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1999. “Eracle in terra indigena ?”

Jan 18, 2023

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Mima Dedaic
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SOPRINTENDENZA PER I BENI CULTURALI E AMBIENTALI DI PALERMO

COLLE MADORE UN CASO DI ELLENIZZAZIONE IN TERRA SICANA

A cura di

Stefano Vassallo

REGIONE SICILIANA ASSESSORATO DEI BENI CULTURALI E AMBIENTALI

E DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE

Palermo 1999

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Indice

COLLE MADORE

Introduzione Stefano Vassallo

7 II sito e il territorio Stefano Vassallo

23 L'indagine archeologica Stefano Vassallo

59 Le fasi storiche Stefano Vassallo

I REPERTI

79 Introduzione al catalogo

81 Materiali preistorici Matteo Valentino

85 Matrici di fusione Stefano Vassallo

90 MetaUi Stefano Vassallo

11 7 Modello di capanna Stefano Vassallo

119 Vasi multipli Stefano Vassallo

122 Ceramica indigena a decorazione impressa e incisa Stefano Vassallo

137 Ceramica indigena a decorazione dipinta Valeria Tarde

160 Ambra Valeria Tardo

162 Ceramica di importazione, colonia Ie e di tradizione greca Valeria Tardo

199 Coppe tipo "Iato K480" Stefano Vassallo

203 Edicola con Eracle alla fontana Stefano Vassallo

209 Antefisse a palmetta pendula Stefano Vassallo

XVII

Colif Mtuiorr

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XVIII

INOICE

212 Arula con quadriga in corsa Stefano Vassallo

215 Louteria Stefano Vassallo

21 7 Prese di bacini con maschera gorgonica Stefano Vassallo

221 Anfore da trasporto Costanza Polizzi

233 Bacini - Mortai Valeria Tardo

237 Lucerne Valeria Tardo

242 Pesi da telaio Valeria Tardo

CONTRIBUTI

249 Colle Madore visto dal geologo 8iagio Favaro

255 Studio archeozoologico dei resti faunistici rinvenuti a Colle Madore Maurizio Oi Rosa

267 Caratterizzazione mineralogico-petrografica di una matrice di fusione rinvenuta sui Colle Madore presso Lercara Friddi (Palermo)

273

A. Alaimo, A. Giarrusso, G. Montana

Primi dati archeometrici sulle coppe tipo "Iato K480" A. Alaimo, A. Giarrusso, G. Montana

283 Indagini bioarcheologiche sui reperti di Colle Madore Francesca Terranova - Patrizia Lo Campo

285 Un graffito punico da Colle Madore Rossana De Simone

287 . Reperti ceramici medievali da Contrada Todaro Emanuele Canzonieri

APPENDICE

293 Erade in terra indigena? Clemente Marconi

307 Gruppo di vasi indigeni a decorazione dipinta dalla Sicilia centro-settentrionale Piero Giordano

313 Vicari prima del medioevo Stefano Vassallo

Co/It Madrm

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Eracle in terra indigena? Clemente Marconi

Premessa

Per chi si occupa di Sicilia arcaica e ciassica, Occidentale in particolar modo, la scarsicl di te­stimonianze letterarie, tanto piil coeve agli av­venimenti, esito di un lunge processo di sele­zione nella tradizione iniziato assai presto, co­stituisce un ostacolo costante col quale misurar­si nel tentativo di giungere a una ricostruzione storica soddisfacente.

Nel campo storico religioso, il problema si ripresenta ogni qual volta si tenti di ricostruire il pantheon di una colonia, in ordine agli aspet­ti diacronici (Ia genesi 0 la durata) e sincronici (Ia dimensione rituale, 0 Ie forme di diffusione) dei singoli culti e delloro complesso; in una ter­ra e in un'area, oltretutto, solo in parte greca, e per il resto indigena e fenicia.

Nel tentativo di ricomporre una realcl fram­mentaria, la ricerca ha progressivamente am­pliato il proprio armamentario, ricorrendo a un ventaglio di fonti sempre piil ampio: i testi let­terari, prima, con Fazello (1558), Ie monete quin­di, sistematicamente a partire da Goltz (1576), Ie epigrafi in fine, a cominciare dall'edizione «muratoriana» di Torremuzza del 1769.

La capacicl di queste ultime di arricchire in modo inatteso, per quantitll e qualicl, Ie nostre conoscenze eben esemplificata dal ca­so di Selinunte: a distanza di poco piil di un secolo due iscrizioni (quella dell ' adyton del tempio «G» e la lex sacra gill Getty) hanno improvvisamente stravolto il panorama dei culti ricavato da testi e monete, arricchendo-10 di figure ed aspetti rituali semplicemente impensabili prima: a riprova dell'abisso crea­to dalla tradizione tra la realtll originaria e I'orizzonte delle conoscenze attuali, entro i cui limiti troppo spesso, ed e inevitabile, immagi-

niamo costretto I'oggetto della nostra ricerca. In questo lunge processo di ricostruzione del­

Ia realcl cultuale non sempre la docurnentazio­ne archeologica e stata sfruttata in tutte Ie sue potenzialicl. Viene in mente, sulle prime, I'ar­chitettura, e iI caso degli edifici sacri e degli spa­zi relativi, teatro delle azioni rituali, general­mente spogliati della funzione religiosa origina­ria; altrettanto potrebbe dirsi delle immagini: dai materiali votivi dei Santuari, spesso trascurati in quei risvolti cultuali che ne giustificano I'esi­stenza stessa, aile sculture poste a decorare i prin­cipali edifici monumentali, sotto forma di fregi, frontoni, acroteri.

Qui I'aggravante e maggiore, considerato 10 statuto originario delle immagini: racconti di mythoi che davano forma visibile aile storie e ai loro protagonisti, equivalenti di una dimensione verbale con la quale si ponevano in un rappor­to di complementariecl. n tutto entro spazi con un molo centrale nella vita sociale della polis che per mezzo di tali immagini, come per mezzo dei testi corrispondenti, si prefiggeva 10 scopo, sem­plice e totale, di educare iI cittadino. Che di ta­le statuto si sia persa nel tempo coscienza, e il risultato di un lunge processo maturato in sede estetica e storico-artistica a partire dalla fine del '700, e snodatosi per tutto 1'800 (differenziazio­ne estetica, Iiberazione dell'arte dai vincoli del­Ia religione, arte per I'arte e cosl via), che non e qui il caso di ripercorrere. Contano, piuttosto, i risultati: a cominciare da quello per il quale so­lo di rado tali immagini hanno avuto un molo nella discussione dei miti e dei culti delle colo­nie, anche quando si trattava dell'unica testimo­nianza coeva disponibile; e che quando cia e av­venuto tali rappresentazioni hanno per 10 piil

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ERACLE IN TERRA INDIGENA?

funzionato da mero campionario di figure ml­tologiche, strappate irrimediabilmeme dai con­testi originari.

Eracle nel cuore della polis coloniale

II paesaggio mitologico della Sicilia Occi­dentale e fortemente marcato dalla figura di Era­cleo Portando con se la mandria di Gerione I'e­roe-dio passa per ogni luogo, greco, indigeno, fenicio: lasciando i suoi segni a Imera, Solunto, Segesta, Erice, Mozia. AI punto che per un gre­co che voglia avventurarsi in questa zona, Era­cle rappresenta un riferimemo inevitabile, da osten tare, ad ogni buon como, come predeces­sore, e nel cui nome chiamare citti! I.

Non e un caso che la prima fome letteraria su Eracle in Sicilia, Ecateo, evochi la sua pre­senza in quest'area (Mozia e Solunto): rna che ne era di Eracle nei discorsi delle poleis sicelio­te di eta arcaica? Come si configurava la sua im­magine ai loro occhi? Quali storie si racconta­vano di lui?

