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00 cop somm edit nov 13:Prevenzione 2009 · 2018. 2. 28. · Prof. Mario Strazzabosco Professor of Medicine, Director of Transplant Hepatology Department of Internal Medicine Section

Feb 08, 2021

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dariahiddleston
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    Azienda Ospedaliera Desio-VimercateUna realtà impegnata nel sostegno al trapianto in aperto dialogo con il volontariato e il territorio

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    Aido: passato, presente, futuroLungo la linea del tempo i nuovi obiettivi associativi

    Dispnea: quando il respirare è faticoso

    Mangiare meglioper respirare meglio16paginaIl Time dedica la copertina ai «Millennials» i ragazzi che oggihanno circa vent’anniE il mondo si accorge che esistono

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    Nuove dipendenzePrima della rivoluzione digitale era più difficile comunicarema è proprio vero?

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    SommarioP

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    Mensile di cultura sanitaria del Consiglio RegionaleAido Lombardia - ONLUS

    Anno XXII n. 213 - novembre 2013

    Editore: Consiglio Regionale Aido Lombardia - ONLUS 24125 Bergamo, Via Borgo Palazzo 90Tel. 035 235327 - fax 035 244345 [email protected]

    Direttore ResponsabileLeonio Callioni

    Collaborazioni scientificheDott. Gaetano Bianchi

    Dott.ssa Cristina Grande

    Regione Lombardia - SanitàProf. Sergio VesconiCoordinatore regionale prelievo/trapianto

    Azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti di Bergamo

    Dott. Michele ColledanDirettore Chirurgia Generale III Direttore Centro Trapianti di fegato e di polmoni

    Dott. Giuseppe LocatelliConsulente del Dipartimento di Chirurgia Pediatrica

    Prof. Giuseppe Remuzzi Direttore Dipartimento di Immunologia e Clinica dei Trapianti

    Azienda Ospedaliera A. Manzoni di Lecco

    Dott. Amando GambaDirettore U.O. Cardiochirurgia

    Università Milano Bicocca

    Prof. Roberto FumagalliDocente

    NITp - Nord Italia Transplant

    Prof. Paolo Rigotti - Presidente

    Dott. Giuseppe Piccolo - Direttore Cir

    Istituto Mediterraneo Trapianti e Terapie di alta specializzazione - ISMeTT

    Prof. Bruno GridelliDirettore Medico scientificoProfessore di Chirurgia Università di Pittsburgh

    Istituto Ricerche Farmacologiche “Mario Negri” - Bergamo

    Prof. Giuseppe Remuzzi - Direttore

    Yale University School of Medicine

    Prof. Mario StrazzaboscoProfessor of Medicine,Director of Transplant HepatologyDepartment of Internal MedicineSection of Digestive Diseases

    Redazione esternaLaura Sposito; Clelia Epis; Fernanda Snaiderbaur

    Redazione tecnicaBergamo [email protected] Seminati

    Segreteria e Amministrazione24125 Bergamo, Via Borgo Palazzo 90Tel. 035 235327 - fax 035 [email protected]@aidolombardia.itC/C postale 36074276Ester MilaniLaura Cavalleri

    SottoscrizioniSocio Aido Simpatizzante Sostenitore Benemerito € 35,00 € 50,00 € 70,00 € 90,00

    C/C postale 36074276 Aido Cons.Reg.LombardiaONLUS Prevenzione OggiC/C UBI BANCA POPOLARE DI BERGAMOIT 57 R 05428 11106 000 000 071 903

    Si contribuisce alle spese di stampa come amici.

    Il socio sostenitore ha diritto ad omaggiare un’altra per-sona previa segnalazione all’atto della sottoscrizione.

    StampaCPZ - Costa di Mezzate BG

    Finito di stampare terza decade di dicembre

    Reg. Trib. di Milano n. 139 del 3/3/90

    Le informazioni contenute in questo periodicovengono trattate con liceità, correttezza e tra-sparenza conformemente al D.lgs. n. 196 del 30giugno 2003 “Codice in materia di protezionedei dati personali”.

    Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

    800 20 10 88NUMERO VERDE

    Risponde l’Aido Lombardia

    Spazio ai lettoriPer gli interventi dei lettori:

    [email protected]

    È attivo il sito dell’Aido Regionale:

    www.aidolombardia.it

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    Sbaglierebbe chi pensasse che con l’intervista all’Ospedale di Vimercatee al dott. Gallioli, “Prevenzione Oggi” abbia iniziato un ciclo di in-contri “al ribasso”, con realtà di secondo livello rispetto ai tanti ospe-dali di respiro regionale e nazionale che abbiamo visitato, uno dopol’altro, negli ultimi anni della nostra attività divulgativa. Sbaglierebbe

    perché in realtà negli ospedali di profilo provinciale si può trovare la forza dellaterritorialità ben più che altrove. I piccoli numeri dei prelievi e dei trapianti diquesti ospedali possono diventare potenza che spinge verso l’alto le possibilità di in-tervento in Lombardia, tanto è elevato e diffuso il numero di queste aziende ospe-daliere. Potrebbe stupire che, avendo noi riconosciuto, nell’ambito delle nostreinchieste, l’eccellenza nel settore trapiantologico di molte aziende ospedaliere lom-barde di primo livello, si affermi oggi che siamo felici di avere sul territorio lom-bardo persone come il dott. Gallioli e la sua équipe. La vera dimensione del loroimpegno a favore della diffusione dei prelievi e dei trapianti ha infatti la dignitàe la grandezza del volontariato che, consapevole dei propri limiti li utilizza per

    cambiare l’atteggiamento di un territorio, di una interasocietà. Posso affermare con tutta tranquillità che nel-l’etica degli ospedali come quello di Desio-Vimercate siritrovano appieno i valori della nostra Associazione,tanto forte fra la gente da poter influire sulle grandiscelte nazionali. Ma, sottolineo con particolare fervore,la forza non contenibile che deriva dall’essere rappre-sentativi della gente, di un popolo, di uno strato diffusodi società. Recentemente il presidente nazionale VincenzoPassarelli ci ha voluto onorare di un confronto, sul temadella comunicazione, che è servito a rinsaldare i senti-menti di collaborazione fra la nostra Sezione (una dellepiù numerose e operative in Italia) e il livello nazionale.L’atteggiamento di ascolto del presidente Passarelli me-rita più di una semplice citazione di cronaca perché ri-tengo che rappresenti uno stile associativo di alto profilomorale. La scelta di mettersi in dialogo con la periferiaè sintomo di senso di responsabilità e di concretezza, oltrea denotare l’impegno ad annullare quella distanza che a

    volte “il potere” frappone tra la propria “sfera nobile” e “il resto del mondo”. Unsintomo, in definitiva, di amore vero per l’Associazione e per tutto quello che l’Aidorappresenta per le persone fragili e sofferenti e per le loro famiglie.

    Gli articoli fra loro correlati, tradizionalmente affidati al dott. Bianchi (per laparte medico-scientifica) e a Cristina Grande (per la parte nutrizionale) vengonoin questo numero raddoppiati dai altri due servizi firmati da Fernanda Snaider-baur e da Clelia Epis. Nel primo caso viene indagato il mondo dei “millennials”ovvero i giovani ventenni americani narcisisti e autoreferenziali che vivono la lorovita in funzione dei “social media”, ossessionati dalla visibilità e dalla fama. De-vono, insomma, farsi vedere a tutti i costi per “sentirsi qualcuno”. In Italia i “mil-lennials” sono i trentenni che vivono tutto il giorno prigionieri di smartphone etablet, per riprendersi e far circolare la propria immagine scattata in modalità“selfie” (autoscatto). Ed ecco a completamento, l’altra faccia della medaglia: l’ar-ticolo di Clelia Epis spiega cosa succede all’ambulatorio del Policlinico Gemelli diRoma, che si dedica esclusivamente allo studio e alla cura delle dipendenze legatea internet. Per dirlo in sintesi: “Vite intrappolate nella rete e in fuga dalla realtà”.

    Si tratta di letture forse non facili, ma che raccomando a tutti coloro che desi-derano capire cosa sta succedendo sotto i nostri occhi senza che ce ne accorgiamo.

    Leonida Pozzi

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    Editoriale

    In copertina:foto di LLino Storti - Fotoclub Airuno (Lc)

    Il valore profondo degli ospedali più piccoli (ma fondamentali)e un viaggio nella rete virtuale

    che intrappola le vite dei giovani

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    Prevenzione

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    Costituita nel 1998 con 7ospedali, l’Azienda ospe-daliera di Desio e Vimer-cate ha assunto l'attualedenominazione e struttu-

    ra a partire dal 1 gennaio 2009 in seguitoal riassetto organizzativo del sistema sa-nitario della Regione Lombardia, dopola costituzione della Provincia di Mon-za e Brianza e alla ridefinizione degliambiti territoriali delle aziende sanita-rie lombarde. I presidi ospedalieri sonol’Ospedale Vittorio Emanuele III a Ca-rate Brianza, Ospedale di Circolo aDesio, Ospedale C. Borella a Giussano,Ospedale Trabattoni e Ronzoni a Sere-gno, Ospedale Civile a VimercateAltre strutture sanitarie sono i Poliam-bulatorio di Arcore, Besana Brianza, Bo-visio, Brugherio, Carate Brianza, CesanoMaderno, Desio, Meda, Muggiò, Lim-biate e Usmate Velate. Su un territoriomolto industrializzato ma attento al ri-spetto ambientale (non sempre i dueobiettivi permettono azioni sinergiche),nell’area di competenza di questa azien-da ospedaliera il volontariato e in par-ticolare quel volontariato sociale che si oc-cupa di diffusione della cultura della do-nazione di organi è molto vivo e attivo.

    Una presenza preziosa, che ha contribuitoa consolidare la preziosa attività nel set-tore del prelievo e del trapianto di orga-ni e tessuti. L’équipe di “PrevenzioneOggi” ha incontrato il prof. Gallioli nel-le scorse settimane, per un nuovo capito-lo di approfondimenti e inchieste sugliospedali della regione Lombardia. Laprima domanda, come da tradizione, è acura del presidente regionale Aido Lom-bardia, cav. Leonida Pozzi.

