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MEDITERRANEA
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2008 - L. Fiorini, M. Torelli, Le indagini dell'Università di Perugia nella Vigna Marini-Vitalini, in Mediterranea V, 2008, 139-163

Apr 22, 2023

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MEDITERRANEA

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Rivista annualediretta da

Filippo Delpino

* Comitato scientifico

Maria Giulia Amadasi · Marìa Eugenia AubetSandro Filippo Bondì · Dominique Briquel

Giovanni Colonna · Carlo De SimoneMohammed Hassine Fantar

Dieter Mertens · Annette RathjeDavid Ridgway · Francesco Roncalli

Redazione

Laura Ambrosini · Vincenzo BellelliMassimo Botto · Ida Oggiano

Bianca Lea Zambrano (Segretaria)

* «Mediterranea» is a Peer-Reviewed Journal

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MEDITERRANEAquaderni annuali dell’ i st itutodi studi sulle c iv iltà italiche

e del mediterraneo anticodel consiglio nazionale delle r icerche

già

«quaderni d i archeolo gia etrusco- italica»

v · 2008

p i s a · ro m afabrizio serra editore

mmix

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Munera caeretanain ricordo di mauro cristofani

atti dell ’ incontro di studioroma (cnr)

1 febbraio 2008

a cura div incenzo bellelli · f il ippo delpino

paola moscati · paola santoro

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SOMMARIO

Vincenzo Bellelli, Filippo Delpino, Paola Moscati, Paola Santoro,Introduzione 11

Paola Pelagatti, Ricordo di Mauro Cristofani 15Antonino Di Vita, Ricordo di Mauro 19

caere: metropoli del mediterraneo

Domenico Musti, Il ruolo di Caere nel Mediterraneo 23

scavi nell’area urbana: l’ultimo decennio

Paola Moscati, Cerveteri – Vigna Parrocchiale. Tra progettualità e ricerca 55Vincenzo Bellelli, Ricerche nell’area tra l’edificio ellittico e il ‘tempio di Hera’:

primi dati sulle campagne 2003-2005 65Maria Antonietta Rizzo, Scavi e ricerche nell’area sacra di S. Antonio a Cerve-

teri 91Adriano Maggiani, Il santuario in località S. Antonio a Cerveteri. Il tempio A: la

fase ellenistica 121Mario Torelli, Lucio Fiorini, Le indagini dell’Università di Perugia nella Vi-

gna Marini-Vitalini 139

aspetti della cultura artistica ceretana

Francesco Roncalli, Fra coroplastica templare e pittura d’interni: testimonian-ze da Vigna Parrocchiale 167

Nancy a. Winter, Sistemi decorativi di tetti ceretani fino al 510 a.C. 187Patricia S. Lulof, Le amazzoni e i guerrieri di Vigna Marini-Vitalini. La rico-

struzione di un frontone “straordinario” 197

cerveteri: fra ricordo e valorizzazione

Anna Maria Moretti Sgubini, Cerveteri… . Qualche decennio fa 217Rita Cosentino, Agli occhi del pubblico 223

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e ragioni di questo scavo, che la catte-dra di archeologia e storia dell’arte

greca e romana dell’Università di Peru-gia ha potuto realizzare grazie alla lun -gimiranza e all’appoggio non solo eco-nomico e logistico della dott.ssa AnnaSgubini Moretti, Soprintendente archeo-loga dell’Etruria meridionale, sono rac-chiuse nell’interpretazione da me offer-ta alcuni anni or sono dell’ipogeo diClepsina1, un monumento di importan-za capitale sia per la storia di Cerveteri edella sua transizione a praefectura roma-na nel 273 a.C., sia per i suoi connotati religiosi che toccano tanto il mondoetrusco quanto la realtà romana, aspettiche non è necessario da parte mia torna-re ad illustrare in questa sede per intuibi-li motivi di tempo.

Ma prima di formulare alcune consi-derazioni generali sui risultati dello sca-vo in relazione a quella interpretazionedel monumento sotterraneo, mi preme-va dare il mio ricordo personale di Mau-ro Cristofani in questa giornata di studiceretani opportunamente dedicata allaSua memoria. Sento vivissimo il ramma-rico di non aver potuto confrontare conLui le mie vedute sull’ipogeo, che homesso meglio a fuoco proprio all’indo-mani della Sua prematura scomparsa,poiché proprio dall’ipogeo di Clepsinasono nate quelle incomprensioni chehanno dato luogo negli anni tra il 1985 e

il 1993 ad un polemico dissenso tra le no-stre persone tanto aspro quanto sterile,di cui non è certamente il caso di ripor-tare gli elementi affidati alle stampe, mache tuttavia per mia fortuna Mauro ed ioabbiamo saputo ricomporre, sia pur allavigilia dell’insorgere della malattia chelo ha tragicamente strappato alla con-sorte, alla sorella, alle adorate nipoti, agliamici, al mondo degli studi. Se non hofatto a tempo a presentarGli tutti i mieiargomenti sull’ipogeo, ho almeno laconsolazione di poter dedicare alla Suamemoria quell’ampliamento delle inda-gini nell’area attorno al monumento,che tutti e due nella mia visita nel lonta-no 1983 avevamo immaginato per unamigliore comprensione di una strutturacosì complessa ed enigmatica.

Certamente le ricerche condotte neglianni 2001-2003 hanno portato nuovi ele-menti, che, come spesso accade, in par -te hanno precisato o meglio illuminatoaspetti del monumento noto, e in partehanno aperto problemi nuovi o prospet-tive che ampliano, talora inaspettata-mente, quanto già visto a suo tempo.

