CHI MISURA LE ONDE E PROTEGGE LE CASE ‘I valori limite di legge sono elevati per chi è sensibile’ Quando c’è una casa da schermare in Svizzera, Peter Schlegel è uno dei pochi esperti sul mercato. L’ingegnere, diplo- mato al Politecnico di Zurigo, corre da una parte all’altra della Svizzera per aiu- tare privati a difendersi dai campi elet- tromagnetici. Ha aiutato centinaia di persone elettrosensibili in Svizzera ed è diventato un punto di riferimento. Ve- diamo perché. L’elettrosensibilità è una nuova fobia contro antenne e wireless o una nuo- va emergenza sociale? Da 12 anni misuro i campi elettroma- gnetici in case ed edifici pubblici, ho in- contrato oltre 500 elettrosensibili in Svizzera. È l’esperienza che parla: i valo- ri di protezione sono inferiori ai valori li- mite in vigore. Quindi c’è chi deve pro- teggersi. Blindare la casa, evitare le aree con campi troppo forti. Diminuendo l’esposizione, di regola, lo stato di salute della persona elettrosensibile migliora. Poi ci sono casi gravi, ormai cronici, e la persona non sa più dove vivere, c’è chi si sposta in camper e dorme dove non tro- va onde. Cosa significa blindare una casa, come si evitano i campi? Togliere o ridurre al minimo tutto ciò che è senza fili: dal telefono al Wi-Fi. Pit- ture con grafite permettono di scher- marsi dalle antenne, ma più difficile è proteggersi dal Wi-Fi dei vicini. Per chi è in affitto, esistono tessuti di cotone o sin- tetici con fili di metallo, adatti anche come tende. C’è tutto un ramo delle co- struzioni che propone materiali scher- manti per evitare un male che, in Svizze- ra, lo Stato non riconosce. E in altri Paesi? In Svezia l’elettrosensibilità è ricono- sciuta legalmente come disabilità; in Francia si stanno progettando zone bianche, senza onde; in Canada e Inghil- terra le associazioni dei genitori stanno facendo la guerra al Wi-Fi nelle scuole. Lo Stato deve proteggere la salute dei cit- tadini. Ma la ricerca non ha appurato un le- game tra onde e malattia o sbaglio? Sarebbe utile avere studi scientifici indi- pendenti dall’industria, che tengono conto del continuo aumento delle perso- ne elettrosensibili e della peculiarità del- la loro malattia. Quindi smartphone abolito per chi è elettrosensibile? Certo, anche se è in stand by emette onde, soprattutto se ha tante App che continuano a cercare informazioni. Ma anche il forno a microonde può essere un problema: a un metro di distanza ho misurato il valore limite per un’antenna, ed era nuovo. Valori elevati anche in tram, bus e treno, a causa di numerosi tablet e telefoni connessi: mezzi pubblici sono stanze di tortura per chi è elettro- sensibile. Quali sono i valori limite da noi? Il livello delle onde si misura in volt al metro: all’esterno possono arrivare a 60 V/m. All’interno, in appartamenti, uffici, scuole... non devono superare i 6 V/m. L’esperienza indica che per un sano equilibrio della popolazione, l’esposizio- ne quotidiana non dovrebbe superare gli 0,06 V/m (per un buon sonno degli elettrosensibili al massimo 0,006 V/m). Quindi rinunciare a telefonare ovunque... Venti anni fa telefonavamo dove c’era campo. Oggi si pretende di farlo ovun- que. Non va bene, occorre sviluppare una tecnologia meno dannosa. Tutti do- vremmo contribuire ad abbassare le emissioni. La medicina può aiutare? Sempre meno medici curano gli elettro- sensibili con psicofarmaci. C’è più cono- scenza, ma possono fare ben poco. L’uni- co rimedio è diminuire l’esposizione. L’ESPERTA DI GENETICA ‘Attenzione agli effetti del Wi-Fi sul Dna’ L’UFFICIO FEDERALE DELLA SANITÀ Berna consiglia massima