Attuazione dell’articolo 11 della legge 24 giugno 2009, n. 77 Tecnico incaricato: ing. P. Brianza Collaboratore: ing. F. Mutti (GIS e Archiviazione) Collaboratore: dott. geol. D. Chiarini (geologia e sismica) STUDIO DI MICROZONAZIONE SISMICA ESEGUITO IN BASE AGLI ICMS 2008 “INDIRIZZI E CRITERI PER LA MICROZONAZIONE SISMICA “ E S.M.I. E SECONDO GLI STANDARD DI RAPPRESENTAZIONE E ARCHIVIAZIONE INFORMATICA VERS 3.0 - OTTOBRE 2013 REGIONE LOMBARDIA Comune di Mazzano RELAZIONE ILLUSTRATIVA Regione: Lombardia Soggetto Realizzatore: Data: Aprile 2015
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0115Microzonazione sismica Mazzano def · Definizione della pericolosità sismica di base e degli ... di microzonazione sismica in base ai criteri di ... costruzioni nel campo della
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Attuazione dell’articolo 11 della legge 24 giugno 2009, n. 77
Tecnico incaricato:
ing. P. Brianza
Collaboratore: ing. F. Mutti
(GIS e Archiviazione)
Collaboratore: dott. geol. D. Chiarini
(geologia e sismica)
STUDIO DI MICROZONAZIONE SISMICA
ESEGUITO IN BASE AGLI ICMS 2008 “INDIRIZZI E CRITERI PER LA
MICROZONAZIONE SISMICA “ E S.M.I. E SECONDO GLI STANDARD DI
RAPPRESENTAZIONE E ARCHIVIAZIONE INFORMATICA
VERS 3.0 - OTTOBRE 2013
REGIONE LOMBARDIA
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3.5. Cavità, grotte e sorgenti ................................................................................................................32
4. Dati geotecnici e geofisici ...................................................................................................... 32
4.1. Dati geotecnici ...............................................................................................................................33
4.2. Dati geomeccanici .........................................................................................................................36
4.3. Dati geofisici ..................................................................................................................................36
2. Stratigrafie dei pozzi e dei pozzi riqualificati in piezometri
3. Prove penetrometriche statiche
4. Trincee esplorative
5. Sondaggi a carotaggio continuo
6. Analisi di laboratorio
7. Sezioni geologico tecniche
8. Tabelle indagini
ELABORATI CARTOGRAFICI
1. Carta delle Indagini ai sensi degli ICMS (scala 1:10.000)
2. Carta Geologico Tecnica ai sensi degli ICMS (scala 1:10.000)
3. Carta delle Microzone Omogenee in Prospettiva Sismica (MOPS) ai sensi degli ICMS (scala
1:10.000)
4. Carta della Pericolosità Sismica Locale (PSL) ai sensi dei criteri regionali (scala 1:10.000)
5. Carta dei Fattori di Amplificazione derivante dall’applicazione del livello 2 ai sensi dei
criteri regionali (scala 1:10.000) per l’intervallo di periodo 0.1-0.5s e per l’intervallo di
periodo 0.5-1.5s
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Brescia, Aprile 2015
1. Introduzione
Su incarico dell'Amministrazione Comunale di Mazzano in base alla Determinazione dell’Area del
responsabile dell’ Ufficio Intercomunale dei Lavori Pubblici e Servizi Comunali n170 del
03.04.2015 è stato realizzato uno studio di microzonazione sismica in base ai criteri di cui
all’Ordinanza C.D.P.C. 20 Febbraio 2013 n. 52 e s.m.i. e al Decreto C.D.P.C 15 aprile 2013.
L’O.C.D.P.C. n. 52/2013 prevede l’utilizzo della procedura indicata negli “Indirizzi e Criteri per la
Microzonazione Sismica” (ICMS - Conferenza delle Regioni e Province Autonome – Dipartimento
della Protezione Civile, Roma, 3 Vol. e DVD, Gruppo di Lavoro MS, 2008) e successivi
aggiornamenti e degli Standard di rappresentazione e archiviazione informatica degli studi di
microzonazione sismica (vers. 3.0). La procedura prevista negli ICMS 2008 è articolata in 3 livelli
di approfondimento. Il livello 1 che riguarderà il seguente lavoro prevede la realizzazione della
carta delle Microzone Omogenee in Prospettiva Sismica (MOPS), redatta con filosofia analoga a
quella della carta di pericolosità sismica locale PSL prescritta dai criteri regionali.
I criteri regionali in base ai quali realizzare studi di microzonazione sismica in Regione Lombardia
sono contenuti nella D.G.R. n. IX/2616 del 30 novembre 2011 (Allegato n. 5: “Analisi e valutazione
degli effetti sismici di sito in Lombardia finalizzate alla definizione dell’aspetto sismico nei
P.G.T.”). Essi prevedono 3 livelli di approfondimento: in fase di pianificazione sono previsti un
livello 1, qualitativo, tramite la redazione della carta di Pericolosità Sismica Locale (PSL), ove sono
individuate le aree soggette ad instabilità sismica e le aree soggette a fenomeni di amplificazione e
un livello 2, semiquantitativo, finalizzato alla quantificazione dei fattori di amplificazione attesi,
mediante l’utilizzo di abachi regionalizzati; in fase di progettazione è previsto un livello 3,
quantitativo, eventualmente prescritto nelle norme allegate alla carta di fattibilità geologica.
Le differenze sostanziali tra le due carte sono:
- nella carta MOPS vengono indicate anche le aree stabili non suscettibili di
amplificazione/instabilità;
- nella legenda della carta MOPS ad ogni area è associata una stratigrafia tipo di riferimento e
sono previsti simbolismi per indicare forme di superficie e forme sepolte;
- per la stesura della carta MOPS è prevista la redazione della Carta delle Indagini e della Carta
Geologico Tecnica.
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Sulla base dei dati a disposizione e delle eventuali indagini integrative eseguite gli elaborati
compilati e consegnati in base alla richieste secondo l’allegato 1 dell’ordinanza in oggetto sono i
seguenti:
1. Carta delle Indagini ai sensi degli ICMS (scala 1:10.000);
2. Carta Geologico Tecnica ai sensi degli ICMS (scala 1:10.000);
3. Carta delle Microzone Omogenee in Prospettiva Sismica (MOPS) ai sensi degli ICMS (scala
1:10.000);
4. Carta della Pericolosità Sismica Locale (PSL) ai sensi dei criteri regionali (scala 1:10.000);
5. Carta dei Fattori di Amplificazione Fa 0.1-0.5s e Fa 0.5-1.5s derivante dall’applicazione del
livello 2 ai sensi dei criteri regionali (scala 1:10.000);
6. Relazione illustrativa comprensiva delle note illustrative degli elaborati cartografici ;
7. Stratigrafie e grafici delle indagini geotecniche e dei pozzi, elaborazione prove geofisiche e
relative tabelle o schede.
