-
_____________________________________________________________________________________
Deliberazione n. 10 del 2 febbraio 2017
Piano Triennale di prevenzione della corruzione e della
trasparenza (PTPCT) – Triennio 2017-2019 – Approvazione.
Sono presenti:
Presidente:
Maurizio de Pascale
Componenti:
1. Emanuele Garzia in rappresentanza del settore commercio 2.
Gianfrancesco Lecca in rappresentanza del settore industria 3.
Efisio Perra
in rappresentanza del settore agricoltura 4. Patrizia Pinna
in rappresentanza del settore artigianato
Esercita le funzioni di Segretario il dott. Luca Camurri,
Segretario Generale della Camera, assistito dal dott. Stefano
Carta, funzionario camerale.
Sono assenti giustificati il Dott. Quirino Cervellini Revisori,
il dott. Enrico Gaia e la dott.ssa Simonetta Negrini,
rispettivamente Presidente e componenti del Collegio dei Revisori
dei Conti. Partecipa, altresì, alla seduta il Presidente
dell’Azienda Speciale Centro Servizi Promozionali per le Imprese,
sig. Mauro Murgia su invito della Giunta.
La Giunta camerale
VISTA la legge n. 580/1993, così come modificata dal decreto
legislativo n. 23/2010 e dal decreto legislativo n. 219/2016;
VISTO il D.Lgs. n. 165/2001 recante “Norme generali
sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni
pubbliche”;
VISTO lo Statuto camerale, approvato dal Consiglio camerale con
deliberazione n. 2 del 17 luglio 2001, modificato da ultimo con
deliberazione n. 5 del 27 ottobre 2016;
VISTA la legge n. 190/2012, come modificata dal decreto
legislativo 197/2016, recante “Disposizioni per la prevenzione e la
repressione della corruzione e dell'illegalità nella Pubblica
amministrazione” ed, in particolare, l'articolo 1, comma 8, che
stabilisce che “l'organo di indirizzo politico adotta il piano
triennale di prevenzione della corruzione, su proposta del
responsabile della prevenzione della corruzione e della
trasparenza,
-
_____________________________________________________________________________________
entro il 31 gennaio di ogni anno, e ne cura la trasmissione
all’Autorità Nazionale Anticorruzione”;
VISTO l'articolo 1, comma 59, della legge n. 190/2012, che
stabilisce che “le disposizioni di prevenzione della corruzione di
cui ai commi da 1 a 57 del presente articolo, di diretta attuazione
del principio di imparzialità di cui all'articolo 97 della
Costituzione, sono applicate in tutte le Amministrazioni pubbliche
di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n.
165/2001, e successive modificazioni”, ivi comprese, dunque, le
Camere di Commercio;
VISTO il Piano Nazionale Anticorruzione (PNA), approvato
dall’ANAC con deliberazione n. 72 dell’11 settembre 2013;
l’Aggiornamento al PNA per l’anno 2015, approvato con deliberazione
ANAC, n. 12 del 28 ottobre 2015; il Rapporto ANAC sullo stato di
attuazione e la qualità dei piani triennali di prevenzione della
corruzione nelle amministrazioni pubbliche 2015-2017, pubblicato in
data 16 dicembre 2015;
VISTO il PNA 2016, approvato dall'ANAC con Delibera n. 831 del 3
agosto 2016;
CONSIDERATO che con i predetti documenti si illustrano le
strategie e le misure di prevenzione, e si stabilisce, con
riferimento alle comunicazioni dei piani anticorruzione, che essi
devono essere pubblicati esclusivamente sui siti istituzionali
delle amministrazioni e degli enti, nella sezione “Amministrazione
trasparente”, sotto sezione “Altri contenuti”, “Corruzione”, e che,
pertanto, in una logica di semplificazione degli oneri, essi non
devono essere trasmessi all’ANAC; CONSIDERATO che il menzionato
Rapporto ANAC sullo stato di attuazione e la qualità dei piani
triennali di prevenzione della corruzione nelle amministrazioni
pubbliche del 2015 evidenzia l'elevata rispondenza, anche sotto il
profilo qualitativo, degli elaborati delle Camere di Commercio a
quanto richiesto dalla normativa in materia di prevenzione della
corruzione; CONSIDERATO che tale esito è dovuto al rispetto delle
coordinate impartite dalle Linee Guida elaborate da Unioncamere,
aggiornate sulla base delle determinazioni dell’ANAC, e pervenute
con mail del 30 dicembre 2015; VISTE le predette Linee Guida
Unioncamere che determinano, nell’ambito del sistema camerale, un
elevato grado di omogeneità sul territorio nazionale nella gestione
del rischio di corruzione; CONSIDERATO che secondo le direttive
ANAC il PTPCT deve prendere le mosse dalla relazione annuale del
R.P.C.T.;
VISTA la deliberazione della Giunta camerale n. 65 del 28 giugno
2013, con la quale, il Segretario Generale, dott. Luca Camurri, è
stato nominato Responsabile per la prevenzione della corruzione, e
che, ex lege, a norma dell’art. ai sensi dell’art. 43 del D. Lgs.
33/2013, lo stesso ha anche funzioni di Responsabile della
Trasparenza, nel rispetto della previsione di cui all’art. 1, comma
7 della L. 190/2012 (come sostituito dall’art. 41, comma 1, lett.
f) del decreto FOIA) che stabilisce che il RPCT è individuato di
norma, nel segretario o nel dirigente apicale, salva diversa e
motivata determinazione;
-
_____________________________________________________________________________________
CONSIDERATO che la Relazione annuale del R.P.C.T, di cui
all’art.1, comma 14, della Legge 190/2012, è stata adottata e
pubblicata secondo le istruzioni dell’ANAC dell’11 dicembre 2015,
aggiornate in data 5 dicembre 2016, nel rispetto del termine da
queste prescritto, ossia in data 15 dicembre 2016, nonostante che,
per l’annualità 2016, tale termine sia stato spostato dall’ANAC al
16 gennaio 2017;
VISTO il D.Lgs. 14 marzo 2013, n. 33, recante “Riordino della
disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità, trasparenza e
diffusione di informazioni da parte delle pubbliche
amministrazioni”, come modificato dal decreto 197/2016 che ha
previsto che il Programma Triennale per la Trasparenza e
l’Integrità confluisca in un’apposita sezione del PTPCT;
VISTA la proposta del Piano Triennale di Prevenzione della
Corruzione e della Trasparenza – Triennio 2017/2019 e gli allegati
che ne fanno parte integrante e sostanziale elaborata dal RPCT a
norma di legge;
RITENUTO che la predetta proposta con i relativi allegati si
attiene ai nuovi indirizzi del PNA 2016 e prende le mosse dalla
relazione del RPCT, come richiesto dall’ANAC;
PRESO ATTO che, in ottemperanza alle indicazioni ANAC, la
proposta è stata preceduta da una procedura aperta di
consultazione, avviata dal RPCT con pubblicazione di apposito
avviso del 15 dicembre 2016 sulla home page del sito istituzionale
con il quale tutti gli stakeholders dell’ente sono stati invitati a
formulare proposte di modifiche o integrazioni al Piano di
Prevenzione della corruzione vigente, entro il 5 gennaio 2017;
PRESO ATTO, altresì, che, in data 20 dicembre 2016, con apposita
mail, sono state avvisate dell’avvenuta pubblicazione del predetto
avviso pubblico tutte le associazioni di categoria; con mail del 21
dicembre 2016 sono stati invitati anche tutti i dipendenti camerali
a presentare, entro il 10 gennaio 2017, eventuali osservazioni,
proposte e contributi; con nota n. 830 del 17 gennaio 2017, lo
stesso invito, con termine al 25 gennaio 2017, è stato rivolto ai
consiglieri camerali;
TENUTO CONTO delle osservazioni pervenute, in particolare, dagli
uffici camerali;
SENTITO il Vice Segretario Generale,
Delibera 1) di adottare l’allegato Piano Triennale per la
Prevenzione della Corruzione e della
Trasparenza – 2017/2019, unitamente ai suoi allegati che ne
fanno parte integrante e sostanziale;
2) di dare mandato al Segretario Generale di darne la più ampia
diffusione mediante la
pubblicazione sul sito istituzionale nella sezione
“Amministrazione trasparente”, sottosezione livello 1 – Altri
contenuti – Anticorruzione;
3) di dare mandato al Segretario Generale di provvedere a
inviarne copia via mail a
-
_____________________________________________________________________________________
tutti i consiglieri, dipendenti e collaboratori, con contratto o
incarico a qualsiasi titolo, i quali dovranno accusare espressa
ricevuta;
4) di rendere la presente deliberazione immediatamente
esecutiva.
La presente determinazione sarà pubblicata all’Albo camerale
informatico di questa Camera di Commercio, istituito ai sensi
dell’art. 32, Legge n. 69/2009, conformemente a quanto previsto
dall’art. 34 dello Statuto camerale.
Cagliari, 2 febbraio 2017
Il Segretario Generale Il Presidente (Luca Camurri) (Maurizio de
Pascale) (firma digitale ai sensi del D.Lgs 82/2005) (firma
digitale ai sensi del D.Lgs 82/2005)
-
1
Piano triennale di prevenzione della corruzione e della
trasparenza (P.T.P.C.T)
Triennio 2017-2019 Approvato con deliberazione della Giunta
camerale n. 10 del 2 febbraio 2017
-
2
INDICE
PREMESSA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 3
1. INTRODUZIONE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 7
1.1 Oggetto e finalità
1.2 Ambito di applicazione
1.3 Responsabile della Prevenzione della corruzione e della
trasparenza (RPCT)
2. CONTESTO ESTERNO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 10
3. CONTESTO INTERNO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 17
3.1 Assetto istituzionale
3.2 Assetto organizzativo
3.3 Attività istituzionali
3.4 Soggetti coinvolti nella prevenzione
4. IL PROCESSO DI ELABORAZIONE E ADOZIONE DEL P.T.P.C. . . . . .
. . . . pag. 22
5. AREE DI RISCHIO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 23
5.1 Le aree di rischio generali per tutte le Amministrazioni
5.2 Le aree di rischio specifiche per la Camera di commercio
5.3 Gestione del rischio e misure per neutralizzarlo - Le schede
di rischio
6. TEMPI E MODALITÀ DI CONTROLLO DELL’EFFICACIA DEL
P.T.P.C.T.
