1 (* testo pubblicato su Archivi e Computer 1/2012) Dimitri BRUNETTI – Roberto GRASSI – Maurizio SAVOJA – Salvatore VASSALLO Archimista. Applicativo open-source per la descrizione di archivi storici. Abstract Viene presentato Archimista, nuovo applicativo multipiattaforma per la descrizione di archivi storici e la realizzazione di inventari, censimenti e guide, sviluppato sulla base di un accordo sottoscritto fra Regione Lombardia, Regione Piemonte e Direzione generale per gli archivi. Archimista viene rilasciato con licenza open source GPL, nella prospettiva di consentirne a chiunque l'uso e l'eventuale sviluppo di moduli aggiuntivi; può essere utilizzato sia in modalità stand alone sia in modalità client server, prefigurando possibili nuovi scenari di organizzazione del lavoro archivistico. Archimista è basato sugli standard descrittivi internazionali e nazionali. The new multi-platform software application for archival description Archimista (the Archivist needs, in a way, to have Alchemist's abilities...) is presented. Result of an agreement among Regione Lombardia, Regione Piemonte and Direzione Generale per gli Archivi, the application will be released under open source license (GPL) so that anybody interested could use it and freely develop and add new modules in the perspective of a “distributed” growth. It can be used both as a stand alone application and in an on line environment, possibly inducing a shift in the archival work practices. Archimista is based upon international and national descriptive standards. 1. Il progetto Negli anni scorsi la Direzione generale per gli archivi ha dato un nuovo impulso alla Commissione tecnica paritetica nazionale, già istituita fin dal 2003 sulla base di un accordo fra il Ministero per i beni e le attività culturali, le Regioni e le Province autonome, le Province, i Comuni e le Comunità montane, per il censimento e l’inventariazione del patrimonio archivistico. La DGA ha investito questo organo del compito di dare forma al Sistema
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(* testo pubblicato su Archivi e Computer 1/2012) Dimitri ... · meccanismo di alimentazione dei portali. Senza interventi di aggiornamento ... generale per gli archivi del Ministero
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(* testo pubblicato su Archivi e Computer 1/2012) Dimitri BRUNETTI – Roberto GRASSI – Maurizio SAVOJA – Salvatore
VASSALLO
Archimista.
Applicativo open-source per la descrizione di archivi storici.
Abstract
Viene presentato Archimista, nuovo applicativo multipiattaforma per la
descrizione di archivi storici e la realizzazione di inventari, censimenti e
guide, sviluppato sulla base di un accordo sottoscritto fra Regione
Lombardia, Regione Piemonte e Direzione generale per gli archivi.
Archimista viene rilasciato con licenza open source GPL, nella prospettiva di
consentirne a chiunque l'uso e l'eventuale sviluppo di moduli aggiuntivi; può
essere utilizzato sia in modalità stand alone sia in modalità client server,
prefigurando possibili nuovi scenari di organizzazione del lavoro
archivistico. Archimista è basato sugli standard descrittivi internazionali e
nazionali.
The new multi-platform software application for archival description
Archimista (the Archivist needs, in a way, to have Alchemist's abilities...) is
presented. Result of an agreement among Regione Lombardia, Regione
Piemonte and Direzione Generale per gli Archivi, the application will be
released under open source license (GPL) so that anybody interested could
use it and freely develop and add new modules in the perspective of a
“distributed” growth. It can be used both as a stand alone application and in
an on line environment, possibly inducing a shift in the archival work
practices. Archimista is based upon international and national descriptive
standards.
1. Il progetto
Negli anni scorsi la Direzione generale per gli archivi ha dato un nuovo
impulso alla Commissione tecnica paritetica nazionale, già istituita fin dal
2003 sulla base di un accordo fra il Ministero per i beni e le attività culturali,
le Regioni e le Province autonome, le Province, i Comuni e le Comunità
montane, per il censimento e l’inventariazione del patrimonio archivistico.