La carta di pericolosità sismica locale e la carta dei fattori di amplificazione del livello 2 ai sensi dei
criteri regionali sono state redatte sulla base delle cartografie compilate per la redazione della
componente geologica, idrogrologica e sismica del PGT del comune di Mazzano aggiornate grazie
alle nuove indagini sismiche eseguite ad integrazione delle preesistenti.
Ai fini della realizzazione dello studio di microzonazione si è proceduto come segue:
1. si è presa visione dei dati esistenti e delle indagini eseguite per la redazione della componente
geologica, idrogeologica e sismica per il PGT
2. sono state raccolte le stratigrafie dei pozzi autorizzati esistenti nel comune di Nuvolera e nei
comuni limitrofi per una fascia prossima ai confini comunali
3. ad integrazione delle indagini geofisiche preesistenti (3 indagini di sismica a rifrazione in onde
P e S), eseguite in occasione del PGT comunale, si sono eseguite 5 indagini HVSR e 1 indagine
MASW combinata a sismica a rifrazione in onde P, per meglio identificare gli scenari sismici
definiti nella fase di pianificazione;
4. sulla base dei dati pregressi e delle indagini raccolte ed eseguite, come descritto ai punti
precedenti, è stata redatta la Carta delle Indagini prevista dagli ICMS (a scala 1:10.000), nella
quale sono state ubicate e distinte per tipologia tutte le indagini puntuali e lineari disponibili;
5. sulla base delle conoscenze geologiche e geomorfologiche disponibili e rilevate e dei dati
ottenuti dalle indagini è stata redatta la Carta Geologico Tecnica (a scala 1:10.000), nella
quale sono riportate tutte le informazioni di base (geologia, geomorfologia, caratteristiche
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litotecniche, geotecniche ed idrogeologiche) necessarie alla definizione del modello di
sottosuolo e funzionale alla realizzazione della carta MOPS;
6. sulla base dei dati geologico tecnici, geomorfologici di superficie disponibili e rilevati e delle
indagini eseguite è stata redatta ed aggiornata la Carta PSL a scala 1:10.000;
7. sulla base della campagna di indagine geofisica svolta ad integrazione dell’esistente,
finalizzata alla raccolta dei dati richiesti per l’applicazione del livello 2 previsto dai criteri
regionali (e per la redazione della carta MOPS), il quale permette di individuare aree omogenee
dal punto di vista delle amplificazioni attese e le relative sismostratigrafie di riferimento si è
redata la carta dei fattori di amplificazione di 2 livello;
8. in base alla elaborazione delle indagini integrative ed alla correlazione dei dati a disposizione si
è proceduto alla redazione della Carta MOPS, nella quale sono state delimitate le zone stabili,
le zone stabili suscettibili di amplificazioni locali e le zone suscettibili di instabilità;
9. sulla base dei risultati ottenuti dall’applicazione del livello 2 dei criteri regionali sono state
individuate le zone nelle quali il valore di soglia comunale riferita al livello di sicurezza
prescritto dalle Norme Tecniche per le Costruzioni risulta inferiore al valore del fattore di
amplificazione atteso;
10. Redazione di tutti gli elaborati e archiviazione dei dati conforme ai disposti degli Standard di
rappresentazione e archiviazione informatica degli studi di microzonazione sismica (vers. 3.0).
2. Definizione della pericolosità sismica di base e degli eventi di riferimento
2.1. Premessa
Non è possibile ridurre la pericolosità sismica, ma è possibile mitigare il rischio riducendo le
conseguenze dei terremoti, mediante azioni per la riduzione di vulnerabilità ed esposizione, quali:
• Progettare e costruire adeguatamente, riducendo la vulnerabilità del costruito;
• Pianificare opportunamente l’uso del territorio (suscettibilità alla liquefazione, frane, etc.) ;
• Predisporre un sistema efficace di protezione civile: sensibilizzazione e diffusione di
informazione, sistemi di gestione dell’emergenza ;
Per realizzare le azioni di mitigazione, è necessario innanzitutto definire quali sono le zone
sismicamente pericolose di un territorio: la conoscenza della pericolosità è essenziale per progettare
e pianificare l’uso del territorio, ed ottimizzare le politiche di spesa.
Secondo il DM del 14/01/2008 sulle norme tecniche per le costruzioni nel campo della
progettazione:
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• le prestazioni della struttura sono definite richiedendo il rispetto di 4 diversi stati limite (SL): 2
SLE (stati limite d’esercizio) e 2 SLU (stati limite ultimi)
• per ogni stato limite si utilizza il confronto tra capacità e domanda
• per ogni stato limite, la domanda è legata al periodo di ritorno (TR) del sisma cui rapportare la
capacità della costruzione
(Da Lai et al.,2006)
• L’azione sismica è valutata in relazione ad un periodo di riferimento VR dell’opera e allo stato
limite (SL) da verificare, cui è associata una prefissata probabilità di superamento PVR;
• VR definisce il periodo di osservazione durante il quale ad ogni SL viene definito un terremoto di
intensità prefissata specificata da una probabilità di superamento PVR, durante tale periodo,
dell’azione da considerare.
VR = VN x CU ≥ 35 anni*
Dove:
VN = vita nominale “numero di anni nel quale la struttura, purché soggetta alla manutenzione
ordinaria, deve poter essere usata per lo scopo al quale è destinata”. CU = coefficiente d’uso (equivalente al coefficiente d’importanza), definito in base alla classe d’uso
(equivalente alla categoria d’importanza)
* Questo limite corrisponde alla necessità di fissare un livello minimo irrinunciabile di sicurezza nei
confronti del terremoto
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In base alla CIRCOLARE 2 Febbraio 2009 , n. 617 - Istruzioni per l'applicazione delle
«Nuove norme tecniche per le costruzioni» esistono 4 stati limite per la progettazione: 2 di
esercizio e 2 ultimi.
Per ognuno si definisce una probabilità di superamento (PVR), che rappresenta la probabilità di
accadimento, nel periodo di riferimento (VR) di almeno un sisma di periodo di ritorno TR (definito
in seguito).
