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DOCUMENTI IN PRIMO PIANO EDIZIONE ELETTRONICA 2 F abrizio P agnoni 1420 I VISCONTI E LA VALCAMONICA Breno Museo Camuno mmxii
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1420. I Visconti e la Valcamonica

Feb 02, 2023

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Page 1: 1420. I Visconti e la Valcamonica

DOCUMENTI IN PRIMO PIANO EDIZIONE ELETTRONICA2

Fabrizio Pagnoni

1420

I VISCONTIE LA VALCAMONICA

Breno

Museo Camuno

mmxii

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Documenti in primo piano edizione elettronica - issn 2240-2764

è una collana pubblicata sotto il patrocinio e con il contributo di

Un particolare ringraziamentoalla Banca di Valle Camonica e alla Fondazione Tassara

Realizzazione editoriale a cura di

© Copyright Museo Camuno2012

www.vallecamonicacultura.it/museocamuno/documenti_primo_piano.php

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Introduzione

Gli anni Venti del Quattrocento furono deter-minanti per la futura configurazione degli equili-bri geo-politici dell’Italia settentrionale. Quel de-cennio, apertosi con il completamento delle opera-zioni militari visconteee tese al recupero delle terreperdute dopo la morte di Gian Galeazzo (1402), siconcludeva infatti con il passaggio delle città dellaLombardia orientale nella sfera d’influenza vene-ziana. Tra i quadranti strategici di questa lunga fasedi instabilità politica figuravano certamente Bresciaed il suo territorio e, in particolare, la Valcamonica.

Nel 1404 il signore di Fano Pandolfo Malatesta,inviato a Brescia da Caterina Visconti al fine di ri-stabilire il controllo ducale sulla città, aveva saputoapprofittare della grande instabilità politica e delladebolezza della reggenza per assicurarsi la signo-ria su Brescia. Negli anni successivi, il condottierosi spese per consolidare dall’interno il proprio do-minio, estendendo il controllo a quelle terre e bor-ghi nei quali la resistenza ghibellina (e più marcata-mente filoviscontea) si dimostrava più tenace. Eccoallora che le valli divennero un essenziale snodostrategico per il Malatesta: assicuratasi (con privi-legi ed esenzioni) la fedeltà delle valli Trompia eSabbia, tradizionalmente antiviscontee ed ora gui-date e coordinate da importanti famiglie aristocra-

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tiche di impronta guelfa (Avogadro, della Nozza,Rozzone, Medici), egli poté rivolgersi con più at-tenzione all’ area camuna. Qui il predominio dellegrandi casate filoviscontee (Federici e da Cemmo),l’estrema mobilità del campo fazionario e la pre-senza di solide strutture comunitarie rendevano ilquadro politico particolarmente delicato. Di fatto,il signore di Brescia non riuscì mai ad estendere uncontrollo omogeneo sulla vallata camuna, nemme-no nel 1414-19, quando alcune frizioni interne al-la comunità di Valle ebbero l’effetto di formare ungrosso centro di resistenza antiviscontea a nord dellago d’Iseo, tra Costa Volpino e Rogno. All’iniziodegli anni Venti, pertanto, il nuovo duca di Milano,Filippo Maria, poteva attendere alla riconquista delbresciano (avvenuta nel marzo del 1421), non pri-ma di avere ridefinito con gli ambasciatori di Vallei termini del reintegro della comunità nel dominiovisconteo.

I Visconti e la Valle

I Visconti consideravano la Valle un quadran-te fondamentale nella propria politica di dominiogià molto tempo prima della conquista del terri-torio bresciano, avvenuta nel 1337. Alla fine delDuecento, infatti, l’intervento di Matteo Visconti in