La DGA ha investito questo organo del compito di dare forma al Sistema
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archivistico nazionale (SAN), così a partire dal 2008 si sono svolti numerosi
incontri e sono state istituite speciali sottocommissioni finalizzate alla
definizione di regole e tracciati.
La Commissione paritetica ha costituito un elemento importante di un
periodo caratterizzato da una grande vivacità nel mondo archivistico
nazionale, che ha portato ad una condivisione maggiore rispetto al passato
delle esigenze locali e nazionali e alla volontà di cooperare per sviluppare
progetti comuni1. In questo contesto si è discusso anche di software per la
descrizione archivistica, dando così l’occasione per confrontarsi anche in
sede regionale.
La Regione Lombardia, ai sensi della LR 81/1985, promuove la
valorizzazione del patrimonio documentario anche attraverso la
progettazione e il sostegno a interventi di censimento, riordino e
inventariazione di archivi storici. Analogamente, la Regione Piemonte, ai
sensi della LR 58/1978, promuove attività di valorizzazione delle fonti
documentarie anche con il sostegno ad iniziative di descrizione degli archivi
storici che favoriscano una maggiore conoscenza del territorio e della sua
storia.
La Regione Lombardia, al fine di garantire omogeneità nel trattamento
dei dati e adeguamento delle descrizioni archivistiche agli standard
internazionali, ha sviluppato e diffuso, a partire dal 1992, il software
Sesamo. Le banche dati di descrizione archivistica realizzate attraverso il
software vengono importate nell’ambiente web Plain (Progetto Lombardo
Archivi in Internet), sviluppato col supporto dell’Università degli studi di
Pavia, realizzato nei primi anni Duemila nell’ambito di un accordo con la
DGA, la Soprintendenza archivistica per la Lombardia e in collaborazione
con l’Archivio di Stato di Milano; l'ambiente web si è successivamente
evoluto, fino ad andare a costituire la sezione Archivi storici del portale
Lombardia Beni Culturali.
La Regione Piemonte, affiancata dal CSI-Piemonte, lavora fin dal 1992
all’incremento del proprio sistema informativo del patrimonio culturale, e
più di recente ha sviluppato l’applicativo Guarini-Archivi per offrire agli
operatori un software efficace per la schedatura, il riordino e
1 A seguito della Conferenza Nazionale degli Archivi del novembre 2009,
nel marzo 2010 è stato sottoscritto, tra Ministro per i Beni e le Attività Culturali,
Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Presidente
dell'Unione delle Province d'Italia e Presidente dell'Associazione Nazionale Comuni
Italiani l'Accordo per la promozione e l'attuazione del Sistema Archivistico
Nazionale, nel cui contesto sono stati costituiti un Comitato paritetico nazionale di
coordinamento ed un Comitato paritetico tecnico-scientifico, all'interno dei quali è
proseguito e prosegue il confronto collaborativo.
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l'inventariazione di archivi storici. Tale strumento ha consentito di inserire
nella banca dati regionale le informazioni sul patrimonio documentario
prodotto o conservato da comuni, istituzioni culturali, enti religiosi e altri
soggetti pubblici o privati, e di restituirle agli utenti attraverso una pagina
web di interrogazione e consultazione.
Sul finire degli anni Duemila entrambe le Regioni si sono trovate ad
affrontare la necessità di sviluppare una nuova versione di Sesamo e di
Guarini-Archivi perché, mentre negli ambienti di presentazione web le
interfacce di visualizzazione e le pagine di interrogazione dei dati e degli
inventari risultavano ancora adeguate, il software di immissione dei dati
necessitava di un deciso e inderogabile intervento di rifacimento per renderlo
idoneo alle esigenze degli operatori, per allinearlo ai nuovi standard
internazionali e ai progetti nazionali e per garantire l'interoperabilità con gli
altri progetti e sistemi, in particolare con il SAN. Inoltre, era necessario
rendere disponibile il software on-line e ripensare e riorganizzare il
meccanismo di alimentazione dei portali. Senza interventi di aggiornamento
non sarebbe più stato possibile proporre l’applicativo agli operatori,
rischiando di vanificare gli sforzi di molti anni. Ad oltre un decennio dalla
nascita degli applicativi di schedatura e riordino di archivi storici della
Regione Piemonte e della Regione Lombardia, quindi, si era manifestata
l'esigenza per entrambi gli enti di riflettere sul modello organizzativo delle
attività di inventariazione e di ragionare sulla revisione di architettura e
piattaforma dei rispettivi applicativi.
