CNOP - ORDINE DEGLI PSICOLOGI - psicamp.it · Il capitolo non contiene articoli PSICOLOGI E PSICOLOGIA 06/08/2010 Il Giorno - Brianza Desio, lo sportello anti-stalking in agosto non
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CNOP - ORDINE DEGLIPSICOLOGIRassegna Stampa del 06/08/2010
INDICE
CONSIGLIO NAZIONALE DELL ORDINE DEGLI PSICOLOGI Il capitolo non contiene articoli
PSICOLOGI E PSICOLOGIA
06/08/2010 Il Giorno - Brianza
Desio, lo sportello anti-stalking in agosto non andrà in vacanza5
06/08/2010 Il Secolo XIX - Imperia
«ESIBIZIONISMO SU INTERNET: OGGI BASTA SOLO APPARIRE»6
06/08/2010 Il Secolo XIX - Nazionale
A Savignone il Trail Running nuova frontiera dello sport7
RIFORMA DELLE PROFESSIONI
06/08/2010 Il Tempo - Abruzzo Pe
L'ufficio sisma sarà presto potenziato9
06/08/2010 Il Mondo
Gli ordini tagliano le poltrone, non i gettoni10
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI
06/08/2010 Il Messaggero - ROMA
Ricette e certificati medici on line: la rivoluzione dal 15 settembre12
05/08/2010 Il Gazzettino - VENEZIA
"Centri internet" in nove Comuni14
06/08/2010 Il Gazzettino - UDINE
La tessera sanitaria per accedere ai servizi15
06/08/2010 Libero - Nazionale
Alla Regione parte la dieta dei cellulari16
06/08/2010 ItaliaOggi
Nella p.a. incarichi prevalentemente a tempo indeterminato17
06/08/2010 ItaliaOggi
Alla formazione della p.a. ci pensa la Sspa19
05/08/2010 Il Roma
Canale di dialogo fra il cittadino e la pubblica amministrazione20
UNIVERSITA
06/08/2010 Il Sole 24 Ore
Napolitano: confronto costruttivo sull'università22
06/08/2010 Il Sole 24 Ore
Il «placement» nelle università evita Ires e Iva23
06/08/2010 La Stampa - NAZIONALE
Napolitano: finanziare l'Università24
06/08/2010 La Stampa - NAZIONALE
LA COMPETIZIONE ACCENDE L'UNIVERSITÀ25
06/08/2010 Il Messaggero - Nazionale
Napolitano: «Una riforma serve, ma la politica ascolti la voce degli atenei»27
06/08/2010 Il Resto del Carlino - Ferrara
Università, fuga di massa tra i docenti: «Esodo volontario superiore alle attese»28
06/08/2010 Il Resto del Carlino - Bologna
ATENEI, L'ETA' NON DISTINGUE IL BUON DOCENTE29
06/08/2010 Avvenire - Nazionale
Stranieri, che cosa cambia per «permessi» e università30
06/08/2010 Avvenire - Nazionale
Napolitano: per l'università riforma e risorse31
06/08/2010 Il Mattino - NAZIONALE
«La politica ascolti la voce degli atenei»32
06/08/2010 Il Secolo XIX - Nazionale
BARONI, TRANQUILLI LA GELMINI STA CON VOI33
06/08/2010 ItaliaOggi
Formazione universitaria non profit Servizi senza rilevanza tributaria34
06/08/2010 ItaliaOggi
I ricercatori da Napolitano35
06/08/2010 L Unita - Nazionale
Scienziati «senza voce» Il Colle accoglie l'appello36
06/08/2010 L Unita - Nazionale
Non sparate sull'Università37
Desio, lo sportello anti-stalking in agosto non andrà in vacanza L'ufficio donna in Comune sarà operativo tutta l'estate LAURA BALLABIO di LAURA BALLABIO - DESIO - «WHITE MATHILDA» l'associazione che si occupa di aiutare le vittime di
stalking è a pieno regime anche nel mese di agosto. Lo sportello donna, che ha sede presso il Comune di
Desio, non è solo un'associazione di volontarie contro ogni forma di violenza ma è soprattutto un luogo dove
le vittime di persecuzione da parte degli uomini, ma possono ricevere aiuto e un'assistenza gratuita di tipo
psicologico e legale. Lo stalking è un fenomeno che solo di recente, nel febbraio del 2009, è diventato un
reato in Italia. Lo stalker è un uomo o una donna, è un ex fidanzato, un'ex moglie, è un'amante, un collega di
lavoro, un vicino di casa, un ammiratore segreto o uno sconosciuto. Lo stalker punta la sua vittima, la
desidera, la perseguita e agisce disperatamente al fine di cercare un contatto diretto con lei. Telefonate e
lettere anonime, intrusioni continue nella vita privata e lavorativa, pedinamenti ossessivi rendendo ogni giorno
un inferno, fatto di paure e ansie. Atti che spesso vanno avanti per settimane, mesi e anni. Un fenomeno che
cresce e anche quando la maggior parte dei residenti va in vacanza le volontarie dell'associazione con sede
a Desio continuano a ricevere in media due-tre telefonate al giorno. «Sono oltre trecento le chiamate che
abbiamo ricevuto nell'ultimo anno e mezzo - ha spiegato Luisa Oliva, presidente del sodalizio -. Di queste poi
circa il 20 per cento, una sessantina circa, è venuta qui da noi potendo avvalersi del supporto psicologico e di
un primo consulto legale». Il fenomeno è rivolto principalmente alle donne ma anche gli uomini spesso
subiscono atti persecutori. «Circa il trenta per cento delle persone che si rivolgono a noi è un uomo - ha
spiegato ancora la volontaria -. Le donne stalker magari sono meno violente ma utilizzano violenze
psicologiche molto devastanti. Abbiamo anche avuto dei casi di atti persecutori legati a coppie omosessuali,
sia maschili che femminili». L'ULTIMO CASO di maltrattamenti riguarda una ragazza non ancora 30enne di
origine ucraina che abita a Meda. La giovane convive da diversi anni con un cittadino polacco che fin dai
primi mesi della loro relazione ha tenuto atteggiamenti e comportamenti violenti nei confronti della compagna,
quali minacce, percosse, aggressioni fisiche e verbali. Nel 2008 un tentativo, fortunatamente non riuscito, di
soffocare la compagna. Dopo anni di soprusi e violenze mai denunciati, la giovane donna si è trasferita da
un'amica e proprio «White Mathilda» sta cercando di far intraprendere alla ragazza di origine ucraina un
percorso di rinascita. Image: 20100806/foto/723.jpg
06/08/2010 10Pag. Il Giorno - Brianza(tiratura:107480)
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/08/2010 5
LO PSICOLOGO «ESIBIZIONISMO SU INTERNET: OGGI BASTA SOLO APPARIRE» R. L. Ma cosa induce dei ragazzi di un'età compresa tra i 15 e i 18 anni a voler provare un'esperienza del genere?
