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Economia Industriale, 2014-2015 (3° anno Corso di Laurea in Economia Aziendale) 1 Augusto Ninni
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1 Augusto Ninni Augusto Ninni. Analisi tradizionale: l’impresa acquista gli input, utilizza la (migliore) tecnologia (esistente), li trasforma in output.

May 02, 2015

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Page 1: 1 Augusto Ninni Augusto Ninni.  Analisi tradizionale: l’impresa acquista gli input, utilizza la (migliore) tecnologia (esistente), li trasforma in output.

Economia Industriale, 2014-2015

(3° anno Corso di Laurea in Economia Aziendale)

1

Augusto Ninni

Page 2: 1 Augusto Ninni Augusto Ninni.  Analisi tradizionale: l’impresa acquista gli input, utilizza la (migliore) tecnologia (esistente), li trasforma in output.

Analisi tradizionale: l’impresa acquista gli input, utilizza la (migliore) tecnologia (esistente), li trasforma in output e li vende, guadagnandoci un profitto

Nell’analisi tradizionale la massimizzazione del profitto è l’obiettivo fondamentale: ma in equilibrio di concorrenza perfetta il profitto (sia pure inclusivo del guadagno dell’imprenditore) nel lungo periodo è pari a 0

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L’impresa: un black box ?

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Dopo Schumpeter diventa noto che l’unico modo (o il modo principale) per uscire è l’innovazione, che definisce la superiorità tecnologica

Sono quindi importanti due argomenti:1. Esistono altri obiettivi dell’impresa

(facilitati dalla separazione fra proprietà e controllo) ?

2. Come avviene il fenomeno dell’innovazione dentro la black box ? (parte Arrighetti)

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Page 4: 1 Augusto Ninni Augusto Ninni.  Analisi tradizionale: l’impresa acquista gli input, utilizza la (migliore) tecnologia (esistente), li trasforma in output.

Analisi storica tradizionale: coincidenza fra proprietà e controllo (= gestione)

Impostazione classica: coincidenza fra proprietario e imprenditore (ancora oggi fra le PMI)

Schumpeter: proprietario-imprenditore-innovatore (in concorrenza innovazione avviene per merito del credito o non avviene)

Analisi marginalista (dal 1870 in poi): la proprietà non conta, conta l’efficienza della gestione (cioè del controllo)

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Proprietà e controllo

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Analisi storica tradizionale: coincidenza fra proprietà e controllo (= gestione)

Impostazione classica: coincidenza fra proprietario e imprenditore (ancora oggi fra le PMI)

Schumpeter: proprietario-imprenditore-innovatore (in concorrenza innovazione avviene per merito del credito o non avviene)

Analisi marginalista (dal 1870 in poi): la proprietà non conta, conta l’efficienza della gestione (cioè del controllo)

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Proprietà e controllo

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• Anni ‘30 in USA: ricerca di Berle & Means

• La gran parte della moderna produzione avviene nella società per azioni

• La società per azioni è protagonista della divisione tra proprietà e controllo, con possibile conflitto di interesse fra azionisti e manager

• Le imprese elaborano i prezzi sulla base dei costi medi e non di quelli marginali

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• Società per azioni utile per reperimento capitale senza incrementare rischi azionisti

• Successo società per azioni dipende da economie di scala e da disponibilità risparmio delle famiglie (reddito superiore a sussistenza): entrambe portano alla grande impresa

• Delega piccolo azionista: fondi di investimento, fondi pensione ecc.

• In spa responsabilità individuale si limita ad apporto capitale azionario (non all’intero patrimonio dell’azionista!)

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• Espansione spa dà luogo a mercato borsistico

• Importanza mercato borsistico dipende anche da modelli “nazionali” di capitalismo (tedesco-giapponese-italiano vs anglosassone)

• Modelli smorzati da liberalizzazione movimenti di capitale, ma tuttora esistenti

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Origine del conflitto di interesse

• Guadagno azionisti: dividendi e prezzi di vendita netti superiori a prezzi di acquisto

• Dividendi: quota di utili decisa da CdA (non da azionisti)

• Differenza fra prezzi di vendita e prezzi di acquisto: se attesa, speculazione

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• Guadagni manager: se totalmente dipendenti, sono salari fissati dal CdA

• Max utilità azionisti: max profitto impresa (incentivo all’efficienza dell’impresa) : ma CdA più attento a remunerare il capitale che ad espandere l’impresa

• Max utilità manager: minore incentivo all’efficienza dell’impresa (loro reddito non è residuale)

• ASIMMETRIA INFORMATIVA

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• Mercato dei manager: salari dipendono anche da reputazione e passato raggiungimento obiettivi

• Questi possono dipendere da evoluzione fatturato, riduzione dei costi, miglioramento quota di mercato, che possono non coincidere con obiettivi azionisti

• Manager possono aggiungere motivazioni di prestigio personale aumentando i costi (da teoria economica della burocrazia: Niskanen)

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Distanza fra obiettivi manager e azionisti ridotta se stipendio manager parzialmente funzione efficienza impresa (pagati in parte con azioni o con options)

Aumenta probabilità gestione sbagliata via sovracapitalizzazione (profitto/k fisso, effetto Averch-Johnson) via problemi informazione asimmetrica o gestione fraudolenta (caso Enron, società petrolifere e paesi Opec)

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Chi controlla i manager ?

