie indebitate che non riesco-no a far fronte agli impegni
assunti con gli istituti di credito.
Poche ma buoneCalcoli contabili errati? Investimenti sbagliati?
Aumenti non previsti magari nascosti sotto qualche clausola? Fatto
sta che dietro il fenomeno del credito al consumo si annida-no
rischi e, talvolta, inganni. Sul fronte della trasparenza e della
sicurezza di questo mercato finanziario c’è un disegno di legge
(non ancora approvato in via definitiva) che mette l’accento su
vari aspetti del credito al consumo, primo tra tutti la
trasparenza, l’obbligo cioè di fornire informazioni aggiuntive al
consumatore. «In realtà queste informazioni in fase precontrattuale
vengono già date - afferma Piano Mortari -. Dobbiamo dare meno
informazioni ma più chia-re, per questo lo sforzo nostro, delle
associazioni dei consu-matori e del legislatore deve essere quello
di individuare uno schema semplificato di informazioni altrimenti
con-fondiamo le idee del consumatore anziché chiarirle». E se il
consumatore ha le idee confuse è lui a rimetterci. Nel dise-gno di
legge però si parla di trasparenza, ma novità sostan-ziali sulla
semplificazione dei contratti non ci sono. E se non si corre presto
ai ripari con un intervento legislativo che introduca precise norme
di tutela, c’è il rischio concre-to che anche in Italia possa
succedere quello che è avvenuto negli Stati Uniti dove negli ultimi
anni ben 1,6 milioni di famiglie hanno dichiarato bancarotta. E
così, quella che sembrava una bella e gioiosa opportunità può
trasformarsi in una subdola trappola.
-
oGM,�3�milioni��di�notassinari:“sostegno�coop�a�un’iniziativa�che�tocca�un�tema�chiave�per�lo�sviluppo��dell’europa”�
Si vota sino al 9 di cembreta sino al 9 di dicembre, per
consentire a tante altre persone di partecipare a quello che è un
evento davvero rilevan-te nel panorama non solo italiano.“Il nostro
- ha spiegato Capanna - è una sorta di referendum propositivo.
Ab-biamo chiesto alla gente di dirci cosa pensa del controverso
tema Ogm. E la gente ha partecipato con passione, si è documentata
(ci sono stati 16 milioni di file scaricati dal sito internet) e ha
risposto. Grazie al lavoro di tanti volon-tari e delle
associazioni. Ma tanti sono stati anche i pronunciamenti di singoli
cittadini e di gruppi spontanei”. L’altro aspetto rilevante è che
la campa-gna ha già iniziato a produrre effetti sul piano politico,
poichè è chiaro che il motivo ultimo di questa mobilitazione
popolare è quello di incidere e pesare sulle scelte che l’Unione
europea e i go-verni devono compiere sugli Ogm e in particolare
sulla loro coesistenza con le tradizionali colture. “Anche grazie
alla nostra iniziativa - ha aggiunto Capanna - possiamo dire che
l’idea di bloccare la coltivazione degli Ogm ha inziato a camminare
in Italia e in Europa”. Di fatti, nelle ultime setti-
mane, oltre alla sospensione delle col-ture Ogm decretata dal
presidente francese Sarkozy, si sono registrate an-che una forte
iniziativa diplomatica del governo italiano (con diversi contatti e
incontri promossi in particolare dal ministro per l’agricolutura
Paolo De Castro) e la presa di posizione contraria alla
coltivazione degli Ogm da parte del commissario europeo per
l’ambiente, il greco Stavros Dimas. “Cercheremo di far pesare
queste firme nel modo più efficace - ha concluso Capanna - Ma ora
l’importante è avere il maggior nume-ro di adesioni possibili”.“Il
successo di questa inziativa - spiega il presidente di Coop Italia
Vincenzo Tassinari - su cui ci siamo impegnati coinvolgendo i soci
e le nostre struttu-re, conferma quanto sia sentito il tema Ogm e
come sia diventato il simbolo di una scelta di fondo sul tipo di
sviluppo che vogliamo per l’Italia e l’Europa. Questo era il senso
del quesito alla base della consultazione e gli italiani hanno
confermato in maniera compatta che vogliono prodotti di qualità e
una agri-coltura che valorizzi le tipicità del no-stro paese senza
il rischio di contami-
Al 13 novembre erano 3.086.524 le persone che hanno partecipato
(cioè votato e firmato la scheda) per la consultazione nazionale
sul tema Ogm, promossa da un cartello di 32 as-sociazioni tra cui
Coop. Per l’esattezza, sul totale dei pronunciamenti, il 99,43%
sono stati dei sì a un modello di svilup-po senza Ogm e lo 0,54%
(cioè 17.566) i no (cioè i favorevoli agli Ogm). “Un risultato
straordinario” ha spiegato il presidente della coalizione
promotri-ce, Mario Capanna, al punto che la coa-lizione ha deciso
di prorogare la raccol-
cons
umat
ori
in�primo�piano
12dicembre�2007
Telefonia per i soci, un servizio che ti aiuta a scegliere
coop�Voce,� il� servizio�di�
telefo-nia�mobile�rivolto�ai�soci�coop,�continua��a�crescere�ed�a�racco-gliere�ogni�giorno�nuove�adesio-ni.�Varcata�la�soglia�dei�100�mila�clienti,�Coop
Voce�si�sta�caratte-rizzando�sempre�più�come�l’uni-co� operatore�
telefonico�
che,�coerentemente�con�gli�obiettivi�di�semplicità,�convenienza�e�tra-sparenza�fissati�all’inizio,�aiuta�e�consiglia�il�cliente�nella�scelta�tra�
le�tariffe�disponbili.in�questo�senso,�anche�la�comu-nicazione�
commerciale�presente�nei� punti� vendita� coop,� non� è�basata�
sul� promettere� mirabo-lanti� sconti� o� incredibili�
offerte�(come�avviene� spesso� in�questo�settore),�ma�nel�mettere�
a�
con-fronto�le�condizioni�tariffarie�per�far�sì�che�il��cliente�possa�sceglie-re�quella�più�conveniente�rispet-to�all’utilizzo�che�fa�del�telefono�cellulare.�
“Fiducia,� correttezza�
e�trasparenza�sono�da�sempre�ca-ratteristiche� del� modo� di�
essere�
di�coop�-�spiega�il�direttore�della�telefonia�coop,�Francesco�Pinelli�-�noi�ci�stiamo�impegnando�per�portare�questi�contenuti�nel�cam-po�
