1 PRIMAVERA DI PRAGA 22/06/22 stefania borrello
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PRIMAVERA DI
PRAGA
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Il periodo da gennaio ad agosto del 1968 è conosciuto come la “Primavera di Praga”:un periodo di liberalizzazioni nel tentativo di affermare il SOCIALISMO DAL VOLTOUMANO.Fin dalla metà degli anni sessanta in Cecoslovacchia si erano percepiti segni dicrescente malcontento verso il regime.Le istanze dei riformisti, il cui leader era Alexandr Dubček, avevano trovato voce inalcuni elementi all'interno dello stesso Partito Comunista Cecoslovacco (PCT). 11/04/23stefania borrello
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Le riforme politiche di Dubček in realtà non si proponevano di rovesciarecompletamente il vecchio regime e allontanarsi dall'Unione Sovietica: il progetto era dimantenere il sistema economico collettivista affiancandovi una maggiore libertàpolitica (con la possibilità di creare partiti non alleati al partito comunista), di stampa edi espressione. Tutte queste riforme furono sostenute dalla grande maggioranza delpaese, compresi gli operai.Ciononostante queste riforme furono viste dalla dirigenza sovietica come una graveminaccia all'egemonia dell'URSS sui paesi del blocco orientale, e, in ultima analisi,come una minaccia alla sicurezza stessa dell'Unione Sovietica.
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Per comprendere i motivi dell'allarmeespresso dall'Urss, bisogna tener presente lacollocazione geografica della Cecoslovacchia,esattamente al centro dello schieramentodifensivo del Patto di Varsavia: una suaeventuale defezione non poteva esseretollerata in periodo di Guerra Fredda.
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A differenza di quanto era avvenuto in altripaesi dell'Europa centrale, la presa di poterecomunista in Cecoslovacchia nel 1948 erastata accompagnata da una genuinapartecipazione popolare, e non era statafunestata, come altrove, da brutali repressioni.Le riforme sociali del dopoguerra eranoavvenute pacificamente, mentre, ad esempio,in Ungheria si erano avute vere e propriesommosse. Ciononostante la leadershipguidata da Gottwald, prima, Zapotocky eNovotný poi aveva mantenuto un regimetotalitario fortemente repressivo che si eraespresso in maniera brutale durante le purghestaliniane e che non si era aperto dopo lamorte del leader sovietico.
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La stessa minoranza slovacca rimanevasottorappresentata nelle istituzioni, cheaccusavano sempre una distanza ideologicarilevante rispetto alle altre repubbliche popolariche avevano compiuto la destalinizzazione,Ungheria e Polonia in primis.
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Politica estera dell'Unione Sovietica
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La politica dell'Unione Sovietica di appoggiare ed imporre negli stati satellitesolo governi di stile sovietico, usando se necessario anche la forza, divennenota come Dottrina Brezhnev, dal nome del leader sovietico Leonid Brežnev, che fu il primo a teorizzarla pubblicamente, sebbene di fatto fosse già stataapplicata fin dai tempi di Stalin.
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Questa dottrina fu la base della politica estera sovietica fino a quando, neglianni ottanta, sotto Mikhail Gorbačëv, fu sostituita dalla cosiddettaDottrina Sinatra.La dirigenza sovietica dapprima usò tutti i mezzi diplomatici possibili perfermare o limitare le riforme portate avanti dal governo cecoslovacco, poi,vista l'inutilità di questi tentativi, iniziò a preparare l'opzione militare.
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Separazione delle cariche di presidente dellaRepubblica e di primo segretario del partito,(funzione alla quale fu eletto Alexander Dubcek,mentre Antonin Novotny restava alla testa delloStato fino all'elezione di Ludvik Svoboda);● Ingresso di volti nuovi negli organismi dirigenti dipartito a ogni livello;● Sostituzioni nelle cariche direttive delle istituzionie delle organizzazioni di massa compresi isindacati, 11/04/23stefania borrello
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Avvio dell'elaborazione di un Programmad'azione (maggiore democrazia e libertà proprioper rafforzare il socialismo e far riconquistare alpaese, anche in politica estera, la funzione chegli spettava nei rapporti internazionali) che fureso pubblico in aprile, quasicontemporaneamente alla costituzione di unnuovo governo● Abolizione della censura per stampa, radio,televisione.
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Il senso del mutamento era quello espresso, del resto, nel Programma d'azione:Non fu per caso che crebbe costantemente il numero degli iscritti al partitocomunista e agli altri partiti fino ad allora formalmente esistenti.
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Com'era naturale, i giovani erano in prima fila, dappertutto, nei partiti come nelle organizzazionigià esistenti e in quelle che si costituivano o che si voleva far nascere o rinascere. A migliaiaaffollavano le assemblee che si tennero a Praga, a Bratislava e altrove, erano loro gli animatoridei capannelli che la sera si riunivano per discutere nelle strade e nelle piazze delle città e deipaesi del presente, del passato, del futuro.
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● La notte tra il 20 e il 21 agosto 1968 un contingente formato da 200.000-600.000 soldati e fra 5.000-7.000veicoli corazzati dell’armata sovietica dell’ URSS invade laCecoslovacchia.● L'invasione coincise con la celebrazione del congresso delPartito Comunista Cecoslovacco, che avrebbe dovutosancire definitivamente le riforme e sconfiggere l'ala vetero- comunista. 11/04/23stefania borrello
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I comunisti cecoslovacchi intenzionati a dareuna svolta democratica al paese, furono costretti dalprecipitare degli eventi a riunirsi clandestinamente in unafabbrica, ed effettivamente approvarono tutto il programmariformatore, ma quanto stava accadendo nel paese rese leloro deliberazioni completamente inutili. Successivamentequesto congresso del partito comunista cecoslovaccovenne sconfessato e formalmente cancellato dalla nuovadirigenza fantoccio imposta da Mosca a governare delpaese.
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Dubcek e altri leader del governo vennero condotti aMosca, dove il 24 agosto furono costretti ad accettare lapresenza delle truppe straniere e a bloccare il programmadi riforme.● Nei mesi successivi venne avviata la ‘normalizzazioneì.Tutti i protagonisti della primavera di Praga furono epuratie fu ripristinata la vecchia nomenklatura.
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Il 16 gennaio 1969, in piazza Venceslao, il giovane Jan Palach si dàfuoco in segno di estrema protesta verso l'invasione sovietica. Loemuleranno Jan Zajic, studente appena diciottenne e Evzen PloceK,operaio e dirigente del PCT.
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“Poiché i nostri popoli sono sull'orlo della disperazione e della rassegnazione, abbiamodeciso di esprimere la nostra protesta e di scuotere la coscienza del popolo.Il nostro gruppo è costituito da volontari, pronti a bruciarsi per la nostra causa.
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Poiché ho avuto l'onore di estrarre il numero 1, è mio diritto scrivere la prima lettera edessere la prima torcia umana.Noi esigiamo l'abolizione della censura e la proibizione di Zpravy (il giornale delle forzed'occupazione sovietiche).
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Se le nostre richieste non saranno esaudite entro cinque giorni, il 21 gennaio 1969, e seil nostro popolo non darà un sostegno sufficiente a quelle richieste, con uno scioperogenerale e illimitato, una nuova torcia s'infiammerà”. Jan PalachFunerale di Jan Palach (Foto di Josef Koudelka Magnum/Contrasto)
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