Stato limite PVR Stati limite di esercizio
Stato limite di operatività SLO (di operatività) 81%
Stato limite di danno SLD (di danno) 63%
Stati limite ultimi
Stato limite di salvaguardia della vita SLV (di salvaguardia della vita)
10%
Stato limite di prevenzione del collasso SLC (di prevenzione del collasso)
5%
Fissato il periodo di riferimento (VR) e la probabilità di superamento per ogni stato limite (PVR) e
ipotizzando che i terremoti seguano una distribuzione probabilistica Poissoniana, il periodo di
ritorno dell’azione sismica si ottiene da:
30 ≤ Tr = -VR/ln(1-PVR) ≤ 2475
I limiti inferiore e superiore di TR sono dovuti all’intervallo di riferimento della pericolosità sismica
attualmente disponibile; azioni sismiche riferite a TR più elevati possono essere considerate per
opere speciali. TR consente quindi di definire la severità della domanda sismica, per ogni stato
limite.
2.2. Pericolosità sismica di base
L’azione sismica, in base alla quale valutare il rispetto dei diversi stati limite considerati, si
definisce a partire dalla conoscenza della “pericolosità sismica di base” (o macrozonazione) del sito
di costruzione. La “pericolosità sismica di base” è definita in termini probabilistici con riferimento
a prefissate probabilità di eccedenza (PVR) nella vita di riferimento (VR) della costruzione.
È rappresentata da:
• accelerazione orizzontale di picco attesa, ag, in condizioni di campo libero su sito di riferimento
rigido (suolo di categoria A) con superficie topografica orizzontale;
• spettro di risposta elastico isoprobabile in accelerazione (componente orizzontale) in condizioni di
campo libero su sito rigido (suolo A) con superficie topografica orizzontale;
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In Italia la “pericolosità sismica di base” è stata definita su tutto il territorio nazionale dall’INGV
attraverso un reticolo di riferimento con maglia avente passo < 10 km per periodi di ritorno
ricadenti in un intervallo di riferimento compreso tra 30 e 2475 anni estremi inclusi.
Il calcolo è stato svolto utilizzando il classico metodo probabilistico di Cornell (1968) con un
approccio ad “albero logico” a 16 rami assumendo:
– distribuzione di Poisson per descrivere processo di accadimento temporale dei terremoti
– catalogo parametrico dei terremoti italiani CPTI04
– zonazione sismogenetica ZS9 con sorgenti sismiche a tasso di sismicità uniforme
– relazioni di attenuazione: Sabetta e Pugliese (1996), Ambraseys et al. (1996) e due leggi regionali
Si riporta di seguito la Sismicità del territorio del Nord Italia dal catalogo CPTI04:
Si riporta di seguito la mappa della pericolosità sismica di base a cura dell’INGV che riporta i campi dei valori
di Ag (accelerazione orizzontale di picco attesa su suolo rigido con superficie topografica orizzontale) sul
territorio nazionale per un Tr di 475 anni in riferimento alla OPCM del 28 aprile 2006 n 3519:
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I dati dell’INGV comprendono mappe di ag e accelerazioni spettrali sui nodi del reticolo di
riferimento nell’intervallo di riferimento per:
• 10751 nodi del territorio nazionale con maglia di passo 0,05° (~ 5,5 km)
Si riportano di seguito i valori di pericolosità sismica espressi in termini di ag massima in base ai
nodi della griglia INGV :
La pericolosità sismica di “base” è definita al sito specifico, nel § 3.2 delle Norme Tecniche per le
Costruzioni (NTC) di cui al D.M. 14/01/2008 attraverso i seguenti parametri di scuotimento:
• accelerazione orizzontale di picco attesa ag in condizioni di campo libero su suolo di riferimento
rigido con superficie topografica orizzontale (suolo di categoria A);
• parametri Fo e Tc* dello spettro di risposta elastico in accelerazione (componente orizzontale) su
suolo rigido (categoria A) e superficie topografica orizzontale.
I parametri ag, F0 e TC* sono definiti (Allegato B, NTC) in termini probabilistici con riferimento a
prefissate probabilità di eccedenza (PVR) nella vita di riferimento (VR) del manufatto su tutto il
territorio nazionale attraverso lo stesso reticolo di riferimento dello studio INGV (passo 0,05°).
Comune di Mazzano
Ag 0.150 - 0.175
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L’Allegato B delle NTC riporta i valori corrispondenti al 50mo percentile dei parametri ag, Fo e
Tc* sui 10751 nodi del reticolo di riferimento per ognuno dei 9 periodi di ritorno dello studio
INGV.
2.3. Definizione della pericolosità sismica di base del comune di Mazzano
Con il DM 14 gennaio 2008, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 29 del 4 febbraio 2008 - Suppl.
Ordinario n. 30 sono state approvate le nuove norme tecniche per le costruzioni.
Per quanto riguarda la normativa sismica, con l’Ordinanza del Presidente del Consiglio n. 3274,
emanata il 20 marzo 20031 e pubblicata sul supplemento ordinario 72 alla Gazzetta Ufficiale n. 105
del 8 maggio 2003 recante “Primi elementi in materia di criteri generali per la classificazione
sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in zona sismica”, l’intero
territorio nazionale è stato riclassificato: il comune di Mazzano risulta pertanto classificato in zona
sismica 3.
Di seguito si riportano a sinistra l’estratto della carta di classificazione sismica regionale approvata
con D.G.R. n. 14964 del 7 novembre 2003 e a destra l’estratto della mappa di pericolosità sismica
(Gruppo di Lavoro 2004) pubblicata come Allegato 1b all’OPCM n. 3519 del 28 aprile 2006:
L’accelerazione orizzontale di picco ag attesa su suolo rigido e su superficie topografica orizzontale nel
comune di Mazzano è compresa tra 0.150 e 0.175g.
Le “Norme tecniche per le costruzioni” di cui al DM 14-01-2008, nella Tabella 1 dell’allegato B, forniscono
i valori di accelerazione massima orizzontale attesa su suolo rigido e pianeggiante per 9 tempi di ritorno
diversi e per 10751 punti di riferimento estratti della griglia di analisi utilizzata dal GdL04 per la redazione
della mappa di pericolosità (Allegato 1b all’OPCM n. 3519 del 28 aprile 2006).