della� telefonia� mobile,�
con�una�strategia�che�crediamo�ci�dif-ferenzi�dagli�altri�operatori”.ricordiamo�che�le�due�tariffe�di-sponibili�
sono�Facile Coop,�
con�un�bonus�del�20%�su�ogni�ricari-ca�e�con�scatti�da�15�centesimi�di�euro�per�ogni�minuto�di�conver-sazione�(più�15�centesimi�di�scat-to�
alla� risposta)� e� 15� centesimi�per�gli� sms;� la� seconda�
tariffa� è�
-
i� mass� media,� presunti�
padrini�delle�nostre�scelte�alimentari,�trat-tano� i� problemi�
della�
nutrizione�umana�con�la�stessa�superficialità�con�cui�sfornano�oroscopi�o�ricet-te�gastronomiche.�Le�informazio-ni�finiscono�così�per�contraddirsi�e�
per� seminare� dubbi� che�
diso-rientano�i�consumatori;�qualcosa�del�genere�sta�avvenendo�anche�per�la�moda�del�sushi�e�con�l’of-ferta,�nei�menù,��di�carpaccio�o�di�carne�alla�tartara.certamente�
qualche� patito�
del�crudismo�non�condividerà�le�mie�preoccupazioni� sulla� usanza�
di�mangiare� alimenti� proteici� crudi�o� poco� stagionati�
(salsicce�
fre-sche,�ecc.)�ma�l’igiene�alimentare�ha�delle�regole�che�vanno�rispet-tate,�tanto�più�quando�ci�si�trova,�da�consumatori,�al�termine�di�una�filiera�
non� sempre�
irreprensibile�nel�dedalo�dei�suoi�passaggi.i�motivi�per�cui�dobbiamo�ricorre-re�
alla� cottura� di� carni� e�
pesci�sono�innanzi�tutto�per�bonificarli�da�eventuali�salmonelle,�toxopla-sma�
e� parassiti,� per� facilitare�
la�masticazione�(se�la�cottura�non�è�stata�eccessiva)�e�la�digestione�(le�proteine�
denaturate� sono� attac-cate�più�
facilmente�dagli�enzimi�digestivi),�per�migliorare�il�sapore�(ma�la�perdita�di�succo�delle�carni�influenza�il�gusto�e�il�patrimonio�vitaminico�già�parzialmente�inat-tivato�dalla�cottura).�comunque,�dal�punto�di�vista�medico�è�indi-scutibile�
che� la�
cottura�offre�dei�vantaggi�che�se�anche�si�limitas-sero�alla�sicurezza�igienica�prevar-rebbero�
sempre� sul� fattore�
ga-stronomico.�Bisogna�diffidare�di�un’apparente�ed�ingannevole�“bontà�del�natu-rale”�
perché� anche� carni� prove-
nienti� da� allevamenti� igienica-mente� perfetti� possono�
essere�inquinate� casualmente� dopo� la�macellazione.� sui� pesci,�
di�
qua-lunque�specie,�abbiamo�altre�insi-curezze�e�di�certo�non�basta�qual-che�goccia�di�limone�o�una�blanda�affumicatura�a�garantirne�la�sicu-rezza�igienica.infine,�una�precisazione�sulla�di-stinzione�commerciale�fra�carni�rosse�o�bianche:�non�è�dal�colo-re,�
più� o� meno� intenso,� delle�carni�che�si�può�dedurne�facilità�di�
masticazione� e� � digeribilità.�Queste� dipendono� dalle�
carat-teristiche�delle�fibre�muscolari�e�dall’infiltrazione� di�
grasso,� ma�anche�dall’abbondanza�del�con-nettivo,� mentre� il�
colore�
rosso�scuro�delle�carni�non�testimonia�neppure�la�ricchezza�del�conte-nuto�di�ferro�ma�solo�la�diversa�concentrazione�
di� mioglobina,�la� sostanza� che� immagazzina�l’ossigeno� e� che�
abbonda�
nei�muscoli�più�attivi.�dal�punto�di�vista�nutrizionale�la�differenza�fra�carni�rosse�o�bian-che�è�diventata�poco�significati-va�
anche� per� il� contenuto�
del�grasso�e�del�colesterolo,�perché�gli� allevatori� hanno�
selezionato�razze�meno�portate�all’ingrassa-mento�ed�hanno�razionalizzato�i�mangimi,�sia�pei�i�bovini�che�per�il�suino�“leggero”.�Al�riguardo,�fa�testo�il�confronto�fra�le�ultime�ta-belle�
di� composizione� degli�
ali-menti,�edite�dall’inran,�e�le�pre-cedenti�pubblicazioni.�del�resto,�chiunque�può�accorgersene�a�ta-vola�perché�la�riduzione�perfino�eccessiva�del�grasso,�ad�esempio�nelle�bistecche�di�maiale,�le�ren-de�purtroppo�meno�saporose�e�più�stoppose.
di Eugenio Del Tomapresidente onorario dell’Associazioneitaliana
di dietetica e nutrizione clinica
CARPACCIo E SuShIA proposito delle carni crude
oGM,�3�milioni��di�noSi vota sino al 9 di cembre
cons
umat
ori
13dicembre�2007
nazioni Ogm. Quella di Coop sugli Ogm non era e non è una
posizione preconcetta o faziosa, ma il frutto di una istruttoria
approfondita che pren-de atto di due dati inconfutabili:
innan-zitutto la divisione del modo scientifico in merito ai rischi
e agli impatti a me-dio-lungo termine; secondo il consu-matore non
ha e non percepisce van-taggi dall’introduzione di queste nuove
tecnologie ed è fortemente preoccupa-to e minacciato nel suo
diritto di scelta. Da qui la nostra posizione, coerente-mente al
principio di precauzione che da sempre Coop applica: “Conoscenza e
prudenza”. Sono gli obiettivi che Coop cerca già di praticare ogni
giorno. Ma ora occorre che la politica, a comin-ciare dall’Unione
Europea prenda atto di questa volontà dell’opinione pubbli-ca di
tutti i paesi, adottando provvedi-menti conseguenti”. Ricordiamo
che della coalizione “Italia-Europa Liberi da Ogm“ fanno parte, tra
gli altri, oltre a Coop: Acli, Adiconsum, Avis. Cia, Cna
alimentare, Coldiretti, Codacons, Federconsumatori, Green Peace,
Legambiente, Slow Food e Wwf. Per info: www.liberidaogm.org
alfabeto�alimentare
Telefonia per i soci, un servizio che ti aiuta a scegliereVeloce
Coop,� senza� scatto� alla�risposta� e� con� una�
tariffazione,�per�secondi�effettivi�di�conversa-zione,�di�17�centesimi�al�minuto�e�
12� centesimi� per� ogni�
sms.�Mentre��Facile�coop�è�una�tariffa��più�adatta�a�chi�effettua�chiama-te�mediamente�oltre�i�2/3�minu-ti,�Veloce�coop�è�rivolta�a�chi�fa�telefonate�più�brevi�e�frequenti.Per�ulteriori�informazioni�su�tut-ta�la�telefonia�coop�ricordiamo�il�sito:�www.coopvoce.it�e�il�nu-mero�
verde� per� i� clienti� che� è�188.�
-
La semplicità di utilizzo e il costo estremamente conveniente
per minuto di conversazione lo rendono indicato per chi effettua
prevalentemente chiamate di media durata, cioè di due-tre minuti o
più.
