6. Presadiretta: il reportage emotivo 6.1 Il programma Presadiretta è un programma in onda su RAITRE realizzato e condotto da Riccardo Iacona, di Francesca Barzini e Domenico Iannacone. Il produttore esecutivo è Miriam Poddi, le musiche originali sono curate da Daniel Bacalov e la regia è di Andrea Bevilacqua. La prima edizione andò in onda con una serie di otto puntate, in cui si alternavano i reportage degli autori a inchieste di giovani video maker: le prime cinque serate sono andate in onda dal 1 febbraio al 1 marzo 2009, ogni domenica alle 21.30 su RAITRE, le altre tre nel mese di giugno, con cui si è chiuso il ciclo. Oltre agli autori collaborano vari inviati: Sabrina Carreras, Vincenzo Guerrizio, Danilo Procaccianti, Vincenzo Saccone, Elena Stramentinoli e Cinzia Torriglia. www.presadiretta.rai.it 6.1.1 Riccardo Iacona Riccardo Iacona è nato a Roma il 27 aprile del 1957. Si è laureato al DAMS di Bologna, dal 1980 al 1987 ha iniziato a lavorare nell’ambiente cine-televisivo come aiuto regista per il cinema e la televisione. Dal 1987 lavora in qualità di giornalista per RAITRE, inizialmente in Scenario di Andrea Barbato, poi in Duello ed infine in Samarcanda, Il Rosso e il nero e Temporeale di Michele Santoro. Nel 1996 lascia la RAI e assieme a Michele Santoro realizza i programmi Moby Dick e Moby's su Italia Uno. Successivamente ritorna in RAI ancora insieme a Michele Santoro con cui continua la collaborazione lavorando in Circus e Sciuscià. Riccardo Iacona, ha realizzato in prima persona su RAITRE numerose trasmissioni d’inchieste su vari aspetti della vita quotidiana in Italia, quali W gli sposi, W il mercato, W la ricerca e la serie di inchieste 1
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6.
Presadiretta: il reportage emotivo
6.1 Il programma
Presadiretta è un programma in onda su RAITRE realizzato e condotto da Riccardo
Iacona, di Francesca Barzini e Domenico Iannacone. Il produttore esecutivo è Miriam
Poddi, le musiche originali sono curate da Daniel Bacalov e la regia è di Andrea
Bevilacqua. La prima edizione andò in onda con una serie di otto puntate, in cui si
alternavano i reportage degli autori a inchieste di giovani video maker: le prime cinque
serate sono andate in onda dal 1 febbraio al 1 marzo 2009, ogni domenica alle 21.30 su
RAITRE, le altre tre nel mese di giugno, con cui si è chiuso il ciclo.
Oltre agli autori collaborano vari inviati: Sabrina Carreras, Vincenzo Guerrizio, Danilo
Procaccianti, Vincenzo Saccone, Elena Stramentinoli e Cinzia Torriglia.
www.presadiretta.rai.it
6.1.1 Riccardo Iacona
Riccardo Iacona è nato a Roma il 27 aprile del 1957. Si è laureato al DAMS di Bologna,
dal 1980 al 1987 ha iniziato a lavorare nell’ambiente cine-televisivo come aiuto regista
per il cinema e la televisione. Dal 1987 lavora in qualità di giornalista per RAITRE,
inizialmente in Scenario di Andrea Barbato, poi in Duello ed infine in Samarcanda, Il
Rosso e il nero e Temporeale di Michele Santoro. Nel 1996 lascia la RAI e assieme a
Michele Santoro realizza i programmi Moby Dick e Moby's su Italia Uno.
Successivamente ritorna in RAI ancora insieme a Michele Santoro con cui continua la
collaborazione lavorando in Circus e Sciuscià. Riccardo Iacona, ha realizzato in prima
persona su RAITRE numerose trasmissioni d’inchieste su vari aspetti della vita
quotidiana in Italia, quali W gli sposi, W il mercato, W la ricerca e la serie di inchieste
W L’Italia nel 2006. Da giugno a settembre 2007 è stato impegnato in undici puntate di
W L’ITALIAdiretta, il primo settimanale di approfondimento giornalistico in onda
d’estate, in diretta da varie località d’Italia (per la prima volta la RAI e RAITRE in
particolare hanno deciso di investire nell’informazione anche in un periodo dove in
genere le TV generaliste si “spengono” dando fondo al magazzino e ai film in replica.
Per RAITRE significherà la realizzazione di un “sogno”: trasmettere informazione tutto
l’anno per una Rete che ha fatto dell’apertura verso la realtà il suo tratto identitario più
forte).
Il 19 e il 26 settembre 2008, sono andate in onda su RAITRE in prima serata, i suoi due
reportage internazionali, dal titolo “La Guerra Infinita” su Kosovo e Afghanistan.
Riccardo Iacona, ha condotto inchieste approfondite e reportage dal grande impatto,
spaziando dalla sanità al mercato immobiliare, alla ricerca scientifica. Nel 2009
Riccardo Iacona conduce un nuovo programma, Presadiretta. 1
L’informazione è da sempre la sua più grande passione e l’obiettivo dei suoi programmi
consiste nell’offrire agli spettatori uno sguardo diretto e approfondito dell’attualità.
Come dice lui stesso, “il rapporto con il reale è importante, in Italia, succede sempre più
spesso che a mediarlo sia la politica e che l’informazione finisca per seguire l’onda
emotiva.” 2 Per esempio “se c’è uno stupro, si parla di rom e invece sarebbe molto più
utile tenere le telecamere accese su certe situazioni prima e non solo dopo i fatti”. 3
La sua forte critica al sistema informativo è chiara: la televisione odierna è una
televisione dedita al presente, senza tempo, che tratta un argomento secondo i flussi
quotidiani delle notizie, offrendo un’immagine di una società schizofrenica. Questo tipo
d’informazione televisiva, ha espulso la dimensione temporale del racconto, se
raccontasse le storie, prima e dopo il loro culmine, ci sarebbe più memoria e maggior
consapevolezza.
Secondo Iacona, il cronista deve essere curioso e inoltre molto umile, perché l’umiltà
permette di ricordare che il mestiere del giornalista, è prima di tutto un servizio per il
cittadino e quindi indispensabile per la sua memoria e vivibilità in una società civile.
1 Cfr. Archivio web RAI http://www.archivio.raiuno.rai.it/schede/9026/902628.htm, http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=2183&biografia=Riccardo+Iacona
2 http://aforismi.meglio.it
3 Cfr.intervista a Riccardo Iacona, all’indirizzo url: http://vodpod.com/watch/1647706-lucio-majelli-intervista-riccardo-iacona
Iacona trascura il fatto eclatante e contingente e invece ricerca nel fatto quella valenza
che possa arricchire l’opinione dello spettatore.
6.1.2 I temi delle inchieste
In Presadiretta si affrontano temi diversi: questi sono incentrati su realtà marginali e
poco conosciute che vanno dal sociale alla cronaca, dai mestieri ad attività meno note.
Ad ogni puntata viene affrontato un tema: per esempio nella puntata Taglisicuri (in onda
il 20 settembre 2009) la trasmissione ha documentato la drammatica situazione di
insicurezza in cui versano i grandi quartieri popolari di Roma. È andata a vedere da
vicino come vivono e lavorano i poliziotti di Roma in quei quartieri e le conseguenze
concrete che la mancanza di adeguati finanziamenti ha sulla capacità delle forze
dell’ordine di controllare e prevenire la piccola e la grande criminalità. Per la prima
volta parleranno in televisione decine di poliziotti.
Nella puntata Oro buttato (in onda il 27 settembre 2009), Domenico Iannacone va a
vedere come il patrimonio culturale d’Italia viene conservato e promosso dallo Stato.
Iannacone gira in lungo e in largo la penisola, tra siti sia noti che dimenticati e fa delle
scoperte sconcertanti: non ci sono soldi per interventi essenziali, per esempio a Caserta
non ci sono fondi per tagliare l’erba del parco più bello d’Italia. Nella stessa puntata,
Vincenzo Guerrizio va a vedere come in Francia trattano il loro patrimonio culturale. Ad
esempio a Montpellier, piccola città di provincia, si valorizzano i propri piccoli tesori,
generando così turismo e posti di lavoro. In Italia invece si sprecano anche le risorse
umane: archeologi, storici dell’arte e restauratori. Persone che hanno studiato con
passione per anni e si ritrovano quasi sempre sottoutilizzati, con pochi soldi e lavori
precari.
Un duro racconto di un’Italia che sta perdendo progressivamente quel che ha di più
prezioso. Un’altra puntata è Caccia agli zingari (In onda 22 febbraio 2009), in cui
Presadiretta mostra con diverse angolazioni l’universo del popolo Rom. Cinzia
Torriglia riprende lo sgombero di un campo nomadi a Roma. Riccardo Iacona torna su
una vicenda che ha suscitato clamore e polemiche a Mestre. Poi, Vincenzo Guerrizio in
Spagna racconta una convivenza possibile e documenta le politiche di integrazione
attuate dal governo Zapatero (Spagna) per i Rom. Infine Silvia Pizzetti raccoglie le
testimonianze di tre ragazze Rom, le quali raccontano la dura vita a cui sono state
sottoposte fin da piccole, nel campo nomade.
3
Nelle inchieste di Presadiretta, Iacona e i suoi collaboratori si battono per dare alla
gente, la “piccola” gente ordinaria, il senso della loro dignità e del loro considerevole
peso nella vita sociale. Con le videocamere, pedinano i protagonisti dei loro servizi
nella loro vita famigliare, nell’ambiente di lavoro e questi si mostrano per quello che
sono, con i loro dubbi e debolezze, speranze e slanci emotivi. I giornalisti riportano la
vita della gente, lasciando che il giudizio emerga implicito dal materiale scelto e ciò fa
trasparire un forte coinvolgimento emozionale, che non trasmette ansia ma compassione
altruistica e speranza, senza negare una lacrima finale. Le inchieste di Presadiretta
facendo vedere l'Italia dal punto di vista sociale fanno storia, in futuro ci daranno le basi
per capire i perché della nostra situazione attuale.
