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Aug 17, 2020

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15 MARZO 20142 Il corsivo del direttore

Nuovo centrodestra disorganizzato. “Minacciano” il futuro perché non possono parlare del presente

Il corsivo del direttore su un copione già visto: i “fedayn” del “sistema Nespoli” sbandierano il vessillo del “terrore” contro Tuccillo collezionando figuracce a raffica. Confondono la realtà con ciò che si augurano. Una strategia che evidenza l’assenza di un progetto politico serio di alternativa e l’assenza di una classe dirigente autonoma, capace di camminare con la schiena dritta e dotata di un’idea di città. Pannone e Castaldo senza Vincenzo Nespoli rappresentano il nulla. L’ex candidato a sindaco del Pdl è riuscito nell’impresa di “farsi

smentire” un’intervista rilasciata a “Mosaico” scritta sotto sua dettatura… di Giovanni De Cicco

AFRAGOLA – Capisco la difficoltà nei paesi, per quanto grandi come Afragola, a confrontarsi sui contenuti e capisco pure che, al di là dei cosiddet-ti “leader”, difficilmente si trovano nei partiti e tra gli addetti ai lavori persone capaci di affrontare i problemi con oggettività oppure leggere le dinami-che con un minimo di logica, senza confondere la realtà con “ciò che si augurano” e che quasi sempre non accade. Scrivo questo, perché mi ha colpito tan-tissimo l’atteggiamento dei “fedayn” dell’ex sindaco

Enzo Nespoli. Fino a quando l’ex parlamentare del Pdl, oggi in Forza Italia, non fosse raggiunto dall’ordinanza di custodia cautelare, la paro-la d’ordine che recitavano i “fedelissimi” era sempre la stessa: “Non è vero”. Poi, quando è arrivata l’ordinanza d’arresto, non potendo più ne-gare, fino a quando non è finito ai domiciliari ripetevano sempre: “Non sarà mai arrestato”. Poi, quando per un anno è stato privato della liber-tà personale, i “fedayn” ripetevano ogni giorno, tutti i mesi, per circa un anno: “Domani esce”. E’ passato, come detto, un anno. Un anno dove i “fedayn” ribadivano: “Quando esce vedrete”. Nespoli è stato scarce-rato, come detto, dopo circa 12 mesi. E non è successo niente. Cose di ordinaria amministrazione: incontro coi dirigenti del Comune, incontri coi consiglieri comunali, organizzazione di una sfiducia a Tuccillo che non ha visto nemmeno la luce. E adesso i “fedayn” ripetono: “Vedrete cosa farà”. Parlano sempre del futuro, quasi come una minaccia. Perché del presente non possono parlare. Costantemente il presente per loro resta indigesto. E la “tattica del terrore futuro”, la “tattica della minac-cia futura” continua tutt’oggi per tentare di mascherare la mancanza di contenuti, l’assenza di una strategia e soprattutto l’assenza di credibili-tà. Tentano di restare in piedi sbandierando il vessillo del “terrore” per evitare di affogare. Per giustificare la loro esistenza. “Tuccillo va a casa dopo l’estate”. Ho ascoltato pure questo. Niente da fare. Poi, a Natale. Niente da fare. Adesso a Pasqua. Scadenze su scadenze. Matti da legare. Chi manda a casa Tuccillo? Non lo sanno nemmeno loro. Eppure, è pas-sato già un anno. E cinque son lunghi. Si augurano il “tintinnio di ma-nette” e il copione è sempre lo stesso. In carcere ci finiscono loro: vertici del centrodestra, parenti, militanti. Fedelissimi in carcere per camorra. Per estorsioni. Storie che i “fedayn” non raccontano. Anzi, vanno in giro a giustificare, a perdonare, con la faccia dei “buonisti” e un “livore” da scaricare solo nei confronti degli avversari, colpevoli di aver restituito dignità alle istituzioni cacciando dal tempio coloro che hanno utilizza-to il Comune come un “bancomat”. Un contesto ai limiti della pazzia. “Macchiette”, simpatiche. E’ successo anche a me. Qualche “fedayn” mi ha ripetuto in dialetto: “Allo frivvr sient l’addore”. Significa che senti l’odore di frittura quando friggi. Insomma, Nespoli starebbe preparando chissà quale azione eclatante capace di mettere in ginocchio Tuccillo e la maggioranza. Ci risiamo. Aspettiamo con ansia la “frittura di paranza” sperando che prima di “sentire l’addore” non si mangino il pesce con tutta la pentola e l’olio bollente. Non voglio scendere su quel livello di follia. Ma serve raccontare quella follia per riportare, almeno per i più

attenti, la discussione su un piano serio. Ammettiamo per un momento che Nespoli o chi per esso riesca domani mattina a mandare a casa Tuc-cillo. Cosa c’è come alternativa di governo? Nespoli è improponibile: le ordinanze scritte dalla Procura della Repubblica spiegano il perché. E lo spiegano quotidianamente anche Biagio Castaldo di Fratelli d’Italia e Antonio Pannone, giusto per citare i due “leader” più pesanti nonché candidati a sindaco dei due tronconi di centrodestra alle ultime Ammi-nistrative. Sul piano programmatico qual è l’alternativa? Quale idea di città esprimono De Stefano, Pannone, Acri, Lanzano, Giacco, Zanfar-dino, Fusco, Tignola, Redine e chi più ne ha più ne metta? E’ questa la classe dirigente che dovrebbe dare lezioni di legalità a Mimmo Tuccillo? Non lasciatevi abbandonare all’ilarità. Il discorso è serio. E senza Ne-spoli, chi guida questa barca? E secondo quali criteri? Ripetono, ancora parlando del futuro: “Tra un anno Tuccillo va a casa”. Sognare non co-sta nulla. L’aria non si paga. Ma ammettiamo, per assurdo, che sia vero. Tuccillo lo si manda a casa per fare cosa? Nessuno lo chiarisce, al di là dei concetti sterili generali che ripetono quasi come una filastrocca. E il complesso d’inferiorità del centrodestra rispetto a Tuccillo è tutto nelle frasi dei “fedayn” del sistema: mettono sempre al primo posto la legalità e la questione morale. Senza sapere nemmeno di cosa parlano. E appena finisco il discorso, qualsiasi interlocutore si pone sempre gli stessi inter-rogativi: ma era il centrodestra al potere quando il sindaco Nespoli ha finito il mandato agli arresti domiciliari? Ma è stato durante l’ammini-strazione di centrodestra quando i “parenti” del sindaco hanno vinto i concorsi al Comune? Questione morale? Ma sono loro che sono rimasti al Municipio nonostante l’ordinanza d’arresto del sindaco? Sono sempre loro che parlano di questione morale quando in campagna elettorale, e adesso le inchieste sulla criminalità lo stanno dimostrando, avevano in prima linea soggetti che addirittura, come rivelato dalla Procura, erano a tutti gli effetti componenti del clan dominante in zona? E allora di cosa vogliamo parlare? Di cosa possono parlare? Perché Tuccillo dovrebbe andare a casa? Per lasciare Afragola nelle mani di chi? Anzi, la coali-zione di “salute pubblica” guidata da Tuccillo è nata proprio per fron-teggiare un’emergenza dovuta al clima di illegalità diffuso sul territorio e al Municipio nei passati cinque anni. E se l’alternativa dovesse essere rappresentata sempre da chi quell’emergenza l’ha creata, possono met-tersi l’anima in pace: Tuccillo durerà cinque anni e sarà candidato pure per la riconferma. Poi, per carità, possono “comprarsi” chiunque: non cambierà nulla. Significa che la “selezione” tra i “buoni” e i “cattivi” sarà sempre più radicale e netta. Le “pecore nere” o “zoppe”, come le si voglia chiamare, sono ovunque. E tutti sanno pure chi sono. Da un lato e dall’altro. C’è un “però”: con Mimmo Tuccillo c’è almeno la certezza che determinati soggetti non incideranno mai nella definizione dell’a-genda di governo, non avranno mai potere decisionale di orientare una scelta dell’amministrazione verso l’interesse personale e non collettivo. Tuccillo su questo ha dimostrato sul campo, a differenza del passato, di essere un “garante”. In tutti i sensi. Garante di Afragola. Ed ecco perché, e lo dico a chi me lo ha chiesto anche in maniera provocatoria, da queste colonne lo difenderò fino alla fine. Perché sul campo Tuccillo

Afragola

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ha dimostrato di meritarsi la “blindatura” per i valori di cui si è fatto portatore. Valori e atteggiamenti assunti. Dimostrabili. E lo scrive uno come me scettico della prima ora sul progetto di governo e sull’alleanza di “salute pubblica”. Tuccillo ha la barra fissata sull’interesse collettivo. E’ questa la cosa più importante, soprattutto in un territorio particolare come Afragola. Vogliamo analizzare come Tuccillo ha organizzato rior-dinando i settori del Comune rispetto al “caos funzionale” che regnava con Nespoli? Vogliamo verificare i metodi di selezione e pure la qualità professionale del personale portato ad Afragola durante gli anni del cen-trodestra e quello arrivato in città perché portato da Tuccillo? Analizzia-mo il comando vigili urbani. Basta parlare col comandante Maiello per capire la differenza tra presente e passato. E potrei continuare all’infinito sui tanti provvedimenti attuati fino ad oggi. Ma non è il caso. Almeno in questa sede. Un ragionamento che serve non per spegnere la “sete di vendetta” dei “fedayn” del sistema ma per dimostrare, atti alla mano, il contesto politico locale. L’efficienza del governo Tuccillo e il nuovo corso dell’opposizione che si può sintetizzare in maniera secca: nuovo centrodestra disorganizza-to. Non a caso la stessa dinamica interna alla coalizione di Nespoli fa capire che regna il caos. Antonio Pannone detta e il sottoscritto scrive l’intervista al leader del Pdl pubblicata sullo scorso numero di “Mo-saico”. La si corregge insieme ed esce la stesura definitiva. Proprio per evitare errori o incomprensioni. Eppure il giornale di Nespoli vuole attri-buire a Pannone quasi una smentita. Ci resti di stucco e capisci che con tutta la buona volontà, oltre Nespoli da quel lato c’è il nulla. Non han-no spalle larghe. Non hanno spina dorsale. Passiamo a Castaldo. Altra azione che definiscono politica. Propone un manifesto dal titolo”. Il duo Giustino Tuccillo…”. Sapete perché? Pensano che nella coalizione di “salute pubblica” ci si arrabbi se il nome di Giustino viene messo prima o addirittura a caratteri più grandi rispetto a quello del sindaco. Que-sta è l’azione dell’opposizione? Non continuate a ridere. La domanda è seria. Possono mai rappresentare l’alternativa di governo? Con tutta la buona volontà, Castaldo e Pannone hanno dimostrato che senza Nespoli non riescono ad organizzare nulla nonostante ripetano che “Nespoli va usato ma non seguito”. L’ex sindaco, almeno, ha il coraggio e la faccia