-
Pensato per chi effettua prevalentemente chiamate brevi più
volte al giorno e invia molti SMS per comunicare. La tariffa al
secondo è l’ideale per brevi comunicazioni anche molto
frequenti.
-
cons
umat
orisi�fa�presto�a�dire�giochi
Non più di 150 euro: è la cifra – la più bassa d’Europa – che le
famiglie italiane spenderanno in occasione del Natale per i
giocattoli di figli e nipoti. 150 euro che saranno ripartiti su più
di un giocattolo, in modo da avere tanti pacchettini, del prezzo
medio di 26 euro, sotto l’albero. Cifre che aiuteranno il mercato
del settore a crescere, anche se di poco: tra l’1 e il 2%.Ma cosa
c’è tra i nuovi giocattoli più desiderati dai bambini italiani? Le
bambine vorrebbero la Casa dei sogni di Barbie (alta quasi un
metro, completa di arredi e accessori), mentre ai bambini
piacerebbe la pista per salti e scontri tra le auto “Hot Wheels”.
Il regalo unisex più gettonato è la macchina fotografica digitale
pensata apposta per i più piccoli, resistente a urti e cadute. Ma
ci sono anche i classici Transformers (stavolta un camion che
diventa un’arma lanciadardi) e l’evoluzione del gioco dei pupazzi:
Li’l Luvables Fluff Factory, per costruirsi gli orsetti da
soli.
Il giocattolo sicuroIntanto la Mattel ha ritirato dal mercato
migliaia di giocattoli, anche nel
Quest’annola�spesa�media
per�famigliasarà�di�circa�
150�euro.il�90%�delle
propostesono�prodotti
�del�tutto�nuovi�
Comprare un giocattolo nasco nde insidie, ecco come evitarle
16dicembre�2007
di Silvia Fabbri
in�primo�piano
-
si�fa�presto�a�dire�giochicorso dello scorso mese, e il
Ministero dello sviluppo economico, in collaborazione con la
guardia di finanza, sta monitorando con la massima attenzione il
mercato, attraverso uno “scrupoloso controllo che rientra nel
pia-no di sorveglianza speciale ‘Natale Sicuro’, per assicura-re
che nelle case dei consumatori arrivino solo giocatto-li sicuri”.
Insomma, i controlli aumentano. In Italia la Guardia di finanza,
nei primi otto mesi di quest’anno, ha sequestrato 5,4 milioni di
giochi privi del marchio CE contro i 7,7 dell’intero 2006. In
settembre, il parlamento europeo ha adottato una risoluzione comune
sulla sicu-rezza dei giocattoli con la quale si invita il consiglio
ad adottare un regolamento sulla obbligatorietà della indi-cazione
del paese di origine di taluni prodotti importati da paesi terzi,
“perché i consumatori – si legge nel testo - hanno diritto a
conoscere l’origine dei prodotti impor-
il�giocattolo�migliore�è�quello�sicuro.�Già,�ma�come�riconoscere�il�giocattolo�che�non�fa�male?�Anzitutto�–�anche�se�non�basta�–�è�necessario�il�marchio�ce,�che�certifica�che�il�prodotto�rispetta�le�normative�tecniche�europee,�requisiti�di�sicurezza�inclusi.�tutta-via,�purtroppo,�il�marchio�ce�non�sempre�è�garanzia�di�qualità,�anche�perché�si�tratta�di�un’autocertificazione�del�produttore.�La�prima�cosa�da�fare�è�affidarsi�a�ditte�specializzate�e�marchi�conosciuti�e�acquistare�il�giocattolo�da�commercianti�seri�e�responsabili,�grande�distribuzione�compresa.�Me-glio�diffidare�dei�venditori�ambulanti�e�non�autorizzati.Prima�di�acquistare�il�prodotto,�bisogna�aprire�l’imballaggio�e�verificare�che�non�abbia�parti�aguzze�o�pericolose.�“La�plastica�deve�essere�molto�resistente�–�spiega�Bernardo�de�santis,�responsabili�acquisti�coop�italia�–�perché�se�si�rompe�spezzandosi�può�di-ventare�tagliente”.�Poi�bisogna�evitare�peluche�dal�pelo�troppo�lungo,�che�può�essere�strappato�e�ingerito.�no�anche�ai�giocattoli�con�nastri�e�corde,�per�lo�stesso�motivo.�Bisogna�verificare�che�occhi,�naso,�bottoni�o�altre�parti�facilmente�ingeribili�siano�sal-damente�attaccate�al�giocattolo.�Le�pile�non�devono�essere�facilmente�accessibili�e�va�anche�controllata�la�solidità�delle�cuciture.�Attenzione�alle�indicazioni�riportate�in�eti-chetta:�è�consigliabile�rispettare�l’età�consigliata.��
Vademecum anti-rischio
Comprare un giocattolo nasco nde insidie, ecco come evitarle
Sicurezza, ecco cosa fare per essere tranquilli (o quasi)
in�primo�piano
tati dalla Ue e le autorità di sorveglianza devono disporre di
idonee informazioni con le quali rintracciare l’origine dei
prodotti”. “Per il momento però - spiega Bernardo De Santis,
responsabile acquisti Coop Italia per questo settore - non abbiamo
la possibilità di capire da dove proviene un giocattolo, visto che
anche con l’etichetta ‘made in Italy’ un prodotto può essere fatto
al 60% al-l’estero: per questo occorre affidarsi a un rivenditore
responsabile”.