    Pozzi: Siamo a Vimercate, un ospedale dilivello provinciale che fa attività di prelievo.Questo per noi è importante perché è se-gno di grande sensibilità nei confronti diquesto settore della medicina. Vorremmosapere e poter raccontare ai nostri letto-ri come è organizzata in questo ospeda-le l’attività di prelievo di organi e tessu-ti.Quali sono gli ospedali che formanol’A.O. di Desio e Vimercate?Gallioli: Oltre a Vimercate, ci sono Desio,Carate, Giussano e poi c’è Seregno doveci sono la riabilitazione neurologica, re-spiratoria e cardiologica. Comunque gliospedali per pazienti acuti sono Vimercate,Desio, Carate e Giussano.La nostra azienda ospedaliera conta su due

    Azienda Ospedaliera Desio-Vimercate

    Una realtà impegnata nel sostegno al trapiantoin aperto dialogo con il volontariato e il territorio

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    Rianimazioni: una è a Desio e l’altra quia Vimercate. Per la procedura di accerta-mento della morte cerebrale vi è una équi-pe aziendale reperibile composta da me-dici delle Direzioni Sanitarie o delle Ana-tomie Patologiche, da medici specialisti inNeurologia e da Elettroencefalografisti cheal bisogno si muove sui due presidi. Que-sto collegio itinerante è stato istituito condelibera aziendale nei primi anni 2000. Io sono arrivato in questa azienda nel 2000proveniente dal San Raffaele dove mi sonooccupato sia del prelievo d’organi che deltrapianto di rene e pancreas. Quando sonoarrivato a Vimercate ho cercato di avvia-re questa esperienza insieme con il pri-mario anestesista di Desio dr. GiulioRonzoni (proveniente dal Policlinico dovesi occupava di trapianto di fegato). Al-l’inizio abbiamo incontrato qualche diffi-coltà non tanto con gli anestesisti-riani-matori ma per tutto quello che sta intor-no al prelievo d’organo. Oggi posso direche invece il meccanismo funziona beneanche se purtroppo adesso il prelievo insé è diventato più difficile in quanto le ri-chieste del Nitp sono sempre più seletti-ve anche in ragione di un giusto e correttotimore soprattutto delle malattie onco-logiche. Queste richieste però comporta-no spesso la necessità di eseguire tanti esa-mi antecedenti il prelievo e ciò rende dif-ficile l’essere pronti allo scadere delle seiore di tempo previste dalla normativa.Malgrado ciò, il dato aziendale dei do-natori è fortunatamente ancora buono epiuttosto stabile negli anni. Di questiaspetti abbiamo recentemente ragionatocon il coordinatore regionale Prof. Vesconiche ne ha fatto oggetto di una specifica ri-flessione.Pozzi: Parliamo di segnalazioni, per noi im-portanti perché da esse dipende il nume-ro dei donatori.Gallioli: Sul prelievo di organi non abbia-mo grossi problemi. Nell’ultimo anno ab-biamo avuto, se non sbaglio, un’opposi-zione in tutto. Purtroppo però la tipolo-gia dei nostri presidi ospedalieri, ovenon è prevista la presenza di una Neuro-chirurgia, fa sì che nelle nostre Terapie In-tensive si presentino pochi casi di poten-ziali donatori generalmente dovuti ademorragie cerebrali non chirurgiche e/o

    ad arresti cardiaci.Pozzi: Questo aspetto rende però per noiinteressante l’esperienza di Vimercatemagari più limitata ma più significativa.Gallioli: Grazie. A mio avviso, per miglio-rare, servirebbe nelle nostre realtà una mi-gliore integrazione con le Stroke Unit ilche ci aiuterebbe probabilmente ad acce-dere a più pazienti permettendoci così diaumentare il numero dei potenziali do-natori che arriverebbero in Terapia In-tensiva. In ogni caso, ci sarebbero aspet-ti etici importanti per cui bisognerebbe im-postare in un momento di per sé già de-licato un corretto rapporto con i parentidel paziente informandoli che si sta por-tando una persona in Terapia Intensivanon tanto per fini terapeutici ma a scopodi donazione il che non è un concetto fa-cile da far passare. Pozzi: Dobbiamo tener conto che la leggeè stata costruita sul riscontro diagnosti-co...Gallioli: È vero. Per questo ci vuole tantasensibilità. Meglio sarebbe che i neurologici allertassero già quando il potenziale do-natore è ancora in Pronto Soccorso, per-mettendoci di intervenire tempestiva-mente rendendo così più facile la gestio-ne del caso. Il passaggio Stroke Unit-Te-rapia Intensiva a fini di prelievo è una pro-cedura da perfezionare ancora ma pensoche sia l’unica possibilità degli ospedalicome i nostri - cioè Vimercate e Desio -per avere qualche potenziale donatore inpiù; altre possibilità non ne vedo. Pozzi: È interessante l’esperienza di Paviadove, come lei sa, si fanno prelievi di renida persone in arresto cardiaco. E il pre-lievo può avvenire in Pronto Soccorso. Ov-viamente è stata studiata una corretta stra-da giuridica.Gallioli: Io credo che con una più stretta col-laborazione con i neurologi nelle nostrerealtà potremmo fare qualche prelievo inpiù sebbene non ci possiamo aspettare co-munque grandi numeri vista la tipologiadei nostri ospedali. Ovviamente sullospecifico tema si tratta anche di formaremeglio e di più le varie figure mediche per-ché magari ancora oggi c’è chi pensa chea 85 o 90 anni non si ponga nemmeno ilproblema del prelievo. Invece sappiamoche ormai si prelevano e si impiantano or-

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    gani a ottantenni e novantenni. Ribadiscoche da noi, nelle nostre Terapie Intensi-ve, vi sono le porte totalmente aperte a taleproblematica perché sia io che il dr.Ron-zoni veniamo dal settore e sappiamo peresperienza quanto sia importante poter di-sporre di un organo o di un tessuto e quin-di appena possiamo attiviamo la procedura.Pozzi: Probabilmente però è più un com-pito della Direzione Sanitaria sensibiliz-zare i vostri colleghi.Gallioli: Non penso che si debba arrivare atanto. Dobbiamo trovare il modo di sen-sibilizzarli comunque perché magari pro-fessionalmente non sono coinvolti più ditanto probabilmente perché parliamo diuna procedura rara che non fa parte del-la prassi quotidiana e che quindi a voltepuò essere vissuta come qualcosa di “di-sturbante” la routine quotidiana.Pozzi: Quanti prelievi avete fatto l’annoscorso?

    Gallioli: Cinque donatori d’organi com-plessivamente di cui due noi e tre Desio.Quest’anno (a fine novembre) siamo a tre,due a Vimercate e uno a Desio.Pozzi: Penso che ora abbiamo disponibili-tà di donatori di una certa età con le com-plicazioni del caso.Gallioli: Ormai il donatore giovane è ab-bastanza raro. Come dicevo prima, le duepatologie maggiormente presenti sonoemorragia cerebrale e arresto cardiaco en-trambe situazioni fortunatamente nonconsuete nelle persone giovani. Prima del-l’introduzione obbligatoria del casco, i trau-mi cranici erano molto più numerosi; for-tunatamente ora non è più così e noi sia-mo chiamati a diventare più bravi nel tro-vare altre forme di disponibilità. Visto chel’età media dei donatori si è alzata mol-tissimo, dobbiamo diventare anche più bra-vi nel gestire dal punto di vista clinico que-sta nuova tipologia di donatori.Pozzi: E insieme si è alzata l’età media dei

    trapianti.Gallioli: Infatti. Noi siamo migliorati nel te-nerli nelle condizioni utili al prelievocosì come è migliorata anche la norma-tiva visto che un tempo l’osservazione eradi 24 ore, poi è scesa a 12 ore e adesso èdi 6 ore. Sembrano poche ma in realtà avolte tenere in condizioni accettabili un do-natore anziano anche per così poco ore puòessere un problema e si rischia, anche conle 6 ore di osservazione, di perdere la pos-sibilità di prelievo. Né si possono dimen-ticare i tanti esami preliminari che si de-vono fare; ormai per esempio è necessa-rio avere la reperibilità anche di un Ana-tomo-Patologo ed essere pronti a farebiopsie, ecografie, coronarografie etc.Nelle nostre realtà posso dire che fortu-natamente abbiamo sempre un cardiolo-go emodinamista presente ed in grado disupportarci al bisogno mentre abbiamomaggiori difficoltà per esempio nella ef-fettuazione di biopsie prostatiche cherendono spesso più complicati i prelievi dadonatori maschi rispetto a quelli femmi-na.Pozzi: Come rovescio della medaglia pos-siamo affermare che la qualità degli organiprelevati, in Italia, è cresciuta moltissimo.Gallioli: Infatti! Confermo che alla fine riu-sciamo a fare tutto seppur con tante dif-ficoltà. I risultati conseguiti mi trovano co-munque soddisfatto anche se deciso a faresempre di più.Pozzi: Mi fa piacere. Passiamo al prelievodi tessuti.Gallioli: Qui il discorso si fa un po’ più com-plicato. Partiamo dalle cornee. L’annoscorso siamo riusciti, per il primo anno,a raggiungere il livello aziendale del10% di donatori sul complessivo dei de-ceduti aziendali come ci chiedeva la Re-gione. Si tratta appunto di un 10% azien-dale con però notevoli differenze tra i pre-sidi: Vimercate è andato molto bene, a se-guire Desio e via via Carate e Giussanopiù in difficoltà. Quest’anno purtroppo lecose vanno un po’ meno bene e ci atte-stiamo sull’8% con una distribuzione neipresidi più o meno simile a quella dell’annoscorso. Buoni risultati ha dato la scelta diVimercate di far prelevare le cornee dal-la Banca degli Occhi di Monza. Ritengosia stata una scelta importante mentre De-

    Posso dire che fortunatamente abbiamosempre un cardiologo emodinamista presente

    ed in grado di supportarci al bisognomentre abbiamo maggiori difficoltà

    nella effettuazione di biopsie prostatiche

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    sio ha seguito una strada diversa direi...autonomistica nel senso che riguardo alprelievo si sono organizzati autonoma-mente al loro interno. Vanno valorizza-ti, a mio modo di vedere, soprattutto gliinfermieri che spesso sono più sensibili deimedici a tale problematica. Stiamo lavo-rando intensamente su tutto questo.Pozzi: Si tratta comunque di attività pre-vista anche dal protocollo della Regione.Gallioli: È vero e confermo che i coordina-tori infermieristici ed gli infermieri fan-no tutto il possibile ma non sempre è fa-cile interagire con i medici che sonooberati da mille impegni e spesso si con-centrano su quanto devono fare nel loroambito. Per esempio, abbiamo recente-mente aperto una riflessione con l’Hospicedi Giussano visto che un Hospice è un luo-go che favorisce l’incontro con i familia-ri e che porta a dialogare anche anticipa-tamente sulla possibilità di donazione epare che gli ultimi dati siano in questo sen-so confortanti . Pozzi: A Giussano brilla per intensità il la-voro del Gruppo Aido locale che, grazieall’impegno della Casa di Riposo, ha con-tribuito a portare la donazione di corneea livelli molto significativi.Pozzi: Passiamo alla donazione di osso.Gallioli: Con le nostre le S.C. di Ortopediasi fa un buon lavoro. Abbiamo ampiamentesuperato le indicazioni della Regione(10% di donatori rispetto al numero to-tale di artroprotesi effettuate in azienda).Per essere un po’ più precisi: l’anno scor-so abbiamo avuto il 18% di donatori ri-spetto al numero di artroprotesi effettuatein azienda mentre quest’anno siamo ad-dirittura poco sopra al 30%. Direi quin-di dei risultati molto buoni.Pozzi: Come vede lei il futuro nel mondodel prelievo e del trapianto. Cosa manca?Cosa ci vorrebbe in più?Gallioli: Con il passare degli anni, soprat-tutto penso grazie al vostro lavoro e di as-sociazioni come la vostra, le personesono più preparate. Rispetto ad anni fa èsicuramente più difficile andare incontroa delle opposizioni. Purtroppo però, a mioparere, manca il contributo del mondo del-l’informazione perchè i giornali, le tv, leradio non fanno sufficiente informazionesu questo tema o addirittura fanno spes-

    dott. Giorgio Gallioli

    ESPERIENZA LAVORATIVA Dal 1 maggio 2013 a tutt’oggi Azienda Ospedaliera di Desio e Vimercate - Direttore del Dipartimento Gestionale Aziendale diEmergenza-Urgenza - Direttore della S.C. di Anestesia e Rianimazione del PresidioOspedaliero Vimercate - Coordinatore dell’Azienda Ospedaliera di Desio e Vimercateper le attività di prelievo d’organo e tessuti a scopo di trapianto Dal 2000 al 30 aprile 2013Azienda Ospedaliera di Desio e Vimercate - Direttore del Dipartimento Funzionale Aziendale diEmergenza -Urgenza - Direttore del Dipartimento di Emergenza - Accetttazione del Presidio Ospedaliero Vimercate - Direttore della S.C. di Anestesia e Rianimazione del PresidioOspedaliero Vimercate - Coordinatore dell’Azienda Ospedaliera di Desio e e Vimercateper le attività di prelievo d’organo e tessuti a scopo di trapianto Dal 1999 al 2000Ospedale San Raffaele di Milano - Coordinatore del blocco operatorio “B” e “C” (ChirurgiaGenerale e d’Urgenza,Ortopedia, Oculistica, Ginecologia)nell’ambito del Servizio di Anestesia e Rianimazione - Cattedra di Anestesia e Rianimazione (Dir. Prof. G.Torri) Dal 1998 al 1999Ospedale San Raffaele di Milano - Coordinatore del blocco operatorio “Q” (Chirurgia Vascolare,Toracica, Urologica), nell’ambito del Servizio di Anestesia eRianimazione - Cattedra di Anestesia e Rianimazione (Dir. Prof. G.Torri)Dal 1997 al 1998Ospedale San Raffaele di MilanoCoordinatore del gruppo Urgenza-Emergenza nell’ambito delServizio di Anestesia a Rianimazione Cattedra di Anestesia e Rianimazione (Dir. Prof. G.Torri)

  • so disinformazione il che è ancora peggio.Parlano di coma senza fare alcuna di-stinzione come se ne esistesse un tipo soloe/o di risvegli appena prima del prelievoetc.. Sono assurdità che però lasciano il se-gno e fanno danni enormi perché la gen-te si fida e crede in questi strumenti di in-formazione. In Lombardia lavoriamobene anche grazie ad un ottimo coordi-natore regionale il Prof.Vesconi che co-nosco da tanti anni e che è una personamolto valida, estremamente in gamba.