• Dovrebbe essere il CdA, ma non sempre funziona (e non sempre i piccoli azionisti sono in grado di far sentire la propria voce: un’azione = un voto, oppure esistenza azioni privilegiate)

• Mercato azionario• Grande azionista

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Risoluzione conflitto grazie al mercato azionario? Alchian vs Hart

• Può mercato azionario risolvere i conflitti ?• Alchian: in presenza di asimmetria

informativa, differenza di efficienza fra public company e impresa pubblica non quotata dipende da mercato azionario

• Andamento mercato azionario informa azionisti su efficienza manager (“cartina di tornasole”)

• Se impresa non efficiente, caduta corso azionario impresa

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• Se c’è raider, proposta di acquisto azioni a prezzo più alto di prezzo di mercato

• Interesse di piccoli azionisti a vendere: acquisizione ha luogo

• Cambio proprietà e cambio manager• I manager lo sanno: incentivo a

mantenere valore azionario impresa tramite efficienza

• Il mercato azionario funziona

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• Hart: ma se piccolo azionista è operatore razionale, pensa che tutti gli altri venderanno le azioni tranne lui (agisce da free rider) e quindi guadagnerà sulla rivalutazione dell’azione

• Ma se tutti agiscono come lui, l’acquisizione non ha luogo

• Il mercato azionario può non funzionare come meccanismo di incentivi

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Asimmetria informativa

• Il vero problema è l’asimmetria informativa (altissima nelle public companies)

• L’ideale sarebbe avere un “grande azionista” che possiede l’informazione ma non ha il controllo

• Può essere la banca, ma disincentivo all’innovazione

• Se è Stato o ente locale, corso azionario depresso da riduzione interesse investitori istituzionali privati

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• Scelta dei progetti: conflitto di interesse fra obbligazionisti e azionisti

• Difficoltà a crescere più difficoltà a gestire (curva ad U o curva a L?)

• Difficoltà alla crescita interna per problemi manager: oltre un certo livello, crescita esterna

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Crescita esterna: acquisizioni e fusioni

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Non si aumenta l’offerta del settore = non c’è pericolo che, a fronte di un aumento dell’offerta, se M&A avvengono nello stesso settore il prezzo cali

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Vantaggio fondamentale della crescita esterna

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Definizioni• Acquisizione: quando l’impresa A

acquisisce tutto il capitale dell’impresa B, o una sua parte

• Fusione: quando l’impresa A e l’impresa B si fondono per dare vita a una nuova impresa, C (tranne fusioni per incorporazioni), per cui A e B, come entità separate, scompaiono

• Joint venture: quando l’impresa A e l’impresa B varano insieme alcune attività, che possono dar luogo a una nuova impresa, chiamata C, senza che A e B, come entità separate, scompaiano

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Da che cosa originano

• USA 1880-1890, Europa 1987-88, Mondo 1998-1999: fenomeni a ondate, a grappoli

• Legate al ciclo economico ? possono accadere sia in recessione sia in

espansione(in recessione, per abbassare i costi e non

aumentare la capacità produttiva;in espansione, su iniziative di

innovazione)

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• Legate al ciclo borsistico

• Legate a trasformazioni istituzionali (Mercato Unico Europeo, liberalizzazioni…)

• Prima nazionali, poi transfrontaliere

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Tipi di acquisizioni

• Acquisizioni orizzontali (negli stessi settori o settori affini)

• Acquisizioni verticali

• Acquisizioni conglomerali (apparentemente su settori diversi)

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MotivazioniMiglioramenti di efficienza:• economie di scala (via specializzazione

impianti e max capacità produttiva)• Eliminazioni sovrapposizioni produttive• Riduzione duplicazione sforzi R&S• Eliminazione distorsione prezzi per potere di

mercato operatore monopolista a valle o a monte (integrazione verticale)

• Riduzione costi di transazione elevati (investimenti specifici)

• Ottenimento di sinergie (raggiungimento economie di scopo)

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Altre motivazioni

• Raggiungimento maggior potere di mercato Δ struttura di mercato via eliminazione o asservimento di un concorrente

• Motivazioni strategiche (“occupare” un mercato prima di un concorrente)

• Accrescimento potere dei manager

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• Per i proprietari delle imprese (reazione mercati finanziari):

­ Valore acquisita= o valore acquirente(in questo senso miglioramento del

benessere collettivo)

Dopo alcuni anni dall’operazione, non significativi miglioramenti negli indicatori finanziari

Reazione mercati azionari

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• Andamento economico dell’impresa risultante da acquisizione/fusione: non sempre un incremento di efficienza

• Risultato sicuro: maggior concentrazione del settore (se con elevate barriere all’entrata)

• Gli interessi dei manager contano più di quelli dei proprietari ?