«Penso che fondamentalmente si tratti di una manifestazione di esibizionismo spiega Ardissone, specialista
del Sert la smania di emergere a tutti i costi in qualsiasi tipo di attività. Non importa in quale, l'importante è
essere notati dagli altri». Quali valenze psicologiche può avere il riprendersi con il cellulare mentre si fa sesso
in chiesa? «Non credo che ci siano particolari valenze psicologiche, penso piuttosto che si tratti di una
"bravata blasfema". L'intenzione di mettere queste immagini in rete, denota come l'importate sia il voler
essere cliccati da qualcuno. Non conta se si è cliccati per qualcosa di negativo, l'importante è che qualcuno
ne parli». In che modo la sfera sessuale si coniuga con questa smania di apparire? «Perché è quella che
consente di avere il maggior clamore possibile. Se poi aggiungiamo il fatto che alla sfera sessuale viene
coniugata la trasgressione determinata dal compiere atti di questo tipo in un luogo sacro come una chiesa, gli
ingredienti per suscitare clamore (e di conseguenza essere visibili) ci sono tutti».
06/08/2010 11Pag. Il Secolo XIX - Imperia(tiratura:127026)
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/08/2010 6
L'EVENTO A Savignone il Trail Running nuova frontiera dello sport Fergola, atleta e organizzatore: «Emozioni, leggerezza ed equilibrio» È UNA BELLA SCOMMESSA il primo Mini Trail dei Fieschi, al via domani sera alle 19 a Savignone: gli iscritti
sono già un centinaio, e la speranza è che il percorso ridotto (11 chilometri) rispetto alle abitudini della
disciplina possa attirare anche nuovi appassionati. A organizzarlo, insieme al Comune di Savignone e l'Ente
del Parco dell'Antola, è la Società Ergus capitanata dal presidente Andrea Fergola, che sarà tra gli atleti al
via. Fergola, può spiegare che cos'è il Trail Running a chi non lo conosce? «Il Trail Running è una disciplina
ecocompatibile, un modo nuovo di vivere lo sport, che procede parallelo al mondo della corsa su strada e su
pista e che ha tutte le caratteristiche competitive di una gara vera e propria, con tanto di cronometraggio e
premiazioni finali». Parlando con alcuni trailer, sembra di capire che in questa disciplina trovano qualcosa di
speciale... «Sicuramente sì, il Trail Running è un mondo nuovo da scoprire, è una continua sfida con se
stessi e la competizione classica con il proprio "avversario" passa spesso in secondo piano. Per esempio una
regola del trailer è quella di soccorrere quanti sono in difficoltà. E tra i concorrenti, accomunati dall'amore per
la natura, esistono rispetto e attenzione reciproca». Non conta solo il risultato, insomma. «No, il mondo del
trail ha una filosofia di vita in cui si incarnano "il saper perdere e il saper vincere". L'atmosfera è di pace e
cordialità. E spero vivamente che possiamo mantenere queste caratteristiche». Correre nella natura regala
emozioni particolari. «Sì, non è una cosa che si può improvvisare, nasce dal più profondo io, alla ricerca delle
nostre radici primordiali, dove correre era parte fondamentale del nostro sostentamento in contesti
naturalistici alle volte ostili». Quali percorsi deve affrontare un atleta? «I percorsi tendono ad attraversare
diversi tipi di terreni: colline, montagne, deserti, foreste, sterrati, sentieri ripidi, accidentati e spesso con stretti
ed esposti passaggi. In genere si percorrerono centinaia di km, spesso anche di notte». E
l'equipaggiamento? «Tutti i trailer devono fare i conti con un grosso e fondamentale problema: il peso. È
necessario calibrare ogni tipo di oggetto, dal vestiario al cibo, dallo zaino al beveraggio. Lassù tra le asperità
non c'è nulla, quindi tutto deve essere calcolato perché un piccolo peso in più dopo tanti km e tante ore si può
rilevare un "macigno".La parola magica è "leggerezza"». Il trail running può essere considerato uno sport
estremo? «L'ambiente che circonda l'atleta è il vero elemento da sfidare. Le condizioni atmosferiche possono
cambiare improvvisamente ed essere molto severe, come succede a un alpinista o a uno speleologo. Gli
unici riferimenti sono le proprie forze fisiche e psichiche e le proprie sensazioni». Come si prepara un trail
running? «Con volontà, determinazione, duri allenamenti con uscite di molte ore. L'atleta deve essere un
buon conoscitore dell'ambiente di montagna, deve autogestirsi, saper accettare le sconfitte, gestire la
privazione del sonno, auto-alimentarsi: ci sono problematiche sia tecniche sia psicologiche da amministrare.
E ci sono alcune semplici ma importanti regole da rispettare: avere un equipaggiamento idoneo, non
abbandonare rifiuti e soccorrere i concorrenti in difficoltà». Ma cosa spinge una persona ad affrontare queste
sfide? «Molti psicologi si sono interrogati sulla questione e la prima risposta che è emersa è che se si porta
allo stremo delle forze il nostro fisico, nel tempo si può acquisire un approccio con la vita quotidiana molto più
tranquillo e distaccato. In buona sostanza, estremizzando lo stress, si acquista una consapevolezza e
controllo maggiore di noi stessi».
06/08/2010 34Pag. Il Secolo XIX - Ed. nazionale(tiratura:127026)
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PSICOLOGI E PSICOLOGIA - Rassegna Stampa 06/08/2010 7
Sulmona L'ufficio sisma sarà presto potenziato Giuseppe Fuggetta
SULMONA @BORDERO:#FUGGIU-AQUI@%@Saranno due professionisti a collaborare con l'attuale
incaricato dell'Ufficio sisma comunale, ingegnere Gianfranco Di Cesare. Lo ha annunciato ieri l'assessore alla
Protezione civile, Enea Di Ianni. Nelle settimane scorse sia gli Ordini professionali di Ingegneri e Architetti
che il capogruppo consiliare del Psi, Luciano Marinucci, avevano sollecitato l'assessore Di Ianni e lo stesso
sindaco Fabio Federico a provvedere di altri due professionisti l'ufficio, lamentando la lentezza delle pratiche
giacenti per i progetti di riparazione e ristrutturazione degli immobili danneggiati dal terremoto.