In seguito ai primi incontri è parso opportuno coinvolgere la Direzione
generale per gli archivi del Ministero per i beni e le attività culturali, che
vedeva anch’essa con favore lo sviluppo di strumenti software per
dall’adesione agli standard nazionali e internazionali e compatibili con il
SAN. Perciò nel 2009 si è sviluppata l’idea di condividere l’impegno e le
risorse per realizzare di un nuovo applicativo per il censimento e il riordino
degli archivi da distribuire gratuitamente sul territorio regionale e nazionale.
Si è andato così a definire un progetto che prevedeva la creazione di un
applicativo multipiattaforma e open source destinato a raccogliere l'eredità di
Guarini-Archivi e di Sesamo, con lo scopo di supportare gli operatori nella
schedatura, nell'ordinamento e nella produzione di inventari, censimenti e
guide di archivi storici. Un software innovativo, che segnasse un salto
generazionale e che potesse essere utilizzato sia modalità web che in locale;
un prodotto che gestisse anche descrizioni di tipologie documentarie
particolari e che consentisse la massima interoperabilità con il SAN e il
Portale archivistico nazionale (PAN).
In occasione della tavola rotonda di chiusura della Seconda Conferenza
nazionale degli archivi, svoltasi a Bologna nel novembre 2009, è stata
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annunciata l’imminente sottoscrizione di una convenzione fra la DGA e le
Regioni Lombardia e Piemonte per lo sviluppo di un nuovo software
archivistico. Crediamo che sia stato giusto anticipare la nascita di Archimista
proprio in quell’occasione per almeno due motivi: la Conferenza di Bologna
sanciva l’avvio di molti nuovi progetti che nel corso dei due anni successivi
hanno visto la luce fino ad approdare alla presentazione del SAN a Pescara
nel dicembre 2011, e poi perché il motto della Conferenza era «Fare
sistema» e quindi rispecchiava perfettamente l’idea di cooperazione che ha
mosso i tre soggetti a condividere un obiettivo e il percorso per raggiungerlo.
Nel gennaio 2010 il Direttore Generale per gli Archivi ha sottoscritto
l’accordo con la Direzione culture, identità e autonomie della Regione
Lombardia e la Direzione cultura, turismo e sport della Regione Piemonte
con cui le parti si sono impegnate a realizzare in due anni «un software
open-source web-oriented per il censimento, la schedatura, il riordino e
l’inventariazione degli archivi». Mentre le caratteristiche e le funzionalità
minime venivano indicate in un documento allegato, l’accordo specificava
che erano elementi indispensabili la capacità di dialogo con Guarini-Archivi
e Sesamo e di recupero delle basi dati archivistiche già realizzate con questi
stessi applicativi, nonché l’integrazione con il Sistema archivistico nazionale
e, in genere, la massima interoperabilità con i portali e i sistemi nazionali
archivistici e culturali. L’accordo individuava nel Dipartimento storico
geografico dell’Università degli Studi di Pavia e nel CSI-Piemonte i soggetti
preposti alla realizzazione del software.