Il giocattolo “da grandi”Ma se è assolutamente necessario
acquistare oggetti ga-rantiti sul fronte della sicurezza,
altrettanta attenzione va dedicata a scegliere il regalo giusto.
Perché non sem-pre i giocattoli stimolano l’immaginario del
bambino, e spesso riproducono la tele-dipendenza anche lontano
17dicembre�2007
continua a pagina 18 >
-
cons
umat
ori
dallo schermo. “Tradizionalmente il gioco – come la palla, ad
esempio - aveva la funzione di far esprimere liberamente il
bambino, consenten-dogli di creare il suo personale mondo
immaginario”, spiega Mari-na D’Amato, docente di sociologia
dell’infanzia all’Università di Roma Tre. “Insomma, i bambini erano
li-beri di creare il proprio gioco a par-tire da un oggetto che era
lo stesso ma sempre diverso. Poi subentra, già nell’Ottocento, il
concetto del gioco come strumento per inserire il bambino in una
sorta di miniatu-rizzazione del mondo adulto. È il caso della
bambina che gioca a fare la mamma, per esempio, oppure del bambino
che gioca a fare la guer-ra…”. Un concetto di giocattolo che
per-dura tuttora, visto che ampie quote di mercato del giocattolo
sono oc-cupate da oggetti che si fregiano
dello stesso marchio del suo corri-spettivo adulto: come certe
auto-mobiline, o addirittura come le cu-cine in miniatura per le
cuoche in erba.
Il giocattolo teletrasmesso“Dopo di che – continua D’Amato -
sono subentrati i giocattoli che po-tremmo definire teletrasmessi,
cioè imposti da cartoni animati o serie televisive. E questo è
accaduto per-chè a partire dagli anni ’70 si è rea-lizzato una
sorta di corto circuito tra programmi per bambini, spot televisivi
e giocattoli. La tivù ha così creato un suo pubblico di bambini che
guardano tutti gli stessi pro-grammi, a tutte le latitudini e
gio-cano con gli stessi tele-eroi”.Spesso si tratta di giocattoli
collega-ti alle ossessioni adulte di un dato periodo: “L’era
dell’avvento dei computer e della fiducia nel loro
potere – prosegue D’Amato - è quel-la di Atlas Ufo Robot e
Mazinga. Poi sono arrivati gli anni dell’ambienta-lismo e
dell’etica verde: dunque, a livello del mercato dei giocattoli,
sono spuntati tutti i sottoboschi e i sottomari, come i Puffi,
l’Ape Maia. La caduta delle grandi ideologie po-litiche, il
disvelamento dei mecca-nismi del potere come battaglia per il
potere in sé, hanno generato i Power Ranger, le Sailor Moon”.
Tele-eroi - nome in codice characters, ov-vero personaggi di serie
tv, fumetti e cinema - che invecchiano rapida-mente e che devono
essere sostuiti assai velocemente, un anno dopo l’al-tro: da
Mazinga ai Puffi, dai Power Ranger ai Gormiti, breve è la vita dei
giocattoli. “È vero: la quota di prodotto nuovo raggiunge il 90%
del totale dei gio-cattoli immessi sul mercato in un anno - spiega
De Santis – e il prodot-
i�bambini�sono�assai�più�tradizionalisti�di�quel�che�si�pensa.�Lo�ha�scoperto�
l’istat,�che�nel�2005�ha�elaborato�una�graduatoria�dei�giochi�preferiti�dai�bambini�
(dal� titolo�“i�bambini� e�
il�quotidiano”).�un’indagine�da�cui�emerge�nettissima�la�differen-za�di�genere:�il�23%�delle�bambine�da�3�a�5�anni�e�il�27%�di�quelle�da�6�a�10�anni�preferiscono�i�gio-chi�
di� ruolo� (mamma� e� figlia,� commerciante�
e�cliente,�ecc.),�mentre�le�rispettive�quote�per�i�ma-schi�sono�10%�e�11%.�Fin�dai�primi�anni�di�età,�poi,�emerge�una�sorta�di�segregazione�“tecnologi-ca”�a�danno�delle�bambine:�già�tra�i�3�e�i�5�anni,�i�bambini�
che� amano� giocare� con� videogiochi�
e�computer�sono�due�volte�e�mezzo�più�delle�bam-bine.�tra�i�6�e�i�10�anni�la�differenza�non�si�colma:�ama�i�videogiochi�il�65%�dei�bambini,�ma�solo�il�38%�delle�bambine.�Ma�vediamo�in�dettaglio�le�preferenze�dei�bambini�italiani�in�fatto�di�giochi.Dai
3 ai 5 anni:� i�giocattoli�più�amati�sono�
le�bambole�per�le�femmine�(88%)�e�automobiline,�treni�e�giochi�simili�per�i�maschi�(73%).�Le�bam-bine�
amano� colorare� nel� 75%� dei� casi� e� sono�meno� interessate�
alle� costruzioni� e� ai�
puzzle�(�8%).�Anche�ai�maschi�piace�disegnare�e�colora-re,�ma�in�percentuale�più�bassa�rispetto�alle�fem-mine:�il�67%.�Ai�ragazzini�piacciono�anche�i�puz-zle�e�le�costruzioni,�in�questo�caso�assai�più�che�alle�bambine�(li�sceglie�il�62%�del�campione).�e�il�
I giocattoli preferiti
pallone?�L’evergreen�di�sempre�registra�–�sempre�tra� i� maschi�
–� una� percentuale� di� scelta� pari�
al�55,2%.�i�videogiochi�si�collocano�al�7°�posto�con�il� 25%�
(contro� il� 1�°� delle� bambine,� con� il�10%).�Dai 6 ai 10
anni:�in�questa�fascia�d’età,�la�gra-duatoria� riferita� ai�
maschi� vede� al� primo�
posto�giocare�a�pallone�(71%),�seguito�dai�videogiochi�(65%)�e� le�
care,� vecchie� figurine� (50%).� L’inte-resse� della� bambine,�
invece,� è� rivolto� ancora� e�soprattutto� alle� bambole� (71%),�
a� disegnare�(70%),�ai�giochi�di�movimento�(60%).�Più�distan-ziati�
sono,� sempre� per� le� femmine,� il� gioco� coi�pupazzi� (�3%),�
i� videogiochi� (38%)� e� anche�
i�giochi�da�tavolo�(33%).�i�bambini,�invece,�prefe-riscono� nel�
�9%� dei� casi� le� automobiline,�
nel��7%�il�disegno,�nel��6%�i�giochi�di�movimento.�i�giochi�meno�amati?�Per�i�maschi�le�bambole�(ma�anche�collezionare�oggetti);�per�le�femmine�mac-chine�e�treni�(ma�anche�figurine).��
18dicembre�2007
in�primo�piano
Bambini tradizionalisti. Ma quante differenzetra maschi e
femmine...