di credere in ciò che pensa, di manifestarlo e anche di puntare i piedi per far prevalere le proprie ragioni. Condivisibile o meno, sai chi è e dove vuole arrivare. Prendi le distanze ma lo riconosci. E poi, sempre i fat-ti, dimostrano che è stato storicamente Nespoli ad utilizzare Pannone e Castaldo, non viceversa. E i due “perdenti senza successo”, invece, non si rendono conto che proprio nella loro frase (Nespoli va usato ma non seguito) c’è tutta l’incoerenza di Forza Italia e di Fratelli d’Italia. Lo vogliono “usare”. E quando lo ammettono non si rendono conto che in quel momento preciso stanno ammettendo pure di non essere all’altezza. Insomma, quando bisogna fare sul serio Castaldo e Pannone diventa-no “politici con l’accompagnamento”. Leader a scadenza. Ecco perché saranno sempre costretti a seguirlo, saranno sempre costretti a seguire Nespoli al di là di ciò che ripetono perché sono i primi, coi fatti, ad ammettere che da soli non solo non riescono ad organizzare un’azione politica seria ma non riescono nemmeno ad essere credibili nei confronti di nessuno. Nemmeno dei colleghi di maggioranza. La verità è questa. Perdenti e nemmeno di successo. E lo stesso discorso vale per i giovani. Anche su questo argomento ho trovato una differenza sostanziale e che, sinceramente, mi ha sorpreso. Mi hanno sorpreso, in positivo, i Giovani democratici, la voglia di una politica pulita, di una politica sana e final-mente giovane. E quando scrivo “giovane” per me significa “coraggio-sa”, senza peli sulla lingua. Anche se c’è da mettere in discussione scelte della propria parte politica. E il consigliere dei Gd, Giovanni Tuberosa, e il collettivo giovanile hanno dimostrato che esistono in politica pure giovani che sanno fare i giovani; non ragazzi che vanno in Consiglio e votano perché pretendono che il sindaco paghi le “cambiali” di fami-glia o addirittura elargisca stipendi. O, peggio ancora, il posto di lavo-ro. E pure su questo, vogliamo paragonare il coraggio dei Gd a quanto successo coi “giovani” durante gli anni del “sistema” di centrodestra? Ecco perché a chi, anche in maniera strumentale, continua a mettere in discussione la linea editoriale di “Mosaico” e vuole sapere “perché tanto sostegno a Tuccillo”, la risposta è tutta in questo editoriale. Per i valori, per il progetto, per i giovani, per l’idea di città da realizzare e per la classe dirigente. La risposta la si trova paragonando i cinque anni del “sistema Nespoli” ai valori e ai metodi del “corso Tuccillo”.

15 MARZO 2014

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15 MARZO 2014

AFRAGOLA – Antonio Pannone e Biagio Castaldo si mettono alla guida delle ruspe e vogliono radere al suolo Afragola. La prossi-ma settimana si terrà un’importante seduta di consiglio comunale che si annuncia infuocata. Infatti, all’ordine del giorno c’è il primo caso di immobile abusivo da “salvare” seguendo il regolamento approvato ad inizio consiliatura dalla maggioranza guidata dal sindaco Mim-mo Tuccillo. Lo scontro tra le opposte fazioni diventa infuocato pure perché, sul piano poli-tico, al centrodestra non va giù il fatto che le delibere approvate nella passata consiliatura dalla coalizione di Enzo Nespoli siano state bocciate dalla Procura della Repubblica men-tre adesso Mimmo Tuccillo “rischia” di risol-vere i casi con estrema semplicità e nel rispet-to della legge. Senza aver fatto nessuna promessa per accaparrarsi consensi. Ecco per-ché, tralasciando gli interessi collettivi, una parte dell’opposizione cerca di mettere le mine sul percorso dell’attuale sindaco speran-do in un fallimento che poi tenterà di vendersi agli occhi dei cittadini. Una scelta discutibile ma che rientra a pieno titolo nella dinamica afragolese dove il “sistema” non ha digerito la sconfitta elettorale e non si arrende di fronte al fatto di aver perso il controllo del Municipio e della gestione. Ecco allora che solo due dei consiglieri di centrodestra, Antonio Pannone e Biagio Castaldo, hanno protocollato un docu-mento proprio sull’immobile da salvare in Consiglio e al centro del prossimo ordine del giorno. Pannone e Castaldo si tolgono la ma-schera ed hanno iniziato una “crociata” contro le case da salvare. Proprio così. Antonio Pan-none e Biagio Castaldo sono i “pionieri” degli abbattimenti. Perdendo, agli occhi dei cittadi-ni, qualsiasi tipo di credibilità. Pure perché, al netto della sterile demagogia di parte, tutti possono verificare le delibere “salvabusi” por-tate in aula dall’allora sindaco facente funzio-ni Antonio Pannone: due semplici paginette senza nessun parere tecnico allegato, senza alcuna relazione degli uffici, senza nessun coinvolgimento dei dirigenti, che preferirono restare fuori da quella procedura perché giudi-

cata illegittima e non a caso quelle delibere la Procura della Repubblica le ha bocciate; sen-za alcuna ricostruzione storica dell’immobile ed in alcuni casi, sempre Pannone, portò in aula immobili soggetti ad ordinanze di abbat-timento allo stato “grezzo” e quindi in nessun modo salvabili. Ha calpestato la legge e la Procura della Repubblica lo ha smascherato. Tutti lo ricordano: in piena campagna eletto-rale il duo Antonio Pannone e Biagio Castaldo si presenta in aula a pochi giorni dal voto al fine di approvare altre delibere (quella boccia-te dai magistrati, ndd) e cavalcare la “crocia-ta” “antiabbattimenti” nei rioni più sensibili per reperire consensi come il quartiere “Sag-gese”. Adesso, invece, una volta perse le ele-zioni cosa fanno? Si mettono contro gli abusi-vi, diventano i primi sostenitori delle ruspe e cominciano a mettersi di traverso rispetto agli atti presentati dalla maggioranza. Non riu-scendo nemmeno a capire che la differenza tra presente e passato sta proprio in quelle carte, è tutto in quelle delibere. Non più le due pagi-nette di Pannone. Innanzitutto, si tratta di una proposta di giunta e non più del sindaco; con tanto di pareri tecnici degli uffici competenti e soprattutto un’ampia relazione sulla tipologia del fabbricato, il valore catastale, il certificato statico, note della polizia municipale, dell’Utc e tabelle che identificano il costo mensile che l’occupante dell’immobile dovrà pagare al Municipio. Magari non basterà ma è tantissi-mo rispetto al nulla del recente passato e sul quale la Procura si è già espressa. Chi ha falli-to può dare ancora lezioni sullo stesso argo-mento? Le “ due paginette” di Pannone, in molti le ricordano, in alcuni casi non identifi-cavano nemmeno l’abuso. Di cosa vogliono parlare? Di cosa possono parlare? Grazie a Tuccillo abbiamo di fronte un cambio di rotta evidente rispetto al passato, un cambio di rotta che i resti del “sistema” non hanno digerito. Ecco perché, adesso Pannone e Castaldo met-tono da parte pure l’interesse degli abusivi pur di tentare di creare dei problemi al sindaco Mimmo Tuccillo. Hanno semplicemente get-tato la maschera e mostrato il loro vero volto

di fronte alla città e di fronte a quelle famiglie che hanno un problema e il centrodestra non è riuscito a risolvere. Eppure, il centrodestra ha sempre detto di essere disponibile, su questo tema, a qualsiasi soluzione individuando pure strade fuori dalla legalità al fine di accaparrar-si i voti di quelle famiglie sul cui collo pende-vano le ordinanze di abbattimento della casa. Mentre, sempre in campagna elettorale, Mim-mo Tuccillo, a costo di perdere quei voti, è stato serio e chiaro: “Faremo ciò che si può fare ma la tematica è spinosa e non posso pro-mettere niente a nessuno”. Ironia della sorte, chi prometteva mari e monti, sul campo, ha dimostrato incapacità ed inadeguatezza nell’affrontare la vicenda. Il sindaco Tuccillo, invece, che non ha promesso nulla proprio per non prendere in giro la cittadinanza come han-no fatto Pannone e Castaldo, ha prima appro-vato in aula un regolamento generale al fine di fornire un quadro complessivo entro cui muo-versi e, dal prossimo consiglio comunale, se-guendo quelle regole, inizia ad affrontare il cosiddetto “caso per caso”. Ha fatto il massi-mo e vedremo, poi, come si muoverà la Pro-cura della Repubblica consapevoli che la maggioranza è con la coscienza a posto. Pan-none e Castaldo sono gli unici che non se ne sono accorti. Il documento che hanno proto-collato al Municipio mette in discussione an-che il canone mensile: Pannone e Castaldo, udite udite, vogliono che sia più alto a carico dei cittadini. L’assurdo. Hanno fallito nella ri-soluzione del problema, hanno perso le ele-zioni e adesso vogliono scaricare la rabbia accumulata contro Tuccillo facendo pagare le spese a quelle povere famiglie che hanno rea-lizzato una casa per i propri figli (e non a fini speculativi) e rischiano l’abbattimento dell’immobile quando l’amministrazione cer-ca solo, in un contesto legale, di evitare il dramma sociale. La sintesi è questa: Tuccillo vuole salvare il salvabile, senza promesse da marinaio tipiche del centrodestra, mentre Ca-staldo e Pannone vogliono mettersi alla guida delle ruspe e radere al suolo Afragola. Così pensano di riabilitarsi agli occhi della città e

