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Mar 25, 2022

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dariahiddleston
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NNoorrmmee ppeerr ggll ii aauuttoorriiLa rivista Oer_b pubblica editoriali, contributi scientifici originali, con-tributi brevi su problematiche locali, commenti sulla letteratura inter-nazionale, oltre a Rubriche, Notizie, Letture e Lettere alla Redazione. È ammessa la lingua inglese solo per articoli originali e lettere.Vengono pubblicati contributi originali inviati a questa rivista. Gli arti-coli originali sono sottoposti al giudizio del Comitato Scientifico: ladecisione definitiva è affidata al Comitato di Redazione. Gli Editorialie gli Interventi vengono invece discussi ed approvati nel Consiglio diDirezione.

DDaatttt ii lloossccrr ii tttt iidevono essere redatti in doppia interlineatura, su una sola facciata difoglio. Gli Autori sono invitati a rimanere nell’ampiezza delle venti car-telle (5000 parole) per gli articoli originali e delle dieci cartelle (2000parole) per gli editoriali, i contributi brevi su problemi locali e gli inter-venti (figure, tabelle e bibliografia compresi). Il testo dei contributi scientifici originali deve essere distribuito nelmodo seguente: titolo, riassunto, introduzione, materiali e metodi,risultati, discussione e conclusioni, eventuali ringraziamenti, bibliogra-fia. La prima pagina dovrà contenere: titolo, cognomi e nomi degli auto-ri, seguiti dall’indicazione della loro istituzione di appartenenza. Dovrà inoltre essere indicato il nome e l’indirizzo dell’autore al qualesi desidera siano inviate la corrispondenza e le bozze da correggere.Per tutti gli articoli e le rassegne è richiesto un riassunto non superiorealle 250 parole nella lingua originale. Inoltre, per articoli sottoposti inlingua inglese, è richiesto un esteso riassunto in italiano, non superiorea 4 cartelle dattiloscritte in doppia interlineatura. Per ridurre i tempi dipubblicazione, si raccomanda agli autori di inviare anche una copiadel lavoro su supporto magnetico (floppy disk da 3.5”), contenente iltesto completo del lavoro, scritto preferibilmente utilizzando MicrosoftWord.

FFiigguurree ee ttaabbeell llee dovranno essere allegati al testo su fogli separati, ed essere numera-ti nell’ordine della citazione, con numeri arabi. Per ciascuno di essidovrà essere indicata una didascalia breve ed autoesplicativa. Lefigure dovranno essere inviate in originale, in forma adatta ad unariproduzione diretta.

BBiibbll iiooggrraaffiiaadeve essere riportata su fogli a parte e numerata in ordine di citazio-ne nel testo e deve essere citata nel testo mediante la stessa nume-razione, racchiusa tra parentesi. Per la compilazione delle singolevoci, seguire le norme adottate dalla U.S. National Library ofMedicine. Ogni citazione di articoli, deve includere: i cognomi di tuttigli autori (se non sono più di sei) seguiti dalle iniziali dei nomi e se gliautori sono più di sei, citare soltanto i primi tre e aggiungere et al.; iltitolo del lavoro; il titolo del periodico abbreviato come indicato inIndex Medicus 1982; l’anno, volume, le pagine iniziale e finale. Ognicitazione di libro o capitolo o articolo in libro deve includere: il nome(o i nomi) dell’autore/autori, il titolo del lavoro, i nomi degli editors, iltitolo del libro, il luogo di edizione, la casa editrice, la data di edizio-ne, il numero del volume, le pagine iniziale e finale del capitolo o arti-colo.

EEsseemmppii_rivista: Smith LA, McAdams HS. A cancer study. Eur J Cancer 1974; 2:125-132._libro: Deignen J. Cytogenetics Studies in Rats. New York, AcademicPress, 1969._articolo e capitolo in un libro: Gorbo P. Methods of protein measure-ments. In: Williams YT, Sodeman WA Jr, eds, Methods ofMeasurements. New York, McGraw-Hill, 1969. VoI. 3, 220-236.

GGlloossssaarr iiooogni contributo dovrà contenere un glossario esplicativo dei terminitecnici e delle formule o degli indicatori utilizzati considerato il tipo didiffusione della rivista.

I lavori vanno inviati, in triplice copia, presso: Oer_b, c/o RegioneBasilicata, Ufficio Politiche della Prevenzione Via della Regione Basilicata, 75, 85100 Potenza (telefono 0971- 448823– fax 0971 448900). È preferibile l’invio mediante file Microsoft Word ai seguenti indirizzo e-mail: [email protected]@regione.basilicata.it

Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte dei testi forniti può essereriprodotta in alcun modo se non autorizzata.

OOeerr__bbrivista periodicaosservatorioepidemiologicoregione basilicataddiicceemmbbrree 22000066

DDiirreettttoorreeGiuseppe Montagano

CCooddiirreettttoorreeGabriella Cauzillo

RRiicceerrccaa bbiibbll iiooggrraaffiiccaa ee iiccoonnooggrraaffiiccaa Dina [email protected]

DDiirreettttoorree RReessppoonnssaabbii lleeDonato Pace

DDiirreettttoorree SScciieennttii ff iiccooDonato Greco

SSeeggrreettaarriioo SScciieennttii ff iiccooRocco Galasso

RReessppoonnssaabbii llee eeddiittoorr iiaalleeDina Sorrentino

CCoommiittaattoo SScciieennttii ff iiccooSalvatore BarbutiGiorgio CasatiRiccardo CapocacciaNicola D’AndreaVito GaudianoDonato GrecoVito LeporeEnrico MazzeoIgnazio OlivieriFerdinando RomanoGennaro StraziusoGianni TognoniGiancarlo VaniniFrancesco VinciFelice Vitullo

CCoommiittaattoo ddii RReeddaazziioonneeAngela P. BellettieriEnzo CarusoFrancesco CasinoMichele De LisaMassimiliano GalloEgidio GiordanoEspedito MoliterniDonato MuscilloDonato PafundiRocco G. PanaraceTeresa RussoGerardina SorrentinoRosaria Tozzi

OOsssseerrvvaattoorriioo EEppiiddeemmiioollooggiiccooE-mail: [email protected]@regione.basilicata.it

DDiirreettttoorreeE-mail: [email protected]

CCooddiirreettttoorreeE-mail: [email protected]

Progetto grafico impaginazione e stampaGrafiche Miglionico-Potenza

IInn ccooppeerrtt iinnaa::Girolamo Orlando (1876 – 1964 ) - Pescopagano PZ

AAll ll ’’ iinntteerrnnoo::incisioni di Maurits Cornelis Escher ( 1898 – 1972 )

11//0066 OOeerr__bb

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-- pprreevveennzziioonnee ddeell llee mmaallaatttt iiee ddeell ssiisstteemmaa cciirrccoollaattoorriiooee ddeell llee rreecciiddiivvee ddeeggll ii eevveennttii ccaarrddiioovvaassccoollaarrii aaccuuttii ;;

-- pprreevveennzziioonnee ddeell llee ccoommppll iiccaannzzee ddeell ddiiaabbeettee mmeell ll ii ttoo((iimmppoorrttaannttee ffaattttoorree ddii rr iisscchhiioo ccaarrddiioovvaassccoollaarree));;

-- pprreevveennzziioonnee ddeell ccaannccrroo ddeell llaa mmaammmmeell llaa ddeell llaaddoonnnnaa,, ddeell ccaannccrroo ddeell llaa cceerrvviiccee uutteerriinnaa ee ddeell ccaann--ccrroo ccoolloonn--rreettttaallee ((aattttrraavveerrssoo uulltteerriioorree pprroommoozziioonneeddeeggll ii ssccrreeeenniinngg oonnccoollooggiiccii ggiiàà aatttt iivvii));;

-- pprreevveennzziioonnee ddeeggll ii iinncciiddeennttii ((ddoommeessttiiccii ssttrraaddaall ii eellaavvoorraattiivvii));;

-- pprreevveennzziioonnee ddeell ll’’oobbeessiittàà qquuaallee iimmppoorrttaannttee ffaattttoorreeddii rr iisscchhiioo ddeell llee mmaallaatttt iiee ddeell ssiisstteemmaa cciirrccoollaattoorriioo eeddeell ddiiaabbeettee mmeell ll ii ttoo ddii tt iippoo 22;;

-- ppiiaannoo vvaacccciinnii ..

Si rimarca, in linea con l’indirizzo avanzato di sinergie tra EntiStatali e non, che la Regione Basilicata ha previsto anche lacompartecipazione di altri Soggetti, oltre che quella insostitui-bile del SSR, per esempio: la compartecipazione delle Forzedell’Ordine nella realizzazione del progetto di prevenzionedegli incidenti stradali; dell’INAIL nella realizzazione del pro-getto di prevenzione degli incidenti domestici e degli infortunisul lavoro; dell’Ufficio Scolastico Regionale nella realizzazionedel progetto di prevenzione degli stati di soprappeso-obesitàin particolare per le parti inerenti l’educazione alimentare e lapromozione dell’attività fisica in età evolutiva.

In questo numero di OOeerr__bb si riportano, tra l’altro, il “pianovaccini” ed i risultati di alcuni studi attinenti alle misure di pre-venzione previste (Studio PASSI etc.).

Riteniamo di segnalare ai lettori, in questo stesso numero dellaRivista, tra i temi collaterali - ma non secondari ai fini sanitari -l’importanza dell’articolo sull’indagine e sulle attività di miglio-ramento del benessere organizzativo, proposto dall’AziendaSanitaria USL n. 3 di Lagonegro (PZ), finalizzate alla “valorizza-zione” delle risorse umane nel senso della organicità di questeal servizio.

Nei prossimi numeri saranno presentati tutti gli altri progetti diprevenzione, avviati o conclusi, nonché gli obiettivi ed i tra-guardi di volta in volta raggiunti insieme con le AziendeSanitarie e le altre Istituzioni coinvolte.

Nel chiudere la nota editoriale, cogliamo l’occasione – nelsalutare tutti i destinatari della rivista – per rivolgere ad essi uninvito a presentare a questa Redazione contributi ed espe-rienze che possano avere rilevanza per la Sanità Lucana inmateria di prevenzione e non solo…

2EEddiittoorr iiaallee

IIll ppiiaannoo nnaazziioonnaallee ddeellllaa pprreevveennzziioo--nnee 22000055--22000077:: llee ssttrraatteeggiiee rreeggiioonnaallii..

GGaabbrriieell llaa CCaauuzzii ll lloo11,, DDiinnaa SSoorrrreennttiinnoo11

1Ufficio Politiche della Prevenzione – Dipartimento SaluteRegione Basilicata

Negli ultimi decenni si è avuto un incremento significativodelle malattie cronico-degenerative da cui un aumento

della spesa sanitaria che, nel breve-medio periodo, potrebbediventare insostenibile da parte del Servizio SanitarioNazionale.

Pertanto si è affermata la necessità di definire specifiche misu-re di prevenzione, considerato che tali patologie sono in largamisura prevenibili.

Da qui il Piano Nazionale della Prevenzione 2005-2007, ampia-mente condiviso dalle Regioni, che, nel 2004, hanno sottoscrit-to un accordo (l’accordo di Cernobbio del 6 aprile 2004) sugliobiettivi di salute prioritari, prevedendo un coordinamentocentrale, (coordinamento centrale affidato al CentroNazionale per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie-CCM), al fine di uniformare gli interventi in tutto il Paese emonitorare i risultati.

In riferimento al biennio 2005-2007, il Piano mira alla prevenzio-ne di malattie del sistema circolatorio, tumori maligni, inciden-ti (domestici, stradali e lavorativi) e malattie infettive preveni-bili con la pratica vaccinale, poiché, in Italia, le malattie delsistema circolatorio restano la prima causa di morbi-mortalitàed i tumori maligni la seconda causa di morte; gli incidentidomestici hanno assunto dimensioni allarmanti per frequenzae gravità degli esiti; gli incidenti stradali causano ogni anno8.000 morti, 170.000 ricoveri, 600.000 prestazioni di pronto soc-corso, 20.000 invalidi permanenti e resta grave il peso che lasocietà sopporta per le conseguenze individuali e collettivedegli infortuni sul lavoro in termini di vite umane, invalidità, assi-stenza sanitaria, giornate lavorative perse e mancata produ-zione.

Né abbiamo raggiunto le coperture vaccinali indicate qualiottimali dal Piano Nazionale Vaccini per la protezione dellapopolazione rispetto a malattie infettive caratterizzate da pos-sibili gravi complicanze a carico di soggetti a rischio sia percondizioni fisiologiche (come in caso di gravidanza, sostanzial-mente per gli effetti sul nascituro) che per patologie preesi-stenti.

La Regione Basilicata, in linea con le direttive nazionali, ha cosìdefinito le strategie di competenza, atteso che, in Basilicata, lemalattie del sistema circolatorio si confermano essere la primacausa di morbi-mortalità, i tumori maligni la seconda causa dimorte, gli incidenti stradali sono la prima causa di morte nellapopolazione sotto i 40 anni, causa del 60% dei ricoveri ospe-dalieri per traumatismi accidentali, il 40% degli arrivi in P.S. sonodovuti ad incidente domestico, gli infortuni sul lavoro, pur se incalo dal 2000, sono tuttora frequenti nei settori dell’Industria edell’Agricoltura, comparti ove si verifica il maggior numero dieventi incidentali gravi e mortali, ed è necessario ottimizzare lecoperture vaccinali, sebbene queste risultino pervenute a valo-ri tra i più alti in rapporto a quelli dell’intero territorio nazionale.

Sempre in linea con le direttive nazionali, la Regione Basilicata,nella definizione dei piani e programmi ex Piano Nazionaledella Prevenzione 2005-2007, ha dato particolare rilievo allapromozione di stili di vita corretti, a partire da quelli finalizzatialla prevenzione delle condizioni di sovrappeso e obesità, nel-l’intento primario di ottenere una maggiore consapevolezza suicomportamenti essenziali alla conservazione del bene salute.

In sintesi le prime linee dell’intervento regionale possono cosìriassumersi:

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3CCoonnttrr iibbuuttii oorr iiggiinnaall ii

PPiiaannoo nnaazziioonnaallee ddeell llaa pprreevveennzziioo--nnee 22000055--22000077 (( IInntteessaa SSttaattoo--RReeggiioonnii 2233 mmaarrzzoo 22000055)).. PPiiaannooddeell llaa pprreevveennzziioonnee ddeell llaa RReeggiioonneeBBaassii ll iiccaattaa -- AArreeaa VVaacccciinnaazziioonnii..

GGiiuusseeppppee MMoonnttaaggaannoo11,, GGaabbrriieell llaa CCaauuzzii ll lloo22,, FFrraanncceessccooLLooccuurraattoolloo22,, MMaarr iiaa LLuucciiaa GGrraazziiaannoo33,, EEnnzzaa PPoollaannii33,,MMaarriinnaa MMaarraannddoollaa33,, EEssppeeddiittoo MMooll ii tteerrnnii33,, TTeerreessaa RRuussssoo33,,GGiiaannnnii TTrraammuuttooll ii33,, AAnnttoonniioo CCoovviieell lloo33,, GGeerraarrddoo BBeeccccee22

1Dirigente Generale Dipartimento Salute Regione Basilicata2Ufficio Politiche della Prevenzione – Dipartimento SaluteRegione Basilicata3Componenti Aziendali del Comitato Tecnico ScientificoRegionale per le Politiche Vaccinali

PPrreemmeessssaa

Il Piano Nazionale della Prevenzione 2005-2007 ha incluso tragli obiettivi di salute prioritari le vaccinazioni.Suddetto piano ha vincolato, per la realizzazione di tali obiet-tivi, specifiche risorse finanziarie cui le Regioni possono acce-dere previa presentazione di appositi progetti al Ministerodella Salute.Le specifiche linee operative per la pianificazione regionaleprevedono il raggiungimento dei seguenti obiettivi:1. rendiconto oggettivabile del mantenimento / implemen-

tazione dei livelli di copertura vaccinali efficaci per il con-tenimento delle malattie prevenibili, grazie alla realizzazio-ne dell’anagrafe vaccinale informatizzata;

2. elevate coperture vaccinali per il morbillo e la rosolia neigruppi di età individuati dal PNEMRc ed elevate copertu-re vaccinali per i vaccini previsti dal PNV per i soggettiappartenenti a gruppi vulnerabili;

3. miglioramento della qualità dell’offerta vaccinale.Al fine di supportare e facilitare la pianificazione regionale ilCCM (Centro Nazionale di Prevenzione e Controllo delleMalattie) e l’Ufficio V della Direzione Generale dellaPrevenzione Sanitaria – Ministero della Salute hanno messo apunto un documento comprensivo di una “Guida alla presen-tazione dei progetti regionali”.Il citato documento descrive la metodologia che il CCM inten-de adottare per monitorare lo stato di avanzamento (Processodi valutazione) nell’attuazione dei piani regionali e per produr-re la certificazione richiesta (Certificazione degli adempimenti).In ottemperanza al Piano Nazionale della Prevenzione, cheprevede il raggiungimento dei suddetti obiettivi, e, conforme-mente alla Guida predisposta dal CCM, la Regione Basilicataha elaborato il “Piano vaccini”, di seguito illustrato, che ha fis-sato, come obiettivo principale, l’istituzione e l’attivazione del-l’anagrafe vaccinale informatizzata su rete regionale.

PPiiaannoo RReeggiioonnaallee VVaacccciinnii ppeerroobbiieetttt iivvii

OObbiieetttt iivvoo 11 RReeaall iizzzzaazziioonnee AAnnaaggrraaffeeVVaacccciinnaallee RReeggiioonnaalleeIInnffoorrmmaattiizzzzaattaa

IInnttrroodduuzziioonnee

Entro il 2007, il Piano Nazionale per l’Eliminazione del Morbillo edella Rosolia Congenita (PNEMRc) si prefigge come obiettiviquello di raggiungere e mantenere l’eliminazione del morbilloa livello nazionale interrompendone la trasmissione indigena equello di ridurre e mantenere l’incidenza della rosolia conge-nita a valori inferiori a 1 caso ogni 100.000 nati vivi.La strategia di vaccinazione del PNEMRc prevede quindi i

seguenti punti:- raggiungere e mantenere nel tempo le coperture vaccinali

>95% entro i 2 anni di età;- vaccinare sia i bambini oltre i 2 anni di età che gli adole-

scenti ancora suscettibili, anche con campagne straordina-rie di recupero;

- introdurre la seconda dose di vaccino MPR;- prevedere strategie mirate per l’eliminazione della rosolia,

con azioni rivolte alle donne in età fertile o in gravidanza eal personale esposto a elevato rischio professionale.

Per garantire il raggiungimento degli obiettivi è necessarioattuare tutte le azioni dotate di evidenza di efficacia nell’au-mentare le coperture vaccinali:- migliorare l’adesione alle vaccinazioni (chiamata attiva, sol-

lecito ecc.);- introdurre l’Anagrafe Informatizzata Vaccinale (AVI), che

consente di valutare su base continuativa l’andamentodelle coperture vaccinali;

- migliorare l’offerta delle vaccinazioni per gruppi di popola-zione a rischio o che svolgono attività di pubblica utilità(PNV 2005-2007).

La disponibilità di un’anagrafe vaccinale informatizzata (AVI)è quindi uno degli obiettivi prioritari specifici del PNEMRc e delNuovo Piano Nazionale Vaccini.La pratica vaccinale in Basilicata è pianificata, coordinata egestita nell’ambito delle UU.OO. di Igiene e Sanità Pubblica diciascuna ASL.L’esecuzione delle vaccinazioni è affidata ai punti vaccinaliricadenti in ogni comune.La Regione Basilicata non dispone di una rete informatizzata,così come nessuna delle cinque ASL.Di conseguenza il flusso dati relativo a tutte le attività vaccinaliavviene su modelli cartacei, seguendo da sempre un percor-so prestabilito (punto vaccinale - centro vaccinale - distretto2° livello - U.O. Igiene e Sanità Pubblica ASL - Ufficio Igiene eSanità Pubblica Regione).Tra le azioni prioritarie, quindi, appare di cruciale importanzaattivare l’anagrafe vaccinale informatizzata (AVI) integrata suscala regionale e collegata con le anagrafi comunali, neces-saria sia per garantire una corretta conduzione dei programmivaccinali sia per effettuare molte delle misure di dimostrataefficacia per aumentare le coperture vaccinali. Infatti l’anagrafe vaccinale informatizzata permette di :- conoscere lo stato vaccinale di ciascuna persona;- invitare attivamente alla vaccinazione e sollecitare chi non

si presenta;- calcolare le coperture vaccinali ed identificare gruppi di

popolazione insufficientemente vaccinati;- misurare i progressi in confronto agli obiettivi fissati per le

coperture vaccinali;

- stabilire le eventuali correlazioni tra possibili eventi avversi e

le dosi di vaccino somministrate.

FFaassee 11

AAttttiivviittàà nn.. 11 IIssttiittuuzziioonnee GGrruuppppoo CCoooorrddiinnaammeennttoo..((tteemmppoo pprreevviissttoo 11 mmeessee ddaallllaa ddaattaaddii aavvvviioo ddeell pprrooggeettttoo))

E’ prevista l’istituzione di un Gruppo di Coordinamento cuicompeterà il monitoraggio e la conduzione del presentepiano, nonché la verifica delle attività svolte per il raggiungi-mento degli obiettivi.Detto Gruppo, coordinato dal Dirigente dell’Ufficio Politichedella Prevenzione, Sanità Pubblica, Medicina del Lavoro,Sicurezza dei luoghi di Vita e Lavoro dell’Assessorato allaSanità della Regione Basilicata, o suo delegato, sarà costituitodagli stessi componenti del Comitato Tecnico ScientificoRegionale per le Politiche Vaccinali, nonché da un compo-nente del gruppo dell’Unità Tecnica Operativa di cui sotto,

esperto in informatica.