6.1.3 Modalità operative: le tecniche della presa diretta
Il titolo della trasmissione, Presadiretta, si riferisce ad una precisa tecnica televisiva,
che consiste nel registrare immagini e interviste senza modificarle in studio, proprio
come fossero in diretta. La registrazione del sonoro è effettuata sullo stesso supporto
video e le immagini sono spesso mosse e movimentate, così come i cameraman le
girano.
Per registrare l'audio in presa diretta, si utilizzano speciali microfoni montati su lunghe
aste (i Boom). Spesso ad integrare l'audio, ricevuto dal Boom, si utilizzano anche
piccoli microfoni posizionati sul corpo degli attori, che trasmettono con l'ausilio di
piccoli radiotrasmettitori, il segnale audio al registratore. Nelle situazioni più
complesse, in cui ci sono più di due radio-microfoni attivi contemporaneamente sulla
scena, le tracce audio provenienti dai singoli microfoni presenti sul set, vengono
generalmente incise su registratori multi-traccia, sincronizzati alla/alle videocamere
tramite time-code o almeno tramite il classico ciak, in modo tale da poter operare con
più calma in fase di postproduzione per la scelta delle singole tracce utili. In questo
modo - cioè elaborare le singole tracce prima del montaggio, invece che miscelarle
subito in stereo durante la ripresa, consente di ottimizzare la resa sonora di ciascuna
traccia utile ed escludere eventuali tracce inutili o di disturbo, ottenendo una pulizia del
segnale audio veramente utile alla migliore comprensione del parlato. In alternativa, le
varie sorgenti sonore sono pre-mixate dal tecnico del suono o fonico di presa diretta e
direttamente trasferite sulle telecamere, che dispongono generalmente di due o più
canali audio. Quest'ultimo passaggio riguarda tutte quelle situazioni dove la
postproduzione è ridotta al minimo, quali le riprese di attualità. Il ridotto margine di
4
tempo tra ripresa e messa in onda fa sì che si tenda ad avere già le riprese video
corredate dall'audio definitivo. La tecnica della presa diretta è usata raramente per le
difficoltà che implica, ma quando è praticata conferisce alle riprese un effetto di forte
realismo. Per ottenere un migliore risultato in presa diretta ci vuole una troupe ENG,
composta solitamente da operatore di ripresa, fonico e inviato. 4
L’obiettivo delle inchieste di Presadiretta è quello di restituire ai fatti che si raccontano,
la loro dimensione reale e quindi il tempo e lo spazio in cui si sviluppano (in quanto la
realtà esiste se sono presenti queste due variabili). La scelta della presa diretta permette
alla troupe di affrontare istantaneamente la notizia e raccontare i fatti lì dove accadono,
senza filtri e senza mediazioni: l’operatore segue, assieme al fonico, tutte le movenze
dell’autore dell’inchiesta, verificando di prima mano i dati esaminati e diventando così,
i secondi occhi del giornalista. Inoltre gli strumenti di lavoro diventano a volte co-
autori: macchina da presa e registratori audio portatili, 5 sono ripresi come se fossero
anche loro protagonisti dell’inchiesta. Così facendo, si fa vedere la costruzione in itinere
dell’inchiesta stessa, trasmettendo allo spettatore una forte impressione di autenticità e
istantaneità della rappresentazione dei fatti.
6.1.4 Il conduttore e la dimensione spazio-temporale del racconto
Nelle inchieste di Presadiretta tutto entra nel racconto: i viaggi, l’attraversamento degli
ambienti, la ricerca dei protagonisti; la camera da presa cerca, si muove e si sposta dove
va il giornalista.
Nei servizi si usano più videocamere, in genere due. L’utilizzo di una sola macchina da
presa è insufficiente e limitante, poiché ricoprire un solo punto di vista è insufficiente
4 ENG: electronic news gathering
5 Registratore che può ricevere segnale audio da uno o più microfoni. Nell’utilizzo di questo strumento, il fonico può scegliere la frequenza di campionamento (nel video è di 48.000 Hz) e durante la registrazio-ne può modificare il guadagno delle fonti sonore, per ottenere il livello e la qualità desiderati (monitoran-do con delle buone cuffie).
5
nel rappresentare gli avvenimenti nella loro dimensione reale. Se si vuole dare
pregnanza alle vicende, bisogna riprenderle con almeno due punti di vista: una camera
allora seguirà il giornalista e gli intervistati, invece l’altra, che è più libera, cercherà di
cogliere l’ambiente e la situazione nel suo complesso, cambiando le angolature,
cogliendo le reazioni e i gesti del giornalista e di chi gli sta di fronte.
Questo permette in sede di montaggio di creare delle sequenze narrative: che sia
un'intervista o no, il montatore potrà fare uso di campi e controcampi, 6 dettagli, primi
piani, campi lunghi e panoramiche per l'ambientazione, proprio per rappresentare gli
spazi e i tempi in cui si svolgono le vicende affrontate. L’intenzione è quella di
documentare la realtà con il risultato di trasmettere un effetto-verità, che altro non è che
il rispetto della dimensione spazio temporale, che nelle sequenze scelte da mandare in
onda è sempre rispettata. Come dice lo stesso Iacona: “Ho deciso che mi sarei dato del
TEMPO (...), tempo per incontrare le persone, per capire, tempo per studiare, tempo per
girare e tempo per montare. E soprattutto TEMPO DENTRO IL RACCONTO”. 7
Le sequenze delle inchieste, per documentare le vicende richiedono tempo e Iacona se
lo prende. Ad esempio, se c'è la scena dei lavoratori del Sud che per andare a lavorare
devono salire sul treno delle quattro di mattina per arrivare nel Nord est, la troupe di
Presadiretta riprende tutta la scena: le persone corrono verso il treno, non del tutto
fermo, a prendersi il posto per dormire; i genitori o gli amici li aiutano a salire e in
ultimo il saluto delle fidanzate e delle famiglie. Tutto questo probabilmente montato
senza commento fuori campo, ma con solo i suoni della scena stessa, proprio per far
vibrare l’intensità propria di quel momento.
Le inchieste non affrontano direttamente un caso nazionale, ma lo affrontano
riprendendo micro e macro realtà che lo connotano. Lo stesso Iacona dice: “Lavoro
sempre su temi che hanno una densità politica nazionale, magari visti da un posto
piccolo piccolo, ma che tendenzialmente riguardano il paese interno, come l’economia o
l’immigrazione”. 8
6 Campo e controcampo: Stacco da preparare in ripresa per poterlo gestire al meglio in montaggio, tra due soggetti o attori, in modo da restituire la giusta dimensione spaziale tra loro nel contesto di un dialogo o rapporto di sguardi.
Quando si fa uso di questa tecnica bisogna fare attenzione agli scavalcamenti di campo.A volte l’inquadratura di controcampo (ad esempio le domande o la reazione dell’intervistatore)
può essere registrata successivamente per risparmiare tempo.
7 Riccardo Iacona, Racconti d'Italia, Einaudi, Torino 2007, Pag.56.8 http://aforismi.meglio.it
Per indagare la realtà, Presadiretta si basa su un approccio documentarista e non
investigativo, gli autori non indagano attraverso i documenti ma preferibilmente
attraverso le testimonianze delle persone che vivono determinate situazioni, solo
successivamente vanno ad analizzare il dato documentale (per conferire obiettività e
attendibilità all’inchiesta). L’effetto-verità è dato anche dall’importanza che viene dalle
persone comuni. Questa non è una scelta casuale, perché sono le persone che
determinano la storia e per questo raccontano molto di più rispetto ad un documento
scritto o ad una lunga intervista all’esperto di turno.
Ogni personaggio ha una sua storia e questa viene raccontata, i figli, i bisogni, il
mestiere. Tutto è degno di essere raccontato, proprio perché esiste.
Lo stesso Iacona dice che la sua prima fonte di informazione sono le persone, l’unica
cosa che gli interessa e su cui basa il suo lavoro. 9 I volti dicono tutto ciò che serve per
capire cosa sta succedendo.
Scendere nelle situazioni vissute dalle persone, permette allo spettatore di condividere le
stesse emozioni e gli permette di vedere le cose attraverso gli occhi dei protagonisti.
Egli s’immedesima in loro, ed è portato a vivere le stesse emozioni, che sono autentiche
e forti proprio perché derivano da persone come lui. In sostanza, Presadiretta informa
attraverso un forte coinvolgimento emotivo, tanto che le inchieste potrebbero essere
definite “inchieste emotive”.
L’autore delle inchieste è sempre presente e non rimane quasi mai fuori campo. La
presenza dell’autore è palese: egli si propone come il narratore in campo che va alla
ricerca delle situazioni e delle storie delle persone. Così facendo, la sua presenza
diventa fondamentale: egli guida lo spettatore e riflette sugli avvenimenti narrati
insieme a lui (tanto che usa il termine “Noi”).
Proprio per questa sua funzione di collante fra lo spettatore e i personaggi dell'inchiesta,
anche se è sempre presente tuttavia, egli non predomina mai.
All'inizio lo spettatore non entra subito nei pensieri dell'autore/narratore, ma si limita ad
ascoltarne la parole e a vederne le azioni. Infatti, per introdurre le situazioni spesso
l'autore dell'inchiesta addotta un punto di vista esterno: egli osserva la vicenda da fuori,
e la introduce con un commento fuori campo. Una volta precisata la situazione, l’autore
acquisisce invece, un punto di vista interno e le informazioni date allo spettatore
iniziano a corrispondere per entrambi, cosicché lo spettatore condividerà il punto di
vista narrativo dell'autore.