prudenza «Tenere lontano il laptop dal corpo se state navigando. Attivare il Wi-Fi solo quando lo si usa e mettere l’access point a un metro di distanza da dove si lavora, ci si rilassa o si dorme. Non tenere la base del telefono senza fili vicino (oltre 50 cm) a camere da letto e uffici occupa- ti per lungo tempo. Preferire i modelli a bassa emissione di radiazioni. Per lun- ghe telefonate optare per un telefono fisso o munirsi di cuffiette. Con i cellula- ri, solo telefonate brevi o piuttosto usare gli sms; non telefonare mai quando si guida, nemmeno con un dispositivo vi- vavoce…». E la lista delle raccomandazioni che tro- viamo nel sito dell’Ufficio federale della sanità pubblica su come installare e usa- re cellulari, telefoni senza fili e Wi-Fi... è ancora assai lunga e dettagliata. Perché tante raccomandazioni, se continuano a ripeterci che i campi elettromagnetici generati dalle reti senza fili non sono pe- ricolosi per la salute? Campi dannosi? Non si sa «Fino ad ora, non ci sono prove scientifi- che che dimostrano effetti dannosi sulla salute, ma questo non è certo. Quindi è nostro compito richiamare l’attenzione alla prudenza. Lo facciamo dando consi- gli utili di prevenzione che i cittadini possono seguire», spiega Daniel Dau- walder, portavoce dell’Ufficio federale della sanità pubblica. Infatti il ruolo dello Stato è anche quello di tutelare la salute dei cittadini. Le reti senza fili sottostanno all’ordinanza sul- Si trova tutto e il contrario di tutto, sui ri- schi per la salute dei vari gadget senza fili che ormai ci accompagnano da mat- tina a sera, che sia il Wi-Fi in salotto o il forno a microonde, fino all’antenna a due passi dalla palestra. Siamo immersi costantemente in campi elettromagne- tici. Ci farà bene? Possiamo difenderci senza diventare paranoici? C’è chi lan- cia appelli allarmanti parlando di com- plotti dell’industria per continuare a fare miliardi; c’è chi getta acqua sul fuo- co, dicendo che va tutto bene. Chi ci capi- sce qualcosa è bravo. Forse siamo le ca- vie di uno studio planetario sugli effetti a lungo termine dei campi elettromagne- tici sul nostro Dna. Ma restiamo con i piedi per terra. La ricerca ha appurato gli effetti termici di cellulari e Wi-Fi. Come un piccolo for- no a microonde, il campo elettromagne- tico eccita le molecole e le scalda. Questo potrebbe avere effetti negativi sulla salu- te, ma non si sa quali. Studi provano problemi di fertilità L’altro aspetto è di natura biologica, l’esposizione prolungata a campi elet- tromagnetici potrebbe portare a muta- zioni del Dna. Abbiamo chiesto spiega- zioni alla dottoressa Ariane Giacobino, medico genetista agli ospedali universi- tari di Ginevra (Hug). «Di studi scientifi- ci ben fatti sugli effetti dei campi elettro- magnetici ce ne sono pochi. Per ora nul- la prova un rischio di sviluppare un tu- more o avere problemi immunitari. Ma alcuni studi evidenziano che l’esposizio- ne al Wi-Fi causa problemi alla fertilità maschile a livello di Dna», precisa la dot- toressa Giacobino. Ci illustra alcune recenti ricerche. Nella prima, piccoli animali vengono esposti al Wi-Fi per alcune ore al giorno; nella seconda, spermatozoi di uomini fertili vengono messi su un computer connes- so al Wi-Fi: questi spermatozoi mostra- no una maggiore frammentazione del Dna e sono meno mobili. Un terzo stu- dio, apparso su una rivista di urologia pediatrica, evidenzia lesioni al Dna a li- vello del tessuto testicolare di animali ir- radiati per 4 settimane, per 4 ore al gior- no, da radiofrequenze paragonabili al Wi-Fi. «L’impatto delle onde Wi-Fi