E DELLE MISURE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 29
7. TRASPARENZA E INTEGRITÀ . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . pag. 30
8. LA FORMAZIONE IN TEMA DI ANTICORRUZIONE . . . . . . . . . . .
. . . . . . . pag. 33
9. CODICE DI COMPORTAMENTO E DIFFUSIONE DI BUONE PRATICHE . . .
. pag. 34
10. ALTRE INIZIATIVE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 37
10.1 Criteri di rotazione del personale
10.2 Incarichi d’ufficio – Attività ed incarichi
extra-istituzionali
10.3 Inconferibilità e incompatibilità
10.4 Definizione di modalità per verificare il rispetto del
divieto di svolgere attività
incompatibili a seguito della cessazione del rapporto
(pantouflage – revolving doors)
10.5 Elaborazione di direttive per formare commissioni,
effettuare controlli su
precedenti penali ai fini dell’attribuzione degli incarichi e
dell’assegnazione ad uffici
10.6 Adozione di misure per la tutela del whistleblower
10.7 Predisposizione di protocolli di legalità per gli
affidamenti – Patti di integrità
ALLEGATI:
ALLEGATO 1 – MAPPATURA PROCEDIMENTI CAMERALI E MAPPATURA
PROCESSI UNIONCAMERE
ALLEGATO 2 – REGISTRO DEL RISCHIO
ALLEGATO 3 – SCHEDE DI RISCHIO
ALLEGATO 4 – OBBLIGHI DI TRASPARENZA ASSEGNATI ALLE
STRUTTURE
-
3
PREMESSA
La Legge 6 novembre 2012 n. 190 “Disposizioni per la prevenzione
e la repressione della
corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione” ha
introdotto l’obbligo per tutte le
Pubbliche Amministrazioni di redigere, approvare e aggiornare
nel tempo un proprio Piano di
prevenzione della corruzione, quale strumento mediante il quale
viene fornita una valutazione
del diverso livello di esposizione degli uffici al rischio di
corruzione e vengono indicati gli
interventi organizzativi volti a prevenire il medesimo
rischio.
L’art. 1, comma 8, della legge, come sostituito dall’art. 41,
comma 1, lett. g) del D. Lgs. 25
maggio 2016, n. 97 (così detto decreto FOIA) stabilisce che
“l'organo di indirizzo adotta il
Piano triennale per la prevenzione della corruzione su proposta
del Responsabile della
prevenzione della corruzione e della trasparenza entro il 31
gennaio di ogni anno, e ne cura la
trasmissione all’Autorità nazionale anticorruzione”.
Le Prime linee guida recanti indicazioni sull’attuazione degli
obblighi di pubblicità, trasparenza
e diffusione di informazioni contenute nel d.lgs. 33/2013 come
modificato dal d.lgs. 97/2016
adottate dall’ANAC con deliberazione n. 1310 del 28 dicembre
2016, chiariscono che tra le
modifiche più importanti del d.lgs. 33/2013 si registra quella
della piena integrazione del
Programma triennale della trasparenza e dell’integrità nel Piano
triennale di prevenzione della
corruzione, ora anche della trasparenza (PTPCT).
Le amministrazioni e gli altri soggetti obbligati sono tenuti,
pertanto, ad adottare, entro il 31
gennaio di ogni anno, un unico Piano triennale di prevenzione
della corruzione e della
trasparenza in cui sia chiaramente identificata la sezione
relativa alla trasparenza.
Nella predisposizione del Piano si deve tener conto delle
indicazioni fornite dal Piano Nazionale
Anticorruzione (P.N.A.) che, a norma dell’art. 1, comma 2-bis
(introdotto dall’ art. 41, comma
1, lett. b) del menzionato decreto FOIA) costituisce atto di
indirizzo per le pubbliche
amministrazioni.
Presso la Camera di Commercio di Cagliari, il primo Piano
triennale di prevenzione della
corruzione per il triennio 2013-2015 è stato adottato con
determinazione d’urgenza del
Presidente n. 12 del 2 aprile 2013, ratificata dalla Giunta
Camerale con deliberazione n. 38 del
5 aprile 2013, ossia anche prima dell’approvazione del P.N.A.
intervenuta con delibera A.N.A.C.
n. 72 dell’11 settembre 2013.
Per il secondo triennio di applicazione della norma, 2014-2016,
si è proceduto
all’aggiornamento del piano adottato nel corso del 2013, anche
al fine di riallinearlo alle linee
guida contenute nel P.N.A., e il Piano è stato adottato con
deliberazione della Giunta Camerale
n. 10 del 30 gennaio 2014.
Per il triennio 2015-2017, a causa delle vicende
politico-istituzionali che hanno portato al
commissariamento della Camera, il Piano è stato approvato con
determinazione del
Commissario Straordinario n. 38 del 29 dicembre 2015, ed è stato
seguito, sulla base del
comunicato ANAC del 13 luglio 2015, da un aggiornamento annuale
per l’anno 2016, a valere
per il triennio 2016-2018, approvato preventivamente con
determinazione del Segretario
Generale n. 8 del 28 gennaio 2016 e in via definitiva con
determinazione del Commissario
Straordinario n. 3 del 16 febbraio 2016.
L’Aggiornamento 2016 ha tenuto conto dell’Aggiornamento al Piano
Nazionale Anticorruzione
del 2015, approvato dall’ANAC con Determinazione n. 12 del 28
ottobre 2015, contenente, in
particolare, l’invito ad ampliare le aree di rischio oltre
quelle “obbligatorie” (ora ridefinite
“generali”) in considerazione delle specificità dei compiti
svolti da ciascuna tipologia di enti, e
ad adeguare l’area di rischio relativa agli approvvigionamenti
(scheda di rischio Area B),
recependo le puntuali indicazioni dell’ANAC stessa; e ha tenuto
conto, altresì, del Rapporto
ANAC sullo stato di attuazione e la qualità dei piani triennali
di prevenzione della corruzione
nelle amministrazioni pubbliche 2015-2017, pubblicato in data 16
dicembre 2015, nel quale si
evidenzia l'elevata rispondenza, anche sotto il profilo
qualitativo, degli elaborati delle Camere
di commercio a quanto richiesto dalla normativa in materia di
prevenzione della corruzione.
-
4
Il presente Piano Triennale 2017-2019 è adottato nel rispetto
delle indicazioni fornite dal PNA
2016, approvato dall'ANAC con Delibera n. 831 del 3 agosto 2016,
di conferma e integrazione
del precedente Piano Nazionale 2015, il quale prevede che
ciascuna amministrazione dovrebbe
inserire nel proprio documento un'analisi del contesto esterno,
volta a evidenziare come le
caratteristiche dell’ambiente nel quale l’amministrazione opera,
con riferimento, in particolare,
alle variabili criminologiche e sociali del territorio, possano
favorire il verificarsi di fenomeni
corruttivi al proprio interno. Infatti, comprendere le dinamiche
territoriali di riferimento e le
principali influenze e pressioni a cui una struttura è
sottoposta consente di indirizzare con
maggiore efficacia e precisione la strategia di gestione del
rischio.
Nella predisposizione del presente Piano Triennale si sono
seguite, inoltre, le Linee-guida
Unioncamere trasmesse al sistema camerale in data 30 dicembre
2015, aggiornate sulla base
delle ultime menzionate determinazioni dell’ANAC, e che
assicurano un elevato grado di
omogeneità sul territorio nazionale.
Infatti, l’adozione del format comune a tutte le Camere di
Commercio conferma, anche per le
finalità di contrasto alla corruzione, l’intento di avvalersi
della forza del sistema camerale per
declinare quanto previsto dalla normativa all’interno della
specifica realtà organizzativa
camerale.
Inoltre, il Piano 2017-2019 risulta il frutto dell’auspicato
confronto con tutti gli stakeholders
interni ed esterni dell’amministrazione e con l’organo di
indirizzo politico il quale non è solo
tenuto alla approvazione del documento ma, al fine di migliorare
la strategia complessiva di
prevenzione della corruzione, deve essere pienamente coinvolto
anche nella fase della
predisposizione. Infatti, l’interlocuzione e la condivisione
degli obiettivi di prevenzione della
corruzione, derivanti dalla partecipazione degli organi di
indirizzo, porta alla piena
consapevolezza degli strumenti operativi di lotta alla
corruzione e delle misure organizzative
necessarie.
In particolare: in data 15 dicembre 2016, è stato reso pubblico,
con apposito avviso pubblicato
nella sezione Amministrazione Trasparente del sito della Camera
di Commercio, l’avvio della
procedura di approvazione del PTPC 207-2019, con contestuale
invito per tutti gli stakeholders
a presentare, entro il 5 gennaio 2017, eventuali contributi per
la predisposizione del Piano; in
data 20 dicembre 2016, con apposita mail, sono state avvisate
dell’avvenuta pubblicazione del
predetto avviso pubblico tutte le associazioni di categoria; con
mail del 21 dicembre 2016 sono
stati invitati anche tutti i dipendenti camerali a presentare,
entro il 10 gennaio 2017, eventuali
osservazioni, proposte e contributi; con nota n. 830 del 17
gennaio 2017, lo stesso invito, con
termine al 25 gennaio 2017, è stato rivolto ai consiglieri.
Il Piano 2017-2019 prende le mosse dalla Relazione annuale del
R.P.C., predisposta secondo le
istruzioni dell’ANAC (diramate in data 11 dicembre 2015 e
aggiornate in data 5 dicembre
2016), e adottata e pubblicata in data 15 dicembre 2016, ossia
nel rispetto del termine
prescritto dall'art. 1, comma 14, L. 190/2012, nonostante che,
per l’annualità 2016, tale
termine sia stato spostato dall’ANAC al 16 gennaio 2017.
Nel rispetto del menzionato art. 1, comma 14, L. 190/2012 la
relazione è stata trasmessa
all’OIV con nota n. 765 del 16 gennaio 2017 e all’organo di
indirizzo politico con nota n. 1095
del 20 gennaio 2017.
Il presente piano ribadisce quanto già espresso nei piani
precedenti in ordine al concetto di
corruzione che viene preso a riferimento nel presente documento,
il quale deve essere inteso
in un’accezione ampia, tale da comprendere le varie situazioni
in cui, nel corso dell’attività
amministrativa, si riscontri l’abuso da parte di un soggetto del
potere a lui affidato al fine di
ottenere vantaggi privati, “coincidente con la
“maladministration”, intesa come assunzione di
decisioni (di assetto di interessi a conclusione di
procedimenti, di determinazioni di fasi interne
a singoli procedimenti, di gestione di risorse pubbliche)
devianti dalla cura dell’interesse
generale a causa del condizionamento improprio da parte di
interessi particolari. Occorre, cioè,
avere riguardo ad atti e comportamenti che, anche se non
consistenti in specifici reati,
contrastano con la necessaria cura dell’interesse pubblico e
pregiudicano l’affidamento dei
-
5
cittadini nell’imparzialità delle amministrazioni e dei soggetti
che svolgono attività di pubblico
interesse.”
Le situazioni rilevanti sono più ampie della fattispecie
penalistica, che è disciplinata negli artt.