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19dicembre�2007
secondo� un’indagine� doxa�
il�56%��dei�ragazzi�tra�i�5�e�i�13�anni�possiede� una� consolle�
di� gioco�(contro�un���%�di�femmine)�.�e�secondo� un’analisi�
svolta� dalla�società�italiana�di�pediatria�tra�gli�adolescenti�
(12-1�� anni)� il�
37%�utilizza�un�videogioco�per�più�di�un’ora�al�giorno,�il�23%�meno�di�un’ora�al�giorno�e�
il�26%�due�o�tre�volte�alla�settimana.�cifre�che�descrivono�
la�passione�dei�ragazzi�per�questo�genere�di�intrattenimento,�
tanto� che� il� vi-deogioco� è� uno� dei� regali�
più�gettonati�del�natale.�Quest’anno,�sotto�l’albero,�ci�saranno�dunque�consolle�portatili�
e�nuovi�giochi,�per�una�spesa�che�potrà�aggirarsi�tra�i�250-500�euro�(per�le�piatta-forme)�e�i�60-65�euro�per�i�giochi.�“in�particolare�–�spiega�Paolo�Pre-vedello,�
responsabile�
acquisti�coop�italia�del�settore�–�ci�aspet-tiamo�anche�per�questo�natale�la�conferma�del�successo�dei�giochi�di�intelligenza�o�di�memoria,�che�ovviamente�
in�questo�caso�sono�indirizzati�anche�a�un�pubblico�di�adulti”.�Anche�i�videogiochi�tradi-zionali�–�come�quelli�di�ambienta-zione�
bellica� –� avranno� la� loro�fetta� di� mercato,� grazie� a�
nuovi�titoli,�grafica�perfetta�e�possibilità�di�giocare�on�line�con�più�di�un�giocatore.�certo,�per�vedere�tali�e�tanti�scenari�di�guerra�basterebbe�osservare�questo�mondo,�reale�e�non�virtuale:�ma�almeno�il�video-gioco�ci�dà�l’impressione�di�poter�cambiare�
la� realtà� uccidendo� i�cattivi.� non� è� un� caso� –�
come�spiega� la� sociologa�
dell’infanzia�Marina�d’Amato�–�che�“la�mag-gior�parte�dei�personaggi�dei�vi-deogiochi�sia�guidata�da�un�gran-de�coraggio�che�consente�loro�di�affrontare�
situazioni�
problemati-che,�rischiando�la�propria�vita�per�raggiungere�obiettivi�anche�am-biziosi”.�
oltre� a� questi� casi,�
che�sono�per�fortuna�la�maggioranza,�esistono� comunque�
videogiochi�violenti,�o�razzisti.�come�difende-re�
i�bambini�da�eventuali�conte-nuti�dannosi?�un�sistema�c’è:�leg-
L’elettronica
I simboli sui videogiochi, una guida per l’acquisto
in�primo�piano
La�seconda�è�una�classificazione�per�contenuti�
rappresentata�da�un�insieme�di�immagini�che�descrivono�il�contenuto�del�prodotto.�A�se-conda�del�tipo�di�gioco�il�numero�delle�immagini�può�arrivare�fino�a�sei.�La�classificazione�del�gioco�appare�sul�fronte�e�sul�retro�della�coper-tina�e�non�si�riferisce�a�difficoltà�tecniche,�ma�ad�elementi�che�lo�ren-dono�sconsigliabile�per�l’utilizzo�dei�minori:�la�presenza�di�linguaggio�scurrile,�violenza,�sesso,�discriminazioni�sessuali,�ecc.�La�classificazione�Pegi�non�è�affidata�alla�sola�autovalutazione�del�produttore,�ma�preve-de�un�successivo�esame�critico�da�parte�di�un�ente�indipendente.�nel�caso�la�classificazione�non�venga�ritenuta�idonea,�
il�videogioco�può�anche�venire�ritirato�dal�mercato.�
gere� con� attenzione� ciò� che� c’è�scritto� sulla� scatola.�
“i�
videogio-chi�–�prosegue�Prevedello�-�utiliz-zano�il�sistema�Pegi,�abbreviazio-ne�
di� Pan� european�
Game�information,�che�è�il�primo�siste-ma�europeo�di�classificazione�dei�videogiochi�
in� base� all’età� e� al�contenuto.�È�stato�creato�per�aiu-tare�
i�genitori�nella�scelta�del�vi-deogioco,� dando�
informazioni�chiare�e�affidabili�rispetto�al�con-tenuto�del� gioco�
stesso� e�
all’età�adatta�per�giocarlo.�insomma,�vi-sto�che�esistono�videogiochi�an-che�
per� gli� adulti,� è� necessario�consentirne�una�facile�
individua-zione,�proprio�per�evitare�che�fini-scano�nelle�mani�dei�bambini”.�
cLAssiFicAzione�Per�contenuto
Linguaggio scurrileil�gioco�contiene�linguaggio�scurrile
Discriminazioneil�gioco�contiene�rappresentazioni�di�discriminazione
Drogail�gioco�descrive�o�fa�riferimento�all’uso�di�droga
Paurail�gioco�può�spaventare�i�bambini
Sesso
il�gioco�rappresenta�nudità�e/o�comportamenti�o�riferimenti�sessuali
Violenzail�gioco�contiene�rappresentazioni�di�violenza
Gioco
d’azzardoil�gioco�può�stimolare�o�insegnare�il�gioco�d’azzardo
il�sistema�di�classificazione�Pegi�è�costituito�da�due�componenti�di-stinte�ma�complementari.�La�pri-ma�è�una�classificazione�per�grup-pi�di�età�(3�anni�e�oltre,�7�e�oltre,�12�e�oltre,�16�e�oltre,�18�e�oltre).�
cLAssiFicAzione�Per�etÀ
3�anni�e�oltre
7�anni�e�oltre
12�anni�e�oltre
16�anni�e�oltre
18�anni�e�oltre
-
cons
umat
ori
to nuovo è quasi sempre collegato a linee tivù. Poi ci sono
anche le bam-bole, che però arrivano sugli scaffali sempre con
qualche congegno nuo-vo”. Infatti quest’anno andrà per la maggiore
un Cicciobello interattivo che reagisce alle cure della mamma. O
anche le rollergirls radiocoman-date “My scene”. Insomma, i
classici peluche o le costruzioni sono sem-pre meno ricercate,
anche se è con-solante scoprire che la bicicletta è il giocattolo
più venduto al mondo, e che le vendite della Lego sono cre-sciute
del 13%. Certo, non si tratta più dei piccoli pezzi di plastica con
cui costruire rudimentali e fantasio-se casette: oggi le scatole
Lego han-no il progetto costruttivo preimpo-stato e occorre seguire
passo passo le istruzioni. Altro che semplici mattoncini.Tra
tele-eroi e complicate bambole interattive, il bambino è solo: “Da
una parte – spiega la sociologa D’Amato – avere o non avere questi
giocattoli significa far parte o no del gruppo. Non possedere
l’ultimo modello può emarginare il bambi-no. Dall’altra i genitori
hanno com-pletamente delegato alle tivù la scelta dei giocattoli da
regalare ai loro figli: oggetti che peraltro sfug-gono
completamente alla capacità di comprensione degli adulti, che
comprano non tanto ciò che chie-dono i bambini, ma ciò che chiede
la tivù”. E poiché gli adulti non san-no minimamente cos’è
l’oggetto che hanno acquistato e qual è l’im-maginario ad esso
collegato, lascia-no soli i bambini proprio nel mo-mento del gioco.