sulla salute non va sottovalutato e va studiato a fondo». Più rassicuranti gli studi sulla gravidan- za: «Esposizioni di un’ora per tre setti- mane hanno mostrato che non avvengo- no problemi significativi a livello di ri- produzione per gli animali esposti e non causano né problemi agli organi ripro- duttivi, né malformazioni al feto». Ne approfittiamo per chiederle se la ri- cerca ha investigato l’elettrosensibilità e che cosa ha concluso: «Non è dimostra- to un legame diretto con l’esposizione al Wi-Fi, ma piuttosto con l’uso smodato del computer». In conclusione, la dottoressa Giacobino consiglia prudenza senza cadere nel- l’isterismo: «Una buona regola è spegne- re tutto quando non si usa per limitare le esposizioni. Perché nulla è certo, soprat- tutto sulle esposizioni multiple a cui sia- mo tutti sottoposti», conclude. di Simonetta Caratti L’approfondimento 3 venerdì 7 febbraio 2014 le installazioni di telecomunicazione. Sono fissati dei valori limite per la po- tenza e l’irradiazione massima. Sui possibili effetti dannosi sulla salute di cellulari, Wi-Fi e vari gadget senza fili, di certo non c’è ancora nulla. Questa è la risposta ufficiale da Berna. Intanto però continuano a proliferare. Abbiamo provato un’altra strada, chie- dendo un parere all’oncologo di fama in- ternazionale Franco Cavalli, ma abbia- mo capito che anche gli oncologi bran- colano nel buio. Rischio tumori: ‘Non si può escludere’ «Non c’è nulla di sicuro e dimostrato sul rischio di sviluppare tumori. Alcune ri- cerche di laboratorio hanno evidenziato qualcosa, ma modalità e risultati erano dubbi. Poi c’è anche il problema dell’in- fluenza su alcune ricerche di grandi compagnie della telecomunicazione», precisa l’oncologo. Il tema, spiega Cavalli, è all’ordine del giorno anche all’Agenzia contro il cancro di Lione che emana le direttive europee per la prevenzione contro i tumori. Ve- diamo che strada stanno imboccando: «Non si può escludere che ci siano effetti cancerogeni, ma se dovessero esserci, il loro impatto sarebbe ridotto rispetto ad altri fattori di rischio come fumo, abuso di alcol, obesità, esposizione a radon o in- fezioni», conclude il dottor Cavalli. Gli chiediamo se usa con moderazione cel- lulari e Wi-Fi. «Preferisco fare le intervi- ste al telefono fisso, ma più per una que- stione di comodità e cerchio alla testa». Noi ‘intossicati’ dal wireless «Il mio corpo non funzionava più. Era come intossicato. Insonnia, emicrania, fischi alle orecchie, palpitazioni, sveni- menti, macchie rosse sulla pelle, dolori ai denti, alle surrenali... ho visitato sette medici, non trovavano nulla, la mia vita era diventata un inferno. Poi una notte, spinto dalla disperazione, ho seguito il mio istinto: senza capire perché sono sceso in cantina, mi sono sdraiato su un materassino e ho finalmente dormito, come non riuscivo da mesi». Era una notte di aprile del 2011, quando l’inge- gnere bernese Sosthène Berger, 50 anni, scopre, per caso, di essere elettro- sensibile. Una parola nuova nel suo vo- cabolario. È un uomo meticoloso, pro- getta aerei, con la medesima precisione analizza la sua situazione: «Mi sono chiesto perché in cantina dormivo e non riuscivo in camera da letto. Ho ca- pito che laggiù ero protetto dai campi elettrici ed elettromagnetici», dice l’in- gegnere che vive a La Neuveville. Per mesi la sua casa è stata un cantiere, ha dovuto schermarla da ogni campo, spendendo parecchi biglietti da mille. Oggi è tornato in forma, corre ogni set- timana, non ha più mal di testa, lavora, dorme la notte, ma deve proteggersi dai campi elettromagnetici. Se