318, 319 e 319 ter, c.p., e sono tali da comprendere non solo
l’intera gamma dei delitti contro
la pubblica amministrazione disciplinati nel Titolo II, Capo I,
del codice penale, ma anche le
situazioni in cui - a prescindere dalla rilevanza penale - venga
in evidenza un
malfunzionamento dell’amministrazione a causa dell’uso a fini
privati delle funzioni attribuite
ovvero l’inquinamento dell’azione amministrativa ab externo, sia
che tale azione abbia
successo sia nel caso in cui rimanga a livello di tentativo.
La nuova nozione di “rischio” introdotta dalla legge 190/2012 è,
quindi, intesa come possibilità
che in precisi ambiti organizzativo-gestionali possano
verificarsi comportamenti corruttivi.
Scopo del Piano è, quindi, quello di prevedere le misure
ritenute maggiormente utili a
prevenire il rischio di corruzione, garantendo al contempo
un’adeguata tutela ai dipendenti
presenti nelle aree potenzialmente più esposte al rischio,
attraverso l’individuazione di
strumenti e percorsi operativi idonee ad orientare in modo
univoco e corretto, sia sotto il
profilo formale che sotto quello sostanziale l’azione
amministrativa, prevenendo possibili errori
riconducibili alla eccessiva proliferazione legislativa spesso
di difficile interpretazione ed
applicazione e all’assenza di regole e comportamenti
omogenei.
Con la definizione ed attuazione del presente Piano la Camera di
Commercio di Cagliari
intende:
a) assicurare l’accessibilità ad una serie di dati, notizie ed
informazioni concernenti il proprio
Ente ed i suoi dipendenti;
b) consentire forme diffuse di controllo sociale dell’operato
dell’Ente, a tutela della legalità,
della cultura dell’integrità ed etica pubblica;
c) garantire una buona gestione delle risorse pubbliche
attraverso il “miglioramento continuo”
nell’uso delle stesse;
d) ridurre le opportunità che si manifestino casi di
corruzione;
e) aumentare la capacità di scoprire casi di corruzione;
f) creare un contesto sfavorevole alla corruzione.
Questi obiettivi sono perseguiti attraverso la previsione di
varie misure di prevenzione, che
nell’ambito del nostro ordinamento sono state disciplinate
mediante la L. n. 190 del 2012.
Dette finalità sono coerenti con i valori cui la Camera, anche
nel suo Statuto, informa la sua
azione identificandosi quale luogo di sintesi nell’ambito locale
delle esigenze provenienti dal
mondo dell’imprenditoria, del lavoro e dei consumatori.
Con l’adozione del piano la lotta alla corruzione viene assunta
quale ambito di miglioramento
continuo della gestione.
L’assetto normativo in materia di prevenzione della corruzione è
completato con il contenuto
dei decreti attuativi della legge 190/2012 ai quali si ispira il
presente piano per prevenire il
rischio della corruzione e dell’illegalità:
-Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità e
di divieto di ricoprire cariche
elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di
condanna per delitti non colposi, a
norma dell'articolo 1, comma 63, della legge 6 novembre 2012, n.
190, approvato con il
decreto legislativo 31 dicembre 2012, n. 235;
- Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di
pubblicità, trasparenza e diffusione di
informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni, approvato
dal Governo il 15 febbraio
-
6
2013, in attuazione di commi 35 e 36 dell’art. 1 della l. n. 190
del 2012, decreto legislativo 14
marzo 2013, n. 33, come modificato dal D. Lgs. 25 maggio 2016,
n. 97 (così detto decreto
FOIA, di attuazione della Legge 7 agosto 2015, n. 124, recante
“Deleghe al Governo in materia
di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche” che,
all’art. 7, (Revisione e semplificazione
delle disposizioni in materia di prevenzione della corruzione,
pubblicità e trasparenza),
sottolinea (al comma 1, lettera d) la necessità della
“precisazione dei contenuti e del
procedimento di adozione del Piano nazionale anticorruzione, dei
piani di prevenzione della
corruzione e della relazione annuale del responsabile della
prevenzione della corruzione, anche
attraverso la modifica della relativa disciplina legislativa,
anche ai fini della maggiore efficacia
dei controlli in fase di attuazione, della differenziazione per
settori e dimensioni, del
coordinamento con gli strumenti di misurazione e valutazione
delle performance nonché
dell'individuazione dei principali rischi e dei relativi rimedi;
conseguente ridefinizione dei ruoli,
dei poteri e delle responsabilità dei soggetti interni che
intervengono nei relativi processi”);
- Disposizioni in materia di inconferibilità e incompatibilità
di incarichi presso le pubbliche
amministrazioni e presso gli enti privati in controllo pubblico,
a normadell'articolo 1, commi 49
e 50, della legge 6 novembre 2012, n. 190, decreto legislativo 8
aprile 2013, n. 39;
- Codice di comportamento per i dipendenti delle pubbliche
amministrazioni, approvato con
d.P.R. 16 aprile 2013, n. 62 in attuazione dell’art. 54 del
d.lgs. n. 165 del 2001, come
sostituito dalla l. n. 190;
- Decreto legge 21 giugno 2013, n. 69 (c.d. decreto del fare) –
art. 28 Indennizzo da ritardo
nella conclusione del procedimento;
- Decreto legge 90/2014 convertito, con modificazione nella
legge 11 agosto 2014 n. 114
(definizione dell’assetto istituzionale per il contrasto alla
corruzione, compiti ANAC e Funzione
Pubblica);
- Legge 27 maggio 2015, n. 69 - vigilanza e controllo A.N.A.C.
sugli appalti pubblici relativi a
lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12
aprile 2006, n. 163 e obbligo per le
stazioni appaltanti di trasmetterle le relative informazioni
ogni semestre;
http://www.normattiva.it/atto/caricaDettaglioAtto?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2015-05-30&atto.codiceRedazionale=15G00083&atto.articolo.numero=8&atto.articolo.tipoArticolo=0
-
7
1. INTRODUZIONE.
1.1 Oggetto e finalità.
Ai sensi della vigente normativa già richiamata in premessa, la
Camera di Commercio di
Cagliari ogni anno adotta un Piano Triennale di Prevenzione
della Corruzione (di seguito
P.T.P.C.), con la funzione di fornire una valutazione del
diverso livello di esposizione degli uffici
al rischio di corruzione, e stabilire gli interventi
organizzativi volti a prevenire il medesimo
rischio.
Il P.T.P.C. rappresenta lo strumento attraverso il quale la
Camera sistematizza e descrive un
processo, articolato in fasi e azioni tra loro collegate
concettualmente e temporalmente,
finalizzato a formulare una strategia di prevenzione del
fenomeno corruttivo mediante
l’individuazione di misure concrete, da realizzare con certezza
e da vigilare quanto ad effettiva
applicazione.
Il presente Piano si sostanzia in un programma di attività,
derivante da una preliminare fase di
analisi che consiste nell’esaminare l’organizzazione camerale,
le sue regole e le sue prassi di
funzionamento in termini di possibile esposizione al fenomeno
corruttivo con indicazione delle
aree di rischio e dei rischi specifici, delle misure da
implementare per la loro prevenzione in
relazione al loro stesso livello di pericolosità, dei
responsabili per l’applicazione di ciascuna
misura e dei tempi.
L’obiettivo del Piano è dotare la Camera di Commercio di un
sistema di prevenzione che non
possa essere aggirato se non fraudolentemente, così da creare un
ambiente di diffusa
percezione della necessità di rispettare le regole, tanto che
definisce anche procedure
appropriate per selezionare e formare i dipendenti chiamati ad
operare in settori
particolarmente esposti alla corruzione.
1.2 Ambito di applicazione.
Le disposizioni del presente Piano si applicano a tutti i
dipendenti, compresi i dirigenti (a tempo
indeterminato e determinato) della Camera di Commercio di
Cagliari, ai dipendenti comandati
e ai lavoratori con contratto di lavoro flessibile
(somministrati, a tempo determinato,
collaborazione coordinata e continuativa) nonché a personale con
altri rapporti formativi
(tirocini, stages, master and back, volontari), al personale
delle Aziende Speciali.
Gli obblighi di condotta previsti dal presente Piano si
estendono, per quanto compatibili, a tutti
i collaboratori o consulenti (con qualsiasi tipologia di
contratto o incarico e a qualsiasi titolo) di
cui la Camera di Cagliari si avvale nonché ai componenti degli
organi, di cui all'art. 9 della L.
580/1993, come modificata dal D.Lgs.vo 23/2010 e dal D.Lgs.
219/2016, e ai titolari di
incarichi negli uffici di diretta collaborazione dell’organo
politico.
1.3 Responsabile delle prevenzione della corruzione e della
trasparenza (RPCT).
Il Responsabile della Prevenzione della Corruzione della Camera
di Commercio di Cagliari è
stato nominato con deliberazione della Giunta Camerale n. 65 del
28 giugno 2013, nella
persona del Segretario Generale, Dott. Luca Camurri, dirigente
amministrativo a tempo
determinato, il quale svolge ex lege, ai sensi dell’art. 43 del
D. Lgs. 33/2013, anche funzioni di
Responsabile della Trasparenza, nel rispetto della previsione di
cui all’art. 1, comma 7 della L.
190/2012 (come sostituito dall’art. 41, comma 1, lett. f) del
decreto FOIA) che stabilisce che il
RPCT è individuato di norma, nel segretario o nel dirigente
apicale, salva diversa e motivata
determinazione.
Il Responsabile della Prevenzione della Corruzione deve essere
adeguatamente formato e
aggiornato, e il relativo nominativo deve essere comunicato
all’ANAC.
-
8
I compiti attribuiti al responsabile non sono delegabili, se non
in caso di straordinarie e
motivate necessità, riconducibili a situazioni eccezionali,
mantenendosi comunque ferma nel
delegante la responsabilità non solo in vigilando ma anche in
eligendo.
La revoca dell’incarico dirigenziale del soggetto cui sia stato
conferito l’incarico di Responsabile
deve essere espressamente e adeguatamente motivata; inoltre, la
revoca è comunicata
all’A.N.A.C., che entro 30 giorni può formulare richiesta di
riesame qualora rilevi che la revoca
sia correlata alle attività svolte dal responsabile in materia
di prevenzione della corruzione (art.
15 d.lgs. n. 39 del 2013); rimane fermo l’obbligo di rotazione e
la conseguente revoca
dell’incarico nel caso in cui nei confronti del dirigente
responsabile della prevenzione siano
avviati procedimenti disciplinari o penali per condotte
corruttive (ex art. 16, comma 1, lett. l
quater d.lgs. n. 165 del 2001).