9 Riccardo Iacona, Racconti d'Italia, Einaudi, Torino 2007, Pag. 26.
7
L’autore entra in contatto con i personaggi intervistati calandosi nell’ambiente in cui
vivono. Questa partecipazione gli permette di stabilire un'empatia, che gli fa conquistare
un alto grado di fiducia nei confronti delle persone e di conseguenza anche con lo
spettatore. Questo approccio partecipante, dà modo all’autore di scavare nelle emozioni
dei personaggi e influisce anche sul modo di fare le interviste. Queste, assumono la
forma di dialoghi, chiacchierate e non di investigazioni. L’autore non si limita a porre
delle domande, ma cerca un confronto improntato al dialogo, cercando di costruire un
filo di senso comune assieme l’intervistato, in modo che entrambi possano mettere in
discussione i propri punti di vista. Gli autori non sono interessati ad arrivare subito al
punto cruciale di una questione, lasciano che le interviste abbiano un inizio, una fine ed
un loro sviluppo: il punto cruciale sarà frutto del percorso dialogico fatto assieme
l’intervistato. È come se nei confronti degli intervistati, gli autori delle inchieste si
pongano come l’amico che non si vede da tempo, cui bisogna spiegare cosa è successo
nel frattempo. È per questo che ci si può fidare di lui, poiché non è lì per inquisire ma
per ascoltare e capire.
6.2 Analisi del servizio Guerra per l’acqua in Calabria
di Domenico Iannacone
Nella puntata del 08 Marzo 2009 intitolata “Guerre”, Presadiretta mette in onda più
inchieste, che trattano da punti di vista differenti il tema della guerra: si passa dalla
guerra di Gaza, a quella in Afghanistan e a conclusione un reportage di Domenico
Iannacone sulla guerra per l’acqua in Calabria.
Interessante è notare la scelta di inserire il tema dell’acqua in una puntata intitolata
“Guerre” e quindi affiancarlo alle vere guerre politico-economiche, che si svolgono nel
mondo. L’acqua, a causa della sua scarsità in termini di potabilità, è già vista come
futura fonte di contese e guerre, che in alcune parti del mondo sono già in atto. La
“guerra” in Calabria è un esempio civile di lotta tra cittadini e istituzioni, che sottende la
tendenza in atto e futura di gruppi finanziari, politici ed economici ad accaparrarsi la
gestione del servizio idrico e gli impianti annessi, convalidando così la proprietà
discrezionale del bene più comune dell’uomo e la volontà di perseguire interessi politici
e di profitto non legati alla collettività.
8
Gli abitanti di Reggio Calabria combattono da decenni la loro battaglia per ottenere un
bene primario: l’acqua potabile. Da sempre nei rubinetti scorre solo un liquido
salmastro e salato. Cittadini, vittime non certo della siccità o della penuria, ma
dell’inefficienza pubblica.
Trent’anni di denunce, di carte bollate contro enti locali, enti preposti e amministrazioni.
La classe politica sembra essere efficiente solo nel promettere una soluzione, sopratutto
a ridosso delle elezioni e le società poste per la soluzione sembrano essere vittime della
mancata continuità decisionale. La soluzione c’è da anni, ma le istituzioni continuano a
spendere soldi e a riceverne, pesando sulle speranze, sulle delusioni e sulla capacità di
adattamento dei cittadini.
6.2.1 Gli intervistati
Giovanni Milana: responsabile A.S.L di Regio Calabria
Giuseppe Scopelliti: sindaco di Reggio Calabria e commissario tecnico emergenza
idrica della città
Giovanni Domenico Foti: Giudice di Pace di Reggio Calabria
Paolo Calabrò: ricercatore della Facoltà di ingegneria specializzato in risorse idriche
Maurizio Marzolla: ingegnere che ha seguito la storia della diga sul Menta
Sergio De Mauro: ingegnere e direttore generale della società Sorical S.P.A
Luigi Incarnato: Assessore regionale ai lavori pubblici della giunta Loiero
6.2.2 Il conduttore e le modalità d’indagine
Domenico Iannacone è l’autore dell’inchiesta in Calabria. Egli è seguito da una troupe
composta da due operatori di ripresa e un fonico. Quest’organizzazione di lavoro gli
permette di muoversi liberamente e di avere un contatto diretto e senza interferenze con
chi incontra. Questo è dato a vedere dalla videocamera che lo segue riprendendolo di
spalle, mentre raggiunge le varie persone da intervistare. Interessante è l’esempio di lui
all’interno dei corridoi dell’A.r.p.a.c.a.l, o quando sale le scale della società Sorical
S.P.A, o quando mostra lo studio dell’avvocato pieno di pratiche, o quando va
sull’Aspromonte ripreso all’interno dell’auto di Maurizio Marzolla. Lo stacco che
connota gli spostamenti, è dato da una breve inquadratura sulle targhe-insegne dei vari
luoghi.
9
Iannacone ripreso durante i suoi spostamenti
Targa che connota lo spostamento della troupe
Iannacone, oltre che condurre l’inchiesta, assume anche il ruolo di narratore. Commenta
in voice over e fa il punto su ciò che viene a sapere nello svilupparsi dell’inchiesta. La
voce fuori campo la inserisce con moderazione per dare spazio ai volti e ai gesti e non
sviare l’interpretazione del pubblico. Il suo commento svolge un ruolo importante: fa
andare avanti la narrazione dei fatti.
Egli usa un artificio retorico: sembra non conoscere la questione a priori e la scopre
passo dopo passo, arrivandoci a seguito delle sue interrogazioni e della sua curiosità,
con le quali vuole suscitare interesse sui successivi sviluppi dell’inchiesta.
La gente intervistata gli offre degli spunti e delle riflessioni che poi lui controlla e
approfondisce, verificandole sui dati documentali. Questi gli permettono così, di
affrontare le istituzioni e gli esperti dei vari settori, di convalidare le notizie apprese dai
cittadini e dare voce alle loro rivendicazioni. Sviscerare la vicenda sui documenti
ufficiali della burocrazia, solo dopo aver sentito gli sfoghi delle persone, mette in risalto
l’intento di dare importanza all’opinione comune; in questo modo, la conoscenza dei
dati ufficiali e le opinioni degli esperti rendono attendibili le testimonianze acquisite
all’inizio del servizio, dando maggior credibilità alle inefficienze denunciate. Sul piano
linguistico, Iannacone rimarca il peso dell’opinione collettiva usando espressioni che
rendono meglio il sentire comune: “Continuiamo a girare nel centro storico, tutti
vogliono mostrarci quello che scorre nei rubinetti”.
Oltre alla partecipazione fisica, Iannacone partecipa anche emotivamente. Si fa vedere
solidale e partecipe e desideroso di capire ciò che gli si dice. Il suo volto è sempre
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corrucciato, la sua gestualità è pronunciata e nelle interviste, tende il corpo verso
l’intervistato con un fare quasi teatrale. Questo atteggiamento quasi forzato, sembra
voler dare atto del suo reale coinvolgimento, a titolo personale, quasi fosse egli stesso
un cittadino di lunga data, nonostante il breve periodo di permanenza in territorio
calabrese.
Gestualità ed espressività forzata del conduttore
Inoltre, per dare maggiore autenticità all’inchiesta non utilizza sottopancia per
individuare l’intervistato, né altri elementi grafici estranei alle riprese, ma egli stesso
identifica direttamente a voce luoghi, persone e fonti.
6.2.3 La vox populi e l’osservazione partecipante
L’inchiesta inizia riprendendo delle persone alla fontana che riempiono le bottiglie
d’acqua. Iannacone, seguito dalla troupe, le raggiunge e chiede: “Buongiorno
un’informazione, come mai tutti qui?”
Signore 1: ”Perché nelle case non è buona”
Iannacone: “Ma che acqua vi arriva qui?”
Signore 2: “ Acqua salata”
Iannacone. “Acqua salata?! Cioè acqua come acqua di mare? E da quanto tempo è
così?”
Signore 1: ”Da una vita, sempre è stato così la penuria d’acqua a Reggio è ormai notoria
da anni, anni, anni.”
Si è così introdotto il problema dell’acqua insalubre a Reggio Calabria.
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Dopo per avere maggiori riscontri, Iannacone va per le strade a domandare alle persone
com’è l’acqua. Le risposte sono tutte negative e scopre inoltre che, in effetti, le persone
pagano due volte: l’acqua erogata dal servizio idrico e l’acqua in bottiglia per berla.
Oltre a ciò, scopre che la situazione nel circondario e nel centro storico è peggiore, qui
le persone non si possono nemmeno lavare i denti. La troupe allora raggiunge il centro
storico ed entra nelle case delle persone, esse lamentano e mostrano alle camere da
presa la quantità di bottiglie di acqua minerale che hanno in casa, i rubinetti e le
tubazioni corrosi dal sale, gli elettrodomestici arrugginiti, le lenzuola sporche, il sapone
che sulle mani scivola via e i malanni agli occhi, a causa sempre dell’acqua salata.
Con queste testimonianze Iannacone affronta il problema dell’acqua insalubre. Con
voce fuori campo dice: “Nel piano generale delle acque approvato nel 1960 Reggio
Calabria era già considerata città ad alto stress idrico”. Fa il punto sulla questione che si
trascina da tempo e per completare l’indagine raggiunge anche la periferia Est della
città, dove l’acqua non arriva per settimane e la gente si arrangia con cisterne raccogli-
acqua, da mettere sui tetti o fuori casa. Lì, Iannacone intervista una famiglia che sembra
non farcela più, loro combattono da anni per avere l’acqua pulita.
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Ciò che stupisce di più in queste interviste, è vedere le espressioni di sconforto e di
rabbia, i gesti e le frasi dialettali delle persone del luogo.