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AAtttt iivviittàà nn.. 22 IIssttiittuuzziioonnee UUnniittàà TTeeccnniiccaaOOppeerraattiivvaa..((tteemmppoo pprreevviissttoo 44 mmeessii ddaallllaa ddaattaaddii aavvvviioo ddeell pprrooggeettttoo))

E’ altresì prevista l’istituzione di una Unità Tecnica Operativa,attestata presso l’Ufficio di cui sopra, composta da personaletecnico-amministrativo, cui sarà affidato il compito di coordi-namento della immissione dei dati vaccinali di cui alle attività7 e 8, per la realizzazione dell’anagrafe vaccinale informatiz-zata regionale.Con deliberazione di Giunta Regionale sono definite le moda-lità di eventuale reclutamento di personale esterno di suppor-to. Tale personale collaborerà con il nucleo SISR delDipartimento e gli Uffici SISI e SIR del Dipartimento PresidenzaGiunta.

AAtttt iivviittàà nn.. 33 AAccqquuiiss iizziioonnee ddii hhaarrddwwaarree,, iinnddiivvii--dduuaazziioonnee ee uubbiiccaazziioonnee ccoommuunniiAASSLL sseeddii tteerrmmiinnaall ii .. ((tteemmppoo pprreevviissttoo 55 mmeessii ddaall llaa ddaattaaddii aavvvviioo ddeell pprrooggeettttoo))

E’ programmato l’acquisto di n. 54 terminali, dei quali 35 fissi e19 portatili.Le attrezzature saranno fornite alle Aziende Sanitarie Locali incomodato d’uso gratuito per tutta la durata del progetto esuccessivamente trasferite dalla Regione in proprietà alle stes-se Aziende Sanitarie.Sarà verificata l’idoneità della ubicazione dei terminali delleseguenti sedi distrettuali individuate dalle ASL, cui seguirà l’as-segnazione con specifico provvedimento:ASL1: Melfi, Rionero, Venosa, Lavello, Atella, San Fele,Genzano, Ginestra;ASL2: Potenza (2), Villa d’Agri (2), Anzi, Avigliano, Acerenza,Campomaggiore, Filiano, Muro Lucano, Oppido Lucano,Picerno, Pignola, Tito, Vietri di Potenza, Brienza, Sant’Arcan-gelo, Moliterno;ASL3: Lauria, Maratea, Lagonegro, Senise, Francavilla;ASL4: Matera, Bernalda, Irsina, Miglionico, Montescaglioso,Pomarico, Tricarico, Ferrandina, Grassano, Grottole, Salandra,Calciano, Garaguso, Oliveto Lucano;ASL5: Tursi, Nova Siri, Rotondella, Colobraro, S. Giorgio, Valsinni,Aliano, S.Mauro Forte, Craco, Cirigliano, Gorgoglione.Questa attività prevede anche la collocazione dei terminalinelle suddette sedi, che dovranno essere collegate con la reteregionale.

AAtttt iivviittàà nn.. 44 AAccqquuiiss iizziioonnee ddeell ssooffttwwaarree..((tteemmppoo pprreevviissttoo 66 mmeessii ddaall llaa ddaattaaddii aavvvviioo ddeell pprrooggeettttoo))

In seguito a consulenze tecniche richieste al Direttoredell’Osservatorio Epidemiologico della Università di Bari e alResponsabile del Dipartimento di Prevenzione dell’ASL diTaranto, in merito all’anagrafe vaccinale informatizzata in usonella Regione Puglia, è attualmente in corso di valutazionel’applicazione del software Giava per la realizzazione dell’AVInella Regione Basilicata.L’architettura del sistema prevede un livello centrale regiona-le, che gestirà i dati in forma aggregata, e un livello distrettua-le di Azienda ASL, dove sarà fisicamente presente l’archiviovaccinale informatizzato dei residenti nel territorio di compe-tenza.Piccoli comuni consorziati in subdistretti potranno essere servitida terminali portatili.Il sistema viene implementato attraverso un server web collo-

cato presso ogni Azienda USL, collegato con la Regione, chepermette, quindi, la realizzazione di un’AVI aziendale per gesti-re i dati vaccinali dei propri residenti.Il livello regionale, identificato nell’Ufficio Politiche dellaPrevenzione – Settore Igiene e Sanità Pubblica, a cui compe-te la supervisione dell’intero sistema, sarà il collettore ultimo deidati vaccinali aggregati per coorte di nascita (senza dati indi-viduali) dei residenti lucani, aggiornato in tempo reale attra-verso il collegamento in rete delle Aziende USL.E’ previsto un collegamento con il Sistema Informativo delleMalattie Infettive e con il Sistema informativo per laFarmacovigilanza.E’ previsto anche un accesso riservato ai MMG e ai PLS per laconsultazione e/o l’inserimento dei dati vaccinali dei propriassistiti e per la segnalazione degli eventi avversi.Gli elementi minimi comuni che saranno contenuti nelle ana-grafi per ogni soggetto registrato saranno i seguenti: 1.cogno-me e nome dell’assistito con il codice sanitario o in alternativail codice fiscale 2.sesso 3.data di nascita 4.comune di nascita5.codice comune di nascita 6.comune di residenza 7.codicedel comune di residenza 8.cognome e nome dei genitori9.indirizzo e telefono 10.vaccini somministrati 11.nome com-merciale 12.dosi somministrate 13.date di somministrazione14.numero di lotto 15.numero di serie 16.data di scadenza delvaccino 17.ditte produttrici 18.codice vaccino 19.codicemedico vaccinatore 20.categoria a rischio 21.sede fisica in cuiè avvenuta la somministrazione 22.codice sede vaccinale23.in caso di non effettuazione della vaccinazione alla dataprevista le ragioni della non effettuazione.Inoltre saranno assicurati: la password d’accesso, il collega-mento con l’anagrafe comunale e sanitaria, la gestione e lapredisposizione di tutti gli stampati (lettere di invito, moduli diconsenso, lettere di sollecito etc..), la gestione del calendariodelle sedute vaccinali, la effettuazione del monitoraggioattraverso indicatori di struttura, di processo e di esito, il calco-lo delle coperture vaccinali, la sicurezza per quanto concernesia la tutela dei dati sensibili che la perdita accidentale di infor-mazioni, la possibilità di accesso a specifiche informazioni, seautorizzate e con le dovute sicurezze, anche da parte dei PLS,dei MMG, le Direzioni Sanitarie e le Unità Operative di MalattieInfettive degli ospedali.Tutte le attività di cui sopra saranno eseguite in stretta colla-borazione con il Nucleo SISR del Dipartimento e con gli UfficiSISI e SIR del Dipartimento Presidenza Giunta.

FFaassee 22

IInnssttaall llaazziioonnee ddeell ssooffttwwaarree ee ffoorr--mmaazziioonnee ddeell ppeerrssoonnaallee aaddddeettttoo..((tteemmppoo pprreevviissttoo 66 mmeessii ddaall llaa ddaattaaddii aavvvviioo ddeell pprrooggeettttoo))

Prevede l’installazione del software, l’integrazione con la reteregionale, le anagrafi comunali e la stesura di un protocollo diassistenza telematica da parte del fornitore del software dasottoporre all’approvazione della Giunta Regionale.

4

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5In questa fase si provvederà alla formazione del personalepreposto delle ASL, dell’Unità Tecnica Operativa e del Gruppodi Coordinamento.Avvenuta la formazione, i Responsabili delle UU. OO. di Igienee Sanità Pubblica delle ASL, di concerto con la Regione, defi-niranno piani dettagliati sul numero e la dislocazione delleattrezzature, nonché sulla organizzazione del lavoro; sarannoaltresì definiti protocolli operativi relativamente alla immissionee alla trasmissione dei dati, al fine di applicare identiche pro-cedure e rendere omogeneo il flusso informativo su tutto il ter-ritorio regionale.L’avvio del sistema informatizzato su base regionale con l’im-missione dei primi dati prevederà anche il collegamento conle anagrafi comunali oltre che quello con l’anagrafe sanitaria.Tutte le attività di cui sopra saranno eseguite in stretta colla-borazione con il Nucleo SISR del Dipartimento e con gli UfficiSISI e SIR del Dipartimento Presidenza Giunta.

FFaassee 33

AAtttt iivviittàà nn.. 11 IImmmmiissss iioonnee ddaatt ii vvaacccciinnaall ii aannnnoo22000066..((aa ppaarrtt ii rree ddaall sseetttt iimmoo mmeessee ddaall llaaddaattaa ddii iinniizziioo aatttt iivviittàà ppeerr cciinnqquueemmeessii ))

Consisterà nell’immissione dei dati vaccinali relativi all’anno2006 da parte degli operatori delle ASL precedentemente for-mati.

AAtttt iivviittàà nn.. 22 IImmmmiissssiioonnee ddaattii 22000000--22000055.. PPiiaannoo ddii llaavvoorroo.. ((aa ppaarrtt ii rree ddaall sseetttt iimmoo mmeessee ddaall llaaddaattaa ddii iinniizziioo aatttt iivviittàà ppeerr 1122 mmeessii))

L’immissione dei dati relativi agli anni 2000-2005 è uno dei punticruciali della realizzazione dell’anagrafe vaccinale informatiz-zata. Si calcola che dovranno essere elaborate circa 32.000schede, riferite ad ogni singolo assistito con i relativi dati. Lamole di lavoro richiesta è tale da non poter essere affidata uni-camente al personale delle ASL, sia per il numero esiguo dimedici, infermieri e amministrativi, sia perché impegnati nelcontemporaneo svolgimento delle altre attività del presentepiano, nonché nelle attività istituzionali.L’immissione dei suddetti dati si prevede che possa avveniretramite il reclutamento di apposito personale assunto a con-tratto (L.A.P.) coordinato dalla Unità Tecnica Operativa.L’organizzazione del lavoro da svolgere sarà definita conapposito piano operativo che prevederà la stesura di un cro-nonoprogramma ad hoc, per meglio monitorare e rispettare itempi, la possibilità da parte del personale assunto a contrat-to di recarsi nelle sedi distrettuali per il reperimento dei dati, laresponsabilità da parte delle ASL della trasmissione dei dativaccinali in modo ottimale (chiarezza, completezza…) e del-l’eventuale supporto tecnico e/o amministrativo in tutte lesituazioni che necessitano.Questa attività ha il suo punto forte di criticità nella possibilitàdi reperire personale a contratto da adibire all’immissione deidati, a fronte di un notevole carico di lavoro, che comporte-rebbe un ritardo dell’informatizzazione rispetto al cronopro-gramma.Al fine di recuperare in tempi brevi i dati vaccinali saranno pre-viste e adottate in itinere eventuali manovre correttive, qualil’incentivazione del personale addetto, l’eventuale assunzionedi ulteriore personale tecnico o il reperimento di altro persona-le in ogni singola Azienda Sanitaria.Questa fase, inoltre, prevederà l’abilitazione all’accesso per iMMG e i PLS, con il sistema informativo delle malattie infettivee il sistema informativo della farmacovigilanza.

AAtttt iivviittàà nn.. 33 IImmmmiissssiioonnee ddaattii aannnnii 11999911--11999999..((aa ppaarrtt ii rree ddaall ddeecciimmoo mmeessee ddaall llaaddaattaa ddii iinniizziioo aatttt iivviittàà ppeerr 2200 mmeessii))

Prevede l’immissione dei dati riferiti al periodo 1991-1999, conun numero totale di schede vaccinali individuali molto più ele-vato rispetto al precedente (circa 52.000), anche se caratte-rizzato da un minor numero di dati per singola scheda.Anche questo lavoro presenta una forte criticità correlata ingran parte dall’esito della precedente attività.Si considererà l’eventualità di ricorrere alle soluzioni correttivedi cui sopra, anche per tutto il periodo di questa attività cheresterà comunque a carico del personale delle singole ASL.

PPiieettrree mmii ll iiaarr iirealizzazione cronoprogramma e costruzione dell’AVI: tutte leattivitàformazione del personale: fase 2calcolo coperture vaccinali fase 3: attività 1,2 e 3

IInnddiiccaattoorrii eesssseennzziiaall ii ..Realizzazione dell’AVI sull’intera rete regionale e calcolo pun-tuale coperture vaccinali.

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6OObbiieetttt iivvoo 22 EElleevvaattee CCooppeerrttuurree VVaacccciinnaall ii ––SSooggggeetttt ii aa RRiisscchhiioo

OObbiieetttt iivvoo 22aa EElleevvaattee CCooppeerrttuurree VVaacccciinnaall ii MMPPRR

FFaassee 11

AAtttt iivviittàà nn.. 11 IImmpplleemmeennttaarree llee ccooppeerrttuurree vvaacc--cciinnaall ii MMPPRR,, ccoonnttiinnuuaazziioonnee ccaamm--ppaaggnnaa ssttrraaoorrddiinnaarriiaa ddii rreeccuuppeerroo.. (( iinniizziioo pprreevviissttoo aadd uunn mmeessee ddaall llaaddaattaa ddii aavvvviioo ddeell pprrooggeettttoo –– ff iinneepprreevviissttaa 3311..1122..0077))

Poiché l’eliminazione del morbillo rappresenta un’azione priori-taria come indicato dal PNEMRc e dal PNV, molta attenzionedovrà essere posta nell’implementare questa vaccinazione.In Basilicata, anche per meglio attuare le varie fasi del PNEMRc,si è provveduto all’istituzione del Comitato Tecnico ScientificoRegionale per le Politiche Vaccinali e di apposite CommissioniTecniche Operative nelle Aziende Sanitarie. Questi specificistrumenti hanno permesso, nella nostra regione, di:- raggiungere e mantenere livelli di copertura medio-alti

con una dose di vaccino;- introdurre la seconda dose;- effettuare campagne straordinarie di recupero;- effettuare specifici corsi di formazione per il personale dei

servizi vaccinali.Poiché è risaputo che il raggiungimento di coperture vaccina-li ottimali è un obiettivo difficile da raggiungere, anche consi-derando la mancanza dell’AVI nella nostra Regione, quantoriportato dimostra il particolare impegno e la capacità orga-nizzativa espletati dal personale sanitario addetto alla praticavaccinale.Azioni da intraprendere:- mantenere alto l’impegno e la capacità organizzativa,

anche avvalendosi dell’AVI in via di attuazione;- raccomandare fortemente la chiamata/sollecito dell’u-

tente e mantenere alta l’offerta attiva e gratuita;- somministrare a tutti la seconda dose.Allo scopo si procederà a campagne di informazione su scalaregionale, rivolte a tutta la popolazione interessata, tramite imedia e la diffusione di opuscoli informativi, con il coinvolgi-mento dei MMG e PLS, oltre che alla ricerca attiva dei nonvaccinati (ivi compresi i non vaccinati per rifiuto) con interventidi sensibilizzazione a livello delle singole famiglie.

AAtttt iivviittàà nn.. 22 IInniizziiaattiivvee ppeerr ll’’eell iimmiinnaazziioonnee ddeell llaaRRoossooll iiaa ccoonnggeenniittaa.. (( iinniizziioo pprreevviissttoo aadd uunn mmeessee ddaall llaaddaattaa ddii aavvvviioo ddeell pprrooggeettttoo -- ff iinneepprreevviissttaa 3311..1122..0077))

Le azioni per la eliminazione della Rosolia prevederanno lavaccinazione alle seguenti categorie:11.. -- ddoonnnnee- donne in età fertile mai vaccinate (in occasione dell’ac-

cesso al SSR: medici di base, medici specialisti, consultori,negli ambulatori vaccinali in occasione delle vaccinazionidei propri figli, ecc.)

- adolescenti mai vaccinate, in occasione di altre vaccina-zioni;

- donne sieronegative che intendono intraprendere la gra-vidanza, almeno tre mesi prima, presso gli studi dei gine-cologi e dei MMG;

- puerpere e donne sieronegative che effettuano l’IVG;

22.. -- ppeerrssoonnaallee eessppoossttoo aa rr iisscchhiioo pprrooffeessssiioonnaallee- operatori sanitari suscettibili;- donne suscettibili esposte a elevato rischio professionale

(scuole).Sarà assicurata l’offerta attiva e gratuita di questa specificavaccinazione nelle sale parto dei reparti ospedalieri di ostetri-cia. Specifici corsi di formazione sulla Rosolia Congenita (Corsoelaborato dall’ISS) e campagne di informazione nei confrontidelle donne in età fertile sieronegative contribuiranno almiglioramento dell’offerta e, quindi, ad un aumento dellacopertura vaccinale (v. obiettivo 3b).Allo scopo si procederà a campagne di informazione ed invitoalla vaccinazione a tutte le donne in età fertile, tramite l’invio dimateriale informativo.

OObbiieetttt iivvoo 22bb IInnddiivviidduuaazziioonnee SSooggggeetttt ii aa RRiisscchhiioo..

FFaassee 11

RR iicceerrccaa aatttt iivvaa ddii ssooggggeetttt ii aarr iisscchhiioo..(( iinniizziioo pprreevviissttoo 0011..0011..0066 -- ff iinnee pprree--vviissttaa 3300..0066..0077))

E’ questo un impegno di grande rilievo in quanto si prefiggel’obiettivo di migliorare la qualità della vita dei soggetti defini-ti a rischio di contagio e/o con maggiore incidenza di compli-canze per malattie prevenibili con la vaccinazione.La prima azione da perseguire consiste nell’acquisire i nomi-nativi relativi ai soggetti a rischio di seguito elencati:- Anziani di 65+ anni: vaccinazioni antinfluenzale e antip-

neumococcica- Donne in età fertile: vaccinazione anti MPR- Soggetti istituzionalizzati: vaccinazioni antinfluenzale e

anipneumococcica- Soggetti portatori di patologie croniche dell’apparato

cardiovascolare, respiratorio e di diabete: vaccinazioniantinfluenzale e antipneumococcica

- Soggetti con condizioni di immunodeficienza: vaccinazio-ne antinfluenzale

- Soggetti con malattie che comportano alterazione dellafissazione del complemento: vaccinazione antimeningo-coccica

- Soggetti conviventi con persone immunodepresse: vacci-nazioni antinfluenzale, antivaricella (nei soggetti conanamnesi negativa)

- Soggetti con epatopatie croniche: vaccinazioni antiepati-te A e B, antinfluenzale

- Soggetti splenectomizzati: vaccinazioni antimeningococ-cica, antinfluenzale, anti haemophilus

- Soggetti candidati a trapianto d’organo: vaccinazioneantivaricella

- Soggetti affetti da insufficienza renale cronica, emodializ-zati o candidati a emodialisi: vaccinazioni antivaricella,antiepatite B

- Soggetti con comportamento a rischio di trasmissione pervia ematica: vaccinazione antiepatite B

Per l’individuazione dei soggetti a rischio, le ASL si avvarrannodelle commissioni per l’invalidità civile, degli elenchi codificatidei soggetti esenti per patologie, delle Direzioni SanitarieOspedaliere e delle SDO, dei Centri di riferimento per la cura dispecifiche malattie, di Enti e Associazioni varie quali l’AVIS ecc….Seguirà l’elaborazione e l’aggregazione dei dati acquisiti.

FFaassee 22

CCooll llaabboorraazziioonnee ccoonn PPLLSS ee MMMMGGnneell llaa rr iicceerrccaa ddeeii ssooggggeetttt ii aarr iisscchhiioo..(( iinniizziioo pprreevviissttoo 0011..0011..0077 -- ff iinnee pprree--vviissttaa 3300..0066..0077))

Questa attività presenta notevole attenzione ed impegno, inquanto dovranno essere istituite relazioni fiduciarie con impor-tanti punti di riferimento, tra i quali soprattutto i PLS e i MMG,che implicheranno la trasmissione di dati propri dei loro assisti-

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7ti ottenuti dalla precedente attività, la ricerca di nuovi sogget-ti a rischio e la promozione dell’informazione e dell’offerta atti-va e gratuita. La collaborazione con i PLS e i MMG consentirà,inoltre, di meglio monitorare i soggetti a rischio, di selezionaree promuovere gli inviti alla vaccinazione, di effettuare cam-pagne mirate di sensibilizzazione e di informazione.

PPiieettrree mmii ll iiaarr ii ..Cronoprogramma: ottimizzare le coperture vaccinali del mor-billo ed elevare quelle della rosolia entro il 2007 – obiettivo 2a,fase 1: attività 1 e 2Individuazione soggetti a rischio: obiettivo 2b, fase 1 e 2Vaccinazione uno o più gruppi a rischio: obiettivo 3, fase 2

IInnddiiccaattoorrii eesssseennzziiaall ii ..Campagna straordinaria MPR (seconda dose a tutti) -Campagna rosolia – Gruppi a rischio

OObbiieetttt iivvoo 33MMiiggll iioorraammeennttoo ddeell llaaQQuuaall iittaa’’ddeell ll’’OOffffeerrttaa VVaacccciinnaallee

PPrreemmeessssaa

L’eliminazione di differenze territoriali, nell’ambito dei territoridelle ASL e dei distretti, nella protezione verso malattie quali ilmorbillo e la rosolia, ma di tutte le malattie prevenibili con vac-cini, costituisce una priorità per garantire gli obiettivi di saluteindividuati. La scarsa qualità dell’offerta vaccinale che può essere regi-strata in alcune realtà territoriali della nostra Regione è certa-mente da ascrivere alla cronica carenza di personale ade-guatamente formato e motivato, ma anche all’estrema par-cellizzazione dell’offerta vaccinale che comporta dispendio dirisorse umane.Infatti le sedi ambulatoriali sono dislocate sul territorio in manie-ra capillare, fino a coprire tutti i comuni, anche quei tanticomuni di poche centinaia di abitanti.Una organizzazione del genera facilita, è vero, al massimol’accesso dell’assistito, tuttavia l’esiguo carico di utenza ditanti piccoli comuni si scontra con la necessità di ottimizzarel’uso delle risorse disponibili.Anche se la realizzazione dell’AVI permetterà di aumentare laprotezione vaccinale della popolazione e la corretta condu-zione di programmi vaccinali, la capacità di ottenere unaconsapevole adesione alle vaccinazioni raccomandate noncostituisce ancora, nella nostra regione, patrimonio professio-nale consolidato di tutti gli operatori dei SV: la professionalitàdegli operatori deve essere pertanto ampliata e l’organizza-zione dei servizi deve essere migliorata.E’ necessario quindi intraprendere un processo di migliora-mento qualitativo dei servizi vaccinali che preveda, innanzitut-to, una verifica della qualità sulla base della valutazione diconformità dei requisiti esistenti a quelli previsti, sia relativa-mente alla struttura sede dell’ambulatorio, sia agli standardoperativi. A tal fine diventa indispensabile la stesura di unmanuale delle qualità vaccinali, quale guida per i processi dimiglioramento, che definisca gli standard di qualità accetta-bile relativi agli aspetti strutturali e organizzativi.Le UU.OO di Igiene e Sanità Pubblica delle ASL effettuerannola ricognizione delle caratteristiche architettoniche e struttura-li dei punti vaccinali, della dotazione strumentale e del perso-nale, dello stato professionale degli operatori dei servizi vacci-nali, nonché degli aspetti organizzativi e funzionali.Prevederanno la tempistica per gli adattamenti previsti inmodo che si giunga entro il 2007 ad un completo adegua-mento funzionale e ad una piena conformità delle caratteristi-che strutturali degli ambulatori.L’effettiva risoluzione delle varie problematiche (architettoni-che, dotazione strumentali, impianti refrigeranti ecc…) saràverificata dalla Regione, qualora ritenuto opportuno, ancheattraverso sopralluoghi negli ambulatori vaccinali delle ASL.Anche l’attività di formazione professionale migliora efficace-mente l’offerta della qualità vaccinale.