1 Modifiche ed integrazioni all’ordinanza n. 3274 sono state pubblicate con OPCM 3316/2003, OPCM 3333/2004, OPCM 3431/2005
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Con il D.g.r. 11 luglio 2014 - n. X/2129 “Aggiornamento delle zone sismiche in Regione
Lombardia (l.r. 1/2000, art. 3, c. 108, lett. d)” (pubblicato il 16 Luglio 2014 sul Bollettino Ufficiale-
Serie ordinaria n 29) la Regione Lombardia procede alla determinazione di un livello di
classificazione sismica maggiormente cautelativo rispetto a quello vigente e all’aggiornamento della
classificazione del territorio lombardo, anche in funzione del riordino delle disposizioni della
normativa regionale in materia di vigilanza e controllo sulle costruzione in zona sismica.
Nell’allegato A del DGR viene fornito “ l’elenco dei comuni lombardi con indicazione delle relative
zone sismiche e dell’accelerazione massima (Agmax) presente all’interno del territorio comunale
(o.p.c.m. 3519/06 e decreto min. infrastrutture 14/01/08) “.
Il comune di Mazzano viene riclassificato in zona sismica 2 con Agmax 0,158277.
Il presente provvedimento doveva entrare in vigore il novantesimo giorno successivo a quello della
sua pubblicazione (ossia il 14/10/2014) ma con l’approvazione del D.g.r. 10 ottobre 2014 - n.
X/2489 l’entrata in vigore è stata prorogata di un anno (14/10/2015). È stato comunque disposto
che nei comuni che saranno riclassificati dalla zona 4 alla 3 e dalla Zona 3 alla 2, tutti i progetti
delle strutture riguardanti nuove costruzioni siano redatti in linea con le norme tecniche vigenti
rispettivamente nelle zone 3 e 2.
La nuova classificazione, sebbene non interferisca nella determinazione dell’azione sismica in sede
progettuale, costituisce, comunque, elemento di riferimento tecnico-amministrativo per la stima
delle aree territoriali graduate per pericolosità sismica.
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2.4. Eventi di riferimento , catalogo terremoti e rete sismica Italiana
L’analisi di pericolosità sismica del territorio è essenzialmente basata sul catalogo parametrico dei
terremoti italiani grazie al quale è possibile determinare i parametri macrosismici di un’area.
La versione 2011 del catalogo CPTI a cura di Rovida, Carmassi, Gasperini e Stucchi rappresenta
un’evoluzione rispetto alla versione del 2004. Il catalogo fa riferimento ad un database
macrosismico (DBMI11; Locati et al., 2011) e ad una base di dati strumentali più ampia e più
aggiornata. La sezione principale 1000-2006 di CPTI11 contiene 2984 terremoti.
Nel catalogo sono presenti oltre ai parametri generali (tempo origine e area epicentrale) anche :
parametri macrosismici (fino al 1963), parametri prevalentemente strumentali (1981-2006),
parametri misti (1963-1980) e parametri di default.
Si riporta di seguito un estratto della carta del Nord Italia sulla distribuzione degli eventi di
CPTI11 per classi di magnitudo MWdef.
L’area geografica è stata ridotta (linea blu continua) rispetto a quella del catalogo CPTI04 (linea
tratteggiata).
Anche se le soglie di riferimento sono Io=5-6 e Mw=4.5, il catalogo contiene diverse centinaia di
eventi al di sotto di queste soglie. La base dei dati sperimentali è stata arricchita con cataloghi
parametrici e bollettini strumentali. Sono considerati solo terremoti con profondità inferiore a 60
Km.
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Si riporta di seguito un estratto dell’intensità massima dei terremoti Imax mcs - database DBM11:
La procedura per la stima deterministica della pericolosità sismica si basa sulla possibilità di calcolare
sismogrammi sintetici realistici. Il moto del suolo può essere modellato in qualsiasi sito d’interesse a partire
dalle informazioni disponibili sulle sorgenti sismiche e sui modelli strutturali regionali (zone
sismogenetiche). L’approccio deterministico definisce la pericolosità sismica come inviluppo dei valori
assunti dai parametri del moto del suolo (quali accelerazione, velocità o spostamento) determinati
considerando terremoti di scenario compatibili con la storia sismica e la sismotettonica della regione in
esame.
esempio estratto da A.Peresan et alii 2006 - Scenari integrati di pericolosità sismica in Lombardia
Massime magnitudo osservate nel periodo (simboli) Magnitudo “spalmate “all’interno delle zone 1000-1992 e modello sismotettonico (poligoni) sismotettoniche
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La zonazione sismogenetica dell’Italia del Nord secondo Sleiko et alii 1999 individua delle zone di sorgente
sismica legate alla tettonica regionale:
Zone 1 relative all’interazione tra l’Adria e L’Europa lungo il corrugamento orogenetico alpino
Zone 2 di trascorrenza Alpi/Appennini
Zone 3 relative all’affondamento della litosfera dell’Adria e la risalita dell’astenosfera
Si riporta un estratto delle cartografie relative alla pericolosità sismica 1996
La zonazione GNDT (Gruppo Nazionale per la Difesa dai Terremoti) considera la zona del Garda –
zona 8 e quella di Brescia – zona 9. La pericolosità sismica in termini di PGA ha valori massimi tra
0.2-0.24 g intorno ai Laghi di Garda e d’Iseo.
Si riporta un estratto delle cartografie relative alla pericolosità sismica 2004:
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La zonazione GNDT del 2004 è più schematica e considera solo la zona bresciana – zona 907 e la
zona Veronese – zona 906. La pericolosità diminuisce dal Friuli verso W e nella zona 907 la PGA
varia tra 0.125 e 0.175 g.
Se consideriamo le sorgenti sismiche e la tettonica tra il Lago di Garda e Brescia, area che include il
territorio del comune in esame, possiamo costatare che nell’area benacense:
• risultano attive le strutture subverticali del fascio scledense,
• la massima sismicità è localizzata all’incrocio tra le strutture scledensi e quelle giudicariensi;
• I sovrascorrimenti giudicariensi sembrano meno attivi ad esclusione della Linea del Ballino.
Procedendo verso il pedemonte e la pianura le sorgenti sismogenetiche seguono il fascio
giudicariense e le strutture di Ciliverghe – Monte Netto - Pievedizio e Soncino, passando tra la
zona di pedemonte e la pianura (Collina di Ciliverghe) dell’area comunale oggetto di studio.