Iannacone in questa prima parte dell’inchiesta opta per un approccio sociale e quasi
etnografico: va nelle case delle persone, le ascolta e ne condivide la sfiducia. Egli si fa
riprendere mentre assaggia l’acqua che esce dai rubinetti. Lo fa per due volte e la
seconda enfatizza lo schifo che fa l’acqua addirittura sputandola, così facendo partecipa
confidenzialmente al dramma dei cittadini, ne acquista la fiducia e in più, agli occhi del
pubblico, dà credibilità e autenticità alla situazione drammatica che le persone di
Reggio Calabria stanno sopportando da anni. Le interviste sono tutte riprese con la
camera a mano, che come detto sopra segue tutti gli spostamenti del conduttore e
inquadra tutto ciò che viene mostrato dalle persone.
Le modalità di lavoro fin qui descritte, sono funzionali al rispetto della dimensione
temporale dell’indagine (già ricordata nel capitolo precedente.). Si restituisce la realtà
per quello che è: voci, espressioni, emozioni, gesti, frasi, rumori e azioni con il risultato
di una sensazione di verità e immediatezza.
Sconforto delle persone e partecipazione di Iannacone
6.2.4 Le interviste alle autorità e agli esperti
Dopo aver esaminato alcune analisi chimiche dell'acqua del centro storico, realizzate
dall'A.r.p.c.a.l (azienda regionale per il controllo ambientale della Calabria), Iannacone
scopre che il livello di sale presente nell'acqua di anno in anno è aumentato fino ad
arrivare a 12700 us/cm, cinque volte superiore il livello accettabile. In questa scena
l’operatore, prima di riprendere i documenti delle analisi, riprende Iannacone seduto in
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una stanza e stringendo, con uno zoom lento, lo riprende mentre li sfoglia e li sottolinea.
Subito dopo, riprende esclusivamente i dati mentre Iannacone li sottolinea, in questo
modo l'attenzione del pubblico è focalizzata sui dati, rendendoli chiari e comprensibili.
Le riprese della scena sono accompagnate dalla voce fuori campo di Iannacone, che
spiega i documenti e da un brano malinconico suonato da una fisarmonica.
L’uso di questo brano, sembra porre l’accento sul momento intimo e delicato di ricerca,
che sta vivendo il conduttore. Inoltre strutturare la scena in questo modo è un chiaro
esempio di messa in scena del coinvolgimento di Iannacone.
Momento di ricerca sui documenti
A questo punto Iannacone raggiunge la sede dell’A.r.p.a.c.a.l. per avere spiegazioni
migliori proprio su quei dati, da chi di competenza. Così intervista il responsabile della
struttura. L'intervistato è ripreso dal basso, l'operatore è seduto e sembra riprendere di
nascosto, diciamo di nascosto perché Iannacone non rivela il nome. L'inquadratura è
larga, in questo modo si riesce a riprendere l’intera scena e le reazioni dell'intervistato,
che viene letteralmente sollecitato dalle domande di Iannacone: “Lei da cittadino può
bere quest'acqua? Quest'acqua può scorrere in un rubinetto?”. Iannacone lo mette in
immediato confronto con ciò che i cittadini intervistati avevano lamentato e le sue
risposte confermano naturalmente lo stato dell’acqua. In seguito precisa a Iannacone
che, dopo aver fatto le analisi, l'A.r.p.a.c.a.l le invia all'A.s.l, poiché il problema della
conducibilità diventa un problema sanitario, in questo modo fa capire che se ne lava le
mani.
Intervista nascosta al responsabile dell’A.r.p.a.c.al
14
A questo punto Iannacone va negli uffici dell'azienda sanitaria, che si trovano nello
stesso stabile, ed incontra il responsabile del settore, Giovanni Milana.
Gli incontri non sono organizzati precedentemente dalla redazione, ma sul luogo e gli
intervistati sono ripresi nel loro ambito lavorativo consueto.
Quest'intervista, è un esempio di confronto colloquiale e aperto in cui assieme
all'intervistato Iannacone arriva subito al fulcro della questione: l'acqua è salata e
nonostante il responsabile dell’A.s.l lo denunci, le autorità politiche non si mobilitano
efficacemente. Inoltre, il dare quest'acqua a 50.000 cittadini su 200.000, è una
percentuale molto alta, tanto che Milana ridendo e con sarcasmo dice: “Non esiste in
nessun posto del mondo una situazione del genere”.
Intervistato e intervistatore sono entrambi seduti e la telecamera cerca di riprendere sia
loro che interloquiscono, sia i dettagli dei documenti su cui discutono. Interessante è
anche la scelta, in sede di montaggio, di far vedere le reazioni di coinvolgimento delle
persone, presenti nella stanza e il volto perplesso in contro campo e in primo piano di
Iannacone. Questi piani d’ascolto, aumentano il senso di disagio e disappunto per la
situazione trattata e sono un chiaro esempio di quel fare teatrale indicato
precedentemente.10
Giovanni Milana - Responsabile A.s.l di Reggio Calabria
Piani d’ascolto
10 Piano d’ascolto: il piano d’ascolto ha la funzione di allontanare dal fulcro dell’azione senza che le emozioni vengano alterate. È definito anche inquadratura di reazione, poiché spesso mostra le reazioni ad una determinata azione. Inoltre può essere utilizzato per minimizzare errori di continuità visiva dell’azione, consentire l’eliminazione di parti di dialogo ed rimuovere tempi morti.
15
Dopo di ciò, Iannacone va a vedere come si arrangia chi ha un’attività commerciale. Un
panettiere mostra l’impianto di depurazione che ha dovuto comprare e che deve pure
mantenere, cambiando ogni venti giorni i filtri, a causa del sale marino.
Ma perché l’acqua è salata? Perché dai pozzi trivellati si è estratta troppa acqua,
esaurendo la falda naturale e nella sua mancanza si attinge direttamente dall’acqua di
mare.
Il governo nazionale nel 2003 stanziò una somma non indifferente per costruire un
dissalatore e venne nominato un commissario tecnico, ma il dissalatore non è mai stato
sufficiente e costa pure moltissimo.
Il commissario dell’emergenza venne nominato nella persona del sindaco, Giuseppe
Scopelliti. Iannacone va allora nel suo ufficio e lo intervista. Scoppelliti, dice che i soldi
li hanno spesi per la causa, ma nel tempo, il tasso del sale è aumentato e allora continua
il disservizio.
Giuseppe Scopelliti - sindaco di Reggio Calabria
16
Per verificare la gravità e diffusione di questo disservizio, Iannacone va nell’ufficio del
giudice di pace di Reggio Calabria, al quale molti cittadini si sono rivolti per avere
giustizia. Anche l’intervista al giudice Giovanni Domenico Foti, è montata in campo e
contro campo, con piani d’ascolto.
Giudice di pace Giovanni Domenico Foti e targa dell'ufficio che connota lo spostamento della troupe
Es. di campo e controcampo con piano d’ascolto di Iannacone
Dopo, per avere un parere attendibile, Iannacone va da un esperto e intervista Paolo
Calabrò, che sta studiando l'emergenza acqua da anni. Egli spiega che ci sarebbe una
soluzione al problema: in Aspromonte c'è una diga, la diga del Menta, iniziata nel 1985,
già progettata degli anni Sessanta, ma tutt’oggi non terminata e quindi non funzionante.
Il taglio di quest'intervista è più classico, Calabrò è ripreso sul lato sinistro a mezzo
busto che guarda Iannacone, seduto fuori campo. Le riprese sono stabili e sono
inframmezzate anche qui da riprese di Iannacone che ascolta interessato.
Paolo Calabrò - ricercatore della Facoltà di ingegneria specializzato in risorse idriche
17
Iannacone, assieme a Maurizio Marzolla, raggiunge la diga sul Menta. Marzolla è un
ingegnere che ha seguito l’intera storia dell’invaso. Questo, contiene fino a 2.000.000 di
mc d’acqua e la società di controllo e gestione è la Sorical S.PA, una società misto
pubblico privata, che dal 2004 ha il controllo di tutte le risorse idriche della regione
Calabria, per un periodo di trent’anni. La parte privata della società fa capo alla Veolià
waters, la prima multinazionale dell’acqua a livello mondiale. La multinazionale ha
avuto in dotazione le opere idriche gratuitamente dallo Stato.
Maurizio Marzolla - ingegnere - e la diga sul Menta
Marzolla spiega a Iannacone che ci sono voluti venticinque anni di costruzione. Per far
capire il passare del tempo e il paradosso di quest’attesa, sono montati in successione i
lanci dei servizi del TG regionale a riguardo. Nel 1996, 1999, 2002 fino al 2007, tutti
annunciano indistintamente la probabilità che la diga a breve sarà terminata e finalmente
i cittadini di Reggio potranno avere l’acqua potabile. Ma nel 2009, i cantieri a valle
della diga, sono ancora aperti. Per rimarcarlo, Iannacone si rivolge al pubblico dicendo:
“ Queste immagini le abbiamo girate dieci giorni fa, vedete i cantieri sono ancora aperti
(…) ” e nel concludere commenta: “C’è ancora tanto da fare”, anche se i tecnici della
società hanno dichiarato che l’acqua arriverà nel 2010.
Cantieri aperti
18
A questo punto Iannacone non ha che andare nella sede del Consiglio regionale, dove
incontra i responsabili della Sorical S.P.A, qui intervista l’ingegnere capo Sergio de
Marco.
Il piglio di Iannacone è più sfrontato e diretto, rispetto a quello tenuto nelle altre
interviste, egli ha di fronte i veri responsabili della messa a regime e in funzione delle
strutture idriche. Durante quest’intervista si capisce che il problema maggiore è dovuto
dalla mancata continuità negli incarichi. Ecco allora sopraggiungere Luigi Incarnato,
assessore ai lavori pubblici, il quale si mostra consapevole del problema e ben
intenzionato nel risolverlo. Anche le interviste di questi, è girata con la camera a spalla e
si fanno vedere i piani d’ascolto dei presenti nella stanza e le reazioni nervose e
infastidite degli intervistati.