    Nella nostra Regione direi che la stra-grande maggioranza delle Terapie In-tensive, se messe in condizioni di farlo, pre-levano. Per quanto riguarda invece il di-scorso prelievo cornee sicuramente c’è an-cora molto lavoro da fare soprattutto a li-vello di sensibilizzazione medica.Pozzi: Questo conferma che l’Aido di Vi-mercate ha lavorato e continua a lavora-re bene. Ci fa piacere.Gallioli: La collaborazione con Aido sul no-stro territorio è molto positiva e con ot-timi risultati. Peccato che, come dicevo, sul-lo stesso piano della cultura della dona-zione non si pongano tv, radio e giorna-li.Callioni: È davvero molto interessantequesta sua sottolineatura. Forse è tempodi cercare una soluzione. Per esempio pro-muovere un disegno di legge che affidi,nelle redazioni, la possibilità di pubblica-re a giornalisti che abbiamo seguito spe-cifici corsi sul sistema sanitario in modo

    che sappiano quello che stanno per pub-blicare. Non una censura, quindi, ma alcontrario una proposta professionaliz-zante.Pozzi: Oppure si potrebbe mutuare lanormativa anglosassone. Un giornalista,prima di pubblicare, può chiedere confermadelle informazioni contenute nell’artico-lo o nel titolo ad un apposito centro mes-so a disposizione. In Spagna e in Germaniaquando un articolo viene ritenuto dannososi dispone la pubblicazione della rettificanella stessa posizione, stesso ingombro dipagina, con gli stessi caratteri. Qualcosabisognerà pur fare.Gallioli: Sono proposte sensate. I giorna-listi troppo spesso confondono i vari tipidi coma. Per esempio, sappiamo che da al-cuni tipi di coma, ove non vi è la mortecerebrale, ci si può risvegliare magari dopomesi o anni; siamo consapevoli di non po-terlo prevedere perché attualmente nonabbiamo gli strumenti/le conoscenzeper farlo. In questo ambito bisogna esseremolto umili perché succedono cose im-pressionanti. Mi ricordo il caso di un ra-gazzo al San Raffaele che aveva avutoun’embolia grassosa a causa di un inci-dente stradale. Per noi si era svegliatodopo tre mesi però ricordo che nell’ulti-mo mese gli mostravamo programmi te-levisivi al fine di stimolarlo. Quando in-fine si è svegliato abbiamo scoperto chesi ricordava perfettamente dei program-mi televisivi che aveva visto in un mo-mento in cui per noi era in coma vigile;inoltre sapeva perfettamente i nostrinomi e quelli degli infermieri perché ave-va sentito quando ci chiamavamo!! Quin-di questo giovane si era “svegliato” mol-to prima di quello che noi avevamo po-tuto rilevare con i nostri attuali mezzi sen-za che nessuno avesse potuto percepirealcunché. Ma il caso appena descritto non

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    I giornalisti troppo spesso confondono i vari tipi di coma. Per esempio, sappiamo

    che da alcuni tipi di coma, ove non vi è la morte cerebrale, ci si può risvegliare

    magari dopo mesi o anni

  • ha nulla a che vedere con un quadro dimorte cerebrale che autorizza al prelie-vo d’organi ove è rilevabile l’assenza diqualsiasi attività cerebrale, cosa che in-vece permane seppur alterata per esem-pio nel coma vigile. Questo per dire cheabbiamo ben presente le differenze dei variquadri clinici e quindi mai e poi mai an-dremmo a prelevare un paziente con at-tività cerebrale presente seppur alteratané potremmo mai farlo data la normati-va vigente. Invece a volte si trova sui gior-nali notizie inerenti al prelievo d’organoche fanno rabbrividire e si può star cer-ti che dal giorno della pubblicazione del-la falsa notizia e per un tot di mesi suc-cessivi le donazioni calano a testimonianzadel potere dei media e se le donazioni ca-lano qualcuno dei pazienti in lista d’attesapuò morire per colpa di quegli articoli….E allora, non c’è una responsabilità in que-sto? Perché il mondo dei giornalisti nonsi fa carico di una bella riflessione? Scaccabarozzi: Io avevo qualcosa da chie-dere al dott. Gallioli, ma in pratica mi hagià risposto sul discorso del lavoro che an-cora resta da fare sia per i prelievi di or-gani che per quello di tessuti. La rispostache mi ha dato è quella di una maggioreattenzione che si deve dare a qualche pos-sibile o probabile donatore. Per quanto ri-guarda gli organi, questo vale soprattut-to per quei pazienti che non sono anco-ra ricoverati in Terapia Intensiva ma sonoper esempio in Pronto Soccorso o in Stro-ke Unit. E lei mi ha anche detto che è ne-cessaria una maggiore sensibilizzazionein ambito medico in modo che il tutto fac-cia parte della cultura anche dei medici nonspecialisti in Anestesia-Rianimazione.Quello che noi nel nostro piccolo faccia-mo, si avvale anche del contributo delladr.ssa Simona Magni, anestesista nonchécoordinatore dell’attività di prelievo del p.o.di Vimercate, che collabora con noi da annie che fra l’altro ha un rapporto fantasti-co con i ragazzi delle scuole ove va a farlezione. Io non mi ci metto neanche an-che perché non ho la competenza mentredevo dire che lei è veramente brava.

    Testi a cura di Leonio CallioniHa collaborato Leonida Pozzi

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    Dal 1989 al 1996 Ospedale San Raffaele di Milano- Coordinatore, in qualità di aiuto, della Terapia IntensivaGenerale nell’ambito del Servizio di Anestesia e Rianimazione - Cattedra di Anestesia e Rianimazione (Dir. Prof. G.Torri) Dal 1985 al 1989 Ospedale San Raffaele di Milano- Assistente di ruolo presso il Servizio di Anestesia eRianimazione - Cattedra di Anestesia e Rianimazione (Dir. Prof. G.Torri) Dal 1983 al 1999 Europe Assistance Italia- Inizialmente Coordinatore dell’équipe sanitaria dell’OspedaleSan Raffaele di Milano e successivamente di tutte le équipessanitarie afferenti a Europe Assistance per i trasporti sanitarid’urgenza 1984Ospedale Herriot di Lione divisione di Urologia - Frequenza presso il Servizio di Anestesia e Rianimazione delmedesimo ospedale per i trapianti di rene e pancreas 1980Aereonautica Militare ItalianaUfficiale medico presso il III° Stormo dell’Aeronautica MilitareItaliana Verona-Villafranca

    ISTRUZIONE E FORMAZIONE 2012Regione Lombardia-Eupolis - Rivalidazione del Certificato di Formazione Manageriale 2004Regione Lombardia-Scuola Direzione Sanità - Certificato di Formazione Manageriale 1982Università Statale di Milano - Specialità con lode in Anestesia e Rianimazione 1979Università Statale di Milano - Laurea con lode in Medicina e Chirurgia 1972Liceo Scientifico “L.Cremona” di Milano - Maturità scientifica 50/60

    CAPACITÀ E COMPETENZE RELAZIONALI- Docente al corso di Anestesia e Rianimazione presso lafacoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi diMilano, dall’AA 1984-85 all’AA 1999-00.- Tutor presso la 1° Scuola di Specializzazione inAnestesiologia e Rianimazione dell’Università degli Studi diMilano dall’AA 1992-93 all’AA 1999-00.- Professore a contratto presso la 1° Scuola di Anestesiologiae Rianimazione dell’Università degli Studi di Milano dall’AA1989-90 all’AA 1991-92 e dall’AA 2001-02 all’AA 2006-07.

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    Le immagini delle campagnedi comunicazione per ri-percorrere 40 anni di sto-ria: è stata questa la sceltadel presidente nazionale

    Vincenzo Passarelli: “I volontari e gliiscritti Aido - ha esordito Passarelli,davanti ad una platea numerosa e at-tenta - sono da sempre testimoni di al-truismo, umanità, volontariato,gratuità, consapevolezza, responsabilitàe sono promotori di cultura della soli-darietà, del dono, della partecipazione,di stili di vita positivi e di salute.

    Passato“Le nostre radici trovano origine nel-l’attività di Giorgio Brumat che nel1971 fondò il DOB, la sua idea fu ca-rica di valori tanto positivi e coinvol-genti che il 26 febbrio del 1973 si diedevita all’Aido, impegnata sul piano na-zionale. Da quel momento abbiamofatto della comunicazione un punto cen-trale della nostra attività per dialogarecon il territorio, sensibilizzare le istitu-zioni, batterci per diritti importanticome quello alla salute”.

    AIDO: PASSATO, PRESENTE, FUTURO

    LUNGO LA LINEA DEL TEMPO I NUOVI OBIETTIVI ASSOCIATIVI

    Il 25 ottobre a Bergamo l’incontro di formazione tra i gruppi provinciali e il presidente nazionale Vincenzo Passarelli

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    Presente“Aido oggi conta 1.316.421 soci, nel1973 erano 9224. Le Regioni che fannoda traino al movimento nazionale sonoLombardia, Veneto, Emila Romagna.Aido è organizzata in 21 Consigli Re-gionali, 104 Sezioni Provinciali, 1.028Gruppi Comunali/Intercomunali/Rio-nali. Quello raggiunto è un traguardoimportante e che ci ha portato a farparte della Rete Nazionale Trapianti.Il nostro “presente” è cominciato, dopoanni di sensibilizzazione e di duro la-voro, il 1 aprile del 1999 con l’appro-vazione della Legge 91. Dopo quelladata è iniziata la nostra collaborazionecon le Istituzioni raccogliendo le di-chiarazioni di volontà che oggi regi-striamo nel sistema SIA 2, concentrandol’attenzione sulle dinamiche organiz-zative regionali e interregionali, cre-ando alleanze sul territorio con soggettidella società civile, continuando ad or-ganizzare iniziative di informazione esensibilizzazione.