Al Responsabile, competono le seguenti attività e funzioni:
a. elaborare la proposta di piano della prevenzione, che deve
essere adottato dall’organo di
indirizzo politico entro il 31 gennaio di ogni anno (art. 1,
comma 8, L.190/2012), e che deve
essere trasmesso all’ANAC e pubblicato sul sito internet della
Camera nella apposita sezione:
Amministrazione Trasparente – Altri contenuti –
Anticorruzione;
b. definire procedure appropriate per selezionare e formare i
dipendenti destinati ad operare in
settori particolarmente esposti alla corruzione (art. 1, comma
8, L.190/2012);
c. verificare l’efficace attuazione del piano e della sua
idoneità (art. 1, comma 10 lett. a
L.190/2012);
d. proporre modifiche al piano in caso di accertamento di
significative violazioni o di mutamenti
dell’organizzazione (art. 1, comma 10, lett. a, L.190/2012);
e. verificare, d’intesa con i dirigenti/P.O. delle strutture e
servizi camerali competenti,
l’effettiva rotazione degli incarichi negli uffici preposti allo
svolgimento delle attività nel cui
ambito è più elevato il rischio che siano commessi reati di
corruzione (art. 1, comma 10, lett.
b, L.190/2012);
f. individuare il personale da inserire nei percorsi di
formazione sui temi dell’etica e della
legalità (art. 1, comma 10, lett. c, L.190/2012);
g. redigere e pubblicare, entro il 15 dicembre di ogni anno, sul
sito web della Camera, una
relazione recante i risultati dell’attività e redatta secondo lo
schema e le indicazioni fornite di
anno in anno dall’ANAC (art. 1, comma 14, L.190/2012), da
trasmettere all’OIV e all’organo di
indirizzo politico;
h. assicurare i compiti previsti dal D.Lgs. n. 39 del 2013 in
ordine alla vigilanza sul rispetto
delle norme in materia di inconferibilità e incompatibilità;
i. assicurare i compiti previsti dal D.P.R. 62/2013 recante il
codice di comportamento dei
dipendenti pubblici, a norma dell'articolo 54 del decreto
legislativo 30 marzo 2001, n. 165.
2) In capo al Responsabile incombono le seguenti responsabilità
sancite dalla Legge n.
190/2012 (art. 1, commi 12, 13 e 14):
a. in caso di commissione, all'interno dell'amministrazione, di
un reato di corruzione accertato
con sentenza passata in giudicato, il Responsabile della
prevenzione della corruzione risponde
ai sensi dell'articolo 21 del decreto legislativo 30 marzo 2001,
n. 165, e successive
modificazioni, nonché sul piano disciplinare, oltre che per il
danno erariale e all'immagine della
pubblica amministrazione, salvo che provi tutte le seguenti
circostanze:
i. di avere predisposto, prima della commissione del fatto, il
piano di cui al comma 5 e di aver
osservato le prescrizioni di cui ai commi 9 e 10 dell’art.1
della L.190/2012;
-
9
ii. di aver vigilato sul funzionamento e sull'osservanza del
piano, secondo quanto sarà
successivamente meglio esplicitato;
La sanzione disciplinare a carico del responsabile non può
essere inferiore alla sospensione dal
servizio con privazione della retribuzione da un minimo di un
mese ad un massimo di sei mesi.
b. In caso di ripetute violazioni delle misure di prevenzione
previste dal Piano, il responsabile
risponde ai sensi dell'articolo 21 del decreto legislativo 30
marzo 2001, n. 165, e successive
modificazioni, nonché, per omesso controllo, sul piano
disciplinare, salvo che provi di avere
comunicato agli uffici le misure da adottare e le relative
modalità e di avere vigilato
sull'osservanza del Piano. La violazione, da parte dei
dipendenti dell'amministrazione, delle
misure di prevenzione previste dal Piano costituisce illecito
disciplinare.
3) Il Responsabile per la Prevenzione della Corruzione, in
qualità di Responsabile della
trasparenza, ai sensi dell’art. 46 del d.lgs. n. 33 del 2013, è
responsabile, sempre che
l’inadempimento non sia “dipeso da causa a lui non imputabile”,
per la violazione degli
seguenti obblighi di trasparenza:
a. obblighi di pubblicazione previsti dalla normativa
vigente;
b. rifiuto, differimento e limitazione dell’accesso civico.
A supporto del Responsabile possono essere nominati dalla
Giunta, come meglio precisato nel
successivo paragrafo 3.4, referenti camerali per la corruzione,
individuati dal Segretario
Generale con propria disposizione organizzativa nell’ambito dei
poteri del privato datore di
lavoro.
In ogni caso, il Segretario generale provvede al coinvolgimento
e alla responsabilizzazione di
tutta la dirigenza. Ciascun dirigente, infatti, per la propria
area di competenza, in materia di
anticorruzione, è tenuto a svolgere attività informativa nei
confronti del R.P.C.T., degli
eventuali referenti e dell’autorità giudiziaria, partecipare al
processo di gestione del rischio,
proporre le misure di prevenzione, assicurare l’osservanza del
Codice di comportamento e
verificare le ipotesi di violazione, adottare le misure
gestionali, quali l’avvio di procedimenti
disciplinari, la sospensione e rotazione del personale e
comunque osservare le previsioni
contenute nel P.T.P.C.
Il presidio degli aspetti disciplinari dell’anticorruzione è
affidato all’Ufficio procedimenti
disciplinari (U.P.D.), tenuto a svolgere i procedimenti
disciplinari di competenza e a effettuare
le comunicazioni obbligatorie nei confronti dell’autorità
giudiziaria. Trattandosi della struttura
che opera costantemente in relazione al Codice di comportamento,
è competente altresì a
proporne gli eventuali relativi aggiornamenti.
-
10
2. CONTESTO ESTERNO
Il Rapporto ANAC del 16 dicembre 2015 ha sottolineato la
particolare rilevanza da attribuire,
tra i passaggi attraverso i quali le amministrazioni devono
addivenire al piano anticorruzione,
all’analisi degli elementi di contesto esterno e interno che
possono incidere sul rischio di
corruzione, la quale, pertanto, deve essere accuratamente
svolta.
Essa è, infatti, considerata “elemento qualificante di ogni
Piano Triennale per la Prevenzione
della Corruzione. L’accuratezza di tale analisi è condizione
necessaria per far sì che il Piano sia
“specifico” e, quindi, sia costruito in termini non
generici”.
In particolare, poi, quanto all’analisi del contesto esterno, il
Rapporto rileva che “un primo
elemento rilevante è la capacità di tenere conto del contesto
socio-territoriale nella fase di
redazione del Piano (ad esempio, è importante considerare le
dinamiche relative alla
delittuosità nel contesto territoriale in cui opera
l’amministrazione)”.
L’Aggiornamento PNA 2015 del 28 ottobre 2015, come confermato,
sul punto, dal PNA 2016
del 3 agosto 2016, al riguardo, meglio precisa il valore
dell’analisi del contesto esterno: essa
ha come obiettivo quello di evidenziare come le caratteristiche
dell’ambiente nel quale
l’amministrazione o l’ente opera, con riferimento, ad esempio, a
variabili culturali,
criminologiche, sociali ed economiche del territorio possano
favorire il verificarsi di fenomeni
corruttivi al proprio interno.
A tal fine, sono da considerare sia i fattori legati al
territorio di riferimento dell’amministrazione
o ente, sia le relazioni e le possibili influenze esistenti con
i portatori e i rappresentanti di
interessi esterni.
Comprendere le dinamiche territoriali di riferimento e le
principali influenze e pressioni a cui
una struttura è sottoposta consente di indirizzare con maggiore
efficacia e precisione la
strategia di gestione del rischio, soprattutto per le
amministrazioni collocate in territori
caratterizzati dalla presenza di criminalità organizzata e da
infiltrazioni di stampo mafioso,
posto che, come risulta dagli studi sulla criminalità
organizzata, la corruzione è proprio uno dei
tradizionali strumenti di azione delle organizzazioni
criminali.
Presso la Camera di Commercio di Cagliari, il contesto esterno
statistico-economico è già
oggetto di analisi e approfondimento in altri atti generali di
programmazione, come la Relazione
Previsionale e Programmatica, il Piano triennale della
Performance e la Relazione sulla
Performance, ai quali, pertanto, si ritiene di poter
rinviare.
Per quanto attiene, invece, al contesto esterno dal punto di
vista del fenomeno corruttivo, si è
proceduto, secondo le indicazioni dell’Aggiornamento PNA
2015:
1) avvalendosi degli elementi e dei dati contenuti nelle
relazioni periodiche sullo stato
dell’ordine e della sicurezza pubblica, presentate al Parlamento
dal Ministero dell’Interno e
pubblicate sul sito della Camera dei Deputati (Ordine e
sicurezza pubblica);
2) avvalendosi, altresì, su richiesta del RPC, del supporto
tecnico della Prefettura, ai sensi di
quanto previsto dall’art. 1 co. 6 della l. n. 190/2012,
nell’ambito della consueta
collaborazione.
All’esito dello studio, nel presente PTPC, si fornisce, di
seguito, evidenza sintetica e
comprensibile degli esiti delle analisi svolte.
-
11
La Camera ha proceduto a inoltrare la richiesta alla Prefettura
competente con nota n. 393 del
27 dicembre 2016, senza ricevere alcun riscontro.
Pertanto, le fonti dalle quali sono state attinte le
informazioni utili a descrivere il
contesto esterno sono:
- la Relazione del Ministro dell'Interno al Parlamento del 12
luglio 2016 relativa all’attività
svolta e ai risultati conseguiti dalla direzione investigativa
antimafia nel secondo semestre
2015, reperibile nel sito della Camera dei Deputati al seguente
indirizzo:
http://www.camera.it/_dati/leg17/lavori/documentiparlamentari/IndiceETesti/074/007_RS/I
NTERO_COM.pdf;
- la Relazione del Ministro dell'Interno al Parlamento del 14
gennaio 2016 relativa all’attività
delle Forze di Polizia, sullo stato dell’ordine e della
sicurezza pubblica e sulla criminalità
organizzata, per l’anno 2014, reperibile al seguente
indirizzo:
http://www.interno.gov.it/sites/default/files/relazione_al_parlamento_2014.pdf;
- la relazione del Procuratore della Corte dei Conti – Sezione
Giurisdizionale della Regione
Sardegna, del 25 febbraio 2016, reperibile nel sito della Corte
dei Conti all’indirizzo:
http://www.corteconti.it/export/sites/portalecdc/_documenti/documenti_procura/sardegna/
relazione_per_lxinaugurazione_dellxanno_giudiziario_2016.pdf;
- la relazione del Presidente della Corte dei Conti - Sezione
Giurisdizionale della Regione
Sardegna, del 25 febbraio 2016, reperibile nel sito della Corte
dei Conti all’indirizzo:
http://www.corteconti.it/export/sites/portalecdc/_documenti/documenti_giurisdizione/sarde
gna/inaugurazione_dellxanno_giudiziario_2016.pdf.