Lo scavo del grande cavedio che siapre sul lato sud-occidentale dell’ipo-geo, se non modificato, ha certo dato aquest’ultimo un’altra visione della suaconsistenza monumentale2 (Fig. 1): ledue aperture sul cavedio consentono in-fatti alla luce di penetrare all’interno del

1 Torelli 2000. 2 Cfr. Colivicchi 2003.

LE INDAGINI DELL’UNIVERSITÀ DEGLI STUDIDI PERUGIA NELLA VIGNA MARINI-VITALINI

Mario Torelli · Lucio Fiorini

L

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140 mario torelli · lucio fiorini

vano sotterraneo, offrendone al visitato-re una prospettiva, che, se per molti versiera attesa, purtuttavia ne modifica l’im-magine. Ma questo non deve ingannarci:la luce migliore, che attualmente rischia-ra l’interno del vano, ha infatti permessodi constatare che sull’intonaco dell’ipo-geo, ad altezza d’uomo e ad intervalli ir-regolari, sono dei piccoli fori, in granparte massacrati da ottusi e vandaliciscavatori clandestini evidentementeequipaggiati di metal detectors. In questifori erano alloggiati dei chiodi, simili aquelli destinati a sostener ghirlande giàprecedentemente da me rilevate nellanicchia dipinta1 e funzionali alla celebra-zione del rito dei Rosalia, documentatoepigraficamente per l’ipogeo:2 date le ri-dotte dimensioni, ciascun chiodo, piut-tosto che fiaccole, doveva sostenere can-dele, viste le inequivocabili tracceallungate dei fumi, che si conservanosulla parte dell’intonaco soprastante i fo-ri (Fig. 2). Questo dettaglio permette diaffermare che, pur senza escludere an-

che frequentazioni diurne, l’ipogeo do-veva essere visitato e usato nelle ore not-turne, a conferma del carattere ctonio efunerario dei riti in esso celebrati.

Lucio Fiorini riferirà delle importantiscoperte fatte nelle tre campagne di sca-vo. Senza voler anticipare la sua presen-tazione, credo che si debba sottolinearela fondamentale importanza storico-ar-cheologica e storico-religiosa di tre nuo-vi dati emersi dallo scavo: la presenza dicapanne vissute fino agli inizi del vii sec.a.C. di cui si sono conservati resti signi-ficativi dei rivestimenti dipinti a colorivivaci; l’edificio costruito a blocchi dopoil 670 a.C., che, pur non essendoci perve-nuto in condizioni tali da poterne ap-prezzare la pianta, riveste anch’esso no-tevole interesse come uno degli edificipiù antichi della città; e infine, dato dellamassima rilevanza, il recinto realizzatoesattamente al di sopra dell’ipogeo, delquale ripete la pianta. A quest’ultimoproposito, non sfugge la rilevanza chequest’ultimo edificio possiede sia per lacomplessa questione della forma e delladestinazione dei templa, dal momentoche costituiva un templum in terris, sia

1 Torelli 2000, p. 159 sgg.2 Torelli 2000, p. 157 sgg.

Fig. 1. L’assetto monumentale sovrastantel’ipogeo di C. Genucio Clepsina. In secon-do piano il grande cavedio aperto sul lato

sud-occidentale.

Fig. 2. Ipogeo di C. Genucio Clepsina. Par-ticolare della parete SO con ben visibile latraccia allungata del fumo della candela.

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le indagini dell’università degli studi di perugia 141per la comprensione della forma rivesti-ta dall’ara Consi nel Circo Massimo, dicui è nota dalle fonti la parte ipogeicadedicata a Conso, ai Lari e a Marte, mache doveva possedere anche una partesopra terra, visibile in rilievi e rappre-sentazioni figurate della spina Circi.1

[Mario Torelli]

*In un noto articolo pubblicato in «Pro-spettiva» del 1987, così Mauro Cristofanidescriveva il rinvenimento, nel luglio del1983, del complesso ipogeico legato alnome di C. Genucius Clepsina nell’areadella ex Vigna Marini-Vitalini:

Dalle notizie raccolte da Giuliana Nardi nelcorso del suo survey all’interno del pianorooccupato dalla città antica si riuscì ad identi-ficare l’apertura di un ambiente ipogeico, si-tuato in un terreno attualmente di proprietàdemaniale, denominato Vigna Marini-Vitali-ni, noto per le scoperte ottocentesche che vierano state effettuate. Quasi avventuroso fuintrodursi nello stretto passaggio sotterra-neo, lungo 10 metri, che la terra di riempi-mento permetteva a mala pena di percorrerestrisciando, fino a giungere in una sala ipo-gea, anch’essa piena di terra e rifiuti. Per de-cidere di svuotare l’ambiente e il suo corri-doio di accesso fu sufficiente intravvedereiscrizioni latine incise e dipinte sulle paretinonché i resti di una decorazione, pure di-pinta, in una nicchia praticata entro una pa-rete: non ci trovavamo di fronte a una delletante cisterne che erano state individuate esegnalate ma ad un ambiente di particolareinteresse.2

L’ambiente che si apriva allora dinnanziagli occhi dello studioso era un vano apianta quasi quadrata,3 dagli angoliastronomicamente orientati, il cui ac-cesso era reso possibile attraverso unlungo dromos perfettamente disposto insenso N-S, edificato nella sua prima par-te a cielo aperto con blocchi impostatisu piedritti scavati nel tufo, formanti unavolta a conci radiali4 (Fig. 3).

Superata una prima porta dall’archi-trave a sesto acuto, il secondo tratto delcorridoio, interamente scavato nel tufo,svela nel suo orientamento divergente enel suo ingresso alla sala, in corrispon-denza dell’angolo occidentale, il caratte-re ctonio dell’ipogeo.5 Questo, caratte-rizzato da un soffit to piano situato a m2,60 di altezza, si apre a sud tramite duefinestre equidistanti, alte quanto l’interaparete e larghe ca. cm 70, mentre al-l’esterno del vano, oltre l’angolo del laparete occidentale, una porta dall’archi-trave ricurvo, doveva immettere proba-bilmente in un corridoio, apparente-mente anulare, solo in minima parteesplorato.

Sulla superficie in fine intonaco bian -co della parete occidentale dell’ipogeo, verosimilmente al momento dell’ese -cuzio ne (o della risistemazione) del mo -numento, venne incisa, ancora fresco,

1 Marcattili 2006.2 Cristofani, Gregori 1987, p. 2. Oltre all’arti-

colo citato cfr. dello stesso autore: Cristofani1985, p. 123 (s.v. Genucio Clepsina, Caio); Cristofani1986; Cristofani 1989; Cristofani 2000b, p. 58.Sul monumento si vedano inoltre Torelli 2000; A.

Carandini, in Roma 2000, pp. 261-262; Carandini2003, p. 650; cfr. inoltre i vari contributi compresi inTorelli et alii 2003.

3 Dimensioni m 4,80 × 3,80.4 Cristofani, Gregori 1987, p. 3.5 Torelli 2000, p. 147. Per la descrizione del mo-

numento, alla luce degli scavi realizzati negli anni2001 e 2002 dal Centro di Eccellenza «Tecnologieavanzate per l’archeologia e la storia dell’arte»dell’Università di Perugia, si veda Colivicchi 2003,p. 14 sgg.