Si prevedono infatti:a. strumenti formativi aggiornati per gli operatori (manuali,

opuscoli, materiale didattico etc…) i cui contenuti riguar-deranno soprattutto le malattie e i vaccini, la gestione degliambulatori e delle sedute vaccinali, le controindicazionialle vaccinazioni, il consenso informato, la sorveglianzadelle reazioni avverse, le schede tecniche dei vaccini e lanormativa in materia;

b. corsi di formazione e di aggiornamento specifici per figuraprofessionale;

c. eventi formativi specifici per lo sviluppo di abilità comuni-cative e relazionali.

OObbiieetttt iivvoo 33aa QQuuaall iittàà ddeeii sseerrvviizzii :: aassppeetttt ii ssttrruuttttuu--rraall ii eedd oorrggaanniizzzzaattiivvii ..

FFaassee 11

AAtttt iivviittàà nn.. 11 SStteessuurraa ddii uunn mmaannuuaallee ddeell lleeqquuaall ii ttàà vvaacccciinnaall ii ..(( iinniizziioo pprreevviissttoo 0011..0011..0077 -- ff iinneepprreevviissttaa 3300..0066..0077))

Il Comitato Tecnico Scientifico per le Politiche VaccinaliRegionali dovrà provvedere alla stesura di un manuale dellequalità delle attività vaccinali, nel quale vengono definiti irequisiti strutturali, funzionali ed organizzativi dell’ambulatoriovaccinale, lo stato professionale degli operatori e le mansionidei singoli operatori, le linee guida relative a tutti gli aspetti del-l’attività vaccinale.

AAtttt iivviittàà nn.. 22RRiiccooggnnii zz iioonnee ddeeggll ii aammbbuullaattoorr iivvaacccciinnaall ii ..(( iinniizziioo pprreevviissttoo 0011..0011..0077 ff iinnee pprreevvii--ssttaa 3311..1122..0077))

Le ASL effettueranno una puntuale ricognizione di tutti i puntivaccinali ricadenti nei propri ambiti territoriali sulla base di unapposito questionario predisposto dalla Regione.

FFaassee 22

AAddeegguuaammeennttoo aammbbuullaattoorr ii aaggll iissttaannddaarrdd ff iissssaattii ..(( iinniizziioo pprreevviissttoo 0011..0011..0077 ff iinnee pprreevvii--ssttaa 3311..1122..0077))

Per quanto attiene ai servizi vaccinali non conformi ai requisitirichiesti dovrà essere indicato uno specifico percorso di ade-guamento da portare a termine entro l’anno 2007, relativa-mente ai requisiti strutturali, organizzativi e funzionali.I Responsabili delle UU.OO. Igiene e Sanità Pubblica, cui rica-de l’attività vaccinale, saranno i soggetti responsabili delleazioni di adeguamento agli standard di qualità.

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8OObbiieetttt iivvoo 33bb FFoorrmmaazziioonnee ddeell ppeerrssoonnaallee..

FFaassee 11

NNuuoovvoo CCaalleennddaarr iioo VVaacccciinnaalleeRReeggiioonnaallee.. (( iinniizziioo pprreevviissttoo:: 0011..0011..0077 ff iinnee pprree--vviissttaa 3300..0066..0077))

È prevista la revisione, l’aggiornamento e il miglioramento delCalendario Vaccinale Regionale ogni due anni, da parte delComitato Tecnico Scientifico Regionale per le PoliticheVaccinali.Il nuovo calendario vaccinale regionale dovrà prevedere l’im-plementazione delle vaccinazioni esistenti, nonché nuovevaccinazioni con campagne di attuazione ad hoc.

FFaassee 22

AAtttt iivviittàà nn.. 11 FFoorrmmaazziioonnee.. (( iinniizziioo pprreevviissttoo 0011..0011..0077 -- ff iinnee pprree--vviissttaa 3311..1122..0077))

Questa attività prevede lo svolgimento del corso di formazio-ne sulla Rosolia elaborato dall’ISS, nonché l’espletamento diuna o più attività formative previste dal manuale delle qualitàvaccinali.

AAtttt iivviittàà nn.. 22 PPrroommoozziioonnee vvaacccciinnaazziioonnii..(( iinniizz iioo pprreevviissttoo:: 0011..0011..0077 -- ff iinneepprreevviissttaa 3311..1122..0077))

E’ prevista l’offerta attiva e gratuita delle seguenti vaccinazio-ni:- antimeningococcica a tutti i bambini al 12° mese di vita;- antivaricella a tutti i bambini al 2° anno di vita; - antitetanica da effettuare ai soggetti di 65+ anni, da pro-

muovere in occasione della campagna antinfluenzale;- vaccinazione antipertosse (dose booster) nelle donne che

intraprendono la gravidanza.

PPiieettrree mmii ll iiaarrii ee iinnddiiccaattoorrii eesssseennzziiaall ii ..Manuale della qualità per le attività vaccinali – Formazione

II ll bbeenneesssseerree oorrggaannii zzzzaatt iivvoonneell ll’’AAzziieennddaa SSaanniittaarriiaa UUSSLL nn.. 33 ddiiLLaaggoonneeggrroo –– RReeggiioonnee BBaassii ll iiccaattaa::aannaall iiss ii ee aazziioonnii ddii mmiiggll iioorraammeennttoo

MMaarriioo MMaarrrraa11,, GGiiuusseeppppee CCaasscciinnii22,, BBiiaaggiioo SScchheetttt iinnoo22,,AAnnttoonniiaa NNaattaall iinnaa FFii llaarrddii22,, AAnnggeelloo RRaaffffaaeellee DDaall iiaa22,, RRoossaaCCaannddiiaa22,, TTeerreessaa MMaaiimmoonnee22

1Direttore Generale Azienda Sanitaria USL n. 3 -Lagonegro, 2Componenti Gruppo di Progetto Azienda Sanitaria USL n. 3 -Lagonegro

PPrreemmeessssaa ee oobbiieetttt iivvii

“Le risorse umane per la nostra Azienda sono la componentefondamentale per la garanzia di riuscita della missione di ser-vizio alla persona”.Per dare concreta attuazione a questo fondamentale princi-pio dell’Atto Aziendale, l’ASL n.3 di Lagonegro (PZ), anche inapplicazione della Direttiva 24 Marzo 2004 del Dipartimentodella Funzione Pubblica “Misure finalizzate al miglioramentodel benessere organizzativo nelle pubbliche amministrazioni”,ha avviato nell’anno 2005 un Progetto volto a rilevare lo statodel benessere organizzativo utilizzando il modello teorico etecnico impostato dal Programma Cantieri–DipartimentoFunzione Pubblica.Gli obiettivi specifici che hanno guidato il Progetto, sono statifondamentalmente quattro:- avviare un processo culturale di ripensamento del lavoro

in sanità con il coinvolgimento di tutti gli attori coinvolti;- conoscere le opinioni degli operatori sulle dimensioni che

determinano la qualità della vita e delle relazioni nei luo-ghi di lavoro;

- individuare le criticità nel contesto organizzativodell’Azienda Sanitaria;

- migliorare il benessere organizzativo attraverso opportuneazioni volte anche alla valorizzazione delle risorse umane.

Per la realizzazione del Progetto è stato costituito un gruppo dilavoro multi-professionale che dopo una Conferenza di pre-sentazione, svolta a Luglio 2005 e in seguito ad una forte cam-pagna di comunicazione interna rivolta la personale, nelperiodo Ottobre-Novembre 2005, hanno organizzato incontricon gli operatori di tutte le strutture sanitarie per la compila-zione del questionario fornito dal Programma Cantieri; all’in-dagine hanno aderito 495 dipendenti, il 60% del totale che,rappresenta una percentuale altamente significativa e chetestimonia l’interesse che ha suscitato l’iniziativa.

11.. -- LLee ddiimmeennss iioonnii ddeell bbeenneesssseerree oorrggaannii zzzzaatt iivvoonneell ll’’AASSLL nn.. 33:: pprrooffii lloo ggeenneerraallee

Nell’ASL n.3 di Lagonegro (PZ) il grafico del profilo generalesulle dimensioni del benessere organizzativo mostra una mediadi 2,63, poco superiore a quella che convenzionalmente vienefissata a 2,6.Rispetto alla media generale si osserva che le dimensioni rela-tive all’ascolto, alla circolazione delle informazioni, alla qualitàrelazionale, alla scorrevolezza operativa, all’utilità del lavoro eai sintomi psicofisici si posizionano con valori superiori allamedia e quindi sono dimensioni da considerare positivi e quin-di punti di forza.Vi sono poi altre dimensioni quali il comfort, la chiarezza obiet-tivi, la valorizzazione, la conflittualità e la sicurezza che si atte-stano sul valore medio di 2,6; mentre si rileva che le dimensio-ni dell’equità, dello stress e delle caratteristiche dei compiti,raggiungono valori al di sotto della media e quindi rappresen-tano senza dubbio punti di debolezza all’interno della nostraASL.

22.. -- AAnnaall iiss ii ddeell llee ccrriitt iicciittàà nneell llaa nnoossttrraa AASSLL

Riteniamo che le problematiche, che l’indagine ha fattoemergere nella nostra ASL, sono per una parte simili a quelleriscontrate nelle amministrazioni pubbliche e in quella sanitariain particolare, per un’altra parte, invece, sono strettamente

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9connesse alla storia della nostra ASL e al sistema organizzativointerno.

2.1. - L’equità e la valorizzazioneLa dimensione dell’equità nella nostra ASL è sicuramente unpunto di debolezza, infatti si colloca al di sotto della media.Le persone in genere percepiscono come non equo il rappor-to tra dipendenti e organizzazione, sia per quanto riguarda lepari possibilità di carriera, sia per le modalità di distribuzionedegli incentivi e sia, anche se di meno, per l’inadeguatezzadei sistemi di valutazione; la mancanza di equità percepita dalpersonale è soprattutto quella legata ai sistemi premianti e aipercorsi di carriera.Il giudizio critico sull’equità è riconfermato anche negli indica-tori negativi, quando le persone affermano di avere la sensa-zione di non essere valutati adeguatamente o di contarepoco nell’organizzazione.Per i dipendenti quindi l’equità rappresenta un valore impor-tante, tanto è vero che “i sistemi di valutazione del personale”risultano fra le prime tre cose urgenti segnalate per migliorarel’organizzazione.A proposito della valorizzazione, il personale ritiene che, l’or-

ganizzazione, pur assicurando una sufficiente disponibilità dimezzi/risorse per poter svolgere bene il proprio lavoro, nonchébuone opportunità di aggiornamento e di sviluppo professio-nale, di contro avviene che raramente viene apprezzato l’im-pegno e le iniziative presenti sul lavoro e poche volte il lavoroconsente di fare emergere le qualità personali e professionalidi ognuno.Questo doppio giudizio è confermato anche dagli indicatorinegativi dove, come abbiamo già visto a proposito dell’equi-tà, si evidenzia la sensazione di contare poco nell’organizza-zione che non sempre valuta adeguatamente il contributo deisingoli; questi elementi sono sicuramente alla base del risenti-mento verso l’organizzazione dichiarato dal personale.DD’’aallttrroonnddee ii ll tteemmaa ddeell llaa vvaalloorriizzzzaazziioonnee rraapppprreesseennttaasseennzz’’aallttrroo uunnaa ccoossaa iimmppoorrttaannttee ppeerr ii ll nnoossttrroo ppeerrssoonnaa--llee vviissttoo cchhee,, ffrraa ii ssuuggggeerriimmeennttii sseeggnnaallaattii ,, ooccccuuppaa ii llpprriimmoo ppoossttoo cchhee,, uunniittoo aall llaa vvooggll iiaa mmaanniiffeessttaattaa ddiiiimmppeeggnnaarree nnuuoovvee eenneerrggiiee nneell llaavvoorroo ee aall llaa vvoolloonnttàà ddiiaannddaarree iinnccoonnttrroo aall llee eessiiggeennzzee ddeell ll’’oorrggaanniizzzzaazziioonnee,,rraapppprreesseennttaa uunn llaarrggoo sseettttoorree eennttrroo ii ll qquuaallee pprrooggeettttaa--rree iinntteerrvveennttii ddii mmiiggll iioorraammeennttoo..

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1022..22..-- LLee rreellaazziioonnii ee ii ll rraappppoorrttoo ccoonn ii DDiirr iiggeennttii

In una organizzazione lavorativa il tema delle relazioni in gene-re è una dimensione importantissima; un ambiente di lavoroproblematico sotto il punto di vista relazionale produce inevi-tabilmente non solo un risultato di servizio scadente ma diven-ta fonte di conflittualità, stress e nel tempo, può portare, al rifiu-to dell’esperienza lavorativa.Nella nostra ASL, il personale descrive in genere una buonaqualità delle relazioni, tanto è vero che nel profilo generalequesta dimensione supera la media, portandosi a 2,8.Però, così come accade nelle altre realtà pubbliche già inda-gate, il tema delle relazioni, anche nella nostra ASL, presentauna doppia faccia: llee ppeerrssoonnee vvaalluuttaannoo mmoollttoo ppoossiitt iivvoo ii llrraappppoorrttoo ccoonn ii ccooll lleegghhii,, mmeennttrree qquueell lloo ccoonn ii ddiirr iiggeennttiipprreesseennttaa qquuaallcchhee ddiiffff iiccoollttàà..Siamo in presenza quindi di un ambiente di lavoro dove è altala qualità delle relazioni orizzontali; infatti si evidenzia unabuona collaborazione fra colleghi, disponibilità all’ascolto inpresenza di gruppi di lavoro dove tutti si impegnano a rag-giungere il risultato e dove, quando occorre, si trovano le solu-zioni ai problemi; qualche difficoltà, invece, presenta lo scam-bio di comunicazione tra i diversi gruppi di lavoro.Quello che emerge a volte, è un eccessivo richiamo al grup-po di appartenenza del proprio ambito operativo, a dannoquindi di un senso di appartenenza più vasto proiettato versol’Azienda Sanitaria.Passando al rapporto con i Dirigenti notiamo che la mediagenerale è più bassa rispetto a quella che misura il rapportocon i colleghi: 2,56 contro 2,97; anche questa è una costanterilevabile in tutti gli altri studi sul clima organizzativo della pub-blica amministrazione.Più in particolare nella nostra Azienda Sanitaria si registra, daparte del personale, una fondamentale fiducia nelle capaci-tà e qualità morali della dirigenza accompagnata da una dis-ponibilità dei dirigenti ad essere informati sui problemi; di con-tro si registrano alcune problematicità sul livello collaborativo,valutativo e dell’ascolto.Infatti emerge che i dirigenti coinvolgono poco i dipendentinelle decisioni che riguardano il loro lavoro, poche volte ven-gono comunicati i cambiamenti a tutto il personale, non sem-pre si valutano le persone in maniera equa e vi è una scarsaattenzione alle richieste o proposte dei dipendenti. In definiti-va quello che emerge è che andrebbe recuperata, da partedei dirigenti, una attenzione maggiore a tutto il processo diorganizzazione del lavoro e gestione delle risorse umane.

2.3.- Le caratteristiche dei compiti e lo stressLe caratteristiche dei compiti e lo stress sono le dimensioni piùcritiche nella nostra ASL; infatti totalizzano valori rispettivamen-te di 2,2 e 2,1. Queste due dimensioni sono fra di loro collega-te poiché sappiamo bene che lo stress si manifesta quando lerichieste dell’ambiente di lavoro superano le capacità dellavoratore di affrontarle o controllarle.Partendo dall’analisi delle caratteristiche dei compiti, il perso-nale della nostra Azienda descrive il proprio lavoro come qual-cosa di particolarmente impegnativo per la fatica mentale el’impegno che comportano, la gestione dei rapporti frequenticon le persone e la diretta responsabilità sul lavoro; a tuttoquesto si aggiunge un certo sovraccarico di lavoro e unsovraccarico emotivo determinato dalle caratteristiche insitenel lavoro socio-sanitario.Il personale inoltre è consapevole che le caratteristiche sopradescritte pesano e creano abbastanza difficoltà nell’operati-vità quotidiana.D’altronde anche i sintomi psico-fisici rilevati dal personale, sepure nel complesso ritenuti buoni e funzionali al contesto lavo-rativo sanitario, registrano ai primi posti i sintomi della sferaemotiva: nervosismo, inquietudine, ansia, difficoltà di concen-trazione, mal di testa e sintomi di eccessivo affaticamento.Molto probabilmente è questa situazione lavorativa che gene-ra stress fra il personale della nostra ASL, che tra l’altro denun-cia un lavoro che assorbe totalmente e di compiti da svolge-re che richiedono, a volte, una fatica e un livello di stresseccessivo.

33.. -- AAllccuunnee aazziioonnii ddii mmiiggll iioorraammeennttoo

Le riflessioni sopra esposte a riguardo dei risultati emersi dall’in-dagine sul benessere organizzativo nella nostra ASL, portanonecessariamente alla individuazione di alcune macro azioni dimiglioramento, che potrebbero contribuire in modo significati-

vo per l’avvio di processi volti al superamento delle criticitàindividuate.Precisiamo che le indicazioni che seguono debbono trovarecompletezza all’interno di un programma aziendale più vastoche tenga conto anche delle proposte che da più parti (rap-presentanti sindacali, Dirigenti delle macro strutture, deiDipartimenti, ecc.) perverranno, a seguito della diffusioneinterna dell’indagine.

33..11 -- MMiiggll iioorraarree llee ccaappaacciittàà ddiirr iiggeennzziiaall ii iinn tteemmaa ddiiggeessttiioonnee ddeell llee rr iissoorrssee uummaannee ee ddeeii pprroocceessssii llaavvoorraattiivvii

Si tratta fondamentalmente di dare una migliore competenza,in maggior modo ai Dirigenti di struttura, semplice e comples-sa, in tema di gestione delle risorse umane, al fine di superarealcune problematiche emerse nell’indagine; più in particolareappare utile un investimento sulla formazione privilegiando icontenuti riguardanti la gestione delle risorse umane, lacomunicazione dirigente-personale, la capacità di ascolto, lacostruzione partecipata dei processi lavorativi, in definitivatutto ciò che occorre per pervenire ad uno stile di leadershipefficace ed adeguata ad una organizzazione sanitariamoderna.

33..22 --RReeccuuppeerraarree ii ll vvaalloorree ddeell ll’’eeqquuiittàà aattttrraavveerrssoo ppooll iitt ii--cchhee iinnnnoovvaattiivvee ddii vvaalloorriizzzzaazziioonnee ddeell ppeerrssoonnaallee

In questo settore bisogna recuperare la fiducia e la responsa-bilità di tutto il personale e della dirigenza verso un sistema diequità ai vari livelli (retributivo, di carriera e di assegnazionidelle responsabilità); si tratta quindi di concentrare gli sforzi,nella definizione di percorsi e criteri oggettivi, chiari e pubblici.Tutto ciò va supportato da un forte investimento nella comuni-cazione interna e nello stabilire relazioni sindacali orientateverso obiettivi generali di efficienza e di efficacia.Questo percorso, indirizzato al recupero dell’equità, devevedere parallelamente, azioni volte alla valorizzazione eincentivazione del personale, promuovendo interventi volti afar emergere le qualità professionali di ognuno, ad apprezza-re l’impegno sul lavoro, a valorizzare le iniziative valide e adoffrire opportunità di aggiornamento e sviluppo professionale.

33..33 -- CCoossttrruuiirree aammbbiieennttii ddii llaavvoorroo ssaannii vvoolltt ii aanncchhee aapprreevveenniirree lloo ssttrreessss ee ffeennoommeennii ddii mmoobbbbiinngg

Dall’analisi dei risultati dell’indagine emerge da parte dei lavo-ratori la necessità di vivere il proprio lavoro in condizioni di salu-brità totale, con spazi e comfort adeguati. Il lavorare in unambiente sano tende a ridurre notevolmente i fenomeni chepossono essere connessi allo stress lavorativo. Pertanto si mani-festa la necessità di una ricognizione degli ambienti e di unloro adeguamento funzionale, garantendo comunque, instretto collegamento alle azioni descritte ai punti precedenti,servizi specialistici per il trattamento di fenomeni di stress e dimobbing.Infine riteniamo che sarebbe opportuno, per la valorizzazionee immediato utilizzo delle informazioni derivanti dall’indagine,la costituzione di un Gruppo aziendale per il benessere orga-nizzativo che avrà il compito di implementare e seguire le azio-ni di miglioramento, pervenendo anche alla costruzione di unsistema di monitoraggio del clima e dell’ambiente di lavoro.Tale gruppo dovrebbe vedere la partecipazione dei serviziaziendali significativi in tema di benessere organizzativo(gestione e sviluppo delle risorse umane, medicina del lavoro,psicologia clinica, comunicazione, sistema informativo, forma-zione, ecc), opportunamente integrato da rappresentanti sin-dacali.