Si riporta di seguito un estratto della carta tettonica dell’area benacense e del database delle sorgenti
sismiche italiano:
Da Sleiko e Rebez,1988
Grazie alla rete sismica nazionale del Nord Italia, costituita da un sistema complesso di eterogeneità
strumentale composta da differenti sotto reti e gestita da INGV-MI, vengono registrati i terremoti
che si verificano sul territorio.
Linee scledensi
Linee giudicariensi
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Stazioni sismiche nord italia + reti regionali + SSN/RAF (2006)
Castello et Alii 2007
Per quanto riguarda la distribuzione dell’ipocentro dei terremoti, secondo uno studio eseguito da C.Chiarraba
L.Jovine e R. Di Stefano (A new view of Italian seismicity using 20 years of instrumental recordings
- 2005) su 45000 eventi selezionati tra i 99780 del data set a disposizione, la profondità degli eventi
avvenuti tra il lago d’Iseo e l’area Gardesana rientra in un campo compreso tra 0 e 35 km di
profondità. Si tratta di una sismicità crostale e non del mantello.
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Si riportano di seguito i terremoti avvenuti nel territorio di Mazzano e comuni limitrofi (INGV-
DBMI11) :
Seismic history of Mazzano
[45.518, 10.351] Total number of earthquakes: 3
Effects Earthquake occurred: Is Data - ora Area epicentrale Np Io Mw
5-6 2004 11 24 22:59:38 LAGO DI GARDA 176 7-8 5.06 ±0.09 This file has been downloaded from INGV - DBMI11
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Per il Comune di Mazzano sono disponibili 3 osservazioni macrosismiche (DBMI11 – database
macrosismico italiano 2011) con risentimento IS compreso tra 3°-4° MCS; si evidenziano pertanto il
terremoto di Salò del 1901 con risentimenti al sito di F (avvertito intensità tra 3° e 5° MCS ), il
sisma del 1987 Reggiano (MW 4.8) con risentimento al sito del 3° MCS e quello del 1989 Pasubio
di Mw 4.9 risentito al sito con Is di 4° MCS. Si ricorda inoltre il recente terremoto del 24 novembre
2004 di magnitudo momento 5.2 che ha interessato l’area occidentale della provincia di Brescia con
epicentro compreso tra Vobarno, Salò, Gardone Riviera e Toscolano-Maderno e che ha avuto un
risentimento al sito nei comuni di Nuvolera e Nuvolento pari a 5-6° della scala Mercalli non
segnalato per questo sito.
Si riporta di seguito uno schema (A.M. Michetti, 2006 - Tettonica compressiva attiva lungo il
margine Sudalpino Lombardo) che presenta i principali lineamenti tettonici delle Prealpi bresciane
al contatto con il margine della pianura e sottostanti la pianura stessa (sovrascorrimenti e faglie) e
l’intensità macrosismica I MCS di alcuni eventi storici con l’ubicazione dei due eventi più recenti
avvenuti nelle vicinanze dell’area oggetto di studio:
Si riporta uno schema di dettaglio dei principali lineamenti tettonici nell’area di pedemonte e parte della pianura legati alla tettonica compressiva attiva lungo il margine del Sudalpino Lombardo (giornata di studio dicembre 2006 - Brescia: Rischio sismico nella Lombardia orientale A.M. Michetti e E. Vittori )
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2.4.1 Tettonica quaternaria
Nello schema sottostante vengono evidenziati i lineamenti sepolti (dati AGIP), dovuti alla tettonica
quaternaria compressiva , interpretati come retroscorrimenti, associati alle strutture anticlinaliche
del Monte Netto e delle colline di Castenedolo e Ciliverghe dovuti (A.M.Michetti 2014 – Tettonica
quaternaria e rischio di fagliazione superficiale), le cui fasi deformative sono ascrivibili al
Pleistocene medio e successivamente riattivate.
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Negli schemi della pagina precedente viene illustrata una sezione geologico strutturale profonda
interpretata grazie alle linee sismiche principali dove sono ben visibili i trusth sudvergenti più
profondi e i retroscorrimenti nordvergenti che hanno portato al sollevamento delle Colline di
Ciliverghe Castenedolo e Monte Netto.
Secondo uno studio eseguito da F.Livio et Alii,2009 il modello di deformazione del bacino padano
è stato analizzato in base a due finestra temporali (da 1.6 a 0.89 Ma e da 0.89 Ma al presente). È
degna di nota la riattivazione del retroscorrimento e delle pieghe ad esso associate, invece del
sovrascorrimento principale esterno, forse legata ad un carico di sedimentazione differenziale tra le
porzioni prossimale e distale del bacino. I tassi di sollevamento ottenuti per il sistema di faglie del
Colle Di Capriano definiscono questi sovrascorrimenti come strutture con rapporto di deformazione
da moderato a basso.
Già Desio nel 1966 ritenne, sulla base dei dati raccolti dall’AGIP, che i rilievi isolati del Bresciano
(Ciliverghe, Castenedolo e Capriano) fossero stati sollevati dall’attività di una struttura anticlinalica
sepolta in un’epoca compresa tra 200.000 e 400.000 anni fa.
Secondo il lavoro dell’Eni-AGIP e della Regione Lombardia del gennaio 2002 “La geologia degli
acquiferi padani della regione Lombardia” per quanto riguarda l’evoluzione tettonica del bacino
padano gli eventi di sollevamento si inquadrano nei seguenti intervelli di tempo (tettonica
appenninica pleistocenica):
-0.8-0.65 Ma : sollevamento della dorsale ferrarese
-0.6-0.45-0.35 Ma: sollevamento delle strutture compressive appenniniche.
Tali eventi hanno portato al sollevamento le unità delle coperture sedimentarie determinando
l’erosione o la mancata deposizione di alcuni gruppi acquiferi (gruppo acquifero B - parte del
Pleistocene medio - lungo l’allineamento colline di Ciliverghe - Castenedolo , colle di Monte Netto
– Pievedizio).
3. Assetto geologico, strutturale e geomorfologico dell’area
3.1. Inquadramento geologico geomorfologico
Le caratteristiche geologiche e geomorfologiche del territorio di Mazzano sono tipiche delle zone
pedemontane di raccordo tra le Prealpi bresciane e la pianura di origine fluvio-glaciale.
La genesi della pianura attuale è il risultato della presenza, a partire dal Pleistocene Superiore, di
una pianura alluvionale (Piana fluvioglaciale wurmiana) solcata da diversi corsi d’acqua (Sandur di
Molinetto secondo C. Baroni e M. Cremaschi 1986) con caratteristiche migratorie che hanno dato
origine a canalizzazioni successivamente caratterizzate da sovralluvionamenti e cambiamenti di
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percorso. La piana fluvioglaciale wurmiana (secondo S.Venzo 1965 attribuita al Riss) costituisce il
livello fondamentale dell’alta pianura ghiaiosa caratterizzata da morfologia subpianeggiante
decrescente, nel territorio oggetto di studio, da NE verso SW.