In particolare, in più occasioni, è stata espressa la preoccupazione che le procedure, andando a rilento,
potessero penalizzare i cittadini titolari degli immobili e quindi interessati ai progetti, arrivando all'esaurimento
dei finanziamenti messi a disposizione dal sistema bancario. I due professionisti che affiancheranno
l'ingegnere Di Cesare saranno indicati attraverso una procedura con bando, secondo quanto spiegato
dall'assessore alla Protezione civile. Non saranno volontari, come proposto dagli Ordini professionali ma
regolarmente assunti come collaboratori e retribuiti dal Comune.
06/08/2010 Il Tempo - Abruzzo pe(tiratura:76264)
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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 06/08/2010 9
SE NE PARLA Gli ordini tagliano le poltrone, non i gettoni Taglio delle poltrone anche per i consigli locali e nazionali degli ordini professionali. È quanto ha stabilito il
Parlamento a fine luglio approvando il decreto legge 78, comprensivo dei tagli dei costi dei consigli degli enti
pubblici. In quanto enti pubblici non economici, anche gli ordini dovranno ridurre il numero di consiglieri. Oggi
arrivano a 15 a livello locale, a oltre 20 a livello nazionale. In futuro, in base alla legge, non dovrebbero
averne più di cinque. La materia, però, è dibattuta. Secondo Domenico Posca , presidente del sindacato
Unico (Unione italiana commercialisti), l'obbligo di riduzione è sicuro e causerà, al primo rinnovo delle
cariche, un dimezzamento dei consiglieri di tutte le categorie: si passerebbe da circa 18-20 mila a circa 10
mila. Dice Posca: «I ministeri vigilanti verificheranno e sanzioneranno gli ordini inadempienti». Secondo altri
addetti ai lavori, invece, il taglio delle poltrone non riguarderebbe gli ordini professionali. Spiega Antonio
Pastore , ex presidente della Cassa di previdenza dei dottori commercialisti: «La manovra finanziaria ha fatto
riferimento al conto economico consolidato dello Stato e agli enti pubblici iscritti all'elenco Istat. Gli ordini non
concorrono al bilancio statale». Il discrimine sarebbe che gli enti professionali si finanziano con il denaro degli
iscritti, senza interventi dello Stato. È questo un aspetto che mette d'accordo Posca e Pastore su un'altra
questione: l'esenzione dal taglio dei gettoni e degli emolumenti dei consiglieri. L'ammontare dei compensi di
chi governa le categorie non muterà. Fuori, inoltre, anche le casse di previdenza dei professionisti, che a
differenza degli ordini hanno lo status di enti privatizzati e dunque restano escluse dalla manovra.
06/08/2010 60Pag. Il Mondo - N.33/34 - 20 agosto 2010(diffusione:79889, tiratura:123250)
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RIFORMA DELLE PROFESSIONI - Rassegna Stampa 06/08/2010 10
IL LAZIO CHE CAMBIA Intesa fra il ministro Brunetta e la presidente Polverini: si punta sul digitale Bartoletti(Medici di famiglia): innovazione giusta ma si rischia una partenza falsa Ricette e certificati medici on line: la rivoluzione dal 15 settembre E contro gli sprechi la Regione taglia i telefonini: si spendevano 180 mila euro all'anno MAURO EVANGELISTI Dal 15 settembre arriva il certificato medico on line, vale a dire in rete. E la Regione capofila di questa
innovazione è il Lazio: ieri la presidente Renata Polverini ha firmato un protocollo d'intesa con il ministro per
la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta. Si tratta del primo accordo di questo tipo, seguiranno in questi
giorni Campania, Puglia, Calabria e Sardegna. Il certificato medico on line, affiancato dalla ricetta medica
digitale e dal potenziamento del Cup (centro unico di p r e n o t a z i o ne), è la più i m p o r t a n t e delle
innovazioni, ma non l'unica, inserita nel protocollo d'intesa. Addio alla carta. C'è altro: la semplificazione per
l'accesso telematico ai servizi (pagamenti elettronici, posta elettronica certificata, le chiamate telefoniche via
internet), la digitalizzazione dei documenti (scompare la carta, per capirci, un po' come è avvenuto da anni
per i biglietti aerei), circolarità delle banche dati della pubblica amministrazione. In campo, anche strumenti
anti corruzione. Infine, si amplia lo strumento di "mettiamoci la faccia", che consentirà ai cittadini di esprimere
un giudizio sul servizio. Ultimo tassello, il fronte dei risparmi: tagli ai telefonini alla Regione Lazio, che
seguono quelli già decisi per le auto blu, tema molto caro al ministro Brunetta. Lazio capofila. Ieri ha spiegato
il ministro: «L'intesa è stata fatta per la prima volta con la presidente Polverini che ha dato la massima
disponibilità. Con la ricetta digitale ci sarà un risparmio del 30 per cento. In Italia la spesa per i medicinali è di
17 miliardi e il 10 per cento è nel Lazio. Si parla di un risparmio di soli 500 milioni di euro senza imporre i
ticket. E il certificato medico on line partirà dal 15 settembre per i lavoratori pubblici e privati. Abbiamo già
mandato i pin ai medici. Questo significa che i pazienti non dovranno più fare due raccomandate e la
pubblica amministrazione otterrà un grande risparmio e maggiori possibilità di controllo». Sul fronte lotta agli
sprechi ieri il ministro Brunetta ha ricordato che a settembre, una volta terminato il censimento in corso, sarà
pronto un disegno di legge che dimezzerà i costi per le auto blu su scala nazionale, «da 4 a 2 miliardi di
euro». 360 mila euro all'anno per i telefonini. Soddisfatta anche la presidente Polverini, che sta usando le
forbici per le auto blu e i telefonini alla Regione Lazio. Proprio sui cellulari ha ricordato: «Abbiamo già tagliato
le auto blu, adesso stiamo operando per un taglio anche dei telefonini. Quando siamo arrivati abbiamo
trovato più di 450 numeri di telefonia mobile ad utenza aperta: ora stiamo preparando una determina per
arrivare a meno di 100». La Regione, attualmente, spende 30 mila euro a bimestre per i cellulari, vale a dire
180 mila euro all'anno. Delle 400 sim attive, quelle destinate nel dettaglio ad assessori e dipendenti dello staff
sono 175. «Niente perdite di tempo». Sull'innovazione della "sanità elettronica" e più in generale della
pubblica amministrazione on line, riassunta nel protocollo d'intesa siglato con il ministro Brunetta, la Polverini
ha spiegato: «Queste misure saranno utili perché eviteranno perdite di tempo alle persone e alle aziende. Ci
sono anche atti importanti non solo per la lotta agli sprechi, ma anche per quella alla corruzione». I punti
deboli. Ma cosa pensano i medici di famiglia di questa innovazione? C'è disponibilità, ma anche una buona
dose di perplessità e di timori che la partenza possa essere caotica. Spiega Pierluigi Bartoletti, segretario
regionale di Fimmg (Federazione italiana medici di famiglia): «Nel Lazio il 90 per cento degli studi medici è
già on line, ma resta il problema reale di quelle zone che ancora non sono raggiunte dalla banda larga. Inoltre
che succederà con le guardie mediche e i pronto soccorso, sono pronti a rilasciare il certificato medico on line
che serve al paziente? Non siamo contrari all'innovazione, ma temiamo che la fase di partenza sarà molto
complicata. In caso di malattia nei giorni festivi e prefestivi, il cittadino sarà costretto a chiamare la guardia
medica o a correre al pronto soccorso. Gli effetti potrebbero essere negativi. Più in generale, al di là dei
proclami, non sono convinto che il 15 settembre saremo pronti. Diciamo obbedisco, ma siamo soldati che
partono con le scarpe di cartone. Se la Regione non organizza il sistema, sarà un disastro».