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11

IInnffoorr ttuunnii iinn aaggrr iiccooll ttuurraa iinnBBaassii ll iiccaattaa nneeggll ii aannnnii 11999999//22000033:: ssttrruummeennttii ,, ff lluussssii ee mmooddeell ll ii iinnffoorrmmaa--tt iivvii IINNAAIILL ppeerr llaa pprreevveennzziioonnee aaffoonnddaammeennttoo ddeell llee ssiinneerrggiiee ccoonn lleeAAzziieennddee SSaanniittaarriiee UUUUSSSSLLLL

GGiiuusseeppppee SSaattrr iiaanniiSovrintendente Medico Regionale, Direzione Regionale INAILBasilicata

RRiiaassssuunnttoo

L’obiettivo “infortuni 0” rappresenta la prospettiva ideale delle

azioni di tutela della salute e della sicurezza, che l’INAIL mette

in atto nella prevenzione, momento primario della propria

“mission”, etico ancor prima che istituzionale.

Si sono presi in esame gli eventi infortunistici in campo agrico-

lo in Basilicata negli anni 1999-2003: è confermato il trend in

tale settore con una diminuzione significativa dei soggetti assi-

curati. Comunque, a fronte di tale riduzione non vi è stato un

sensibile decremento degli infortuni, almeno nella misura che

ci si poteva aspettare.

Infatti gli infortuni con macchine agricole, nel periodo preso in

esame, sono diminuiti di poco dimostrando che l’impiego di

macchine, più o meno sofisticate, richiede utilizzatori profes-

sionalmente formati, a fronte di personale che nel settore

agricolo è più legato a metodi tradizionali che alla tecnologia.

È essenziale avviare un’efficace formazione ed una capillare

informazione.

DDiissccuussssiioonnee

Il lavoro agricolo nella nostra regione, nella seconda metà delsecolo appena trascorso, ha assunto caratteristiche semprepiù industrializzate per il crescente impiego di macchinari e dimezzi tecnologici innovativi, per rendere le attività agricolemaggiormente efficienti, competitive e remunerative sia dalpunto di vista economico che di produzione. Tutto ciò ha di conseguenza comportato anche una diversifi-cazione dei rischi infortunistici negli addetti al settore agricolo,siano essi lavoratori autonomi che dipendenti.Dalla fine degli anni ‘60 e fino alla fine degli anni ‘70, si è assi-stito in Basilicata, come del resto anche nelle altre regioni, adun vero e proprio “boom economico”, con una strabiliantecrescita (economica) ed un cambiamento notevole delle tra-dizionali attività lavorative. Infatti c’è stata una vera e propriamigrazione dalle campagne alle città per il “miraggio” dellavoro nella grande industria.Tutto ciò ha determinato una riduzione degli addetti all’agri-coltura da un lato ed un notevole aumento degli addetti alsettore industriale dall’altro.Negli ultimi decenni è continuata la progressiva riduzione degliaddetti in agricoltura, tale decremento è stato rilevante sino al1980, successivamente vi è stato un certo assestamento e ladiminuzione del numero degli occupati in agricoltura è conti-nuato a scendere, anche se in modo più contenuto.Prendendo in esame i dati relativi agli ultimi cinque anni di cuisi ha evidenza (1999-2003), abbiamo assistito ancora ad unaulteriore riduzione del numero degli occupati (assicurati) nelsettore agricolo. Gli infortuni sul lavoro denunciati nel periodo considerato pre-sentano una riduzione altrettanto costante e tendenziale, i cuivalori riferiti complessivamente a maschi e femmine e consi-derando sia i lavoratori autonomi che i lavoratori dipendenti,sono così distribuiti: per il 1999 sono stati pari a 1.406; per il 2000pari a 1.354; per il 2001 pari a 1.163; per il 2002 pari a 1.109 edinfine per il 2003 pari a 1.085.Risulta evidente che in tale quinquennio vi è stato un decre-mento costante degli eventi denunciati riconducibile solo inparte alla riduzione del numero di addetti al comparto, comesi evince dai dati statistici di seguito riportati.Per l’anno 2003 relativamente alla totalità dei lavoratori (auto-nomi e dipendenti) ed al sesso (maschi e femmine) si riporta-no i seguenti dati:

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TTaabbeell llaa 11 RReeggiioonnee BBaassii ll iiccaattaa:: iinnffoorrttuunnii ssuull llaavvoorroo iinn aaggrriiccoollttuurraa ddeennuunncciiaattii aall ll’’ IInnaaii ll ee iinnddeennnniizzzzaattii aa ttuuttttoo ii ll 3300 aapprrii llee 22000044ppeerr aannnnoo ddii eevveennttoo,, tt iippoo ddii ccoonnsseegguueennzzaa ee ppoossiizziioonnee nneell llaa pprrooffeessssiioonnee..

Anni Evento Tipo di conseguenzaInabilità Inabilità Morte Totale Durata media Grado Medio(*)

temporanea permanente (giorni)

AUTONOMI

1999 825 88 1 914 28 15

2000 787 56 1 844 28 13

2001 682 33 1 716 35 11

2002 663 35 2 700 34 10

2003 655 30 3 688 31 10

DIPENDENTI

1999 448 41 3 492 30 15

2000 481 29 - 510 29 14

2001 430 16 1 447 34 14

2002 383 25 1 409 34 8

2003 378 19 - 397 36 12

TOTALE

1999 1.273 129 4 1.406 29 15

2000 1.268 85 1 1.354 28 13

2001 1.112 49 2 1.163 35 12

2002 1.046 60 3 1.109 34 9

2003 1.033 49 3 1.085 33 11

(*)relativo ai casi di inabilita’ permanente di grado superiore al 10%

12

TTaabbeell llaa 22 PPrroovviinncciiaa ddii PPootteennzzaa:: iinnffoorrttuunnii ssuull llaavvoorroo iinn aaggrriiccoollttuurraa ddeennuunncciiaattii aall ll’’ IInnaaii ll ee iinnddeennnniizzzzaattii aa ttuuttttoo ii ll 3300 aapprrii llee22000044 ppeerr aannnnoo ddii eevveennttoo,, tt iippoo ddii ccoonnsseegguueennzzaa ee ppoossiizziioonnee nneell llaa pprrooffeessssiioonnee..

Anni Evento Tipo di conseguenzaInabilità Inabilità Morte Totale Durata media Grado Medio(*)

temporanea permanente (giorni)

AUTONOMI

1999 521 65 - 586 28 15

2000 495 41 1 537 30 13

2001 447 23 1 471 34 11

2002 441 28 2 471 33 8

2003 420 29 1 450 31 9

DIPENDENTI

1999 141 15 - 156 30 16

2000 163 15 - 178 33 13

2001 150 7 - 157 42 14

2002 135 17 - 152 39 8

2003 151 13 164 39 14

TOTALE

1999 662 80 - 742 29 15

2000 658 56 1 715 31 13

2001 597 30 1 628 36 12

2002 576 45 2 623 34 8

2003 571 42 1 614 33 11

(*)relativo ai casi di inabilita’ permanente di grado superiore al 10%

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13TTaabbeell llaa 33 PPrroovviinncciiaa ddii MMaatteerraa:: iinnffoorrttuunnii ssuull llaavvoorroo iinn aaggrriiccoollttuurraa ddeennuunncciiaattii aall ll’’ IInnaaii ll ee iinnddeennnniizzzzaattii aa ttuuttttoo ii ll 3300 aapprrii llee 22000044ppeerr aannnnoo ddii eevveennttoo,, tt iippoo ddii ccoonnsseegguueennzzaa ee ppoossiizziioonnee nneell llaa pprrooffeessssiioonnee..

Anni Evento Tipo di conseguenzaInabilità Inabilità Morte Totale Durata media Grado Medio(*)

temporanea permanente (giorni)

AUTONOMI

1999 304 23 1 328 29 17

2000 292 15 - 307 24 12

2001 235 10 - 245 37 11

2002 222 7 - 229 37 15

2003 235 1 2 238 31 18

DIPENDENTI

1999 307 26 3 336 29 14

2000 318 14 - 332 27 15

2001 280 9 1 290 30 14

2002 248 8 1 257 32 10

2003 227 6 233 34 6

TOTALE

1999 611 49 4 664 29 16

2000 610 29 - 639 26 13

2001 515 19 1 535 34 13

2002 470 15 1 486 34 12

2003 462 7 2 471 33 8

(*)relativo ai casi di inabilità permanente di grado superiore al 10%

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14TTaabbeell llaa 44 RReeggiioonnee BBaassii ll iiccaattaa:: iinnffoorrttuunnii ssuull llaavvoorroo iinn aaggrriiccoollttuurraa ddeennuunncciiaattii aall ll’’ IInnaaii ll –– aannnnoo 22000033 ee iinnddeennnniizzzzaattii aa ttuuttttoo ii ll3300 aapprrii llee 22000044 ppeerr ffoorrmmaa ddii aavvvveenniimmeennttoo,, sseessssoo,, tt iippoo ddii ccoonnsseegguueennzzaa ee ppoossiizziioonnee nneell llaa pprrooffeessssiioonnee..

Forme di Tipo di conseguenzaAvvenimento Inabilità Inabilità Morte Totale Durata media Grado

temporanea permanente (giorni) Medio(*)

A CONTATTO CON... 6 - - 6 16 -

HA CALPESTATO... 1 - - 1 17 -

SI E’ COLPITO CON... 3 - - 3 22 -

HA INGERITO... - - - - - -

SI E’ PUNTO CON... 2 - - 2 5 -

SOLLEVANDO SENZA SFORZO 7 - - 7 22 -

HA URTATO CONTRO... 38 - - 38 22 -

PIEDE IN FALLO 4 - - 4 23 -

MOVIMENTO INCOORDINATO 3 - - 3 22 -

IMPIGLIATO/AGGANCIATO... - - - - - -

SOLLEVANDO CON SFORZO 1 - - 1 21 -

AFFERRATO DA... 3 - - 3 28 -

COLPITO DA... 39 - 1 40 20 -

INVESTITO DA... 2 - - 2 38 -

MORSO DA... 7 - - 7 21 -

PUNTO DA... - - - - - -

SCHIACCIATO DA... 11 2 - 13 50 21

SOMMERSO DA... - - - - - -

URTATO DA... 11 1 - 12 28 10

TRAVOLTO DA... - - - - - -

RIMASTO INCASTRATO... 7 - - 7 34 -

HA INALATO... 1 - - 1 6 -

ESPOSTO A... - - - - - -

CADUTO DALL’ALTO... 20 - - 20 56 -

CADUTO, IN PIANO, SU... 136 7 - 143 30 8

CADUTO IN PROFONDITA’... - - - - - -

INCIDENTE A BORDO DI... - - - - - -

INCIDENTE ALLA GUIDA... - - - - - -

NON DETERMINATA 353 20 2 375 33 9

IN COMPLESSO 655 30 3 688 31 10

(*)relativo ai casi di inabilita’ permanente di grado superiore al 10%

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15TTaabbeell llaa 55 RReeggiioonnee BBaassii ll iiccaattaa:: iinnffoorrttuunnii ssuull llaavvoorroo iinn aaggrriiccoollttuurraa ddeennuunncciiaattii aall ll’’ IInnaaii ll –– aannnnoo 22000033 ee iinnddeennnniizzzzaattii aa ttuuttttoo ii ll 3300aapprrii llee 22000044 ppeerr ggrruuppppoo ddii aaggeennttee mmaatteerriiaallee,, sseessssoo,, tt iippoo ddii ccoonnsseegguueennzzaa ee ppoossiizziioonnee nneell llaa pprrooffeessssiioonnee ((llaavvoorraa--ttoorr ii aauuttoonnoommii))..

Gruppi di Tipo di conseguenzaAgenti Materiali Inabilità Inabilità Morte Totale Durata media Grado

temporanea permanente (giorni) Medio(*)00 MACCHINE MOTRICI 50 1 - 51 39 701 MACCHINE GENERATRICI 10 - - 10 - -02 MACCHINE OPERATRICI 25 - - 25 22 -03 MACCH. TRASFORMATRICI 15 - - 15 - -04 MACCHINE UTENSILI 20 - - 20 10 -00 MMAACCCCHHIINNEE 112200 11 -- 112211 3322 7710 MEZZI SOLLEVAMENTO 1 - - 1 15 -11 MEZZI TRASPORTO TERR. 11 1 - 12 35 3312 MEZ. TRASP. SU ROTAIE - - - - - -13 MEZZI TRASPORTO AEREO - - - - - -14 MEZ. TRASP. VIA ACQUA - - - - - -15 MEZ. TRASP. SU FUNE - - - - - -11 MMEEZZ.. SSOOLLLLEEVV.. EE TTRRAASSPP.. 1122 11 -- 1133 3333 333320 IMP. DIST. VAPORE - - - - - -21 IMP. DISTRIB. LIQUIDI 2 - - 2 20 -22 IMP. DIS.ELETTRICITA’ - - - - - -23 IMP. DISTRIBUZ. GAS - - - - - -24 IMP. DIS. ARIA COMPR. - - - - - -25 IMP. DIS. MAT. SOLIDI - - - - - -22 IIMMPP.. DDII DDIISSTTRRIIBBUUZZIIOONNEE 22 -- -- 22 2200 --30 ATTREZZI 4 - - 4 50 -31 UTENSILI 12 - - 12 14 -32 ATTREZZATURE - - - - - -33 APPARECCHIATURE - - - - - -34 VIBROCULTORI - - - - - -33 AATTTTRREEZZZZII ,, UUTTEENNSSIILLII ,, .. .. 1166 -- -- 1166 2233 --40 ESPLOSIVI - - - - - -41 POLVERI 1 - - 1 1 -42 GAS, VAPORI, FUMI - - - - - -43 MATERIALI LIQUIDI 2 - - 2 9 -44 MATERIALI SOLIDI 19 - - 19 23 -45 PLASTICI - - - - - -46 SCAR. ELETTR.,RADIAZ. - - - - - -47 FUOCO - - - - - -48 FRAMMENTI, SCHEGGE 8 - - 8 17 -49 SCHIZZI, SPRUZZI 1 - - 1 61 -44 MMAATTEERRIIAALLII ,, SSOOSSTTAANNZZEE 3311 -- -- 3311 2211 --50 AGENTI ATMOSFERICI - - - - - -51 SUPERFICI DI TRANSITO 153 5 - 158 33 952 SCALE E PASSERELLE 2 - - 2 28 -53 APERT. PAVIM., PARETI 1 - - 1 16 -54 INFISSI 6 - - 6 16 -55 PARTI DI EDIFICI 6 1 - 7 36 656 ARREDI,IMPIANTI FISSI - - - - - -57 MICROCLIMA - - - - - -58 SOTTERRANEO 1 - - 1 31 -55 AAMMBBIIEENNTTEE DDII LLAAVVOORROO 116699 66 -- 117755 3322 8860 PERSONE - - - - - -61 ANIMALI 25 2 - 27 31 1062 VEGETALI 12 - 1 13 16 -66 PPEERRSSOONNEE,, AANNIIMMAALLII 3377 22 11 4400 2266 110070 SERBATOI PER LIQUIDI - - - - - -71 SERBATOI PER GAS - - - - - -72 SILOS - - - - - -73 BOMBOLE - - - - - -74 CONTENITORI 1 - - 1 12 -77 SSEERRBBAATTOOII,, CCOONNTTEENNIITTOORRII 11 -- -- 11 1122 --80 PARTI MECCANICHE 14 - - 14 18 -81 PARTI ELETTRICHE - - - - - -82 PARTI PNEUMATICHE - - - - - -83 PARTI OLEODINAMICHE - - - - - -84 PARTI TERMICHE - - - - - -85 PARTI NON SPECIFICATE - - - - - -88 PPAARRTTII MMEECCCCAANNIICCHHEE,, .. .. .. 1144 -- -- 1144 1188 --NON DETERMINATO 253 20 2 275 33 9IINN CCOOMMPPLLEESSSSOO 665555 3300 33 668888 3311 1100

(*)relativo ai casi di inabilita’ permanente di grado superiore al 10%

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16Gli infortuni più frequenti, tra i macchinari presi in considerazio-ne, riguardano in ordine di incidenza: - macchine motrici; - macchine operatrici; - macchine utensili;- macchine genera-trici;- macchine trasformatrici.Tale distribuzione e frequenza risulta sempre uguale nei varianni presi in considerazione; tenendo sempre conto dellacostante e tendenziale riduzione del numero degli eventi inassoluto, come sopra ricordato (cfr. tabelle 1, 2 e 3).Appare opportuno conoscere le caratteristiche e l’identifica-zione dei vari tipi di macchinari; le macchine motrici sono daconsiderare tutti quei macchinari adibiti alla movimentazioneed al traino di altre macchine operatrici; macchine motricisono dunque da considerare i trattori (a ruote ed a cingoli). Lemacchine operatrici sono invece quelle adibite a lavorazioniparticolari: mietitrebbia, presse, seminatrici, escavatori, trincia-trici, raccoglitrici varie (come ad esempio per la frutta o la ver-dura, per l’uva o le olive), ecc.Macchine utensili sono la motosega, il decespugliatore edaltre attrezzature similari.Le macchine generatrici possono essere considerate tuttequelle che producono potenza energetica (generatori di cor-rente, gruppi elettrogeni).Infine alle macchine trasformatrici appartengono tutte quellemacchine adibite ad attività pertinenti alla trasformazione edalla conversione di determinati prodotti.Il numero degli infortuni indennizzati, considerando global-mente sia i lavoratori autonomi, che quelli dipendenti e consi-derati entrambi i sessi, appare in costante decremento, comesi può ben rilevare dalle citate tabelle. Invece, il dato relativoai casi mortali non è affatto incoraggiante: si è passata da n.4eventi mortali del 1999 ai 3 degli anni 2002-2003, ai 5 nei primi9 mesi dell’anno 2005.

TTaabbeell llaa 66 IInnffoorrttuunnii MMoorrttaall ii aannnnoo 22000044 ee 22000055 ((aall 3300//99//22000055))..FFoonnttee:: SSMMRR IINNAAIILL BBaassii ll iiccaattaa

SSeeddee 22000044 22000055PPootteennzzaa 11 33MMaatteerraa 22 22

PPrreevveennzziioonnee iinnffoorrttuunnii ccoonn mmaacccchhiinnaarrii aaggrrii--ccooll ii

Lo scopo da raggiungere è quello di rendere le macchine chevengono utilizzate sempre più sicure e maneggevoli.Le macchine agricole coinvolte più frequentemente negliinfortuni risultano il trattore, la motozappa, il motocoltivatore,la motofalciatrice, ecc. Tra queste il trattore è il mezzo che piùfrequentemente provoca gli infortuni, spesso mortali, a causadel suo ribaltamento.Per rendere le macchine sempre più sicure è necessaria la for-mazione di personale tecnico di verifica delle macchine agri-cole presso i costruttori, i rivenditori, ma anche sopralluoghinelle aziende agricole.Il rischio meccanico che ancora oggi presenta dimensioni nonindifferenti, va contrastato anche con un’azione di prevenzio-ne all’origine, accertando cioè la corrispondenza di questimacchinari alle prescrizioni generali e specifiche prescrittedalle normative vigenti.A questa prima fase di conformità delle macchine si deveaffiancare una efficace formazione ed informazione al lorouso, con il successivo rispetto di tutte quelle norme di sicurezzae di impiego idoneo per il quale tali macchinari sono stati rea-lizzati.Negli ultimi tempi diversi sono stati gli strumenti e gli interventidi formazione attivati per operare una efficace politica di pre-venzione secondo le indicazioni fornite dalle normative sullasalute e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.In diverse realtà territoriali sono stati realizzati corsi di formazio-ne rivolti a lavoratori e ad alunni, finalizzati alla promozione edassunzione di comportamenti coerenti con la cultura dellasalute e sicurezza negli ambienti di lavoro sia nelle istituzioniscolastiche.I report di monitoraggio precitati dimostrano chiaramente chel’azione promossa fino ad oggi ha prodotto un significativopasso avanti per l’acquisizione della cultura della sicurezza,per la diffusione di comportamenti volti ad “agire in sicurezza”nella vita quotidiana, anche al di fuori del proprio ambito lavo-

rativo. Tuttavia molto deve essere ancora fatto, in particolarenel settore dell’agricoltura e forestale nel quale gli incidenti neiluoghi di lavoro raggiungono connotazioni spesso drammati-che, cfr. tavola 1, 2, 3 e 6, che registrano un costante numerodi incidenti mortali ed infortuni con esiti di inabilità sia tempo-ranea che permanente, in presenza dell’uso di macchine edelle attrezzature agricole.Negli anni a venire, dunque, il target della prevenzione dovràessere mirato al controllo della rigorosa applicazione dellenorme antinfortunistiche nelle piccole e medie aziende agri-cole, nonché alla riduzione dei rischi connaturati con i mac-chinari agricoli, che sono emersi essere l’agente materiale checon maggior frequenza è interessato nel determinismo deglieventi infortunistici.Le considerazioni che precedono consentono di indicare esintetizzare alcune possibili direttrici di intervento per ridurre ilfenomeno infortunistico in agricoltura, rivolte ad incentivare ilrinnovo delle attrezzature agricole con prodotti che risponda-no al criterio della massima sicurezza tecnologicamente possi-bile; ridefinire la normativa di commercializzazione delle mac-chine, rendendo obbligatori i manuali d’uso e le attività dimanutenzione; rimodulare mutuando esperienze gia avviateper l’industria, il sistema assicurativo, con sconti di premio alleaziende che investono nella sicurezza anche al di là delle con-dizioni minime previste dalla norma.

CCoonncclluussiioonnii

In definitiva la cultura della prevenzione dovrà sempre piùaffermarsi tra tutti gli operatori coinvolti, a partire dai datori dilavoro e fino ai lavoratori tutti assicurati con l’INAIL. Né si puòprescindere dalla costante crescita dell’orientamento allaprevenzione in tutti coloro che a qualsiasi titolo sono impegnatinelle Strutture che per legge si occupano della salute dei lavo-ratori: ci riferiamo in particolare a tutti i Medici che sono impe-gnati nel Dipartimento di Prevenzione delle AUSL, a quelli chesvolgono la loro attività ai sensi Della L. 626/94, ma anche aicolleghi dell’INAIL, ai quali mai deve venire meno, oltre allanaturale metodologia medico-legale, la missione di contribui-re alla prevenzione degli infortuni e delle malattie in agicoltu-ra.Le sinergie tra tutti gli attori istituzionali devono pertanto con-fluire in una logica integrazione tra funzioni e finalità proprie disoggetti pubblici (Dipartimento di Prevenzione delle USL,ISPESL, INAIL), diversi ma tutti operanti per la tutela della salutenei luoghi di lavoro, in un quadro coordinato all’interno delquale l’INAIL si impegna con il ruolo di gestore dei sistema assi-curativo e contemporaneamente come Azienda di servizicomplessi specialistici nel nuovo Welfare del paese, per unsistema informativo integrato del fenomeno infortunistico inagricoltura mirato alla conoscenza del fenomeno e con l’o-biettivo principale di attivare azioni che abbiano una ricadutain termini essenzialmente preventivi, senza trascurare gli aspet-ti assicurativi, nel rispetto dei ruoli previsti dal Legislatore pertutti gli attori coinvolti.