non lo fa sta male. Ma le onde sono ovunque. Il mio corpo non funzionava più, poi una notte per caso ho scoperto di essere elettrosensibile Nell’era del wireless, il numero delle persone ‘allergiche’ ai campi elettroma- gnetici ed elettrici sta aumentando a causa della diffusione di cellulari, tele- foni senza filo, Wi-Fi, antenne, radar..., oltre 500 persone in Svizzera vivono con in tasca un misuratore di campi elettromagnetici. L’unica cura è allon- tanarsi dalle fonti di disturbo e ‘scarica- re’ l’elettricità, accumulata da irradia- zioni permanenti, in ‘zone bianche’: inesistenti in città, ma in fase di allesti- mento in alcune aree verdi in Europa. La vita dell’ingegnere è cambiata dra- sticamente. Ha ‘blindato’ da campi elet- trici ed elettromagnetici la casa dove vive con la moglie e le due figlie: «Ab- biamo tolto il telefono senza fili, perché la base emette onde in continuazione, niente Wi-Fi, cellulari, forni a micro- onde. Tutti i cavi elettrici sono stati av- volti nel rame. Ero talmente debilitato che non potevo stare a due metri da un aspirapolvere acceso. Abbiamo scher- mato i muri con una particolare vernice per non lasciare entrare il Wi-Fi dei vi- cini» spiega. Quando esce da casa, Ber- ger sembra un astronauta, deve proteg- gere corpo e testa con tessuti che scher- mano le onde, con fili di rame o argento. «Sto testando vari abiti, ma per alcuni il tempo di usura è basso, dopo due setti- mane non proteggono più», precisa. Sua moglie gli è vicina, lo sostiene, alcu- Insonnia, emicrania, svenimenti, bruciore cutaneo, dolori sparsi... oltre 500 elvetici danno la colpa ai campi elettrici ed elettromagnetici KEYSTONE ni amici gli hanno voltato le spalle non capendo le sue stranezze. La strada è tutta in salita. Niente bar, treni o bus: troppe onde Niente viaggi, cene al ristorante, il cine- ma è off-limits come pure la festa di fine anno delle sue bimbe a scuola. «Devo evitare anche i trasporti pubblici dove i campi elettromagnetici sono troppo alti, perché tante persone navigano e il segnale rimbalza da un’antenna all’al- tra», commenta. È dura vivere in una società senza fili per chi è elettrosensibile. Inoltre, nes- suna spesa viene rimborsata, perché per l’Ufficio federale della sanità pub- blica non è scientificamente provata una relazione tra questi sintomi e l’esposizione ai campi elettromagnetici (vedi box). Non è così in Svezia, Germa- nia, Canada (e dall’estate 2013 anche Usa) dove l’elettrosensibilità è ricono- sciuta come una malattia ed è presa a carico dall’assicurazione. In Francia si stanno progettando ‘zone bianche’ per chi soffre di questi disturbi. «Conosco tanti elettrosensibili in Sviz- zera, quando siamo esposti ad un cam- po troppo elevato, il corpo manda dei segnali: ad alcuni fischiano le orecchie, ad altri si arrossa la pelle o brucia la lin- gua. Siamo soli, ci aiutiamo a vicenda, perché lo Stato non fa nulla. E gran par- te dei medici ci trattano come se fossi- mo dei pazzi», conclude. LA TESTIMONIANZA ‘Mi brucia la pelle quando squilla un telefono senza fili’ Gabriela Schürch, 52 anni, ha dovuto la- sciare la città di Friborgo per proteggersi dai campi elettromagnetici, che la face- vano ammalare. Ha trovato rifugio in un piccolo villaggio tra Spiez e Buhl. «Vivo in un rustico in legno con il mio compagno, la casa è schermata e non arriva il segna- le per il cellulare. Se non sono esposta alle onde va bene. Se vi entro in contatto mi brucia la pelle: se l’esposizione dura iniziano vertigini e panico». Fino a quattro anni fa, la segretaria lu- cernese non sapeva neppure che cosa