«A ll’alba di quel Corpus Domi- ni qualcuna portò il Vetril. Qualcun’altra le spugnette dei piatti afferrate in fretta e al buio dal lavello di casa. Molte, straccet- ti e strofinacci, intinti nelle bacinelle d’ac- qua e sapone. E si misero in fila così, Rosal- ba e Caterina, Rosanna, Maria Rita e Chia- ra, le donne di Monasterace, davanti alla farmacia bruciata alle porte del paese, sul- la statale 106, in mezzo al fumo e alla cene- re che ancora avvolgevano ciò che il fuoco aveva risparmiato. «Qua puliamo noi», le dissero. «Ma io come vi ripago?», chiese Maria Carmela Lanzetta. «Voi ci avete già ripagato, sindaco»». Comincia così il viaggio di Goffredo Buc- cini nella terra della ’ndrangheta. La farma- cia è quella di Maria Carmela Lanzetta, sin- daco di Monasterace. A bruciarla sono sta- ti quattro «picciotti», che senza nemmeno il timore delle telecamere di sorveglianza hanno versato la benzina dalla finestra sul retro prima di buttare dentro un fiammife- ro. Erano le 6 del mattino del 26 giugno 2011. Giorno della festa dell’Infiorata. Po- che ore dopo il marciapiede di fronte alla farmacia era un tappeto di fiori. E le donne del paese erano al lavoro «per salvare il sal- vabile» e consentire al sindaco di riaprire al più presto. Nove mesi dopo, la ’ndran- gheta si rifaceva viva, stavolta a colpi di fu- cile, sparati contro la serranda della stessa farmacia e contro l’auto di Maria Carmela. Che però non si è arresa, ha ritirato le di- missioni, ha ripreso a governare uno dei paesi più difficili e remoti d’Italia, combat- tuta dai clan ma sostenuta dalla sua gente. In particolare dalle altre donne. C’è una terra, che Buccini chiama L’Ita- lia quaggiù (da cui il titolo del libro, appe- na pubblicato da Laterza, pp. 128, e 15), di cui al resto del Paese non importa nulla; perché la considera irrimediabilmente per- duta. Una terra che al cronista ricorda Aru- ba o Valona, i Caraibi poveri o l’Albania. Dove ci sono interi quartieri senza una ca- sa finita o almeno squadrata. Dove si co- struiscono due garage abusivi attorno alla torre medievale e un gabinetto sulla faccia- ta del convento del X secolo, e non ci sono i soldi per eseguire le delibere di abbatti- mento. Dove le operaie della serra non rice- vono lo stipendio da mesi. Dove mancano strade, scuole, ospedali. Dove i boss conti- nuano a comandare dal carcere, e inviano ai sindaci — è successo anche a Maria Car- mela Lanzetta — lettere allusive e minato- rie. Ma dove un’intera generazione di gio- vani si è ribellata alle mafie. E dove le don- ne, dopo secoli in cui la violenza e il ma- schilismo marciavano di pari passo, hanno trovato il coraggio di dire no, e prendere in mano il proprio destino. Il libro è la cronaca di un viaggio nella primavera delle donne calabresi, dentro la ribellione delle «pentite» di ’ndrangheta e il coraggio di molte madri e figlie, spose e sorelle di rifiutare le regole arcaiche d’un universo omertoso e misogino. La vicenda di Maria Carmela Lanzetta s’intreccia con quella di altre donne come lei: Elisabetta Tripodi, sindaco di Rosarno, sotto scorta e minacciata dai clan egemoni del paese; Ka- ty Capitò, giudice per le indagini prelimi- nari di Locri; Giuseppina Pesce, che ora vi- ve con una nuova identità; sua cugina Ma- ria Concetta Cacciola, che invece ha pagato con la vita la scelta di passare dalla parte dello Stato; Lea Garofalo, sciolta nell’acido per aver denunciato il suo compagno ’n- dranghetista, e ricordata nella narrazione dalla sorella Marisa. Non deve sorprendere che sia un uomo a raccogliere le loro storie. Dopo aver rac- contato sul «Corriere» Tangentopoli — fu lui a dare la notizia dell’avviso di garanzia a Berlusconi — e l’America, Buccini da an- ni testimonia gli scandali ma anche i segni di riscatto del Sud. L’Italia quaggiù nasce da un’osservazione: in pochi anni in Cala- bria si moltiplicano i casi di mogli, sorelle, figlie di famiglie mafiose che decidono di spezzare il cerchio per amore dei figli, per impedire cioè che ai figli venga riservato lo stesso destino di morte e di galera tocca- to alle precedenti generazioni. La storia di Lea Garofalo — sequestrata, torturata e uc- cisa dal padre di sua figlia, Denise, che di- venta la principale teste d’accusa in un pro- cesso chiuso con cinque ergastoli —, ha scosso le coscienze. Accanto