Dalla lettura delle relazioni ministeriali emerge che la
Sardegna è caratterizzata da
manifestazioni delinquenziali di matrice autoctona, talvolta
anche a carattere organizzato, ma
estranee alle modalità ed alle finalità criminali tipiche dei
sodalizi mafiosi tradizionali.
Tuttavia, si sono rafforzati, proprio prevalentemente nel
cagliaritano, i legami tra strutture
locali e criminalità organizzata, soprattutto di provenienza
campana.
Al contrario, non emergono evidenze in merito all'operatività di
famiglie mafiose riconducibili a
cosa nostra. Al pari di altre realtà nazionali, la Regione
Sardegna non può, tuttavia, ritenersi
immune dal rischio di infiltrazione, laddove si profilino
redditizi settori di interesse, primo fra
tutti quello degli appalti. Tant’è vero che l'attività di
prevenzione disposta dal Prefetto di
Sassari ha consentito di accertare, presso i cantieri dei lavori
di adeguamento della strada
Sassari - Olbia, la presenza di imprese catanesi affidatarie di
alcuni lotti, risultate destinatarie
di interdittive antimafia da parte della Prefettura di
Catania.
Inoltre, un altro settore di intervento strategico nell'azione
delle mafie è l'uso del sistema
finanziario a scopo di riciclaggio, e, dalla elaborazione dei
dati ministeriali (tabella a p. 194
della Relazione del Ministro del 12 luglio 2016) emerge che, in
Sardegna, le operazioni
sospette sono state n. 1977, pari all’1,09%.
Il crescente grado di finanziarizzazione dei circuiti economici
evidenzia come, da una
prospettiva investigativa, sia fondamentale garantire la più
ampia tracciabilità dei flussi
finanziari, attraverso la previsione di modalità standardizzate
di registrazione e conservazione
delle informazioni che consentano di individuare origine,
destinazione e beneficiari dei
movimenti.
In conclusione, la relazione ministeriale pone l’accento sulla
forte propensione delle
organizzazioni mafiose ad operare oltre le Regioni di origine,
avendo preso coscienza che
l'ambiente su cui applicare il "protocollo di infiltrazione
mafiosa" non è tanto "geografico'',
quanto sociale e conseguentemente economico. Questo perché le
mire espansionistiche delle
http://www.camera.it/_dati/leg17/lavori/documentiparlamentari/IndiceETesti/074/007_RS/INTERO_COM.pdfhttp://www.camera.it/_dati/leg17/lavori/documentiparlamentari/IndiceETesti/074/007_RS/INTERO_COM.pdfhttp://www.interno.gov.it/sites/default/files/relazione_al_parlamento_2014.pdfhttp://www.corteconti.it/export/sites/portalecdc/_documenti/documenti_procura/sardegna/relazione_per_lxinaugurazione_dellxanno_giudiziario_2016.pdfhttp://www.corteconti.it/export/sites/portalecdc/_documenti/documenti_procura/sardegna/relazione_per_lxinaugurazione_dellxanno_giudiziario_2016.pdfhttp://www.corteconti.it/export/sites/portalecdc/_documenti/documenti_giurisdizione/sardegna/inaugurazione_dellxanno_giudiziario_2016.pdfhttp://www.corteconti.it/export/sites/portalecdc/_documenti/documenti_giurisdizione/sardegna/inaugurazione_dellxanno_giudiziario_2016.pdf
-
12
mafie ormai puntano non tanto sui territori, quanto sui mercati
o su nuovi settori economici, la
cui estensione è per definizione trasversale e la cui
complessità richiede l'integrazione di
competenze diversificate in grado anche di operare sul web, che,
a livello globale, offre infinite
opportunità criminali.
Al riguardo, le evidenze investigative fanno emergere forme di
aggregazione e collaborazione
sempre più strutturate tra le diverse organizzazioni mafiose
grazie proprio al web e ai canali di
comunicazione non convenzionali, anche tramite apparati
satellitari.
Tali strumenti hanno imposto una riflessione a se stante perché,
oltre che per la pianificazione
e realizzazione di traffici illeciti transnazionali
rappresentano lo strumento relazionale chiave
tra diverse organizzazioni criminali, anche di matrice
straniera, operanti su contesti territoriali
diversi.
Tali fattori sembrano aver favorito più di altri l’espansione
delle aggregazioni mafiose, ma vi
sono altre dinamiche che potrebbero provocare ulteriormente
l’infiltrazione se non addirittura il
radicamento.
In primo luogo, la sottovalutazione del fenomeno, in alcune aree
non ancora avvertito come
pervasivo per il solo fatto di non essersi esteriorizzato
sprigionando una capacità di
intimidazione non soltanto potenziale ma attuale, effettiva, ed
obiettivamente riscontrabile.
In secondo luogo la corruzione, di per sé gravissima e in grado
di creare il terreno ideale per
far permeare la mafia, diventa anche reato spia di un meccanismo
perverso la cui unica finalità
è quella di infiltrare e condizionare i processi della pubblica
amministrazione.
Le investigazioni confermano come la corruzione sia funzionale
al perseguimento di affari
illeciti di ampia portata, quali il riciclaggio di denaro,
l’acquisizione illecita di finanziamenti e
l’accesso a notizie riservate utili per l’aggiudicazione delle
gare d’appalto.
Proprio il settore degli appalti pubblici e, più in generale, la
tendenza a condizionare il buon
andamento della pubblica amministrazione continuano a
rappresentare un forte centro di
interessi per la mafia, in quanto utili non solo a intercettare
fondi e a mantenere produttive le
imprese infiltrate, ma anche a monopolizzare interi comparti
dell’economia. Cordate di imprese
mafiose fanno cartello avanzando offerte pilotate per
aggiudicarsi le gare con grave
penalizzazione dei concorrenti che non potendo accedere alle
commesse pubbliche vengono
progressivamente estromessi dal mercato.
In Sardegna il numero delle persone denunciate e arrestate per
corruzione e concussione sono
state:
corruzione
anno 2013 - 1° Semestre: n. 6; 2° Semestre 2013: n. 6
anno 2014 - 1° Semestre: n. 5; 2° Semestre 2014: n. 11
anno 2015 - 1° Semestre: n. 50; 2° Semestre 2015: n. 24
concussione
anno 2013 - 1° Semestre: n. 9; 2° Semestre 2013: n. 2
anno 2014 - 1° Semestre: n. 2; 2° Semestre 2014: n. 6
anno 2015 - 1° Semestre: n. 6; 2° Semestre 2015: n. 1
-
13
Dal prospetto si evince che il territorio sardo è storicamente
afflitto da fenomeni criminosi
specializzati, per la maggior parte, in fattispecie diverse da
quelle di stampo corruttivo, come
delitti contro il patrimonio e contro la persona, originati,
questi ultimi, nella maggior parte dei
casi, dalla volontà di risolvere dissidi privati.
L'attenzione dei sodalizi criminali autoctoni risulta, altresì,
indirizzata alla ricerca di possibilità
di inserimento stabile nel mercato, anche tramite l'acquisizione
di immobili, con il fine
prevalente di poter riciclare le somme di denaro, provenienti
dalle attività illecite tradizionali.
Nello specifico, il fenomeno del riciclaggio di capitali
interessa gli insediamenti turistici di
maggior rilievo, situati lungo i tratti costieri dell'isola, con
precipuo riferimento non solo a
proprietà immobiliari, ma anche a terreni ed imbarcazioni.
Gli atti intimidatori nei confronti di pubblici amministratori e
di rappresentanti delle istituzioni,
ma anche all'indirizzo di imprenditori e titolari di esercizi
commerciali, costituiscono una
costante peculiarità squisitamente "sarda" e sono ascrivibili ad
una distorta interpretazione dei
diritti del cittadino, ossia ad un'impropria rappresentazione
delle prerogative e delle
attribuzioni dei gestori la "cosa pubblica".
Al riguardo, in data 13 giugno 2014 la "Commissione parlamentare
di inchiesta sul fenomeno
delle intimidazioni nei confronti degli amministratori locali"
si è recata in "missione" in
Sardegna, procedendo all'audizione di prefetti, vertici delle
forze dell'ordine e capi degli uffici
giudiziari dell'isola. Dalla relazione finale della medesima -
licenziata all'inizio del 2015 -
emerge un'assoluta unanimità di giudizio nell'escludere,
testualmente, "la matrice riconducibile
alla criminalità organizzata o all'eversione, se non come mera
possibilità in alcune aree
caratterizzate da forti investimenti provenienti dall'esterno".
Un fenomeno, dunque,
"inquadrabile in un clima più generale di comportamenti arcaici
fortemente caratterizzato da
una cultura di vendetta e di revanche che non riconosce nello
Stato la capacità di fare giustizia
adeguatamente e tempestivamente".
Dunque, l'analisi delle informazioni afferenti agli incendi
dolosi, esplosioni di colpi d'arma da
fuoco, collocazione di ordigni, ecc., evidenzia e conferma la
specificità e tipicità della loro
natura, assolutamente da non sovrapporre ed assimilare ad
episodi maturati nel resto della
"penisola", sostanzialmente da ricondurre nell'alveo delle
modalità parassitarie e predatorie,
propedeutiche a richieste estorsive.
Comunque, i numerosi episodi verificatisi negli ultimi anni,
evidenziano come l'area cagliaritana
non sia davvero interessata, risultando maggiormente sensibile
la provincia di Nuoro, ove l'atto
delinquenziale finisce spesso per essere negato o, quantomeno,
minimizzato dal c.d.
"ordinamento barbaricino" secondo cui la vendetta ed il
regolamento di conti sono addirittura
elevati al rango di "valori" del "balente", intanto che la
sopportazione del torto subìto o
presunto anche se di minima entità - è pur sempre una "macchia"
che incide sulla reputazione.
La non infrequente indisponibilità a forme di apertura e
collaborazione con gli organi
investigativi giudiziari da parte dello stesso destinatario
dell'atto criminoso, non consente
sovente neppure di delineare la fondatezza, o meno, di distinte
ipotesi sulla matrice privata o
istituzionale all'origine del gesto criminoso. Per la
comprensione e la conseguente repressione
del fenomeno - anche e soprattutto per una "politica" di
carattere preventivo -appare
indispensabile una diuturna collaborazione degli stessi
amministratori locali che, più di ogni
altro, dispongono di quegli strumenti idonei ad intercettare e
comprendere il contesto
ambientale nel quale gli episodi delittuosi trovano la loro
"incubazione”.
Per quanto attiene più specificamente l’area geografica della
provincia di Cagliari
coincidente con l’area di competenza della Camera di Commercio
di Cagliari, essa risulta,
rispetto alle altre tre province, più moderna ed evoluta, e
interessata da forme di delittuosità
tipiche dei contesti urbani (traffico e spaccio di stupefacenti,
rapine compiute perlopiù, in
danno di Istituti di credito).