La piana è costituita da depositi fuvioglaciali (denominati Alloformazione di Cascina Rodenga
secondo A. Bini e G. Orombelli 1990 e secondo la “Relazione geologica idrogeologica Linea AV
Torino Venezia” - CEPAV2 - 2014) prevalentemente ghiaioso ciottolosi con presenza di trovanti,
addensati, localmente cementati a diverse profondità (livelli di conglomerati), talora sabbioso
limosi, è ubicata esternamente alle cerchie più elevate dell’anfiteatro morenico gardesano. Tali
depositi presentano coperture eluviali argilloso limose di colore rosso o bruno rosso, generalmente
inferiori al metro mentre verso il limite pedemontano gli spessori della coltre eluvio - colluviale
possono raggiungere i 5-10 m e contenere clasti di detrito di versante.
In prossimità del confine meridionale del comune è presente la collina di Ciliverghe che è costituita
da depositi più antichi di origine glaciale, morenica e fluvioglaciale che si trovano in una posizione
più elevata altimetricamente rispetto alla loro posizione originale.
Tale conformazione è dovuta ad una struttura anticlinalica, collegata con la collina di Castenendolo
e del Monte Netto, provocata da dei retroscorrimenti nord vergenti, associati ai sovrascorrimenti
sudvergenti di compressione sudalpina, ubicati più a S al di sotto della bassa pianura (vedi schemi
strutturali nel paragrafo 2.4.1 sulla tettonica quaternaria). Tale struttura ha portato alla culminazione
di depositi del Pleistocene inferiore e medio (Conglomerato di Ciliverghe e unità glaciale di
Castenedolo - secondo A. Bini 1990 - CEPAV2 2014, unità moreniche e fluvioglaciali secondo
C.Baroni e M.Cremaschi 1986, Mindel I e anaglaciale Mindel secondo Venzo 1965) al di sopra dei
depositi wurmiani della piana fluvioglaciale.
I depositi fluvioglaciali verso N poggiano su un substrato roccioso, calcareo costituito dalla
Formazione della Corna, che forma l’ossatura del rilievo montuoso (Monte Marguzzo 450 m slm)
che occupa la porzione settentrionale del comune, posto a N dell’abitato di Mazzano, e interessato
da attività estrattiva.
Dal punto di vista morfologico secondo lo studio dei suoli pubblicato dall’ERSAL 1997 (I Suoli
dell’area morenica gardesana- Settore bresciano) procedendo da monte verso valle all’interno dei
confini comunali si rinvengono:
1. Sistema P- Rilievi montuosi delle Prealpi lombarde caratterizzate da substrato roccioso e
sovente da affioramenti litoidi; sottosistema PB - piano basale ubicato a quota inferiore dei
700m; da unità PB1 - versanti con pendenze da elevate ad estremamente elevate PB 1.1 (1) a
substrato roccioso di natura calcarea, a stratificazione grossolana o massiva, con locale
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presenza di liste e noduli di selce, versanti da rocciosi a molto rocciosi con pendenze
comprese tra 35 e 100%;
2. Sottosistema PV - fondovalle montani di origine alluvionale comprendenti le superfici di
raccordo di origine colluviale con i versanti limitrofi, unità PV3 - superfice colluviale di
raccordo con la pianura corrispondente con le principali fasce colluviali di piede di versante,
presentano pendenze basse e sono soggette a modellazione antropica, PV3.1 (15) - presenza
di suoli evoluti su materiali colluviali di età antica con pendenze tra 5-20 % , suoli profondi
o molto profondi;
3. Sistema L - Piana fluvioglaciale e fluviale costituente il livello fondamentale dell’alta
pianura formatasi per colmamento alluvionale durante l’ultima glaciazione; sottosistema LG
- ampie conoidi ghiaiose a morfologia subpianeggiante o leggermente convessa costituite da
materiali fluvioglaciali grossolani non alterati compresi tra le superfici rilevate (rilievi
montuosi, apparati morenici e terrazzi antichi) ed il limite superiore della fascia delle
risorgive (alta pianura ghiaiosa):
unità LG2 - Superfici antiche morfologicamente prive di dislivelli significativi in continuità
con quelle modali e caratterizzate da materiali tendenzialmente fini, frutto di una spinta
alterazione in posto dei materiali d’origine, LG2.1 (84) - superfici in cui prevalgono
paleosuoli evoluti su sedimenti limoso argillosi di origine eolica o colluviale distale, suoli
profondi o molto profondi;
Unità LG1 - Superfici rappresentativa modale dell’alta pianura a morfologia
subpianeggiante e con evidenti tracce di paleoidrografia a canali intrecciati braided, in
prossimità dei principali solchi vallivi la morfologia è caratterizzata da ampie ondulazioni,
LG1.2 (80) - aree stabili caratterizzate dalla presenza di una copertura limoso-argillosa
sovrapposta a tipici suoli ghiaiosi arrossati suoli da poco a moderatamente profondi limitati
da substrato ghiaioso-sabbioso;
LG1.3 (82) –aree di flusso allungate e debolmente depresse caratterizzate da colmature
limoso argillose, suoli moderatamente profondi o profondi limitati dal substrato ghiaioso-
sabbioso;
LG1.1 (76-78-79) - aree stabili caratterizzate dalla presenza di depositi essenzialmente
ghiaioso sabbiosi, con debole copertura e minor contenuto in ghiaia, suoli da moderatamente
profondi a sottili su substrato ghiaioso-sabbioso.