06/08/2010 33Pag. Il Messaggero - Roma(diffusione:210842, tiratura:295190)
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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/08/2010 12
Foto: A sinistra una visita medica, dal 15 settembre ricette e certificati on line; sotto due auto blu della
Regione Lazio
06/08/2010 33Pag. Il Messaggero - Roma(diffusione:210842, tiratura:295190)
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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/08/2010 13
"Centri internet " in nove Comuni Previsti fondi pubblici per l'erogazione di servizi digitali affidati alle associazioni PORTOGRUARO - Nove Comuni per un unico progetto: la creazione di Centri pubblici di accesso ad internet
per ridurre il "divario digitale". Nell'ambito del bando pubblicato dalla Regione il Veneto Orientale ha risposto
con un progetto integrato realizzato con il coordinamento dell'agenzia di sviluppo VeGal. Il bando era rivolto a
creare dei centri pubblici di accesso, denominati «P3@ Veneti», finalizzati a dare nuove opportunità di
accesso ad Internet mediante servizi gratuiti ed iniziative di assistenza ai servizi digitali della pubblica
amministrazione.
Questi punti di accesso ad internet dovranno garantire delle aperture minime e una gestione da affidare a
cura dei Comuni a soggetti associativi presenti sul territorio comunale. Al progetto hanno aderito nove
Comuni: Annone Veneto, Cinto Caomaggiore, Gruaro, Fossalta di Piave, Fossalta di Portogruaro, Musile di
Piave, Noventa di Piave, Torre di Mosto ed Eraclea.
«Quasi metà dei Comuni del Veneto Orientale hanno aderito al progetto. Tuttavia - ha commentato il
consigliere di Vegal, Ivan Saccilotto - resta il rammarico per la mancata adesione da parte degli altri 13
Comuni». (T.Inf.)
© riproduzione riservata
05/08/2010 25Pag. Il Gazzettino - Venezia(tiratura:114104)
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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/08/2010 14
IMPRESE La tessera sanitaria per accedere ai servizi UDINE - A breve gli imprenditori della provincia di Udine potranno accedere ai servizi erogati dalla Camera di
Commercio friulana utilizzando la propria tessera sanitaria, sulla quale sarà stata precedentemente registrata
la firma digitale. È il risultato dell'accordo stipulato a Udine, tra la Regione, rappresentata dall'assessore
Andrea Garlatti e l'ente camerale, rappresentato dal presidente Giovanni Da Pozzo. Ieri alla Cciaa Da Pozzo
ha anche ricevuto il questore Giuseppe Padulano, per un saluto prima del suo trasferimento nella sede
triestina, a fine mese.
06/08/2010 2Pag. Il Gazzettino - Udine(tiratura:114104)
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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/08/2010 15
Lotta agli sprechi Alla Regione parte la dieta dei cellulari Con una circolare saranno ridotti da 450 a 100. Al via anche le ricette digitali e lo sportello unico per leimprese Telefonare costerà caro. Almeno a quelli che ci avevano preso gusto a chiamare anche soltanto per dire:
«Amore, cala gli spaghetti. Cinque minuti e sono da te». Oppure a utilizzare il cellulare per lunghissime
chiacchierate, di quelle che nulla hanno a che fare con il proprio lavoro. Tanto paga la Regione. E se "una
telefonata allunga la vita", come si recitava in un vecchio spot pubblicitario, ora il taglio virtuale dei fili
contribuirà a risanare i conti della Regione Lazio. L'annuncio fatto ieri dalla presidente Renata Polverini, però,
non piacerà a chi le telefonate dovrà pagarle di tasca propria. «Quando siamo arrivati abbiamo trovato oltre
450 numeri di telefonia mobile. Stiamo preparando una circolare per farle scendere a meno di cento»,
l'annuncio della presidente che ieri ha firmato un'intesa Renato Brunetta, ministro della Pubblica
amministrazione, sulla digitalizzazione della Pa. Insomma, la Polverini ha deciso di mettere a dieta la sua
Regione. Così dopo le auto blu - il taglio di quelle a disposizione della giunta è previsto per la prossima
primavera mentre alla Pisana i tempi sono molto più brevi - tocca ai cellulari. «Credo che nell'ambito degli
strumenti che ci possono consentire di interpretare al meglio il ruolo che i cittadini ci hanno affidato ci sia uno
spazio per risparmiare», ha spiegato in linea con quel patto fatto con gli elettori in campagna elettorale. Nel
frattempo, a semplificare la vita dei cittadini arriva l'accesso telematico ai servizi, lo sportello unico per le
imprese, la dematerializzazione dei documenti, la circolarità delle banche dati della Pa. Questo c'è scritto
nell'intesa firmata ieri con una novità: l'iniziativa "Mettiamoci la faccia". In pratica i cittadini avranno la
possibilità di esprimere un giudizio sui servizi della Regione, mentre nel settore della sanità, si potranno avere
certificati medici online e ricette digitali. Brunetta ha fatto notare che con le ricette digitali ci sarà un risparmio
del 30%. Mentre dal 15 settembre partirà il certificato medico on-line per i lavoratori pubblici e privati. «La
Regione Lazio», ha detto invece la Polverini, «è la prima tra le Regioni sottoscrive un importante protocollo
che semplifica la PA». TIZ. LAP.