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qualità di mediatore nella contesa tra Brescia edi Federici aveva ridefinito la geografia istituziona-le camuna, concedendo separazione in civilibus, unpodestà proprio, e la custodia in autonomia di al-cune rocche. Sulla base di questa composizione, edei privilegi imperiali, nel corso del xiv secolo leistituzioni comunitarie di Valle poterono rafforzar-si e strutturarsi più precocemente rispetto a quan-to non accadde nelle vicine Valtellina, Valtrompia,Valsabbia, dove il riconoscimento dell’universitas diValle come interlocutore unitario fu più tardivo. Losviluppo di tali istituzioni comunitarie non vennesignificativamente inficiato dalle lotte tra fazioni,fenomeno che, soprattutto dagli anni Sessanta delTrecento, assunse un particolare livello di acredi-ne ed una capacità di coinvolgere ampi strati dellasocietà camuna, dall’aristocrazia alle singole comu-nità rurali. I Visconti, anche in ordine a tutto ciò,costruirono il loro rapporto con la Valle Camonicacon ispirazioni e tendenze diverse nel corso deglianni: se Azzone, Luchino e Giovanni si limitaronoa confermare la separazione della Valle, garantendoperò (soprattutto sul piano giurisdizionale) alcunimargini di azione per le istituzioni cittadine, Berna-bò, spinto anche da ragioni di sicurezza interna e diinstabilità politica, ruppe gli equilibri locali appog-giando apertamente le grandi famiglie aristocrati-che di orientamento ghibellino (Federici, da Cem-

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mo e, allargando lo sguardo alle aree circonvicine,anche Isei e Suardi), scelta da cui dovette recedereaffidando la Valle alla reggenza del figlio Marco eprovvedendo alla separazione di alcune terre guel-fe dalla giurisdizione del podestà camuno. GianGaleazzo si dedicò con particolare attenzione allaValle verso la metà degli anni Novanta, con l’inten-to di porre un freno alle lotte di fazione, che ormaiavevano acquisito il carattere di guerra permanenteed interessavano non solo la società camuna, ma levalli circonvicine bresciane e bergamasche: il risul-tato fu la pace di Breno del 1398. La morte del duca,di lì a quattro anni, fece riesplodere i contrasti tra leparti, aprendo una lunghissima fase di instabilità.

Il documento

Con questo privilegio, dato a Milano il 27 mag-gio 1420, Filippo Maria Visconti intese regolare irapporti con la comunità di Valle in tema di fiscali-tà e contribuzioni alla camera ducale, prima di rien-trare definitivamente in possesso di tutto il territo-rio bresciano. Nel corso del Trecento, la Valle Ca-monica, sotto il profilo fiscale, era stata resa corpoa sé stante rispetto al distretto bresciano: pertanto,era tenuta a solvere un salarium mensile al principe(nel 1388, la quota prevista era di 150 fiorini). In-nanzitutto, il duca accordò ai Camuni una serie di

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riduzioni in tema fiscale, come la diminuzione delsalarium (da 250 a 100 fiorini al mese) e della quotada versare pro thesauraria; poi volle ribadire, in pie-na continuità con l’uso vigente dall’epoca di GianGaleazzo, che le voci di spesa attinenti al salariodel podestà, alle custodie delle fortezze di Breno eMontecchio ed alle spese di manutenzione ordina-ria e straordinaria sarebbero rimaste a carico dellacomunità di Valle.

Nella seconda parte del documento, Filippo Ma-ria accolse le richieste degli ambasciatori camuni,che spingevano per una sensibile riduzione delleesenzioni di alcune famiglie aristocratiche. In effet-ti, grazie alle concessioni feudali ottenute attorno al1410, Federici e da Cemmo avevano potuto fare levasui privilegi fiscali di cui già godevano (nel caso deiprimi, almeno dal 1365) per estendere l’immunitàtributaria su gran parte dell’area camuna, infician-do pesantemente la capacità contributiva dell’uni-versità di Valle. E proprio attorno al tema fiscale leistituzioni comunitarie camune seppero fare qua-drato, puntando forte sul tema della equiparazio-ne dell’aristocrazia ai membri non privilegiati dellacomunità: un altro tassello importante nella costru-zione di una forte coesione istituzionale, elementoche fa della Valle Camonica un caso peculiare tra lecomunità alpine del tardo Medioevo.