    Futuro“La prevenzione sanitaria deve entrarea pieno titolo nella nostra missione di

    Vincenzo Passarelli

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    volontari: possiamo parlarne negli in-contri informativi con gli studenti e icittadini e sollecitarla, fare da pungolopresso le Istituzioni sanitarie.Organi e tessuti sono una risorsa checontribuisce ad assicurare all’interoPaese un sistema di cura appropriato econforme con quanto sancito dall’art. 32della Costituzione. Abbiamo una listadi attesa importante che può essere ab-battuta dalla donazione. Inserire il va-lore della donazione di organi e tessutitra i beni culturali della Nazione può

    essere importante, è un patrimonio cheunisce l’Italia, ed è una sfida che comecittadini possiamo rivolgere alle Istitu-zioni”.

    Indirizzi di Politica Associativa 2012 - 2016“Il ruolo di responsabilità che ci è stato ri-conosciuto, per il quale abbiamo diritti edoveri pari agli altri componenti della

    “Una giornata speciale perconoscere la nostra storiasenza la quale non si puòprogettare il futuro”: così il Cav. Leo-nida Pozzi per introdurre l’interventodel presidente nazionale VincenzoPassarelli.

    Nei prossimi mesi l’Aido vivràun rinnovamento profondo chene segnerà il futuro. Cosa nepensa?

    “In accordo con il presidente nazio-nale ritengo che il futuro ci vedrà im-pegnati per la definizione di unanuova Aido che, pur mantenendo lestrutture già esistenti, dovrà darsiun’organizzazione adatta alla reteentro la quale oggi è inserita. Neglianni l’associazione si è evoluta, neifatti è cresciuta, è diventata maturaper ripensare a quanto fatto e rimo-dularsi in base alle nuove necessità eai nuovi importanti impegni ai quali èchiamata. E’ opportuno cominciare apensare ad un’Aido diversa attra-verso il lavoro di ciascuno di noi. Do-vremo essere capaci di costruire unsistema solido e aggiornato, condi-viso dalla base”.

    Quale il ruolo dei soci Aido?“Ognuno di noi sarà chiamato ad as-sumere un attegiamento propositivo,attivo, dal territorio dovranno giun-gere feed back specifici perchè frutto

    di realtà diverse: riscontri preziosiper la definizione del nuovo profiloassociativo. Tutti saremo chiamati apartecipare alla stesura del docu-mento finale che ci condurrà poi allariforma dello Statuto nel 2015. Solocon la condivisione sarà poi possi-bile l’effettiva realizzazione dei nuoviindirizzi”.

    Lavoro quotidiano ed eventieccezionali, semplici soci enomi straordinari, cosa Le piacericordare di questi 40 anni?

    “Mi piace pensare al valore delleesperienze fatte giorno per giorno,alle migliaia di storie che attorno adAido si sono intrecciate, all’intensastoria associativa che ha lasciato unsegno incisivo nel mondo dei tra-pianti lottando per la salute dei ma-lati.Mi piace pensare alle conquistescientifiche che hanno portato i tra-pianti a salvare vite umane e a mi-gliorare la qualità della vita dimigliaia di persone; penso al 1902quando il prof Carrel fece le primesuture su vasi sanguigni, al 1954quando Murrey trapiantò un rene, al1963 a Starzl e al trapianto di fegato,al 1964 ad Hardy e al trapianto dipolmone, al 1967 a Barnard e alcuore. Ripenso all’inizio degli anni ‘70 conla nascita DOB (1971) e dell’ Aido(1973): erano anni intensi nei qualisi era maturata la percezione che latrapiantologia potesse diventare lamedicina del domani. Ripenso conemozione al 1980 e alla comparsadella ciclosporina, il primo medici-nale antirigetto. Ripenso ad un pas-sato che è diventato un presentepositivo che l’Aido ha contribuito acostruire.

    Cav. Leonida Pozzi Presidente Regionale

    Ritengo che il futuro ci vedràimpegnati per la definizione di unanuova Aido che, pur mantenendo lestrutture già esistenti, dovrà darsiun’organizzazione adatta alla reteentro la quale oggi è inserita.

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    Rete, ci spinge a dotarci di un modello or-ganizzativo adeguato al nuovo impegno.Siamo chiamati ad una riorganizzazioneassociativa e per questo abbiamo chiesto alleRegioni di scrivere un documento per in-dicarci in che direzione Aido dovrà andare.Hanno risposto in otto: Lombardia, Veneto,Emlia Romagna Piemonte, Lazio, Um-bria, Sardegna e Puglia. Ora una Com-missione, formata da un rappresentantedelle Regioni che hanno inviato il docu-mento e la Giunta Nazionale, ne redarràuna sintesi che tornerà sul territorio per es-

    sere fonte di dibattito, poi si arriverà aduna stesura definitiva da approvare nel2014, mentre nel 2015 in Assemblea visarà la modifica dello Statuto. Tutto dovràessere condiviso e interiorizzato per evitarecontrapposizioni e personalismi che com-portano un inutile dispendio di tempo e dienergie.Per costruire invece un sistema solido oc-corre fare appello all’altruismo. La storiacontinua, sono certo che tutti noi ci mette-remo ancora serietà, passione ed entusia-smo”.

    Il 25 ottobre il presidente nazionaleVincenzo Passarelli ha incontrato igruppi comunali della provincia diBergamo.

    Un’occasione di confrontoimportante, quali lemotivazioni?

    “Tutto è nato dalla necessità stessa delterritorio di sentirsi partecipe e propo-sitivo.Ogni anno organizziamo un corso di for-mazione in due date, considerate le pros-sime importanti tappe che Aido dovrà af-frontare, abbiamo pensato che un in-contro con il presidente nazionale fos-se necessario. A Bergamo ci sono 152gruppi comunali, con problematiche va-riegate, anche per il Presidente l’incon-tro con un territorio tanto ricco per espe-rienza era importante e nel calendario de-gli incontri è stato deciso di inserire an-che la nostra provincia”.

    Monica, Lei fa parte anche delleGiunta Nazionale, quali lepriorità del vostro lavoro neiprossimi mesi?

    “In occasione della Giunta del 30 no-vembre valuteremo e leggeremo con at-tenzione i documenti inviati dalle 8 Re-gioni che hanno risposto alla richiestadell’Aido. Prenderemo in considera-zione le indicazioni che ci suggerirannocome dovrebbe essere l’Aido in futuro,non considereremo in un primo mo-

    mento le proposte di modifica dello Sta-tuto, ma penseremo più al profilo as-sociativo. Ascolteremo i suggerimenti ri-cevuti per capire come è oggi l’Aido ecome dovrà essere in futuro.Scriveremo poi un nuovo documento ca-pace di raccogliere i molteplici stimoli ri-cevuti e lo rimanderemo sul territorio,per essere fonte di ulteriore discussio-ne. Da lì la redazione definitiva nel2014, prima della modifica dello Statu-to nel 2015”.

    Quali i cambiamenti necessaridopo 40 anni di storiaassociativa?

    “Il ricambio generazionale si rende ne-cessario a tutti i livelli, è necessario e op-portuno aprirsi ai giovani e alle loro mo-dalità comunicative. Passarelli ha giàcompiuto passi in avanti positivi am-pliando e rinnovando il sito nazionale,aprendo un profilo facebook, ma pos-siamo fare di più. Per coinvolgere i ra-gazzi non si deve imbrigliarli in schemiconsolidati, bensì lasciarli liberi di rela-zionarsi secondo nuove dinamiche. Iosono da 20 anni nell’Aido e, anche seanagraficamente sono ancora abba-stanza giovane, mi rendo conto che al-l’interno dei gruppi (a tutti i livelli) ser-vono nuovi punti di vista”.

    Lei è anche amministatricenazionale, servono novità anchein questo settore?

    “La volontà è quella di cercare solu-zioni che possano alleggerire i grup-pi comunali dal peso della burocrazia,che si è fatto pesante, troppo pesan-te. Sul piano amministrativo il sognosarebbe quello di avere su tutti i livelli:provinciale, regionale, nazionale un’unica tipologia di bilancio da applicarepoi nella realtà locale. È però unobiettivo molto difficile”.

    Quale, dal punto di vistapersonale, il valore di unimpegno tanto importante per ilrinnovamento associativo?

    “Mi piacerebbe far passare l’idea chedavvero l’Aido è una sola, che non hasenso dire “quelli del nazionale”. Chisi occupa di Aido a Roma è solo per-chè ha dedicato più tempo e costan-za rispetto ad altri, ma non c’è di-stacco con la base, è solo una que-stione di impegno associativo.Io sono stata per 12 anni, sia comevice e come presidente, nella sezio-ne provinciale ma confesso che il vero“sprint” me lo ha datto l’attività a li-vello nazionale. A Roma si incontra-no persone che vengono da tutta Ita-lia, da realtà diverse, si scambianoesperienze e si cresce. Il dialogo, a tut-ti i livelli, può essere la nostra piùgrande risorsa. Impegnarci per un’Ai-do aperta, propositiva e unita signi-fica dare un futuro a questa associa-zione”.

    Monica Vescovi Presidente Provinciale Bergamo

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    Nella nostra quotidianità,soprattutto se si svolgeun’attività regolare e dimodesta intensità, l’attodel respirare è talmente

    automatico e spontaneo da non essereavvertito, a meno che non vi si pongauna particolare attenzione, come adesempio quando voglio contare quantiatti respiratori compio al minuto. Solonel caso di un lavoro di alta intensità,come il correre o il salire una rampa discale, l’aumento del numero degli attirespiratori può essere avvertito co-scientemente. È questa una comuneesperienza e non desta nel soggetto al-cuna preoccupazione o ansia. È ovvioche nel caso di lavori estremi, l’au-mento degli atti respiratori e del bat-tito cardiaco è tale da creare uno statodi disagio (affaticamento) tale da co-stringerci ad interrompere l’attivitàfisica e ricondurre la ventilazione e lafrequenza cardiaca a valori più con-grui. Un lavoro estremo prolungatoanche in un soggetto sano, può por-tare a conseguenze spiacevoli. È un

    episodio storicoquello del mara-toneta italiano,Dorando Pe-tri, svenuto apochi metridal traguardod u r a n t el’Olimpiade diLondra del1908. Il medesimotipo di lavoro che inpianura di regola vienesvolto facilmente, senzasenso di fatica e au-mento avvertito dellafrequenza respiratoria,se eseguito in montagnaa grande altitudinecausa respiro affannoso,senso di affaticamento,talora vertigine, spro-porzionati all’entitàdello sforzo. Si è così co-stretti a fermarsi per “ri-prendere fiato” per untempo sufficiente a ripor-