Foto: Brunetta e Polverini in Regione. Foto Omniroma
06/08/2010 46Pag. Libero - Ed. nazionale(tiratura:224026)
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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/08/2010 16
chiarimento della corte dei conti puglia Nella p.a. incarichi prevalentemente a tempo indeterminato La riforma Brunetta ha abrogato la disciplina sui contratti ai dirigenti del Testo unico degli enti locali La disciplina degli incarichi dirigenziali a tempo determinato contenuta nel testo unico degli enti locali è da
considerare implicitamente abolita dalla riforma-Brunetta. È la Corte dei conti, Sezione regionale di controllo
ad esprimere, per prima, un chiaro avviso sulle sorti dell'articolo 110, commi 1 e 2, del dlgs 267/2000 a
seguito della riforma dell'articolo 19, commi da 6 a 6-ter, del dlgs 165/2001, da parte del dlgs 150/2009.E il
destino delle regole particolari degli incarichi a contratto negli enti locali non poteva che essere quello
delineato dalla magistratura contabile: l'abolizione implicita, cui consegue l'obbligo di applicare le sole regole
contenute nell'articolo 19, commi 6-6-ter.Il parere 17 giugno 2010, n. 44 della Sezione Puglia contraddice
efficacemente tutte le ragioni addotte dall'opposta teoria della permanente vigenza dell'articolo 110 del Tuel.
A partire dal principio di speciali, secondo il quale la norma del dlgs 267/2000, in quanto «speciale», non
potrebbe essere derogata da una legge generale, ancorché successiva cronologicamente.Le cose, mette in
rilievo la magistratura contabile, in questo caso non stanno così. La questione degli incarichi dirigenziali a
contratto, infatti, il legislatore ha manifestato espressamente la volontà, col comma 6-ter dell'articolo 19 del
dlgs 165/2001, di estendere le nuove regole sugli incarichi dirigenziali a contratto non solo nell'ambito dello
Stato, ma anche di tutte le altre amministrazioni pubbliche. Il conduce all'inefficacia delle relative norme
speciali previgenti, dovendosi ricondurre a unità e coerenza l'ordinamento giuridico.Del resto, osserva la
Sezione Puglia, la lettura costituzionalmente orientata della riforma alla disciplina della dirigenza a contratto
non può giustificare l'ulteriore vigenza dell'articolo 110, commi 1 e 2 del dlgs 267/2000, come dimostrano le
recenti ed ormai consolidate pronunce della Corte costituzionale (103/2007, 104/2007, 161/2008, 9/2010),
tutte intese ad evidenziare la stretta correlazione tra la struttura del rapporto di lavoro della dirigenza e
l'effettività della distinzione funzionale tra i compiti di indirizzo politico-amministrativo degli organi di governo e
quelli di gestione di competenza della dirigenza. La legge, dunque, deve creare un assetto della dirigenza
pubblica prevalentemente fondato su un rapporto di lavoro a tempo indeterminato al quale si acceda per
concorso pubblico, con conseguente restrizione degli spazi a contratti a tempo determinato, soprattutto se
basati su elementi di fiduciarietà.La volontà di comprimere per tutte le amministrazioni pubbliche, ivi
comprese quelle locali, la possibilità di assumere dirigenti a contratto, d'altra parte, è dimostrata dall'articolo
6, comma 2, lettera h), della legge 15/2009, che ha demandato al legislatore delegato, cioè al d.lgs 150/2009
la ridefinizione della disciplina relativa al conferimento degli incarichi ai soggetti estranei alla pubblica
amministrazione e ai dirigenti non appartenenti ai ruoli, «prevedendo comunque la riduzione, rispetto a
quanto previsto dalla normativa vigente, delle quote percentuali di dotazione organica entro cui e' possibile il
conferimento degli incarichi medesimi». Coerentemente con tale criterio di delega, il dlgs 150/2009
modificando il testo unico del pubblico impiego ha esteso l'ambito di applicazione delle norme sulla dirigenza
pubblica, tendenti a restringere lo spoil system e gli incarichi a contratto, alle altre amministrazioni.Né,
ulteriore rilevante conclusione del parere 44/2010, vale ad escludere la piena applicabilità dell'articolo 19,
comma 6, del dlgs 165/2001, nell'ordinamento locale «l'esistenza dell'autonomia regolamentare in materia di
organizzazione e di svolgimento delle funzioni riconosciuta agli enti locali dall'art. 117, 6° comma, della
Costituzione, in quanto la materia dell'accesso al pubblico impiego è oggetto di riserva di legge (art. 97,
comma 3, Cost.)». Il parere mette, finalmente, bene in evidenza la differenza che esiste tra la funzione di
organizzazione ed il reclutamento. Gli enti sono autonomi nello stabilire l'architettura organizzativa, ovvero
quante strutture di vertice esistano, di quali servizi siano composte, con quali interrelazioni sono connesse e,
di conseguenza, quanti e quali siano le posizioni dirigenziali preposte. Ma, tutto ciò non ha nulla a che vedere
col sistema di reclutamento, non rimesso all'autonomia regolamentare, bensì disciplinato dalla legge.La
Sezione Puglia, concordemente con la Sezione Autonomie e le Sezioni Piemonte ed Emilia Romagna, priva
di pregio anche l'osservazione secondo la quale l'abolizione dell'articolo 110, commi 1 e 2, avrebbe dovuto
06/08/2010 27Pag. ItaliaOggi(diffusione:88538, tiratura:156000)
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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/08/2010 17
essere frutto di una norma espressa, in applicazione dell'articolo 1, comma 4, del Tuel, ribadendo che tale
ultima norma «di rafforzamento» altro non essendo se non una fonte di pari rango legislativo al d.lgs
150/23009, rimane comunque soggetta al criterio cronologico, traducendosi in buona sostanza in
un'esortazione ovviamente non vincolante per il legislatore futuro. Se così non fosse, sarebbe, infatti, l'articolo
1, comma 4, una norma incostituzionale.Infine, il parere si esprime anche sulla percentuale di dirigenti a
contratto acquisibili dagli enti locali, osservando che essa non possa che coincidere col tetto dell'8%, riferito
ai dirigenti non generali, non potendosi applicare la percentuale del 10%, che riguarda i dirigenti di prima
fascia, assenti nell'ordinamento locale.