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Turbines guerrarum

i contrasti in età malatestiana

Nel testo del privilegio, quasi a voler sottolinea-re la necessità e l’urgenza del patto stipulato tra gliofficiali del duca ed i rappresentanti della comuni-tà di Valle Camonica, venne formulato un generi-co richiamo alle gravi condizioni ed agli immensidanni patiti dalla popolazione camuna a causa deiflagelli provocati delle guerre passate. Il rimandoera assai pertinente: nel ventennio precedente, in-fatti, i disordini politici e l’elevato livello di conflit-tualità locale avevano fatto esplodere contraddizio-ni e frizioni presenti da tempo. Diversamente dalresto del bresciano, in area camuna la parte guel-fa si trovava in condizioni di svantaggio, strategi-co e numerico, rispetto alle forze ghibelline: questeultime, infatti, non solo erano riuscite ad attrarrea sé un fitto numero di comunità locali ma, attra-verso le attente politiche matrimoniali delle grandifamiglie aristocratiche, avevano saputo creare unarete consolidata di alleanze con le principali fami-glie filoviscontee dell’area: tra tutte, i Suardi e gliIsei. Secondo le cronache, furono i guelfi a rompe-re gli indugi, raccogliendosi attorno ai capifazione(Baroncino da Lozio, Antoniolo Marchesi da Grevo,Girardo dei Ronchi di Breno), e trincerandosi nellafortezza di Niardo (borgo di fedeltà guelfa), dalla

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quale per diversi anni riuscirono a minacciare se-riamente i ghibellini, giungendo persino a metterein pericolo la vita del podestà visconteo, OddoneSpinola da Lucoli. Le prime risposte da parte deighibellini vennero direttamente dalla reggenza, coni bandi emanati da Caterina Visconti, e dal vescovodi Brescia, Guglielmo Pusterla, che nel 1405 intentòun processo contro alcuni vassalli camuni di fedel-tà guelfa, privandoli dello ius decimandi. A partiredal 1408, la crescente pressione esercitata da Pan-dolfo Malatesta, desideroso di farsi largo anche inarea camuna, causò una polarizzazione netta tra iguelfi, trinceratisi nella bassa Valle, tra Costa Volpi-no e Rogno, ed i ghibellini, entrati nel frattempo inpossesso della storica fortezza guelfa di Lozio do-po aver massacrato il miles Baroncino e tutti i guelfiche vi si trovavano.

Nota al testo

Del privilegio non sono note precedenti edizio-ni a stampa. Solo Gregorio Brunelli di Valcamo-nica, accennando nei suoi Curiosi trattenimenti allevicende camune di inizio Quattrocento, ne diede unbreve regesto.

Il testo, per comodità di lettura, è scandito inparagrafi; la punteggiatura è adattata al moderno

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uso dell’Italiano. Sono sciolte tutte le abbreviazio-ni. Le integrazioni, segnalate da parentesi uncinate,sono rese necessarie da guasti materiali nella perga-mena, soprattutto in corrispondenza delle antichepiegature. I punti di sospensione, già presenti neldocumento, sostituiscono il nome del duca padredi Filippo Maria, Gian Galeazzo, e dei funzionaridella signoria.

Quanto ai cancellieri sottoscriventi il privilegio,Iacobinus ed Antoninus, non è stato possibile reperi-re informazioni certe. Si tratta, con ogni probabilità,del monzese Giacomino de Bechetis e del milaneseAntonio da Oppreno.

Ringraziamenti

Desidero ringraziare Simone Signaroli, che hapensato a me per questo lavoro e ne ha seguitocostantemente la genesi; Roberto Perelli Cippo, Li-liana Martinelli Perelli e Marta Mangini per avervisionato edizione e traduzione del documento.

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Edizione

Filipus Maria Anglus dux Mediolani etceteraPapie Anglerieque Comes. Fuerunt hic dominusRaynaldus de Firmo, Carnevalinus de Malono, Bul-dinus de Savioro, Bonfadus de Dalegno, Magno-nus de Malono habitator Çemmii, Antonius Mastie-rii ambassatores Communitatis et hominum nostreValliscamonice qui nomine ipsorum Communitatiset hominum convenerunt cum nobilibus viris Ma-gistris Intratarum nostrarum nomine Camere nos-tre agentibus in hunc modum, videlicet quod si-cut ipsi Communitas et homines ipsius nostre Val-liscamonice solvebant tempore recolende memoriequondam Illustrissimi domini domini.. Genitorisnostri honorandissimi singulo mense Camere eius-dem illustrissimi domini Genitoris nostri pro eiussalario florenos ducentu‹m›quinquaginta, debeantdecetero solvere camere nostre pro salario nostrosolum florenos centum singulo mense, incipiendoin kallendis mensis Iunii proximi futuri.