4 Perdenti, arrabbiati e incoerenti

Pannone e Castaldo si mettono alla guida delle ruspe contro gli abusivi

I due candidati a sindaco perdenti gettano la maschera e mostrano il loro vero volto alla città e soprattutto a quelle famiglie che hanno il problema dell’abbattimento dell’immobile. Da uomini di governo hanno fallito e la Procura ha bocciato gli atti che hanno approvato dopo che sono passati all’incasso dei voti. Hanno perso lo stesso le elezioni e adesso vogliono ostacolare Tuccillo, che non ha mai fatto promesse rischiando di perdere consensi, ed ha affrontato la questione in un percorso di legalità. Castaldo: “Il canone di occupazione dev’es-

sere più alto”. Hanno perso l’ultimo briciolo di credibilità

Afragola

di Giovanni De Cicco

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dimostrare che Tuccillo non sia meglio di loro. Sempre lo stesso discorso che ha affon-dato il centrodestra ad Afragola: non vuole dimostrare di essere migliore ma cerca di di-mostrare, consapevole di aver fallito, che Tuc-cillo e la maggioranza di governo attualmente al Municipio non siano migliori del centrode-stra. Quasi una gara a chi è più incapace. E Pannone e Castaldo sono in “pole” per un pri-mato indiscusso. Un gioco al ribasso che da un lato testimonia quanto sia basso il livello di alcuni esponenti del centrodestra e, dall’altro, evidenzia pure perché la compagine che com-prende Fratelli d’Italia e gli eletti del Pdl sia divisa e frastagliata. Pure perché non tutti pos-sono scegliere di seguire, come nel caso degli abusivi, la linea suicida di Antonio Pannone e Biagio Castaldo semplicemente perché i veri interlocutori non sono nemmeno loro. I due candidati a sindaco sconfitti alle elezioni han-no trovato proprio nelle rispettive debolezze il collante per mettersi insieme e “trasformarsi” nei “bracci armati” di Vincenzo Nespoli. Quest’ultimo detta e loro eseguono. L’ex sin-daco gli scrive il compitino e il “duo della sconfitta” lo porta al Comune avendo addirit-tura difficoltà a giustificarne il contenuto. Questa la dichiarazione rilasciata da Biagio Castaldo a “Mosaico” sulla spinosa vicenda: “Non si tratta di strumentalizzazioni – spiega Biagio Castaldo di Fratelli d›Italia – ma di constatazioni serie che devono essere prese in considerazione. Diversamente l›amministrazione e i consiglieri che approve-ranno la delibera rischieranno grosso nei con-fronti innanzitutto della Corte dei conti. In quanto, lo stabile oggetto della delibera è va-lutato circa 70mila euro, un prezzo irrisorio rispetto al valore di mercato e soprattutto ri-spetto al valore reale dell›immobile. Inoltre, anche le tariffe definite dalla coalizione di go-verno come canone di occupazione sono trop-po basse perché accomunate a case di edilizia

economica e popolare quando, invece, si tratta di edifici di tipologia diverse rispetto agli al-loggi popolari. Col canone irrisorio stabilito dall›amministrazione, non si riescono nem-meno a coprire i costi da sostenere per il paga-mento dell’Imu. Incongruenze che espongono chi approva la delibera ad un intervento della Corte dei conti. Tralasciando la valutazione politica in merito al fatto che con queste tarif-fe irrisorie, l›amministrazione Tuccillo invo-glia i cittadini a costruire senza licenza perché conviene di più sul piano economico seguire l›iter sancito dalla coalizione di governo ri-spetto al pagamento di un eventuale condono. Infine, ci tengo a precisare che il regolamento approvato dal consiglio comunale sulla que-stione delle case abusive è restrittivo e non risolverà la tematica. In aula daremo battaglia. Nessuno confonda – conclude Castaldo -. Non siamo contro i cittadini e non vogliamo che paghino di più, ma non vorremmo rispon-dere alla Corte dei conti di danno erariale. E poi si tratta pure di tutelare gli interessi e le casse del Comune”. Questa è bella. Spiega che il canone di occupazione è troppo basso, e quindi si deve aumentare, e poi nello stesso momento ribadisce che non “vogliono che i cittadini paghino di più”. E’ possibile una cosa del genere? Se alzi il canone di occupa-zione è evidente che chi lo deve pagare, ossia i cittadini che hanno il problema, sono co-stretti a versare più soldi all’Ente locale. Com’è possibile puntare a cifre più alte sul canone di occupazione ed evitare che lo pa-ghino gli occupanti? Probabilmente Enzo Ne-spoli non è riuscito a spiegare bene come de-vono giustificare la posizione politica oppure gli interlocutori dell’ex sindaco, con tutta la buona volontà possibile e le spiegazioni col cucchiaino ricevute, non sono riusciti a capire niente. La replica a Biagio Castaldo dalla coalizione di governo arriva da Gennaro Giustino, capo-

gruppo di “A viso aperto”. “Il duo Castaldo Pannone mente sapendo di mentire – spiega Gennaro Giustino - . In quanto, su questa vi-cenda assistiamo al festival del ridicolo. Vo-glio solo ricordare a Castaldo, già presidente del consiglio comunale, e a Pannone già sin-daco facente funzioni, le vergognose, squal-lide e illegali delibere che hanno portato in piena campagna elettorale all’attenzione del civico consesso. Giustificate solo ed esclusi-vamente da fini elettorali e propagandistici, con caratteristiche tipiche del voto di scam-bio. Oggi le loro ridicole riflessioni le invia-no anche al Prefetto, il quale dovrebbe sapere che le delibere di maggio 2013 erano atti che salvavano case disabitate e in alcuni casi non si sa nemmeno a “chi indirettamente ricondu-cibili”. Tralasciando i rilievi sollevati da una parte di centrodestra che, da sola, dimostra l’incompetenza e la malafede di chi non ha ancora smaltito le tossine della sonora sconfit-ta rimediata alle elezioni Comunali”.

Antonio Pannone Biagio Castaldo

Edito da “Associazione Mediterraneo e Città” sede legale Corso Meridionale, 69 - Afragola (Na)

Periodico di attualità, cronaca, politica, approfondimento e sport.Progetto grafico studioocra comunicazione - [email protected]

stampa Soc. Coop Grafica ETICAC.so Alcide De Gasperi - tel. 081.852.44.83fax 081.852.48.55 - 80021 Afragola (Na)

[email protected] in tipografia il 13 marzo 2014

l a v e r i t à p e z z o p e r p e z z o diretto da Giovanni De Cicco

Direttore responsabile: Giovanni De CiCCo

Direttore eDitoriale: antonio auriCChio

Comitato Di reDazione: marCello Caputo, antonio azzurro, pietro Giustino, antonio maiello, vinCenzo FiCo, Giovanni sivero, anGeliCa petrellese,

[email protected].: Mosaico Live

tel. 329 64 43 886

aut. del trib. Napoli N. 54 del 13/07/2009

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Vincenzo Nespoli

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Fratelli d’Italia? No, “fratelli-coltelli” Acri e Bassolino “contestano” Biagio Castaldo

Nel nuovo gruppo anche Antonio Caiazzo

AFRAGOLA - Scossa di terremoto nel cen-trodestra. Giovedì mattina è stato protocol-lato al Municipio un documento firmato da tre consiglieri comunali: Antonio Caiazzo, Tommaso Bassolino e Cristina Acri. Hanno lasciato i partiti di riferimento (Pdl e Fratel-li d’Italia) ed hanno creato un nuovo gruppo consiliare, “Insieme libera-mente”. Antonio Caiazzo molla il Pdl mentre Cristina Acri e Tommaso Bassolino lasciano in alto mare Fratelli d’Italia e il capogruppo Biagio Ca-staldo, rimasto praticamente da solo. Una mossa che ha spiazzato tutti nel centrodestra e dimostra che c’è qualcuno che intende apri-re una discussione chiara e franca sui ruoli, i metodi e i valori che lo schieramento deve esprimere. Insomma, c’è anche chi ha capito che ha dei consensi personali e non deve dire grazie a nessuno come, invece, sono costretti a fare i soliti “perdenti di successo”. Caiazzo, Acri e Bassolino hanno espresso, con questa mossa, malumore rispetto alle ultime dina-miche della coalizione e rispetto al mancato coinvolgimento su atti e scelte non condivise e pure discutibili. Non vogliono fare i “servi sciocchi” di Enzo Nespoli né tantomeno rico-noscono la leadership né a Biagio Castaldo né ad Antonio Pannone. Antonio Caiazzo ha così motivato la scelta: “La decisione di lasciare il gruppo consilia-re del Pdl è scaturita da un naturale percorso che si è consumato in questi mesi. Da oggi ad Afragola nasce un nuovo gruppo consiliare, “Insieme libera-mente”, al quale aderiscono oltre al sottoscritto i consiglieri Acri e Bas-solino. In questi mesi, mi sono confrontato costantemente con i vertici regionali e pro-vinciali di Forza Italia, ai quali sono legato da rapporti amicali prima che politici. Ad Afragola la realtà è ben diversa. Non c’è sta-ta in quest’arco di tempo nessuna possibilità affinché il gruppo consiliare passasse dal Pdl a Forza Italia. Mi sono più volte confron-tato col leader del Pdl locale, invitandolo a prendere coscienza di questo passaggio quasi naturale ed a prendere in mano le redini del partito per darci una scossa. Purtroppo – con-tinua Caiazzo - vecchi rancori e ruggini del