06/08/2010 27Pag. ItaliaOggi(diffusione:88538, tiratura:156000)
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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/08/2010 18
Direttiva di brunetta sui tagli della manovra. pianificazione entro il 15 ottobre Alla formazione della p.a. ci pensa la Sspa Alla formazione della pubblica amministrazione deve pensarci, soprattutto, la Sspa. Infatti, oltre che a essere
previsto dalla manovra correttiva dei conti pubblici appena licenziata dal parlamento, con cui dal 2011 si
prevede un taglio del 50% delle spese sostenute nel 2009, l'affidamento delle attività formative per il tramite
della Scuola superiore della pubblica amministrazione risponde a canoni di efficienza ed economicità.
Pertanto, le amministrazioni statali devono sottoporre alla funzione pubblica, entro il prossimo 15 ottobre, un
piano generale di formazione da avviare nel 2011. I tagli però, riguarderanno solo le risorse allocate nel
bilancio dello stato, restando escluse, pertanto, le attività formative finanziati con i fondi Ue. È quanto ha
precisato il ministro della funzione pubblica, Renato Brunetta, nel testo della direttiva n.10 pubblicata ieri sul
sito internet istituzionale di Palazzo Vidoni, con la quale si forniscono chiarimenti sulla formazione nella
pubblica amministrazione, alla luce delle disposizioni contenute dell'articolo 6, comma 13 della manovra
correttiva 2010. Destinatari. Le indicazioni del titolare di palazzo Vidoni sono destinate a tutte le
amministrazioni centrali dello stato, ivi comprese le autorità indipendenti e gli enti pubblici non economici. Per
le altre amministrazioni, la direttiva si impone quale linea guida finalizzata a garantire un miglior utilizzo delle
risorse finanziarie assegnate alla formazione di ciascun dipendente. I tagli della manovra. Dal prossimo anno,
come detto, per la formazione del personale si dovrà spendere la metà di quanto sostenuto nel corso del
2009. Intendendo per formazione anche le attività di aggiornamento e informazione svolta in presenza o con
metodologie e-learning. Vanno pertanto esclusi dal taglio processi «non strutturati nei termini della
formazione», quali ad esempio la reingegnerizzazione dei processi e dei luoghi di lavoro, il tutoring e
l'affiancamento. Il ruolo della Sspa. È vero che il taglio porterà a una contrazione delle attività formative del
personale pubblico ma, rileva Brunetta, un utilizzo improntato a criteri di efficacia ed economicità, porterà un
miglioramento degli standard qualitativi delle attività formative. La previsione normativa va in questo senso.
Quindi, le amministrazioni, prima di affidare all'esterno la realizzazione delle attività formative, si devono
rivolgere alla Sspa o ai propri organismi di formazione, ovvero a Formez P.aIl programma della formazione.
Palazzo Vidoni e Sspa, con l'ausilio di altre scuole pubbliche di formazione, avvieranno, entro il 15 settembre
di ogni anno (a partire dall'anno in corso), un «processo di consultazione» con le amministrazioni interessate
che sia finalizzato alla redazione di un piano formativo per l'anno successivo. Piano, questo che dovrà essere
sottoposto alla funzione pubblica entro il 15 ottobre, con l'indicazione dell'ammontare complessivo delle
risorse che si intendono utilizzare, il numero dei beneficiari e i nominativi delle strutture pubbliche cui affidare
le attività. Entro il 15 novembre, poi, le p.a. indicheranno alla funzione pubblica i loro programmi formativi
specifici che la Sspa metterà in cantiere assieme a osservazioni quali la didattica, la congruità dei costi e le
modalità di ammissione ai corsi. Il ciclo si chiuderà il 30 gennaio di ogni anno con la stesura del Piano di
formazione definitivo.
06/08/2010 29Pag. ItaliaOggi(diffusione:88538, tiratura:156000)
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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/08/2010 19
Canale di dialogo fra il cittadino e la pubblica amministrazione procede al recupero forzato. Cosa si intende per ruolo? Ai sensi dell'art. 10 DPR 602/73, il ruolo è l'elenco dei
debitori e delle somme da essi dovute a titolo di imposte, sanzioni e interessi che l'ente creditore forma e
consegna al concessionario della riscossione, ora agente della riscossione. In quali casi ricorre l'ipotesi di
sospensione della riscossione per situazioni eccezionali? L'art. 19 bis del D.P.R. 602/73 contempla le ipotesi
di sospensione della riscossione in presenza di situazioni eccezionali, a carattere generale o relative ad una
area significativa del territorio, tali da alterare "gravemente" un corretto rapporto con i contribuenti. Tale
sospensione deve essere disposta con decreto del Ministero delle finanze, per un periodo superiore a dodici
mesi. Quali compensi percepisce l'Agente della Riscossione? L'agente della riscossione percepisce
esclusivamente compensi e rimborsi spese fissati dalla legge. In particolare:un aggio sulle somme iscritte a
ruolo riscosse; un rimborso sulle spese di notifica della cartella di pagamento; un rimborso per le spese
relative alle procedure esecutive. Come vengono calcolati gli interessi di mora? L'art. 30 DPR 602/73 prevede
che, decorso inutilmente il termine di 60 giorni dalla notificazione, sulle somme iscritte a ruolo si applicano, a
partire dalla data della notifica della cartella e fino alla data del pagamento, gli interessi di mora al tasso
annualmente fissato con decreto dal Ministero delle finanze con riguardo alla media dei tassi bancari
attivi.Sento molto parlare dell'Estratto Conto di Equitalia. Ma di cosa si tratta? L'Estratto conto consente di
consultare la propria posizione debitoria aggiornata comodamente da casa. Basta, infatti, collegarsi al sito
internet www.equitaliaspa.it per accedere alla sezione che fornisce l'elenco delle cartelle e degli avvisi di
pagamento relativo al proprio codice fiscale o partita iva dall'anno 2000.
05/08/2010 14Pag. Il Roma(diffusione:27500, tiratura:125000)
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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ED ENTI PUBBLICI - Rassegna Stampa 06/08/2010 20
Riforma Gelmini Napolitano: confronto costruttivo sull' università ROMA
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano auspica che sull'università e la ricerca si avvii un
«confronto costruttivo» perché l'esigenza di una riforma e «una dotazione adeguata delle risorse», «sono due
facce della stessa medaglia». Il capo dello stato fa questa osservazione in una lettera, pubblicata sul sito
internet del Quirinale, inviata al professore Bartolomeo Azzaro, pro rettore per lo sviluppo delle attività
formative e di ricerca della «Sapienza». Azzaro aveva trasmesso al presidente della Repubblica la lettera
firmata dai coordinatori della «Rete 29 Aprile» nella quale venivano esposti problemi relativi al mondo dell'
università e della ricerca in relazione alla riforma Gelmini (che il 29 luglio ha incassato il primo via libera del
Senato).
