Voci e suoni dei gesuiti in Cina 奏响来自中国 耶稣会士的声音 Chiesa di San Frediano Pisa sabato 24 ottobre 2015 ore 21.00 “Possiamo imparare a essere saggi in tre modi. Il primo è quel- lo dell’imparare a riflettere ed è il migliore. Il secondo è l’imita- zione ed è il più facile. Il terzo è affidarsi all’esperienza ed è il più doloroso”. Questo detto di Confucio ben si adatta all’avventura umana e spirituale di P. Matteo Ricci, il primo della lunga se- rie di gesuiti che entreranno in contatto con l’immenso impero cinese: attraverso la riflessione, l’imitazione e l’esperienza essi hanno saputo dialogare profondamente con la cultura cinese e, come lo stesso Ricci afferma in una delle sue numerose lette- re, “totalmente farsi cina”. Fu un altro gesuita italiano, P. Ales- sandro Valignano a mettere a punto lo stile che, poi, Ricci e i suoi compagni realizzarono con grande generosità in Cina e in Giappone. Valignano teorizzava che per poter radicare il Van- gelo è necessario un metodo di autentico contatto spirituale, senza armi, ma con perseveranza. È necessario il dominio della lingua locale e l’adattamento ai costumi della terra. Questa sera potremo sperimentare un piccolo esempio d’incontro tra cul- ture, lingue e tempi storici diversi proprio attraverso la musica. Ringrazio molto gli organizzatori: la Professoressa Brusa della Ca’ Foscari di Venezia e l’Istituto Confucio di Pisa per la bella collaborazione. Tra tutti i luoghi di confronto, quello musicale risulta particolarmente piacevole e stimolante. Penso che que- sta sarà per noi proprio un’ occasione e una sfida. Padre Stefano Titta Alla fine del sedicesimo secolo alcuni missionari gesuiti penetrarono nei territori della Cina e ne rimasero incantati. Troppo colti per non apprezzare il valore della ritualità che tro- varono, i missionari risposero parlando di scienza e di cultura. Ottennero in cambio dei terreni dove costruire la loro Chiesa. Le Lettere che questi sacerdoti, provenienti da tutta Europa e sparpagliati nel vasto territorio cinese, mandarono da lì ai loro confratelli europei, risultano ancora oggi una preziosa testimo- nianza non solo per quanto riguarda la loro tenacia nella diffu- sione della fede, ma anche e soprattutto perché evidenziano la loro capacità di essere veri e propri mediatori culturali, grazie anche all’impiego di arti come la musica, che utilizzavano rego- larmente all’interno di ogni liturgia. La musica occidentale, che vantava compositori come padre Teodorico Pedrini o musici- sti come Père Joseph Marie Amiot, era insegnata ai novizi con estrema cura, pur lasciando spazio ai fedeli cinesi, che rispon- devano all’appello con la loro cultura. Dominus vobiscum pren- dendo a modello quest’intelligente metodologia dell’incontro, vuole provare a ricreare quel dialogo, alternando brani della nostra liturgia alle documentate risposte musicali cinesi che, tra- scritte da Père Amiot su pentagramma alla fine del’700 sono arrivate, attraverso le Lettere, in Europa. Dopo aver debuttato nel 2013 nella Basilica di San Marco a Venezia, questo progetto promosso e sostenuto all’origine dall’Università Ca’ Foscari di Venezia, dal Patriarcato di Venezia, dal Conservatorio di Ca- stelfranco Veneto e dagli Istituti Confucio di Venezia prima e di Pisa ora si avvale oggi, nella Chiesa di San Frediano, della preziosa collaborazione della comunità di gesuiti che qui vive, a dimostrazione che la volontà dell’incontro può mescolare epo- che, lingue e luoghi geografici sapendo rinnovare, senza perde- re mai, il suo significato profondo. Elisabetta Brusa Chiesa di San Frediano Partner