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Fig. 3. Pianta e sezione dell’ipogeo di C. Genucio Clepsina (da Cristofani, Gregori 1987).

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l’iscrizione ricordante C. Genucius Clep-sina, prai(fectos) nel 273 a.C.1 (Fig. 4),mentre altre “iscrizioni”, traccia te con ilnerofumo sia in alto lungo la cornice, sianei vani delle apertu re, testimoniano diuna frequentazione del monumento an-cora nel iii se colo d.C., a celebrazionedelle cerimonie dei Rosalia.

Al centro della metà NE della paretenord-orientale è situata una piccola nic-chia, affrescata nelle pareti laterali condue palme contrapposte, dall’alto fustoe rami ricurvi, dipinte con una raffinatatecnica ‘a macchia’2 (Fig. 5). La decora-zione della parete frontale è oggi quasicompletamente perduta (Fig. 6): nellasua parte superiore è possibile ancora di-stinguere due palmette, poste ai lati diuna minuta figura di cariatide, sovra-stanti una fascia orizzontale dalle sem-bianze di una mensola (Fig. 7). Poco piùin basso una piccola apertura rettango-lare metteva in comunicazione l’ipogeocon la calata di un pozzo; ancora più in

basso un gradino permetteva di rag-giungere il fondo della nicchia (Fig. 8).

Dopo le prime interpretazioni cheidentificavano il monumento ora comecisterna,3 ora come un probabile ninfeosotterraneo, funzionale inizialmente arituali di purificazione prematrimonialee in segui to utilizzato per la celebrazio-ne dei Rosalia e forse per culti misterici,4nel 1998 Mario Torelli ha proposto di ri-conoscere nell’ipogeo di Vigna Marini-Vitalini il templum sub terra e mundus peril culto dei Lari pubblici della Caere rifon-data come civitas sine suffragio nel 273a.C., basando la propria ricostruzione sudati di carattere antiquario, iconografi-co ed epigrafico.5 Questo locus religiosus,creato ad imitazione di un templum in ter-ris e pertanto rispondente a precise nor-me augurali, era praticabile dai sacerdo-ti e dagli addetti al culto, tramite il

1 Per lo scioglimento della carica in prai(fectos),invece che come prai(tor), come invece proposto daM. Cristofani, si veda Torelli 2000, pp. 152-153.

2 Torelli 2000, p. 147.

3 Cristofani 1986, p. 24.4 Cristofani, Gregori 1987, p. 9 sgg.5 Torelli 2000.

Fig. 4. L’iscrizione di Clepsina(da Cristofani, Gregori 1987).

Fig. 5. Particolare della palma dipinta sullaparete destra della nicchia.

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dromos; solo in pochissime occasioniall’anno, poteva accedere alla stanza dalforo rettangolare al cen tro della nicchiaun puer che, calatosi dal pozzo e percor-so lo stretto cunicolo, prelevava attra-verso il foro le sortes lignee, che serviva-no a trarre l’omen sul raccolto dell’anno,e offriva primizie deponendole sul gra-dino stesso della nicchia. Quest’ultimaveniva così a rappresentare il fulcro cul-tuale di tutto il complesso, l’ara sub terradel templum, decorata lateralmente conpalme, diretta allusione ai progenitorieroici divinizzati, della città, i Lares Prae-stites, assimilati precocemente in am-biente etrusco e romano ai Dioscuri. Inquesto senso particolarmente significa-tiva è apparsa la decorazione della pare-te di fondo dove le due piccole palme,che ri mandano ai Lari, e la figura di ca-

riatide, alludente alla Mater Larum, Taci-ta Muta, sovrastano come si è detto unastruttura forse lignea interpretata daMario Torelli come il dokanon, ovveroquell’architrave con due stipiti di unaporta, simbolo riconosciuto dei Dioscu-ri e, conseguentemente, anche dei Lari.1

Proprio alla luce di queste acquisi-zioni, le esigenze di una più precisacollo cazione del monumento nel suocontesto di appartenenza hanno indot-to a prendere in considerazione la ne-cessità di eseguire uno scavo sistemati-

1 Torelli 2000, p. 157 ss. Sulla Mater Larum si ri-manda al documentato saggio di E. Tabeling(Tabeling 1932). Cfr. inoltre Aronen 1989. Più ingenerale, sui caratteri del culto dei Lari, Carandini2003, pp. 82-84; 163 nota 32; 650-652. Sui dokana, oltrea Torelli 2000, pp. 163-167, cfr. Guarducci 1984;Colonna 1996; Carandini 2003, p. 203 e nota 64.

Fig. 6. Particolare della decorazione dellaparete centrale della nicchia.

Fig. 7. Ricostruzione della parete centraledella nicchia (da Roma 2000).

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co in tutta l’area circostante all’ipogeo,indagini che sono state svolte a partiredal 2001, e continuate fino al 2003,dall’Università di Perugia in collabora-zione con la So printendenza per i BeniArcheologici dell’Etruria Meridionale,che ha anche contribuito, insieme al

Comune di Cerveteri, al finanziamentodell’intrapresa.1

1 Per quanto attiene al Centro di Eccellenza«Tecnologie avanzate per l’archeologia e la storiadell’arte» dell’Università di Perugia, lo scavo, diret-to da M. Torelli, è stato condotto sul campo, neglianni 2001-2002, da F. Colivicchi, nel 2003, da chi

Fig. 8. Pianta dell’ipogeo (ricostruzione di Luca Tarantini).