passato, che non mi appartengono, hanno impedito tutto questo. Dopo qualche mese di disagio, ho capito che all’interno del gruppo consiliare del Pdl non riuscivo ad esprimermi al meglio: pochi confronti, pochissima parte-cipazione, in poche parole ognuno per la sua strada. Questo gruppo, come sempre, manter-rà gli impegni con gli elettori e per questo si colloca all’opposizione dell’amministrazione Tuccillo. Abbiamo radici salde nei valori del centrodestra e per questo motivo guardiamo con attenzione lo strutturarsi dei partiti in sca-la provinciale e territoriale”. Insomma, chi vuole organizzare Forza Italia sul territorio di Afragola non può conside-rare Caiazzo, Bassolino e Acri, com’è stato fino ad oggi, tre semplici numeri da utilizzare quando servono ma soggetti politici coi quali confrontarsi nei contenuti. Bisogna capire se il progetto durerà e soprattutto se nel lungo periodo riusciranno ad avere la spina dorsale per correggere le deviazioni del “sistema” ed impedire di finire nel tritacarne di un metodo deviato di fare politica che tutt’oggi continua a mortificare l’elettorato e la parte migliore della classe dirigente di centrodestra. Altro elemento che emerge, è il fallimento del pro-getto politico rappresentato dalla candidatura a sindaco di Biagio Castaldo. Fratelli d’Italia ha perso due dei tre consiglieri eletti proprio a causa della decisione del leader del parti-to, che molti sperano non coinvolga pure il portavoce della sezione, Domenico Polito, di tornare all’ovile di Enzo Nespoli per occupa-re l’ennesima poltrona di esecutore di ordini. Se questa doveva essere la fine del progetto politico di Fratelli d’Italia, perché alle elezio-ni spaccare la coalizione e dare un contributo determinante alla sconfitta elettorale del cen-trodestra? Un ragionamento politico anche scontato ma che, purtroppo, nel centrodestra afragolese risulta troppo complicato per la qualità degli attori in campo. Non a caso, in un paese che esprime un elettorato di centro-destra con percentuali bulgare, il Pdl è stato relegato alle Amministrative all’opposizione. E un motivo ci sarà.Ecco il commento del consigliere Cristina

Acri e del consigliere Tommaso Bassolino diffuso tramite “Facebook”: “La decisione di lasciare Fratelli d’Italia è stata molto sofferta, anche se frutto di un percorso di riflessione che parte da lontano. Infatti, sin dalle ultime elezioni amministrative non è stato dato alcun seguito a quel processo di profondo rinnova-mento che insieme avevamo promesso ai no-stri elettori, né tantomeno delineata una linea politica chiara, condivisa e lungimirante, di-mostrando in tal modo l’incapacità di chi ha assunto (con il nostro avallo) al ruolo di lea-der politico del gruppo ad organizzare un par-tito, quale entità che per antonomasia si nutre del confronto democratico e della partecipa-zione. E’ mancata qualsiasi forma di coordi-namento e condivisione, le notizie le abbiamo dovute addirittura apprendere tramite “social network”. Per non parlare dei rapporti con i rappresentanti provinciali e regionali del par-tito; rapporti fondamentalmente bilaterali tra questi ultimi e l’allora candidato a sindaco di Fratelli d’Italia (Biagio Castaldo, ndd), incu-ranti del fatto che se il partito ad Afragola, alle scorse elezioni Amministrative, è risulta-to il più votato della provincia di Napoli, e forse di tutta la Regione Campania, è grazie soprattutto alle preferenze ricevute dal consi-gliere Bassolino e la consigliera Cristina Acri, risultata la più votata in assoluto ad Afragola. Insomma, un “nuovo partito” costernato an-cora da “vecchi politici”, da soggetti che si-curamente sono molto lontani dalle esigenze e dai bisogni del territorio e dei cittadini e che ancora considerano gli amministratori locali solo come un serbatoio di voti”. E se lo dico-no loro, non bisogna aggiunge altro. Un atto d’accusa e di sfiducia nei confronti di Biagio castaldo che alle elezioni si è candidato a sin-daco spaccando il centrodestra proprio per sottolineare la distanza da nespoli e dal “quin-quennio” con l’obiettivo di avviare un rinno-vamento radicale nel centrodestra. Adesso, invece, è tornato all’ovile ed ha svenduto il patrimonio di Fratelli d’Italia e soprattutto ha sancito il fallimento di ciò che voleva rappre-sentare. Acri e Bassolino lo hanno capito e si sono comportati di conseguenza.

I consiglieri di Fratelli d’Italia Cristina Acri e Tommaso Bassolino lasciano Fratelli d’Italia mentre Antonio Caiazzo abbandona il Pdl e formano il gruppo consiliare “Insieme libera-mente”. Duri i commenti dei

protagonisti. Acri e Bassolino: “Castaldo incapace di organizzare il partito. Linea politica non chiara e nessun seguito a quel processo di profondo rinnovamento che insieme avevamo promesso agli elettori”.

Antonio Caiazzo: “Vecchi rancori e ruggini del passato hanno impedito la scossa”

6Afragola

di Giovanni De Cicco

15 MARZO 2014

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7Afragola15 MARZO 2014

L’Associazione Santo Joao presenta “Quel naso rosso”

“Ci sono persone che hanno vissuto con ritmo, che hanno completato il ciclo dell’esistenza passando dall’infuriare della giovinezza alle solide conquiste della maturità e al quieto e pacifico declino verso la morte. La gente di questo genere non teme la morte né lotta per sfuggirla giacché la vita è sempre stata com-pleta, realizzata come un’opera d’arte. Non hanno mai temuto né negato la vita. Non ac-cettano la morte per stanchezza o disperazio-ne ma l’accettano perché hanno compiuto il ciclo con compiuta soddisfazione”.A caratterizzare la vita di Santo hanno con-tribuito il RITMO, la passione e la determi-nazione troncate da una tragedia che ha leso i cuori di parenti ed amici di Joào.Joào è il nome con cui Santo è stato ribattez-zato in Portogallo, terra da lui tanto amata.La sua storia, riportata al teatro Gelsomino lo scorso 2 marzo 2014, ha lasciato tutti con l’a-

maro in bocca.Perché una persona così piena di vita deve cessare di essere?È proprio su questo presupposto che ,gli ami-ci ed i familiari di Santo, hanno inscenato lo spettacolo “ Quel naso rosso”.Santo amava i bambini, amava i loro sorrisi ed ha trasformato il suo carisma in missione; l’Associazione Santo Joào, patrocinata dalla sorella dello stesso, Ida D’Afiero, ha, per l’ap-punto, la “missione” di portare sorrisi a bam-bini affetti da gravi malattie e di contribuire alla ricerca contro il melanoma.“Quel naso rosso”, ideato e rappresentato da Gianluigi Ciotola e Ida D’Afiero, ha come fil rouge i momenti caratterizzanti la frenetica ed interessante vita di Santo; dalla passione per il ballo alla voglia di viaggiare. Metaforicamen-te personificato da un “naso rosso” trovato da alcuni ragazzi, Santo viene smarrito. Da qui,

l’apice della commozione è dato dalle note della canzone “Non passerai” di Mengoni, eseguita da Gianluigi Ciotola ed accompagna-to da una meravigliosa e commossa Ida D’A-fiero che, danzando, guardava verso l’alto, come a dire “non c’è (DAVVERO) niente che resiste al mio cuore quando insiste, perché so che tu non passerai… mai!”.Lo spettacolo si conclude con il rinvenimento del naso rosso avvolto, però, da un fascio di luce, perché: “ Nella morte non c’è niente di triste, non più di quanto ce ne sia nello sboc-ciare di un fiore” C. Bukowski. Santo VIVE nel cuore di chi lo ama e lo ha sempre amato. È dal forte dolore, dal male smodato, che nasce l’insistenza e la determinazione di questi ragazzi. Standing ovation ed un mare di lacrime da parte del pubblico entusiasta e moralmente arricchito dall’esemplare vita di Santo Joào.

Spettacolo

Angelica Petrellese

Autentica macchina per ridere, Cani e Gatte, è un classico indiscusso della commedia partenopea. Sorprendentemente attuale dopo più di un secolo. Scritta da Eduardo Scarpetta del 1901, la commedia ha visto anche una celebre versione cinematografica nel 1952 con protagonista Titina De Filippo. La commedia racconta con umorismo ed ironia il la vita di un’anziana coppia di coniugi, Don Raffaele e Rosina, costretti, loro malgrado, a fingersi “cani e gatti” per mostrare alla figlia Ninetta, da poco sposata con Ciccillo, quanto sia dannoso litigare in continuazione a causa della sua eccessiva gelosia. Tra risse verbali, a volte fasulle, si inseriscono tutti gli altri personaggi scritti dalla magistrale penna del grande Scarpetta.Sabato 15 e Domenica 16 marzo alle ore 19,45 la compagnia teatrale O’ Scantinato di Cardito proporrà al cineteatro Lendi di Sant’ Arpino la commedia scritta da E. Scarpetta e rielaborata da Anna D’ Elia e Peppino Riccio. L’ associazione culturale e teatrale O’ Scantinato è una realtà consolidata dal 1985 nell’ area a nord di Napoli con numerosi successi a livello di rappresentazione teatrale.Ecco i personaggi e interpreti della commedia: Felice (Salvatore Marino), Ninetta (Anna Maria Peluso), Don Raffaele (Peppino Riccio), Rosina (Anna D’Elia), Michele (Biagio Del Gaudio), Carmela (Assunta

Belgiorno), Antonino (Antonio Barra), Lauretta (Melania Di Michele), Luigino (Tommaso Braucci), Don Peppino (Giacomo Aversano), Carluccio (Antonio Barra), Teresina (Melania Di Michele), Bettina (Assunta Guarino), Fifì (Lodovico Vetere) e Giacchino (Gioacchino Margarita. Suggeritore è Antonio Esposito, ai costumi si dedica Maria Pennacchio. Per il trucco c’è Chiara Ambrosio, direttore di scena Vittorio Di Resta. Musica e voce: maestro Lello Riccio e Imma Russo, mezzosoprano. Alla regia Peppino Riccio con l’aiuto Anna D’Elia. La compagnia teatrale ringrazia tutti gli sponsor che hanno reso possibile l’evento: “Cartofer, Ortopedia Ruggiero, Coiffeur Chiara, Cardito Uno Immobiliare, Newtrend Helping, Studio Odontoiatra Graziano, Istituto Paritaro G. Leopardi.”