-
14
Nella provincia di Cagliari, pur evidenziandosi le tipiche
problematiche dei centri urbani medio-
grandi, non si sono distinti aspetti di particolare rilievo
concernenti la sicurezza pubblica, grazie
anche all'incisiva opera di prevenzione e repressione svolta
dalle Forze di polizia.
Non si rilevano segnali di operatività e/o di infiltrazione da
parte delle tradizionali
organizzazioni malavitose di tipo mafioso. Tuttavia, come già
sopra evidenziato, è stato
riscontrato il coinvolgimento di elementi di clan camorristici
in alcune operazioni illecite
condotte da imprenditori locali, soprattutto per quanto concerne
il fenomeno dell'illecito
condizionamento nella fase di aggiudicazione delle gare di
appalto1.
Inoltre, nel capoluogo sardo, sono risultati attivi esponenti
della criminalità organizzata
georgiana, dediti a reati contro il patrimonio e altre evidenze
investigative hanno confermato la
presenza di gruppi criminali anche locali dediti alle frodi
alimentari, alla contraffazione di
marchi e prodotti nonché al contrabbando di sigarette. In questo
senso, particolare attenzione
viene rivolta alla vigilanza nell'area portuale, dove vengono
registrati i maggiori sequestri di
merce contraffatta, generalmente proveniente dalla Cina atteso
che i gruppi più cospicui di
immigrati cinesi sono presenti soprattutto nelle aree urbane di
Cagliari. In particolare, la
comunità cinese di Cagliari appare connotata da una forte
presenza illegale. I principali settori
di impiego sono quelli della ristorazione, della vendita
ambulante ed all'ingrosso. Il processo di
diversificazione delle attività viene realizzato attraverso
l'acquisto in contanti di negozi
distribuiti nelle varie zone della città o rilevando i locali
abbandonati dai commercianti
autoctoni a seguito di fallimento o di trasferimento. Invece i
cittadini romeni risultano dediti a
furti e rapine, nonché alla clonazione di carte di credito.
La criminalità comune si riscontra soprattutto nei quartieri
cittadini ove il disagio sociale è
maggiore, nonché nei comuni dell'hinterland cagliaritano (Quartu
Sant'Elena, Sestu,
Monserrato, Assemini, Selargius e Sinnai), caratterizzati da una
notevole densità demografica.
Si registrano anche reati di criminalità informatica, quali
truffe su rete internet.
Degni di nota sono i numerosi episodi di attentati dinamitardi
ed incendiari verificatisi negli
ultimi anni nei confronti di rappresentanti di istituzioni
imprenditori ed esercizi commerciali,
solitamente operati con modalità non tipicamente
"professionali", con utilizzo di ordigni
rudimentali o attraverso colpi di arma da fuoco indirizzati a
beni (generalmente autovetture o
immobili) di proprietà della vittima.
Persiste, infine, il fenomeno degli incendi dolosi, specie
quelli che interessano le zone boschive,
con finalità speculative rivolte in larga misura all'indebito
sfruttamento del territorio
(speculazione edilizia, rimboschimenti, pascoli ed attività
venatoria).
Le relazioni della Corte dei Conti - Sezione Giurisdizionale
della Sardegna evidenziano,
in un quadro generale, come le novità legislative intercorse
negli ultimi anni si siano mosse con
l’obiettivo del contrasto ai fenomeni corruttivi, alla evasione
fiscale, alla cattiva gestione della
cosa pubblica da conseguire anche attraverso la semplificazione
e la razionalizzazione
dell’intero sistema delle regole. Infatti, gli interventi
frammentari privi di una visione globale e
l’adozione di disposizioni di eccessivo dettaglio si risolvono
spesso in un intralcio al regolare e
1 23 Ottobre/22 dicembre 2014 - Cagliari - La Guardia di
Finanza, nell'ambito dell'operazione "Little Lord"', ha dato
esecuzione al decreto di sequestro preventivo su un complesso di
beni, tra cui immobili, terreni, autoveicoli, numerosi rapporti
finanziari e diverse società, per un valore complessivo di euro
21.451.743,89, nei confronti di n. 17 soggetti campani operanti nel
settore dei LL.PP., legati a due distinti clan camorristici. Tale
provvedimento ablativo trae origine da approfondite indagini di
P.G., svolte a partire dal 2010, rientranti nella più ampia
attività di contrasto alle infiltrazioni criminali nel settore
turistico ed immobiliare della Sardegna. L'attività investigativa è
riferita a un rilevante investimento immobiliare nel settore
turistico alberghiero, avviato nel 2003 e tuttora in fase di
espansione, posto in essere da una cordata di imprenditori campani.
In particolare, è stato riscontrato il riciclaggio di denaro
proveniente dai noti clan camorristici dei c.d. "casalesi" e
"D'Alessandro", in occasione della realizzazione del villaggio
turistico "Resort's'incantu" a Villasimius (CA).
-
15
sollecito svolgimento dell’attività, e non consentono di
raggiungere lo scopo voluto, giocando,
al contrario, a favore di quanti intendano agire in spregio
dell’interesse della collettività e dei
principi di legalità e di buon andamento della cosa
pubblica.
Le relazioni offrono un’ampia casistica dei comportamenti
illeciti e di mala gestio nelle
amministrazioni sarde ove si sono tenute condotte illecite a
elevata offensività.
In particolare, si evidenzia l’assenteismo abusivo e l’indebito
riconoscimento di benefici
retributivi o di carriera, che nell’attuale fase storica
incontrano il generale disfavore della
collettività ormai intollerante verso tale diffuso
malcostume.
Inoltre, emerge l’illecito utilizzo di finanziamenti pubblici2 a
sostegno dell’economia delle zone
depresse, ottenuti attraverso la produzione di documentazione
contabile, riferita a operazioni
inesistenti o sovrafatturate, volta a rappresentare la
realizzazione, nei modi e nei termini
convenuti, del programma imprenditoriale, allo scopo di
conseguire la liquidazione del
contributo, con contestazioni di danno per complessivi euro
8.486.630,00. Il fenomeno in
questione, diffuso da anni, non accenna a diminuire, e, accanto
alle fattispecie relative a
investimenti di rilevante entità, cui corrispondono indebite
erogazioni assai cospicue, si
registrano anche quelle di minore importo, se singolarmente
considerate, ma che hanno una
significativa incidenza in ragione della loro diffusione,
soprattutto per i contributi “de minimis”,
o per le agevolazioni a favore dell’agricoltura o
dell’allevamento. In tale settore, gli
accertamenti hanno consentito di riscontrare, in capo ai
beneficiari delle sovvenzioni pubbliche,
l’inesistenza delle condizioni per accedervi, falsamente
attestate, tra cui lo status di agricoltore
o la disponibilità di terreni sui quali esercitare l’attività
finanziata in realtà mai svolta o
condotta in difformità dalle modalità prescritte per accedere ai
benefici di legge.
Nella materia degli appalti si è riscontrata l’elusione delle
regole dell’evidenza pubblica con
l’indizione di procedure solo esteriormente idonee a realizzare
un sistema concorrenziale, in
quanto, in realtà, dirette e concluse attraverso
l’individuazione di requisiti di partecipazione
abnormi rispetto all’oggetto delle gare e tali da limitare a un
ridotto numero le ditte in grado di
2 Con sentenza n. 121/2015 è stato condannato un imprenditore
agricolo al risarcimento del danno derivante da indebita percezione
di contributi comunitari, a sostegno della pastorizia, per avere
falsamente attestato di condurre in affitto terreni per il pascolo
del bestiame. Una società privata ed il suo amministratore sono
stati condannati per il danno derivante da indebita percezione di
contributo pubblico erogato ai sensi della legge 488/92 (sentenza
n. 57/2015). Nei comportamenti di detti convenuti la sentenza ha
ravvisato l'elemento soggettivo del dolo per essere stati
consapevolmente violati gli obblighi di servizio discendenti dal
contratto di concessione delle agevolazioni richieste, unitamente
alla consapevolezza delle conseguenze dannose della condotta. La
sentenza n. 83/2015 ha condannalo una società privata ed i suoi
amministratori per il danno derivante da indebita percezione di
contributo pubblico erogato ai sensi della legge 488/92. Il danno è
stato accertato sia in termini di ingiusta diminuzione
patrimoniale, corrispondente al contributo erogalo, per mancato
conferimento di capitale proprio da parte della società e dei soci,
e per sovrafatturazione dei costi di realizzazione dello
stabilimento, che di mancato conseguimento dell'utilità prevista,
per mancato raggiungimento dell'obiettivo pubblico, non avendo
l'iniziativa economica apportato, nei tempi e nei modi stabiliti,
l'incremento occupazionale preventivato e la creazione di una nuova
attività imprenditoriale. In fattispecie di indebita percezione di
sovvenzioni economiche previste dalla legge regionale n. 15 del 15
aprile 1994, la sentenza n. 24/2015, oltre ad avere condannato in
solido la società beneficiaria ed il suo amministratore per
l'importo di € 2.875.273,08, ha ritenuto la responsabilità
dell'Istituto bancario/istruttore in via sussidiaria per l'intero
importo contestato, sia perché il controllo esercitato dalla banca
non è limitato alla correttezza meramente formale del titolo di
spesa presentato, ma riguarda anche la congruità della spesa, sia
perché il detto controllo non si esaurisce in un unico, atto ma si
protrae dalla concessione provvisoria sino a quella definitiva, sia
perché è risultato che la banca non aveva rilevato l'aumento dei
costi, con conseguente riduzione delle somme destinate all'acquisto
dei macchinari, indispensabili per l'iniziativa imprenditoriale.
Con la sentenza n. 237/2015 sono stati condannati una ditta privata
ed il suo legale rappresentante per avere indebitamente percepito
contributi ai sensi della legge regionale n. 51/93 avendo simulato
pagamenti al fine di rendicontare le spese sostenute ed ammesse a
finanziamento come avvenute prima della presentazione della
domanda.
-
16
formulare un’offerta, oppure con la previsione di un tempo
esiguo, limitato a pochi giorni, per
presentare l’offerta.
Altre condotte dannose rilevate sono state: comportamenti
omissivi dei funzionari pubblici
rispetto a voci di entrata relative a somme spettanti alle
amministrazioni di appartenenza non
conseguite, o rispetto a pagamenti dovuti dalla amministrazione
per prestazioni regolarmente
ricevute, e non eseguiti, con conseguente attivazione della
procedura ingiuntiva o del giudizio
di ottemperanza e sopportazione dei relativi oneri, o rispetto
alla gestione del patrimonio delle
amministrazioni, con inosservanza della normativa di riferimento
e aggravio di spese
sostenute; indebiti rimborsi per false spese di viaggio,
pernottamento e pasti, connesse
all’espletamento di mandati pubblici, effettuati in assenza di
autorizzazioni preventive e idonei
giustificativi di ammissibilità e inerenza ai fini propri
dell’ente.