Tutto questo, sui piano verba Ie, e scompar­so, a cominciare dall'opera di Stesicoro (ammessa I'origine imerese del poeta, accreditata dai pin): e a noi non restano che testi 0 di matrice geo­graficamente diversa, 0 cronologicameme pin re­centi, che pure hanno plasmato la nostra imma­gine dell'eroe-dio, e dei suoi rapporti con que­sta terra e i suoi abitanti: a Imera e Segesta Ate­na 0 Ie Ninfe che offrono fonti termali per ri­storarsi, a Erice e Solunto la lotta con gli eroi eponimi, a Mozia il furto del bestiame.

Un quadro che il confronto con Ie immagi­ni prodotte in quest'area e a quest'epoca dilata e problematizza in misura considerevole. Come insegnano i casi di Imera e Selinunte, con Ie 10-ro sculture dedicate ad Eracle esposte sui prin-

1) CfT. ora DE VIDO 1997, pp. 115 SS.

2) Santuario, BONACASA 1970; 1972; 1976B; 1980; 1981; 1982a; 1985; ALLEGRO 1988; 1993. - Decorazione fi­gurala del lempio B, BONACASA 1970, pp. 162 SS. -

Iscrizione su frammenti di metop" h-e]Q01C[Atc; ed E"Q]uaSeUC; slando alIa restituzione di MANN! PIRAI­NO 1970, pp. 345 ss., nwrun. 2-3 . - Frammento di me­lopa con traccia di pith." Bs, 135, BONACASA 1970, p. 19 1 e rav. LIT, 3. - Metopa con Eracle e Euristeo: Bo­NACASA 1970, pp. 172 S. - Pinar da Agrigenlo:

cipali templi dei Santuari poliadici. Un discorso su Eracle, dunque, nel cuore della polis.

Imera, anzitutto, e il suo Santuario nell'an­golo NE della citti! alta, la cui monumentaliz­zazione, iniziata alia meta del VI secolo, si in­centro sulla ricostruzione del pin antico Athe­naion. L'aspetto del nuovo edificio (tempio B), era fortemente segnato dalla ricca decorazione figurata in terracotta, articolata, in una prima fa­se, in gorgoneia al centro dei fromoni e in me­tope nei fregi dei lati brevi. La presenza, su fram­menti di queste ultime (Figg. 1-2), dei nomi di Eracle ed Euristeo, e la rappresentazione del­l'orlo di un pithos su un altro frammento (tutti rinvenuti nello stesso settore di scavo, il II del lato Sud del tempio), lasciano pensare che in uno dei rilievi fosse raffigurata la «consegna» ad Eu­risteo del cinghiale di Eurimanto (secondo un'i­conografia - il cinghiale portato sulle spalle al re che impaurito cerca rifugio entro un pithos -documentata nella Sicilia di questa periodo ad Agrigemo); ed e seduceme l'ipotesi, basata sui disiecta membra conservati, che nei fregi fosse di­spiegata una serie di imprese dell'eroe-dio '.

Inevitabile, in tal caso, il confromo con il pri­mo fregio dall'Heraion alia foce del Sele (Fig. 3), dedicato per buona parte aile imprese di Eracle (che qui a Imera assumerebbe pero il ruolo di protagonista assoluto): pin che per il soggetto in se, e per la presenza di una ricca serie di athla, per Ie forti analogie dei contesti J. Entrambi san­tuari monumemali (I 'uno urbano, I'altro ex­traurbano) di apoikiai «di frontiera», dove aile imprese di Eracle, COSt ostentate, sembra attri­buito un ruolo paradigmatico per la stessa espe­rienza coloniale: il viaggio, I'incontro-scontro con l'ignoto e il diverso, I'affermazione di un modello di civilta in un mondo percepito come chaos'. Una prospettiva non offuscata dall'ubi­quita di Eracle nell'immaginario arcaico, e che

BOARDMAN 1990, nurn. 2119. - lpatesi di ricostru­zione complessiva dei fregi: BONACASA 1970, p. 173, che propane di identificare, sulla base dei frammenti conservati, Ie seguenti imprese: a) stalle di Augia; b) uccelli di Stinfalo; c) toro di Creta 0 buoi di Gerione; d) cavalle di Diomede; e) pomi delle Esperidi 0 cat­tun di Cerbero 0 idra di Lema.

3) Basti qui il rinvio, per l'Eraclea del Sele, a SIMON 1992. 4) Per it Sanruario del Sele come confine ZEVI 1998.

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o I 2 :) .. S <>.7 • , 10 I I I I I I I I I I

FIG. 1 Imera. Frammento di metopa in terracotta dal tempio B Iiny. H6J.4792) Ida Bonacasa 1970).

FIG. 2 Imera. Frammento di metopa in terracotta dal tempio B Iiny. H6J.4650; 4841 . b) Ida Bonacasa 1970).

FIG. 3 Paesturn, Museo Nazionale. Metopa dall'Heraion alia Foee del Sele. Eracle e i Cercopi (foto DAI) .

rivendica al Santuario imerese un ruolo di pri­mo piano in una discussione sulla presenza di

5) Basti citare il lavoro «programmatico» di LA GE.J.'JlE­RE-ZANCA1',1 MOI'ITUORO 1980.

Clemente Marconi

Eracle nella Sicilia Occidentale di eta arcaica. A partire dal cinghiale di Erimanto, animale

dei Monti dell' Arcadia consegnato al re di Mi­cene (0 T irinto), Ie storie imeresi di Eracle sem­bra parlassero volentieri di imprese localizzate nella Grecia continentale, Peloponneso in testa .. Conferma di una tendenza evidente anche al Se­Ie, dove abbondano Ie imprese della Madrepa­tria, e monito contro I'eccessiva propensione, fre­quente negli studi sulla Magna Grecia e la Sici­lia, a ricostruire un panorama di miti racconta­ti nelle colonie dominato da storie localizzate in Occidente s. Una propensione dietro la quale si pongono Ie sollecitazioni della tradizione lette­raria, pronta a documentare Ie storie locali rna non I'insieme delle storie raccontate localmente (che e cosa ben diversa), e I'incontro di tale tra­dizione con la tendenza, dominante questa se­colo, a evidenziare, del mondo coloniale, gli ele­menti di distinzione rispetto alia Madrepatria, facendo dell'elaborazione di miti locali uno dei momenti forti dell'autocoscienza coloniale (in evidente parallelismo con il mutevole destino dell'autocoscienza nazionale)6.

II confronto con I'evidenza monumentale (rna che dire delle storie raccontate da uno Stesico­ro dedicate alia Grecia continentale, Oresteia in testa?) dimostra, pero, I'esistenza di un ampio spettro di storie condivise con la Madrepatria, a partire dal Peloponneso; delinenando il quadro di una mitologia ben piil ampia, da apprezzare come tale e da utilizzare come piil adatta corni­ce per inquadrare i racconti a carattere locale e i procedimenti mitopoietici relativi.

Esemplare puo dirsi, a dimostrazione di que­sto assunto, il caso della seconda immagine di Eracle nel cuore della polis qui esaminata; la me­topa che illustra il trasporto dei Cercopi a testa in giil, dal fregio orientale del tempio «C» di Selinunte, prodotta nello stesso arco di tempo delle sculture imeresi (Fig. 4).

Rispetto a queste ultime Eracle, che pure e oggetto di culto divino nella citril, non ha 10 stes­so ruolo di protagonista assoluto, confusa com'e la sua impresa tra altri racconti (per citare quel­Ii sicuri, dei dieci originari; arrivo di Apollo; de­capitazione di Medusa; matricidio di Oreste). II

6) Per I'arte figurata: SETTIS 1994. Per la letteratura: Ros­SI 1989.

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ERAClE IN TERRA INOIGENA?