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17LLaa vvaalluuttaazz iioonnee ddeell RR ii sscchhiiooCCaarrddiioovvaassccoollaarree ee ddeell ggrraaddoo ddiieevviittaabbii ll ii ttàà -- SSttuuddiioo OOEERR -- MMeeddiicciiddii MMeeddiicciinnaa GGeenneerraallee

GGaabbrriieell llaa CCaauuzzii ll lloo11,, EEggiiddiioo GGiioorrddaannoo22,, AA SSaannttaannggeelloo22,,CCaarrmmiinnee SSccaavvoonnee22

1Ufficio Politiche della Prevenzione – Dipartimento SaluteRegione Basilicata2Comitato Tecnico Scientifico FIMMG - Potenza

MMeeddiiccii ddii MMeeddiicciinnaa GGeenneerraallee cchhee hhaannnnoo ppaarrtteecciippaattooaall llaa rr iicceerrccaa::ASL1: A. Brescia, M.A. Caprioli, C. Carbutto, C.

Cardillicchio, M.L. Gammone, D. Leccese, G.Mecca, F.L. Piperno, G. Pizza, G. Sisti

ASL 2: A . Ambrosio, A. Barone, D. A. Barone, D. Cardone,G. Cauzillo, S. Claps, G. Corbo, N. De Carlo,M.C.Donnoli, V.R. Laino, M. LoBosco, L. Mercurio, R.Montano, G. Nobile, M. T Padula, A. Fioravante, A.Santangelo, C. Saponara, F. Scavone C. Spina, A.Spinillo

ASL 3: P. Arleo, G.M. Borea, G. Caggiano, V. De Biase, A.Di Filippo, A. Di Sanzo, F. Gesualdi, E. Giordano,G.D. Larocca, C.G. Larocca, D. Lauria, C. Pisani, F.A. Spagnuolo

ASL 4: E.M. Bitetti, G. Capezzera, M.V. Carmentano, D.Michele, F. De Pascale, V.D. Dilillo, N. Dilillo, A.Dinella, T. Gallipoli, A.M. Greco,M. Musillo,S.Nicoletti, P.S.Padula, B. Rondinone, F.Sanseverino, G. M. Saponaro, A.M. Urricchio, A. M.Venezia, R. Vinciguerra, E. Vitelli.

ASL5: A. Agneta,B:Rocco,C. Roberto,C. MariaGiuseppina, D. DeMarco,D. Defina,M.C. DiGiglio,A. Divincenzo, M.A D’Onofrio, N. Esposito, F.Mele, L.D. Rizzo, L.M. Santomassimo, A. Sarandria,G. Schirosa, R. Stoja, R.F.M. Truncellito, C.Zuccarella

Si ringrazia per il supporto metodologico e formativo il consor-zio Mario Negri Sud – santa Maria Imbaro (Chieti)

PPrreemmeessssaa

Nel 2001 si è proceduto ad ampliare le attivitàdell’Osservatorio Epidemiologico della Regione Basilicata(OER) alla partecipazione attiva dei Medici di MedicinaGenerale (MMG), ritenendo importante la loro collaborazioneper la valutazione degli aspetti clinici, assistenziali e gestionalidelle cronicità, ad integrazione delle statistiche amministrativecorrenti(1). Attraverso una serie di opportuni contatti con Sindacati eSocietà Scientifiche di categoria, nel rispetto dell’AccordoCollettivo Nazionale, recepito con DPR 270/2000, e dell’Accordo Integrativo Regionale ex DGR 1640/2001 - art. 5(“Attività di ricerca epidemiologica”)(2-3), è stata definita,con la Medicina Generale Lucana, una prima area di attività,che si è concretizzata nel progetto di ricerca MMG-OER sulrischio cardiovascolare.La scelta dell’argomento di ricerca è avvenuta dopo unaserie di incontri tra la responsabile dell’osservatorio epidemio-logico regionale e le rappresentanze sindacali scientifichedella medicina generale.Si è proceduto, inoltre, ad indicare tra i MMG un medico dimedicina generale con l’incarico di referente.A parte i Sindacati e le Società Scientifiche di categoria ed ilServizio Osservatorio Epidemiologico Regionale, che ha soste-nuto l’iniziativa, ha partecipato alle attività, per il buon esitodel programma, il Consorzio Mario Negri Sud (CMNS)-Laboratorio di Epidemiologia Assistenziale e Sistemi Informatici,per il supporto metodologico e formativo. I Medici di Famiglia,che hanno aderito alla iniziativa, hanno condiviso la fattibilitàdella ricerca e, grazie ai dati preliminari forniti, hanno consen-tito alla Regione di meglio definirne i contenuti, le modalità e itempi.

L’identificazione delle persone a rischio cardiovascolare ele-vato è uno degli obiettivi principali in ambito preventivo ecostituisce la premessa necessaria per l’attivazione di azionifinalizzate alla riduzione dei fattori di rischio modificabili, dalcambiamento dello stile di vita all’intervento farmacologico.Per identificare le persone ad elevato rischio si utilizza un indi-catore, il rischio globale assoluto, che permette di valutare laprobabilità di ammalarsi negli anni successivi conoscendo ilvalore di alcuni fattori di rischio.Il rischio globale assoluto si stima attraverso funzioni matemati-che, che elaborano i raccolti attraverso studi epidemiologicilongitudinali.Queste funzioni sono caratterizzate da tre elementi:- il valore medio dei fattori di rischio nella popolazione in stu-

dio;- i coefficienti dei fattori di rischio, ovvero fattori moltiplicativi

correlati alla loro rilevanza eziologica;- la probabilità della popolazione arruolata di sopravvivere

senza la malattia.

II ll ccaammppiioonnee

La ricerca si è svolta nella Regione Basilicata. Hanno portatocorrettamente a termine lo studio 81 medici di medicinagenerale per un totale di popolazione assistita di 92.737 unità.ll campione esaminato rappresentava il 17% della popolazio-ne con un range di età compresa tra 24 anni e oltre 80 anni.

MMaatteerr iiaall ii ee mmeettooddii

Nello studio presentato, sono stati considerati i seguenti fattoridi rischio, necessari alla valutazione del rischio globale assolu-to: età, sesso, presenza di diabete, fumo di sigarette, pressionearteriosa sistolica e diastolica, colesterolemia totale e HDL.Ed inoltre: l’obesità valutata attraverso la determinazione delBody Mass Index, la presenza di eventi o condizioni cardio-cerebrovascolari pregresse, quali infarto miocardio, bypassaorto-coronarico, angioplastica coronarica, ictus cerebrale,TIA, rivascolarizzazione carotidea, scompenso cardiaco, distur-bi del ritmo, vasculopatia e rivascolarizzazione periferica.

II ll pprrooggeettttoo èè ssttaattoo ccoossìì aarrtt iiccoollaattoo::I Fasedefinizione della scheda di raccolta dati, relativa agli eventid’interesse;elaborazione del programma di informatizzazione dei dati e digestione dei flussi informativi.

II Faserilevazione degli eventi incrociati dai MMG partecipanti, in 6mesi di osservazione con invio delle schede di raccolta datialla Regione per le operazioni di verifica ed input.

III Faseelaborazione-analisi dei dati, preparazione-pubblicazione ediffusione del rapporto conclusivo.Durante il mese di agosto del 2001, è stata inviata una letterad’invito a partecipare a tutti i medici di MG della RegioneBasilicata (589) con allegata una copia della Rivistadell’Osservatorio Epidemiologico Regionale. Nella lettera d’in-vito si chiedeva ai medici di compilare una semplice schedaanagrafica con i propri dati e con la stratificazione per sesso eper età della popolazione assistita (tab. 1).

TTaabbeell llaa 11.. DDiissttrr iibbuuzziioonnee ddeell ccaammppiioonnee ppeerr sseessssoo eedd eettàà ((vvaalloorr ii %%))

CCllaassssee ddii eettàà

((aannnnii)) MMaasscchhii FFeemmmmiinnee TToottaallee

<< 4400 77..8888%% 99..9999%% 1177..8877%%

4400--4499 44..1122%% 55..4411%% 99..5533%%

5500--5599 88..4444%% 55..2255%% 1133..7700%%

6600--6699 99..8899%% 66..9900%% 1166..7799%%

7700--7799 1122..7722%% 1100..9922%% 2233..6644%%

8800++ 77..9988%% 1100..5500%% 1188..4499%%

TToottaallee 5511..0033%% 4488..9977%% 110000..0000%%

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18Durante il mese di settembre dello stesso anno, si procedevaall’invio di un secondo invito per sollecitare la partecipazionedei medici. Non si faceva volutamente cenno alla possibilità diun sistema premiante. Contemporaneamente, l’OsservatorioEpidemiologico metteva a punto un progetto formativo azien-dale, accreditato ECM (24 crediti), con cinque edizioni, unaper ogni ASL. Al temine di ogni edizione veniva consegnato aimedici il materiale per la partecipazione alla ricerca.Ai MMG partecipanti al progetto veniva richiesto di segnalare,attraverso la compilazione di una scheda “EVENTO”, tutti gliepisodi clinicamente rilevanti normalmente incrociati in 6 mesidi attività.Gli eventi, decesso, ospedalizzazione e patologia vascolareacuta, erano selezionati per la loro rilevanza clinico - epide-miologica e per il loro interesse in termini di potenziale evitabi-lità.Per ciascun assistito reclutato per uno o più di uno degli even-ti summenzionati, il MMG provvedeva alla compilazione di una“SCHEDA DATI PAZIENTE”, atta a formulare un profilo di rischiocardiovascolare sulla base dei fattori oggi noti.Particolare rilievo veniva dato alla presenza di precedentieventi vascolari che, come è noto, costituiscono di per sé ele-menti prognostici fortemente sfavorevoli.Nessun sollecito veniva più fatto dai responsabili della ricercaal medico ricercatore.Terminata la raccolta dati si è proceduto alla verifica deglistessi consistente nell’eliminazione delle informazioni scorrettee duplicate e nel completamento di informazioni parziali (SASSystem)(4).

SSccooppii

La ricerca si è proposta, sostanzialmente, di sperimentare lafruibilità, e l’utilità, delle informazioni in possesso dei MMG(5) edi verificare la possibilità di costituire, con gli stessi, una rete diosservazione permanente rispetto a situazioni rilevanti per cari-co assistenziale.Per il raggiungimento di questo scopo, scegliendo, comeambito d’indagine, le malattie del sistema circolatorio (primacausa di morbi-mortalità nella popolazione generale), conparticolare riferimento a profili di rischio e grado di evitabilità,lo studio ha promosso i seguenti obiettivi:- rilevazione degli eventi cardio/cerebro vascolari e del rela-

tivo carico assistenziale;- valutazione dei fattori di rischio e del grado di evitabilità

attraverso la definizione dei diversi profili di rischio;- costituzione di una rete permanente di sorveglianza e di

registrazione di situazioni socio-sanitarie rilevanti, da partedei Medici di Medicina Generale;

- formulazione di un piano di formazione, come idea pro-gettuale, analogo per obiettivi, a quello della ricercamessa a punto, da trasmettere anche al competenteUfficio Regionale perché tenesse conto dei bisogni formati-vi, in materia epidemiologica, espressi dalle associazioni deiMedici di Famiglia;

- affermazione dell’esigenza di inserire l’attività di ricercaepidemiologica nel campo di applicazione dell’aggiorna-mento professionale e della formazione continua obbliga-toria, al fine di incoraggiare e stimolare il continuo interesseper la materia; - - sviluppare la produzione di dati di quali-tà, contribuire a scelte e allocazioni di risorse, in piani e pro-grammi socio-sanitari; prevedendo nozioni epidemiologi-che di base (definizione e misura dello stato di salute; rile-vazione delle cause e delle condizioni determinanti glieventi patologici e percorsi di sensibilizzazione su ruolo econtributo della epidemiologia per la promozione dellasalute) a supporto sia delle politiche sanitarie che dello svi-luppo di buone pratiche;

- avviare, con il contributo dei Sindacati e delle SocietàScientifiche di categoria, le attività per la messa in reteMMG-OER, raccogliendo le adesioni dei Medici di Famigliaa questa proposta, con l’intento di dare utile prosieguo, eapprofondimento, ai lavori intrapresi.

Il progetto si è articolato in tre fasi e si è caratterizzato per unaserie di incontri informativi e formativi su:Ricerca e Medici di Famiglia nell’Accordo Regionale;Ricerca e Formazione in Medicina Generale;Collaborazione MMG-OERComunicazione del rischio.Inoltre, in seno al progetto di ricerca, è stata organizzato ed

effettuato per i MMG partecipanti un corso di formazione-aggiornamento, che ha ottenuto 24 crediti ai sensi dellavigente normativa in materia di ECM, su:Epidemiologia, implicazioni cliniche, sociali ed economichedelle malattie croniche;I profili di rischio cardiovascolare e la prevenzione;Rischio cardiovascolare: confronto tra linee guida e praticaprofessionale;La registrazione delle cause di morte: dati e criticità;La scheda ISTAT di morte: significato e corretta compilazione;La rete di sorveglianza degli eventi rilevanti ed i flussi informati-vi MMG-OER: il database del Medico di Medicina Generale;Cognizioni e strumenti di base per la lettura epidemiologica el’uso dei dati a fini di pianificazione sanitaria, con un’ulterioregiornata di formazione-aggiornamento sulla morbi-mortalitàper malattie del sistema circolatorio (dati nazionali e regiona-li) e sulla comunicazione del rischio cardiologico nella relazio-ne medico-paziente.Risultati e commenti

Dopo il secondo invito, hanno risposto complessivamente 203Medici di Medicina Generale. Al termine dei sei mesi di osser-vazione, hanno inviato tutte le schede 81 medici.I database prodotti (6) sono stati due:- il database dei fattori di rischio, composto da 2.064 records,nel quale sono presenti dati anamnestici, laboratoristici e altrodel singolo paziente, compresi quelli relativi agli eventi cardio-vascolari pregressi e ai trattamenti in atto;- il database degli eventi, composto da 2.547 records, che sin-tetizza il luogo, la data, il motivo del ricovero e del decesso, ilcodici intervento (dove presenti) e altre informazioni circa lafunzione motoria fisica e psichica del paziente. Ovviamente,più eventi possono avere come soggetto il medesimo pazien-te.I dati qui presentati si riferiscono a 2.547 eventi relativi a 2.049soggetti (Maschi 51%; Femmine 49%).Il rischio cardiovascolare globale assoluto è stato calcolatosecondo le equazioni di Framingham(7) e del GISSI-Prevenzione(8), che indicano la maggiore o minore probabili-tà, nei dieci anni successivi, di presentare eventi cardiovasco-lari (Framingham) ed eventi fatali (Gissi-Prevenzione), rispetti-vamente in prevenzione primaria e secondaria.Sull’intero campione osservato il 43% presentava almeno unodegli eventi cardio-cerebro vascolari pregressi oggetto di stu-dio; mentre più della metà di tali soggetti presentavano due opiù condizioni associate.Sovrappeso ed obesità erano presenti rispettivamente nel 42,1e nel 22,3% dei soggetti esaminati, con prevalenza nel sesso

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19femminile per le fasce di età più avanzata.L’abitudine al fumo prevaleva nettamente nel sesso maschileanche se, nelle fasce di età più giovani, anche le donne fuma-trici raggiungevano percentuali significative.La malattia diabetica interessava il 18,6% della popolazioneosservata, con lieve prevalenza nel sesso femminile, evidentenelle fasce di età più avanzata.Livelli elevati di colesterolo totale (>=200 mg/dl) erano presen-ti in un quarto del campione esaminato, con le percentuali piùalte nelle classi tra 50–70 anni.Livelli di colesterolo HDL (<=60 mg/dl) erano a loro volta rileva-bili in un quinto della popolazione esaminata.Valori di pressione arteriosa (>=140 di sistolica e >=90 di diasto-lica) sono stati riscontrati in oltre un terzo della popolazioneesaminata.Il ruolo dei singoli fattori di rischio appena esaminati è, notoria-mente, amplificato dalla possibile e frequente coesistenza,nello stesso soggetto, di più fattori simultaneamente. Da qui lanecessità di individuare indicatori sintetici e complessivi dirischio globale, facilmente applicabili anche su popolazionidiverse per abitudini, caratteristiche cliniche e contesti geo-grafici.Il livello presuntivo del rischio cardiovascolare nei soggettisenza patologie cardiovascolari (prevenzione primaria) è cal-colato, a partire dai livelli dei diversi fattori di rischio di ciascunsoggetto, mediante l’equazione di Framingham, il cui correttoutilizzo prevede opportune modifiche sulla base della distribu-zione dei fattori di rischio nel campione esaminato. Tale equa-zione permette di valutare, in modo sufficientemente attendi-bile, il livello di rischio cardiovascolare nei soggetti “sani” neisuccessivi 10 anni.Un intervento preventivo ottimale, che riesca ad eliminare oridurre il peso di fattori di rischio modificabili (sospensione delfumo, raggiungimento-mantenimento peso corporeo ideale,livelli ottimali di pressione arteriosa, controllo dell’assetto lipidi-co e della malattia diabetica), si traduce in una riduzione del-l’eccesso di rischio cardiovascolare eventualmente stimabilemediante l’equazione “modificata” di Framingham.Il livello presuntivo di rischio nei pazienti con patologie cardio-vascolari (prevenzione secondaria) è stato calcolato, a parti-re dai livelli dei diversi fattori di rischio di ciascun paziente,mediante l’equazione del GISSI-Prevenzione per il calcolo delrischio di morte nei pazienti con patologie cardiovascolari.La Valutazione del Rischio può essere opportunamente modi-ficata sulla base della distribuzione dei fattori di rischio dellapopolazione in studio. Tale equazione, pur se in manieraapprossimativa, permette di valutare, in maniera sufficiente-mente affidabile, la probabilità di eventi fatali nei successivi 4anni per i pazienti con eventi cardiovascolari pregressi. Talerischio è stato, poi, proiettato a 10 anni per avere come riferi-mento lo stesso arco di tempo sia in prevenzione primaria chesecondaria.Ad un sottocampione di 403 soggetti - 240 soggetti senzaeventi pregressi e 163 pazienti con eventi cardiovascolari pre-gressi - sono state applicate rispettivamente le equazioni diFramingham e del GISSI-Prevenzione ottenendo, per ciascunodei soggetti, una misura della probabilità/rischio di eventi neiquattro/dieci anni successivi.Nella figura 1a sono mostrati i dati relativi alla stima del rischiosecondo Framingham per i 240 soggetti senza eventi pregres-si; nella figura 1b le probabilità di eventi fatali a 4 e a 10 annisecondo il modello GISSI Prevenzione per i 163 pazienti conpatologie cardiovascolari pregresse.In questo sottocampione, il rischio medio di sviluppare eventicardiovascolari nei successivi 10 anni era di 15,00 ± 13,10%,secondo l’equazione di Framingham, mentre il rischio di even-ti fatali, secondo l’equazione del GISSI-Prevenzione, era di25,02 ± 17,60%. La ripartizione del campione esaminato in sog-getti con eventi pregressi (163 soggetti) e senza eventi pre-gressi (240 soggetti) modifica tali stime con ovvio svantaggioper i pazienti, che già avevano presentato eventi cardiova-scolari.

Le stime di rischio erano rispettivamente:14,14±11,84, sec. Framingham,20,98±15,86, sec.GISSI-Prevenzioneper i n. 240 pazienti senza eventi pregressi.16,28±14,71, sec. Framingham,30,98± 18,39 sec. GISSI-Prevenzioneper i n. 163 pazienti con eventi pregressi.

Figura 1a. Distribuzione della probabilità (%) di eventi cardio-vascolari entro 10 anni, secondo la formula di Framingham,per n. 240 soggetti (Classi di rischio: basso fino a 10%; medio 10-20%; elevato 20-40%; molto elevato oltre 40%)

Figura 1b. Distribuzione della probabilità (%) di eventifatali entro 4 e 10 anni, secondo il modello GISSI-Prevenzione,per n. 163 soggetti

La distribuzione per classi di rischio nel campione esaminato èinvece riportata nella successiva tabella 2.

Tabella 2. Distribuzione per classi di rischio secondo le equazio-ni di Framingham e GISSI-Prevenzione in in 240 soggetti senzaeventi pregressi e in 163 soggetti con precedenti patologiecardiovascolari.

Classi di Rischio Livello di RischioSecondo Secondo

Framingham GISSI-Prevenzione

Bassa, <= 10% 116 48.33% 20 12.27%

Media, 10,1-20% 65 27.08% 32 19.63%

Elevata, 20,1-40% 48 20.00% 68 41.72%

molto elevata, > 40% 11 4.58% 43 26.38%

Totale soggetti esaminati 240 100.00% 163 100.00%

La valutazione del rischio cardiovascolare globale assoluto,pur limitato ad un sottocampione della popolazione osservata(403 soggetti, di cui 163 con eventi pregressi), conferma la pre-senza di una quota significativa di soggetti a medio/altorischio di nuovi eventi cardiovascolari fatali e non fatali.