Per questo gli psicologi dell’infanzia consigliano di scegliere
giochi di condivisione, perchè crescendo va assecondata, nel
bambino, la capacità di giocare con altri. Inoltre è consigliabile
scegliere il gioco pensando al bam-bino che lo riceve, e non per
realiz-zare i desideri insoddisfatti di noi “grandi”. Per rivivere
qualcosa delle proprie emozioni infantili meglio dedicare del tempo
a giocare con i più piccoli. Un altro consiglio? Non c’è bisogno di
regali costosi e im-portanti: per suscitare curiosità e
divertimento in un bambino, basta poco. Infine, cerchiamo
indirizzare la nostra scelta verso giocattoli che permettano un
intervento attivo e fantasioso, che si possano cioè pre-stare a
diversi utilizzi.
21dicembre�2007
“Mai�fragole�a�dicembre”�si�in-titola�il�bel�libro�pubblicato�da�Licia�
Granello,� che� da� anni�
si�occupa�di�alimentazione�e�ga-stronomia�per�il�quotidiano�“La�repubblica”.�
L’idea� è� quella� –suggerita� dal� sottotitolo� –�
di�praticare�“il�piacere�della�tavola�secondo�le�stagioni”,�attivando�un�
rapporto� più� diretto� col�cibo,� basato� su� una�
migliore�conoscenza�dei� cicli�produttivi�e� dei� percorsi�
distributivi:� la�scelta�della�
stagionalità�a�que-sto�punto�dovrebbe�imporsi�da�sé,�per�la�maggiore�economici-tà�e�
la�migliore�qualità�e� salu-brità�del�cibo�consumato.�Ma�
attenzione:� mangiare�
pro-dotti�fuori�stagione�non�è�un’in-venzione� dei� nostri�
giorni,� in-dotta� dai� meccanismi� del�mercato�globale:�
il�desiderio�è�antico.�i�ritmi�della�natura�han-no� condizionato�
per� secoli� le�abitudini� alimentari,� ma� pro-prio� per� questo�
la� tavola� dei�ricchi� e� dei� potenti� amava�ostentare� la�
capacità� di� supe-rarli:�cibi�esotici�e�fuori�stagione�davano�
prestigio� a� chi� poteva�procurarseli�e�offrirli.�su� ciò�
rifletteva,� nel� 1662,� il�cuoco�dei�Gonzaga�Bartolomeo�stefani,�
in� un� libro� intitolato�“L’arte� di� ben� cucinare”,� che,�oltre�
a� numerose� ricette,�
con-tiene�il�resoconto�dei�banchetti�da�lui�allestiti�alla�corte�di�Man-tova.�A�un�certo�punto�stefani�si�
rivolge� ai� lettori� e� osserva:�“Avrete� notato� che� in� più�
di�un’occasione�ho�fatto�servire�a�tavola� prodotti� non� di�
stagio-ne:�asparagi�in�gennaio,�carcio-fi� e� piselli� in�
febbraio,� e� così�
via”.� ebbene� -� continua� -�
non�stupitevi�troppo�di�queste�scel-te,� perché� per� procurarsi�
pro-dotti�come�questi�basta�avere�a�disposizione� cavalli� veloci�
per�farli�venire�da�lontano,�e�mone-ta�sonante�per�pagarli.�La�spesa�sarà�ben�ripagata�in�termini�di�prestigio.�un�memorabile�pranzo�allestito�dallo�
stesso� stefani� in� onore�della� regina� cristina� di�
svezia�cominciò� con� un� piattino�
di�fragole�al�vino�bianco.�una�en-trata� “semplice”,� e�
tuttavia�straordinaria:�si�era�infatti�al�27�novembre.� una�
“infrazione”�come�questa�appariva�eccezio-nale�e�assumeva�significato�nel�quadro�di�una�cultura�da�
tutti�condivisa,� secondo� cui� era�“normale”� osservare� la�
stagio-nalità� dei� prodotti.� non�
farlo�era�un�segno�di�diversità.�oggi�
la�situazione�è�cambiata.�Mangiar� fragole� a�
dicembre,�asparagi�a�gennaio�o�carciofi�in�febbraio�non�è�più�un�privilegio�riservato�a�pochi.�Qualsiasi�
su-permercato� basta� a� soddisfare�la� richiesta.� in� compenso�
è�meno�ovvia� la�
conoscenza�dei�cicli�naturali:�molti�di�noi�fatica-no�ormai�a�collocare�
le�piante�in�questo�o�quel�mese.�Perciò�il�cibo� fuori�
stagione�ha�perso� il�suo� valore� “distintivo”.�
non�solo�perché�tutti�se�lo�possono�permettere� (il� che,�
democrati-camente�parlando,�non� sareb-be� poi� così� negativo)�
ma� so-prattutto� perché� siamo� meno�certi� della� sua� identità�
stagio-nale.��questa�perdita�di�cono-scenza�il�vero�nodo�del�proble-ma.�
di Massimo Montanaridocente di Storia medievale e di Storia
dell’alimentazione, Università di Bologna
FRAGoLEA DICEMBRE?