    DISPNEAQUANDO

    IL RESPIRAREÈ FATICOSO

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    tare il ritmo del respiro e la frequenzacardiaca a valori più tollerati. Tuttoquesto è dovuto al minor tasso di os-sigeno presente nell’aria rarefatta adalta quota che induce ad aumentare laventilazione polmonare e la frequenzacardiaca onde assicurare una ossige-nazione sufficiente ai tessuti in rela-zione all’entità dello sforzo. Vi sonoinfatti nei punti strategici del nostroorganismo, dei “sensori” che valutanolo stato di ossigenazione del sangue edei tessuti istante per istante, invianodi conseguenza segnali nervosi ai cen-tri cerebrali del respiro e della attivitàcardiaca, regolandone l’attività se-condo le esigenze metaboliche del mo-mento. L’atto del respirare così comel’attività cardiaca sono funzioni auto-matiche e di esse non abbiamo pienacoscienza, avvenendo anche quandodormiamo. Vi sono però situazioni cli-niche nelle quali il respirare diventaconsapevole, difficoltoso e spiacevoleanche in condizioni di riposo o di at-tività fisica moderata; si parla allora di“dispnea”. Alla dispnea si associanosolitamente altre sensazioni che sonomolto utili al medico per la diagnosiverso la possibile origine patologicadel sintomo, quali la consapevolezza diun aumentato sforzo muscolare perinspirare e/o espirare aria, sensazionedi affaticamento a carico dei muscolidel torace e di una maggior difficoltàad espirare l’aria nei singoli atti re-spiratori o, al contrario, il bisogno diinspirare aria ancora prima di avercompletato l’atto ventilatorio prece-dente. La respirazione polmonare ha la fun-zione fondamentale di assicurare ilgiusto apporto d’ossigeno a tutte lecellule del nostro organismo, attra-verso lo scambio di questo gas tra ariapresente negli alveoli polmonari e ilsangue che scorre nella parete deglialveoli stessi. Contemporaneamenteil sangue cede all’aria un prodottodella combustione cellulare rappre-sentato dal CO2, che verrà quindi eli-minato con la espirazione. È questauna funzione vitale per l’organismo equalsiasi causa che ne alteri questo

    delicato equilibrio porta a scompensianche mortali dell’intero organismo.Le cause patologiche che sono allabase di questo sintomo sono assai va-rie e possono essere di origine pol-monare, ematica, chimica, neurologicae psichica. Tra le cause polmonari sidistinguono le patologie che riduconole capacità di espansione del torace,quali la fibrosi polmonare (restrittiva),in cui la dispnea compare solitamentea seguito di lavori anche modesti cherichiedono comunque un aumentodella ventilazione, oppure che sonocausate da aumentate resistenze allaintroduzione o espulsione dell’aria du-rante la normale ventilazione (ostrut-tiva) come nel caso comune dell’asmabronchiale. È questa una patologia as-sai diffusa e che è percentualmenteaumentata negli ultimi decenni nelle

    popolazioni dei paesi occidentali. Inquesti casi la dispnea è scatenata dauna esagerata risposta “costrittiva”delle piccole vie aeree bronchiali comerisposta alla esposizione di sostanzeallergizzanti, quali polveri, acari, pol-lini, peli di animali e numerose so-stanze chimiche presenti nell’aria am-bientale. Il sintomo può presentarsianche a riposo; il paziente avverte unareale difficoltà sia ad inspirare che adespirare, con affaticamento della mu-scolatura respiratoria, così che in ta-luni casi la respirazione diventa dolo-rosa. Se non prontamente curatal’asma può gradualmente aggravarsi(stato di male asmatico) ed evolvereverso una insufficienza respiratoriasevera. La dispnea di origine cardiacaè dovuta alla insufficienza cardiaca,cioè ridotta capacità del cuore a pom-pare il sangue nell’albero arterioso

    Vi sono situazioni cliniche nelle quali il respirare diventa consapevole,difficoltoso e spiacevole anche incondizioni di riposo o di attività fisicamoderata; si parla allora di “dispnea”.

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    (gettata cardiaca) in relazione alle ne-cessità metaboliche del momento, comedurante un’attività fisica (dispnea dasforzo). Nei casi più severi la dispneapuò presentarsi anche in condizioni ariposo (dispnea a riposo e ortopnea). La“scarsità” di ossigeno nel sangue e neitessuti, l’aumento dell’acidosi tissutalee cerebrale determinano una maggiorstimolazione del centro cerebrale delrespiro così da indurre un aumentodella ventilazione (iperventilazione). Nei casi gravi di scompenso i polmoniappaiono meno elastici, congesti ededematosi, per aumentata quantità di li-quido presente nel tessuto polmonare,che rende più difficoltosi gli scambi re-spiratori tra aria e sangue (ipossia) equindi riduce la ossigenazione del san-gue. L’insufficienza cardiaca rappre-senta lo stato più avanzato di moltemalattie cardiache come quelle che col-piscono le valvole cardiache (insuffi-cienza e stenosi mitralica; insufficienzao stenosi aortica), o il miocardio (mio-cardiopatia ischemica, miocardiopatiadilatata, miocarditi ecc) o che interes-sano il pericardio (pericardite con ver-samento). Anche gravi anemie con ri-duzione drastica del numero dei globulirossi presenti nel sangue a seguito diuna grave emorragia oppure per unamalattia ematologica (leucemia, ane-mia emolitica) presentano vari gradidi dispnea, soprattutto da sforzo. Ladispnea seppure più raramente, puòpresentarsi in casi di intossicazione chi-

    La dispnea è un sintomo non una malattia. Evitareuna vita sedentaria conscarsa attività fisica è unpunto fondamentale permantenere una efficientefunzione respiratoria ecardiaca. Se la nostra muscolatura è scarsamente “allenata”, a parità di sforzo fisicorichiederà un lavororespiratorio e cardiacomaggiore e quindi un piùfacile affaticamento.

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    mica, come nell’acidosi diabetica onella intossicazione da ossido di car-bonio (CO) e a seguito di lesioni cere-brali (emorragie). Sono infine de-scritte forme di iperventilazioneisterica. In presenza di una dispneasia soggettiva, cioè riferita dal sog-getto, che obiettiva, cioè riscontrabiledal medico durante il consueto esameclinico, l’anamnesi accurata, cioè lapuntuale descrizione del modo di in-sorgenza, intensità, qualità del respiroè fondamentale per indirizzare allagiusta diagnosi. L’esame obiettivo me-dico aggiunge ulteriori fondamentalielementi di giudizio indispensabili perla scelta degli esami strutturali e di la-boratorio più utili a precisare la naturae la gravità della patologia e per pre-disporre il trattamento terapeuticopiù opportuno. L’esame diagnosticodi 1° livello utilizzato di routine per ef-fettuare una iniziale valutazione dellafunzionalità polmonare è la Spirome-tria. Questo è un esame semplice enon invasivo che valuta la funzionalitàrespiratoria. Vista la sua utilità e vistal’assenza di controindicazioni alcuna,viene effettuato a livello preventivo evalutativo durante le visite per l’ido-neità agonistica allo sport, con loscopo di valutare lo stato di patologiepolmonari note (ad esempio l’efficaciadella terapia in un giovane asmatico)o di diagnosticarne di nuove (ad esem-pio un asma sub-clinico o l’istaurarsidelle prime alterazioni funzionali dafumo di sigaretta). I risultati ottenuti, accuratamente in-terpretati dal medico, permettono in-fatti di valutare sia la capacità polmo-nare che le pervietà dei bronchi. Laspirometria permette quindi di valu-tare la tipologia di alterazione funzio-nale eventualmente presente (restrit-tiva, ostruttiva, mista) e il suo grado(lieve, moderato, grave, molto grave),potendo indirizzare verso una ipotesidiagnostica, verso una adeguata tera-pia o verso gli accertamenti più idonei.La dispnea è quindi un sintomo nonuna malattia. La prevenzione non può che essererivolta non tanto al sintomo quanto

    alla malattia sottostante. Certamentevi sono dei suggerimenti che sono co-muni per tutte le malattie a carico del-l’apparato cardiovascolare e respira-torio, in quanto l’attività di questiapparati è strettamente dipendenteuna all’altra. Evitare una vita seden-taria con scarsa attività fisica è unpunto fondamentale per mantenereuna efficiente funzione respiratoria ecardiaca. Se la nostra muscolatura èscarsamente “allenata”, a parità disforzo fisico richiederà un lavoro re-spiratorio e cardiaco maggiore equindi un più facile affaticamento.L’obesità e il sovrappeso causano unariduzione della efficienza respiratoriae cardiaca. Vi sono casi, come nella sindrome diPickwick dal personaggio del famosoromanzo di Dickens, in cui l’obesità e

    tale da portare ad una vera e propriainsufficienza respiratoria grave. Ancheil mantenere un peso corporeo otti-male aiuta a mantenere efficiente lafunzione respiratoria e cardiaca. Ma èsoprattutto l’evitare di fumare tabacco,in modo particolare sotto forma di si-garette e sigari, l’atteggiamento piùsalutare per evitare di incorrere sia inpatologie croniche respiratorie quali lafibrosi polmonare, la broncopatia cro-nica ostruttiva, i tumori, ma ancheper evitare di incorrere nella cardio-patia ischemica, una delle patologiecardiologiche più diffuse e devastantinei fumatori cronici. Attività fisica, astensione dal fumo,dieta adeguata dal punto di vistaquantitativo e qualitativo sono le stra-tegie per mantenersi in forma ed evi-tare questo disturbo.

    Dott. Gaetano Bianchi

    Attività fisica, astensione dal fumo, dieta adeguata dal punto di vistaquantitativo e qualitativo sono le strategie per mantenersi in forma ed evitare questo disturbo.

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    Il cibo che mangiamo può influen-zare la respirazione. Il corpo uti-lizza il cibo per ricavarne l’ener-gia necessaria a tutte le sue fun-zioni e alle attività quotidiane. Il

    processo attraverso il quale l’orga-nismo trasforma gli alimenti in ener-gia si chiama metabolismo: ossigenoe cibo sono le materie prime delprocesso e l’energia e l’anidride car-bonica sono i prodotti ultimi. L’ani-dride carbonica è un prodotto discarto e viene espirata, buttata fuoridal corpo. Un giusto apporto di nu-trienti con la dieta può aiutare a re-spirare meglio.

    Radicali liberi e antiossidantiI fattori dietetici influiscono su mol-te malattie e possono anche modifi-care significativamente la risposta del-l’organismo all’esposizione a sostan-ze dannose come fumo di tabacco,agenti infettivi e inquinamento. Unadieta adeguata può essere in grado diinibire, arrestare o addirittura cam-biare la reazione del corpo agli agen-ti che lo aggrediscono, mentre unadieta carente potrebbe aumentarne lasuscettibilità. Gli atomi, che sono la

    parte più piccola di un’elemento chene conserva le proprietà chimiche,assomigliano a un microscopicosistema solare fatto da un nucleointorno al quale ruotano in or-bite diverse gli elettroni. Capitache nell’orbita esterna manchiun elettrone, allora il compo-sto o l’elemento diventa un ra-dicale libero che è instabile eper stabilizzarsi dovrà pren-dere un elettrone a un’altrocomposto o elemento, inne-scando un processo di ossi-

    MANGIARE MEGLIO per RESPIRARE MEGLIO

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    dazioni a catena.Queste reazioni sonoindispensabili alla vita e accadano dicontinuo nell’organismo, ma quandoi radicali liberi prodotti sono troppie non sono neutralizzati da sostanzeantiossidanti, vengono danneggiatele strutture cellulari, l’organismo in-vecchia e si ammala.

    Fattori alimentari e reazioni infiammatorieDiversi fattori dietetici rivestono unruolo di primo piano nelle reazioni in-fiammatorie che coinvolgono i pol-moni, nelle attività della muscolatu-ra liscia dei bronchi e nelle reazionienzimatiche che agiscono sulla tra-smissione neuromuscolare. Questifattori includono vitamine antiossi-danti, acidi grassi della serie omega3, di cui è ricco il pesce azzurro e unadeguato apporto energetico. Le so-stanze antiossidanti sono importan-ti per il mantenimento delle funzio-ni polmonari. Una dieta ricca di an-tiossidanti come il selenio che si tro-va nei cereali, in alcune carni e frut-ti di mare; il betacarotene, che si tra-sforma in vitamina A nell’organismo;la vitamina C, e i flavonoidi di cuisono ricchi molti frutti e molti ortaggie la vitamina E di cui sono ricchi al-cuni oli come l’olio di semi di girasolee di soia puo’ aumentare le difese na-turali e ridurre la suscettibilità del-le vie respiratorie all’attacco degliagenti ossidanti come il fumo di si-garetta e l’inquinamento che au-mentano la produzione di radicali li-beri, responsabili dell’infiammazione.