La riflessione ripropone, in positivo, alcune questioni sul ruolo ele competenze del Medico di Medicina Generale. Da questopunto di vista l’indagine proposta, la valutazione del rischiocardiovascolare ed il possibile intervento su fattori modificabi-li, rimane fortemente esemplificativa.La valutazione del rischio cardiovascolare globale assolutoappare la modalità più appropriata per valutare in particola-re i soggetti ad alto rischio. Infatti il corretto utilizzo di alcuniindicatori, come quelli considerati, rispetta l’eziologia multifat-toriale della malattia cardiovascolare ed offre opzioni multipleal trattamento.In definitiva indicatori facilmente applicabili, ed il loro monito-raggio, consentono una valutazione più obiettiva del rischionei propri assistiti e, nel tempo, una sorveglianza mirata ad otti-mizzare le attività di prevenzione e di trattamento, farmacolo-gico e non, intraprese.

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20CCoonncclluussiioonnii

Il presente lavoro sicuramente ha ottenuto un primo risultato:quello di far comprendere al singolo medico e al singolopaziente che nel momento in cui diventano popolazioni dimedici e di pazienti emergono le implicazione cliniche, socialied economiche della epidemiologia. Il medico di famiglia haun confronto quotidiano con singoli pazienti, i quali in manieracasuale, lo hanno scelto.È evidente che, accorpando i singoli pazienti e i singoli medi-ci, i pazienti assumono un valore diverso: diventano popola-zioni e gli stessi medici, pur lavorando singolarmente, assumo-no il valore di collettività. La comunità di professionisti può fornire un apporto concretoalla produzione della conoscenza, in quanto produce unapratica quotidiana clinico - assistenziale. Questa pratica ècostituita da procedure e performance quotidiane (diagnosi,terapie ecc.), queste procedure, inevitabilmente, produrran-no degli esiti (eventi e rischi).La prima domanda che si ci pone riguarda l’appropriatezza ditali procedure.Questo processo implica una “osservazione attiva” della prati-ca quotidiana, gli strumenti necessari divengono la descrizio-ne e la documentazione. E’ evidente che quando si parla disingoli pazienti e singoli medici, come è ricorrente nella prati-ca della Medicina di Famiglia, il campione non è rappresen-tato da individui selezionati o clinicizzati, bensì l’incrocio avvie-ne con persone sane e/o con patologie croniche e comples-se osservate nel loro ambiente naturale. Dunque la osservazio-ne attiva in medicina generale è obbligata e finalizzata adindividuare le regole per confrontare e interpretare la variabi-lità individuale. La vera sfida per la Medicina di Famiglia è cul-turale e metodologica: osservare la “persona” nel suoambiente naturale.Diventa, quindi cruciale una seconda questione: la trasferibili-tà di quanto noto in sé o prodotto in ambito diverso dallaMedicina di Famiglia, nella pratica di tutti i giorni.A questo punto si sollevano altre questioni:- quanto le prove di efficacia sono determinanti nella praticaquotidiana della medicina di famiglia;- quanto contano la volontà e la disponibilità dei pazienti, cosìpoco attratti dal principio di autorità delle prove, a sottoporsia cambiamenti di stile di vita;- in che misura si manifesta l’opportunità di condividere la pos-sibilità di calcolare e quindi ridurre il rischio, la cui scoperta inprevenzione primaria è quasi sempre casuale.(9)La costituzione di un Osservatorio Epidemiologico gestito conla cultura e la formazione della Medicina Generale, che osser-vi il contesto della Medicina di Famiglia, consente agli attoriprotagonisti, da un lato, di essere osservati e, dall’altro, diosservarsi. Questa cosa, singolarmente, non può accadere.Si introduce così la terza domanda: può la formazione essererivolta solo a modificare i comportamenti dei singoli professio-nisti per rispondere, non ai bisogni di salute, ma alla logicaaziendale? Il processo, qui iniziato, implica un aggiornamento continuodelle conoscenze, una produzione continua di conoscenzepertinenti al ruolo professionale. Se tali conoscenze verrannofiltrate attraverso la trasferibilità assistenziale e valutate attra-verso la evitabilità, sia per morbilità che per mortalità, produr-ranno dei cambiamenti della pratica clinica dei singoli profes-sionisti. Allora tale processo sarà definibile come processo for-mativo.Tale formazione, derivante dalla ricerca, produrrà un imme-diato miglioramento della qualità delle cure, la soddisfazionedei pazienti/popolazione e l’efficienza del sistema sanitario.Quanto sopra esposto potrebbe essere un rappresentativoquadro di riferimento anche per la ECM, in un percorso virtuo-so tra ricerca in Medicina Generale e Formazione MedicaContinua.

Esiste, anche, il problema della mancata conoscenza o, sevogliamo, ignoranza delle storie reali di pazienti/popolazione,sia che riguardi il lungo periodo di malattia che il contesto cul-turale di vita ed assistenziale.Allora ci chiediamo: come vanno a finire le storie dei pazien-ti/cittadini “in carico”? Per questa domanda, che ovviamente non può prevedere lanarrazione della storia dei singoli pazienti, che appartiene adaltri percorsi, che pure dovranno compiersi, la Epidemiologiapuò dare una prima risposta se intesa come racconto orga-nizzato del destino delle patologie e/o degli interventi con i

conseguenziali esiti.Volendo ipotizzare un modello di cure delle malattie cardiova-scolari, occorre valutarne la prevalenza e la rilevanza in termi-ni di salute pubblica e di carichi assistenziali.Altro aspetto è rappresentato dalla complessità di patologieche, a loro volta, si interfacciano e prevedono modelli digestione differenziati.End-point del modello cardiovascolare può essere rappresen-tato dagli eventi, come strumento privilegiato e praticabileper incidere sia sulla mortalità che sulla morbilità.Infine, le patologie cardiovascolari consentono di instaurareun dialogo privilegiato con gli specialisti, le popolazioni e le isti-tuzioni.Così come oggi previsto nel Piano Nazionale della Prevenzione2005-2007.

BBiibbll iiooggrraaffiiaa

1- G. Tognoni e Gruppo di Lavoro “OER-B e Medicina genera-le” - Oer_b 2000; 1:26-29

2- Accordo Integrativo per La Medicina Generale RegioneBasilicata BUR 2001; 51 art 5 :4817

3- Accordo Integrativo per La Medicina Generale RegioneBasilicata BUR 2003; 57 art 5 :7603

4- www.sas.com5- Green LA, Dovey SM. “Practice-based primary care

research networks. They work and are ready for full deve-lopment and support” - BMJ 2001;322:567–568

6- G Cauzillo, F. Costantini, E. Giordano,V. Lepore, M.Zingaretti “Epidemiologia degli eventi rilevanti nella praticadella Medicina Generale Valutazione dei fattori di RischioCardiovascolare” - New Letters Oer_b & Medici diMedicina Generale

7- P W. F. Wilson, MD; R B. D’Agostino, PhD; D Levy, MD; A M.Belanger, BS; H Silbershatz, PhD; ; W B. Kannel, MD“Prediction of Coronary Heart Disease Using Risk FactorCategories From the Framingham Heart Study” Circulation 1998 12;97(18):1837-47

8- R. Marchioli, F. Avanzini, F. Barzi, C. Chieffo, A. DiCastelnuovo, M. G. Franzosi, E. Geraci, A. P. Maggioni, R. M.Marfisi, N. Mininni, G. L. Nicolosi, M. Santini, C. Schweiger, L.Tavazzi, G. Tognoni and F. Valagussa on behalf of GISSI-Prevenzione Investigators “Assessment of absolute risk ofdeath after myocardial infarction by use of multiple-risk-factor assessment equations: GISSI-Prevenzione mortalityrisk chart” - Eur Heart J 2001; 22: 2085–2103

9- E.Giordano. “La Carta di Rischio Cardiovascolare Italiana”- Oerb_2003; 1:2-3

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21CCoonnttrr iibbuuttii bbrreevvii

Studio PASSI (Progressi delle AziendeSanitarie per la Salute in Italia) –Rapporto 2005GGiiuusseeppppee MMoonnttaaggaannoo11,, GGaabbrr iieell llaa CCaauuzz ii ll lloo22,,MMaassssiimmii ll iiaannoo GGaall lloo22,, DDiinnaa SSoorrrreennttiinnoo22

1Dirigente Generale Dipartimento Salute Regione Basilicata2Ufficio Politiche della Prevenzione – Dipartimento SaluteRegione Basilicata

Si ringraziano per la preziosa collaborazione:- i Coordinatori Aziendali: G. Ciriello, M. Frangione, V. Denisi,

A. Russo, G. Pietrafesa, V. Verrastro, G. Amendolara, C.Potenza e V. Amoia

- gli intervistatori: Amico, Amoroso, Archetti, Benvenuto,Carlucci, Chietera, Cristiano, Deorsi, Diani, Di Palo, Di Stasi,Fiore, Genovese, Giorgio, Giuratrabocchetti, La Tocca,Latacci, Lombardi, Mareggi, Mazzucca, Pellegrino,Petagine, Prisco, Sommessa

- i MMG e i Sindaci dei Comuni ASL- il personale regionale di supporto: Gerardo Becce, Emilio

Chiarolla, Giovanni Petrosillo- tutte le persone che hanno dedicato tempo e attenzione

alla raccolta delle informazioni e dei dati necessari alla rea-lizzazione dello Studio…

IInnttrroodduuzziioonnee

Lo studio Passi si inserisce tra le attività promosse dal CentroNazionale per la Prevenzione ed il Controllo delle Malattie(CCM), recentemente istituito in Italia, presso il Ministero dellaSalute, che riconosce, tra gli obiettivi strategici, la promozionedi stili di vita sani.Infatti l’adozione di stili di vita non corretti rappresenta oggiuna vera e propria emergenza sanitaria poiché comporta ine-sorabilmente l’aumento del rischio d’insorgenza delle princi-pali cause di morbi-mortalità nella popolazione (malattie delsistema circolatorio, tumori maligni etc).Per tale finalità (la promozione di stili di vita sani):- il Ministero della Salute e le Regioni hanno condiviso la neces-sità di attivare un sistema di sorveglianza sui fattori di rischiocomportamentali e sulla efficacia dei programmi d’interventorealizzati allo scopo;- il CCM ha affidato al Centro Nazionale di Epidemiologia,Sorveglianza e Promozione della Salute (CNESPS) dell’ IstitutoSuperiore di Sanità (ISS) l’incarico di sperimentare uno studioad hoc, con la prospettiva di rendere disponibile un metodo diosservazione continua in grado di fornire in maniera tempesti-va, e rappresentativa della popolazione di riferimento, datisugli stili di vita a rischio e sui cambiamenti degli stessi interve-nuti per effetto dalle specifiche iniziative regionali e aziendalipreviste dal Piano Nazionale della Prevenzione 2005-2007.Infatti le informazioni sui determinanti di salute e sull’adozionedi misure di prevenzione vengono attualmente raccolte, alivello nazionale e regionale, attraverso le indagini multiscopodell’Istat, che risultano carenti a livello di dettaglio territoriale,rendendo difficile la valutazione dei progressi di salute ottenu-ti in tal senso presso le singole Aziende Sanitarie Locali (ASL).Da qui lo studio PASSI, applicato per la prima volta nel 2005,che, a regime, consente anche di valutare l’efficacia delleazioni territoriali messe in campo a fini preventivi, cui hannoaderito la Regione e le ASL di Basilicata.La presentazione dello studio PASSI vuole:- informarne tutti gli operatori del SSR;- divulgare in breve i nostri risultati.

OObbiieetttt iivvii ee mmeettooddii ddeell lloo ssttuuddiioo

ObiettiviObiettivo generaleMonitorare alcuni aspetti della salute della popolazione (italia-na, regionale e aziendale) di età compresa tra i 18 e i 69 anniin rapporto ad interventi di programma specifici (in atto o invia di realizzazione) relativi ai principali fattori di rischio com-portamentali e all’adozione delle misure preventive previste.Obiettivi specifici1.Aspetti socio-demografici: descrivere le variabili socio-demo-

grafiche principali del campione (età,sesso,,livello di istruzio-ne,cittadinanza,stato civile) e valutare eventuali correlazionitra queste e i fattori di rischio indagati.2.Salute e qualità della vita percepita: stimare lo stato di salu-te percepito dalla popolazione oggetto dello studio, compre-sa la media dei giorni in cattiva salute per cause fisiche e men-tali e dei giorni limitanti le abituali attività.3.Attività fisica: stimare la proporzione di persone che pratica-no attività fisica moderata e intensa; stimare la proporzione dipopolazione che aderisce alle raccomandazioni internaziona-li sull’attività fisica; individuare gruppi a rischio per sedentarie-tà ai quali indirizzare gli interventi di promozione; stimare la pro-porzione di persone beneficiarie d’interventi di promozioneindividuale dell’attività fisica da parte degli operatori sanitari.4.Abitudine al fumo: stimare la prevalenza di fumatori, nonfumatori ed ex-fumatori; stimare il livello di attenzione deglioperatori sanitari al problema fumo; stimare la prevalenza difumatori ai quali è stato rivolto il consiglio di smettere di fuma-re da parte degli operatori sanitari; descrivere le modalità piùfrequenti di disassuefazione al fumo; stimare il livello di rispettodelle norme anti-fumo sul posto di lavoro; stimare il livello del-l’esposizione al fumo passivo in ambito domestico; descriverela ricaduta della legge sul divieto di fumare nei luoghi pubbli-ci.5.Abitudini alimentari: stimare le prevalenze riferite di soggettisottopeso,normopeso,sovrappeso ed obesi tramite il calcolodell’Indice di Massa Corporea; stimare la proporzione di popo-lazione che ha ricevuto consigli su consumi alimentari correttida operatori sanitari; stimare la proporzione di popolazioneche ha ricevuto consigli da operatori sanitari riguardo il pesocorporeo, che ha tentato di perdere peso o mantenere il pesoforma e che ha intrapreso azioni (dieta,attività fisica) per farlo.6.Consumo di alcool: stimare la proporzione di consumatori dialcool distinguendo consumatori modesti e forti; stimare la fre-quenza di consumo a rischio; valutare il grado di attenzionedegli operatori sanitari all’uso di alcool; stimare la prevalenzadi forti consumatori o consumatori a rischio ai quali è statoconsigliato di ridurre il consumo di alcool.7.Sicurezza stradale: stimare la prevalenza di persone che uti-lizzano i dispositivi di sicurezza; stimare la proporzione di perso-ne che riferiscono di aver guidato dopo assunzione di alcolici;stimare la proporzione di persone trasportate da chi ha assun-to alcolici.8.Vaccinazioni in età adulta: stimare la prevalenza di donne di18-45 anni vaccinate contro la rosolia; stimare la prevalenza didonne di 18-45 anni che hanno effettuato un rubeo-test; sti-mare la percentuale di soggetti appartenenti a gruppi arischio vaccinati contro l’influenza; stimare la prevalenza deisoggetti di 18-65 anni affetti da patologie croniche che hannoeffettuato la vaccinazione antinfluenzale.9.Fattori di rischio cardiovascolare: stimare la proporzione dipopolazione cui è stata misurata la pressione arteriosa, la cole-sterolemia e la glicemia e quando è avvenuto l’ultimo con-trollo; stimare la prevalenza di persone che riferiscono di esse-re affette da ipertensione o ipercolesterolemia e che stannoseguendo un trattamento (farmaci e altre misure, come per-dita di peso e attività fisica); stimare la prevalenza di popola-zione che riferisce di aver calcolato con il suo medico il rischiocardiovascolare sulla carta di rischio cardiovascolare direcente introduzione.10.Screening oncologici: stimare la prevalenza di donne di 50-69 anni che hanno effettuato almeno una mammografia ascopo preventivo, la periodicità dell’effettuazione e se lamammografia è stata effettuata all’interno di un programmadi screening; stimare la prevalenza di donne di 25-65 anni chehanno effettuato un un paptest a scopo preventivo, la perio-dicità dell’effettuazione e se è stato effettuato all’interno di unprogramma di screening; stimare la prevalenza di persone di50+ anni che hanno effettuato la ri9cerca del sangue occultonelle feci e/o sigmoido-colonscopia, la periodicità dell’effet-tuazione e se è stata effettuata all’interno di un programma discreening

MMeettooddii

Tipo di studio: studio trasversale di prevalenza puntuale trami-te somministrazione telefonica di un questionario standardizza-to.Popolazione oggetto dello studio: persone di 18-69 anni iscrit-te nelle liste dell’anagrafe sanitaria regionale incluse nello stu-dio secondo i seguenti criteri: residenza nel territorio di com-petenza ASL e disponibilità di recapito telefonico; escluse

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22dallo studio se ricoverate o istituzionalizzate durante il periododell’indagine.Strategie di campionamento: metodo di campionamentocasuale semplice direttamente effettuato sulle liste di anagra-fe sanitaria di ogni ASL (200 per ognuna)Interviste: i cittadini sono stati preventivamente avvisatidall’ASL tramite una lettera personale informativa così come iloro Medici di Medicina Generale (MMG) ed i Sindaci di tutti icomuni. I dati raccolti sono quelli autoriferiti dalle personeintervistate. Le interviste sono state fatte per telefono da per-sonale dei Dipartimenti di Prevenzione. La somministrazionedel questionario è stata preceduta da adeguata formazionedegli intervistatori.Analisi delle informazioni: la registrazione e l’analisi dei dati rac-colti sono state effettuate utilizzando il software EPI Info, versio-ne 3.3. L’analisi è stata condotta sia per ogni ASL sia aggre-gando i dati delle 123 ASL partecipanti a livello nazionale. Irisultati sono stati espressi in massima parte sottoforma di per-centuali o proporzioni, riportando le stime puntuali con gliintervalli di confidenza solo per la variabile principale.Etica e privacy: in base alla normativa vigente lo studio nonrientra nei casi di legge in cui è prevista la notifica al Garantedella Privacy ma è stata richiesta la valutazione e l’approva-zione del Comitato Etico dell’ISS. Le persone selezionate perl’intervista sono state informate per lettera sugli obiettivi e lemodalità di realizzazione dell’indagine e sulle modalità adot-tate dallo studio per garantire privacy e confidenzialità. Gliintervistatori hanno contattato direttamente per telefono lepersone selezionate per spiegare obiettivi e metodi dell’in-chiesta, garantendo la riservatezza delle informazioni raccol-te. I dati nominativi erano contenuti nella prima pagina delquestionario somministrato all’intervistato, che è stata separa-ta dal resto del questionario e conservata per alcuni giorni, inluogo sicuro, sotto la responsabilità del coordinatore azienda-le dell’indagine. Dopo la validazione del questionario da partedel coordinatore regionale, le pagine con i dati nominativisono state distrutte. Nessun dato nominativo è più rintracciabi-le nel supporto informatico della base di dati.

RRiissuullttaattii ee ccoommmmeennttii

Nella regione Basilicata è stato intervistato un campionecasuale di 597 persone, selezionate dalla lista anagrafica sani-taria, di cui il 52% di sesso maschile ed il 48% di sesso femmini-le, di età compresa tra i 18 e i 69 anni, (età media: 44 anni), perlo più unite in matrimonio o conviventi (69,2%), con un livellod’istruzione alto (diploma di scuola superiore o laurea riferitodal 52,4% del campione e dal 72% degli intervistati di 18-34anni).Il 53,6% del campione tra i 18 e i 65 anni lavora regolarmentema le donne risultano complessivamente meno occupaterispetto agli uomini.Il basso tasso di occupazione registrato tra i giovani rappre-senta una forte criticità.Il 71% degli intervistati giudica in modo positivo il proprio statodi salute (buono o molto buono).In particolare si dichiarano più soddisfatti della loro salute, e ladefiniscono molto buona o buona, i giovani di 18-34 anni, gliuomini e le persone con livello d’istruzione alto.Il 16,7% del campione aderisce alle raccomandazioni sull’atti-vità fisica (30 minuti di attività fisica moderata per almeno 5giorni alla settimana oppure attività intensa per più di 20 minu-ti per almeno 3 giorni); il 31,9% è completamente sedentario. Icompletamente sedentari sono i meno giovani, le donne e lepersone con basso livello d’istruzione.Pur essendo la percentuale di sedentari osservata minore diquella rilevata complessivamente, rimane un ampio margineper migliorare il livello di attività fisica nella nostra popolazione,ove però il solo intervento del medico (Medico di Famiglia)non appare sufficiente allo scopo ma va sicuramente soste-nuto dall’opera di altri attori del SSR nonché di esperti del set-tore.Il 25,3% del campione fuma (in media 15 sigarette al giorno) el’abitudine al fumo resta più diffusa tra gli uomini (34%).Più della metà dei fumatori ha ricevuto il consiglio di smettere,evidenziando un accettabile livello di attenzione al problemada parte degli operatori sanitari, ma sono ancora pochi gli exfumatori (14%), per cui risulta opportuno un ulteriore consoli-damento del rapporto tra SSR e fumatori al fine di incentivare-valorizzare l’offerta di aiuto a smettere di fumare.L’89,6% degli intervistati mangia frutta e verdura almeno 1volta al giorno, ma solo l’11,2% aderisce alle specifiche racco-

mandazioni che prevedono di consumarne cinque porzioni algiorno.Questo limitato consumo è in parte attribuibile alla scarsa con-sapevolezza dell’importanza di tale abitudine alimentare (”5 aday”) da cui la necessità di tenerne conto nelle previste attivi-tà di educazione alimentare.Il consumo di alcolici, più diffuso nei giovani e tra gi uomini, èrisultato a rischio nel 16,3% degli intervistati.In effetti sembra che i rischi associati all’alcool siano sottosti-mati.Da qui la necessità di diffondere maggiormente le informazio-ni sugli effetti dell’abuso di bevande alcoliche sulla salute.Per quanto riguarda la sicurezza stradale, tenuto conto che il60% degli incidenti è conseguente a fattori umani, il questio-nario somministrato ha orientato l’indagine verso l’uso dei dis-positivi di sicurezza oltre che verso la guida in stato di ebbrez-za, da cui è risultato che esiste un buon livello d’uso dei dispo-sitivi di sicurezza, fatta eccezione per l’uso della cintura poste-riore, ma che i giovani (classe di età 18-34 anni) guidano spes-so in stato di ebbrezza.Solo il 10,5% degli intervistati di età inferiore ai 65 anni ed il29,4% degli intervistati della stessa fascia di età con almenouna patologia cronica fa la vaccinazione antinfluenzale.Al riguardo, se le strategie adottate dalle nostre ASL hannopermesso di vaccinare contro l’influenza la maggior partedegli ultra64enni, risulta comunque necessario implementarleoffrendo attivamente la vaccinazione a tutti i gruppi a rischio.Il numero delle donne in età fertile suscettibili alla rosolia,anche su scala nazionale, è ancora molto alto (90%). Pertantoappare necessario pianificare un intervento finalizzato al recu-pero e alla immunizzazione delle suscettibili, peraltro già pro-grammato, al pari del recupero e della immunizzazione antin-fluenzale dei soggetti a rischio di età inferiore ai 65 anni, nel“Piano Vaccini” ex Piano della Prevenzione 2005-2007.Il 20,7% del campione è iperteso (34,8% degli intervistati di 50-69 anni), il 23% ha avuto diagnosi di ipercolesterolemia, il 34,8%è in soprappeso ed il 12,4% è obeso.Considerati fin qui i risultati relativi a condizioni di rischio car-diovascolare (sedentarietà, ipertensione, ipercolesterolemia,soprappeso-obesità…) si conviene che bisogna realizzarequanto prima possibile tutte le più opportune misure di pre-venzione, così come stabilito dalle specifiche direttive nazio-nali, a partire dalla stratificazione di tale rischio nella popola-zione di 40-69 anni mediante l’applicazione della Carta delRischio Cardiovascolare Assoluto che risulta somministrata sol-tanto al 7,6% del campione.Il 68% delle donne intervistate di 25-64 anni ha effettuato il paptest a scopo preventivo, risultando elevata anche la percen-tuale di donne che lo hanno effettuato nell’intervallo racco-mandato e quella delle donne (più della metà) che lo hannoeseguito nel corso dell’ultimo anno.L’esame mammografico è stato eseguito almeno una voltadal 63,5% delle donne intervistate di 50-69 anni ma solo il 51%l’ha effettuato entro la cadenza biennale consigliata.Solo l’11,4% del campione ha fatto la ricerca del sangueocculto nelle feci o la colonscopia per la prevenzione del can-cro colon-rettale.Infine, per quanto riguarda gli screening oncologici, i risultatiavvalorano la necessità di incentivare l’offerta attiva dell’esa-me mammografico, del test per la ricerca nel sangue occultonelle feci e della colonscopia, prevedendo altresì campagneeducative rivolte alla popolazione target con la collaborazio-ne di Medici di Famiglia e Unità Operative di sanità Pubblica.Per gli ulteriori dettagli d’interesse si rimanda alle tabelle rias-suntive dei risultati dello studio ove sono messi a confronto conquelli delle 123 ASL italiane partecipanti.