Sergio De Marco - direttore generale della società Sorical S.P.A
Luigi Incarnato - Assessore regionale ai lavori pubblici della giunta Loiero
In conclusione Iannacone in voice off dice: “L’unica cosa certa in questa storia è che la
diga è costata fino ad oggi più di 300 milioni di euro (…) E che l’estate si sta
avvicinando con una nuova emergenza e che l’acqua del Menta scorrerà nei rubinetti di
Reggio Calabria forse nel 2010”. Mentre pronuncia la parola “forse”, è inserita
19
l’immagine di copertura di un capitello con dentro un Cristo a braccia aperte.
Un’immagine metaforica che sembra commentare e indurre che oramai l’unica
soluzione e speranza è appellarsi al “cielo”. Iannacone quindi, nel concludere il servizio,
non trae delle conclusioni concrete ma si affida a dei buoni propositi.
Immagine metaforica conclusiva con il capitello
A questo punto, ciò che è interessante notare, è che le interviste fatte a chi ha
determinate responsabilità politiche o amministrative (come a Scopelliti, o a De Marco),
sono condotte con Iannacone in piedi, pronto a discutere sullo stesso piano di chi
sembra aver torto. Invece, le interviste funzionali a chiarimenti e al dissolvere i dubbi,
sono fatte con Iannacone seduto e più tranquillo d’animo. Ci sono quindi tre stili
d'intervista: quelle condotte con partecipazione e comprensione ai cittadini, quelle
basate su un dialogo comune con l’intervistato, come quella fatta a Calabrò o al giudice
di pace e infine quelle prevalentemente inquisitorie come l’ultima illustrata. Dal punto
di vista tecnico le scelte di montaggio fin qui illustrate (come l’uso di campo e contro
campo) sono possibili solo, grazie alla registrazione autonoma dell'audio ripreso in
diretta e alla sessione di ripresa multi-camera (il fonico registra in presa diretta le traccie
audio, provenienti dai singoli microfoni, su registratori multi-traccia sincronizzati alle
videocamere tramite time-code) Questa modalità di lavoro, permette in sede di
montaggio di creare delle minime sequenze autonome e narrative, che trasmettano sì,
una sensazione di non-fiction, ma se si affronta l’inchiesta con uno sguardo più accorto,
si capisce che comunicano un’implicita messa in scena, ad esempio non è casuale la
messa in serie delle interviste stesse.
20
6.2.5 Strategie di postproduzione
Dal punto di vista del montaggio, in questa produzione viene adottato un linguaggio
scarno, essenziale, poiché ciò che interessa è il fatto, che dovrà essere restituito nel
modo più fedele e possibilmente oggettivo. In quest’inchiesta il montaggio è guidato da
una necessità: la comprensione e la credibilità del percorso di indagine tenuto da
Iannacone. Per ottenere questo risultato, il conduttore deve decidere e comunicare a
priori gli obiettivi e le modalità di indagine alla troupe che lo segue. Potrà così ottenere
un materiale coerente con i fini dell'inchiesta, da montare. Nel montaggio si può fare
una scelta di linguaggio, per esempio si racconta tutto in macro, praticamente a livello
di grande struttura problematica globale, o tutto in micro, ovvero a livello di piccola
realtà locale. Oppure si può decidere di avere un ritmo sostenuto o contemplativo. In
quest’occasione, l’inchiesta racconta la situazione di una città (micro) che da 50 anni è
alle prese con l’insalubrità dell’acqua. Si indaga per capire una situazione concreta e
circoscritta, che è però simbolo di un problema mondiale (macro): la depurazione
dell'acqua. Il ritmo non è accattivante nella forma (come ad esempio nelle inchieste de
Le Iene), ma lo è nel contenuto (si scoprono continue contraddizioni che permettono a
Iannacone di indagare), e ciò influisce sul risultato dell'inchiesta: non si arriva ad un
risultato univoco, ma si lascia libero giudizio allo spettatore. Questa scelta non è
casuale, poiché suggerire è meglio che esporre. Infatti più si arricchiscono i dettagli, più
il pubblico diventa spettatore passivo e diminuisce di conseguenza la sua partecipazione
critica. In questa modalità di montaggio, quello che ricorderà lo spettatore non saranno
il montaggio e le belle inquadrature, ma l’emozione e i contenuti di cui è venuto a
conoscenza. Nell’inchiesta di Presadiretta, non è tanto importante mettere assieme una
moltitudine di dati e di elementi estetici, quanto l’osservare un percorso d’indagine, con
un senso convincente.
Il montaggio è quindi lineare e rispetta la continuità spaziale e temporale delle azioni,
dando ad esse un senso di naturalezza e veridicità. Gli stacchi e i momenti di transizione
da un’inquadratura all’altra appaiono semplici ma non invisibili, poiché le inquadrature
non sempre sono perfette in termini di stabilità, ma questo è il risultato di una scelta
precisa, la presa diretta.
21
6.2.6 La grafica e il sonoro
In quest’inchiesta la musica è usato poco. Ci sono due brani, ma uno solo è il leit motiv:
una canzone folk malinconica e sconsolata suonata con una fisarmonica. Questa è
inserita tra le interviste delle persone comuni e le riprese di Iannacone che si sposta e
commenta. La funzione del brano, è quella di concludere un capitolo e aprirne un altro e
di rilevare emotivamente il coinvolgimento dell’autore e la drammaticità della
situazione. 11
L’uso parsimonioso della musica, lascia spazio ai suoni delle cose e dell’ambiente,
concorrendo a creare una sensazione di autenticità.
Un altro elemento poco utilizzato è la grafica. La sua funzione non è estetica ma
esplicativa. È presente in forma di sottotitoli in italiano, usati per spiegare meglio ciò
che le persone dicono, soprattutto quando si esprimono in dialetto calabrese; oppure
quando si sottolinea la visione della diga del Menta, tramite uno zoom in.
Un’altra soluzione grafica è quella di marcare lo scorrere del tempo quando sono
trasmessi gli incipit dei telegiornali, essi sono individuati per periodo di trasmissione
dalla rappresentazione grafica dell’anno, apposta alla base dell’immagine.
Sottotitoli Rappresentazione grafica della diga Lo scorrere del tempo dei TG
11 Cfr. capitolo su: “Le interviste alle autorità e agli esperti”, Pag.75.
22
7.
Report: l’inchiesta investigativa
7.1 Il programma
L’esperienza televisiva di Report (trasmissione nata nel 1997 su iniziativa di Milena
Gabanelli) è un significativo caso di giornalismo investigativo. Le singole puntate della
trasmissione affrontano, con stile monotematico, singole questioni di rilievo sociale.
Si tratta di una trasmissione che vuole riproporre inchieste giornalistiche nel tipico stile
di una volta. Cioè con un giornalista che, armato di microfono e block notes, inquadra
un fenomeno e lo approfondisce, andando ad incontrare i protagonisti. Ogni reportage è
un viaggio di ricerca che viene riproposto allo spettatore secondo un montaggio attento,
il quale ricostruisce gli elementi raccolti in una struttura narrativa solida con un inizio e
una fine. Le inchieste si occupano di argomenti originati dalla cronaca che si
protraggono nel tempo, oppure ricchi di lati oscuri e retroscena sconosciuti. Le inchieste
si pongono accattivanti e ammiccanti di fronte allo spettatore per l’atteggiamento sicuro
e sfrontato dei giornalisti. Egli è chiamato a seguire gli spostamenti e gli incontri alla
ricerca di situazioni controverse del nostro Paese.
Le inchieste di Report si sono interessate: di Economia (l’inchiesta sulla social card
Poveri noi! in onda il 5 Aprile 2009 curata da Giovanna Boursier), di Alimentazione
(l’inchiesta Carne di Riccardo Buono e Piero Riccardi, un’inchiesta sulla catena
intensiva di produzione dell’alimento, andata in onda il 17 maggio 2009), di Società
(l’inchiesta Una poltrona per due, andata in onda il 18 Ottobre 2009, Sabrina Giannini
indaga sul perché della crisi dei poltronifici italiani), di Ambiente (Milena Gabanelli
indaga sull’energia nucleare e le sue scorie. Il titolo dell’inchiesta è Radioattività di
Stato, in onda il 19 Novembre 2000). Tutte le inchieste prodotte da Report, sono
Alberto Narazzini, Giuliano Marrucai, Paolo Mondani e Michele Buono.
Oggi il programma di Milena Gabanelli è considerato l'unico esempio di puro
giornalismo d'inchiesta della televisione italiana (un genere di giornalismo abbandonato
a causa degli alti costi), laddove anche le altre trasmissioni d'informazione (Anno zero,
Ballarò, Matrix) sembrano assorbite nella formula del talk show.
7.1.4 I temi delle inchieste
Le inchieste di Report affrontano numerose questioni problematiche del nostro Paese.
“Il programma della Gabanelli si basa su un'idea semplice ma allo stesso tempo
devastante: rendere pubblici i molti dubbi che tormentano la nostra vita sociale.” 14
Nello scegliere i temi, Report non s’interessa di vicende di cronaca locale, ma deve
esserci un interesse nazionale che le connoti. Quest'impostazione è legata al numero
ridotto delle puntate e ai fini comunicativi che si pone il programma.
I temi sviluppati sono i più disparati: si va dalla salute, alla giustizia, fino alle
inefficienze dei servizi pubblici. Il metodo di realizzazione di un’inchiesta parte da
semplici domande come ad esempio: “Perché il governo continua i lavori per la
costruzione del Ponte sullo stretto di Messina? Perché non si utilizzano quei soldi per le
infrastrutture interne della Sicilia, di cui ha più bisogno?”
A queste domande, la troupe di Report cerca delle risposte.