4. Sistema R – Terrazzi subpianeggianti, rilevati rispetto al livello fondamentale della pianura,
costituenti antiche superfici risparmiate dall’erosione e comprendenti la maggior parte dei
rilievi isolati della pianura; sottosistema RA – Terrazzi superiori o pianalti mindelliani più
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rilevati delle altre superfici terrazzate, costituiti da materiali fluvioglaciali grossolani molto
alterati attribuibili al pleistocene inferiore generalmente ricoperti da sedimenti eolici e/o
colluviali. Sono presenti suoli antichi con orizzonti induriti a frangipan:
unità RA2 – Superfici più rappresentative modali e meglio conservate del pianalto
caratterizzate da una morfologia subpianeggiante o ondulata, RA2.2 (69) – aree
caratterizzate da profondi depositi limoso-argillosi (loess) (Colline di Castenedolo e
Ciliverghe) suoli sottili limitati da orizzonti induriti (frangipan);
unità RA3 – Porzioni di pianalto degradate a morfologia ondulata o collinosa solcati da
una fitta rete drenante proveniente dai rilievi montuosi o richiamata dalle limitrofe aree
ribassate, la pendenza del versante va da moderata a elevata caratterizzate da una
morfologia subpianeggiante o ondulata, RA3.1 (71) – aree ondulate occupate da depositi
fluvioglaciali fortemente alterati ricoperti da depositi limoso-argillosi di origine eolica .
3.2 . Inquadramento geologico strutturale
Dal punto di vista geologico - strutturale per quanto riguarda i rilievi carbonatici ubicati a N
dell’abitato la successione stratigrafica è costituita da rocce sedimentarie carbonatiche
comprendente formazioni riferibili ad un intervallo compreso tra il Lias (Corna) e il Pliensbachiano
(Corso). La zona è ben nota dal punto di vista dell’evoluzione geologica e stratigrafica (Cassinis
1968, Schirolli 1997) sia da quello tettonico e
idrogeologico (Picotti e Pini 1993 e Picotti
2002). La serie stratigrafica dell’area tra
Botticino e Gavardo, che comprende l’area in
esame, è controllata da eventi tettonici e
paleogeografici ( alto di Botticino – paleofaglia
di Paitone ad andamento NO-SE in attività nel
Mesozoico Fig.1 - Atti del Convegno : “Dalle
sorgenti ai pozzi dai pozzi alle sorgenti”-
Brescia 18 maggio 2000).
Fig 1 attività Mesozoica della paleofaglia di Paitone
La zona è stata deformata da pieghe e sovrascorrimenti durante il Miocene e da una successiva fase
tettonica distensiva Plio-Pleistocenica sul cui sistema di faglie normali si è impostato lo sviluppo
dell’attuale rilievo (Fig.2). Le principali linee di dislocazione determinano localmente i diversi
spessori e lacune nella successione stratigrafica. Nella maggior parte dell’area considerata affiora la
formazione della Corna depositata fra il Retico Superiore e il Sinemuriano Inferiore costituita da
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calcari bianco avorio molto puri, dello spessore di alcune centinaia di metri, fortemente carsificabili
e ad alta trasmissività idrogeologica.
Si riporta lo schema plicativo dei rilievi a monte di Mazzano tra Nuvolera e Botticino
Fig.2 la struttura plicativa miocenica è stata disturbata da faglie distensive Plio -Pleistoceniche
La Paleofaglia di Paitone è stata riattivata come zona di trasferimento come evidenziato dalla brusca
variazione di stile plicativo a cavallo della stessa, in particolare la terminazione ad occidente della
sinclinale di San Gallo - Castello e dell’anticlinale del Monte Fratta –Serle.
La struttura più occidentale è data dall’accavallamento del monte Maddalena che si è sviluppato
come una rampa laterale, pertanto le strutture plicative hanno seguito l’orientazione della rampa
laterale, durante questa fase si sono sviluppate zone di tagli minori con cinematismo trascorrente
che influenzano molto gli acquiferi principali provocandone la compartimentazione in bacini di
dimensione limitata.
A
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Sezione geologica strutturale condotta tra le colline di Brescia , il monte Maddalena, Botticino e la zona ad E
con interpretazione in profondità basata su linee sismiche a riflessione, che mostra l’inversione alpina del
margine mesozoico (A)
B
Ricostruzione paleogeografica alla fine del Lias lungo lo stesso tracciato che mette in luce l’attività della
faglia principale durante il rifting che separava l’alto di Botticino dal bacino della Val Trompia. (B)
Di seguito ricostruzione paleogeografica secondo Cassinis 1968:
(Cassinis 1968)
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Di seguito la carta strutturale pubblicata dall’AGIP 1997 dell’area compresa tra il Lago D’iseo e il
Lago Di Garda mette in evidenza i principali sovrascorrimenti sepolti, le principali falde tettoniche
e il sistema di piegamenti sudalpino.
Si riporta un estratto della carta idrogeologica e strutturale della parte meridionale delle Prealpi
bresciane redatta in scala 1:50.000 (P.Forti e G. Marchesi – Atti del convegno “Dalle sorgenti ai
pozzi e dai pozzi alle sorgenti”, 2000) e di cui le strutture principali sono state riprese e riviste nel
dettaglio nella carta geologico tecnica del lavoro in esame:
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3.3 . Geologia
Da un punto di vista geologico la successione stratigrafica delle unità presenti nel territorio in
esame può essere così riassunta (dal basso verso l'alto) :
FORMAZIONE DELLA CORNA (Retico superiore –Sinemuriano inferiore)
Costituisce il litotipo predominante e l' ossatura del territorio a cui possono essere ricondotti i
principali rilievi montuosi di Rezzato, Mazzano, Nuvolera, Nuvolento e Serle. Si compone di
calcari quasi puri, bianchi, in potenti bancate (strati compresi tra 0.50-2.00 m) compatte e
normalmente affioranti nell’ area considerata. Si tratta di una formazione di mare basso depositatasi
in un ampia piattaforma, presenta tessiture di tipo peritidale e frequenti oncoliti proveniente da un
margine non conservato. Tale unità appare interessata da diffusi fenomeni di dissoluzione chimica e
frequenti strutture carsiche evolute. Sono infatti presenti numerose doline anche di notevoli
dimensioni, inghiottitoi, grotte, cavità di dissoluzione, strutture riconducibili a campi solcati, calcari
cariati a testimonianza di un carsismo ben sviluppato e diffuso.
Nell’area in esame forme carsiche epigee si rinvengono presso il Monte Marguzzo.
Le caratteristiche geomeccaniche di resistenza del litotipo sono elevate in assenza di fenomeni di
alterazione o intensi fenomeni carsici.
Mentre ad E della Faglia trascorrente di Paitone il settore rimane privo di sedimentazione per tutto il
Mesozoico ad W della faglia sono presenti le formazioni giurassico cretaciche.
Pertanto il limite superiore con il "Corso" in questa zona è concordante e graduale, mentre la
potenza complessiva della formazione è compresa tra 200 e 400 m.
Dalla formazione della Corna viene estratto il “Marmo Di Botticino” e la “Breccia Aurora” di
Paitone .