FIG. 4 Palermo, Museo Archeologico Regionate. Metopa del tempio C di Selinunte. Eracle e i Cercopi (Ioto OAI).

che non significa che la sua posizione fosse ca­suale 0 priva di rilievo. L'associazione con Per­seo, che compiva la sua impresa subito a sini­stra, nella sequenza originaria del fregio, irrile­vante per occhi moderni, era un'asserzione ben esplicita, agli occhi di una po/is arcaica, del ca­rattere argivo (piuttosto che tebano) dell'eroe -dio, e delle origini doriche della colonia mega­rese. Che in un'associazione cosl eloquente fos­sero scelti, come pendant di Medusa, proprio i Cercopi, e un segno dell'importanza di questo mito a quest'epoca e in quest'area, puntualmen­te confermata da altre testimonianze monumen­tali di produzione locale 0 di importazione con la medesima provenienza. La storia, ben diffusa in etit arcaica (e che come tante altre fin) col passare in secondo piano nel V secolo, relegata tra i p07"e1-ga), raccontava di un incontro tra Era-

7) Metopa del tempio «C», con Eracle e i Cercopi: Pa­leono, Museo Archeologico Regionale «A. Salinas» NI 3920. TuSA 1983 , p. 117, num. 9, taw. 7-8. - Culto divino di Eracle: IG, XIY, 268, I. 3. - Merope di Apol­lo, Perseo, Dreste: NI 3920 A, 3920 B e NI 3907 +

NI 3905 (nella ricostruzione datane per primo da GIU­LIANI 1979 e su eui efr. ora 0 STBY 1996). - Posizione dei rilievi entro il fregio: MARCONI 1995 . rusociazio­ne Eracle - Perseo: MARcol'.'l 1997. - Per Ie immagi­ni di Eracle e i Cercopi dalla Sicilia centro-occidenta­le ci si rifa all'elenco di WOODFORD 1992: sono d'im­portazione: a) Lekythos attica a figure nere, Oxford, Ashmolean Museum, Inv. 1889.1010, da Gela (ibidem num. 19); b) Lekythos attica a figure nere, Agrigento, Museo Areheologieo Regionale, Inv. R 145, da Gela (ibidem num. 20)i c) Lekythos attica a figure nere, Pa-

Co/It Madort

de e due banditi di strada presso Ie Termopili, dove iI primo, durante una sosta per riposarsi era derubato dai secondi, prontamente catturati e trasportati a testa in gill come animali di gros­sa taglia (cervi 0 cinghiali). Immagine brutale, in linea con il racconto delle fonti arcaiche, con­cordi nel presentare i Cercopi come manigoldi dediti all'inganno e alia menzogna, incappati pri­ma nella punizione di Eracle, poi in quella di Zeus. Di questo mito la rilettura moderna ha dato il «meglio» di se: locali zzandolo in Occi­dente gia in eta arcaica, con I'abuso delle fonti; e dandone, sulla falsariga di un racconto del VI sec. d.C. (primo resoconto completo della sto­ria), una interpretazione umoristica tout COllrt, an­che in presenza di immagini dell'episodio asso­lutamente serie, come la nostra, e malgrado il carattere minoritario di immagini con sfumatu­re corniche (un'oscillazione tra serio e faceto per la quale non si puo non richiamare il racconto coevo del mito di Erade e Busiride),.

Mito serio, quello selinuntino, che presenta un nesso palmare con altre storie di briganti in­contrati e sopraffatti da Erade nelle sue pere­grinazioni, e diffuse in Sicilia Occidentale a que­st' epoca: quella di Erice e del suo combattimento con Erade, anzitutto, per noi documentata in rapporto all'impresa di Dorieo fin da Erodoto; quindi quelle suggerite da due frammenti della Periegesi di Ecateo relativi a due centri fenici : a proposito di Mozia, I'allusione a un furto dei buoi; per Solunto, la menzione dell'eroe eponi­mo, ucciso da Erade in quanto kakoxenos. Eri­ce, Solunto, un furto di buoi a Mozia: un'im­magine della Sicilia Occidentale nella quale sem-

lermo, Museo Archelogico Regionale, NI 1865, da Agrigento (ibidem num. 21); d) Cratere attico a figure rosse, Monaco, Antikensammlung, 2382, da Agrigen­to (ibidem num. 8). Produzione locale (?): a) pinax fit­tile, Agrigento, Museo Archeologico Regionale, 1274, da Agrigento (ibidem. num. 13). - Fonri suI mito: Lo­BECK 1829; cfr. anche SEELIGER 1890-1894; ADLER 1921 ; fRAzER 1921 , vol. I, pp. 241 ss., nota 3. - Per la locali zzazione in Occideme si ricorre aUa testimo­nianza di Senagora di Eraclea Pontica (IV-III sec. a.C.), che localizza I'episodio a Pitecussa, in virtU del rap­porto tra nome deU'isola e trasfoonazione in scimmie dei Cercopi (FGrHist 240 F 28). In eta arcaica, su te­stimonianza di Erodoto (Vll 216), l'episodio era peri) localizzato presso Ie Termopili. - Per Eracle - Busiri­de cfr. LAURENS 1986.

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bra trasparire il paesaggio immaginario (0 rea­Ie?) attribuito dai Greci aile terre oltre i confi­ni della chora coloniale, luoghi della non cultu­ra dominati da popolazioni che vivono di rapi­na, minaccia costante per Ie poleis della costa '.

I.:analogia tra I'immagine dei Cercopi e que­ste storie locali, intravista in sede storica (e igno­rata dalla bibliografia archeologica), sembra spie­gare bene l'attualita del mito dei Cercopi nel contesto coloniale, e la frequenza delle sue ap­parizioni in Occidente, e, pill in particolare, nel­I'area centro-occidentale della Sicilia, come s'e visto. Dove la degradazione degli avversari, as­similati a bestie, sembra riflettere un modo tut­to greco di esprimere il proprio diprezw per Ie popolazioni indigene dell'interno·.

Come a Imera, a Selinunte ci imbattiamo nuo­vamente in un mito localizzato nella Madrepa­tria: senza che la dislocazione geografica ne pre­giudichi in alcun modo la referenzialita al con­testa locale, rispetto al quale la storia mantiene inalterata la propria pregnanza paradigmatica.

Un discorso che non attiene aile sole imma­gini di Eracle, rna che coinvolge I'intero reper­torio di miti esibito sui templi delle tre colonie fin qui citate (nell'ordine Imera, Poseidonia e Selinunte): dal quale traspare palese l'intento di mantenere intatto illegame culturale con la Ma­drepatria, evocata nel suo passato eroico dal qua­Ie ci si sente accomunati. n tutto secondo un di­scorso che sente il disperato bisogno di espri­mersi in immagine, nei luoghi centrali della vi­ta della polis.

Resta inteso che questa aspetto collettivo del mito e del cui to, fonte di identita per una co­munita intera, se pure ha un carattere assoluta­mente centrale in una societa come quella gre-

8} Erice: fonti in TliMPEL 1907; efr. da ultimo DE VIDO 1997, pp. 146 55. con bibliografia. - Mozia e Solunto: FGrHist 1 F 76 e 77 (- NENCI 85 e 86). - Per gli ste­reotipi applicati aUe popolarioni «periferiche» MTTO­NETIl 1987; 1990.