Nel corso del 2010 e del 2011 il Comitato di gestione, composto dai
rappresentanti dei soggetti firmatari, insieme all’Università di Pavia e alla
Società Cooperativa Codex, che nel frattempo era stata incaricata della
messa a punto del software, hanno portato avanti il progetto affrontando i
numerosi aspetti e i molti problemi di ambito disciplinare e tecnologico2. Le
prime fasi di progettazione del nuovo software di descrizione archivistica
hanno riguardato la valutazioni dei costi, del modello di sviluppo e della
sostenibilità nel tempo del software. Ci si è poi soffermati sulla scelta della
licenza di rilascio e nell’ipotizzare i casi di utilizzo; sono state definite le
entità che il software doveva descrivere, le relazioni che potevano
intercorrere fra di esse e i campi descrittivi che le caratterizzano; infine è
stata redatta una matrice di confronto fra i campi descrittivi delle entità del
nuovo applicativo, gli standard descrittivi archivistici e gli standard di
2 Per la definizione del modello concettuale, dei tracciati e delle funzioni è
stato costituito un gruppo di lavoro costituito da: Saverio Almini, Cristiano Animosi,
Dimitri Brunetti, Roberto Grassi, Simone Merli, Maurizio Savoja e Salvatore
Vassallo; tracciati e vocabolari delle schede speciali (ICCD) sono stati proposti da
Barbara Bergaglio ed Enzo Minervini.
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struttura dati. In seguito alla definizione della configurazione del pacchetto
di primo rilascio, trasmessa alla DGA nel luglio 2010, è stato avviato lo
sviluppo vero e proprio che ha comportato un lungo lavoro e successive fasi
di test, che hanno coinvolto anche alcuni archivisti lombardi e piemontesi a
cui deve essere rivolto un ringraziamento.
Uno degli ultimi aspetti ad essere definiti è stato quello del nome da
attribuire all’applicativo. Bisogna dire che fin dai primi momenti il problema
del nome è stato evidente, perché occorreva scegliere qualche cosa che
evocasse la professione archivistica e gli archivi, un nome con cui
identificare facilmente il software e che potesse essere ben indicizzato dal
web anche grazie alla possibilità di acquisire domini liberi. Dopo molte
proposte, e dopo averlo chiamato Guaresimo (Guarini + Sesamo...) per oltre
due anni, nell’imminenza della prima presentazione pubblica è stato scelto il
nome Archimista, da un’idea di Salvatore Vassallo. Il nome Archimista
richiama le difficoltà che ogni giorno gli archivisti affrontano nel loro
lavoro, pari, se non superiori, agli sforzi degli alchimisti nel conquistare
l’onniscienza o nel trasformare in oro i metalli vili.
Nel corso del 2011 la Comunità archivistica nazionale ha sollecitato più
volte maggiori informazioni circa un progetto di cui ormai si sapeva molto,
ma di cui non si era visto ancora nulla. Così, dopo un vivace dibattito interno
sull’opportunità di illustrare Archimista in una fase ancora non definitiva, il
4 novembre scorso presso l’Archivio di Stato di Milano è avvenuta la
presentazione di Archimista. Dopo un saluto di Barbara Bertini, direttrice
dell’Archivio di Stato, Maurizio Savoja, Roberto Grassi e Dimitri Brunetti
hanno illustrato il progetto generale e i suoi obiettivi, accennando anche
all’adozione di Archimista da parte della Regione Lombardia e della
Regione Piemonte. Poi Salvatore Vassallo si è soffermato sulla licenza
adottata per il rilascio e sugli aspetti legati alla partecipazione ai progetti di
sviluppo; infine Simone Merli e Cristiano Animosi, della cooperativa Codex,
hanno mostrato in anteprima il programma illustrandone gli elementi e le
funzionalità. In occasione della presentazione è stata attivata anche la pagina
web www.archimista.it, che diventerà il sito di riferimento per quanti
vorranno utilizzare l’applicativo e metterà a disposizione gli strumenti per
dialogare nell’ottica dello sviluppo di Archimista.