«Come sapete - si legge nella lettera di Napolitano - ho sempre guardato con attenzione al settore dell'
università e della ricerca, che giudico fondamentale per la crescita economica e lo sviluppo culturale e civile
del paese. Proprio di recente, durante l'inaugurazione a Trieste della nuova sede della Scuola internazionale
superiore di studi avanzati, ho affermato a tale riguardo come la "legge di riforma e dotazione adeguata di
risorse per il funzionamento dell'università e della ricerca siano due facce della stessa medaglia"». Napolitano
aggiunge che «nessuno, anche e in modo particolare i giovani, nessuno di quanti operano e studiano nelle
nostre università a qualsiasi livello può negare l'esigenza di una riforma». Napolitano ricorda che in
quell'intervento ribadiva «la necessità di salvaguardare la spesa pubblica per investimenti, in modo
particolare quelli per la ricerca e per l'alta formazione, apprezzando l'impegno del ministero dell'Economia a
affrontare seriamente il problema del fondo di finanziamento dell'università». Quindi l'auspicio «proprio
mentre il Parlamento sta affrontando tale materia»: «Non posso che auspicare, sui punti critici da voi
sollevati, un costruttivo confronto che guardi al merito delle questioni e all'interesse di lungo periodo del
nostro paese».
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06/08/2010 13Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/08/2010 22
Agenzia delle Entrate. Formazione Il «placement» nelle università evita Ires e Iva Luca De Stefani
Rientrano nel reddito d'impresa e sono assoggettati a Iva i corrispettivi percepiti per le attività di promozione
e sostegno di percorsi formativi di giovani laureati, non occupati, per l'acquisizione di competenze nel
trasferimento di tecnologie e prodotti della ricerca verso imprese che intendono perseguire programmi di
innovazione o di giovani laureati e ricercatori che intendono avviare spin-off, utilizzando il patrimonio di
conoscenze e applicazioni derivanti dalla ricerca. Sono esclusi da Ires e Iva, invece, i contributi erogati alle
università finalizzati a promozione e sviluppo dei servizi di placement universitario o alla sperimentazione di
percorsi assistiti di accompagnamento al lavoro di giovani laureati, promozione e sostegno di tirocini
formativi. Sono questi i chiarimenti forniti dall'agenzia delle Entrate con la risoluzione 5 agosto 2010, n. 79/E.
In generale, non rientra nell'attività commerciale e quindi non produce reddito d'impresa «l'esercizio di
funzioni statali da parte di enti pubblici» (articolo 74, comma 2, lettera a del Tuir), tra le quali rientrano le
attività didattiche e di ricerca scientifica svolte dalle università statali. Queste ultime, quindi, non assoggettano
a Ires le suddette attività, mentre sono tassati a Ires i redditi derivanti dalle attività svolte in regime di diritto
privato, anche se connesse all'esercizio di funzioni statali (esempio, redditi derivanti da aziende agrarie, da
attività svolte sulla base di rapporti convenzionali o contrattuali; risoluzione n. 37 del 2 maggio 1994, parere
del Consiglio di Stato 6 novembre 1991, n. 1316/1988).
Secondo la risoluzione di ieri dell'agenzia delle Entrate, le attività dell'università finalizzate all'incremento di
occupazione e occupabilità, relative a promozione e sviluppo dei servizi di placement universitario ovvero alla
sperimentazione di percorsi assistiti di accompagnamento al lavoro di giovani laureati, promozione e
sostegno di tirocini formativi (riconducibili a quelli del decreto ministeriale 142/1998), costituiscono un'attività
istituzionale dell'università. Le somme percepite, quindi, non rientrano nel reddito d'impresa e non sono
assoggettate a Ires. Di conseguenza, non sono neanche assoggettate, dall'erogante, alla ritenuta d'acconto
del 4 per cento. In questo ambito, i contributi erogati all'ateneo sono esclusi da Iva, mancando presupposto
oggettivo (articolo 3, Dpr 633/1972) e soggettivo (articolo 4, Dpr 633/1972). Sono imponibili a Ires e rilevanti
ai fini Iva, invece, i corrispettivi percepiti dalle attività di promozione e sostegno di percorsi formativi di giovani
laureati non occupati per l'acquisizione di competenze nel trasferimento di tecnologie e prodotti della ricerca
verso imprese, che intendono perseguire programmi di innovazione ovvero di giovani laureati e ricercatori
che intendono avviare spin-off, usando conoscenze e applicazioni derivanti dalla ricerca.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il quadroLe funzioni istituzionali
Le attività formative utili per l'inserimento nel mondo del lavoro o per agevolare le scelte professionali, come i
tirocini formativi e di orientamento, sono funzioni istituzionali degli atenei (nota 19 aprile 2010 del ministero
dell'Istruzione)
L'intermediazione
Le Università sono autorizzate allo svolgimento dell'attività di intermediazione tra domanda e offerta di
lavoro, a patto che sia realizzata senza finalità di lucro (articolo 6 del Dlgs 276/2003)
L'attività di placement
L'attività di placement è ricompresa tra le funzioni istituzionali degli atenei (nota 19 aprile 2010 del ministero
dell'Istruzione)
06/08/2010 22Pag. Il Sole 24 Ore(diffusione:334076, tiratura:405061)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/08/2010 23
DAL QUIRINALE LA RISPOSTA ALL'APPELLO DI 600 DOCENTI E RICERCATORI DOPO IL DDL DELLAGELMINI Napolitano: finanziare l' Università RAFFAELLO MASCI ROMA
Riforma e quattrini devo andare di pari passo, e nessun intervento si può fare a vantaggio dell'università se
per questo non si trovano risorse adeguate. Il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, così replica ai 600
professori che gli avevano indirizzato un appello 15 giorni fa, proprio mentre il Parlamento stava votando il ddl
Gelmini che introduceva importanti innovazioni in materia di reclutamento dei docenti, di valutazione e di
risorse distribuite con criteri premiali.
Ieri, dunque, dal Quirinale è giunta la risposta, recapitata al coordinatore del gruppo «Rete 29 aprile», il
prorettore della Sapienza, Bartolomeo Azzaro.