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146 mario torelli · lucio fioriniOltre agli importanti rinvenimenti dal

punto di vista monumentale, i dati otte-nuti in queste tre campagne hanno per-messo di individuare una sequenza cul-turale, attendibile a partire dalla finedell’viii secolo a.C., nonostante unascarsa affidabilità stratigrafica caratte-rizzi gli strati sottostanti l’humus per laprofondità di circa un metro, dovuta siaallo scavo per la messa in opera negli anni cinquanta e sessanta del secoloscorso dell’acquedotto di Cerveteri, sia,e soprattutto, alla destinazione agricoladell’area. A questo riguardo, proprio nel2003 è stato possi bile riconoscere una se-rie di tagli paralleli profondi quasi fino allivello del tufo naturale con andamentonord-sud, cor rispondenti verosimilmen-te ai filari delle viti che caratterizzavanoil paesaggio di questa proprietà primache fossero sostituiti dagli alberi da frut-ta ancora esistenti. A questi sconvolgi-menti devono, inoltre, aggiungersi letracce evidenti di pesanti interventi discavo, non solo attribuibili a moderniclandestini, ma riconducibili a quelle ri-cerche di rapina nel sito di cui si hannonotizie storiche, realizzate intorno aglianni settanta del xix secolo, da AugustoJacobini, dal Lauri e dall’arciprete diCerve teri Mariano Lazzari.1

Malgrado tutto è stato possibile trac-ciare un quadro insediativo che, coeren-

te con quanto noto della topografia diCaere e all’importanza del sito localizza-to in un punto cruciale dell’area urbana(corrispondente o nelle immediate vici-nanze del foro di età romana),2 sembraconnotare questa zona come spazio del-la massima importanza dal punto di vi-sta pubblico-sacrale già a partire dal pe-riodo Orientalizzante antico.

Le più antiche attestazioni di un’occu-pazione dell’area sono venute alla lucenel 2002 e 2003 nella zona antistante aldromos di accesso al monumento diClepsina3 e, nel 2003, nel saggio ii a NEdel cavedio (ovverosia dell’ambiente diforma quadrata, scavato nel tufo, su cuisi aprono le due finestre dell’ipogeo e dicui si dirà di seguito) (Fig. 9). In que-st’ultima area lo scavo ha permesso diindividuare, al di sopra del banco tufa-ceo, la presenza di un battuto di terracompatta a matrice argillosa4 da mette-re in relazione con una serie di bucheper palo riferibili ad una struttura realiz-zata in materiale deperibile, verosimil-mente una capanna, di cui queste fossesembrano restituire il lato nord-occiden-tale, mentre una buca isolata poco più asud5 potrebbe suggerire l’andamentodel lato lungo della capanna. La presen-za infatti di interventi successivi, quali itagli di fondazione dei muri, nonché gliscassi moderni, hanno impedito pur-troppo di poter coglierne con certezzal’andamento planimetrico, che apparecomunque prolungarsi verso S/SE, eprobabilmente sempre al medesimocontesto va riferita un’ulteriore cavità

scrive coadiuvato da A. Di Miceli e, come ceramo-logo, da F. Colivicchi.

1 Notizie di questi scavi sono in Helbig 1870;«NSc», 1876, p. 37; «NSc», 1877, p. 155; Melis 1986;Nardi 1986, pp. 18-19 e note 19-20; Cristofani2000a, p. 399 ss.; Colivicchi 2003, p. 14 nota 7. Sulleterrecotte architettoniche rinvenute durante questiscavi nell’area della Vigna Marini-Vitalini si rimandainfra al contributo presentato da P. S. Lulof in que-sta stessa giornata di studi. Cfr. inoltre Cristofani2000a, p. 399 nota 9.

2 Moscati 1986, p. 33, fig.10; Torelli 2000, p. 141s.; Nardi 2001, p. 2; Colivicchi 2003, p. 24.

3 Colivicchi 2003, p. 22.4 us 114/03. 5 us 121/03.

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circolare,1 rinvenuta a poca distanza, in-sieme con un lacerto di battuto pavi-mentale in fase con essa, assimilabile perquote e composizione al piano prece-dente (Fig. 10).

Pur in mancanza di manufatti e di ele-menti datanti, le caratteristiche del pia-no pavimentale e la consonanza dellequote, permettono di collegare questeemergenze con quelle più consistentirinvenute poco più a nord, dove gli scavi

del 2002 hanno, infatti, permesso di indi-viduare un battuto pavimentale,2 simileal precedente, utilizzato come piano perla realizzazione di nu merose buche perpalo, riferibili all’alzato di un’altra ca-panna (Fig. 11).3 Le evidenti tracce di in-cendio, palesate dal colore arrossato del-l’argilla del piano di vita, hanno trovato

1 us 110/03.

2 Al battuto pavimentale è stata assegnata nel2002 l’us 13. Cfr. Colivicchi 2003, p. 22.

3 All’impianto di questa capanna sono riferibilile buche per palo individuate dalle uuss 19, 15, 45, 43,59, 57, 55, 61. Cfr. Colivicchi 2003, p. 22.

Fig. 9. Pianta dell’area scavata negli anni 2001-2003 presso la Vigna Marini-Vitalini.Evidenziata la fase di fine dell’viii/primi decenni del vii sec. a.C.

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riscontro nei resti di cenere e bruciatodella terra di riempimento delle fosse,alcune delle quali contenenti ancora re-sti carbonizzati di legno che le analisi pa-leobotaniche hanno identificato comelegno di rovere.1

Sul battuto, schiacciati dallo strato diterra sovrastante, mescolati in uno stra-to dall’alta percentuale di cenere, lo sca-vo ha riportato alla luce una concentra-zione di intonaci in stato di crollo,2applicato su incannucciata, dalla superfi-cie dipinta in rosso, arancio e bianco, epresentante in taluni casi anche più com-plessi partiti decorativi, a fasce parallele(alternativamente rosse, arancio sul co-lore giallo chiaro del fondo), ad angoliacuti o a motivi curvilinei, una tipologiaben conosciuta nelle tombe dipinte diCerveteri nel periodo Orientalizzanteantico.3

D’altronde la ceramica proveniente

sia dai riempimenti delle buche, sia daglistrati di cenere e bruciato che coprivanoil piano pavimentale restituiscono unquadro cronologico coe rente con le pit-ture e saldamente collocato entro il pri-mo quar to del vii secolo a.C.; inoltre, vasottolineato come i materiali rinvenutinel piano pavimentale (dove è stato rea-lizzato un piccolo saggio) risultino pre-cedenti di qualche decennio rispetto aquelli trovati frammisti allo strato di di-struzione, delineando in tale modo unintervallo cronologico nell’orizzonte divita e di distruzione della capanna.4

Alcuni indizi, di cui dirò subito ap-presso, sembrano indicare come la voca-zione cultuale dell’area, poi monumen-talizzata con l’ipogeo di Clepsina, possa

1 Colivicchi 2003, p. 22.2 Allo strato di terra misto a cenere è stata asse-

gnata l’us 10; al crollo di intonaci l’us 12. Cfr. Coli-vicchi 2003, p. 22.