Ora, a un mese dalla presentazione, si ritiene ancora che la scelta di far
vedere qualche cosa di quello che sarà Archimista 1.0 nell’estate del 20123
sia stata corretta. Anche se taluni hanno visto nelle poche parti non ancora
pronte e nella grafica abbozzata un segnale negativo circa il buon esito del
progetto, da molte parti i riscontri sono stati incoraggianti. La presentazione,
3 Il rilascio della versione 1.0 è previsto per aprile 2012
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seguita da alcune giornate di formazione promosse dalla Regione Lombardia
per gli operatori del territorio, ha permesso di condividere maggiormente gli
obiettivi raggiunti e quelli programmati, e ha dato modo al Comitato di
gestione e agli sviluppatori di definire meglio tempi e modi per il primo
rilascio ufficiale.
2. La scelta e la visione open source. Perché un software open source?
Il mercato dei software archivistici in Italia è piuttosto affollato, con
davvero tante soluzioni e opzioni disponibili per gli operatori, all’interno di
un mercato tutto sommato ristretto se pur con caratteristiche peculiari e con
sensibilità di descrizione tale da renderlo completamente diverso rispetto alle
situazioni (e ai software) americani.
È certamente vero che le diverse soluzioni proposte si differenzino per
utilizzo e scopo, alcune più orientate al lavoro sul campo e alla produzione
di inventari e altri strumenti di corredo4, altre maggiormente indicate per la
pubblicazione di banche dati archivistiche online5, variamente integrate con
le prime; infine sono presenti soluzioni per la gestione e visualizzazione di
oggetti digitali6, anche se non orientate in modo specifico agli archivi.
Fino ad oggi, però, un fattore comune era l’assenza di un software open
source tra i prodotti italiani dedicati al mondo degli archivi e in particolar
modo nell'ambito dei software orientati al lavoro sul campo e alla
produzione di strumenti di corredo (obiettivo principale di un software come
Archimista)7.
Quali sono dunque i motivi che hanno spinto le due Regioni e i loro
partner, in primis la Direzione Generale per gli Archivi, a scegliere in modo
radicale questa strada, a tal punto da inserirla come elemento di novità
imprescindibile per il nuovo software? E qual è il modello di sviluppo e il
modello economico sottesi che si intendono innescare attraverso questo
nuovo prodotto?
4 In questo gruppo ricadono i predecessori di Archimista, Guarini Archivi e
Sesamo, e software come, ad esempio, Arianna. 5 Come, a titolo di esempio, Gea, XDams, Arianna Web etc.
6 Oltre alle soluzioni integrate in altri ambienti si può ricordare CodeX[ml],
sviluppato da Cilea, integrato tra l'altro in Divenire. 7 In campi trasversali al mondo degli archivi, come i software per la gestione
dei digital asset, ci sono invece prodotti italiani open source, come il già citato
CodeX[ml] rilasciato dal Cilea sotto licenza Apache.
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Il motivo principale da parte della Regione Lombardia e della Regione
Piemonte è evitare il così detto vendor lock-in8, ossia legarsi completamente
ad una sola ditta sviluppatrice con il rischio che il software venga poi
dismesso o abbandonato o in ogni caso non più sviluppato e venendo così
costretti a costosi aggiornamenti o, peggio, a comprarsi il sorgente per poter
continuare ad aggiornarlo in proprio.
In senso lato anche questo può essere ritenuto un single point of failure9,
un punto critico il cui malfunzionamento (i.e. il fallimento della ditta
sviluppatrice o la dismissione del software) mina l’intero sistema.
Questi non sono semplici esempi teorici di scuola, ma rappresentano
situazione reali che si ripetono ciclicamente nel mondo del software a
sorgente chiuso.
Intendiamoci: la situazione, svantaggiosa per il committente, che può
venirsi a creare è risultato di pratiche commerciali diffuse e pienamente
legittime, che non si vuole necessariamente connotare negativamente. Sono
tuttavia situazioni in cui le Regioni non possono e non vogliono più cadere.