cibo�e�cultura
-
VietAto�dire�BuGieLe�nuove�norme�in����materia�di�pubblicità�
Oltre 300 violazioni per quasi 8 milioni di euro di multe in due
anni. Sono i numeri che arriva-no dal fronte della battaglia che
l’auto-rità Antitrust sta conducendo contro le pubblicità
ingannevoli e le pratiche sleali nel commercio. Una battaglia
iniziata con l’entrata in vigore della legge Giulietti del 2005 e
divenuta an-cora più incisiva da metà settembre di quest’anno, con
l’adeguamento della normativa italiana alle direttive euro-pee. In
sostanza, le nuove regole con-sentono all’Autorità garante della
con-correnza e del mercato (la cosiddetta Antitrust, per
intenderci) di agire d’uf-ficio anche con specifiche ispezioni e
aumento delle sanzioni fino a 500mila euro dalle attuali 100mila.
Il che, in sostanza, significa essere nelle condi-zioni di
effettuare interventi a favore dei consumatori più rapidi ed
efficaci. Ma che significa agire d’ufficio? “Ci muoveremo sulla
base di segnalazioni e denunce, anche incomplete o anoni-me perché
ora possiamo intervenire direttamente, indagando e verificando le
informazioni che ci arrivano, anche tramite l’azione della Guardia
di fi-
nanza”, dicono all’Antitrust. “Le de-nunce – continuano –
possono arrivare sia dai concorrenti del commerciante o
dell’impresa di cui si sospetta la pratica ingannevole o sleale,
che dai cittadini, sia in veste di consumatori direttamen-te
coinvolti che di persone che siano venute a conoscenza dei fatti
oggetto di denuncia”. Insomma, una pubblicità vi ha indot-to ad
acquistare qualcosa che non corrispondeva a quanto promesso?
L’anziana vicina è stata molestata in-sistentemente da un venditore
e per-ciò costretta a un acquisto? Denun-ciate all’Antistrust. La
novità da tener presente è, appunto, che si può de-nunciare il
comportamento scorretto anche in assenza di violazione
con-trattuale e indipendentemente dal fat-to che si è stati
personalmente dan-neggiati. Inoltre la sanzione ammini-strativa
prevista dalle nuove regole è particolarmente salata e va da 5mila
a 500mila euro. Va ricordato che, ad ec-cezione dei casi di
manifesta scorret-tezza e gravità, l’Autorità potrà rinun-ciare
all’accertamento dell’infrazione se l’impresa fa marcia indietro e
inter-
di Silvia Fabbri
in�primo�piano
Numero verdePer�fare�denunciaPer� segnalare� all’Autorità�
Anti-trust� le� pratiche�
commerciali�scorrette�e�aggressive�o�le�pub-blicità�ingannevoli�di�cui�siamo�venuti�a�conoscenza,�si�può�te-lefonare�al�numero�verde�(800-1-6666-1),�
attivo� a� partire� da�metà� novembre� dalle� 10�
alle�1�,�da�lunedì�al�venerdì.�Per�te-lefonare� bisognerà� essere�
in�possesso�dei�dati�necessari�per�consentire� all’Autorità� di�
inda-gare�ulteriormente�(se�si�tratta�di�spot�su�quale�tv�o�radio�è�sta-to�
trasmesso� e� a� che� ora,�
ad�esempio).�Per�verificare�comun-que�i�dati�in�proprio�possesso�–�qualora�
si� voglia� procedere� a�una� denuncia� -� e� saperne�
di�più,�è�utile�visitare�il�sito�dell’An-titrust� (www.agcm.it)�
dove� si�possono� trovare� tutte� le�
infor-mazioni�su�come�muoversi.�
22dicembre�2007continua a pagina 27 >
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cons
umat
ori
VietAto�dire�BuGie
L’Autorità�Antitrust:�“ora�possiamo�intervenire�d’ufficio�anche�tramite�la�Guardia�di�finanza”.�in�cima�alla�lista�nera�delle�sanzioni,�i�commerciantidi�pseudo-farmaci�e�i�tour�operator�che�promettono�e�non�mantengono
�
Le�nuove�norme�in����materia�di�pubblicità�
in�primo�piano
Le pratiche
scorrette“con�questi�numeri�vincerà�sicuramente!”La�nuova�disciplina�in�vigore�dal�21�settembre�2007�individua�una�serie�di�pratiche�ingannevoli�e�aggres-sive�considerate�tali�di�per�sé,�senza�bisogno�di�dimo-strare�la�loro�capacità�di�falsare�le�scelte�del�consu-matore.�ecco�quali�sono:
Le pratiche “ingannevoli” 1)��Mentire� sul� fatto� di� aver�
firmato� un� codice� di�
comportamento,�o�che�le�produzioni�
in�vendita�hanno�un�marchio�di�qualità.�o�che�sono�state�autorizzate�da�un�organismo�pubblico.�
2)��Fare�pubblicità� a�una�merce� e�poi� rifiutarsi�
di�mostrarla.
3)��sollecitare�l’acquisto�non�consapevole,�insisten-do�sul�
fatto�che�la�merce�è� in�offerta�per�poco�tempo� e� che� dunque�
bisogna� fare� in� fretta� e�comprare�subito.
�)��Lasciare�credere�–�mentendo�–�che�la�merce�in�vendita�sia�lecita.
5)��Lasciare�credere�che�i�più�banali�diritti�del�consu-matore�–�come�il�recesso,�l’assistenza�post-vendi-ta�ecc.�–�siano�servizi�in�più,�una�sorta�di�offerta�di�chi�vende�all’acquirente.
6)��Lasciare�credere�che�il�mancato�acquisto�del�pro-dotto�leda�la�sicurezza�personale�del�consumatore
7)��Vendere�attraverso� le�“piramidi”� (cioè�offrire�un�
guadagno�al� consumatore�che�
segnala�un�altro�consumatore�e�così�via).
8)��Affermare�che�un�prodotto�favorisca�la�vincita�al�gioco;�o�che�curi�malattie.