fosse un’onda. Nel 2009 va a vivere in un appartamento al quarto piano di un pa- lazzo a Friborgo, a 80 metri in linea d’aria c’è un’antenna per la telefonia. «Non mi sembrava un problema», dice. Dopo qualche settimana iniziano i sin- tomi: «Avevo un umore ballerino, inson- nia, debolezza del sistema immunitario, dolori muscolari e alla spina dorsale, aritmie cardiache, esaurimento». Già debilitata da una malattia al metaboli- smo, consulta 12 medici. «Il periodo peg- giore era a fine anno, quando tutti man- dano sms di auguri. Mi sono svegliata alle 4 di mattina, la pelle bruciava come fosse infuocata». Va al Pronto soccorso, le danno dei tranquillanti. «Quando squillava il telefono senza fili sentivo bruciare i nervi sotto la pelle». Lascia l’appartamento, che non poteva schermare, perché troppo vicino all’an- tenna. Amici e familiari sono imbaraz- zati, nessun luogo in città per lei è sicuro. «Sono andata in montagna, ho dormito in un camping nel bosco, ma c’erano sempre onde: ero disperata». Saranno altri elettrosensibili ad aiutarla ospitan- dola in uno chalet cablato. Il tempo per trovare una nuova sistemazione. «Devo ringraziare chi mi ha aiutata. Tro- vare un luogo sicuro ha impiegato tem- po, così la mia elettrosensibilità è peg- giorata. Un anno fa riuscivo a viaggiare in treno, oggi non posso nemmeno an- dare al bar. Lo Stato dovrebbe riconosce- re il nostro handicap e aiutarci, come succede ad esempio in Svezia», conclude la donna. Gabriela Schürch doveva dormire in auto, ora ha una casa schermata Emicrania, nausea, insonnia... l’incubo di un ingegnere e una segretaria che scoprono, per caso, di essere elettrosensibili. Oltre 500 elvetici ‘allergici’ a Wi-Fi, telefono senza fili, smartphone, tablet... Un handicap che Berna non riconosce. Ma altri Paesi sì. Oncologi, ingegneri e ricercatori a confronto. di Simonetta Caratti L’approfondimento 2 venerdì 7 febbraio 2014 I NUMERI ∑ Oltre 500 persone in Svizzera sono sensibili ai campi elettromagnetici con gradi diversi 500 ∑ Associazioni in Ticino sensibili al tema delle onde wireless e delle antenne: Territori vivibili e Associazione NoElettrosmog Ticino 2 QUALCHE CONSIGLIO ∑ Telefono senza fili Gran parte emette onde anche quando non si telefona. Gli elettrosensibili optano per il telefono con il cavo ∑ Cellulari Emettono onde anche in stand by, soprattutto se hanno tante App. Su modalità aerea, si bloccano le emissioni. Più sono vicini al corpo, più il campo elettromagnetico eccita le molecole e le surriscalda. Questo effetto termico potrebbe essere dannoso per l’organismo. Berna consiglia telefonate brevi o sms ∑ Wi-Fi Meglio se pianificati da ingegneri che studiano dove mettere le antenne (lontane un metro da dove si dorme e vive) così da irradiare solo dove è necessario. Spegnerli quando non si naviga, di notte. Meglio è avere un cavo soprattutto se il router è vicino al computer. Berna consiglia laptop lontani dal corpo quando si naviga ∑ Tv via internet Per comodità si usa il Wi-Fi per la tv, ma l’irradiamento è continuo. Meglio usare un cavo ∑ Schermare casa e corpo Speciali pitture, tendaggi e carta da parati schermano l’abitazione dai campi. Per il corpo ci sono vestiti con rame o argento. (Ad esempio silver lining garments di LessEMF (http://lessemf.com/personal.html) Informazioni. www.buergerwelle-schweiz.org www.parler-partout.ch www.teslabel.be www.territorivivibili.ch All’esterno l’ing. Berger deve proteggersi con vestiti con fili di argento e rame L’oncologo Franco Cavalli L’ingegner Berger, 50 anni, progetta aerei e scopre di essere elettrosensibile