Dai dati analizzati e dai fattori considerati emerge la
necessità per la Camera di commercio di
Cagliari di confermare, tra le misure di prevenzione, la
tracciatura dei flussi monetari, il
controllo sulla erogazione dei contributi camerali alle attività
imprenditoriali, con particolare
riferimento alla sussistenza dei presupposti e alla
rendicontazione delle spese sostenute, il
controllo sui rimborsi delle spese sostenute per le missioni dei
dipendenti e dei componenti
dell’organo di indirizzo politico, e ogni strumento preventivo
utile al monitoraggio delle gare
d’appalto, anche se il ricorso al mercato elettronico e alle
convenzioni Consip hanno
sensibilmente ridotto il numero di procedure camerali a evidenza
pubblica.
Inoltre, appare necessario per la Camera perseguire, quale
strumento finalizzato alla
prevenzione e repressione della corruzione e dell’illegalità, la
semplificazione procedimentale e
organizzativa degli uffici, attesi i rischi connessi all’eccesso
di norme particolareggiate e al
rispetto di procedure articolate e complesse.
-
17
3. CONTESTO INTERNO
Come affermato dall’ANAC nel Rapporto sullo stato di attuazione
e la qualità dei piani triennali
di prevenzione della corruzione nelle amministrazioni pubbliche
2015-2017, pubblicato in data
16 dicembre 2015: “L’analisi del contesto “interno” è il secondo
elemento che definisce
l’ambiente specifico entro cui deve essere sviluppata la
valutazione dei rischi di corruzione e la
successiva adozione di misure preventive.”
La Camera di Commercio di Cagliari è un ente pubblico dotato di
autonomia funzionale che
svolge, nell’ambito della circoscrizione territoriale di
competenza, funzioni di interesse generale
per il sistema delle imprese, curandone lo sviluppo.
A tal fine, è dotata di potestà statutaria, regolamentare,
organizzativa e finanziaria ed esplica
attività di osservazione, regolazione, promozione e tutela del
mercato.
Essa può esercitare, oltre alle funzioni espressamente
attribuite dalla legge, tutte le funzioni
nelle materie amministrative ed economiche concernenti il
sistema delle imprese.
La Camera di Commercio nel perseguimento delle proprie finalità
e per la realizzazione di
interventi a favore del sistema delle imprese e dell’economia
provinciale, ispira la propria
azione al principio di sussidiarietà valorizzando la
realizzazione di servizi da parte delle
associazioni imprenditoriali.
La Camera di Commercio è chiamata, pertanto, a promuovere,
regolare e tutelare l’interesse
generale del sistema delle imprese, di cui è espressione,
secondo un modello operativo che si
ispira alla prossimità rispetto alla propria utenza,
principalmente di natura imprenditoriale, teso
a garantire servizi e risposte efficaci, tempestive e di
qualità, coerenti con i bisogni della
stessa.
Una più ampia ed esaustiva descrizione delle funzioni camerali è
contenuta negli
approfondimenti pubblicati nel sito istituzionale camerale.
3.1 Assetto istituzionale
Gli organi della Camera di Commercio di Cagliari sono: il
Consiglio, la Giunta, il Presidente e il
Collegio dei Revisori dei Conti.
Il Consiglio elegge il Presidente e la Giunta al proprio interno
e nomina il Collegio dei Revisori
dei Conti.
Il Consiglio è composto da 33 membri, 30 dei quali in
rappresentanza delle associazioni di
categoria imprenditoriali maggiormente rappresentative
(Agricoltura, Artigianato, Assicurazioni
e servizi alle Imprese, Commercio, Credito, l’’Industria,
Trasporti e Spedizioni, Turismo,
Pesca), 2 in rappresentanza rispettivamente delle organizzazioni
sindacali e delle associazioni
di tutela degli interessi dei consumatori, e 1 in rappresentanza
dei liberi professionisti.
Con decreti del Presidente della Regione Sardegna n. 47 dell' 11
agosto 2016, n. 51 del 13
settembre 2016 e n. 63 del 18 novembre 2016, a conclusione del
periodo di
commissariamento decorrente dal 25 giugno 2015, è stato nominato
il nuovo Consiglio Camerale, il quale si è insediato in data 28
settembre 2016.
La struttura amministrativa della Camera è guidata dal
Segretario Generale e dai dirigenti.
http://images.ca.camcom.gov.it/f/procedurerinnovo/de/decreto_ras47_2016.pdfhttp://images.ca.camcom.gov.it/f/procedurerinnovo/de/dec_ras_51_13_9_2016.pdfhttp://images.ca.camcom.gov.it/f/procedurerinnovo/de/dec_ras_51_13_9_2016.pdfhttp://images.ca.camcom.gov.it/f/amministrazionetrasparente2/de/decr_nomina_schirru_ign.pdf
-
18
Per ulteriori approfondimenti, si segnalano i link del sito
istituzionale www.ca.camcom.gov.it,
sezione “Amministrazione trasparente” che riportano le
informazioni in maniera dettagliata:
Statuti e Regolamenti camerali:
http://www.ca.camcom.it/IT/Page/t01/view_html?idp=466
Organi di indirizzo politico-amministrativo:
http://www.ca.camcom.it/IT/Page/t01/view_html?idp=442
Gli organi camerali sono affiancati dall’Organismo Indipendente
di valutazione (OIV) che a
norma dell’art. 1, comma 8 bis, L. 190/2012, introdotto
dall’art. 41 del decreto FOIA, verifica,
anche ai fini della validazione della Relazione sulla
performance, che i piani triennali per la
prevenzione della corruzione siano coerenti con gli obiettivi
stabiliti nei documenti di
programmazione strategico-gestionale e che nella misurazione e
valutazione delle performance
si tenga conto degli obiettivi connessi all'anticorruzione e
alla trasparenza. Esso verifica i
contenuti della Relazione annuale del RPCT in rapporto agli
obiettivi inerenti alla prevenzione
della corruzione e alla trasparenza. A tal fine, l'Organismo
medesimo può chiedere al
Responsabile della prevenzione della corruzione e della
trasparenza le informazioni e i
documenti necessari per lo svolgimento del controllo e può
effettuare audizioni di dipendenti.
L'Organismo medesimo riferisce all'ANAC sullo stato di
attuazione delle misure di prevenzione
della corruzione e di trasparenza.
3.2 Assetto organizzativo
L’assetto organizzativo della Camera di Commercio, vigente al 31
dicembre 2016, è
rispecchiato nell’organigramma così come appresso riportato e
pubblicato nella sezione
Amministrazione trasparente - Articolazione degli uffici – Anno
2016 – Organigramma:
http://www.ca.camcom.it/IT/Page/t01/view_html?idp=444
Il modello organizzativo attuale è il risultato della
riorganizzazione attuata dal Segretario
Generale, nell’esercizio dei poteri del privato datore di lavoro
di cui all’art. 5 del D. Lgs.vo
165/2001, con Disposizioni Generali n. 3 del 15 giugno 2015, n.
4 del 16 settembre 2015 e n.
5 del 18 settembre 2015, n. 1 del 29 giugno 2016, n. 6 del 2
novembre 2016, e con
Disposizioni organizzative n. 22 del 29 luglio 2016 e n. 25 del
16 dicembre 2016.
http://www.ca.camcom.it/IT/Page/t01/view_html?idp=466http://www.ca.camcom.it/IT/Page/t01/view_html?idp=442http://www.ca.camcom.it/IT/Page/t01/view_html?idp=444
-
19
Alla data del 31 dicembre 2016, il personale di ruolo della
Camera di Commercio di Cagliari
risultava pari a 71 unità, così suddivise:
Uomini Donne
Segretario Generale 1
Dirigenti 2
Categoria D 6 11
Categoria C 10 24
Categoria B 2 8
Categoria A 3 5
per un totale di 22 uomini e 50 donne, di cui: • n. 3 risorse a
tempo determinato
• n. 8 risorse in part time
• n. 1 risorsa comandata presso la Regione Sardegna.
Ulteriori approfondimenti sull’assetto organizzativo sono
contenuti nella sezione
Amministrazione trasparente - Personale:
http://www.ca.camcom.it/IT/Page/t01/view_html?idp=387
Il personale dell’Azienda Speciale Centro Servizi Promozionali
per le Imprese, alla quale si
estende l’applicazione del presente Piano, era pari, al 31
dicembre 2016, a 30 unità di cui 13
donne e 17 uomini (dato comprensivo dell'unità attualmente in
aspettativa non retribuita per
incarico politico).
3.3 Attività istituzionali
Le funzioni della Camera di commercio si esplicano attraverso le
seguenti attività:
- attività amministrative: tenuta di albi, elenchi, ruoli, nei
quali vengono registrati e certificati
i principali eventi che caratterizzano la vita di ogni
impresa;
- attività promozionali: sostegno alle imprese e allo sviluppo
dell'economia locale;
- attività di monitoraggio, studio, analisi dei dati
sull'economia locale: fornire un'informazione
necessaria a una migliore conoscenza della realtà
socio-economica da parte delle imprese e
per le imprese;
- attività di regolazione del mercato: promuovere e aumentare la
trasparenza, la certezza e
l'equità delle relazioni economiche tra imprese e tra imprese e
cittadini.
Le attività camerali sono principalmente autofinanziate mediante
il diritto annuale pagato dalle
imprese per l'iscrizione al Registro Imprese; i diritti di
segreteria pagati per le certificazioni e le
iscrizioni ad albi, registri e ruoli; i proventi derivanti dalla
gestione di attività e prestazione
servizi; i contributi dello Stato o della Regione previsti in
relazione alle funzioni delegate alle
Camere.
Le attività camerali sono svolte nelle sedi sotto riportate:
sedi centrali: Cagliari, Largo Carlo Felice nn. 66, 70 e 72;
sede decentrata: Cagliari, via Mameli n. 65; Carbonia
(temporaneamente chiusa).
E’ stata soppressa a decorrere dal mese di gennaio 2014 la sede
di via Malta e i relativi servizi
e uffici sono stati trasferiti nella nuova sede centrale per
garantire una migliore organizzazione
e risposta alle richieste dell’utenza.
-
20
Gli orari di apertura al pubblico per gli sportelli camerali e
l’URP sono: di mattina dal lunedì al
venerdì, dalle ore 9.00 alle ore 13.00 e di pomeriggio, il
martedì e giovedì dalle ore 15.30 alle
ore 17.00.