3 F. Colivicchi (Colivicchi 2003, p. 22) menzio-na, tra le tombe di età orientalizzante di Cerveteridipinte con partiti geometrici, il confronto con ilTumulo Mengarelli, databile al secondo quarto delvii sec. a.C. Cfr. Naso 1996, p. 29 s. Per lo studio de-gli intonaci mediante l’utilizzo di tecniche spettro-scopiche si rimanda a Miliani et alii 2003. 4 Colivicchi 2003, p. 23.

Fig. 10. Vigna Marini-Vitalini. Buche per palo, relative probabilmente ad una capanna,

rinvenute a ridosso del cavedio.

Fig. 11. Vigna Marini-Vitalini. Resti dibattuto pavimentale e buche per palo

pertinenti alla capanna portata allaluce a NE dell’area.

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le indagini dell’università degli studi di perugia 149essere ricondotta, indietro nel tempo,già a questa prima fase di occupazionedel sito.

Fabio Colivicchi ha mostrato come inalcuni pozzetti sca vati nella roccia nelleimmediate adiacenze del cavedio (inprossimità quindi della prima capannaesaminata), anteriori cronologicamentealla sistemazione medio-repubblicana, sipossano riconoscere fosse per libagionifinalizzate a forme di culto eroico e fune-rario. La presenza, infatti, di canalette adesse connesse porta ad escludere l’even-tualità che si possa trattare di sepolture apozzetto, lasciando invece più ampimargini di possibilità all’ipotesi di un uti-lizzo di queste cavità in rituali di tipo li-batorio, ben consoni con culti riferibiliad un ambito ctonio.1 L’ipotesi appareoltremodo confermata dal rinvenimen-to in uno di questi pozzetti, oltre a nu-merosi frammenti di ceramica di impa-sto, di un bronzetto in forma di figuraumana schematica dal busto piegato inavanti e le mani portate alla bocca cheper la forma della testa, ovale con il voltoschiacciato, e per il corpo schematico,con gli arti superiori filiformi e quelli in-feriori schematizzati in modo poco natu-ralistico, trova confronti nell’ambito del-la prima metà del vii secolo a.C.2 (Fig.12). Nel piccolo bronzetto è possibile ri-conoscere una figura in una posa moltosimile alla proskynesis orien tale, un attodi omaggio, ben consono al significatoetimologico del termine, che però nelnostro contesto potrebbe rimandareall’atto rituale della consegna del silen-zio da parte del devoto di fronte alla divi-nità, secondo una consuetudine espressa

nel mondo romano dalla ben nota for-mula favete linguis.

Una connotazione cerimoniale sem-bra d’altronde emergere anche dai datiraccolti nell’area della capanna, situatanella zona nord esterna al dromos: da quiprovengono, infatti, tra i numerosi ma-teriali trovati frammisti allo strato di di-struzione, alcuni frammenti attribuibilia coppe tetransate su alto piede in cera-mica italo-geometrica, una forma pococomune ma presente a Cerveteri in con-testi funerari di primo quarto del vii se-colo a.C.: questa forma compare in taliambiti sempre e unicamente comeesemplare singolo, mostrando in questaspecificità, distinta da altre forme varia-mente iterate, l’indicazione di una speci-fica funzionalità rituale.3

In questa prospettiva acquista partico-lare importanza quanto emerso nellacampagna di scavo del 2003 allorquando,

1 Colivicchi 2003, p. 21.2 Colivicchi 2003, p. 29. 3 Zaccagnino 2003, pp. 52-53.

Fig. 12. Bronzetto proveniente dalla fossasituata presso l’angolo nord del cavedio.

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a margine del battuto pavimentale dellacapanna, è stato portato alla luce un pic-colo lacerto, rasato fino al livello del pia-no, della sua parete di argilla1 (Fig. 13),conservante ancora i resti dell’intonaco,mentre un piccolo crollo di intonaci gia-ceva sparso tutto intorno ad esso. Le in-dagini archeologiche hanno in quella cir-costanza messo in evidenza come questaparete, distrutta – come si è detto – da unincendio intorno al 670 a.C., sia stata so-stituita da una più solida struttura mura-ria in blocchi di cappellaccio, caratteriz-zata dal medesimo orientamento ecostruita distante da essa solo pochissimicentimetri.2

Questo nuovo muro, insieme a quelload esso perpendicolare situato all’estre-mità Nord,3 restituisce, dunque, l’ango-lo nord-occidentale di un più recenteedificio dalla pianta rettangolare, che ri-propone in maniera estremamente pre-

cisa l’orientamento e la posizione dellacapanna precedente (Fig. 14): la coinci-denza è tale da non apparire casuale esembra attestare una continuità funzio-nale, in forme monumentalizzate, chedeve evidentemente essere legata allasfera del sacro, trovando confronti in al-tri celebri casi di «capanne cultuali»,4quali quelle portate alla luce al di sottodel tempio della Mater Matuta a Satri-cum, o al tempio scoperto in localitàColle della Noce ad Ardea; per rimanerein ambito ceretano si può fare, invece, ri-ferimento alla funzione sacra probabil-mente già rivestita durante il VII secoloa.C. dalla capanna rinvenuta in Contra-da S. Antonio, nell’area sottostante i duetempli della fine del VI secolo a.C., cosìcome già ipotizzato da M. Cristofani.5

Nell’area della Vigna Marini-Vitalini,contemporaneamente alla costruzionedel nuovo edificio, è documentata la si-stemazione di tutta l’area ad esso circo-stante, attraverso lo spianamento di unospesso strato di terra, che oblitera anchele tracce dell’altra capanna rinvenutapiù a sud.6

Quanto alla cronologia del nuovo edi-ficio (Fig. 15), in mancanza di ceramicadatante proveniente dallo strato in cuisono tagliate le fosse di fondazione delmuro in cappellacio,7 l’orizzonte crono-logico del 670 a.C. riferibile all’incendiodella capanna costituisce un sicuro termi-nus post quem per la sua realizzazione. Altempo stesso, però, possono essere avan-

1 us 162/03.2 Alla struttura muraria è stata assegnata l’us 5

(=40) in Colivicchi 2003, p. 13, fig. 1.3 us 7 (=17) in Colivicchi 2003, p. 13, fig. 1.

4 Cfr. A. Guidi, in Roma 2000, p. 330, in riferimen-to ai luoghi di culto nei centri protourbani laziali(con bibliografia citata).