Le idee per gli argomenti possono provenire dalla stessa Gabanelli, dagli autori, oppure
possono essere suggerite tramite segnalazioni dei cittadini. L'autrice assegna gli
argomenti in base alle caratteristiche, alle passioni e alla sensibilità d’ogni singolo free
lance e una volta che una persona ha il suo pezzo, può impiegare il tempo necessario per
portarlo a termine, senza una scadenza vincolante. Ogni singola inchiesta, per essere
sviluppata in maniera completa, impegna così molto tempo, ed energie anche in termini
d’apporto personale di chi la crea. Come dice la stessa Gabanelli durante un'intervista:
“È un lavoro che occupando tutto il nostro tempo è forse anche qualcosa di più. Bisogna
crederci molto altrimenti non si è in grado di reggerlo”. 15
14 Aldo Grasso, Enciclopedia della televisione, Garzanti, Milano 2006, Pag. 609.15 M. Gabanelli alla presentazione del dvd "ECOFOLLIE" in Il Recensore.com. a cura di Dario Guzzeloni.
26
7.1.5 Modalità operative
Nelle inchieste vengono fatte rigorose ricostruzioni e accurati sopralluoghi. Attraverso
una meticolosa ricerca cronologica, gli autori semplificano le fasi delle vicende.
Indagano i diversi punti di vista, intervistando i governati e i governanti, dando allo
spettatore diverse chiavi di lettura ed una visione equilibrata dei protagonisti delle
situazioni.
Nonostante l’indagine approfondita, le inchieste di Report utilizzano un metodo di
linguaggio semplificato per consentire un’immediata comprensione del caso. Gli autori
si mettono nei panni dello spettatore e cercano di spiegare le cose in maniera semplice e
didascalica, non danno per scontato che certe cose le conoscano tutti.
Le inchieste di Report sono il risultato di un assembramento di testimonianze,
documenti, rapporti incrociati, dati e fonti normative. Con questa documentazione i
giornalisti possono maturare e possono trasmettere allo spettatore, un'opinione fondata
sui fatti oggettivi.
Una documentazione accurata è indispensabile per verificare l'attendibilità delle azioni
dei protagonisti. Permette di avere in mano dati inconfutabili, utili nei confronti con i
politici, o con chi non vuole dichiarare la verità. Necessaria per spiegare gli argomenti.
La verifica dei fatti è fatta di prima mano, con i propri occhi. I free lance vanno con la
videocamera sui luoghi per indagare e spesso rischiano in prima persona.
I rischi sono di essere chiamati in tribunale da chi rimane scontento dei fatti esposti
nelle inchieste, oppure di fornire dati non certificati e quindi poco veritieri che
indeboliscono l’inchiesta. Un terzo rischio consiste nelle possibili ritorsioni degli
inserzionisti pubblicitari, che lamentando della negativa visibilità, minacciano di
togliere, in via ritorsiva, gli spazi pubblicitari. Un ricatto che reca danno all’intera rete
televisiva. Il free lance è libero di agire, ma è molto consapevole che la professionalità e
la credibilità del suo operare, sono le discriminanti del suo lavoro e del suo futuro.
L’attendibilità è la sua vera forma di tutela.
M.G: ”Un video reporter deve essere curioso, determinato, e avere gran senso di
responsabilità verso il genere umano. Deve poi imparare a mettere se stesso in secondo
piano: non protagonista, ma al servizio di un ideale.” 16
Il gruppo di Report sembra fare giornalismo di tipo anglosassone: i giornalisti si
pongono nella sfera dell'imparzialità e della correttezza evitando qualsiasi lettura
Mussolini" e l'anno dopo ne "I cento passi" di Marco Tullio Giordana. Nel 2000
partecipò ad un corso per diventare autore televisivo, organizzato da Mediaset. Una
volta terminato il corso, venne scelto per il programma Le Iene, prima come autore e poi
come iena. Grazie all'esperienza maturata a Le Iene, propose ad Mtv Italia il programma
Il Testimone.
8.1.2 I temi delle inchieste
Il programma non si occupa dei fatti di cronaca o delle notizie da prima pagina di
quotidiani e notiziari televisivi, lascia invece spazio a notizie più accessibili e piacevoli
e a realtà più a portata di mano, ma anche di telecamera. Ciò che interessa a Il
Testimone sono le storie della gente comune e gli episodi della quotidianità. Essi sono
presentati in modo originale, in modo da dare uno spaccato attendibile e curioso di fatti
di comune esperienza. Il testimone Pif incontra i protagonisti delle storie, spinto dalla
curiosità di una domanda, per esempio: “Come vivono gli italiani all’estero?”
Lo scopo del programma è andare ad incontrare persone per conoscerne i lati nascosti, o
le vicende personali o più semplicemente per stare con loro. I suoi incontri sono spinti
da ciò che le persone hanno da raccontare o insegnargli. Cerca di comprendere quindi,
attraverso di loro, la società, seguendo un processo bottom-up, svolgendo le sue
inchieste “per la strada”.
Le inchieste di Pif vanno dal mondo del circo a quello dei porno attori italiani a Praga, a
quello delle ragazze che decidono di diventare suora, agli ex manicomi, che come cura
utilizzano l’arte figurativa, fino alle usanze del Giappone.
I servizi si basano su argomenti a volte seri e importanti, altre volte di carattere più
leggero, ma trattati sempre con sensibilità, professionalità e stile ironico e libero,
propongono punti di vista insoliti, senza consigliare interpretazioni. Questo approccio
flessibile, determina la forza del programma e consente di conciliare l'intrattenimento
con la voglia di conoscere del pubblico, che alla fine di ogni puntata apprende sempre
qualcosa in più dei fatti narrati.
8.1.3 Modalità operative
La migliore caratteristica del programma è la semplicità combinata con lo spirito
dell’inchiesta.
Nel realizzare le puntate c’è solo Pif, che utilizza una videocamera handy mini dv con
cuffiette bianche e con un adattatore grandangolare, che gli permette di riprendere
49
agilmente ampi spazi di fronte a sé e il suo viso in primo piano quando si rivolge
all’obiettivo.
Con questa video camera egli segue passo dopo passo la vita delle persone che incontra,
facendo interviste sulle loro esperienze personali e partecipando a tutte le loro attività
quotidiane. Così facendo Pif ascolta, cerca di capire, si preoccupa di spiegare e di offrire
uno sguardo su quello che gli succede, dando voce a diversi punti di vista. I suoi viaggi
sono funzionali all’approfondimento di sé e degli altri, realizzando così una sorta di
spaccato sociologico.
L’uso della videocamera amatoriale crea un forte collegamento con lo spettatore, e
accentua l’impressione di autenticità e di presa diretta. Lo stile espressivo de Il
Testimone è fatto di riprese non patinate, imperfette e senza correzioni. L’immagine che
arriva sullo schermo è priva di filtri. Pif ha sempre lo scopo di offrire, alla fine, un
messaggio forte della sua esperienza e questa tecnica di ripresa è ideale per raggiungere
questo risultato.
Le sue inchieste non rispettano i canoni tradizionali e prevedibili dell’inchiesta, ma sono
condotte con piglio accattivante e gioviale. Sono basate su una regia carica di contenuti,
e da questi emerge lo stile del programma improntato al gusto e alle scelte personali del
conduttore.
8.1.4 Il diario di viaggio
Pif realizza le sue inchieste in prima persona, è lui che vive, commenta e descrive le
esperienze che prova, come fosse un vero e proprio diario di viaggio autobiografico.
Attraverso l’uso della narrazione in prima persona e un approccio curioso, egli si
propone come guida simpatica e realistica dei luoghi nuovi che va a scoprire e si pone
con gli interlocutori che incontra, come un amico in visita a cui interessa conoscere tutto
della vita dell’altro.
I suoi incontri avvengono con un fare disimpegnato ed ironico, tipico di un ragazzo
giovane e spigliato. Ciò aiuta a creare un coinvolgimento divertito nei confronti dello
spettatore. Quest’ultimo da passivo osservatore degli eventi, si sente attivamente
coinvolto nell’apprendere le confessioni dei protagonisti e del conduttore.
Inoltre, con l’uso di soggettive e/o domande dirette, contribuisce a creare un rapporto
confidenziale con il suo interlocutore, “in accordo” con lo spettatore. Instaura così un
rapporto colloquiale e personale parlando anche con lo spettatore, dandogli
l’impressione anche a lui di essere li.
50
Sul piano verbale Pif sollecita la partecipazione del pubblico, infatti più che dare
informazioni, egli crea un’aspettativa basata su domande individuali: “Cosa ci sarà.?.”
“Come sarà..?” In questo modo, egli fa capire che anche per lui tutto quello che scopre è
una novità. Pure il linguaggio non verbale sottolinea lo stupore e la novità della sua
esperienza, con il desiderio espresso di condividerle con il suo pubblico.
Egli utilizza strategie simili a quelle de Le Iene, (come il “faccia a faccia”, la
conduzione autore-centrica e un linguaggio diretto e semplice), anche se più diluite sul
piano estetico.
8.2 Analisi del servizio La strada dell'acqua - La tribù dei Masai di
Pierfrancesco Diliberto (“Pif”)
Quest’inchiesta parte dalla semplice domanda: Cosa succede quando decidiamo di dare
dei soldi in beneficenza per la costruzione di un pozzo in Africa?
Pif per scoprirlo parte alla volta del Kenya, lì incontra alcuni volontari dell’Amref, che
lo accompagnano in luoghi affascinanti e incontaminati.
Così coglie l’occasione per far conoscere l’Amref, un’associazione umanitaria che
agisce in Africa per la realizzazione di progetti di vario tipo, in questo caso pozzi per
l’acqua.
All’inizio egli fa vedere il volantino dell’associazione appeso sul frigo e, con voce fuori
campo, dichiara che vuole fare una donazione per aiutare la popolazione dello Slum,
una baraccopoli del Kenya.