Per maggiori dettagli sugli orari e sulle sedi si rinvia alla
pagina del sito camerale Orari e Sedi:
http://www.ca.camcom.it/IT/Page/t01/view_html?idp=788
3.4 Soggetti coinvolti nella prevenzione
A integrazione del sopra delineato quadro rappresentativo del
contesto interno della Camera di
Commercio di Cagliari, si evidenzia la numerosità dei soggetti
che, nell’ente, unitamente al
Responsabile della prevenzione della corruzione, hanno il dovere
di operare correttamente in
tema d’integrità e rispettare il dettato normativo,
efficacemente sintetizzata nella seguente
illustrazione:
La figura di primo piano del Responsabile della prevenzione può
essere coadiuvata da una rete
di soggetti referenti per la prevenzione, nominati dalla Giunta
camerale, tenuto conto delle
esigenze espresse dal Responsabile stesso che li individua, o da
particolari situazioni che ne
suggeriscano l’opportunità.
Per scongiurare l’isolamento organizzativo del Responsabile ed
evitare che il contrasto alla
corruzione si riduca a un mero adempimento burocratico, è
essenziale che il processo che
conduce alla redazione dei Piani anticorruzione coinvolga tutti
i soggetti interessati.
In particolare, occorre fare in modo che gli organi d’indirizzo
siano adeguatamente coinvolti
nello sviluppo degli interventi di lotta alla corruzione e che
delle strategie adottate per il loro
coinvolgimento si dia espressamente conto nei PTPC. Sebbene a
norma di legge competa
proprio a tali organi designare il RPC e deliberare il Piano
triennale di prevenzione della
http://www.ca.camcom.it/IT/Page/t01/view_html?idp=788
-
21
corruzione, per fare sì che essi compiano adeguatamente tale
loro funzione è bene ipotizzare
un coinvolgimento che vada oltre l’adempimento formale.
Infatti, come indicato nell’Aggiornamento PNA 2015, una ragione
della scarsa qualità dei PTPC
e della insufficiente individuazione delle misure di prevenzione
è, senza dubbio, il ridotto
coinvolgimento dei componenti degli organi di indirizzo della
“politica” in senso ampio. Diviene,
quindi, un obiettivo importante del presente piano prevedere
soluzioni che portino alla piena
consapevolezza e condivisione degli obiettivi della lotta alla
corruzione e delle misure
organizzative necessarie.
Alla luce delle disciplina vigente, infatti gli organi di
indirizzo dispongono di competenze
rilevanti nel processo di individuazione delle misure di
prevenzione della corruzione ovvero la
nomina del RPCT e l’adozione del PTPC. La responsabilità sulla
qualità delle misure del PTPC è
però molto attenuata. I componenti degli organi di indirizzo
possono essere chiamati a
rispondere solo in caso di mancata adozione del PTPC, a cui è
equiparata, nel regolamento
ANAC sull’art. 19 co. 5 lett. b) del d.l. n. 90/2014, l’assenza
di elementi minimi.
Manca, invece, una più accurata disciplina del processo di
formazione del PTPC che imponga
una consapevole partecipazione degli organi di indirizzo.
Secondo le raccomandazioni espresse
dall’ANAC nell’Aggiornamento 2015, la Camera conferma
l’individuazione, già operata nei
precedenti Piani 2015 e 2016, di due momenti meditativi:
1) approvazione della proposta del PTPC a opera del RPCT, con
proprio atto, previo
coinvolgimento di tutti i soggetti interessati mediante
pubblicazione di apposito avviso di
avvio della procedura di aggiornamento del piano, e previo
coinvolgimento e
partecipazione dei titolari degli uffici di diretta
collaborazione e dei titolari di incarichi
amministrativi di vertice, i quali svolgono sia fondamentali
compiti di supporto conoscitivo
e di predisposizione degli schemi di atti per gli organi di
indirizzo, sia compiti di
coordinamento e di interpretazione degli atti di indirizzo
emanati nei confronti degli organi
amministrativi, e rivestono, dunque, un ruolo chiave per il
successo delle politiche di
prevenzione della corruzione;
2) analisi della proposta del RPCT da parte del Consiglio che
potrà esprimersi con un
provvedimento di carattere generale sul contenuto del PTPC e da
parte della Giunta
competente all’adozione finale, allo scopo di ottenere la più
larga condivisione delle
misure, sia nella fase dell’individuazione, sia in quella
dell’attuazione.
In questo modo l’organo esecutivo e il suo vertice (Presidente)
ha più occasioni di esaminare e
condividere il contenuto del PTPC, e il RPCT, che deve
partecipare alla riunione dell’organo di
indirizzo, sia in sede di prima valutazione che in sede di
approvazione, deve illustrarne
adeguatamente i contenuti e le implicazioni attuative.
Una volta approvato il PTPC, il Responsabile cura, ove richiesto
dagli organi camerali o
dall’OIV, un’azione di reporting semestrale agli organi, avente
ad oggetto le azioni intraprese e
lo stato di avanzamento degli obiettivi.
Inoltre, per fare in modo che il tema della trasparenza e della
lotta alla corruzione sia
nell’agenda operativa degli organi di vertice devono essere
individuati tre specifici componenti,
uno della Giunta e due del Consiglio, appositamente delegati
sulla materia, con il compito di
veicolare in sede decisionale l’esigenza di adottare atti di
indirizzo di carattere generale
finalizzati alla prevenzione della corruzione.
Dal punto di vista più operativo, l’attività di risk management,
meglio dettagliata in seguito, è
promossa e sviluppata dal Segretario Generale, indipendentemente
dal fatto che egli sia il
-
22
Responsabile della prevenzione della corruzione, ovvero abbia
delegato tale funzione ad altro
soggetto per motivate esigenze organizzative. Il Segretario
generale in ogni caso deve:
assicurare la piena funzionalità dell’organismo di valutazione
(OIV), del RPCT e degli
eventuali auditor esterni;
assicurare i collegamenti informativi e funzionali tra organi
interni di controllo e organi di
indirizzo;
proporre agli organi di indirizzo e attuare ogni iniziativa,
anche esterna, tesa a diffondere la
cultura dell’integrità e della trasparenza e della legalità.
In particolare, con riguardo all’attività di iniziativa, si dà
conto del fatto che la Camera ha già
adottato il codice di comportamento, cura attentamente
l’attività di comunicazione e
formazione del personale, gli obblighi di trasparenza.
L’organismo di valutazione ha funzioni proprie in tema di
accountability e trasparenza,
rinnovate dal legislatore con l’introduzione del comma 8 bis
nell’articolo unico della legge
anticorruzione (L. 190/2012) a opera del decreto FOIA (art. 41),
come già esposto nel
precedente paragrafo 3.1, nonché una specifica funzione in tema
di codice di comportamento,
atteso che ai sensi dell’art. 54 comma 5 del d.lgs. n. 165/2001
deve rilasciare un parere
obbligatorio sullo stesso e, ai sensi del comma 6 del medesimo
articolo, è tenuto a
supervisionare sulla sua applicazione, con particolare
attenzione al dirigente di vertice in
relazione alla formulazione della proposta per la sua
valutazione annuale, secondo anche
quanto indicato nella delibera ANAC n. 75/2013.
Dipendenti e collaboratori dell’ente, infine, sono chiamati
all’osservanza del PTPC e del Codice
di comportamento e sono tenuti a segnalare le situazioni di
illecito, tutelati dagli opportuni
strumenti di garanzia. Il coinvolgimento di tutto il personale
in servizio (ivi compresi anche gli
eventuali collaboratori a tempo determinato o i collaboratori
esterni) è decisivo per la qualità
del PTPC e delle relative misure, così come un’ampia
condivisione dell’obiettivo di fondo della
lotta alla corruzione e dei valori che sono alla base del codice
di comportamento
dell’amministrazione. Il coinvolgimento nella predisposizione
del presente piano è stato
assicurato in termini di partecipazione attiva al processo di
autoanalisi organizzativa e di
mappatura dei processi con invito alle strutture di rivedere o
confermare le rispettive schede di
valutazione degli indici di probabilità e di impatto del rischio
per i processi-procedimenti più
significativi (mail del 21 dicembre 2016).
4. IL PROCESSO DI ELABORAZIONE E ADOZIONE DEL PTPC
Il presente piano prende le mosse dalla Relazione del RPCT 2016
pubblicata nel sito camerale
nella sezione Amministrazione Trasparente a far data dal 15
gennaio 2016.
Essa evidenzia che un primo fattore che ostacola l'azione e il
ruolo del RPCT è rappresentato
dalla molteplicità degli adempimenti formali che distoglie
spesso tempo dalle attività "core"
della gestione dell'Ente. Come altre Camere, anche la Camera di
Cagliari raccomanda uno
sforzo per un maggiore coordinamento tra i vari soggetti
vigilanti e l'acquisizione di info dai siti
Internet istituzionali per ridurre - anche per gli Enti pubblici
- i tempi di gestione degli aspetti
procedurali (la burocrazia della burocrazia) così da poter
dedicare più energie a rafforzare
efficienza, efficacia e qualità dei servizi. Inoltre, si rileva
la criticità di impiegare risorse
dedicate atteso il numero delle risorse umane disponibili a
fronte dei sevizi da garantire
-
23
all'utenza per qualità e quantità e del forte incremento degli
adempimenti amministrativi
burocratici a carico dei servizi di supporto. Infatti, la mole
di adempimenti previsti dalla
normativa anticorruzione ha, talvolta, l'effetto di aggravare il
procedimento amministrativo
inficiandone la ratio. In particolare, nel formulare un giudizio
sulle iniziative intraprese per la
verifica delle situazioni di inconferibilità per incarichi
dirigenziali, la Relazione evidenzia che
mancano a livello nazionale specifiche direttive che definiscano
le procedure corrette nonché i
destinatari a cui trasmettere le richieste sulla veridicità
delle dichiarazioni rese dagli
interessati.
Le predette osservazioni, pur rispecchiando le criticità da
affrontare nell’azione di prevenzione
alla corruzione, non possono, tuttavia, operativamente portare a
incidere marcatamente
sull’impianto di prevenzione sino a ora adottato dalla Camera
nel rispetto delle previsioni
legislative, ma possono essere di stimolo, piuttosto, per future
modifiche legislative che ne
tengano conto.
Nel processo di elaborazione e adozione del presente piano si è
ripetuta l’iniziativa introdotta
per la prima volta in occasione dell’adozione del Piano 2016, di
dare pubblico avviso dell’inizio
dell’attività di aggiornamento, con avvio di una procedura
aperta di consultazione alla quale
sono stati invitati tutti gli stakeholders dell’ente per la
formulazione di proposte di modifiche o
integrazioni e per la presentazione di eventuali contributi per
la predisposizione del Piano di
prevenzione della corruzione 2017-2019 entro il 5 gennaio
2017.
Con lo stesso avviso si è comunicato agli stakeholders che
possono proporre eventuali
osservazioni o modifiche anche dopo l’approvazione del
Piano.
Come già indicato nella Premessa è stato garantito anche il
coinvolgimento interno di tutti i
dipendenti e di tutti i compone