5 Cfr. Cristofani 2000a, p. 414. Sull’area sacrain contrada S. Antonio cfr. Maggiani, Rizzo 2001;Maggiani, Rizzo 2005. 6 us 113/03.

7 us 42/03.

Fig. 13. Vigna Marini-Vitalini. Resti dellaparete di argilla della capanna portati alla

luce lungo la fossa di fondazione delmuro della fase successiva.

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zate due ipotesi sulla base dei dati a di-sposizione: in primo luogo non deve es-sere intercorso un grande lasso di tempoda una fase all’altra proprio in ragionedelle corrispondenze planimetriche giàsottolineate; in secondo luogo, la strut-tura monumentale del nuovo edificio la-scia presupporre una copertura pesante,non immaginabile precedentemente alsecondo quarto del vii sec. a.C.

In un momento successivo, che peròla mancanza di qualsiasi appiglio crono-

Fig. 14. Pianta dell’area scavata negli anni 2001-2003 presso la Vigna Marini-Vitalini.Evidenziata la fase della metà del

vii secolo a.C.

Fig. 15. Vigna Marini-Vitalini. In primo pia-no le strutture murarie pertinenti all’edifi-

cio della metà del vii secolo a.C.

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logico impedisce di datare, anche questoedificio viene sostituito da un più impo-nente complesso, i cui resti, emersi sol-tanto in minima parte nella campagnadel 2003, lasciano immaginare come unedificio pubblico dalla scala monumen-tale (Fig. 16). Di esso è stato individuatol’angolo sud-occidentale,1 situato preci-samente di fronte all’accesso al dromos

dell’ipogeo. È costituito da tre filari diblocchi di fondazione di grandi dimen-sioni, conservatisi per l’altezza di due as-sise, in parte oggetto di interventi già inantico, in parte intaccati da moderni la-vori agricoli; le ultime tre file subito adovest appaiono il frutto di una più recen-te trasformazione, come sembrano di-mostrare la differente messa in opera deiblocchi e la presenza di zeppe di riempi-mento tra i due diversi apprestamenti. Ilmuro trasversale di congiunzione, per-

1 I blocchi del basamento riportati alla luce co-prono una superficie di m 4,50 × 4,80.

Fig. 16. Pianta dell’area scavata negli anni 2001-2003 presso la Vigna Marini-Vitalini.Evidenziate le strutture pertinenti all’edificio portato alla luce a NO dell’area.

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pendicolare al lato lungo, sfrutta comefondazione i blocchi della precedente co-struzione di età orientalizzante, che ri-prende pienamente nell’orientamento(Fig. 17).

La totale assenza di ceramica datante,come si è detto, impedisce per il momen-to di ancorare queste nuove emergenzead un preciso ambito cronologico. La lo-ro monumentalità, d’altra parte, lasciaimmaginare un edificio di grandi propor-zioni, forse uno di quelli a cui vanno ri -ferite le terrecotte architettoniche di ec-cezionale qualità rinvenute nell’areadella Vigna Marini-Vitalini, databili al-l’interno di un ambito cronologico in-quadrabile tra il 540 e il 530 a.C. e la fine delvi e i primissimi decenni del v sec. a.C.1

La fase di ristrutturazione medio-re-pubblicana, legata evidentemente allasistemazione monumentale di cui faparte l’ipogeo di Clepsina, rappresentaun momento di grande trasformazionedella morfologia dell’area, caratterizza-ta da un considerevole rialzamento deilivelli di vita.

All’esterno delle due grandi aperture,poste nella parete meridionale della ca-mera sotterranea, è stato dunque porta-to alla luce un profondo ambiente (il cd.Cavedio),2 di forma quadrata, le cui pare-ti, di ca. m 4,5 per lato, sono in parte ta-gliate direttamente nel tufo e bordate daun filare di blocchi allungati (le pareti NOe NE), ed in parte invece costruite perun’altezza variabile in base alla profon -dità della roccia,3 (Fig. 18). I muri in ope-ra quadrata sono coperti da intonacobianco, con una semplice cornice a riseganella parte superiore. Un’ampia cavità situata nella parte superiore del lato NO,oltre il filare dei blocchi, è apparsa, no -nostante le pareti intonacate, il fruttodella sistemazione di una originaria de-pressione naturale, confermando l’im-pressione che tutto questo complessopossa essere il risultato della regolariz -zazione di un avvallamento naturale pre -esistente. Sul lato O del cavedio, un’aper-

1 Romizzi 2003, p. 67 (con bibliografia citata).

2 L’area è stata indagata per motivi di sicurezzasolo per m 5,40 di profondità. Cfr. Colivicchi 2003,p. 16 sg.

3 La parete SO per ca. m 2,80; quella SE è statamessa in luce per ca. 2,90 di profondità.

Fig. 17. Vigna Marini-Vitalini. Il basamentoin conci di cappellaccio portato alla luce a

NO dell’area.

Fig. 18. Vigna Marini-Vitalini.In primo piano il cavedio.

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154 mario torelli · lucio fiorinitura dava accesso all’ipogeo mentre a SO,a ridosso del l’angolo occidentale, era si-tuata una rampa di scale, più volte re-staurata nel corso del tempo, il cui anda-mento è stato solo in parte ricostruito:essa permetteva non solo di raggiungerein profondità il livello della porta di ac-cesso all’ipogeo, ma continuando ben aldi sotto, doveva portare molto più in bas-so, fino al fondo del cavedio (Fig. 8).

La tecnica edilizia, le dimensioni e latessitura dei blocchi assicurano l’appar-tenenza del cavedio al complesso ediliziodell’ipogeo, la cui contemporanea co-struzione è da assegnare all’intervento diC. Genucius Clepsina, probabilmente asistemazione di un più antico templumsotterraneo inserito in un contesto am-bientale non regolarizzato, caratterizza-to da una cavità o da una depressione na-turale: qui F. Colivicchi ha ipotizzatofosse localizzata una sorgente, sgorganteprobabilmente sul fianco di una vallettache scendeva fino alla porta del Manga-nello, valletta colmata in occasione delrialzamento dei livelli di vita conseguen-te all’intervento di Clepsina.1