9) Analogia tra mito dei Cercopi e storie di banditi: FREE­

MAN 1891 - 1894, I, p. 425, nota 1 che all'immagine a5-sociava, in particolar modo, DIOD. Iv, 31; efr. piu di recente GIANGIULIO 1983, p. 805. - Sulla frequenza delle apparizioni in Occidente: HOLM 1896-1906, I, p. 341, nota 11. Cfr. pi" di recente BROMMER 1984, pp. 2855.; 1985, p. 203; "'STBY 1987, p. 141. - Di5prezzo per Ie popolazioni indigene: si tenga preseme iI caso

Clemente Marconi

ca, imperniata sui legame tra religione e polis, non esclude forme di espressione ad un livello di articolazione sociale minore, dalle strutture gentilizie (si pensi solo aile fratrie) gill fino a forme a carattere individuale. Un'articolazione che si riflette nella dislocazione spaziale, dal San­tuario monumentale al focolare domestico, dal culto pubblico a quello privato, alia quale cor­rispondono, sui versante delle immagini, altret­tante possibilita in ordine aile classi di materia­Ii ed ai contesti. Di tale processo, proprio a Ime­ra troviamo una chiara esemplificazione in rap­porto alia figura di Eracle: documentata a livel-10 pubblico nei principali santuari cittadini e nel­la monetazione, a livello privato in una ricca se­rie di presenze, sotto forma di statua in terra­cotta, negli ambienti domestici '0. A ribadire il carattere popolare del suo culto, ampiamente do­cumentato nell ' intero mondo greco, e a sottoli­neare I'esistenza di un circuito diffuso di miti e di culti, dai confini per noi difficilmente defini­bili, dal quale mettera conto far dipendere Ie sin­gole testimonianze, troppo spesso sganciate, nel­I'esegesi corrente, dal contesto complessivo.

Un Eracle alia fonte da Colle Madore? Un possibile mito tra Greci e lndigeni

Una discussione sui contributo delle Imma­gini nella ricostruzione del patrimonio mitolo­gico e religioso di eta arcaica, introduce nel giu­sto modo al rilievo di Colle Madore. D'im­provviso, da un sito indigeno dell'interno dell'I­sola, sembra emergere I'immagine inedita di un mito locale: apparizione inattesa che invita a ri­discutere il mito stesso e, pill in generale, il si-

delle genti messapiche, boBate come « porci » (,,6Aa~QOl - "aAa~QOl = XOJQiI)Ul) dai Greci di Ta­ranto: NENCI 1982.

10) Per l'ambito pubblico. alere Ie sculrure del tempio..:B», ricorda i frontoni del tempia della Vittoria, secondo l'ipotesi di BONACASA (mi limito a citare BONACASA 1982), quindi la monetazione (fine V sec.: testa eoperta da Itontt): cfr. HEAD 1911, p. 145. Per l'ambito priva­to efr. due esemplari (diversissimi quanto a stile e ieo­nografia) daHa citta bassa, isolato E, vano XVll , su cui CAMERATA SCOVAZZO-VASSALLO 1988- 1989, pp. 701 5., tav. CXXIY. Per un eleneo delle immagini di Eracle a 1mera BONACASA 1991, p. 1432, nota 5.

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ERACLE IN TERRA INOIGENA?

gnificato della sua presenza entro quel contesto, imponendo una generale veri fica dei paradigmi correnti nell'interpretazione delle dinarniche del­I'acculturazione nella Sicilia arcaica.

Per questo occorrera fare il punto, prelimi­narmente, su alcuni aspetti dell'iconografia del­I'immagine e della sua interpretazione, in modo da poterne meglio inquadrare la problematica relativa (Figg. 5-6).

La scena illustrata suI rilievo (n. 373, sttpra pp. 203 ss.), anzituno, e localizzata presso una fontana, come indicato inequivocabilmente da una serie di elementi: la doccia, il geno d'acqua che ne fuoriesce, I'alto bacino di raccolta, infi­ne I'anfora a terra su cui poggia il piede del pro­tagonista. Per i primi tre elementi un confron­to obbligato sono i tetradrammi imeresi battuti alia meta del V secolo (Fig. 7) ". Qui, suI Of, alia destra della Ninfa eponima libante, osser­viamo un Sileno intento a farsi la doccia a una fontana il cui geno d'acqua, sgorgando da una testa leonina, viene raccolto in un bacino nel quale la figura e immersa 0 fino al ginocchio 0

fino a buona parte della coscia: ora di profilo, il tronco inarcato e la testa all'indietro per riceve­re I'acqua in pieno petto, Ie mani appoggiate al bordo della fontana; ora di prospetto, I'acqua che ricade su un fianco, una mana al bordo della fontana, I'altra piantata suI fianco. Immagine da sempre considerata, a pieno dirino, una rappre­sentazione delle sorgenti termali della citta, che offre con la sequenza doccia, geno, bacino un confronto illurninante per il nostro rilievo. Re: sta da considerare, di quest'ultimo, I'anfora, 'e la posizione del piede sinistro del protagonista, ap­poggiato al fondo del recipiente. Ci soccorrono qui Ie immagini di donne alia fontana nella ce­ramica ateniese a figure nere della fine del VI secolo: dove accade sovente che una delle pro­tagoniste, intente ad attingere acqua con un'i­dria direttamente dal getto di un doccione, sol­levi una gamba, 0 per appoggiare il fondo del vaso alia coscia, in prossirnita del ginocchio, 0

II ) Monet.zione di Imer" POOLE 1876, pp. 76 55.; GA­BRlC' 1894, pp. 17 SS.; H EAD 1911, pp. 143 ss.; GlIT­MANN-S CHWABACH ER 1929; RIzzo 1946, pp. 123 55.

Cronologia dei tetradrammi: ARNOLD-BrucCHI 1988. 12) Per I'iconografia delle donne alIa fontana cfr. piu di

recente T OLLE KAsTENBElN 1994, pp. 88 55. - Cito

CoJJ~ Modq,y

FIG. 5 Edicola da Colle Madore.

per posare il piede su un rialzo davanti alia fon­tana (spesso corrispondente alia vasca), in un'o schema di riposo che indica anesa " .

Per questa scena alia fontana, alia quale, sul­I'esempio imerese, si darebbe una precisa con­notazione locale, ricordando Ie sorgenti di ac­que sulfuree alia base del Colle Madore, resta da stabilire se il caranere sia semplicemente di genere 0 non piunosto mitologico. Risolutivo sarebbe, in proposito, il contesto originario di appartenenza del rilievo, e la sua funzione: il fat­to che al riguardo Stefano Vassallo parli di uno spazio sacro, anribuendo all'edicola una desti­nazione votiva (piuttosto che cultuale), secondo un'uso ben attestato nella Sicilia greca di eta ar-

come esempi: I) Idri. , Boston, MFA 61.195; ibidem, fi g. 156. 2) Idri a, Wiirzburg, Martin-von-Wagner-Museum

Ll1 7; ibidem, fig. 160. 3) Idria, Citta del Vaticano, Musei Vaticani 41 7i ibi­

de7n, fig. 166.

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FIG. 6 Edicola da Colle Madore.

caica, orienta, naturalmente, nella second a dire­zione I) .

A questo punto, ragionando in termini di ico­nografia greca, un richiamo ad Eracle diventa inevitabile: evocando quell'episodio mitologico dell'eroe alla fontana, dai profondi risvolti cul-

13) Acque sulfuree al Madore: VASSALLO 1996E, p. 211; 1997; Sflpra p. 249. - Destinazione del rHievo: VAS­SALLO 1997C, p. 1364. - Tra i piil antichi esempi di rilievo votivo semhra sia da annoverare, in ambito si­celiota, un pezzo siracusano daU'area deU'Athmaion: ORSI 1919, coil. 496 ss.

14) Sull'iconografia di Erade alia fonte cfr. BOARDMAN

1988, pp. 797 s. Per la Greda Ie nostre testimonianz.e si riducono a due rappresentazioni su vasi ateniesi: I) Pelike, Cambridge (Mass.), Fogg Museum

1925.30.34, attribuica al Pittore di Geras, 490-480; ARV' 285, 7; BOARDMAN 1988, num. 1324. A) Era­ele porta due anfore a punta appese a un'asta, diri­gendosi ve~o B) Un satiro attinge acqua al pozzo.