a Lea si profi- lano altre donne. E siccome sono le donne a trasmettere i valori e i disvalori ai figli, se salta questo anello cruciale della catena tut- to il sistema mafioso può saltare. Non è solo questione di storie personali. La rinascita riguarda anche la politica. È co- minciata una nuova stagione in Comuni dove un tempo le leggi erano grida manzo- niane e l’unico codice vigente era quello imposto dalle famiglie mafiose. Da Mona- sterace a Rosarno, da Isola Capo Rizzuto a Decollatura, in piccoli paesi calabresi un tempo persi per lo Stato si respira ora un’aria nuova, si definiscono e si rispetta- no regole elementari eppure rivoluziona- rie come l’obbligo di pagare i tributi, si fa avanti una generazione di giovani ammini- stratrici che hanno lasciato i paesi d’origi- ne da ragazze, hanno studiato altrove, si so- no conquistate un posto nelle professioni e hanno deciso di tornare, aiutate da mari- ti e compagni. L’incontro determinante del libro è quel- lo con Maria Carmela Lanzetta: personag- gio straordinario, insieme naive e determi- natissimo, una via di mezzo tra l’onorevole Angelina e Chance Giardiniere. La genera- zione successiva può essere quella che sconfiggerà davvero le mafie. Perché — co- me scrive Buccini nell’ultima pagina — «un giorno, tra qualche anno, in una stra- da qualsiasi della Calabria, Denise, figlia di un boss, e Federica, figlia di un sindaco, potrebbero incontrarsi, parlarsi, e perfino capirsi. Se verrà quel giorno, la ’ndranghe- ta sarà finita». © RIPRODUZIONE RISERVATA ] È in libreria «L’Italia quaggiù. Maria Carmela Lanzetta e le donne contro la ’ndrangheta» di Goffredo Buccini. Il libro racconta la storia di donne calabresi che hanno deciso di mettersi dalla parte dello Stato. ] Goffredo Buccini (nella foto) è inviato speciale del «Corriere della Sera». Ha scritto il saggio sulla mafia al Nord «O mia bedda madonnina» (con Peter Gomez, Rizzoli) e i romanzi «Canone a tre voci» (Frassinelli), «Orapronò» (Frassinelli) e «La fabbrica delle donne» (Mondadori). Esploratori di nanomondi Là in fondo, nella dimensione del nanometro o miliardesimo di metro — dove l’incessante vortichìo degli atomi agita l’immobilità apparente della materia — i nostri occhi non possono arrivare, nemmeno con le protesi dei microscopi elettronici. Ma ora Kenneth S. e Stephen E. Deffeyes (testi del primo, illustrazioni del secondo, Nanomondi, Dedalo, pp. 144, e 18) riescono nell’impresa. Grazie a convenzioni grafiche e cromatiche (rosso per l’ossigeno, blu per l’azoto, nero per il carbonio) il libro crea infatti dei correlati visivi di quel vortichìo e dei suoi legami, cioè delle criptate strutture atomiche che producono la stabilità organica e inorganica del «nostro» mondo: gli anelli di clorofilla o emoglobina e il reticolo cubico dell’oro, la microgalassia a spirale di un virus fibroso e la cella esagonale del ghiaccio. Tra i 50 esempi, spiccano quelli (come la perovskite o i fullereni) usati nei superconduttori delle fibre ottiche, delle «risonanze» diagnostiche o dei magneti che indagano (vedi il bosone di Higgs) la natura stessa della materia. © RIPRODUZIONE RISERVATA di ALDO CAZZULLO Donne contro la ’ndrangheta Al Sud la primavera del coraggio Tra dolore e dignità: il viaggio in Calabria di Goffredo Buccini Oggi, alla Scala, dalle ore 9.30, si svolgerà il convegno «Un duplice anniversario: Giuseppe Verdi e Richard Wagner (1813-2013)». Organizzato con L’Istituto lombardo, sarà presieduto da Gianpiero Sironi, Luciano Martini e Antonio Padoa Schioppa. Interverranno: Emilio Sala, Stefano Baia Curioni, Fabrizio della Seta, Antonio Rostagno, Ilaria Bonomi, Franca Cella, Giorgio Pestelli e Luciano Martini. di SANDRO MODEO Cultura ✒ IN PAGINA A Milano il convegno su Verdi e Wagner Volti Testimonianze Da sinistra: Maria Carmela Lanzetta, sindaco di Monasterace; Lea Garofalo, torturata e uccisa per aver denunciato il suo compagno ’ndranghetista (foto da Il Quotidiano della Calabria.it); Elisabetta Tripodi, sindaco di Rosarno (Ansa / Franco Cufari) Il libro è il percorso intorno alla ribellione delle «pentite» e alla lotta di molte madri e figlie contro il crimine organizzato Reportage Dal sindaco Maria Carmela Lanzetta ai casi Tripodi, Capitò e quello di Lea Garofalo L’autore 46 Venerdì 25 Gennaio 2013 Corriere della Sera