Il volantino è posizionato tra una foto di Gorge W.Bush e una di Giulio Andreotti, con
un chiaro intento ironico. Si contrappone all’iniziativa benemerita la consapevolezza e
la presenza di due personaggi di cui non si ha stima, ma Pif invita a non perdere la
speranza grazie all’adesione al progetto contenuto nel volantino. A questo punto, con
voce fuori campo si rivolge allo spettatore e guardando in macchina gli dice: “Non
sapete cos’è lo Slum? Ve lo dico io che lo ho visto”. Con quest’espediente inizia il suo
diario di viaggio.
51
Frigo con i volantini e sguardo in macchina di Pif
Lo ritroviamo subito in Kenya, è accompagnato da un signore del luogo e qui illustra lo
Slum, descrivendo quello che vi si può trovare. Racconta come si svolge la vita di tutti i
giorni dello Slum, nell’ospedale, nelle strade o nelle scuole. Intervista un volontario
italiano dell’Amref, che gli racconta la sua esperienza di vita e poi intervista un signore
che gestisce una scuola, questi gli mostra le attività che fa fare ai bambini e ai ragazzi di
strada. Successivamente va a vedere un pozzo costruito dall’Amref, gli viene spiegato
che senza quei pozzi la gente andrebbe a procurarsi l’acqua dagli stagni, fonte così, di
malattie come il colera.
Poi Pif va a vedere come vivono i Masai e in particolare come raccolgono l’acqua.
Con un salto d’immagine in Italia, per farsi capire meglio, Pif si riprende mentre porta
un pacco di sei bottiglie, facendo molta fatica. Mette così in relazione la sua situazione
scomoda con quella ancora più difficoltosa delle donne Masai, le quali per raccogliere
l’acqua devono farsi quattordici Km al giorno, portando sulle loro spalle piccole
cisterne da venticinque litri d’acqua (corrispondenti a diciassette bottiglie della nostra
acqua).
Vita nello Slum e volontari dell’Amref
52
8.2.1 Pif e i Masai
Quando arriva al campo Masai i bambini e le donne sono spaventati dalla sua presenza
ma ancor più dalla presenza della video camera. Tutti urlano, scappano, al ché Pif cerca
di conquistarsi la loro fiducia. In seguito Pif, insieme ad un altro volontario,
accompagna le donne Masai a raccogliere l’acqua. Lungo il percorso conversa con il
volontario informandosi su come vivono i Masai, in particolare sul fatto che loro non
sanno nulla di cosa succeda nel mondo occidentale, inoltre viene a sapere che un pozzo,
in grado di soddisfare le esigenze idriche di 5/6 villaggi, costa solo 2.500 euro.
A questo punto Pif si offre di portare una cisterna colma d’acqua, provando sulle sue
spalle la fatica che una donna Masai deve fare.
Al termine del servizio, Pif fa il resoconto con voce fuori campo di tutto ciò che ha
conosciuto e visto, in modo da collegare e giungere ad una conclusione coerente. Così,
afferma che invece di spendere soldi per dei computer, lì si può spendere utilmente per
fare delle donazioni all’Amref. E per di più questo è ancora più facile, anche senza il
bisogno di un volantino, perché si può fare tramite internet. Contribuire alla costruzione
di un pozzo, di un ospedale, aiutare i ragazzi di strada delle scuole e/o adottare un
bambino a distanza è facile e tutto questo aiuta il prossimo e anche se stesso. Pif
conclude il servizio con una canzone di Yan Tiersen, il brano è incalzante, felice, e
sembra trasmettere speranza: sottolinea emotivamente le nuove conoscenze e una
diversa consapevolezza che Pif ha acquisito nel suo viaggio in Kenya.
Pif nel campo Masai che accompagna e aiuta le donne a raccogliere l'acqua
53
Quest’inchiesta è un perfetto esempio dello spirito con cui Pif conduce il suo
programma: le vicende personali della gente comune e gli episodi della quotidianità
diventano spettacolo e termine di confronto con realtà del tutto diverse (nello specifico
la nostra).
Egli con la sua videocamera riprende tutto e fa dell’inchiesta un vero strumento di
sensibilizzazione, fa appello al sentimento e al buon senso, richiama la facile
responsabilità di ognuno nel fare piccole ma importanti donazioni all’Amref.
8.2.2 Strategie di postproduzione
Il montaggio dell’inchiesta non è ricercato, è un montaggio semplice e funzionale a ciò
che Pif con le sue immagini vuole dire e raccontare. Si possono trovare due particolari
strategie di postproduzione.
In quest’inchiesta Pif fa continui collegamenti fra quello che vede e incontra in Africa e
la sua vita in Italia. Ad esempio quando parla di emergenza idrica, si riprendere a
Palermo che legge un articolo di giornale, dal quale apprende che del problema se ne
farà carico Totò Cuffaro, Presidente della regione Sicilia, nonché personaggio discusso.
Invece in Africa la questione è affrontata dall’Amref. Il continuo rimando tra la sua vita
in Italia e il viaggio in Africa, è quindi una scelta precisa sul piano registico. Egli metta
a confronto e collega i due mondi totalmente diversi, così da valorizzare e meglio
comprendere la portata delle azioni umanitarie dell’Amref.
Sul piano della postproduzione questa scelta risponde alla tecnica del montaggio
parallelo, una tecnica di montaggio che mette in relazione due eventi che non
avvengono simultaneamente e quindi nessun rapporto spaziale e temporale, ma soltanto
un rapporto di tipo simbolico. I passaggi tra la sua vita e quella in Africa sono marcati
con uno schiocco delle dita, che Pif fa guardando in camera. È con questo gesto
divertente e quasi “magico” che egli giustifica i suoi spostamenti e il suo racconto può
continuare.
L'altra caratteristica della postproduzione è l’utilizzo dell’“hard cut”, tagli da
un’inquadratura all’altra senza nessun tipo di transizione. Questa tecnica diventa
importante quando Pif descrive ciò che trova allo Slum. Egli mostra varie inquadrature
che hanno il medesimo campo, punto di vista, e movimento. Egli frammenta la
descrizione dei luoghi tramite il continuo taglio delle inquadrature, come fossero tanti
flash successivi.
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Lavorando in questo modo Pif crea un ritmo circolare. Questo ritmo è creato anche dalla
voce fuori campo di Pif: il suo commento è caricato e riempito dal susseguirsi,
inarrestato, di frasi con le quali descrive minuziosamente e a volte anche ironicamente
ciò che osserva.
Pif con uno schiocco di dita si sposta da casa sua per ritrovarsi improvvisamente in Africa
8.2.3 Il sonoro
La musica nel servizio è molto presente, viene usata come sottofondo, come
accompagnamento e come sottolineatura emotiva, ma anche usati come collante
narrativo.
Quando Pif salta tra la sua quotidianità e l’Africa, la musica di sottofondo nel momento
in cui schiocca le dita e si ritrova dall’altra parte del mondo, si arresta in sincrono con il
rumore dello schiocco. Il silenzio focalizza il momento decisivo del passaggio e
l’istantaneo spaesamento di Pif nella nuova realtà, ma dopo poco lo stesso brano
riprende, quasi a suggerire che la narrazione può proseguire.
55
9.
La mia esperienza
Alla luce di quanto sopra analizzato, chiarita nei suoi risvolti tecnici e di contenuto la
tematica dell’inchiesta televisiva ed in particolare quella relativa al tema dell’acqua, mi
sono ripromessa di verificare quanto approfondito mettendo in pratica un’esperienza
personale d’inchiesta filmata. Inizialmente avevo più spunti ed intuizioni da seguire ma
nessuna ben definita, quando mi capitò un’occasione che mi consentì di elaborare
un’idea precisa di quanto andassi cercando.
Una mattina, camminando per il centro di Belluno, mi sono imbattuta in un bacchetto
per la raccolta di firme per il Comitato acqua bene comune. Le firme servivano per
presentare una delibera a tutti i sindaci della provincia di Belluno, con la quale si
chiedeva che gli stessi riconoscessero nel proprio Statuto Comunale il “Diritto umano
all’acqua” e che questa non costituisse solo un bene di rilevanza economica.
Mi sono informata meglio sulle finalità del comitato e ho appreso che i suoi promotori
stavano portando avanti, da circa due anni, una battaglia a livello locale, sia verso gli
enti pubblici che verso i singoli cittadini, contro la privatizzazione della risorsa acqua e
il riconoscimento dell’acqua come bene comune dell’umanità.
Il tema m’interessò subito perché, per quello che inizialmente capii, mescola
democrazia, economia, natura, diritto e la varia umanità. Ho iniziato a documentarmi
per capire cosa vuol dire privatizzazione, quali sono gli aspetti positivi e/o negativi e
qual’è la situazione mondiale e nazionale a riguardo. Il tema dell’acqua è seguito da
varie realtà locali, coinvolge diversi organi istituzionali e tuttavia è ancora scarsa la
consapevolezza collettiva da parte dei singoli cittadini e delle istituzioni pubbliche,
causa la complessità del fenomeno.
Decisi allora di realizzare un video - inchiesta sull’acqua contattando chi, in qualche
misura, avesse una competenza a livello locale per meglio comprendere le implicazioni
della privatizzazione dell’acqua.
Dapprima ho contattato il presidente del Comitato acqua bene comune di Belluno,
Valter Bonan, già presidente delle Ente Parco delle Dolomiti, per conoscere la sua idea.
Gli spiegai il mio progetto, egli fu entusiasta e mi invitò ad un’assemblea operativa del
Comitato, nella cui occasione ho filmato l’incontro/dibattito. Nel corso dell’incontro si
trattava proprio di prendere una posizione contro il provvedimento del Governo italiano
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(il Decreto Ronchi – Vedi capitolo 3), che avrebbe autorizzato l’ingresso dei privati
nella gestione del servizio idrico integrato con almeno il 40% di partecipazione. Inoltre
si discuteva del Cop16 di Copenaghen, dove i presidenti di vari Stati avrebbero discusso
e deciso delle linee operative in merito all’ambiente (quindi anche sull’acqua) a livello
mondiale.