“O’ Scantinato” mette in scena “Cani e Gatte”di Antonio Auricchio

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CARDITO – Carnevale movimentato per la politica locale e soprattutto per l’amministra-zione. Lasagna indigesta per la civica “Car-dito libera” guidata dall’ingegnere Luigi Cre-dendino. A furia di tentare di prendere in giro tutti, si sono ritrovati in un vicolo cieco e al centro delle ilarità sia dei colleghi e dei partiti di maggioranza che dell’opposizione all’am-ministrazione del sindaco Giusep-pe Cirillo. Una settimana intensa durante la quale il Pd e gli uomini di “Cardito libera” se le sono cantate e suonate di santa ragione. Hanno fatto tutto da soli e alla fine, per evitare di perdere il potere, Luigi Credendino è sta-to costretto a re-citare un “atto di dolore” prima da Rocco Saviano, poi dal sindaco Giuseppe Cirillo, infine nella sezio-ne del Partito de-mocratico, ricevu-to dal consigliere Luigi Fusco e dall’ex segretario Elia Schiavo, e in ultimo durante la riunione di maggioran-za. Insomma, “Cardito libera” ha organizzato il “carnevale carditese” e Credendino è salito di sua spontanea volontà su un grande carro allegorico e si è messo a fare il giro del pae-se. Tra coriandoli, stelle filanti e il suono delle classiche “trombette” in “bocca” ai colleghi del consiglio comunale in piazza Garibaldi. Ricostruiamo le tappe della crisi. La minoranza del Pd, il gruppo guidato da Peppe Barra e Nunziante Raucci, avvia un percorso serio e di contenuto di alternativa e superamento dell’attuale amministrazione. Incontra prima, così com’è corretto, i consi-glieri e i partiti di opposizione. Solo in un se-

condo momento, al tavolo con l’ex Api si sie-dono prima “Cardito libera” e poi l’Italia dei valori del presidente del Consiglio Pasquale Barra. Ossia, i due settori della maggioranza che non nascondono, in nessuna occasione, un grandissimo malcontento nei confronti del fallimento del governo locale e del progetto politico di centrosinistra. Con una distinzione

sostanziale: l’Idv contesta metodi e scelte am-ministrative. “Cardito libera”, invece, va drit-ta a gamba tesa, sempre, sul sindaco Giuseppe Cirillo e sul Pd. Quasi come se fosse una que-stione personale soprattutto nei confronti del capo dell’amministrazione, etichettato in più occasioni e davanti a tutti con i peggiori epite-ti dispregiativi. Eppure, fino a prova contraria, Credendino resta, nonostante tutto, al soste-gno di Cirillo. Segnale evidente che ci sono altri interessi e molto più importanti della politica e soprattutto molto più importanti di Cardito. Diversamente è difficile spiegare un atteggiamento ai limiti della “schizzofrenia”. Torniamo all’incontro tra “Cardito libera” e la minoranza del Pd. Si registrano unità di inten-

ti e la reciproca volontà di intraprendere un itinerario, da concludersi al massimo entro un anno, di superamento dell’attuale esperienza. Credendino pone un limite: superare Cirillo dopo che sono riusciti a spendere i milioni di finanziamenti arrivati a Cardito dalla Regione nei Lavori pubblici. Scelta discutibile ma che la dice lunga sui reali obiettivi che si perse-

guono al Municipio, ma va bene così. Peppe Barra e Nunziante R a u c c i portano a casa un’in-teressante novità: al Municipio, sul piano politico, la maggioran-za non esi-ste più. Il sindaco è già stato s c a r i c a t o dai partiti del centro-s i n i s t r a . Nei giorni seguenti la

riunione, Gennaro Montella rilascia una di-chiarazione a “Mosaico” dai toni chiari e ren-de pubblico il malumore della civica rispetto al fallimento del governo locale. E mette sott’accusa i settori guidati da Biagio Garofa-lo, assessore del Pd: l’ecologia e l’urbanistica. “L’incontro è stato tenuto sabato mattina – ha dichiarato Montella a “Mosaico” -. Ci siamo solo confrontati per rafforzare il discorso fu-turistico del paese perché ci sono alcuni lati, alcuni aspetti dell’amministrazione, dove non va bene assolutamente niente, mentre gli altri aspetti che vanno, e mi riferisco ai finanzia-menti arrivati a Cardito, sappiamo tutti chi dobbiamo ringraziare (il consigliere Luigi Credendino, ndd). Ma non è che il Comune

8 La chiamano “crisi politica”

Carnevale carditese storico: a “Cardito libera” il premio del “carro” più bello…

Tra lasagna, trombette, coriandoli e stelle filanti, va in scena lo scontro tra il movimento di Luigi Credendi-no e il Partito democratico guidato dal sindaco Giuseppe Cirillo. Ecco tutte le tappe di una “guerra” fatta di minacce, ultimatum e offese conclusasi con l’atto di dolore del leader della civica, mortificato e umiliato dai “democrat”, per evitare di essere cacciato dalla coalizione di governo. Una “pagliacciata” che ha suscitato

grasse risate ma anche enormi riflessioni sul degrado in cui versa la città

CARDITO

di Giovanni De Cicco

15 MARZO 2014

Andrea Russo, Luigi Credendino e Gennaro Montella di “Cardito Libera” umiliati dal Pd

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9CARDITO

può andare avanti solo grazie ai finanziamenti di Credendino, ma bisogna comunque mettere in pratica e in atto delle manovre, tipo il Puc, che non sono capaci di partire; prendiamo ad esempio anche il lato relativo all’ecologia dell’assessorato di Biagio Garofalo dove non funziona proprio nulla. Durante l’incontro – conclude Montella - con il gruppo di Peppe Barra abbiamo affrontato e sviscerato queste tematiche. Attualmente non è in discussione la sfiducia a Cirillo ma è in atto un discorso futu-ristico per mettere le forze insieme”. Atto d’ac-cusa chiaro nei confronti di Garofalo e netta bocciatura dell’amministrazione. Apriti cielo. Il Pd chiede una smentita ufficiale a Montella altrimenti “minaccia” una crisi politica. La smentita ufficiale non arriva. E allora sulla te-stata giornalistica di riferimento del sindaco Cirillo esce un’intervista al segretario della se-zione locale, Fabio Orabona. Zeppa di “minac-ce” e pure segnali criptati nei confronti di “Cardito libera”. “Solo per precisare: i finan-ziamenti europei – ha dichiarato sempre Ora-bona alla stampa - sono frutto della caparbietà del sindaco democratico Cirillo che ha messo in campo tutto il suo peso nei rapporti e rela-zioni napoletane e campane, anzi, vigileremo attentamente affinché tali fondi vengano gestiti in maniera trasparente e senza la logica degli assessorati feudi. Chiederemo politicamente conto, invece, di quanto accade in altri settori dove sinora per rispetto abbiamo condiviso collegialmente scelte e metodi talvolta discuti-bili”. Riecco i soldi: riecco i finanziamenti. Coi nervi scoperti iniziano a cantarsele di santa ragione. Perché la necessità di ribadire il con-cetto sulla trasparenza nella gestione di quei soldi? Gli stessi soldi che Credendino richiama nella riunione con la minoranza del Pd come ostacolo ad una chiusura anticipata della consi-liatura. Emergono chiaramente interessi verso quel maledetto denaro finito al centro della guerra tra “Cardito libera” e Pd. E poi cosa vuole dire Orabona quando dichiara che “chie-deremo politicamente conto, invece, di quanto accade in altri settori dove sinora per rispetto abbiamo condiviso collegialmente scelte e me-todi talvolta discutibili”? Com’è possibile che di fronte a “scelte e metodi” discutibili il Pd sia stato zitto per rispetto. Per rispetto di chi? Chi è più importante del paese? Quali ingerenze si intende “rispettare” al punto da giustificare l’o-mertà di un partito che si accorge che al Muni-cipio in alcuni settori si applicano scelte discu-tibili e che non condivide? Ombre. Sospetti. Accuse pesanti. Offese. L’aggressione a “Car-dito libera” non si ferma all’intervista e alle offese di Orabona. Si manifesta pure sul piano amministrativo. Invasione di campo nel settore Personale, affidato, come delega, ad Andrea Russo, assessore di Credendino. Il sindaco rin-nova i decreti per un anno a tutti i dirigenti sen-za concordarlo né con l’assessore al Personale

né coi partiti. Sapendo che proprio Credendi-no, durante una riunione di maggioranza, si era esposto affermando: “Se non si accorpano i settori e si riducono i dirigenti, l’assessore Russo rimetterà la delega al Personale nelle mani del sindaco”. Altra minaccia, altra figu-raccia. Cirillo ha fatto il contrario di quanto voleva il capogruppo di “Cardito libera” e Rus-so non ha fatto nulla. Spiazzando pure Creden-dino. Il carnevale continua. Si incartano tra coriandoli, stelle filanti e i resti di lasagna sem-pre più indigesta per la civica. La festa conti-nua. Riunione di maggioranza. Il sindaco an-nuncia: “Chi non viene è fuori dalla coalizione”. Credendino non ci va e nemmeno Desimone di “Noi popolari”. Quest’ultimo manda un sms al sindaco che lo legge durante la riunione: as-senza non politica ma dettata da problemi per-sonali. Insomma, Cirillo spiega che Desimone, in caso di rottura, non seguirà Credendino all’opposizione. Saviano rincara la dose: “A questo punto siamo legittimati a trovare qualsi-asi maggioranza possibile”. Il solito “statista”. Francia o Spagna purché “se magna”. Punta all’alleanza col Pdl ma non si rende nemmeno conto che l’Idv non sarà mai disponibile. L’ul-timatum del sindaco nei confronti della civica è netto: “Se domani entro l’una Credendino non chiarisce la posizione, gli revoco l’asses-sore”. Arriviamo al giorno dopo. I coriandoli iniziano a scendere, i carri allegorici a girare per il paese e le trombette cominciano a suona-re forte in piazza Garibaldi tra l’ilarità dei pre-senti. E’ pur sempre carnevale. Non lo dimen-tichiamo. Luigi Credendino al Municipio non si presenta ma di buon mattino fa il telefono di fuoco. Chiama tutti, maggioranza e opposizio-ne. Da un lato, cerca di recuperare per non es-sere cacciato. Dall’altro, rassicura che non si piegherà ai ricatti. Solito gioco. Quello delle tavolette. Questa vince, questa perde. Purtrop-po lo hanno smascherato. Nessuno gli crede più. Le trombette suonano. I carri allegorici continuano a girare in paese. Andrea Russo va in fibrillazione e chiarisce a Credendino che “i patti non erano questi”. Il leader di “Cardito libera” si accorge di essere un generale senza esercito. Se rompe con Cirillo resta da solo, lui e la sezione di piazza Garibaldi. Senza nemme-no il mensile dell’assessore per pagare la pi-gione. I muscoli si sgonfiano. Il leader di “Car-dito libera” sale sul primo carro allegorico che trova in giro e si presenta da Rocco Saviano. Primo atto di dolore. Saviano chiama il sinda-co e gli spiega le novità: Credendino chiede scusa. Cirillo non vuole nemmeno parlare al telefono col leader di “Cardito libera”. Rin-viando il chiarimento ad un incontro “de visu”. Secondo incontro e secondo “atto di dolore”. Cirillo ascolta e lo assolve dai peccati. Finita qui? Nemmeno per sogno. Si festeggia pur sempre il carnevale. Il consigliere Credendino cerca di salvare il salvabile. Vuole un incontro