2) Cratere a colonnette, Berlino, Staatl. Mus. 4027, da AJtamura, attribuita al Pittore di Pan, 470-460; ARV' 551, 5; BOARDMAN 1988, num. 1325. A) Era-

Clemente Marconi

FIG. 7 Tetradramma di Imera.

tuali, documentato iconograficamente da un di­screto numero di testimonianze greche ed etru­sche degli anni tra la fine del VI e la meta del V secolo: e che presuppongono l'azione, da par­te dell'eroe, di riempire delle anfore con l'acqua (Figg. 8-9). Un'identificazione che il riscontro iconografico sollecita come l'ipotesi piu verosi­mile, rna che l'assenza di attributi (clava, arco, pelle leonina), condanna a rimanere tale. Ai suoi sostenitori non rested che recriminare sullo sta­to lacunoso del rilievo (che proprio nella parte mancante avrebbe potuto esibire i segni inequi­vocabili dell'eroe), 0 invocare l'iconografia ar­caica siceliota, nella quale non mancano imma­gini sprovviste di attributi: a cominciare dalla metopa selinuntina dei Cercopi, gia citata, nel­la quale I' eroe-dio, nudo e privo di clava e di leonte, presenta come unica arma una spada al fianco ".

Con questa premessa, s'impone inevitabile

ele corre portando due anfore a punta verso B) Fon­tana nella roccia. Non del tutto pertinenti sono per il nostro conte­sto alO'i richiami: I'eroe che beve a una fontana con una coppa (coperchio di pisside corinzia, ibidt1Il, num. 1327; data 450-400), si bagna a una fontana (ibidnn, num. 1322; anfora a collo distinto a figure nere; data 520 cca), sta presso una fontana (ibidem, num . 1328; placea di bronzo a rilievo; data al V se­colo). Per l'Etruria. andd citata, anritutto. una serie di scarabei in cui Eraele riene un'anfora a punta sot­m il geno di una fontana nella rocda; un elenco completo e fomito da ZAzOFF 1968, pp. 157 s. al qua Ie andranno aggiunri gli esemplari puhblieati da BOARDMAl'l 1975, numm. 139, 149, 150 (cfr. in ge­nerale ZAzoFF 1983, posr;,n). Per queste ed altre te­stimonian,e cfr. SCHWARZ 1990, pp. 207 ss.

Coi/t MtuIon

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ERACLE IN TERRA INDIGENA?

FIG. 8 GiC\ Roma. Specchio di bronzo etrusco (IV·III sec.). Ai lati di Uni, Eracle e un giovane con un piede su un'anfora ro· vesciata; dietro Eracle·Hercle, a sinistra, una fontana con doc· cione a testa animale da cui fuoriesce I'acqua (da LlMC).

qualche riflessione sull'importanza che I'edicola di Colle Madore, fosse corretta l'identificazione proposta per il soggetto, finirebbe con l'assu­mere sotto molteplici punti di vista.

Anzitutto, e non e poco, il rilievo rappresen­terebbe la testimonianza pi" antica, allo stata at­tuale, del legame tea l'eroe e Ie sorgenti terma­Ii in questa zona della Sicilia.

n pensiero corre aile acque Imeresi e Sege­stane, e alia descrizione diodorea delle peripezie di Eracle in Sicilia: percorsa la costa settentrio-

Sui soggetto in generale oltre a BOARDMAI'l 1988 e SCHWARZ 1990, cfr. SETTIS 1966, pp. 69 s.; MAN­

SUELL! 1941; sempre utile FUR1Wi'.NGLER 1886-

1890, coll. 2237 s. 15) Acque lmeresi e Segestane: c&-. in generale PACE 1935-

1949, ill, pp. 240 s. - Rocconto diodoreo: 0100., Iv, 23, 2: /)1£~L6vtOe; /)' O1hou TI]v ltaQQALOV tije; Vlioou,

~UeOAOYOUOL <at; Nliwpae; aVElva< eEQ~a Aouwa

nQoc; tilV aVanaUOlV tfJc; kato. tiJv 66olJtoQi.ov airtcp YEVO~EVT)C; kakona8Ei.oc;. tOUtWV b' OvtWV bl.Ttwv, to. ~tv 'I~EQata, to. 6' 'EYEOt"OLa. nQooayoQEUEtm, tilV 6vo~aoi.ov ExOvta tautTlv ano tWV tonwv.

16) Ibieo: cfr. nota 17. Nessuna localizzazione topografica dell'episodio da parte del testimone. - Pindaro: 01. XII, per Ergotele di Imera (vittoria Olimpica del 472; pre­sumibile datazione dell 'epinicio: 466), che si chiude

Collt MadOrt

FIG. 9 Berlina, Musei. Specchio di bronzo etrusco (IV sec.). Eracle·Hercie attacca una fontana sulla destra: sotta il geno d'acqua, che fuoriesce da un doccione a testa leonina, un'anfo· ra rovesciata (da lIMC).

nale dell'Isola per raggiungere Erice, I'eroe vie­ne ristorato dalle fatiche del viaggio grazie al­I'intervento delle Ninfe, che fanno scaturire en­trambe Ie sorgenti J5. Una descrizione che fino ad oggi rappresentava anche I'attestazione pi" antica del mita (seguita, per Imera, dagli scolii alia XII Olimpica di Pindaro, che riferiscono la creazione delle fonti ad Atena), malgrado la ri­petuta tendenza, per Imera, a individuare ri­chi ami in tal senso gia nei testi di eta arcaica (invocando Ibico, Pindaro, 0 Eschilo) 16, 0 nel-

con it ricordo delle sorgenti termali delle Ninfe che iI celebrato esalta e frequenta nei suoi poderi: eEQ~a Nu~<pav Aou<Qa ~aO<Q~ELe; 6~,-AEWV naQ' Oh(ElCllC; aQouQmC; II riferimento aile sorgenti sta per la dtta intera (che il celebrato esalta con Ie sue imprese), evacata pren­dendo a riferimento una delle sue prindpaJi peculia­rid, in tuna evidenza nella coeva, prima emissione di tetradrammi (su cui infra). Caincidenza non casuale, su cui HAMILTON 1984. II riferimenta di Pindaro e pero alle sole sorgenti ed aile sole Ninfe, nan ad Era­cleo - Eschilo: Fr. 250 RAllT (Glauco Marino): !CaAolm Aou<Qole; t E!c),£AOU~QL t bE~ae;

EU; "'1jl(!CQTJ~vov 'I~EQav /)' a<pL!C6~TJv (?) «Lavato il carpo in belle fanti giunsi a Imera, castruita su un'alta roccia». Parole adespote attribuite un tem-

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I'iconografia delle monete battute a lmera e Ter­me Imeresi tra V e ill sec., che lasciano spazio, purtroppo, solo a ipotesi. E il caso della combi­nazi one tra tipi sui DI e sui RI di una stessa mo­neta, legando la testa di Erade con l'Atena Pro­machos rispettivamente sui DI e RI degli oboli e Ie litre imeresi della fine del V sec. (nella pro­spettiva degli scolii a Pindaro), 0 la testa di Era­de con Ie tre ninfe stanti (nella prospettiva di Diodoro) rispettivamente sui DI e RI delle mo­nete in bronzo di Terme Imeresi del ill sec.; 0

quello del rinvio all'episodio per l'immagine di Erade a riposo dei didrammi e oboli coniati dal­la stessa cina nella prima meta del IV sec., che se mostra un'impressionante analogia con un ben noto tipo crotoniate, non contiene alcun riferi­mento aile sorgenti termali; una via pericolosa, visto che nei tetradrammi battuti nel V sec. Ie sorgenti risultano legate a una figura silenica, anziche ad Erade 17.

Da questa punto di vista, dunque, il nostro rilievo offrirebbe la testimonianza piil antica di tale associazione, risalente alia fine del VI sec.