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23TTAABBEELLLLEE RRIIAASSSSUUNNTTIIVVEE DDEEII RRIISSUULLTTAATTII DDEELLLLOO SSTTUUDDIIOO PPAASSSSII

DDeessccrriizziioonnee ddeell ccaammppiioonnee aazziieennddaallee BBaassii ll iiccaattaa TToottaallee AASSLL ppaarrtteecciippaannttiiEtà media 43,8 anni 43,9 anniDonne % 48,2 51,6Titolo di studio %Laurea 8,2 11,3Media superiore 44,2 40,5Media inferiore 28,5 30,6Elementare 15,7 16,2Nessuno 3,4 1,4Livello d’istruzione %*Alto 52,4 51,8Stato civile %Coniugati/conviventi 69,2 66,2Celibi/nubili 28,2 27,4Vedovi/e 1,8 2,9Separati/divorziati 0,8 3,5Lavoro regolare %** 53,6 62,5

* alto: laurea o licenza media superiore** campione di età 18-65 anni

PPeerrcceezziioonnee ddeell lloo ssttaattoo ddii ssaalluuttee BBaassii ll iiccaattaa TToottaallee AASSLL ppaarrtteecciippaannttiiSalute molto buona/buona % 70,9 63,5

AAtttt iivviittàà ff iiss iiccaa BBaassii ll iiccaattaa TToottaallee AASSLL ppaarrtteecciippaannttiiAdesione linee-guida %* 16,7 42,4Popolazione completamente sedentaria %** 31,9 23,3% Medici che hanno:Chiesto notizie su attività fisica 34,0 38,2Consigliato di fare attività fisica 27,5 40,1Indicato tipo,frequenza e durata attività fisica 7,4 10,2

* 30 minuti di attività fisica moderata per almeno 5 giorni alla settimana oppure attività fisica intensa per più di 20 minuti peralmeno tre giorni alla settimana

** chi non svolge un lavoro fisicamente impegnativo e non fa almeno 10 minuti di attività fisica moderata o intensa per almeno1 giorno alla settimana

AAbbiittuuddiinnee aall ffuummoo BBaassii ll iiccaattaa TToottaallee AASSLL ppaarrtteecciippaannttii% Fumatori* 25,3 26,5Uomini 34,0 31,5% Ex fumatori** 14,1 19,7% Medici che hanno:chiesto su abitudine al fumo 40,2 38,6consigliato di smettere di fumare 68,2 62,2

* fumatori: coloro che hanno fumato più di 100 sigarette nella propria vita e che fumano tutti i giorni o qualche giorno della set-timana

** ex fumatori: coloro che hanno fumato più di 100 sigarette nella propria vita e che non fumano da almeno 6 mesi

AAbbiittuuddiinnii aall iimmeennttaarrii BBaassii ll iiccaattaa TToottaallee AASSLL ppaarrtteecciippaannttii% Consumo di frutta e verdura almeno 1 volta al dì 89,6 90,8% Coloro che conoscono il “5 a day”* 64,4 55,8% Consumo 5 porzioni al dì di frutta e verdura 11,2 13,3*”5 a day”: consumo di 5 porzioni al giorno di frutta e verdura

CCoonnssuummoo ddii aallccooooll BBaassii ll iiccaattaa TToottaallee AASSLL ppaarrtteecciippaannttii% Coloro che hanno consumato 1+ unità di bevanda alcolica nell’ultimo mese*49,463,8% Bevitori fuoripasto** 9,9 12,4% Bevitori binge*** 8,4 8,0% Forti bevitori**** 2,5 2,5

* unità di bevanda alcolica: un’unità di bevanda alcolica equivale ad una lattina di birra o ad un bicchiere di vino o ad unbicchierino di liquore

** bevitori fuori pasto: coloro che consumano fuoripasto almeno un’unità di bevanda alcolica almeno una volta alla settimana*** bevitori binge: coloro che consumano almeno una volta al mese 6 o più unità di bevande alcoliche in una sola occasione**** forti bevitori: gli uomini che assumono più di 3 unità di bevande alcoliche al giorno e le donne che ne assumono più di 2

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24TTAABBEELLLLEE RRIIAASSSSUUNNTTIIVVEE DDEEII RRIISSUULLTTAATTII DDEELLLLOO SSTTUUDDIIOO PPAASSSSII

SSiiccuurreezzzzaa ssttrraaddaallee BBaassii ll iiccaattaa TToottaallee AASSLL ppaarrtteecciippaannttii

Uso cintura di sicurezza anteriore sempre % 79,7 83,0

Uso cintura di sicurezza posteriore sempre % 17,9 19,7

Casco sempre % 78,4 88,1

Guida in stato di ebbrezza %* 8,0 10,6

Trasportati da guidatori in stato di ebbrezza % 10,9 12,0

* guida in stato di ebbrezza: aver guidato entro un’ora dall’aver bevuto 2+ unità di bevanda alcolica

VVaacccciinnaazziioonnee aannttiinnff lluueennzzaallee BBaassii ll iiccaattaa TToottaallee AASSLL ppaarrtteecciippaannttii

% Vaccinati 18-69 anni 13,7 15,3

% Vaccinati di età inferiore ai 65 anni con almeno

una patologia cronica 29,4 27,9

VVaacccciinnaazziioonnee aannttii rroossooll iiaa

((ddoonnnnee 1188--4455 aannnnii)) BBaassii ll iiccaattaa TToottaallee AASSLL ppaarrtteecciippaannttii

% Vaccinate 9,9 30,6

% Donne che hanno fatto il rubeotest 27,7 40,6

% Donne immuni 28,9 52,6

IIppeerrtteennssiioonnee aarrtteerr iioossaa BBaassii ll iiccaattaa TToottaallee AASSLL ppaarrtteecciippaannttii

% Soggetti cui è stata misurata la P.A. negli ultimi 2 anni 82,2 81,4

% Ipertesi 20,7 22,6

CCoolleesstteerroolleemmiiaa BBaassii ll iiccaattaa TToottaallee AASSLL ppaarrtteecciippaannttii

% Soggetti che hanno controllato la

colesterolemia almeno una volta 74,9 79,3

% Ipercolesterolemici 23,0 24,7

% Trattamenti

trattamento farmacologico 20,8 24,3

riduzione consumo carni e formaggi 85,1 76,6

aumento consumo frutta e verdura 59,4 57,8

riduzione/controllo peso corporeo 27,7 41,6

attività fisica regolare 30,7 39,0

SSiittuuaazziioonnee nnuuttrr iizziioonnaallee BBaassii ll iiccaattaa TToottaallee AASSLL ppaarrtteecciippaannttii

% Popolazione con eccesso ponderale 47,2 43,6

% Soprappeso 34,8 32,5

% Obesi 12,4 10,8

CCaarrttaa ddii rr iisscchhiioo ccaarrddiioovvaassccoollaarree BBaassii ll iiccaattaa TToottaallee AASSLL ppaarrtteecciippaannttii

% Popolazione cui è stato calcolato il punteggio 7,6 9,0

SSccrreeeenniinngg ccaannccrroo ccooll lloo uutteerroo

((ddoonnnnee 2255--6644 aannnnii)) BBaassii ll iiccaattaa TToottaallee AASSLL ppaarrtteecciippaannttii

% Donne che hanno eseguito almeno un paptest 68,8 78,4

% Donne che hanno eseguito un paptest da non

più di 3 anni 63,1 69,7

% Donne cui viene consigliata il paptest periodico 68,4 70,1

SSccrreeeenniinngg ccaannccrroo mmaammmmeell llaa

((ddoonnnnee 5500--6699 aannnnii)) BBaassii ll iiccaattaa TToottaallee AASSLL ppaarrtteecciippaannttii

% Donne che hanno eseguito almeno una

mammografia 63,5 74,9

% Donne che hanno eseguito una mammografia

da non più di 2 anni 51,0 56,7

% Donne cui viene consigliata la mammografia periodica 65,4 65,7

% Donne che ha ricevuto lettera ASL d’invito 85,6 57,6

SSccrreeeenniinngg ccaannccrroo ccoolloonn--rreettttoo

((ppooppoollaazziioonnee 5500--6699 aannnnii)) BBaassii ll iiccaattaa TToottaallee AASSLL ppaarrtteecciippaannttii

% Soggetti che hanno eseguito la ricerca del sangue

occulto nelle feci o una colonscopia a scopo

preventivo almeno una volta 11,4 14,0

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25SSttuuddiioo QQuuaaddrrii ((QQuuaall iittàà ddeell ll’’AAssssiisstteennzzaa aall llee ppeerr--ssoonnee DDiiaabbeett iicchhee nneell llee RReeggiioonniiIIttaall iiaannee)) –– RRaappppoorrttoo 22000055GGiiuusseeppppee MMoonnttaaggaannoo11,, GGaabbrr iieell llaa CCaauuzzii ll lloo22,, EEmmii ll iioo

CChhiiaarrooll llaa33,, MMaassssiimmii ll iiaannoo GGaall lloo22,, DDiinnaa SSoorrrreennttiinnoo22

1Dirigente Generale Dipartimento Salute Regione Basilicata2Ufficio Politiche della Prevenzione – Dipartimento SaluteRegione Basilicata3Direzione Generale Dipartimento Salute Regione Basilicata

Si ringraziano per la preziosa collaborazione:Vincenzo Caruso – Dirigente Medico ASL3Giovanni Petrosillo – Dipartimento Salute RegioneBasilicata –Progetto SFERAI Referenti Aziendali: Ciriello G., Frangione M., Rubino C., PietrafesaG., Verrastro P., De Fino M., Petruzzelli R., Cilla V., Denisi V.,Amendolara M. G., Amoia V., Potenza C., Caprio A.Gli intervistatori: Caramuta, Cozza, De Orsi, Pugliese, Fiore, Polosa,Bruno, Digrisolo, Solimano, Daraio, Francolino, Iorio, Gaeta,Falcone, Infantino, Ammirati, Molfese

IInnttrroodduuzziioonnee

Il diabete mellito è una patologia particolarmente rilevantesoprattutto per le numerose complicazioni micro-macrovasco-lari a cui i pazienti vanno incontro (retinopatia, nefropatia,accidenti cardio-cerebrovascolari etc.).Basti pensare che, fra gli adulti, la retinopatia diabetica rap-presenta la maggiore causa di cecità e la nefropatia diabeti-ca la principale causa di insufficienza renale cronica e dialisi.Da qui anche un costo sociale molto elevato.Si stima che il 3-4% della nostra popolazione sia affetta damalattia diabetica. Ne soffre almeno il 25% dei lucani sottopo-sti ogni anno ad angioplastica.Un’adeguata assistenza, e la gestione integrata sul territoriodella malattia, è ritenuta ormai una condizione fondamentaleper la prevenzione delle complicanze e per il miglioramentodella qualità della vita dei diabetici.Lo studio QUADRI (Qualità dell’Assistenza alle personeDiabetiche nelle Regioni Italiane), cui ha partecipato anche laregione Basilicata, scaricabile dal sito…, cui si rimanda per idettagli d’interesse, utilizzando soprattutto il punto di vista delpaziente, si è proposto di descrivere:- le caratteristiche socio-demografiche del campione;- la frequenza delle complicanze e relativi fattori di rischio;

- i modelli di assistenza e di follow-up clinici realizzati nellestrutture preposte;

- l’aderenza alle linee-guida in uso in Italia;- le conoscenze sulla malattia;- le misure comportamentali e terapeutiche intraprese dai

pazienti stessi per controllare la malattia unitamente allaloro percezione sulla qualità dell’assistenza erogata ed ilgrado di informazione sui loro diritti.

Anche la presentazione dello studio QUADRI vuole:- informarne tutti gli operatori del SSR;- divulgare in breve i nostri risultati.

MMeettooddii

E’ stata condotta un’indagine campionaria, con disegno ditipo trasversale (di prevalenza) in 21 regioni italiane, Basilicatacompresa. La popolazione oggetto dello studio è costituita dasoggetti inclusi nelle liste di esenzione ticket per diabete melli-to di età compresa tra i 18 e i 64 anni.Il campionamento è stato effettuato con metodo casualesemplice nelle regioni più piccole, come la Basilicata, e secon-do il “cluster survay design” dell’OMS nelle più popolose, sele-zionando 30 distretti con il metodo della probabilità proporzio-nale alla popolazione.La rilevazione dei dati è stata effettuata attraverso un questio-nario standardizzato somministrato tramite intervista diretta.Per l’elaborazione delle domande e l’analisi sono state presecome riferimento le linee-guida AMD-SID-SIMG, integrandolecon altre raccomandazioni basate su evidenze.Lo studio è stato notificato al Garante della Privacy.Le persone con diabete selezionate per l’intervista sono stateinformate per lettera su obiettivi e modalità dell’indagine, ivicomprese quelle atte ad assicurare la dovuta riservatezza.A conclusione dello studio i dati identificativi degli intervistatisono stati distrutti: nessun dato nominativo è più rintracciabilené è stato inserito nel supporto informatico che conserva labase di dati.

RRiissuullttaattii

Come previsto dallo studio, in Basilicata sono state effettuate98 interviste. Il tasso di partecipazione all’indagine è risultatoaccettabile: è stato intervistato il 73% dei titolari con una per-centuale di sostituzioni del 27% contro i valori nazionali del 78 edel 22% rispettivamente, con un tasso medio di rifiuto del 9%(valore nazionale: 8%).Si riporta di seguito la tabella riassuntiva dei principali risultati.

TTAABBEELLLLAA RRIIAASSSSUUNNTTIIVVAA DDEEII RRIISSUULLTTAATTII PPRRIINNCCIIPPAALLIICCaarraatttteerriisstt iicchhee ssoocciioo--ddeemmooggrraaffiicchhee iinntteerrvviissttaattii VVaalloorr ii ppeerrcceennttuuaall iiSSeessssooUomini 50,0%Donne 50,0%CCllaassssii ddii eettàà18-39 anni 4,1%40-54 anni 35,7%55-64 anni 60,2%LLiivveell lloo ddii iissttrruuzziioonneeBasso (elementare/nessuno) 54,8%Alto (licenza media superiore/laurea) 22,4%LLiivveell lloo ddii ooccccuuppaazziioonneeOccupati 41,8DDiiaabbeettee ee ccoommppll iiccaannzzee VVaalloorr ii ppeerrcceennttuuaall iiCon almeno 1 complicanza 28,6%Con 3 o più complicanze 1,0%TTiippoo ddii ccoommppll iiccaannzzeeComplicanze microvascolari 19,3%Complicanze macovascolari 4,0%Complicanze micro-macrovascolari 5,1%CCoommppll iiccaannzzee ppiiùù ffrreeqquueennttiiComplicanze oculari 21,4%Complicanze cardiovascolari (cardiopatia ischemica) 6,0%Caratteristiche cliniche intervistatiEtà media diagnosi 45,8 anniDurata media della malattia 9,7 anniPatologie concomitanti Valori percentualiIpertensione 65,3%Ipertesi trattati 57,1%Ipercolesterolemia 40,8% Trattati per ipercolesterolemia 50%Obesità 39,0%

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26TTAABBEELLLLAA RRIIAASSSSUUNNTTIIVVAA DDEEII RRIISSUULLTTAATTII PPRRIINNCCIIPPAALLII ((ccoonnttiinnuuaa))

% Diabetici con fattori di rischio per complicanze (ipertensione-ipercolesterolemia-obesità)Con 1 fattore di rischio 34,6%Con 2 fattori di rischio 30,6%Con tutti e 3 i fattori di rischio 14,2%PPrriinncciippaallee ssttrruuttttuurraa oo ff iigguurraa aassssiisstteennzziiaallee ddii rr ii ffeerriimmeennttoo VVaalloorr ii ppeerrcceennttuuaall iiCentro Diabetologico 62,8%Medico di Famiglia 26,8%TrattamentoIpoglicemizzanti orali 72,4%Insulina 16,3%Diabetici che hanno subito ricoveri nell’ultimo anno 26,5%Percezione stato di salute Valori percentualiMolto buono 3,0%Buono 57,2%Non buono/cattivo 39,8%Visite mediche Valori percentualiAlmeno una visita medica approfondita negli ultimi 6 mesi da parte del Medico di Famiglia 36,7%Almeno una visita medica approfondita negli ultimi 6 mesi presso un Centro Diabetologico 38,7%Controlli annuali Valori percentuali% Diabetici visitati presso un Centro Diabetologico nell’ultimo anno 42,8%% Diabetici sottoposti dal proprio Medico o presso il Centro Diabetologicoad un controllo accurato dei piedi nell’ultimo anno 42,8%% Diabetici sottoposti ad esame del fondo oculare nell’ultimo anno 63,2%% Diabetici che hanno effettuato un’albuminuria nell’ultimo anno 79,5%% Diabetici che hanno effettuato una colesterolemia nell’ultimo anno 77,5%Controlli quadrimestrali Valori percentuali% Diabetici che ha ricevuto una misurazione della P.A. negli ultimi 4 mesi 82,6%% Diabetici che hanno effettuato una HbA1c negli ultimi 3-4 mesi 76,9%% Diabetici che hanno effettuato una glicemia a digiuno negli ultimi 4 mesi 55,1%Autocontrolli Valori percentuali% Diabetici in trattamento insulinico che fanno l’autocontrollo glicemico almeno 1 volta al giorno 65,0%% Diabetici in trattamento insulinico che fanno l’autocontrollo glicemico più volte al giorno 62,0%Altro Valori percentuali% Diabetici che hanno effettuato la vaccinazione antinfluenzale negli ultimi 12 mesi 44,8%% Diabetici che assumono regolarmente ASA per la prevenzione primaria delle complicanze macrovascolari 15,9%% Diabetici che fanno i controlli regolarmente per tipo e frequenza Valori percentualiCon la frequenza desiderata 4,0%Con assiduità 53,0Meno assiduamente 38,7Nessun controllo 3,0IInnffoorrmmaazziioonnee--eedduuccaazziioonnee ssaanniittaarriiaa ee ccoommppoorrttaammeennttii VVaalloorr ii ppeerrcceennttuuaall iiDietaInformazioni su dieta mirata 96,9%Dieta scritta 63,1%% Diabetici che hanno fatto ricorso a dietologo o nutrizionista 5,2%% Diabetici informati sull’autogestione della ipoglicemia malattia 71,4%% Diabetici fumatori% Uomini 40%% Donne 15%% Diabetici obesi che cercano di perdere pesoCon dieta 63,3%Con dieta + esercizio fisico 34,0%% Diabetici che svolgono regolarmente un’attività fisica secondo le linee guida 51,0%% Diabetici informati sui loro diritti 93,8%Qualità percepita dei servizi Valori percentuali% Diabetici che riconosce cortesia e professionalità agli operatari sanitari che li assistonoCortesia 90,8%Informazioni ricevute in maniera comprensibile 89,6%Giudizio su orari, accessibilità e pulizia struttureOrari ottimi o adeguati 75,8%Buona accessibilità servizi 94,2%Livello di pulizia e gradevolezza ottimi o buoni 93,1%Attesa prima della visitaMeno di 30 minuti presso il Centro Diabetologico 59,4%Meno di 30 minuti presso il Medico di Famiglia 40,5%Oltre 1 ora presso il Centro Diabetologico 85,7%Oltre 1 ora presso il Medico di Famiglia 14,2%% Diabetici che ha ricevuto un nuovo appuntamento ad una data precisa 91,8%Giudizio sul livello di coordinamento tra servizi e professionistiOttimo-buono 69,0%Giudizio globale sul servizio offertoOttimo-buono 76,0%