col Pd per evitare di subire l’ennesima mortifi-cazione davanti a tutta la coalizione, in modo da arrivare alla riunione di maggioranza con un clima più tranquillo. Il Pd ci pensa, prima dice no, poi si piega perché lo ha chiesto il sin-daco. Cirillo è un buono e sa bene che sulla “croce rossa” non si spara. I “democrat” vanno all’incontro bilaterale. Altro atto di dolore. Pri-ma la mortificazione, poi l’umiliazione. Il car-nevale è terminato. Al netto dell’ennesima puntata fatta di chiacchiere, giustificazioni e una finta ricomposizione, in paese tutti sanno qual è il collante che tiene ancorato Credendi-no al Comune e alla coalizione di governo. Il carnevale è superato. Nonostante in piazza Ga-ribaldi ci siano ancora consiglieri comunali, bipartisan, che in tasca hanno le trombette. Ap-pena si parla della crisi iniziano a suonare. E nei “capannelli” tutti scoppiano a ridere. Come dire, un “carnevale carditese” entrato nella sto-ria. Un “carnevale” che tutti ricorderanno. Lu-igi Credendino è partito che voleva “giocare” su due tavoli, capitalizzando il massimo da en-trambe le postazioni, ed ha finito per non esse-re più credibile né per la maggioranza né per chi sta organizzando l’alternativa. Lo hanno relegato su carro allegorico. Questione di “opi-nione”. Un “carnevale” che ha suscitato grasse risate ma anche serie riflessioni sulla bassa qualità della locale classe dirigente e sulle con-dizioni di degrado e di sottosviluppo del paese. L’ex sindaco Giuseppe Barra gioca in difesa: “La scorsa settimana sono stato bacchettato da “Mosaico” per non aver commentato la delica-ta fase politica in atto – spiega Barra –. Ecco perché avverto l’esigenza di chiarire che non temo assolutamente di esprimere la mia opi-nione, ma voglio farlo avendo a disposizione tutte le notizie e il quadro assolutamente chia-ro. Appena avrò tutti gli elementi, non mi limi-terò ad una dichiarazione ma rilascerò a “Mo-saico” un’intervista dettagliata com’è nel mio stile e nella mia cultura: non mi sono mai tirato indietro”.

www.napolimetropoli.it - il portale “all news” dell’area nord15 MARZO 2014

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CRISPANO - In un Comune paralizzato, dove non si parla, non ci si confronta, non si pro-gramma e non si realizza, fa scalpore qualsiasi notizia. L’ultima in ordine di tempo riguarda il litigio tutt’ora in corso tra Luigi Capasso e Giuseppe Frezza per chi dovrebbe pren-dere il posto in giunta di Enrico Mazzara e “incassare” altri sei mesi di stipendio da as-sessore. Poca roba. E’ vero. Ma solo questo offre il triste scenario crispanese. Nella logi-ca deviata, coniata da Carlo Esposito per non perdere pezzi e soprattutto dare un motivo ai consiglieri comunali di arrivare fino a fine mandato nonostante non si muova una foglia la Municipio e il paese affonda nel degrado e nell’arretratezza, riguarda il “turn-over” degli assessori: metà consiliatura al primo gruppo e metà consiliatura al secondo gruppo di consiglieri della coalizione di governo. In modo da garantire a tutti due anni e mezzo di stipendio. Questa è la politica a Cri-spano. E la polemica sulle dimissio-ni di Enrico Mazzara nasce dal fat-to che l’ex esponente dell’Udeur è entrato in giunta dopo le dimissioni di Enzo Cennamo, ad inizio consi-liatura, quando il leader di “Proget-to Crispano” decise di rompere col centrosinistra dopo il tradimento del programma, del mandato elettorale e il dissenso nei confronti del per-corso intrapreso dal Pd nella dire-zione dell’affarismo e dei conflitti di interesse. Quindi, Mazzara, secondo la logica sancita da Carlo Esposito, adesso deve “posare” la poltrona sei mesi prima della scadenza naturale del mandato proprio perché è entrato in ammini-strazione prima del rimpasto. Apriti cielo. E Capasso e Frezza si mettono a litigare per ac-caparrarsi il montepremi: su per giù parliamo di seimila euro. Brutto da scrivere. Brutto da raccontare. Brutto che succeda. Ma ormai la comunità locale si è abituata pure a questo. Anzi, è abituata a questo ed altro. L’asticella della decenza si abbassa sempre di più soprattutto perché l’anno prossimo si terranno le nuove elezioni e sicuramente in un territorio “inquinato” come quello di Cri-spano si tornerà a parlare di candidati con pa-rentele “equivoche”, di “galoppini” dei clan

mobilitati per il reperimento del consenso, clientele ed altri fenomeni deviati che fanno parte della consuetudine locale. La parte sana spera solo di non essere costretta ad assistere al solito scenario: intimidazioni, minacce e raid incendiari. Sul piano politico, invece, emerge l’atteggia-mento di Antonio Barra, del Pd, il quale si mo-stra distaccato nei confronti di Carlo Esposito e del resto della truppa. Ma i “bene informati” del Pd non danno peso a queste schermaglie in quanto considerano Barra un soggetto che per quello che ha capitalizzato durante que-sti anni non potrà mai avere l’autonomia di distaccarsi dal sindaco in carica. Insomma, si deve candidare di nuovo al civico consesso,

portare i voti e dire pure grazie a Carlo Espo-sito.Sul fronte opposto si continua a lavorare ad una seria alternativa di governo che dovrebbe ruotare attorno al movimento “Progetto Cri-spano” capace di ereditare e valorizzare tutto il lavoro fatto storicamente dall’opposizione dei “duri e puri” al “sistema Esposito”. La sensazione è che non si arriverà all’ultimo momento ma l’obiettivo è quello di definire programma e squadra sin da subito per avere tempo a disposizione al fine di radicare il pro-getto politico e l’idea di citta da realizzare in ogni singola famiglia di Crispano. Vogliono partire prima perché c’è la necessità di dare

continuità ad un percorso fatto di confronto non nelle stanze chiuse del Palazzo ma nel-le piazze, nelle strade, coi cittadini, coi gio-vani, con le associazioni e con i ceti sani e produttivi che operano sul territorio. L’unico enigma riguarda il gruppo di Carlo La Sala. Dal Pd fanno sapere che La Sala, su suggeri-mento di Carlo Esposito e Salvatore Cenna-mo, quest’ultimo “superdirigente” del Comu-ne e papà del consigliere democratico Marina Cennamo, potrebbe organizzare una terza li-sta e candidarsi a sindaco. Non con l’obiettivo di vincere ma semplicemente assumere il ruo-lo di “lista civetta” al fine di erodere qualche consenso alla coalizione di “Progetto Crispa-no” per determinare la vittoria di Carlo Espo-

sito “sparpagliando” il dissenso nei confronti del centrosinistra. Insomma, il Pd sa bene di esse-re in pericolo “nell’uno contro uno”. Carlo Esposito sa bene che lo attenderà una campagna elet-torale di fuoco dove dovrà dare conto ai cittadini del fallimento amministrativo, dei conflitti di interesse e dovrà dare spiega-zioni pure sul perché continua a premiare quei dirigenti legati al Pd ma che hanno garantito a Crispano lo scioglimento degli organi elettivi per collusione con la criminalità organizzata favo-rendo, in alcuni appalti, ditte in odore di camorra. Ha avuto la possibilità di riabilitarsi e invece ha fatto peggio. Ha collezionato un altro fallimento. Ecco perché

Esposito spera nell’aiuto di Carlo La Sala e mobiliterà il mondo per evitare che di fronte a sé possa avere alle elezioni uno schieramento che possa comprendere tutta la galassia che si rivede nell’opposizione la “sistema”. Enzo Cennamo, il leader di “Progetto Crispano”, non crede a questa ipotesi, considerata sem-plicemente un inciucio messo in giro ad arte dal Pd al fine di scardinare l’alternativa. “Non credo all’ipotesi paventata dal Pd – spiega Enzo Cennamo – che Carlo La Sala possa prestarsi al gioco della “lista civetta” al fine di favorire un gruppetto di affaristi mascherato da centrosinistra. Sono convinto, invece, che sia La Sala e sia i componenti del gruppo che

di Pasquale Girone

10 Manovre elettorali

Il “sistema Esposito” ha paura dell’alternativa e consiglia a La Sala una “lista civetta”

L’anno prossimo si terranno le elezioni Amministrative e il “sindaco dello scioglimento per camorra” dovrà ren-dere conto al paese di un fallimento storico. Ecco perché pretende da Carlo La Sala una “lista civetta” distante da “Progetto Crispano” per tentare di sparpagliare il dissenso nei confronti del centrosinistra. Enzo Cennamo: “Non

ci credo. Il paese vuole voltare pagina e chiede di intraprendere l’itinerario dello sviluppo e della legalità”