I precedenti software, di cui Archimista è l’erede, Guarini e Sesamo, non
erano comunque più aggiornabili né migliorabili, soprattutto perché per
troppo tempo rimasti fermi. L’ultima versione di Sesamo (la 4.2) è del 2004,
mentre quella di Guarini Archivi (2.2) è del 2007: cinque anni sono quasi
un’era geologica dal punto di vista dell’evoluzione tecnologica. In questo
modo lo scalino tecnologico era ormai troppo ampio da colmare e, anche ad
averne avuto il possesso giuridico dei sorgenti, era più semplice e economico
costruire un nuovo software.
Con la scelta open source si sono volute evitare le due difficoltà
evidenziate. Da un lato infatti un eventuale abbandono del software da parte
della ditta incaricata della sua realizzazione non rappresenterebbe la fine di
Archimista, perché lo sviluppo può essere portato avanti da una qualunque
altra ditta interessata. Dall’altro, la sfida è che Archimista, grazie alla sua
licenza, possa diventare un progetto vivo, che avanzi costantemente senza
che si formi un gradino tecnologico insuperabile. Lo sviluppo potrà magari
seguire strade diverse tra loro, o procedere in maniera non diretta, come un
8 Sul differente impatto del modello Opensource e del modello a codice
chiuso sull’innovazione, sulla competitività e sulla sostenibilità nel tempo di un
software si veda European Commission. Economic impact of open source software
on innovation and the competitiveness of the Information and Communication
Technologies sector in the EU. Bruxelles, 2006. Disponibile all’indirizzo
<http://ec.europa.eu/enterprise/sectors/ict/files/2006-11-20-flossimpact_en.pdf>. 9 G. Lynch. Single Point of Failure: The 10 Essential Laws of Supply Chain
Risk Management. New York: Wiley, 2009.
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moto browniano, come un brusio di un bazaar10
dove si scambiano merci e
cultura: l'auspicio però è che possa comunque avanzare costantemente
Dal punto di vista di chi sviluppa il software questa è una vera e propria
sfida: non si può negare che sia un modello difficile, una strada in salita.
Non si possono vendere licenze d’uso – poiché il software è a disposizione
di tutti; bisogna provare a vendere servizi, personalizzazioni11
, con la
consapevolezza che non si agirà in un regime di monopolio. Certo, la
Cooperativa Codex, avendo sviluppato il software, ha già il know how per
attivare una serie di servizi collegati, ma, proprio perché si tratta di un
software open source, qualunque ditta potrà creare e vendere
personalizzazioni di Archimista o servizi ad esso connessi, in regime di
libero mercato.
3. La licenza scelta: scenari futuri
Nella discussione che ha portato alla definizione della licenza di Archimista,
sono state prese in considerazione diverse licenze open source,
interrogandosi su quale fosse la prospettiva da perseguire e il modello che si
intendeva sostenere. Tra queste possiamo distinguere tre macrogruppi12
:
licenze libere non copyleft (copyleft è il termine inventato da Don
Hopkins in una lettera a Richard Stallman che sostanzialmente ribalta il
termine copyright13
, si potrebbe tradurlo come dovere di autore). Le
licenze libere non copyleft sono licenze estremamente libere, che
10
Si veda E. Raymond. La cattedrale e il bazaar. 1998, all’indirizzo
<http://www.apogeonline.com/openpress/cathedral> e P. Himanen. L' etica hacker e
lo spirito dell'età dell'informazione. Milano: Feltrinelli, 2003. 11
Per I principali aspetti del modello economico open source si vedano S.
Engelhardt. The Economic Properties of Software. In Jena Economic Research
Papers 2008-45. Jena: University of Jena, 2008. Disponibile all’indirizzo
<http://ideas.repec.org/p/jrp/jrpwrp/2008-045.html > e D. Riehle. The Economic
Motivation of Open Source Software: Stakeholder Perspectives. «IEEE Computer »,
40(4), 2007, p. 25-32. Disponibile all’indirizzo <http://www.riehle.org/computer-