    Carboidrati e grassiGli alimenti contengono tre princi-pali fonti di energia : carboidrati, pro-teine e grassi. Il metabolismo di cia-scuna di queste fonti energetiche ri-chiede una diversa quantità di ossi-geno e produce una diversa quanti-tà di anidride carbonica. Il metaboli-smo dei carboidrati o zuccheri, ri-spetto alla quantità di ossigeno uti-lizzata, produce più anidride carbo-nica, mentre il metabolismo dei gras-si ne produce meno, per questo mo-

    tivo, nei casi di insufficienza respira-toria, una dieta con meno carboidra-ti e più grassi aiuta a respirare meglio.Chi ha insufficienza respiratoria do-vrebbe evitare soprattutto gli zuccherisemplici come lo zucchero comune osaccarosio e le bevande che lo con-tengono e preferire tra i grassi quel-li mono e polinsaturi come l’olio di oli-va extravergine e gli oli di semi disoia, girasole e mais, usati crudi percondire.

    Le proteineI muscoli sono composti di proteinee per mantenere efficienti i muscoli re-spiratori bisogna soddisfare il fabbi-sogno giornaliero che è di 0,8 – 1 gper kg di peso corporeo per un adul-to. Questo significa che una personadi 70 kg ha bisogno di circa 60-70 gdi proteine al giorno. Le migliori fon-ti di proteine sono quelle di origineanimale come uova, carne, pesce,pollame, latte e derivati ma anche i le-gumi, soprattutto abbinati ai cerealiin piatti unici come pasta e fagioli oriso e lenticchie possono contribuirea soddisfare il fabbisogno proteico.

    Energia Il sovrappeso e l’obesità aumentanoil lavoro di cuore e polmoni già sof-ferenti per la scarsità di ossigeno nelsangue. È quindi indispensabile man-tenere un giusto peso e/o perdere ikg di troppo.Può succedere che chi soffre d’insuf-ficienza respiratoria sia sottopesoperché questa condizione porta spes-so ad un aumento delle richiesteenergetiche e /o a una diminuzionedell’introito di calorie con gli alimenti.Anche un eccessivo dimagrimento èdannoso e deve essere corretto, per-ché indebolisce i muscoli respiratorie peggiora l’insufficienza respiratoria.Chi soffre di insufficienza respirato-ria deve pesarsi regolarmente e av-visare il medico se nota perdita o au-mento di peso.

    Frazionare i pastiE’ bene evitare i pasti troppo abbon-

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    danti e preferire un’alimentazionefrazionata da molti spuntini in mododa non impegnare eccessivamentel’apparato digerente che avrebbe bi-sogno di maggior consumo di ossi-geno per lavorare. Mangiare più piccoli pasti al giornoinvece di due o tre pasti abbondantiaiuta a nutrirsi bene senza soffrire peril disagio di uno stomaco troppopieno che premerebbe contro il dia-framma, impedendogli di abbassarsiper dare più spazio ai polmoni perespandersi. Il disagio dopo il pastopuò essere evitato anche rinuncian-do agli alimenti che possono produrregas come broccoli, cavolfiori, fagiolie bevande gassate e mangiando len-tamente e in modo rilassato in mododa non ingoiare aria.

    Consigli dietetici>Scegliete alimenti facili da prepa-rare. Se utilizzate tutta la vostra

    energia per cucinare, non ne avreteabbastanza per mangiare.>Chiedete aiuto a parenti e amici percucinare e per fare la spesa.>Se siete troppo stanchi per mangiarenel corso della giornata, mangiate lamattina.>Evitate cibi che provocano gas ogonfiore.>Mangiate 4-6 piccoli pasti al gior-no, in questo modo il diaframma simuove liberamente e lascia che ipolmoni si riempiano di aria e si svuo-tino più facilmente.>Mangiate e masticate il cibo lenta-mente, respirando profondamentedurante la masticazione. >Scegliete alimenti facili da masticare. >Se non avete problemi di sovrap-peso, usate olio extravergine d’olivaabbondante per condire.>Bevete lontano dai pasti per evita-re di sentirvi troppo pieni.

    Cristina Grande

    Esempio di alimentazioneColazione

    Latte intero con muesli o spremuta d’arance con una piccola fetta di dolce

    Primo spuntinoUn frutto o uno yogurt intero

    Secondo spuntinoUna fetta di pane integrale con formaggio o una fetta di pane integrale con tonno o salmone

    Terzo spuntinoFrappè con frutta fresca e panna oppure un gelato alla fruttaCenaPollo arrosto con patate e caroteoppure due uova in tegame e purè

    PranzoRisotto alla pescatora oppure pasta ai 4 formaggiVerdure lesse con olio oppure insalata con olio

    Quarto spuntinoUna manciata di frutta secca oppure una fetta di pane integrale con burro di arachidi

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    “Sto per fare ciò che lepersone adulte (maforse sarebbe piùefficace tradurre di-rettamente con il

    termine “vecchie”, visto l’oggettoma soprattutto il tono del discorsoche andrà a trattare l’autore ndr.) han-no sempre fatto nella storia: chiame-rò quelli più giovani di me pigri, au-toreferenziali, superficiali e presun-tuosi. Ma io ho ricerche e dichiara-zioni fatte da rispettabili accademiciche suffragano ciò che dico! Micacome i miei genitori, nonni e bisnonni.Io lo dico con le prove!” Questo è l’ini-zio esilarante di un articolo pubblicatodal Time alcuni mesi fa sul tema deiMillennial, ovvero su di un gruppo di80 milioni di individui in America cheoggi hanno un’età intorno ai ventianni e rappresentano il più grandegruppo di coscritti che quel paese ab-bia mai avuto. E non si tratta di un fe-nomeno esclusivamente americano,anzi. “ In ogni paese i Millennial sonodiversi ma a causa della globalizza-zione, dei social media, dell’esporta-zione della cultura occidentale e del-la velocità con cui avvengono i cam-biamenti, i Millennial nel mondosono molto più simili tra loro diquanto, nelle generazioni preceden-ti, lo fossero due coetanei nella stes-sa nazione” racconta infatti il Time“Anche in Cina, nonostante la storiafamiliare sia più importante di quel-la individuale, con Internet, l’urba-nizzazione e la politica cinese di ave-re solo un figlio per coppia, si è venutaa creare una generazione di giovaninarcisisti e autoreferenziali simile aquella presente in Occidente”. Il lun-go servizio, molto più serio ed insie-me molto più ottimista di quel chesembri ad una prima veloce occhiata,

    riporta i pensieri del giornalista JoelStein, penna di punta del settimana-le americano. Nel suo lungo servizioStein riporta le famose prove a sup-porto delle sue parole e dei suoi giu-dizi sui giovani americani che rap-presentano la generazione nata tra lafine degli anni 90 e gli anni 2000, suc-cessiva quindi alla Generazione Xcomposta invece da quelle personeche sono nate tra gli anni 1970 e1980. I famosi dati di cui parlava al-

    Il Time dedica la copertina ai «Millennials»i ragazzi che oggi hanno circa vent’anniE il mondo si accorge che esistono

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    l’inizio il giornalista riguardano l’in-cidenza del narcisismo, inteso comepatologia psichica ovvero disordinedella personalità, sulla popolazioneamericana e come questo disagio siaquasi tre volte superiore nelle personeventenni di adesso rispetto a quelleche oggi hanno 65 anni o di più. Se-condo i dati dell’Istituto nazionaledella Sanità americana inoltre, più del58% degli studenti liceali del 2009 hamaggiori problemi di narcisismo ri-spetto ai ragazzi del 1982. “I Mil-lennials” sono ossessionati dalla vi-sibilità e dalla fama. Le ragazze del-le scuole medie vogliono diventare se-gretarie di una persona famosa, comepuo’ essere un senatore, tre volte dipiù del passato e quattro volte di piùse si tratta di fare l’assistente perso-nale di un amministratore delegato diuna grande società. Sono convinti chesentiranno sul momento qual’e’ lascelta giusta da fare in ogni occasio-ne anche se il loro sviluppo all’internodella società è stentato considerandoche per la maggior parte, i giovani trai 18 ed i 28 anni, vivono ancora coni genitori anziché con un compagnoo un consorte”. Ma il quadro non èancora completo “i Millennials sonopigri” asserisce Stein, numeri allamano “Mentre nel 1992 l’80% dellepersone sotto i 23 anni voleva avereun giorno un lavoro dalle grandi re-sponsabilità dieci anni dopo questogruppo si riduce a solo il 60%”. La ra-gione della mutata natura dei giova-ni americani viene cercata, comesempre nei paesi anglosassoni, nel-l’educazione ricevuta. “Sono diventaticosì anche perché in parte abbiamosbagliato noi genitori della genera-zione anni 70 che, per aumentare l’au-tostima dei nostri bambini, abbiamospinto inconsapevolmente anche sultasto del loro narcisismo. Un errorecommesso senza volerlo” dice lo psi-cologo della Florida Roy Baumeisterintervistato da Stein “Abbiamo sco-perto tardi che cercando di aumentarel’autostima di pari passo finivamo conl’aumentare anche il narcisismo. Diresemplicemente ai propri figli che gli

    I MILLENNIALS VISTI DAI GIORNALISTI IN ITALIA

    L’OTTIMISMO RISCHIA DI RESTARESOLO AGLI ANGLOFONI

    All’indomani dell’uscita in edicola del Time con il suo ampio ser-vizio sui Millennials, i giovani ventenni americani di oggi, anchein Italia si è acceso subito l’interesse per questo argomento.Quotidiani, settimanali e anche mensili ne hanno iniziato a parlare par-tendo proprio da interviste ai giovani esponenti della generazione inesame o andando a sbirciare sui profili Facebook dei soggetti inte-ressanti per questa analisi. La sensazione, leggendo o rileggendo gliarticoli pubblicati all’indomani del servizio uscito sul settimanale ame-ricano, è quella di un paese che non aspettava altro per poter tornaresull’amato argomento “giovani” con nuove argomentazioni e spunti.Magari con la speranza di uscire dal solito, polveroso schema de “ivecchi non capiscono i giovani e viceversa”. Purtroppo però, alla finedelle letture, sembra che il risultato non sia stato tanto innovativo dascardinare le consolidate abitudini italiane. Mi riferisco all’inclinazioneitalica al lamento per la perdita delle sorti magnifiche e progressive infavore di una decadenza dei costumi e dei valori incarnata dalle nuovegenerazioni di turno. “Non si sa dove ci porterà il web e come mute-ranno le nostre vite, non si sa quanto saremo capaci di adattarci auna società globale che ci rende visibili a tutti sempre e comunque”ripete puntuale ogni settimana Roberto Cortoneo in “Blowin’in TheWeb” la sua rubrica su Sette, “non sappiamo come tutelare la nostraprivacy, e come conservare i nostri ricordi”. E come lui se ne potreb-bero citare ancora molti di opinionisti, giornalisti e tuttologi italiani cheinsuflano nei lettori paure per un mondo che fa sentire prima di tuttoloro stessi degli estranei, scrittori sperduti che si ostinano, ma forsenon possono fare altrimenti, ad analizzare con le loro categorie, chesi potrebbero definire analogiche, un mondo che invece è digitale.“Prima o poi capiremo quali danni possono fare i social e il web 2.0sulla nostra vita” continua ancora il giornalista del Corriere della Sera.Quello che colpisce in tutti questi interventi “made in Italy” è la di-stanza siderale che li divide dal tono con cui invece viene trattato lostesso argomento da culture a noi vicine eppure, in questo caso al-meno, nei fatti distanti. In America ed Inghilterra infatti, il fenomeno deiMillennial è stato analizzato a partire dal servizio di un giornalista, JoelStein, conosciuto per l’arguzia dei ragionamenti e lo humor, spessoautoreferenziale, con cui affronta le varie tematiche nella sua rubricasettimanale sul Time. “Un quarantunenne” come lui stesso si definisce“forse cresciuto in tardo” ma che non vede niente di eclatantementenuovo nei Millennials e che un po’ li canzona e molto di più invece liguarda con speranza e ottimismo. Da noi invece, a parlar di giovaniventi-trentenni, ci si sono messi spesso giornalisti che hanno utiliz-zato la loro esperienza e le loro convinzioni per guardare con preoc-cupazione, ma soprattutto profonda distanza, a questi nuovi