CRISPANO15 MARZO 2014

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15 MARZO 2014

rappresenta avvertono la necessità di costru-ire insieme a tutte le parti sane e produttive operanti a Crispano un progetto di governo serio lontano dall’immobilismo, dall’iner-zia, dall’affarismo, dai conflitti di interesse e soprattutto dai fannulloni che hanno portato a Crispano solo etichette negative, problemi e pensato a garantirsi gli interessi personali. L’obiettivo di “Progetto Crispano” è quello di dialogare con tutti i settori storicamente avversi al sistema Esposito per costruire una sorta di laboratorio: scrivere insieme un pro-gramma credibile, serio, adeguato alle esigen-ze del territorio e che possa portare in città sviluppo e soprattutto economia sana. E sono convinto che a questa grande piattaforma par-teciperanno pure La Sala e i componenti del suo gruppo. Il valore aggiunto lo fa la squa-dra e bisogna partire con le idee chiare ed una classe dirigente espressione dell’idea di città che intendiamo realizzare valorizzando ogni singola energia che ha tempo e competenza da dedicare al territorio. Riporteremo sviluppo e legalità a Crispano”.Enzo Cennamo tenta di tessere la tela perché negli ultimi cinque anni ha rappresentato in aula e in paese il dissenso, caricandosi sulle spalle tutta la responsabilità dell’opposizione e di una lotta ad un sistema perverso e deviato che ha mostrato il suo volto peggiore ricor-rendo pure ad azioni e atteggiamenti propri di altri “contesti”. E, al rush finale, sarebbe sbagliato disperdere l’ottimo lavoro fatto e soprattutto sarebbe sbagliato nei confronti dei cittadini costringerli a vivere nell’arretratez-za, accontentandosi delle “briciole” garantite da un sistema articolato di reperimento del consenso che contrabbanda i diritti come fa-vori. Nei prossimi mesi Carlo Esposito tenterà di tagliare qualche nastro col tentativo di nascon-

dere il fallimento di questi anni. Ma sarà poca roba perché gli elettori non sono stupidi. La stessa realizzazione in via Lutrario del fami-gerato “cinema”, con 120 posti a sedere, non è il frutto di quest’amministrazione ma la città sa bene che si tratta di un’opera che viaggia con un ritardo di ben 12 anni. Non è il simbolo dell’efficienza di Carlo Esposito ma il simbo-lo palese dell’inadeguatezza amministrativa dei vertici del Pd. Ci hanno messo 12 anni per realizzare una sala convegni. E lo stesso vale per le due scuole materne promesse da decen-ni: quella nel rione “Scasso” e nel rione “Ac-quedotto”. L’iter burocratico è iniziato addi-rittura ad inizio 2000. Oggi siamo nel 2013. Dopo ben tredici anni non c’è stata nemmeno la posa della prima pietra. Adesso, ad un anno dalle elezioni, chi vogliono prendere in giro? Anche perché dopo 13 anni e gare bandite e ri-petute, l’amministrazione è riuscita già ad en-trare in contenzioso con la ditta che dovrebbe realizzare un istituto scolastico. E tra qualche settimana è attesa già la sentenza. “Non credo che Carlo Esposito avrà la faccia di presen-tarsi al taglio del nastro – continua Enzo Cen-namo – perché attesterebbe in quel momento tutto il fallimen-to ammi-nistrativo che ha c a r a t t e -rizzato la sua ge-s t i o n e . D o d i c i anni per realizzare una sala convegni, e tredici anni per due scuo-le dove non si è r i u s c i t i nemmeno ad appor-re la pri-ma pietra dimostra-no chia-r a m e n t e l’incapa-cità di una p s e u d o c l a s s e d i r igen-te che ha garantito alla città solo de-grado e scandali, dimenti-

cando di risolvere i problemi della collettivi-tà. Piuttosto dei tagli dei nastri Carlo Esposito andasse nella zona industriale per capire che fine fanno le opere che inaugura. Avevano promesso sviluppo e crescita, hanno garantito povertà e tutela dei loro interessi privati. Non sono riusciti nemmeno a rispettare il program-ma elettorale nelle parti più semplici: e mi riferisco agli assessori esterni. Non hanno vo-luto applicare quanto promesso cinque anni fa nel programma del centrosinistra perché tutto il sistema si regge sulla promessa sistematica di garantire in cinque anni due anni e mezzo di stipendio al singolo consigliere. Cosa che non sarebbe accaduta se, rispettando l’impegno con gli elettori, - continua Cennamo -avessi-mo approvato la riforma degli assessori ester-ni. Hanno preferito portare a casa lo stipendio piuttosto che aprire le porte alla partecipazio-ne e soprattutto aprire le porte del Comune e dell’amministrazione a soggetti e professio-nalità competenti che potevano garantire un salto di qualità nella risoluzione dei problemi. Non sono più credibili verso la città perché è evidente che è gente che non mantiene gli im-pegni. Bugiardi e fannulloni”.

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Enzo Cennamo

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Real Frattaminore: storia d’altri tempi. Ecco quanto è difficile operare nel socialeTanti disagi, ostacoli e le promesse mancate dell’amministrazione. Si allenavano nel parcheggio dello stadio, ancora inagibile,

e disputavano le gare ufficiali ad Orta di Atella pagando 130 euro a partita. Adesso la situazione è migliorata. Grazie al sindaco Francesco Russo hanno a disposizione un campo sportivo a Frattamaggiore e pagano una quota simbolica al Comune. Lo slogan

sulle magliette “benedetto” da don Patriciello: “Vogliamo vivere/vittime terra dei veleni”di Giovanni De Cicco

Non solo una squadra di pallone

FRATTAMINORE – Sono storie che ti colpi-scono. Che raccontano valori, purtroppo, di al-tri tempi, lontani dalla frenesia e dal business dell’epoca moderna; dove non c’è spazio per i sentimenti, non c’è spazio per il sociale. E, di pari passo, la storia del “Real Frattaminore” di-mostra anche quanto è difficile in questi territori di frontiera fare sport, trovare strutture disponi-bili per l’aggregazione e da utilizzare innanzi-tutto per sottrarre i ragazzi dalle devianze della strada. Un percorso zeppo di ostacoli intrapreso da pochi ultimi “sognatori”. E chi tenta l’impre-sa, dopo qualche anno è costretto a rinunciare perché si accorge che i primi a remare contro sono proprio le istituzioni locali. La politica, spesso, si riempie la bocca di paroloni e di facili promesse al fine di strappare qualche applauso. Ma poi quando c’è da mostrare concretezza, i cittadini si accorgono che la politica e la locale classe dirigente scappano via. Non sono interessate. I ragazzi possono tornarsene pure a casa con un pugno di mosche tra le mani e tanta rabbia per un’occasione mancata e nessuna giusti-ficazione.Questa volta, però, il copione è stato ri-spettato tranne il finale. A Frattaminore c’è chi non si è arreso davanti a niente ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Il Real Frattaminore è una squadra che svolge il campionato di calcio di Terza categoria. L’eroe dei tempi moderni si chiama Pasquale Mozzillo. E’ il presidente ma per i tanti ragazzi che fanno parte della compagine sportiva è semplicemente un secondo papà. Un “papà” che ha dovuto lotta-re e continua a farlo contro mille ostacoli pur di garantire ai “figli” un punto d’aggregazione e di coltivare la passione di una vita: giocare a calcio. La società è partita da zero. Senza struttura spor-tiva per allenamenti, senza stadio per disputare le partite, senza sponsor. Bisognava fare i salti mor-tali per garantire almeno la divisa sociale. Moz-zillo iniziò a rimetterci denaro dalla tasca pur di avviare il progetto e nei primi mesi dell’avventu-ra trovò pure uno sponsor: Salvatore Grassia det-to “Saronni”. Presidente e sponsor si divisero le spese. Almeno quelle principali come i fondi per l’iscrizione al campionato. Gli obiettivi erano e restano ambiziosi: “Ho voluto dare una squadra di calcio a Frattaminore – spiega il presidente -, riportare il calcio in paese, togliere ragazzi dalla strada e riaprire la questione del campo sportivo ormai andata nell’oblio”. Lo stadio comunale di Frattaminore, infatti, da molti anni è chiuso al

pubblico e abbandonato in stato di degrado asso-luto. “Ogni volta che chiedevo ai politici notizie sul campo sportivo – continua il presidente - mi rispondevano: “E’ inagibile”. Una risposta che non mi piaceva perché sapevo che c’era qualcosa che non andasse. Quindi, per protesta, una vol-ta scelti i giocatori, iniziammo ad allenarci nel parcheggio dello stadio “Don Carmine D’ange-lo”. Almeno così, nonostante i disagi, garantivo ai ragazzi un punto d’aggregazione, per quanto ostico, e soprattutto cercavo di lanciare un mes-saggio forte al paese e alle istituzioni al fine di catalizzare la loro attenzione su una problemati-ca seria”. Il Real Frattaminore giocava le partite

ad Orta di Atella e pagava addirittura 130 euro ad incontro. Un’assurdità. Soldi che il presidente Mozzillo ci rimetteva di tasca propria solo per amore verso quei ragazzi che, come detto, ormai sentiva come parte della famiglia. Una grande famiglia allargata il cui collante era l’amore per il calcio al quale andavano abbinati altri impor-tanti valori di vita propri dello sport: come la di-sciplina e una condotta quotidiana sana. “Visto che le partite le pagavo io – continua Mozzillo -, chiesi al Comune di Frattaminore un contribu-to almeno per pagare le partite. All’inizio non ci riconoscevano come squadra, ma dopo i primi sfottò dei tifosi nei confronti dell’amministra-zione comunale, il sindaco Enzo Caso fece una “riunione-farsa” dove ci prometteva 1500 euro, i kit da gioco e una struttura dove poterci allenare. Queste le promesse. Nei fatti, invece, ci diede le maglie della frattaminorese anni 80 e dei 1500 euro promessi ce ne diede solo 500. La struttura dove poterci allenare non abbiamo visto neanche l’ombra”. Nonostante queste difficoltà la squadra arrivò al quinto posto in campionato. “Quest’an-no le cose sono migliorate di parecchio – spiega il presidente della compagine calcistica – anche