9)�i�nvitare�all’acquisto�affermando�che�il�prodotto�è�gratuito,�e�poi�caricare�la�merce�acquistata�di�pre-sunti�costi�di�spedizione�o�“spese�varie”.
10)��Vendere�mentendo�sulla�propria�professione�di�venditore�e�camuffarsi�da�consumatore.�
Le pratiche aggressive
1)��Lasciare�credere�che�il�consumatore�non�può�an-
darsene�se�non�dopo�aver�comprato�o�firmato�un�contratto.
2)��Andare�al�domicilio�del�consumatore,�ignorando�gli�inviti�di�quest’ultimo�a�smetterla�con�le�visite�non�richieste.
3)��sollecitare�ripetutamente�
l’acquisto�via�telefono,�fax,�posta�elettronica.
�)��Fare�pressione�sui�bambini�o�sugli�adolescenti�af-finché�spingano�all’acquisto�i�genitori.
5)��Lasciare�intendere�che�in�caso�di�mancato�acqui-sto�chi�sta�tentando�di�vendere�venga�licenziato�o�possa�subire�dei�danni.
6)��Lasciare��credere�che�il�consumatore�abbia�vinto�un�premio�la�cui�riscossione�è�legata�a�un�acquisto.�
dicembre�2007 23
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cons
umat
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Guida alla segnalazione
in�primo�piano
25dicembre�2007
come�difendersi�da�spot,�telefonate�e�venditori�alla�portache�
fare� nel� caso� si� voglia� se-gnalare� una� pubblicità�
ingan-nevole� o� il� comportamento�scorretto� di� un� venditore?�
La�segnalazione� va� fatta� su� carta�semplice� e� inviata�
all’Autorità�garante�della�concorrenza�e�del�mercato� (piazza�
Verdi,� 6/A�
–�00198�roma).�deve�contenere�tutti�i�dati�del�denunciante�con�nome�
e� cognome,� indirizzo� e�recapito� telefonico,� seguiti�
da�firma.� chi� denuncia� deve�
an-che�riportare�con�esattezza�tut-ti�gli�elementi�che�consentiran-no�all’Autorità�di�
identificare� il�messaggio� pubblicitario,�
for-nendo�tutte�le�indicazione�utili�per�l’individuazione�esatta�del-
la�pubblicità.�se�non�si�tratta�di�una� pubblicità� televisiva�
o� ra-diofonica,�conviene�sempre�al-legare� la�
copia�del�messaggio,�o�la�foto.�se�invece�è�uno�spot,�va� indicato�
l’emittente,�giorno�e�ora�in�cui�lo�si�è�visto�(o�ascol-tato).� se�
la� pubblicità� è� stata�diffusa� via� internet,� è�necessa-ria�
una� stampata� delle�
pagine�del�sito�interessato,�il�suo�indi-rizzo�esatto�e�–�anche�in�questo�caso�–�giorno�e�ora�del�
rileva-mento.�se� invece� la� pubblicità� è� stata�fatta� tramite�
telefonata� a�
casa,�occorre�un�resoconto�dettaglia-to�della�chiamata,�
specificando�anche�ora�e�giorno�nonché�nu-
mero�di�telefono�chiamato.�dopo�queste�informazioni�pre-liminari�
e� necessarie,� bisogna�spiegare�i�motivi�per�cui�si�ritie-ne�
ingannevole� o� scorretta� la�pubblicità� in�questione:�o�per-ché�
sono� state� fatte� pressioni�psicologiche� cercando� di� ven-dere�
il� prodotto,� o� perché�
il�prodotto�acquistato�non�corri-sponde�a�ciò�che�viene�pubbli-cizzato,�o�anche�perché�il�prez-zo�
non� è� quello� promesso.�Possono� fare� segnalazioni� sia�
i�singoli� cittadini� sia� le� imprese�che� si�
sentono�danneggiati�da�una� pubblicità� comparativa�
o�comunque�non�veritiera�e�
lesi-va�della�corretta�concorrenza.��
Il caso
telefoniaci�difende�anche�il�garante�della�privacycon�6��violazioni�accertate,�il�set-tore�della�telefonia�è�di�gran�lunga�quello�in�cima�alla�“lista�nera”�del-l’Antitrust.�
nella� maggior�
parte�dei�casi�le�segnalazioni�riguardano�i�cosiddetti�costi�mimetizzati�(cioè�i�
costi� e� le� condizioni�dell’offerta�pubblicizzata� che� il�
messaggio�omette),�il�
livello�tecnologico�per�usufruire�di�alcuni�servizi�(necessi-tà�di�verificare�la�copertura�del�se-gnale�
del� servizio� offerto),�
delle�offerte�“per�sempre”,�che�in�realtà�non�lo�sono�perché�è�sempre�pre-visto�un�
termine�entro� il�quale�
il�servizio,�a�quel�prezzo,�va�utilizza-to,�e�infine�degli�obblighi�nascosti�(ad�
esempio� deve� essere�
chiaro�quando,�per�poter�usufruire�delle�offerte�o�di�un�cellulare�alle�condi-zioni�reclamizzate,�bisogna�aderire�a�determinati�piani�tariffari�per�un�tempo�
determinato).� un� esem-pio?�una�delle�principali�
compa-gnie�telefoniche�operanti�in�italia�è�stata�multata�
a�proposito�di�
una�pubblicità�di�un�servizio�di�connes-sione�alla�rete�denominato�“inter-net�gratis”.�il�garante�ha�ritenuto�che�il�messaggio�“per�la�perento-rietà�
del� riferimento� alla�
gratuità�del�servizio�e�in�assenza�di�conte-stuali�indicazioni�in�ordine�al�fatto�che�tale�gratuità�non�si�estende�ai�
costi� del� collegamento� telefoni-co,�può� indurre�
i�consumatori�a�considerare�erroneamente�l’offer-ta�pubblicizzata�come�particolar-mente�conveniente�con�pregiu-dizio�
del� loro� comportamento�economico”.� insomma,� il�
colle-gamento�è� sì�gratis,�ma�
il�mes-saggio�pubblicitario�sottace�che�è� necessario� pagare� i�
costi� del�collegamento� telefonico�
indi-spensabile�per�l’accesso�e�la�na-vigazione�sulla�rete.Ma�
sono� molti� altri� i� casi� (e� le�compagnie� telefoniche)�
finite�nel� mirino� dell’Antitrust� che� ha�anche