Et quod sicut etiam solvebant singulo anno pre-fate camere illustrissimi domini.. Genitoris nostripro thesauraria dicte vallis florenos centum, debe-

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ant decetero solvere camere nostre singulo annopro ipsa thesauraria incipiendo ut supra solum li-bras centum imperiales. Quos quidem florenos cen-tum dicti nostri salarii solvere teneantur et debeantdicte nostre camere per tres terminos cuiuslibet an-ni, videlicet de quatuor mensibus in quatuor men-ses, et quas libras centum dicte thesaurarie solvereteneantur in fine cuiuslibet anni.

Item quod debeant singulo mense solvere sala-rium.. Potestatis nostri dicte vallis, ac pagas cus-todie castrorum nostrorum Breni et Montegii dic-te vallis prout solvebant dicto tempore bone me-morie, atque omnes expensas que fieri occurrentpro reparationibus dictorum castrorum, pontium,et stratarum dicte vallis, ac omnes alias expensasextraordinarias que ipsi Communitati occurrent.

Item quod nobiles illarum duarum domorumdicte vallis que dicto tempore erant exempte, vi-delicet domus domini Antonii et fratrum de Frede-ricis et eorum nepotum et descendentium, ac Ber-tolamei de Çemmo et.. nepotum et descendentiumipsorum sint et esse debeant exempti a quibuscum-que oneribus realibus, personalibus atque mixtis,ordinariis et extraordinariis, pro omnibus bonis quepresentialiter habent, possident et tenent dumtaxatprout erant dicto tempore bone memorie quondam

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illustrissimi domini.. Genitoris nostri. Pro bonisvero ab hodierna die in antea per ipsos nobiles ac-quirendis in futurum teneantur ipsi nobiles con-tribuere salario nostro et taleis per nos imponen-dis ac quibuscumque aliis oneribus suprascriptis,quemadmodum alii valleriani dicte vallis.

Item quod alii nobiles de Fredericis et alii qui-cumque qui dicto tempore erant et etiam presentia-liter sunt exempti non teneantur contribuere cumipsa Communitate ad salarium nostrum, nec ad ta-leas nostre camere spectantes, sed solummodo te-neantur et debeant contribuere cum dictis Commu-nitate et hominibus nostris Valliscamonice pro eo-rum contingenti portione ad suprascriptas omnesexpensas salarii potestatis, custodie et reparationumcastrorum, pontium et stratarum, et etiam ad ta-leas quas contingeret imponi pro exercitibus nos-tris et fulcimentis ipsorum exercituum et ad aliasquascumque expensas dicte Communitatis, preter-quam ad salarium nostrum et ad taleas nostre ca-mere ut prefertur.

Item quod omnes habitantes in dicta valle quisoliti erant contribuere cum dicti‹s Communitateet› hominibus dicte vallis tempore prefati quondamIllustrissimi domini.. Genitoris nostri qui facti suntexempti a dicto tempore citra, teneantur et nunconeribus quibuscumque contribuere ‹occurrentibus

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cum› dicta Communitate et hominibus ipsius val-lis, aliquibus exemptionibus concessis ab inde citranon obstantibus. Item quod dicti Communitas ethomines possint et debeant et eis liceat uti omni-bus illis prerogativis, honorantiis, comoditatibus etiuribus quibus utebantur et uti poterant temporeantedicto.

Quare, consideratis gravibus conditionibus at-que immensis damnis per predictos Communita-tem et homines ob guerrarum preteritarum turbi-nes perpessis, dictam conventionem et omnia et sin-gula suprascripta per ipsos cum antelatis nostrisMagistris modo predicto factam et facta presentiumserie ex certa scientia approbamus et confirmamususque ad nostrum beneplacitum voluntatis.

Mandantes.. Potestati nostro dicte Valliscamoni-ce presenti et futuris quatenus has nostras conven-tionis litteras et omnia et singula suprascripta ob-servent et faciant observari atque executioni man-dent et mandari faciant cum effectu; necnon ratio-natoribus et.. Officialibus Camere nostre quatenusipsos Communitatem et homines super libris dic-te nostre camere de predictis quantitatibus pecuniefaciant debitores, atque temporibus debitis bulle-tas et scripturas solutionum opportunas, secundumquod singula singulis congrue referendo noverintconvenire.

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In quorum testimonium presentes fieri iussimuset registrari nostrique sigili appensione muniri.

Datum Mediolani die vigesimoseptimo mensismaii millesimoquadringentesimovigesimo, tertiade-cima indictione.