Resta da aggiungere che tale mitologia rien­tra nell'uso piil generale, nel mondo greco, di associare ad Erade i bagni caldi: gia documen­tato come pratica corrente, nel V sec., da Ari­stofane. e che si traduce, sui piano cultuale, nel­la consacrazione all'eroe-dio delle sorgenti ter­mali. Del nesso sono state proposte, nel tempo, Ie spiegazioni piil varie: e qni ci si limitera a ri­cordare la piil semplice e palmare, che consiste nel richiamare per un verso la funzione saluti­fera di Eracle, trasparente nell'epiclesi di

po ad Erade solo per ipotesi (cfr. RAnT ad Ioc.; si ag­giunga FREEMAN 1891-1894, i, p. 414, n. 2), rna rife­rite poi al protagonista, Glauco, cfr. METTE 1963, pp. 178 ss.

17) Non ha avuto seguito la proposta di GtrrMANN­SCHWABACHER 1929, di riconoscere Del bagnante di 31-cune emissioni (H5, HSa: Ie prime secondo la sequenza dei due studiosij rna non secondo queUa ricosttuita da RIzzo 1946, tav. XXI, num. 10 e pp. 125 s.) un uomo anziche un sHena (fa eccezione piu di recente HAMIL­

TON 1984), ingannati dalla posizione di prospetto di tronco e gambe. con conseguente occultamemo della coda; la stretta parentela tra questa figura e i sileni del­le altre emissioni, neUe proporz.ioni come nella posa, suggerisce una continuita del soggetto (pur nella pa­lese diversita ripologica) confennata dall'orecchio ca­prino reso di profilo e, a quanta pare, dall'itifaUismo.

18) Aristofane: Nubes, 1051; per antifrasi: «Dove trovi mai

Clemente Marconi

A1ex.ikakos, e per I'altro il suo legame con I'a­tletismo; campi nei quali I'acqua calda, con fun­zione sia terapeutica sia di ristoro dallo stress atletico, entra a pieno titolo. Si innesta qui I'e­laborazione mitologica del tema, risalente ad eta arcaica, e legata ai nomi di Pisandro, Paniassi, Ibico. La sorgente di acqua calda e il dono di un dio, ed ha I'espresso scopo di ristorare l'eroe dalle fatiche sostenute; il tuno entro una corni­ce precisa, che fornisce Ie coordinate spazio-tem­porali dell'avvenimento. Sorgenti termali, dun­que, ed un eroe-dio che per i suoi rapporti pri­vilegiati con esse viene loro collegato: nel nome o solo nella memoria di un racconto che ricor­da il suo passaggio in occasione di una sua im­presa. Proprio di qui deriva il continuo ricorre­re di fontane 0 sorgenti consacrate all'eroe nel paesaggio reale 0 mitologico, in un nesso anco­ra proverbiale per un Aristide e che trova la sua ultima consacrazione in Esichio 18.

Entro questa cornice, marcatamente greca, si colloca dunque la tradizione siciliana, di piil che probabile rna trice imerese: dalla qua Ie dipende­rebbe il nostro rilievo (sito non contemplato dal­Ie testimonianze successive), come sembrerebbe confermare la stessa iconografia della fontana.

Si innesta qui il secondo spunto di riflessio­ne suscitato dal rilievo. Che una mitologia tut­ta greca provenga da un centro dell'interno, e che nel suo aspeno essa ci appaia plasmata sui modello offerto da una colonia della costa, rna con un forte accento locale, almeno nella for­ma, non pub non interessare il piil ampio di­battito sui rapporti culturali tra mondo colonia-

aeque fredde di Erade?» ltoii 'l'UXQo bijta milltot' d6ec; <HQcilcA.£LCl AOUtQCt j - Consacrazione delle acque tennali: il testimone piu antico e Megacleide, peripa­tetico della seconda meta del IV sec. (FHG pp. 443 s.), interprete di Omero, e testimone importante di Stesicoro (in merito alia rappresentazione di Eracle), nello stesso passo di Ateneo (II, 512 E) nel quale so­no rieordate Ie acque caMe: il bti.r. tl ta geQI.U:x AOUtQQ to CPOlv6~£va £Ie til, yij, ltOvt£, 'HQaKl..£ou, cpaolv etvuL wQOj - Nesso Eracle - sorgenti tennali : riepi­logo delle incerpretazioni in CROON 1952 , pp. 9 SS.j

efr. anehe CROON 1953 . La prospettiva adottata qui ri ­sale a ROBERT 1920-1923, II, pp. 646 s. e FARNELL 1921 , p. 150. Per il nesso acqua - agonistica cfr. KRAu­SE 1841, pp. 624 ss. - Testi di eta arcaica, PISANO"O, fro 9 DAVIES; PANlASSI, fro 17 DAVIES; iBICO, fro 300 DAVIES. Fontane e sorgenti dedicate a Eracle: Treze­ne: PAUSANlA 2, 32, 4j Tennopili: P1SANDRO cit. supraj

CoIkM .....

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ERAClE IN TERRA INOIGENA?

Ie e mondo non greco (indigeno e fenicio-puni­co), per cio che attiene, anzitutto, il versante re­ligioso 19.

Le interpretazioni sull'argomento hanno pre­so, nel corso del tempo, pieghe diverse: all'otti­mismo con il quale, fino agli anni '60, si postu­lava un'influenza reciproca tra non Greci e co­loni, sfera religiosa indusa, e subentrata prima I'idea di un processo di acculturazione a senso unico, inteso come ellenizzazione progressiva dell'elemento non greco, quindi I'idea di una ra­dicale deculturazione di quest'ultimo, il cui an­nichilimento avrebbe rappresentato I'unica plau­sibile premessa per I'ellenizzazione dell'isola.

Un cambiamento di prospettive che ha avu­to la sua ricaduta nell'interpretazione di singoli momenti, e di singole figure, Erade induso. In­teso dapprima quale ideale anello di congiun­zione tra Greci e non Greci (per la cultura fe­nicio-punica in virtU dell'assimilazione a Mel­qart; per quella indigena grazie a un antico re­taggio risalente ai contatti con il mondo egeo durante l'eta del Bronzo),o, e trasformato poi in campione di una Grecita pronta in armi allo ster­minio del barbaro 'l. In una discussione per mo­delli basata in modo pressoche esdusivo su una tradizione letteraria solo raramente coeva agli avvenimenti, e dove non e difficile cogliere il ri­flesso del mutevole modo di intendere i rapporti tra culture in questo secolo 22.

Entro questa complessa problematica il no­stro rilievo, fosse corretta l'ipotesi di identifica­zione qui avanzata, fornisce spunti di riflessione notevoli.

Anzitutto, e significativo ritrovare I'immagi­ne indigena di un mito di Erade in un centro non greco dell'interno ancora sostanzialmente autonomo, stando al quadro ricostruito da Ste­fano Vassallo. E per il quale i dati della cultura materiale (in primis la ceramica d'importazione)

Giardini delle Esperidi. APoLLONIO RODIO. 4. 1441-1449. ARImOE: 40, 20j dove si attribuisce it dono ai­le Ninfe. - EsIClUO, S.v. 'HQ<llCAt'" AoUtQ<l. ehe elen­ca puntualmente Ie varie possibiliti (opera dello stes­so Eracle, 0 dono di Atena 0 delle Ninfe).

19) Per quanco segue efr. in generale DE VIDO 1997. pp. 120 55. con bibliografia.

20) MANNI 1962; SIOQVIST 1962. pp. 117- 123; MAImN 1979.

21) GIANGIULIO 1983; JOURDAIN-ANNEQUIN 1982. pp.

Colh M ......

dimostrano I'esistenza di rapporti diretti e con­soli dati con il mondo coloniale. Che poi tale mondo v.da identificato preferenzialmente con !mera, e che proprio ad !mera faccia riferimen­to il mite stesso, nel suo contenuto e nella sua espressione iconografica, e una coincidenza tutt'altro che casuale: configurandosi un quadro di rapporti culturali nel qua Ie aspetti materiali e non materiali viaggiano insieme, di pari passo. n tutto entro un tipo di contatto a carattere ami­chevole, documentabile per altri centri indigeni dell'entroterra imerese, per il quale e forte la tentazione di richiamare il modello calcidese di rapporto tra coloni e popolazioni indigene 'l.