9.1 Documentazione e organizzazione delle interviste
Prima di procedere a raccogliere ulteriore materiale video e quant’altro, iniziai a
documentarmi approfonditamente sulla privatizzazione dell’acqua: ho letto libri,
articoli, navigato in internet, guardato documentari/inchieste, seguito dibattici pubblici e
contattato via e-mail diversi responsabili di Ong e varie associazioni. Inoltre mi misi
d’accordo con un mio compagno di università, Daniele Serio, per avere un
collaboratore nel registrare le diverse e future interviste, realizzare il montaggio
definitivo e avere un supporto umano.
Con Daniele discutemmo a lungo sul taglio da dare al video e decidemmo di realizzare
un video con uno scopo puramente informativo, composto da un insieme di interviste
con cui offrire uno sguardo sullo stato della privatizzazione a livello mondiale e a livello
nazionale; sui rischi, i perché e sulle soluzioni a riguardo.
Una volta decisa la linea da seguire organizzai, principalmente nel mese di Dicembre
2009, gli appuntamenti per le interviste. Questo periodo era adatto in quanto il decreto
Ronchi era ormai diventato legge e aveva suscitato grossi fermenti nell’opinione
pubblica più attenta e schierata sul tema.
Ho cercato di scegliere gli intervistati in base alle loro competenze, ad esempio abbiamo
intervistato un parlamentare della Lega Nord, Gianvittore Vaccari, per il decreto
Ronchi, Rosario Lembo (Segretario nazionale del Comitato per il Contratto Mondiale
dell'Acqua) per la situazione dell’acqua in generale in Italia, alcuni membri del
Comitato acqua pubblica d’Arezzo per la questione della prima privatizzazione del
servizio idrico in Italia.
Ho deciso principalmente, per ragioni di praticità ed economicità, di concentrare tutte le
interviste tra la zona del Bellunese e del Friuli Venezia Giulia.
Nel realizzare ciascuna intervista, io potevo ascoltare l’intervistato, concentrarmi sulle
sue risposte e porgli le domande scritte precedentemente. Daniele, il mio operatore
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invece, si dedicava esclusivamente ad impostare l’inquadratura e controllare i livelli
audio e video e ad avvertirmi in caso di batteria scarica o fine cassetta.
Altre volte invece sono andata da sola, come ad esempio per l’intervista ad Arezzo o per
quella fatta ad Oscar Oliveira.
9.1.1 Gli intervistati
Raffaella Cavallo: Collaboratrice del Ce.Vi - Centro di volontariato internazionale (UD)
Rosario Lembo: Segretario nazionale del Comitato per il Contratto Mondiale dell'Acqua
(MI)
Lucio Beloni: Comitato acqua pubblica d’Arezzo (AR)
Valter Bonan: Comitato acqua bene comune di Belluno (BL)
Oscar Oliveira: Coordinadora del Agua y la Vida - Protagonista della ripubblicizzazione
del servizio idrico di Cochabamba, in seguito alla “Guerra dell’acqua” (Bolivia)
Giorgio Zanin: Capogruppo provinciale del PD (PN)
Gianvittore Vaccari : Segretario provinciale della Lega Nord (BL) e parlamentare
Massimo Caproni: Coordinatore provinciale dell’Italia dei Valori (BL)
Vitto Claut: Presidente regionale Codacons FVG (PN)
Interviste del genere M.O.S durante una manifestazione per l’acqua bene comune
svoltasi a Belluno il 24 Ottobre 2009.
9.2 L’attrezzatura, le interviste e il montaggio
L’idea operativa di base per realizzare il video era di essere il più leggeri e comodi
possibili (una necessità determinata anche dal low budget disponibile), quindi: un
cavalletto, una video camera e un microfono Lavallier con radiotrasmettitori tx ed rx e
delle cassette Mini dv.
Principalmente abbiamo usato tre video camere differenti, in base alla disponibilità,
reperibilità dell’attrezzatura e occasionalità dell’intervista: una Sony Pdx 10 (per le
interviste), una Panasonic Nv - Gs 500 (per le immagini di copertura) e una Canon XH
A1 (comoda, in situazioni in cui non avevamo il Lavallier, per la buona qualità del
microfono integrato). In genere, nel fare le interviste avevamo sempre una video camera
di scorta, in modo da far fronte a qualsiasi inconvenienza.
Le inquadrature fatte sono principalmente a mezzo busto frontali, con l’intervistato che,
a volte guarda verso di me fuori campo, a volte (sempre a causa dell’occasionalità della
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situazione) invece, guarda direttamente in macchina, poiché ad esempio, quando ero
sola, ero precisamente in piedi e dietro la m.d.p (un po’ come Report o RaiNews24).
Nel tenere le interviste ho deciso di non comparire nelle inquadrature, in modo da non
connotare il video sulla mia figura, ma essenzialmente sul contenuto di ciò che veniva
detto.
Non avendo modo di conoscere bene dapprima gli intervistati, le domande seguivano
preferibilmente uno schema libero, ma c’era sempre un soggetto e un contesto specifico
in modo da cogliere il fulcro di ciò di cui avevo necessità di capire e ottenere. Durante
le interviste avevo sempre con me un foglio con degli appunti così da avere uno schema
da seguire o trovare spunti per delle domande successive. Infine ci siamo preoccupati di
far firmare ad ogni intervistato una liberatoria per l’utilizzo pubblico del materiale, che
ci è stata concessa in tutti i casi.
Una volta raccolto tutto il materiale video, siamo passati alla fase di montaggio.
Abbiamo così preso spunto dalle inchieste di RaiNews24 e dal montaggio accattivante
utilizzato nell’inchiesta analizzata di Report, simile a quello dei video clip come nel
caso della guerra civile di Cochabamba.
Prima di montare le immagini di copertura, abbiamo ascoltato tutte le interviste e
cercato di creare un intreccio tra loro e una traccia narrativa.
Le immagini di copertura le abbiamo girate di nostra iniziativa, alcune invece (quelle
relative a Paesi del Sud del mondo) le abbiamo prese dal video “Una goccia tira l’altra:
percorsi di cittadinanza attiva per diventare portatori d’acqua” con l’autorizzazione del
Ce.Vi. 19
Abbiamo utilizzato la voce fuori campo, esattamente con lo stesso scopo del commento
di Mario Sanna nell’inchiesta sull’acqua esaminata per RaiNews24 (Vedi capitolo
RaiNews24). Il voice off rilancia e fa domande in base alle testimonianze degli
intervistati, in modo così da far andar avanti la narrazione per blocchi coerenti e legati
fra loro. Abbiamo deciso di far recitare il commento ad una persona che avesse un
timbro caldo di voce e una buona dizione, abbiamo così ingaggiato Guido Beretta che
ha avuto un’esperienza pluriennale come speaker in una radio locale.
Per al parte musicale abbiamo incaricato un nostro collega universitario e studente al
conservatorio di Udine, Andrea Alzetta e Sandro Cecchin musicista di chitarra
19 Iniziativa promossa e prodotta da Cospe Ce.vi Cipsi e Comitato per il Contratto mondiale dell’acqua. Realizzazione Etnhos. A cura di Elisa Del Vecchio, regia e montaggio Elisa Mereghetti, fotografia Marco Mensa e musiche originali di Arturo Fornasari.
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acustica: ad entrambi abbiamo chiesto di comporre un paio di brani originali,
specificando il tema: ad esempio per la situazione italiana abbiamo chiesto di comporre
un brano allegro e d’atmosfera serena, invece per la guerra in Bolivia un brano
malinconico con uno sviluppo vivace.
9.2.1 Conclusioni
Nel creare questo video è stato fondamentale il lavoro di ricerca e di documentazione,
(vedi capitolo 3 e Appendice), con il quale ho potuto affrontare le interviste,
approfondire la tematica della privatizzazione dell’acqua e conoscere cosa utilizzare in
sede di montaggio.
Principalmente come già specificato, ho preso spunto dalle inchieste di RaiNews24,
poiché, a mio avviso, dopo aver analizzato le diverse inchieste televisive, è il modo più
obiettivo e chiaro di presentare i fatti, senza troppi sentimentalismi, formule visive
estetiche o componenti d’ansia ad effetto. Tre le esperienze possibili e sopra considerate
dell’inchiesta televisiva, preferisco quella che offre un percorso conoscitivo (soprattutto
se si affrontano temi come quello dell’acqua) piuttosto che quelle realizzate a tesi e con
una visione precostituita.
Inoltre il taglio di questa scelta è stato determinato anche dai limiti delle capacità
tecniche e di esperienza dei soggetti coinvolti nella realizzazione del prodotto.
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Appendice
Associazioni nazionali per la tutela
dell'acqua come bene comune
Comitato Italiano del Contratto mondiale sull'acqua
www.contrattoacqua.it
L’Associazione italiana per il Contratto Mondiale dell’acqua è stata costituita a Milano
il 7 marzo 2000. Attualmente ha sede in via Rembrandt, 9 - 20147 Milano, è’ presieduta
da Emilio Molinari e il Segretario Generale è Rosario Lembo.
L'attività del Comitato italiano del contratto mondiale sull'acqua, si prefigge lo scopo di
rendere il bene acqua disponibile al più ampio numero di persone, senza limitarne la
disponibilità per motivi economici o politici. Svolge attività di educazione sulla società
civile, proponendo percorsi didattici in poli scolastici, percorsi di coinvolgimento per
parrocchie e comitati di quartiere, percorsi d’aggregazione giovanile e azioni di
cooperazione decentrata. Promuove raccolte firme e adesioni, costituzioni di comitati
d’appoggio e la mappatura sui problemi acqua.
Centro di volontariato internazionale
www.cevi.coop
Il Centro di Volontariato Internazionale per la Cooperazione allo sviluppo è sorto a
Udine nel 1984, con lo scopo di operare per la promozione umana, per relazioni