IacobinusAntoninus

[Sigillum Pendens Deperditum]

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Traduzione

Filippo Maria Anglo, duca di Milano etc. e con-te di Pavia ed Angera. Sono stati qui Rinaldo daFermo, Carnevalino da Malonno, Buldino da Savio-re, Bonfadio da Ponte di Legno, Magnone da Ma-lonno abitante a Cemmo ed Antonio figlio di Ma-sterio, ambasciatori della Comunità e degli uominidi Valcamonica, i quali a nome della medesima Co-munità si sono accordati con i nobili Maestri del-le nostre Entrate, che a nome della nostra Camerahanno deciso in tal modo, cioè che, se al tempo del-l’onoratissimo illustrissimo signore nostro padre lacomunità e gli uomini di Val Camonica pagavanoalla sua Camera, per il suo salario, duecentocin-quanta fiorini al mese, dovranno d’ora in poi pa-gare alla nostra Camera solo cento fiorini al mese,incominciando dal prossimo giugno.

Inoltre, così come corrispondevano annualmen-te alla predetta Camera dell’illustre signore nostropadre, per la tesoreria di Valle, cento fiorini, debba-no d’ora in poi pagare alla nostra camera annual-mente per la medesima tesoreria solo cento lire im-periali, cominciando come specificato sopra. Sianotenuti e debbano corrispondere questi cento fiorinidel nostro salario alla nostra Camera in tre rate ognianno, cioè ogni quattro mesi, e debbano versare lecento lire della tesoreria alla fine di ciascun anno.

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Inoltre, dovranno pagare ogni mese lo stipendiodel nostro Podestà di Valcamonica, e le paghe e lecustodie dei nostri castelli di Breno e Montecchio,così come pagavano al tempo del nostro padre, etutte le spese che si dovranno fare per la ripara-zione di tali castelli, dei ponti, e delle strade del-la detta Valle, e tutte le spese straordinarie che sipresenteranno.

Inoltre, che i nobili di quelle due casate di Valca-monica che erano esenti al tempo del nostro padre,e cioè la casata di Antonio e dei fratelli Federici,ed i loro nipoti e discendenti, e quella di Bartolo-meo da Cemmo con i nipoti ed i discendenti, sianoe debbano essere esenti da qualunque onere rea-le, personale e misto, ordinario e straordinario, pertutti i beni che al presente hanno, possiedono e de-tengono non più di quanto lo erano al tempo del-l’illustrissimo signore nostro padre. Per i beni cheda oggi in avanti questi nobili andranno acquistan-do, invece, siano essi tenuti a contribuire al nostrosalario, alle taglie che imporremo, e a tutti gli al-tri oneri sopra indicati, allo stesso modo degli altrivalligiani di Valcamonica.

Inoltre, che gli altri nobili Federici e tutti coloroche erano esenti al tempo del nostro padre e che losono tuttora, non siano tenuti a contribuire con laComunità al nostro salario, né alle taglie spettan-

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ti alla nostra Camera, ma siano tenuti solamente acontribuire, assieme alla Comunità ed agli uominidi Valle, per la parte che attiene loro a tutte le speseanzidette dello stipendio del podestà, delle custo-die e delle riparazioni, dei castelli, dei ponti e dellestrade, ed anche alle taglie che capiterà di imporre,per le nostre truppe e per il sostegno alle stesse, e atutte le altre spese della comunità, fuorché al sala-rio nostro ed alle taglie della nostra camera, comesi è detto.

Inoltre, che tutti gli abitanti di Valle Camoni-ca che erano soliti contribuire con la comunità egli uomini della detta Valle al tempo dell’illustrissi-mo signore Genitore nostro che sono stati resi esen-ti da quel tempo in avanti, siano tenuti ancora acontribuire per tutti gli oneri eventuali con la det-ta comunità ed uomini di Valle, non ostanti altreesenzioni concesse da quel tempo in avanti. Inol-tre, che la Comunità e gli uomini predetti possano,debbano e piaccia loro il valersi di quelle prerogati-ve, privilegi, vantaggi e diritti delle quali godevanoe potevano godere nel tempo anzidetto.

Perciò, considerate le gravi condizioni ed i dan-ni immensi patiti dai predetti uomini e comunitàa causa delle bufere delle guerre passate, per de-cisa conoscenza approviamo e confermiamo, finoa quando ci piaccia, questa convenzione e tutte le

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cose soprascritte fatta e fatte per opera loro (degliambasciatori camuni) assieme con i succitati nostriMaestri.