In questa prospettiva, I'edicola di Colle Ma­dore invita a riflettere su altre presenze di Era­de nell'immmaginario dei centri non greci del­I'isola prima della fine del V secolo.

Sui versante delle immagini pubbliche, ven­gono in mente, di primo acchito, Ie emissioni monetali di Entella e Solunto. A Entella, centro elimo, nella monetazione della seconda meta del quinto secolo (anteriore a11'occupazione campa­na del 404), Erade compare sulle emissioni di mezze litre di argento: presenza alquanto signi­ficativa, trattandosi dell'unico protagonista del pantheon greco riconoscibile in questa moneta­zione 24• A Solunto, centro fenicio-punico, la pre­senza di Erade data anch'essa a prima del 400: sia sui didrarnmi d'argento (copia abbastanza fe­dele dei didrammi di Selinunte: Erade doma il toro con iconografia identica), sia nella moneta­zione in bronzo" . In entrambi i casi c'e solo da constatare il fatto che due centri non greci han­no voluto affidare la propria immagine «inter­nazionale» alia figura di Erade.

SuI versante privato, sarebbe stimolante un riesame complessivo dei prodotti di importazio­ne, del loro immaginario, del loro ruolo nel­I'intermediazione culturale. Qui basti, per Era-

227-282; 1988-1989; 1992; CUSUMANO 1996. 22) Cfr. SACHS 1977. 23) Rinvio alia sintesi di DOMiNGUEZ 1989. pp. 333 ss .•

con bibliografia. La ricerca piiI recente mette in di­scussione quesco rnodelh efr. VASSALLO I 996E.

24) Per questa rnonetazione efr. D E VIOO 1993. 25) RIzzo 1946. p. 301. e tav. Lxv, nurn. 2; per queste

emissioni cfr. ClITRONI TuSA in ClITRONI TuSA - ITA­LIA - LIMA 1994. pp. 16 55.

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cle, il richiamo del cratere attico a figure rosse, attribuito a Eurhymides, da Morgantina. Parte di un corredo per il simposio costiruito per 10 piil da coppe a vernice nera, da un'abitazione privata della prima mem del V sec.: e decorato, sui collo, da un lato con una scena di simposio, dall'altro con una scena di Amazzonomachia di Eracle. Considerara I'imporranza del simposio, come pratica socia Ie, nel mondo indigeno del­I'epoca (e che come tale si riflette nel riruale fu­nerario), ranro piil a Morgantina, siamo davve­ro tenuti a riconoscere nel proprierario del va­so un govematore greco della citra, che a sera, con gli amici, amasse bere e immaginare i Gre­ci contro i Siculi nelle vesti di Eracle contro Ie Amazzoni ? Tiranno 0 indigeno che fosse, il va­so avra giocato un suo ruolo nel trasmettere I'im­magine dell'eroe-dio in quel centro dell'inter­no 26.

II secondo spunro di riflessione viene dalla possibilim che il contesto del rilievo del Mado­re fosse di natura culruale (come tale e srato in­terpretaro dallo scavatore): circosranza che ren­derebbe inevitabile il confronro con un altro ce­lebre caso di culto per Eracle in una citra del­I'intemo della Sicilia, Agirio. II pensiero va a un celebre passo diodoreo, che qui e opportuno ri­porrare per esteso Z7:

In seguito, nell'attraversare Ia pianura Leontina, ammiro Ia bellezza della regione, e tratto con fami­liaritii. quanti 10 onoravano, lasciando presso di Ioro ricordi immortali della sua presenza. Ed aceadde che si verificasse una cosa singolare vicino alia citta di Agirio. Qui fo onorato come gli dei olimpi, splendi­damente, con riunioni solenni e sacrifici: sebbene in precedenza non avesse aceettato nessun sacrificio, al­lora aceomentt per la prima volta perchi glielo ordi­nava il demone dell'immortalita. C'era infatti non Iontano dalla citta una strada pietrosa, e Ie vacehe vi imprimevano Ie loro arme come su cera. Poich' la cosa capitava ugualmente anche ad Eracle stesso, e poich' la decima impresa era compiuta, ritenne di stare gia ricevendo quakhe segno dell'immortalita e

26) Vaso: STILLWELL 1959, pp. 171 ss., tavv. 43-44. - Im­portanza del simposio a Morgantina: LYONS 1991. -Atoibuzione a un govematore greea e interpretazione del soggetto: HOLLOWAY 1995, p. 134. Si noti piutto­sto che, considerati i cospicui danni e restauri subiti dal vaso nel corso del tempo, STILLWELL 1959, p. 172

Clemente Marconi

aceetto i sacrifici annuali dagli abitanti del luogo. Percio mostrO Ia sua gratitudine a quanti gli ave­vano tributato onon, e costrut dinanzi alia citta un lago, della circonferenza di quattro stadi, che ordino di chiamare con il suo nome. In modo simile assegno il suo nome aile arme impresse dai buoi, e costrut un tempio in onore del!'eroe Gerione, che a tutt'oggi ri­ceve onori presso gli abitanti delluogo. Iolao, suo ni­pote, che prendeva parte alia spedizione, costrut 1m

santuario memorabile, e ordino che ricevesse ogni an­no onon e sacrifici, che vengono praticati a tutt'og­gi: tutti quelli che abitano in questa citta, si lascia­no crescere i capelli dalla nascita in onore di Iolao, finch. non ottengono buoni presagi e non si propi­ziano il dio con sacrifici magnifici. Tanto grande e Ia dignita e Ia santita del santuario, che i giovani che non compiono i sacrifici conmeti perdono la voce e diventano simili ai marti. Ma costoro, quando si fa voto di compiere il sacrificio e di dare pegno al dio del sacrificio, subito, si dice, qlumti rona pesi dalla malattia suddetta, si ristabi/iscono. In seguito a que­sto, gli abitanti delluogo chiamarono Eraclea la por­ta presso cui presentavano al dio cortei e sacrifici, e ogni anna con ogni premura IVolgono una gara gin­nica e una ippica. E poichi I'intera popolazione di li­beri e di schiavi approvava, imegnarono anche ai ser­vi, che onoravano il dio in privato, a riunire tiasi e a compiere, riuniti, banchetti e sacrifici.

Se questa centro indigeno non fosse andato incontro a massicce trasformazioni nel corso del tempo, in primis la colonizzazione timoleontea del 339, quando furono fatti arrivare dalla Gre­cia 10000 nuovi cittadini ", il quadro dei culti prospettato da Diodoro, nel suo carattere pie­namenre greco, configurerebbe un caso di ac­culrurazione dall'esito pienamenre positivo (ac­cettazione, secondo 10 schema di Redfield - Lin­ton - Herskovits). Con tre culti (Eracle, Gerio­ne e lolao) dal carattere squisiramente greco, ne­gli aspetti riruali che Ii contraddistinguono (pro­cessione, sacrificio, banchetto e agoni nel caso di Eracle; riruali di iniziazione nel caso di 10-lao), ricollegati per miro alia figura di Eracle e

ipotizzava una sua prima impon3zione da Atene a Si­racusa, e un suo successivo acquisto di seconda mano da un abitante di Morgantina.

27) DlOo. Iv; 24, nella traduzione di I. LABRIOLA. 28) Fonti e bibliografia raccolte da BEJOR 1984.