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    si vuole bene è il messaggio miglio-re. Anziché raccontargli la fiaba del-l’essere campioni a prescindere. Percui conclude “Tutti colori che sonocresciuti con genitori che hanno con-tinuato loro a ripetere quanto bravie capaci fossero e poi, una volta cre-sciuti, non hanno trovato conferme diquesto dal mondo esterno, diventanodei frustrati. Perché provano sullaloro pelle l’esperienza del mondoche rifiuta di confermargli quanto ma-gnifici loro stessi sono convinti di es-sere”. Narcisi, pigri e anche frustra-ti. Ma il quadro che emerge dai datidi Stein sui Millennial manca anco-ra di alcuni particolari. “Mai prima dioggi nella storia le persone sonocresciute raggiungendo l’eta’ di 23anni in un ambiente caratterizzatodalla presenza dominante dei propripari. Sotto l’influenza costante dei loroamici” spiega un altro accademico, ilprof Bauerlein “ fino ad oggi la cre-scita dei nostri ragazzi è avvenuta inpresenza di una forte componente diadulti, genitori e poi datori di lavoro.Per sviluppare la propria intelligen-za un ragazzo ha infatti bisogno di re-lazionarsi con adulti, non di andarein giro tutto il tempo con i coetanei”.In effetti, come riporta Stein, questagenerazione trascorre il proprio tem-po interagendo in continuazione congli altri compagni. Anche se l’inte-razione è perennemente mediata dal-lo schermo di un pc o un cellulare. “Il70% di loro controlla il proprio tele-fono almeno una volta all’ora ed al-cuni hanno la sindrome della vibra-zione fantasma. Cioè, se hanno il cel-lulare nella tasca credono di perce-pirne la vibrazione anche quando nonè così”. Secondo i dati in possesso delgiornalista questo stile di vita, sem-pre alla ricerca del contatto virtualecon gli altri pari, ha minato la crea-tività di questa generazione ed anchela loro capacità empatica. “Non solomancano di quel genere di empatiache permette loro di entrare emoti-vamente in contatto con gli altri, mahanno anche difficoltà a capire, a li-vello intellettuale, il punto di vista de-

    protagonisti che si stanno affacciando all’orizzonte della cittadinanzaattiva. Il fenomeno dei Millennials viene descritto in termini di, cito daititoli di vari giornali, “Cancellazione di passato e futuro (...) sensazionedi disagio (...) sgomento (...) problemi (...) patologia invalidante (...)notizia per niente buona”. Un attacco di pessimismo in piena regolache esonda dalle pagine nazionali sommergendo gli spunti di ottimi-smo che comunque anche da noi esistono. “Sicuramente si passeràattraverso una fase di smarrimento, ma i vantaggi alla lunga sarannoinnegabili”. Ha spiegato infatti lo psicoterapeuta Alfio Maggiolini, do-cente di Psicologia del ciclo della vita all’Università’ Bicocca di Milano,intervistato da Gioia “Se la scuola non riprende la propria funzione dicollegamento tra l’apprendimento e il processo di costruzione del-l’identità da parte dei ragazzi, si deve lasciare loro la possibilità di fareda soli: cosa che a dire il vero sta già avvenendo (...)lo sfrangiamentosociale porta i ragazzi a cercare da soli degli indicatori di valori senzai quali non possono costruire l’identità di cui hanno bisogno (...) La li-bera scelta porta ciascuno a costruirsi in autonomia. E in questo pas-saggio c’è più spazio per la creatività di quanto si possa immaginare”.Potremmo dire che sul tema Millennials in Italia, ma non solo, si staassistendo ad uno scontro tra apocalittici e integrati. Tra coloro chenelle nuove generazioni e nel web vedono l’affievolirsi dei punti di ri-ferimento sociali, personali e privati e coloro che ritengono invece chesi tratti di un “cambiamento a cui possiamo dare valenze diverse inbase a cosa abbiamo idea sia il cambiamento e la sua essenza” (J.Stein, Time ). Certo il fatto stesso che i Millennials siano i ventenni di oggi per gliamericani e in Italia sono invece identificati con i trentenni (v. box sulRapporto giovani 2013 della fondazione Toniolo) dovrebbe gia’ far ri-flettere, ma certo la tendenza ad analizzare in una prospettiva passatauna situazione nuova è abitudine inveterata e porta facilmente al pes-simismo, alla non comprensione dell’altro e diverso da sé e quindi aun giudizio definitivo senza possibilità di recupero. Non solo in Italia. “I giovani sono costantemente impegnati in una operazione di auto-promozione che è diversa dall’espressione del sé “ racconta dalle co-lonne di Vanity Fair America la giornalista Nancy Jo Sales “se sui socialnetwork manca loro l’attenzione si deprimono ed hanno l’ossessioneper le celebrity al cui posto vorrebbero essere”. Da un suo articolodel 2010 la regista Sofia Coppola ha tratto spunto per The Bling Ring,il film del 2013 che ripropone un fatto di cronaca realmente accadutoin cui un gruppo di ragazzi americani delle superiori saccheggia lecase delle star quando queste erano assenti. “Mi ha sconvolto l’as-senza totale di una morale in grado di guidare questi ragazzi e per ciòho deciso di approfondire la notizia” ha raccontato la Sales, cercandouna via per comprendere i nuovi giovani, i ventenni di cui ancora,sempre usando le parole di Stein “ è facile fare generalizzazioni”. Per-ché in ultima analisi questa è la sfida: acquisire la capacità di discer-nere la realtà attuale, intravedendone magari anche le linee di sviluppofuturo, anziché farla abortire o bocciarla prima ancora di averla vistosbocciare. E tutto questo tenendo ben in mente che un tale risultatolo si può ottenere solo se si riuscirà a guardare il presente con occhinon compromessi da pregiudizi.

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    gli altri”. Quando sembra che abbiascritto l’epigrafe sulla tomba di unagenerazione perduta, ecco che Steincambia invece registro. O almenosembrerebbe. “ Ciò che questi ragaz-zi sanno fare davvero bene è trasfor-mare se stessi in brand, in marche, evendersi come dei personaggi”. Il pal-co per questa trasformazione è ov-viamente internet, Facebook in par-ticolare, dove i ragazzi cercano direinventare almeno in parte la lorovita rendendola meno noiosa e banaledi quella reale. Postano sui social me-dia foto di feste, amici sorridenti egrandi risate che, se risultano credi-bili, li trasformano in mini-star delweb con centinaia di followers (per-

    sone che seguono le loro attività online) e friends che dicono “i like” suFacebook (amici virtuali che espri-mono “mi piace” sul social networkFacebook). “Le persone normalmen-te non sono in grado di definirsi comeun particolare tipo di personalitàprima dei trent’anni. Riuscire a dar-si una definizione intorno ai 14 anniè davvero un gigantesco salto evolu-tivo”. “MeMeMe Generation. Whythey’ll save all us”, ovvero “La Ge-nerazione Io Io Io. Perché loro ci sal-veranno tutti quanti” è un articolo cheil Time ha usato per la sua coperti-na del maggio scorso, un servizio cheha fatto e tutt’ora fa molto discutereprofessori, opinion leader e scrittori

    SelfieLA PAROLA DELL’ANNO

    PER OXFORD DICTIONARIES

    Il 28 agosto scorso L’Oxford EnglishDictionary ha inserito alcuni nuovitermini nel suo vocabolario. Tra questianche la parola selfie, di cui ha fornitoquesta definizione: “Una fotografia cheuna persona ha scattato a sé stessa,solitamente con uno smartphone o unawebcam, e che poi carica ( quindipubblicandola ndr.) su un social media”.In pratica si tratta dell’autoscattorealizzato con il telefonino, allungando lamano e riprendendosi da soli. A fronte diun uso di questa stessa parola cresciutodel 17.000 per cento nell’ultimo anno,selfie e’ stata incoronata lo scorso 19novembre ‘parola dell’anno 2013” daglistessi redattori del dizionario più famosoal mondo che, avendone costatato lavitalità, ovvero l’enorme diffusione nelcorso dell’anno, l’hanno definita “parolapiù dirompente, utilizzata e nuova diquesto 2013”. Selfie ha battuto altreparole in corsa per “il titolo”, tutte legateal web e relative in particolareall’indigestione da video e alla verifica neinegozi prima di acquistare un bene. Ma

    torniamo alla parola vincitrice. Ad unaveloce lettura la definizione di selfiesembrerebbe un semplice sinonimo delpiù vecchio e utilizzato termine“autoscatto” ma ad una attenta analisi,maggiormente approfondita, emergeinvece una differenza sostanziale. Primadell’era dei social media l’autoscatto erauna pratica privata, legata al tempo in cuisi doveva mettere ancora la macchinafotografica sul cavalletto, impostare iltimer, mettersi in posa davantiall’obbiettivo ed aspettare che la pellicolanella macchia venisse impressionata. Lefoto realizzate in questo modo risultavanopero’ spesso sfocate o sovraesposte,magari anche inquadrate male, erestavano quindi chiuse in un cassetto oin una scatola, senza che nessuno neconoscesse mai l’esistenza. Con

    l’affermarsi dei social network invece,che pretendono almeno una foto profiloper poter partecipare al gruppo, e ladiffusione degli smartphone conmacchina fotografica integrata,l’autoscatto diventa quotidiano.Certificazione di quella che GianluigiColin, dalle colonne de La lettura, chiamauna “nuova estetica collettiva”. La parolaselfie ha iniziato a circolare in rete dal2005 circa ma e’ dai primi del 2000 chele persone hanno iniziato a scattarsi fotosistematicamente, pubblicandole supiattaforme di condivisione comeMySpace, il social network precedente aFacebook. La “MySpace pic”, ovvero lafoto di MySpace, “era un autoritrattoamatoriale, con un flash accecante,spesso scattato di fronte allo specchio diun bagno - come ricorda Kate Losse del