Ordiniamo al nostro Podestà di Valcamonica eai suoi successori che osservino, facciano rispettarequesta convenzione e mandino a compimento tuttele cose soprascritte; ordiniamo pure ai razionatorie agli officiali della nostra Camera che inseriscanocome debitori nei registri della nostra Camera fi-scale la Comunità e gli uomini di Valle, secondo lequantità di denaro soprascritte, e facciano a tempodebito le ricevute e le opportune scritture di paga-mento, secondo ciò che avranno saputo concordareattribuendo a ciascuno in modo congruente.

A testimonianza di queste cose, abbiamo ordi-nato di redigere la presente, di registrarla e di mu-nirla del nostro sigillo pendente.

Dato a Milano, il ventisettesimo del mese di mag-gio 1420, tredicesima indizione.

GiacominoAntonino

[Sigillo pendente perduto]

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Bibliografia essenziale

Fonti manoscritte

Breno, Museo Camuno, Raccolta Putelli, Perga-mena 607, Privilegio di Filippo Maria Visconti allaComunità di Valle Camonica (1420).

Milano, Biblioteca Ambrosiana, manoscritto D59 suss., Elenco di carte ducali dei secoli xiv-xv.

Testi consultati

M. Della Misericordia, Divenire Comunità. Co-muni rurali, poteri locali, identità sociali e territoriali inValtellina e nella montagna lombarda nel tardo medio-evo, Milano 2006, pp. 813-44.

M. Della Misericordia, I nodi della rete. Paesag-gio, società e istituzioni a Dalegno e in Valcamonica neltardo Medioevo, in La Magnifica Comunità di Dalegno,a cura di E. Bressan, Breno 2009, pp. 113-351.

Gregorio di Valcamonica, Curiosi trattenimen-ti continenti raguagli sacri e profani de’ popoli camuni,Venezia, Giuseppe Tramontin, 1698, pp. 415-43.

F. Pagnoni, Brescia viscontea (1337-1403). Orga-nizzazione territoriale, identità cittadina e politiche digoverno negli anni della prima dominazione milanese,Milano, di prossima pubblicazione.

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C. Santoro, La politica finanziaria dei Visconti, ii,Gessate 1979, pp. 88-90.

G. Zanetti, Le signorie, in Storia di Brescia, i,Brescia 1961, pp. 866-76.

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Glossario

Ius decimandi: Il diritto di ricuotere la decima,il tributo ecclesiastico più importante e redditizioin età medievale. Un diritto appartenente ai vesco-vi i quali, normalmente, ne disponevano o gesten-dolo direttamente, o più spesso cedendolo in feudoai propri vassalli (signori locali, comunità etc.), op-pure a vere e proprie figure imprenditoriali che, incambio di una certa libertà nella gestione delle ri-scossioni, garantivano però introiti certi alla Mensaepiscopale.

Maestri delle entrate: I funzionari più im-portanti nella gestione della fiscalità viscontea, ilcui ruolo si afferma soprattutto a partire dall’età diGian Galeazzo, quando peraltro il Magistrato delleentrate viene suddiviso nelle due sezioni delle en-trate ordinarie e delle entrate straordinarie. In mol-te occasioni, ivi compresa quella esposta in questasede, il principe lascia che siano i Maestri stessi atrattare direttamente con i rappresentanti delle co-munità locali, riservandosi di apporre il suo placetall’accordo stipulato.

Razionatori: Officiali contabili incaricati di re-gistrare tutte le entrate e le spese della Camera,

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creati dall’amministrazione viscontea probabilmen-te già da metà Trecento.

Salario: La contribuzione mensile che ogni sog-getto istituzionale inglobato nel dominio visconteoè tenuto a corrispondere al principe. Rientra nelnovero delle contribuzioni ordinarie.

Thesauraria: Con questo termine si indica latesoreria, non solo come luogo ma anche come uffi-cio. Se, come mi pare, il documento qui pubblicatoindica la tesoreria di Valle, è una ulteriore attesta-zione del fatto che le strutture comunitarie in ValCamonica sullo scorcio del Medioevo fossero ormaiampiamente articolate.

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Immagine

Breno, Museo Camuno, Raccolta Putelli, Pergamena 607