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ERACLE IN TERRA INDIGENA?

connessi all'impresa di Gerione: il tutto per il tramite di una serie di «segni» naturali (il lago, Ie impronte) e culturali (spazi sacri e culti), in grado ciascuno di richiamare un discorso sull'e­roe-dio, comprovandone a loro volta il passag­gio. Che si possa parlare, dinanzi a cio, di com­piuta acculturazione dell'elemento indigeno, re­sta, s'e visto, per 10 me no problematico (ne la monetazione pre-timoleontea, dove compare Eracle, aiuta mol to: non contribuendo a diluci­dare i risvolti mitologici e rituali di questa pre­senza). Ma e indubbio che il caso di Agirio for­nirebbe un parallelo alquanto stimolante per il nostro: altro possibile esempio di ricezione in­digena della figura di Eracle, e di conseguente elaborazione di un racconto mitico che in quan­to si ricollega a una tradizione esistente, vi in­nesta una variante locale intesa a ricordare il pas­saggio dell'eroe, documentabile da precisi segni natura Ii e culturali; il tutto corredato di una di­mensione rituale altrettanto fondamentale, ben definita ad Agirio e solo ipotizzabile per I'inse­diamento di Colle Madore.

Con I'indispensabile precisazione che mentre ad Agirio e in gioco la possibilicl di un proces­so di acculturazione compiuto, nel caso nostro ragioni cronologiche ed evidenze della cultura materiale lasciano presagire un processo ancora in evoluzione. Aggiunta importante, considera­to che in questa fase, come insegna la letteratu­ra antropologica, si e ancora in una fase di de­terminazione dei tratti culturali da donare (dal gruppo donatore) e da ricevere (dal gruppo ri­cevente), di scelta dei tratti stessi da parte di chi riceve, e di integrazione di quei tratti nei mo­delli della cultura accettante; in un processo di adattamento che contempla la stessa modi fica­zione e reinterpretazione dei tratti acquistati 29.

Non sara inopportuno citare, a proposito di tale dinamica, l'esempio offerto da due centri in­digeni dell'intemo dell' isola. Sui versante delle immagini il modello fittile di tempietto da Sa­bucina: che nel mentre documenta la ricezione in un centro indigeno dell'intemo dei mode IIi dell'architettura coloniale, testimoniando del­l'impressione prodotta dalla ricca decorazione fi-

29) Si prende a riferimento, in questo studio, la classifica­Done elaborata da REDFIELD - LINTON - HERSKOVITS 1936.

gurata dispiegata sui fastigio di questi edifici (ca­valieri acroteriali, gorgoneia, teste sileniche etc.), palesa una rilettura sistematica degli elementi es­senziali (si pensi aile scanalature delle colonne del pronao), che solo ignorando questi mecca­nismi di scelta, modificazione e reinterpretazio­ne potra interpretarsi come una deviazione dal­la pura forma greca originaria )0. Sui versante dei rituali, e istruttivo il recente riesame della do­cumentazione offerta dalle necropoli di Mor­gantina (localicl Cittadella): che nell'arco cro­nologico compreso tra vn e V sec. evidenziano la compiuta assimilazione di singoli aspetti del­le pratiche funerarie dell'area greco-colonia Ie (dal ricorso a sepolture singole, differenziate, al­I'adozione di cera mica di importazione nei cor­redi), reinseriti pero entro un macrocontesto fu­nerario schiettamente indigeno, segnato da tom­be a camera destinate a inumazioni collettive per piil generazionjl'.

Sarebbero sufficienti i due casi di Colle Ma­dore e Agirio, e gli altri ai quali si e qui potu­to accennare (rna c'e da giurare che il progres­so della rice rca nei centri dell'intemo, final mente avviato in maniera sistematica, arricchira non po­co la casistica: quante altre immagini di Eracle usciranno, plasmate localmente?) per ridiscute­re I'immagine di un Eracle capace di soli rap­porti conflittuali con I'elemento non-greco di questa parte dell'isola, prefigurata a partire dal­Ie immagini nel cuore della polis e dalla docu­mentazione letteraria. Quasi che nel momento stesso in cui la polis ricorreva al mito e alia fi­gura di Eracle come paradigmi dell'esperienza coloniale e del confronto con I'estemo, inteso come imposizione del karmas sui chaos circostan­te, questa stessa figura e questo stesso mito svol­geva, parallelamente, un ruolo importante nella mediazione culturale tra Greci e Indigeni.

Un cambio di paradigmi importante per il quale sarebbe di estremo interesse conoscere I'enticl dei gruppi in rapporto. Ammesso che il gruppo ricevente Fosse una popolazione intera, e non una sua parte (I'elite, ad esempio), resta da stabilire l'entita del gruppo donatore e illuo­go del contatto. In sede storica, il modello pre-

30) DE MlRO 1983; CAsTELLANA 1983; HOLLOWAY 1988. 31 ) L YONS 1991 e 1996.

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scelto, in un quadro di rapporti pacifici, e quel-10 di una penetrazione di gruppi di coloni nel­I'habitat indigeno (in forme piu 0 meno seden­tarie). Resta da precisare, a questa punto, che la determinazione sociale di tali gruppi sarebbe una condizione essenziale per stabilire quali elemen­ti della culrura greca avessero maggiori proba­bilita di essere messi a disposizione della popo­lazione ricevente; che e come dire che un di­scorso sull'acculrurazione dell'elemento indige­no ha come indispensabile premessa una preci­sa determinazione della stessa culrura coloniale, non sempre adeguatamente ponderata. Nello specifico, non e escluso che sui versante greco proprio 10 scarto sociale tra comunitil coloniale e artefici del rapporto culrurale (si penserebbe, di primo acchito, a mercanti e artigiani) ll, fos­se all'origine di questa ambivalenza della figura di Eracle. Si pensi al caso, per tanti versi esem­plare, del ceramista greco Nicomaco, autore di un'offerta ad Eracle in pieno entroterra meta­pontino (I'area vicina a Garaguso), in etil arcai­ca ll .

Per il resto, che questa figura di eroe-dio po­tesse svolgere una funzione importante nell'in­contro tra Greci e non-Greci srupisce meno con­siderando il ruolo fondamentale svolto dal cul­to in tale mediazione, nell'intero mondo colo­niale: ed e inevitabile richiamare in questo con­testo il recente dibattito sul ruolo dei sanruari extra urbani nella colonizzazione arcaica, quale

32 ) Per i mercanti efr. ALSAl""1ESE PROCELL! 1997 , con bi­

bl iogn ha. 33) G J..\ ",.l c LlO 1993.

Clemente Marconi

luogo privilegiato per l'incontro con I'elemento indigeno e per I'avvio del processo di acculrura­zione atrraverso la via non violenta (rna non per questa meno pervasiva) delle pratiche riruali 34.

Luogo fondamentale nella geografia dei rap­porti culrurali e religiosi al quale un caso come quello del Madore sembra accostare, con un ruo-10 non meno importante, 10 stesso Sanruario in­digeno. Quasi ultima &ontiera possibile di una grecita che penetra nel cuore di una culrura al­tra entro un quadro di rapporti non improntati a quella violenza considerata troppo spesso co­me I'unica forma possibile di rapporto tra Gre­ci e Indigeni. Secondo una prospettiva che non fa giustizia dell'ampio spetrro di possibilitil, dal rapporto pacifico al violento, evocato dalla do­cumentazione letteraria II e messo continua men­te sotto i nostri occhi dalla ricerca archeologi­ca, specie per I'etil arcaica (si pensi a fenomeni di coesistenza pacifica in siti come Morgantina e Grammichele), rispetto al quale sembra per 10 meno inadeguata una lettura indiscriminata del fenomeno alia luce dei soli concetti di etnocidio e deculrurazione. Dove in nome di un concetto totalizzante di grecitil non si fa giustizia della di­versitil di approcci del mondo coloniale, in rap­porto ai diversi modi di occupazione del terri­torio.

Di nuovo, Ie immagini sembrano dare un con­tributo indispensabile alla conoscenza di miti e culti della Sicilia arcaica .

34) POLIGNAC 1991. 35) N ENO-CATALDI 1983.

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