È verosimile dunque che questa sor-gente – indiziata anche dalla presenzadello sbocco di un condotto per l’acquaall’interno del la camera sotterranea,con relativo sistema di scolo defluenteda uno dei due finestroni – formasse ununico complesso cultuale con il mundusriconosciuto da Mario Torelli e con i suoiculti, organizzati così in un sistema uni-tario e coerente che trova il suo più diret-

to confronto proprio nel settore sud-orientale del foro romano, in prossimitàdel Lacus Iuturnae: al culto dei Lares Prae-stites di Cerveteri, antenati pubblici eroi-cizzati assimilati ai Dioscuri, e a quellodella mater Larum, Tacita Muta, arcaicis-sima figura con la quale erano connesseanche Larunda, Mania e Acca Larentia,corrispondeva infatti a Roma, il sacellodei Lares Praestites, inseriti in un com -plesso comprendente fra l’altro la tom-ba-sacello di Acca Larentia, il sacello diAngerona, il tempio dei Castori e forseanche il sacello di Larunda, che potrebbecoincidere con quello di Acca Larentia,tutti culti adiacenti alla fonte del LacusIuturnae.2

La presenza di un più antico templumsotterraneo sembra testimoniata ancheda quanto emerso nel 2003 nell’area so-vrastante l’ipogeo, dove le strutture mu-rarie riportate alla luce mostrano di esse-re strettamente collegate con quantonoto dell’ambiente sottostante. In que-sta zona le murature più antiche sonorappresentate a SO da un filare di blocchidi capellaccio,3 che corre parallelo allaparete NE del cavedio, incrociante allasua estremità orientale un’altra struttu-ra muraria ad esso perpendicolare, di cuirimangono due conci4 e la fossa di fon -dazione scavata nella roccia naturale.5Tra quest’ultimo muro e il limite nord-orientale dell’area,6 pure in blocchi dicappellaccio, doveva forse situarsi l’aper-tura, mentre a NO chiudeva il perimetrouna struttura muraria di cui rimangonoi due conci angolari e sovrapposti, per ilresto sostituita dal basamento di più

1 Colivicchi 2003, p. 32. A questa ipotesi porte-rebbero sia le osservazioni altimetriche e l’analisimorfologica del terreno nella parte centrale dellacittà antica (Moscati 1986), sia le prospezioni geo-radar realizzate dalla Fondazione Lerici.

2 Colivicchi 2003, p. 34.3 us 42/03. 4 us 13/03.5 us 102/03. 6 us 24/03.

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grandi dimensioni della fase successiva1(Fig. 19).

Si definisce, dunque, il perimetro diun’area a pianta praticamente quadrata,all’aperto (visto la totale mancanza dianche un minimo frammento di coper-

tura fittile), una sorta di recinto in su -perficie, corrispondente in ampiezzaall’area interna dell’ipogeo sottostante(Fig. 20). A ridosso del muro di limite diNE, è stato inoltre individuato un angu-sto varco, che scendeva in profondità apparentemente tramite una rampa diaccesso scavata nel tufo2 (Fig. 21): il ‘cu-1 us 77 a. Cfr. us 77 in Colivicchi 2003, p. 13, fig.

1. Ad un’attenta verifica, sono state assegnate tre di-stinte usm, per cui è stata rinominato us 77 a il primotratto della struttura muraria, riferibile alla prima fa-se costruttiva, 77 b la struttura a grossi conci, assegna-bile alla ristrutturazione di Clepsina, e 77 c un inter-vento posteriore realizzato all’interno del muro 77 b.

2 L’area indagata era delimitata ad O dalla strut-tura del pozzo e ad E da un grosso blocco di tufosquadrato, di cui si è individuato unicamente il latoE nella sezione del limite di saggio. Sono stati indi-viduati e messi in luce tre gradini, ricavati nel banco

Fig. 19. Pianta dell’area scavata negli anni 2001-2003 presso la Vigna Marini-Vitalini.Evidenziate le strutture pertinenti al primo recinto sovrastante l’ipogeo.

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nicolo’, appena individuato in quanto sisviluppava proprio al di sotto del con-dotto dell’acquedotto, sembra ipotetica-mente potersi assegnare a questa fasecostruttiva, mentre viene defunzionaliz-zato al momento della costruzione delvicino pozzo che, collegato in profondi-tà all’ipogeo, deve essere invece riferitoal successivo riassetto medio-repubbli-cano dell’area (Fig. 22).

I piani pavimentali1 interni al recinto,preservati in maniera lacunosa a causadegli sconvolgimenti moderni, non han-no restituito ceramica diagnostica chepermetta di datare in maniera assolutaquesta fase, che può, però, stratigrafica-mente essere considerata precedente al-lo spesso rialzamento dei livelli di vitacollegabile alla sistemazione di Clepsina.

In seguito a quest’ultima trasforma-zione (Fig. 23), lo spazio del recinto so-prastante la camera ipogeica venne par-zialmente modificato, così da esseredelimitato a SO dalla parete nord-orien-tale del cavedio; a NO da un muro co-struito in sostituzione di quello prece-dente e caratterizzato da un doppiofilare di grossi conci conservatosi per

di tufo naturale (us 30/03), che scendevano in dire-zione NE, mentre un quarto, costruito artificial-mente (us 48/03), era ricavato a partire dalla strut-tura muraria usm 24/03.

1 uuss 103/03 e 35/03. A livello del piano us103/03 è stata individuata la fossa di fondazione (us43/03) del muro SO del recinto (us 42/03).

Fig. 20. Sezione dell’area comprendente il cavedio e le strutture murarie sovrastantil’ipogeo (Luca Tarantini).

Fig. 21. Vigna Marini-Vitalini.Particolare del cunicolo.

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l’altezza di due assise;1 a NE da un nuo-vo filare a blocchetti tufacei più piccoli,2leggermente più interno rispetto allaprecedente parete; non molto più in làdoveva situarsi il muro sud-orientale el’ingresso al cortile, limite però non in-dividuato (Fig. 24).