L’area a monte dell’abitato è interessata dall’ambito estrattivo ATE n1 assoggettato ad escavazione
e rimodellamento che verrà riportato nella carta geologico tecnica.
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Verso valle dell’abitato tale formazione si inflette al di sotto dei depositi quaternari.
FORMAZIONE DEL CORSO (Sinemuriano –Pliensbachiano )
Consta di calcari in strati sottili da 5 a 40 cm di spessore costituiti da micriti di mare profondo,
spiculitiche, con rari noduli di selce , di colore bianco, nocciola , rosato, a volte nodulari. Lo
spessore varia da 50 m ad W (Botticino) fino a 20 nei pressi di Molvina.
Nell’area in esame affiora sulla cima del Monte Marguzzo.
Seguono i depositi superficiali, quaternari dai più recenti ai più antichi:
DEPOSITI ELUVIO COLLUVIALI (el)
L'alterazione dei litotipi del substrato roccioso ad opera degli agenti meteorici ha nel tempo
prodotto l'accumulo di terreni rossastri di spessore di norma poco sviluppato.
Si tratta di materiali residuali essenzialmente argillosi che si accumulano alla base dei versanti,
interessati da affioramenti della Corna. Nelle aree considerate la frazione granulare detritica risulta
di norma in subordine alla matrice argillosa. Si tratta di argille inorganiche e argille ghiaiose
rossastre (CL-GC). Vengono segnalati al pedemonte anche depositi loessici che possono ricoprire i
depositi colluviali (CL-ML).
DEPOSITI FLUVIOGLACIALI GHIAIOSI (fg) Pleistocene superiore (Alloformazione di Cascina
Rodenga)
Si tratta di depositi da molto grossolani a ghiaiosi talora sabbiosi da poco gradati a ben gradati (GP-
GW), con tracce di un’antica rete di canali intrecciati (Sandur di Molinetto – secondo C.Baroni e
M.Cremaschi 1986) connessa agli scaricatori nord occidentali dell’apparato morenico gardesano,
che presenta generalmente uno strato di alterazione superficiale argilloso rossiccio, di spessore
ridotto e DEPOSITI FLUVIOGLACIALI TARDIVI prevalentemente ghiaiosi. Occupano buona
parte del territorio comunale e rappresentano il livello fondamentale della pianura.
DEPOSITI FLUVIOGLACIALI del terrazzo di Prevalle (fg) Pleistocene medio (Alloformazione di
Cascina Rodenga)
L’apice della conoide che ha dato origine al Sandur di Molinetto è ubicata subito a valle di Gavardo
dove le cerchie più esterne dell’anfiteatro morenico si trovano a ridosso del pedemonte.
Tale apice è separato dal margine pedemontano dal terrazzo di Prevalle costituito da depositi
fluvioglaciali (GP-GC) del Pleistocene medio (C.Baroni e M.Cremaschi 1986).
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La collina di Ciliverghe è costituita da DEPOSITI MORENICI CEMENTATI E
CONGLOMERATI CEMENTATI (GR-mo) (Conglomerati di Ciliverghe -Pleistocene inf o medio)
nel lato occidentale che si presenta acclive e da DEPOSITI FLUVIALI di provenienza Valsabbina e
FLUVIOGLACIALI (GM-GP-fg) intensamente pedogenizzati (Unità glaciale di Castenedolo -
Pleistocene Medio) ricoperti talora da DEPOSITI LOESSICI (ML-lo) nella parte centrale e
orientale. I depositi loessici attribuibili al Pleistocene Medio sono stati per una buona parte cavati.
3.4. Tettonica locale
Dal punto di vista delle caratteristiche strutturali locali le principali strutture tettoniche presenti
nella regione ad est di Brescia sono riconducibili alla "fase neo-alpina", con cui tra 29 e 10 milioni
di anni fa, si realizza il generale sollevamento della catena ed il conseguente ripiegamento delle
strutture locali. La tipologia di tali strutture e l'orientamento delle stesse rispecchiano il generale
assetto del margine prealpino considerato.
Il motivo strutturale dominante è caratterizzato essenzialmente da pieghe e pieghe-faglie con assi
orientati secondo una direttrice prevalente SW-NE la quale tende a ruotare nell’area di Botticino
così da assumere direzione SSW-NNE.
Alla determinazione di questo stile tettonico ha partecipato soprattutto la formazione della Corna in
considerazione del suo comportamento rigido rispetto agli sforzi applicati, mentre le formazioni
soprastanti più duttili si sono adattate a tale assetto .
Sezione geologica del territorio compreso tra Botticino e Serle (Cassinis 1968)
A N della zona di studio si possono osservare una successione di pieghe anticlinali e sinclinali, che
tendono a degradare verso la pianura.
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All’interno del confine comunale si osserva una blanda piega anticlinalica secondo l’asse monte
Marguzzo e la cima di quota 450 mslm antistante l’ATE01, mentre a N dell’ampio pianoro di cava
di quota 360 m slm si osserva l’anticlinale del Monte Camprelle.
I versanti sovrastanti l’abitato presentano giaciture a franapoggio con inclinazioni da 15 a 30°.
Procedendo verso S ove il substrato si inflette al di sotto dei depositi quaternari è possibile la
presenza di una faglia inversa con andamento parallelo alle assi delle pieghe, sottostante il centro
abitato, che si interrompe nella carta idrogeologica e strutturale delle Prealpi bresciane limitandosi
principalmente al comune di Nuvolera, cartografata come thrust sepolto nello schema tettonico del
lavoro AGIP 1997.
3.5. Cavità, grotte e sorgenti
Per quanto riguarda la presenza di cavità, grotte o sorgenti sul territorio comunale che si sviluppano
all’interno della formazione della Corna, è stato fatto riferimento alla fornita bibliografia ed agli
studi effettuati nell’ambito della predisposizione rispettivamente della Carta delle grotte e delle
sorgenti delle Prealpi bresciane a cura della SSI (Società Speleologica Italiana) e della ASM Spa di
Brescia, della Carta idrogeologica della parte meridionale delle Prealpi Bresciane a cura di CNR,
ASM Spa di Brescia, SSI e dell’istituto di Vie e Trasporti del Politecnico di Milano (Avanzini-
Denti-Forti-Francani-Marchesi-Picotti-Pini-Sala-Turri), della Carta della Vulnerabilità integrata
all’inquinamento degli acquiferi carsici della porzione meridionale delle Prealpi bresciane a cura di