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27CCoonncclluussiioonnii

Riguardo ai dati socio-demografici, un risultato importante è ilbasso livello di istruzione dei pazienti intervistati a livello regio-nale (quasi il 55%) e ciò rappresenta sicuramente “una sfida”per lo sviluppo di programmi appropriati di educazione sanita-ria.Inoltre le basse percentuali di occupazione osservate nel cam-pione fanno pensare ad una stretta correlazione con il diabe-te e al fatto che il miglioramento della qualità delle cure eduna migliore gestione della malattia possano ottenere ancheil recupero ad una vita più attiva e produttiva.La Basilicata fa parte del gruppo di Regioni ove i diabeticihanno una percentuale di complicanze inferiore alla medianazionale (Basilicata: 28,6%; Italia: 30,0%) per lo più oculari(Basilicata: 21,4%; Italia: 19,0%).Invece le complicanze cardiovascolari (cardiopatia ischemi-ca) sono state osservate nel 6,0% degli intervistati (ItaIia: 13%).E’ quindi necessario migliorare l’aderenza del personale medi-co alle linee guida per l’esecuzione periodica dei controllinecessari ad identificare precocemente le complicazioni, inparticolare oculari, ed implementare la partecipazione deipazienti per la lotta ai fattori di rischio cardiovascolare.Ad esempio la prevalenza di ipertensione arteriosa ed obesitàtra i nostri diabetici è più alta rispetto alla media nazionale(Ipertensione:Basilicata 65,3; Italia 54,0% - Obesità:Basilicata39,0%; Italia 32,0%).Il 14,2% dei diabetici lucani (Italia:9,0%) presenta altresì sia iper-tensione arteriosa che ipercolesterolemia ed obesità.Ed un’elevata percentuale di pazienti fuma (uomini: 40%;donne: 15-20%).Sia in Basilicata che nel resto del Paese la maggior parte deipazienti riconosce nel Centro Diabetologico la principale strut-tura di riferimento ed assume ipoglicemizzanti orali.Ma in Basilicata, nell’anno precedente all’indagine, si è rico-verata una più alta percentuale di pazienti diabetici(Basilicata:26,5%;Italia:19,0%), confermando il tasso di ospeda-lizzazione per diabete maggiore della media nazionale giàosservato.La prevalenza di intervistati che giudica non positivamente ilproprio stato di salute è in linea con il dato nazionale (intornoal 40%): ciò impone l’opportunità di adeguati interventi sul ver-sante della integrazione delle cure per il miglioramento dellaqualità dell’assistenza al diabetico in Basilicata come intutt’Italia.Sia in Basilicata che nel resto del Paese, l’aderenza alle rac-comandazioni delle linee guida per il diabete è incompletadato che per tutti gli indicatori utilizzati i risultati sono inferioriallo standard ideale (100%).Lo studio ha infatti evidenziato un’aderenza globale del 4,1%.Tale scarsa aderenza, che influenza la qualità e la durata dellavita di decine di migliaia di persone con diabete, richiedequantomeno degli approcci innovativi per la gestione dellamalattia ed il monitoraggio sistematico dei più rilevanti indica-tori di aderenza alle stesse linee guida.Pertanto risulta necessario migliorare l’informazione, laddovesono apparse scarse le conoscenze, in particolare sull’emo-globina glicosilata, sul controllo dei piedi e sulla gestione del-l’ipoglicemia oltre che una rimodulazione della comunicazio-ne rispetto a corretti stili di vita perché, nonostante la perce-zione diffusa dei comportamenti a rischio, quelli attuati hannodimostrato la parziale inefficacia degli attuali interventi edu-cativi. Basti pensare che soltanto il 61,5% dei diabetici insoprappeso-obesi s’impegna a perdere peso.Infine, la percezione che i pazienti lucani hanno sulla qualitàdell’assistenza offerta è buona, pur rilevando l’esigenza dimigliorare il coordinamento tra i diversi servizi.

IInnddaaggiinnee AAMMRR 22000033 -- IInnddaaggiinneennaazz iioonnaallee ssvvooll ttaa nneell llee ssccuuoolleemmeeddiiee ssuuppeerriioorr ii ii ttaall iiaannee ssuuii ccoommppoorrttaammeennttii aa rr iisscchhiioo ppeerr llaassiiccuurreezzzzaa ssttrraaddaallee..GGaabbrriieell llaa CCaauuzzii ll lloo11,, DDiinnaa SSoorrrreennttiinnoo11,, RRoossaarriiaa TToozzzzii1111UUffff iicciioo PPooll iitt iicchhee ddeell llaa PPrreevveennzziioonnee –– DDiippaarrtt iimmeennttooSSaalluuttee RReeggiioonnee BBaassii ll iiccaattaa

Si ringrazia l’Ufficio Scolastico Regionale per la preziosa colla-borazioneUn ringraziamento particolare va alla Sig.ra Maria Di Trana giàin servizio presso lo stesso Ufficio Scolastico per la sensibilitàdimostrata all’argomento e l’operatività offerta per il buonesito dei lavori.

IInnttrroodduuzziioonnee

Piano di partenza dell’indagine è stata quella di rilevare,quanto più esaustivamente possibile, le caratteristiche deisoggetti (studenti tra i 14 e i 19 anni), non solo per quel checoncerne opinioni, conoscenze, comportamenti e accadi-menti di specifico interesse per la sicurezza stradale, maanche i dati signficativi del contesto sociale di appartenenza,in modo da disporre di un riferimento complessivo all’internoda cui estrarre indicazioni utili per la prevenzione degli inci-denti stradali, percependone i fattori determinanti.L’approccio utilizzato è stato definito con l’acrostico AMR(Approccio Multi-Rischio), che già nel 1998 aveva trovato unasua prima applicazione su un campione di 8.000 ragazzi di 14-19 anni di 10 province italiane.L’obiettivo è stato quello di vedere come “stavano andandoalcune cose” al fine di realizzare interventi mirati alla soluzionedelle principali criticità.La scelta del target dello studio è stata orientata dal fatto chei giovani sono il gruppo a maggior rischio di incidenti stradali(in Italia una vittima su tre ha tra i 15 e i 29 anni) e che i sog-getti sono facilmente raggiungibili per l’azione informativadiretta nei loro rispettivi ambienti scolastici.La ricerca è stata realizzata dall’Istituto Superiore di Sanità –Dipartimento Ambiente e connessa Prevenzione Primaria –Reparto Ambiente e Traumi con finanziamenti del Ministerodelle Infrastrutture e dei Trasporti e dello stesso Istituto Superioredi Sanità. Si è svolta nella prima metà del 2003 in tutte le regio-ni italiane (61 province, comprese quelle di Potenza e Matera),ha coinvolto 211 istituti d’istruzione superiore, più di 25.000 stu-denti ed una media di 120 studenti a istituto.Per la Basilicata hanno partecipato 6 istituti e 895 studenti,che, come in tutt’Italia, hanno risposto in forma anonima alledomande del questionario proposto, invero con sufficientefranchezza e notevole pazienza vista la complessità e la esten-sione dei quesiti.I dati presentati, elaborati con sistema Epi Info, sono risultatisovrapponibili ovunque a quelli del precedente studio (AMR 1998) e, a loro volta, quelli relativi alla nostra regione sono risul-tati sostanzialmente in linea con l’andamento generale.

RRiissuullttaattii ee ccoommmmeennttii

Per la Basilicata hanno partecipato 6 istituti e 895 studenti di14-19 anni con la distribuzione per sesso e anno di età riporta-ta nella tabella n. 1.

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AAnnnnoo ddii eettàà 1144 aannnnii 1155 aannnnii 1166 aannnnii 1177 aannnnii 1188 aannnnii 1199 aannnnii TToottaallee

Maschi

Numero assoluto 30 68 74 118 119 51 460

% (età 14-19 anni) 6,5 14,8 16,1 25,7 25,9 11,1 100,0

% (sesso) 51,7 48,2 47,4 54,1 53,8 50,5 51,4

Femmine

Numero assoluto 28 73 82 100 102 50 435

% (età 14-19 anni) 6,4 16,8 18,9 23,0 23,4 11,5 100,0

% (sesso) 48,3 51,8 52,6 45,9 46,2 49,5 48,6

Totale

Numero assoluto 58 141 156 218 221 101 895

% (età 14-19 anni) 6,5 15,8 17,4 24,4 24,7 11,3 100,0

% (sesso) 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

Per quanto riguarda la vita di relazione, è risultato che:- l’80% dei ragazzi ha buoni rapporti all’interno della propria

famiglia;- con l’età cresce la percentuale di chi vive situazioni proble-

matiche ma resta sempre bassa (4%) quella di coloro chedichiarano rapporti familiari particolarmente conflittuali;

- più della metà del campione è “amico di tutti”, un buon40% (soprattutto le ragazze) tende a selezionare le proprieamicizie ed il 25% riferisce un rapporto affettivo stabile esereno;

- il 70% dei ragazzi è abbastanza soddisfatto del proprio ren-dimento scolastico.

Inoltre l’80% ha un giudizio positivo su se stesso, la quasi totali-tà si considera in condizioni di salute molto buone/buone e piùdella metà è abitualmente di buon umore.Pur tuttavia il 10% si sente spesso “giù” e con l’età aumenta lapercentuale di coloro che provano sconforto di fronte ai pro-blemi.Questa la scala dei valori: famiglia di appartenenza e lavorosicuro ai primi posti.Con gli anni cresce nei ragazzi l’interesse per la cultura e perl’impegno sociale e per gli stessi ragazzi di qualunque etàgenerosità e simpatia valgono più dell’intelligenza e della bel-lezza.Tutti d’accordo sulla importanza della salute.Sale cinematografiche e impianti sportivi sono i luoghi più fre-quentati ma con l’età si fa meno sport.Dopo i 17 anni oltre un terzo dei giovani va più spesso in disco-teca.Con l’età cala anche l’interesse per sale giochi e la parteci-pazione alle attività della parrocchia.Comunque, per quanto riguarda la frequenza con cui gli stu-denti frequentano discoteche, pub, birrerie, pizzerie e simili,solo una minoranza lo fa più volte alla settimana, gli altri lofanno nel week-end o più raramente.Sono la televisione e la radio ad occupare maggiormente iltempo libero dei giovani a qualunque età, seguono per iragazzi i videogiochi e per le ragazze i libri.Ma non mancano ad occupare il loro tempo libero né il com-puter nè la navigazione in internet (20%)

Il 70% del campione svolge attività fisica due o tre volte la set-timana. Di questi un terzo frequenta abitualmente una pale-stra.Il 20% si dichiara più grasso del dovuto.Per una ridotta parte del campione questo si traduce in un’at-tenzione particolare alle calorie contenute negli alimenti men-tre il 20% dei ragazzi e il 36% delle ragazze fa esercizio fisico alloscopo di dimagrire.La quasi totalità dei ragazzi (95%) possiede e usa normalmen-te un cellulare con percentuali altissime sin dai 14 anni. Il 30% fuma ed una parte consistente dei fumatori maschi fumaoltre 10 sigarette al giorno.Chi fuma comincia in media a 14 anni e mezzo.Quasi il 70% del campione non è astemio.

28TTaabbeell llaa nn..11 –– BBaassii ll iiccaattaa:: ii ll ccaammppiioonnee ddeell llaa rr iicceerrccaa ppeerr sseessssoo eedd eettàà..

A qualunque età a fare uso di bevande alcoliche sono più iragazzi che le ragazze.In media si comincia a bere intorno ai 12 anni ma è verso i 15che l’alcol per entrambi i sessi diventa mediamente un’abitu-dine più regolare per chi ne fa uso.La birra è la bevanda più utilizzata.Il 40% consuma anche superalcolici soprattutto nel week-endo in particolari occasioni (feste con amici) e fuori pasto.L’uso delle bevande alcoliche cresce con l’età ed interessa il50% dei ragazzi di 18-19 anni.La metà dei ragazzi sostiene di essersi ubriacato almeno unavolta e solo il 25% ritiene che l’alcool produca effetti nocivisulla salute.Almeno un quarto del campione ha fatto uso almeno unavolta di sostanze d’abuso, in particolare cannabis.L’incontro con la prima sostanza (quasi sempre cannabis) arri-va mediamente a 15 anni.Rappresentato per grandi linee le “caratteristiche” del cam-pione, si riportano i risultati regionali più attinenti al problema“sicurezza stradale”.Il 53% dei diciottenni ed il 70% dei ragazzi di 19 anni guida l’au-tomobile.Usa la moto il 58% dei ragazzi di 16-17 anni; il motorino il 60% deiquattordicenni.Il 30% fa uso abituale della bici.Ma le percentuali dei ragazzi di 14-19 anni che usano semprele cinture di sicurezza sono basse (il 20% in città; il 55% fuoricittà) così come quelle dei ragazzi che usano sempre il cascosu motorino e moto (il 45% in città; il 60% fuori città).Inoltre solo l’1% degli intervistati dichiara di portare il caschet-to quando va in bici.Il 30% dei ragazzi ed il 3% delle ragazze ha ammesso di averguidato in stato di ebbrezza (il 40% dei maschi di 18-19 anni edi questi un 10% più volte).Anche al 20% dei ragazzi di 14-17 anni è capitato di guidare intale stato.Circa il 70% dei ragazzi ed il 40% delle ragazze del campioneha avuto un incidente stradale.Il 45% dei ragazzi ed il 20% delle ragazze che hanno avuto unincidente stradale erano alla guida.Nell’incidente stradale più grave occorso, il 35% dei ragazzierano in moto ed il 40% delle ragazze in automobile.Nel 40% dei casi c’è stato il coinvolgimento di altri veicoli.A seguito di incidente stradale, il 30% dei ragazzi ha dovuto farricorso a cure di pronto soccorso seguite nel 10% dei casi adospedalizzazione con sequele nell’8% da sequele.La quasi totalità degli intervistati è stata raggiunta da messag-gi sulla sicurezza stradale e ha percepito l’importanza dell’ob-bligatorietà e dell’utilità dell’uso abituale dei dispositivi di sicu-rezza.Il 65% degli intervistati ha anche percepito il pericolo di guida-re in stato di ebbrezza o sotto effetto di sostanze stupefacentima molti degli intervistati ritengono ancora che cannabis,ecstasy, cocaina e psicofarmaci sono sostanze senza effettipericolosi per la guida.Il 10% del campione ritiene che per una persona che è alla

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29guida ed usa il cellulare senza fermarsi non via sia pericolo diincidente ed il 15% non è d’accordo sull’impiego dei sistemitelematici per il rilevamento di infrazioni come l’alta velocità,un 10% lo considera addirittura un’ingerenza nella privacy.Il 30% del campione ritiene superflua l’istituzione dell’obbligodel patentino per la guida del motorino.

CCoonncclluussiioonnii

I dati presentati conducono ai primi due significativi quadriemergenti:1- la contraddizione tra la grossa percentuale del campione

raggiunta da messaggi promozionali multimediali e -appa-rentemente – resa sensibile sull’importanza dell’uso abitua-le di casco, cinture di sicurezza, del rischio di guidare instato di ebbrezza e/o sotto l’effetto di sostanze stupefa-centi ed il numero ancora alto di comportamenti di negli-genza e disattenzione verso la prassi preventiva diffusanello stesso campione;

2- l’alta percentuale di esperienze di incidenti stradali in cuiquesti stessi ragazzi sono stati coinvolti.

Altri dati significativi, e per molti versi allarmanti, sono sicura-mente:- l’età media in cui si comincia a bere (12 anni) e a fumare

(14 anni e mezzo);- l’età media in cui avviene l’incontro con la prima sostanza

d’abuso (15 anni);- la percentuale di bevitori (70%), fumatori (30%) e consuma-

tori di sostanze d’abuso, in particolare cannabis (25%);- la percentuale alta di coloro tra questi che ritenengono che

l’alcool o alcune sostanze d’abuso non producano effettinocivi nè costituiscano pericolo per la guida.

Considerato che più della metà del campione può ritenersiappagato e ottimista e che tutti sono d’accordo sull’impor-tanza della salute, c’è da interrogarsi sulla reale efficacia ericaduta positiva delle attuali campagne multimediali di infor-mazione, attesa la convinzione - altamente diffusa nel cam-pione - che non faccia assolutamente male l’ubriacatura delfine settimana. Al di là di facili moralismi o nichilismi fatalistici,sarà utile interrogarsi sulle possibilità concrete e soprattutto suimodi per aumentare almeno nelle giovani componenti (senon nelle fasce di età superiore) del corpo sociale l’attitudineal rispetto delle regole ed atteggiamenti improntati a una piùseria considerazione verso il proprio diritto/dovere al benesalute.

RRuubbrriicchhee//nnoottiizziiee

LLaa BBaassii ll iiccaattaa iinn cciiffrreeRReeggiioonnee BBaassii ll iiccaattaa:: pprrooffii llooddeemmooggrraaffiiccoo 22000055--22000066

GGaabbrr iieell llaa CCaauuzz ii ll lloo11,, DDiinnaa SSoorr rreenntt iinnoo11,,MMaassssiimmii ll iiaannoo GGaall lloo11

1Ufficio Politiche della Prevenzione – DipartimentoSalute Regione Basilicata

Al primo gennaio 2006 la popolazione residente ammonta a594.086 unità, (-3.682 rispetto al 2001), per una densità di 59,4abitanti per kmq.Il 65,6% dei residenti vive nella provincia di Potenza. Mentrenella provincia di Matera risiede una più alta percentuale distranieri (provincia di Matera: 2%; provincia di Potenza: 1%).L’ulteriore calo demografico osservato è da mettere in relazio-ne con il persistente calo delle nascite; con l’aumento deidecessi (da riferirsi al progressivo invecchiamento della popo-lazione) e con l’emigrazione…Tant’è che al primo gennaio2006 la Basilicata presenta un tasso di crescita totale di -4,2‰:il valore nazionale più basso.Il 49% della popolazione residente è di sesso maschile. I resi-denti di 0-14 anni e gli ultra64enni rappresentano rispettiva-mente il 14,8% ed il 19,6% di tutta la popolazione mentre la pro-porzione dei residenti di 15-64 anni si attesta intorno al 66%. I grandi anziani (residenti di 75+ anni) ne rappresentano l’8-9%.221.595 è il numero delle famiglie (+60.000 rispetto al 2001); 2,7il numero medio di componenti per nucleo familiare ed appe-na 1 il numero medio di figli per donna feconda, collocandositra i più negativi e, al pari del dato medio nazionale (1,3), adun valore inferiore a quello del tasso di sostituzione (2,1).L’indice di dipendenza, che misura il rapporto tra la popola-zione che non lavora, bambini ed anziani (popolazione nonattiva) e quella potenzialmente attiva (classe di età 15-64anni), è pari al 52,5% (vs Italia 49,0). Il 25% dei residenti (vs Italia 12%) versa in condizioni di povertàpur tuttavia il 52% ha un alto livello d’istruzione poiché in pos-sesso di laurea o licenza media superiore.Il 16,1% della popolazione attiva (vs Italia 8,7%) non lavora.Superiori alla media nazionale sono altresì il tasso di disoccu-pazione giovanile (classe di età 15-24 anni) ed il tasso di dis-occupazione femminile (rispettivamente pari a 40,4 vs Italia27,1% e a 25,4 vs Italia 11,6%).Anche in Basilicata il dato più significativo è l’invecchiamentodella popolazione (il costante aumento del numero deglianziani rispetto ai giovani), che, al primo gennaio 2006, rag-giunge il valore di 132,6 (indice di vecchiaia), che resta infe-riore al valore medio nazionale (137,8) ma superiore a quellodell’intero Mezzogiorno (103,7), legato ad una fecondità par-ticolarmente bassa, da cui la costante riduzione numericadelle nuove generazioni, e all’allungamento della sopravvi-venza, che garantisce alle vecchie generazioni una perma-nenza in vita sempre più lunga (attuale speranza di vita allanascita: 80 anni).Per quanto concerne infine la componente migratoria, dopoil contenimento dell’emigrazione osservato al 2001, negli anni2005-2006 se ne registra la ripresa (-2,5 vs -2,8‰), che raggiun-ge i valori più negativi nella ASL n. 3 di Lagonegro (-4,7‰), cherisulta anche la “più vecchia” (Indice di vecchiaia: 161,0).

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32

GGiirroollaammoo OOrrllaannddoo – sunto biografico

Girolamo Orlando Miele (1876/1964) settimo di dodici figli,

nacque a Pescopagano (PZ) da Giuseppe Orlando Miele e

Giuseppina Quaglietta.

Seguì gli studi di medicina a Napoli e in seguito si specializzò a

Parigi dove si recò spesso, per tenersi continuamente aggior-

nato sulle tecniche di intervento e le nuove scoperte medico

–scientifiche.

Nonostante i ripetuti soggiorno in altre città e capitali estere –

in primo luogo Parigi – rimase per tutta la sua esistenza profon-

damente legato alla sua Pescopagano e, credendo nelle

generose energie della sua terra e dei suoi concittadini, lavo-

rò senza sosta al progresso civile e al benessere materiale del

paese.

Partecipò attivamente alla vita della Banca Popolare

Cooperativa di Pescopagano il cui atto di fondazione risale al

1883.

E’ merito – tra gli altri – di Girolamo Orlando la fondazione

dell’Ospedale Civile Giuseppe Orlando che Egli intitolò alla

memoria del padre, iniziatore dell’opera pia.

Da geniale manager ante-litteram, creò l’Azienda elettrica

S.O.L.E. -Società Ofantina Lucana di Elettricità-, costruendo poi

per potenziarla, il lago artificiale montano SSaaeettttaa,, notevole

opera di ingegneria idraulica, e sono dovute alla sua iniziativa

imprenditoriale anche altre significative strutture produttive

quali il cementificio e la costituzione della società dello sfari-

nato, col mulino sul torrente Guana.

Il 21 luglio 1964 la vita intensa ed operosa di G. Orlando, si

spense nella Sua Pescopagano .

Il 4 Giugno 1990 per volontà del consiglio comunale di

Pescopagano ed in memoria del Nostro venne costituita la

“FFoonnddaazziioonnee GGiirroollaammoo OOrrllaannddoo”” ((ssiittoo wweebb www.fonda-

zioneorlando.org a cui si rimanda per maggiore conoscenza

delle attività del medico filantropo e della attività dell’istituzio-

ne),, con sede nel palazzo che abbellisce il corso principale

del paese e che già accolse in passato l’Ospedale Civile

“Giuseppe Orlando”.

(Si ringrazia per le notizie e le immagini il Comune di

Pescopagano e la Fondazione Girolamo Orlando)

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