grazie a Michele Pellino, Salvatore Perrotta e all’aiuto di alcuni sponsor”. La squadra si alle-na in un campo sportivo a Frattamaggiore e paga mensilmente una quota simbolica al Comune grazie all’interessamento del sindaco Francesco Russo. I calciatori hanno, quindi, una struttura sportiva degna di questo nome per allenarsi, due mister, due preparatori e materiale didattico per gli allenamenti. Senza dimenticare che i ragazzi hanno finalmente ricevuto anche il kit sportivo: borse, tute, magliette col logo della squadra e il nome della città, Frattaminore, della loro città che rappresentano con orgoglio in ogni partita. Una maglietta che non è passata inosservata so-

prattutto perché ha uno slogan stampa-to, un messaggio da portare in giro al fine di far sentire forte la voce di una terra martoriata ma che non si arren-de: “Vogliamo vivere/Vittime terra dei veleni”. Chiaro riferimento alla “Terra dei fuochi” e alla lotta contro quei cri-minali che hanno devastato e continua-no a devastare il territorio con scarichi abusivi mietendo vittime. Iniziativa “benedetta” da don Maurizio Patriciel-lo, il parroco di Caivano che guida il movimento popolare nella “Terra dei fuochi”. Ecco perché di domenica, spesso, la società porta i ragazzi da don Maurizio

in chiesa ad ascoltare la messa. Insomma, non solo una squadra di calcio. Ma il Real Frattami-nore rappresenta diversi aspetti: sportivi, sociali, educativi. Non a caso il 26 dicembre scorso, il Real Frattaminore ha svolto un triangolare con-tro il biocidio in collaborazione col movimen-to “Fiumeinpiena” giocando contro la Frattese e l’AfroNapoli. Il volto di quei ragazzi sono la vittoria più bella per tutti quelli che conoscono la storia del “Real Frattaminore”. Tra gli obiet-tivi stagionali c’è la vittoria della “Coppa disci-plina”, che consente di avanzare di categoria; valorizzare quei ragazzi validi calcisticamente che avevano “appeso” le scarpette al chiodo; posizionarsi in zona play-off e provarli, poi, a vincerli per la scalata in seconda categoria. Non c’è altro da aggiungere. Forza Real. Forza Real Frattaminore. Da oggi, nel nostro piccolo, han-no un alleato in più: “Mosaico”. Periodicamente seguiremo le sorti della squadra e della società perché il Real Frattaminore non è una semplice squadra di calcio. Ma molto di più. Tanto di più. Una realtà che, da oggi, può contare pure su un giornale. Forza ragazzi. Siete l’orgo-glio. E non solo di Frattaminore...

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FRATTAMAGGIORE

FRATTAMAGGIORE - Varata la nuova giun-ta. Colpaccio del sindaco Francesco Russo che si dimostra, ancora una volta, un abile politi-co, autorevole e rappresentativo. Ha compo-sto una nuova squadra di governo ottenendo importanti risultati: ha compattato il centrosi-nistra ed ha impiegato nel governo della città professionalità di grande competenza radicate sul territorio. Insomma, la migliore espressio-ne della cosiddetta “società civile” impegnata nel mondo delle professioni. I nomi. Due ri-conferme: Vincenzo Lombardi, vicesindaco, con delega ai Lavori pubblici, Riqualificazio-ne e sviluppo aree periferiche; Antonio Pa-scale, Programmazione e assetto urbanistico, Edilizia scolastica. Entrambi dell’Udc. Cin-que “new entry”. L’avvocato Luigi D’Agosti-no, con delega alle Attività produttive, Tutela dell’ambiente e Parchi urbani, espressione del gruppo “I moderati” vicini al consigliere re-gionale Nicola Marrazzo. Antonio Fiorentino, commercialista, assessore del Pd alle Politiche strategiche, Bilancio, Tributi e Finanze. Nel nuovo esecutivo, spicca il nome di una donna, l’avvocato amministrativista Virginia Di Ca-terino, delegata nazionale della Federazione Italiana tennis, che si occuperà ovviamente di Sport, Politiche sociali, Politiche del lavoro, Assistenza immigrati e Politiche giovanili. Un bel colpo messo a segno dal primo cittadino perché si tratta di una delle migliori energie che il territorio esprime. A seguire, la profes-soressa Fernanda Manganelli, dirigente di un istituto comprensivo di Casoria, assessore alle Politiche dell’educazione, Cultura, Arte, Pari opportunità e Trasparenza. Un nome gradito in particolare al Pd e all’Italia dei valori. Ed infine Felice Ferrara dei “Democratici per il progresso” al quale il sindaco ha affidato le deleghe relative all’Area mercatale, Polizia municipale e Viabilità. Una giunta di qualità, di altissimo profilo e soprattutto fuori e lontana dalla logica dell’as-sessore “ad personam”. Un esecutivo che ri-uscirà, almeno questo spera Frattamaggiore, a garantire un rilancio dell’amministrazione nell’ultima fase del “decennio Russo” e del centrosinistra in vista dell’appuntamento elet-torale Amministrativo dell’anno prossimo. “Ringrazio i precedenti assessori – ha spie-gato il sindaco Russo – per l’ottimo lavoro svolto. Allo stesso tempo sono soddisfatto

del nuovo esecutivo perché ritengo che sia espressione non solo del progetto politico ma delle migliori energie della società civile im-pegnata sui territori e nel mondo delle profes-sioni. Ho preferito mettere tutti nei rispettivi ruoli e settori di competenza in modo che, sin dal primo giorno di lavoro, la nuova squadra riesca a tramutare in fatti e atti concreti gli in-dirizzi politici che arrivano dalla coalizione di governo e dal consiglio comunale. L’obiettivo è quello di chiudere in bellezza il “decennio” garantendo sempre massima efficienza, tra-sparenza e sviluppo alla città. Un ringrazia-mento ai partiti e ai consiglieri comunali tut-ti protagonisti in positivo di un periodo che considero storico caratterizzato da buona am-ministrazione e buona politica nell’esclusivo interesse della comunità”. Anche il presidente del civico consesso, Lu-igi Grimaldi, commenta la nuova giunta con parole di soddisfazione. “E’ sicuramente un enorme passo in avanti – ha spiegato il presi-dente Grimaldi – perché si tratta di un esecu-tivo di alto profilo, formato da professionisti di grande qualità che sapranno rapportarsi coi problemi e con la comunità di Frattamaggiore garantendo massimo coinvolgimento nei pro-cessi decisionali e soprattutto un’importante accelerata nella programmazione e nella ri-soluzione dei problemi. Sono sicuro, auspico e lavorerò, nel pieno esercizio delle funzioni che il ruolo di presidente del Consiglio mi at-tribuisce, affinché il nuovo governo locale ri-esca a lavorare in piena sintonia col consiglio comunale in un’ottica di recepimento degli in-dirizzi e di massima condivisione dei percorsi e delle soluzioni in un contesto di assoluto e costante confronto anche con la minoranza. Un clima positivo che di sicuro farà bene a Frattamaggiore e alla politica”. L’ultima novità che completa il “puzzle” ri-guarda la delega di presidente del Cda del Consorzio cimitero. Torna nelle mani del sin-daco Francesco Russo. Il contesto, da ciò che emerge anche dalle dichiarazioni dei vertici istituzionali cittadini, è ideale, grazie all’ac-celerata e al decisionismo del capo dell’am-ministrazione, per un finale di consiliatura spumeggiante. Pure perché si rischiava di pensare solo alle elezioni del prossimo anno e di perdersi nei soliti tatticismi e personalismi che, nella stragrande maggioranza dei casi,

paralizzano l’attività amministrativa e condi-scono il confronto con elementi tipici di una guerra sterile e personale tra i diversi gruppi. Francesco Russo lo ha capito ed ha garantito l’ultimo scatto prima del traguardo. Un tra-guardo che rappresenta, allo stesso tempo, il punto di partenza del nuovo corso. Non prima di un bilancio del “decennio”. E, tralasciando la logica delle polemiche quotidiane e della “massima” secondo la quale “tutto è miglio-rabile”, il bilancio di Frattamaggiore alla fine di questa esperienza è sicuramente positivo. Ecco perché alle prossime elezioni non biso-gnerà tornare indietro soprattutto concedendo spazio a chi lo ha già avuto ed ha fallito scri-vendo le pagine più brutte della storia politica locale. Ma privilegiare un ampliamento della piattaforma politica e programmatica, sull’e-sempio di Francesco Russo, e soprattutto ri-partire dalla “continuità” dei migliori aspetti dell’esperienza ancora in corso. Un vanto per il sindaco in carica che, al di là dei risultati ottenuti nell’interesse della città, può metter-si una medaglia sul petto. Se si analizzano le storie e i “corsi” alla fine dei “decenni” nei paesi limitrofi, nei pochi casi dove si è riusci-ti a garantire una stabilità nel lungo periodo, alle nuove elezioni si parla sempre di “discon-tinuità”. Se a Frattamaggiore si parla, al con-trario, di “continuità”, significa che Francesco Russo è riuscito nell’impresa di garantire un governo rappresentativo, efficace e soprattut-to che ha soddisfatto i cittadini. Che, per un politico, è la prima cosa che conta. Pane al pane, vino al vino.

Russo mantiene la promessa: governo di alto profilo e rappresentativo

Riconfermati i due assessori dell’Udc: Vincenzo Lombardi, vicesindaco, e Antonio Pascale. Cinque “new entry” dove spicca il nome dell’avvocato amministrativista Virgina Di Caterino, anche delegata nazionale

Fit, assessore allo Sport, Politiche sociali e giovanili. Chiudono il mosaico, Luigi D’Agostino, Felice Ferrara, Fernanda Manganelli e Antonio Fiorentino. Il commento del sindaco: “Ho preferito una squadra dove ognuno giochi nel ruolo di competenza”. Il presidente del Consiglio Luigi Grimaldi: “Bene la giunta. Col Consiglio

lavorerà d’intesa e in un clima di confronto quotidiano” di Giovanni Sivero

Varata la nuova giunta

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