Viene costruito in questa fase il pozzocollegato in profondità, tramite un cuni-colo, al foro della nicchia dell’ipogeo,3

contemporaneamente alla chiusura dellastretta cavità ad esso contigua, che vienecolmata di terra e alla cui sommità è ese-guito un sacrificio, almeno a giudicare daipiccoli frammenti di ossa trovati fram -misti ad uno spesso strato di cenere.4

Notevole è dunque questa corrispon-denza dimensionale e planimetrica trala camera sotterranea e il recinto su -periore, che sembra indicare, oltre alla

1 us 77 b. 2 us 9/03 =10/03.3 L’asportazione degli strati superficiali (us

19/03 = 20/03) ha permesso di individuare superfi-cialmente l’impianto del pozzo e i rapporti strati-grafici esistenti: attorno ai blocchi sbozzati in formacircolare che ne costituivano la vera (US 2/03), è si-tuata una serie di conci sovrapposti (uuss 4/03,5/03, 25/03), messi in opera a sostegno dell’opera. AS questi blocchi si impostano direttamente sopra lastruttura muraria us 24/03 (già ricordata in quantodelimitante a NE l’area del recinto), la quale è per-tanto assegnabile, nella sequenza cronologica rela-

tiva, ad una fase precedente al pozzo. A NE, invece,dove il pozzo non presentava il rinforzo di altri bloc-chi all’infuori di quelli che ne formavano la struttu-ra vera e propria, i blocchi sono apparsi coperti dal-lo strato di terra sabbiosa (us 6/03) utilizzata ariempimento della cavità preesistente, poi parzial-mente occupata dal pozzo.

4 Lo strato di terra (us 6/03) si è presentatoframmisto a blocchetti di tufo di piccole e medie dimensioni, e ad una notevole quantità di resti osseianimali. Numerose le tracce di combustione, pochie non significativi i frammenti ceramici.

Fig. 22. Vigna Marini-Vitalini. In primo piano il cunicolo e il pozzo della fase successiva.

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pre esistenza dell’ipogeo al rifacimentodi Clepsina, lo stretto legame esistentetra il templum sub terra e lo spazio sovra-stante. Come è stato recentemente di-mostrato in relazione all’Ara Consi si-tuata nel Circo Massino presso lesummae metae,1 alla camera ipogeica, in-tesa come templum sub terra, dedicata aConso, ai Lari e a Marte era strettamen-

te collegato in superficie, come pars su-perior dell’ara, un monopteros posto al li-mite sud-orientale della spina del Circo,la cui esistenza è ampiamente testimo-niata dalle fonti iconografiche (Fig. 25):da intendersi come un locus religiose saeptus, collegato attraverso un pozzoalla camera ipogeica, e a diretto contat-to con gli ova contagiri, il monopteros do-veva essere funzionale allo svolgimento– per dirla con Festo – di un’occulta et1 Marcattili 2006, p. 624 sgg.

Fig. 23. Pianta dell’area scavata negli anni 2001-2003 presso la Vigna Marini-Vitalini.Evidenziate le strutture pertinenti al riassetto medio-repubblicano.

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Fig. 24. Vigna Marini-Vitalini. L’assetto monumentale sovrastante l’ipogeo diC. Genucio Clepsina.

Fig. 25. Piazza Armerina, Villa del Casale. Particolare del settore sud-orientaledella spina del Circo Massimo (da Marcattili 2006).

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abdita religio –,1 come dimostrano i con-fronti citati non solo in area etrusca, maanche a Roma, a Palestrina e a Pompei.2Al complesso formato dal monopteros diConso e dagli ova contagiri (che Tertul-liano ricorda connessi ai Dioscuri3 e neicui sostegni si è visto il rimando più di-retto al dokanon,4 la medesima strutturariconosciuta da M. Torelli nella paretedi fondo della nicchia dell’ipogeo),5 sicollega un secondo templum orientatoastronomicamente che, pure attestatoiconograficamente, veniva ad essere unvero e proprio temenos aperto a nord, at-traverso il quale era reso possibile ai sa-cerdoti il raggiungimento della sala ipo-geica dell’Ara Consi.

Ecco dunque che questa ricostruzio-ne, formulata su base antiquaria ed ico-nografica, trova a Cerveteri la più diret-ta conferma archeologica, nel rapportoqui istituito tra la camera sotterranea (iltemplum sub terra), il recinto superiore (iltemplum in terra) e il pozzo ad esso assia-le (corrispondente al monopteros del cir-co), ed ha come sfondo le cerimonie cheannualmente dovevano svolgersi a Cae-re nei primi giorni primaverili di aprile,tra il 5 e il 19 (o il 20) del mese.

Un simile impianto è, d’altra parte,ugualmente riconoscibile nell’altro am-biente ipogeico, ricordato da Mario To-relli,6 a confronto di quello ceretano, ov-vero il vano sotterraneo con volta atholos e oculos sottostante la Casa dellePitture di Bolsena,7 interpretato come1 Fest., 144 l.

2 Cfr. Torelli 2005, con bibliografia citata.3 Tert., Spect. 8.3.Cfr. Isid. Orig. 18, 29.4 Quinn-Schoffield 1967.5 Torelli 2000, pp. 163-167.

6 Torelli 2000, p. 160 sgg.7 Pailler 1971; cfr. anche Gros 1981, pp. 65-67.

Fig. 26. Bolsena, Casa delle Pitture. Complesso sotterraneo (da Gros 1981).

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un templum sub terra privato, destinatoverosimilmente alle pratiche religiose diun collegio legato al culto di Dioniso(Fig. 26). Il dromos di questo ipogeo si

apriva non casualmente presso l’angolomeridionale di un ampio recinto, prece-dente all’impianto romano e realizzatoa blocchi di tufo, di cui finora non è stata

Fig. 27. Bolsena, Casa delle Pitture. Evidenziate l’area della camera sotterranea,il dromos di accesso all’ipogeo e le strutture murarie del recinto in superficie.

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162 mario torelli · lucio fiorinidata una verosimile interpretazione: diesso sono leggibili le pareti SO e SE, neimuri y, f e g, costituendo in tale modo ilimiti di un’area quadrangolare (Fig. 27),con gli angoli perfettamente orientatisecondo gli assi cardinali nel rispettodelle norme augurali, e che, come per iltemplum in terra di Clepsina, costituivaun tutt’uno con la camera sotterranea acui era collegata, parafrasando il celebrepasso varroniano, a similitudine.

Sono questi, in sintesi, i dati emersi inqueste tre campagne di indagini cheaprono, come sempre avviene, proble-matiche inattese e nuove prospettive diindagine: la dedizione e l’entusiasmoverso le ricerche che si presentano in prospettiva sono ciò che più sinceramen-te desideriamo offrire al grande studiosoche qui si commemora, riconoscendo inqueste componenti un imprescindibilebagaglio, necessario a chiunque desideriaffrontare i percorsi di una scienza ele -vata in maniera tanto illustre da MauroCristofani.

[Lucio Fiorini]

Abbreviazioni bibliografiche

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stampato e r ilegato nellatipografia di agnano, agnano p i sano (p i sa) .

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