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    dall’America all’Europa. Il motivo, se-condo lo stesso Stein, è che “loro (lanuova generazione ndr.) non hannobisogno di noi e per questo ci terro-rizzano”ovvero non riusciamo a ca-pirli, li temiamo e alla fine li ghet-tizziamo in generalizzazioni che cifanno perdere i veri caratteri di chi ab-biamo di fronte. “Loro non sono solola generazione con il maggior numerodi appartenenti che noi abbiamo maiconosciuto” dice infatti il giornalistaamericano “ ma probabilmente anchel’ultimo grande gruppo di coscritti sucui è facile fare generalizzazioni”. Perquesto motivo Joel Stein opera allo-ra un distacco ironico dall’oggettodella sua indagine, aprendo la pro-

    spettiva ad un orizzonte più ampio delsemplice e semplicistico giudizio ne-gativo sul loro conto. “Sono andatoavanti in questo articolo senza par-lare di me quanto ho potuto. Adessovi racconto di quando ho finito i mieistudi e...”. Joel Stein si mette a que-sto punto a parlare di sé, si professaspudoratamente narcisista e a 41anni dichiara di possedere tutti itratti che caratterizzano la genera-zione dei Millennials che fin qui hadescritto come pigra e autoreferen-ziale. “Il narcisismo c’è da tempo innoi. Solo che i nostri ventenni hannogli strumenti adatti per svilupparlomolto di più di quanto potessimo noi,o i nostri genitori. Pensate forse che

    giornale americano The New Yorker - conl’avvento di Facebook invece, con la suaestetica più curata e una tecnologia piùavanzata che permetteva di mettere afuoco meglio e con una risoluzione piùalta, le foto su MySpace divennerosinonimo di cattivo gusto eimprovvisazione banale”. La storiadell’evoluzione del selfie ha avuto quindiun ulteriore balzo quali-quantitativo conl’imporsi di altre piattaforme comeIstagram e pinterst, completamentededicate alle foto, che potevano contaresull’apporto tecnologico di fotocameredigitali frontali posizionate suglismartphone per scattare foto ancora piùprecise e ben inquadrate. Oggi si può dire che il web siafondamentalmente caratterizzato daiselfie, milioni di autoscatti fatti dapersone ignote ma anche da star dellamusica e celebrity varie. Tra gli esempieclatanti di quanto detto si ricorderannocerto gli autoscatti dei narcotrafficanti inSud America, realizzati dagli stessicriminali e poi postati sui loro socialnetwork, e, all’opposto, il “papal selfie”ovvero quell’autoscatto che ritrae trescout piacentini insieme a PapaFrancesco il 30 agosto 2013.Quest’ultimo selfie, postato sullapiattaforma Twitter, ha letteralmente fattoil giro del mondo. Sono lontani ormai anniluce gli autoscatti di MySpace, immaginirealizzate prevalentemente da ragazzini

    adolescenti più per se stessi che per glialtri, con riproduzioni che ritraevano festedi compleanno e situazioni caratteristichedi quell’età. Da Facebook in avanti i selfiesi sono evoluti diventando patenti virtualie reali insieme che certificano l’esistenzasociale, il valore e la qualità dellerelazioni di chi le ha scattate. Nel 2012Time ha inserito il termine selfie nella suaTop 10 Buzzwords , la lista dei 10 terminipiù alla moda di quell’anno, mentresecondo un sondaggio del 2013, i dueterzi delle donne australiane tra i 18 e 35anni si scattano frequentemente deiselfie, la maggior parte dei quali vienepostato su Facebook. “Mai epoca fucome questa tanto favorevole ai narcisi eagli esibizionisti. Dove sono i santi?Dovremo accontentarci di morire in odoredi pubblicità” denunciava già nel 1973Ennio Flaiano, parlando di ossessione perla propria immagine e di narcisismo. Conl’avvento del selfie e la condivisionemoltiplicata all’infinito delle proprieimmagini questa tematica e’ tornataprepotentemente in auge anche se,secondo alcuni studiosi, questi autoritrattipresentano caratteristiche opposte allospirito più puro del narcisismo. “Sipubblicano selfie per trovare conferme erassicurazioni da parte degli altri, non peril piacere individuale, si rendonocondivise delle immagini di sé per farsapere agli altri dove e con chi si è e pertestimoniare un evento. Il selfie è quindi

    narcisistico solo nella misura in cuimostra una parte di noi stessi” spiegainfatti Jenna Wortham sul New YorkTimes, “ i selfies mostrano il piaceresenza tempo di documentare la propriavita direttamente ma anche quello dilasciare agli altri una traccia di noi.Invece di respingere questa tendenzacome un effetto collaterale della culturadigitale o come forma di tristeesibizionismo bisognerebbe vedere ilselfie per quello che è, ovvero una sortadi diario visivo, un modo per celebrare lanostra breve esistenza e per provare diessere stati qui, da qualche parte” econclude citando Clive Thompson,esperto di tecnologia e autore del libroSmarter Than You Think: How TechnologyIs Changing Our Minds for the Better (Piùintelligente di quel che pensi: come latecnologia sta migliorando le nostrementi) “C’è un bisogno umano primariodi stare al di fuori di noi stessi e guardarea noi stessi. Le persone si preoccupanodel modo in cui appaiono al resto delmondo. Scattare una fotografia è unmodo per cercare di capire come lepersone ci vedono, per capire chi siamo ea chi assomigliamo, e non c’è niente disbagliato in questo”. Insomma, come dire“ Magari non riesco a esprimerlo a parolequindi te lo faccio vedere. E non pensaresubito che si tratti solo e semplicementedi un elogio di me stesso!”.

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    - provoca Stein con una domanda re-torica - se allo storico concerto diWoodstock avessero avuto i cellula-ri non li avrebbero usati per postaresu Instagram o Facebook le loro fotonel fango? “ e conclude “noi li invi-diamo perché possono fare ciò chequesta tecnologia gli permette difare. Se li avessimo avuti noi questistrumenti, avremmo fatto lo stesso”.Secondo Stein insomma, i Millennialnon sono un salto evolutivo ma unaevoluzione secondo un trend, quelloche dall’autostima arriva al narcisi-smo, che già le generazioni precedentiavevano iniziato ad abbracciare. “Nonsono una nuova specie. Si sono soloadattati all’ambiente che hanno tro-vato”. Un ambiente caratterizzato dauna ricchezza di opportunità maiesperita prima. Nel settore lavorati-vo per esempio, internet e le sue mol-te offerte aperte ai giovani che vivo-no eternamente connessi permette-re a questi ragazzi di scartare un la-voro per aspettarne uno migliore, incampo relazionale le occasioni di in-contri nei social media con gente diogni parte del pianeta li svincola dal-la consuetudine di sposare la com-pagna di classe o la vicina di casa edinfine i progressi della ricerca e del-la tecnologia che permettono a don-ne quarantenni di fare figli tranquil-lamente, consentono di posticipare legrandi decisioni esistenziali. “Il pro-gresso ha messo a disposizione deinostri giovani risorse nuove, portandoloro maggiori opportunità, che iMillennials stanno dimostrando di sa-per cogliere”. Secondo il giornalistasono ormai moltissimi i casi in cuiquesti ragazzi hanno dimostrato disaper contrattare in un rapporto di la-voro ottenendo i massimi beneficieconomici possibili relazionandosicon le gerarchie costituite in manie-ra completamente nuova. “Ho ascol-tato storie su storie di gente che la-vora in posizioni molto alte all’internodi una società e che ha ricevuto unaemail da un ragazzo sconosciuto incui questo gli chiedeva un po’ del pro-prio tempo e la ragione per cui lui

    «THE BLING RING»IL FILM E LA STORIA VERA

    “La più audace gang di ladri nella recente storia di Hollywood– accusati di aver rubato più di 3 milioni di dollari in abiti egioielli da Paris Hilton, Lindsay Lohan e altre celebrità – altronon è che un gruppo di ragazzini della Valley, spinti da vanità e fama”.Così inizia l’articolo “I sospetti indossavano delle Louboutins” dellascrittrice Nancy Jo Sales apparso su VanityFair nel Marzo 2010 e dacui Sopia Coppola ha tratto il materiale per scrivere il suo ultimo film,The Bling Ring (l’anello scintillante). Il lungometraggio della Coppolaè uscito in Italia a fine settembre 2013 e racconta gli eventi realmenteaccaduti tra il 2008 ed il 2009 a Los Angeles quando una banda diadolescenti della classe media americana che risiedevano nella cittàha deciso di iniziare ad entrare nelle case delle celebrity per rubar lorovestiti, gioielli e scarpe. Nel film vengono fatti vedere alcuni dei colpidella banda, ribattezzata dai media“Bling Ring”. L’ossessione per la vitadelle star porta i ragazzi a rintracciareonline gli indirizzi di molte celebrità,tra cui Paris Hilton, Orlando Bloom,Lindsay Lohan e Rachel Bilson, arri-vando a sottrarre dalle loro abitazionicirca 3 milioni di dollari in beni dilusso. “Il 16 Novembre, Alexis Neiers è ar-rivata alla Corte d’appello per la chia-mata in giudizio, con la troupe di unreality di E!. Il suo show, che dovevaoriginariamente riguardare la sua vitacome ragazza che fa la bella vita aHollywood, era diventato adesso unacronaca dei suoi sforzi per restarefuori dalla galera. Quel giorno era ac-cusata di aver preso parte al furto in casa di Orlando Bloom. Secondoi media, era anche lei un membro del “gruppo di ladri”, “il Bling Ring”,nickname per la banda di ladri più bizzarri e famosi di Hollywood: unagang di ragazzini della Valley”. Racconta la Sales nel suo articolo Nel-l’ufficio del suo avvocato, una settimana prima del suo appello, AlexisNeiers ha negato qualsiasi coinvolgimento nei furti. “Credo ferma-mente nel Karma - ha detto - e penso che questa situazione mi siacapitata per darmi un grande insegnamento, capace di farmi crescerecome essere umano. Vedo me stessa come un’Angelina Jolie ma an-cora più forte, che si spinge oltre per l’universo, per la pace e per lasalute del nostro pianeta”. Sembrava quasi una vera celebrità. “Dio non mi ha dato questo talentoe questo aspetto solo per farmi andare in giro a fare la modella e adessere famosa. Voglio creare un’organizzazione di beneficenza. Vogliogovernare un paese, per quanto ne so”. La giornalista continua a ri-ferire del caso “Secondo il verbale della polizia di LA, il Bling Ring ha

    Il lungometraggio dellaCoppola è uscito in Italia a

    fine settembre 2013 eracconta gli eventi realmente

    accaduti tra il 2008 ed il2009 a Los Angeles quando

    una banda di adolescentidella classe media americanache risiedevano nella città hadeciso di iniziare ad entrarenelle case delle celebrity per

    rubar loro vestiti, gioielli e scarpe.

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    avrebbe dovuto concederglielo. Iltutto proposto in un modo e con del-le motivazioni così innovative e con-vincenti, esposte in modo accattivante,da spingerli poi ad assumere questiragazzi al termine del colloquio”.Da dove gli deriva questa capacità direlazionarsi in questo modo, per ilgiornalista è presto detto “Sempli-cemente perché non rispettano la ge-rarchia. Ed il motivo non è perchéstanno cercando di distruggere laclasse dirigente attuale, semplice-mente sono cresciuti senza ricono-scerla”. La radice di questo compor-tamento risiede nel rapporto chehanno con i propri genitori, nonconflittuale bensì complice, che liporta ad essere la prima generazio-ne di adolescenti non ribelli. “Nonsono mai arrabbiati”. Il rapporto conl’autorità è un punto nodale nella de-finizione del Millennials data daStein. I ragazzi non sono in conflit-to con i propri genitori e non si fan-no problemi di alcun genere a con-tattare persone famose, che sianomanager o star del grande e piccoloschermo “ Non sono a debita distan-za dal business e dalle celebrità comelo erano i ragazzi della generazioneprecedente, non sono spaventati dalpotere e prestigio di persone piùnote di loro ma li considerano simi-li a loro. E questo in ultima analisi liporta a credere che ciò che una cele-brity posta su di un social network,anche se è un consiglio per gli acquistimal celato, possa essere un consigliovero. Da ascoltare con attenzione”. In-somma,