Il Presidente della Repubblica ricorda quanto aveva già detto a Trieste, durante la sua visita alla Scuola
superiore di studi avanzati, e cioè che riforme e finanziamenti adeguati sono facce di una medesima
medaglia. Tuttavia, in ragione del suo ruolo istituzionale, Napolitano si è tenuto lontano dalla polemica - per la
verità assai aspra - che contrappone il ministro Gelmini alle organizzazioni dei docenti e dei ricercatori. Da qui
l'auspicio del Quirinale affinché «sul settore dell'Università e della Ricerca si avvii un confronto costruttivo».
«Come sapete - dice il Capo dello Stato ai professori - ho sempre guardato con attenzione al settore dell'
Università e della Ricerca, che giudico fondamentale per la crescita economica e lo sviluppo culturale e civile
del Paese. Proprio di recente, durante l'inaugurazione a Trieste della nuova sede della Scuola Internazionale
Superiore di Studi Avanzati, ho affermato a tale riguardo come la "legge di riforma e dotazione adeguata di
risorse per il funzionamento dell'università e della ricerca siano due facce della stessa medaglia"».
Nessuno, ha aggiunto Napolitano, di quanti operano e studiano nelle nostre università a qualsiasi livello «può
negare l'esigenza di una riforma. Ma ribadivo, a ulteriore chiarimento del mio pensiero, la necessità di
"salvaguardare la spesa pubblica per investimenti, in modo particolare quelli per la ricerca e per l'alta
formazione", apprezzando l'impegno del Ministero dell'Economia ad affrontare seriamente il problema del
fondo di finanziamento dell'Università».
«Richiamando questo intervento proprio mentre il Parlamento sta affrontando tale materia - osserva ancora il
Presidente - non posso che auspicare, sui punti critici da voi sollevati, un costruttivo confronto che guardi al
merito delle questioni e all'interesse di lungo periodo del nostro Paese, specie in questa fase di gravi difficoltà
dove a ognuno è richiesto di fare la sua parte».
Dopo di che il Quirinale non ha potuto fare altro che trasferire la questione al governo. Quindi, conclude
Napolitano, «ho provveduto a inviare al ministro Gelmini copia della vostra lettera, che affronta materie di
competenza del Governo, confidando che essa riceverà l'attenzione che merita».
Il presidente della Repubblica ha anche risposto ai sottoscrittori dell'appello per gli Statuti Autonomi degli Enti
Pubblici di Ricerca, trasmessogli dal professore Rino Falcone del Coordinamento Osservatorio sulla Ricerca,
assicurando di aver inviato, come nel caso della lettera della «Rete 29 Aprile», il testo al ministro Gelmini con
«l'invito a considerare attentamente le questioni sollevate».
E' possibile che su queste materie si trovi un accordo? «Le condizioni per un intervento soddisfacente ci sono
- dice il presidente dei rettori italiani, Enrico Decleva - i dati del fabbisogno effettivo del settore sono
disponibili. E se si bada ai bisogni oggettivi, a una soluzione positiva si deve arrivare. Se invece prevale
l'irragionevolezza...» .
06/08/2010 16Pag. La Stampa - Ed. nazionale(diffusione:309253, tiratura:418328)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/08/2010 24
LA COMPETIZIONE ACCENDE L' UNIVERSITÀ Caro direttore, la competizione è la via migliore per far emergere il merito. La competizione non è la
sopraffazione del più forte sul più debole, o l'assenza di regole. La competizione esiste, al contrario, proprio
quando ci sono le regole - quelle essenziali, non oltre - che garantiscono eguali opportunità in partenza.
Quelle opportunità di partenza che assicurano una competizione equa, permettendo agli individui di
esprimere la propria diversità. La competizione genera un vantaggio condiviso tra tutti i partecipanti. La
competizione è una delle variabili fondamentali della Società Aperta.
Il dramma dell'università italiana non si risolve con regole complicate, ma liberando la competizione. Il
Decreto appena passato in Senato muove nella direzione giusta, è coraggioso, ma non abbastanza, non
tocca il problema centrale o meglio cerca di aggirarlo. D'altronde il dibattito sul tentativo di riforma non è stato
d'aiuto. Non avrebbe potuto essere diversamente in un paese dove il metodo liberale non è costume. Ci si è
arroccati sull'idea che il centro, cioè lo Stato etico e i suoi burocrati, possano trovare la formula perfetta per i
«sudditi» meritevoli. Un esempio su tutti: la discussione sull'età di pensionamento dei docenti è tanto
imbarazzante quanto sintomatica. Piero Ostellino è tra i pochi a distinguersi, infatti la sua è una ricetta
Liberale: non ci sarà mai una riforma perfetta che risolverà in breve i problemi dell'università italiana. Questo
è impossibile. Servirebbe invece una riforma perfettibile il cui scopo è esattamente quello di creare
competizione con poche regole essenziali. Tale riforma deve però prima di tutto risolvere il problema di
creare un ambiente, un mercato, veramente competitivo. Oggi non è così.
Prima di tutto, occorre abolire il valore legale del titolo di studio. Già nel 1947, un vero maestro liberale, Luigi
Einaudi, sosteneva che il primo passo per riformare la scuola italiana e liberare la competizione è abolire il
valore del titolo. Senza questo passaggio qualsiasi tentativo di riforma sarà quasi nullo o produrrà risultati
poco confortanti. Eppure sembra una montagna invalicabile. Per molti non è il vero problema, e sbagliano.
Non sono interessati a garantire libertà e competizione, ma a garantire un valore assoluto, il merito. Per
ottenere il merito quindi, si scervellano per trovare la formula magica. Il merito non è un valore morale, ma
una semplice conseguenza della competizione. Come può un'università, un corso di laurea o un docente
essere riconosciuto come il migliore, se non c'è competizione, se il valore del titolo equipara tutti e tutto? Per
altri l'abolizione del titolo è un attentato all'eguaglianza. Per questi ultimi la competizione genera
diseguaglianza. Stiano tranquilli, è esattamente il contrario, perché una volta competitive le università migliori
ricercherebbero talenti e studenti migliori a prescindere dal reddito di partenza. Piuttosto è il sistema attuale,
imbrigliato, che genera diseguaglianze negando ai meritevoli di qualunque fascia sociale di esprimere talento
e diversità.
Che senso hanno i concorsi? Università libere di competere sono libere di scegliere i propri docenti, giovani o
anziani, bravi o incapaci. A loro volta, docenti e ricercatori saranno liberi di scegliere l'università. Per farlo
dovranno esprimere il meglio. Non dovrà essere lo Stato a scegliere, tramite regole bizantine.
L'università non dovrà più essere inoltre una realtà a se stante, ma fortemente calata nella realtà sociale ed
economica del Paese. Per questo gli istituti di credito dovranno annoverare tra i propri servizi la possibilità di
finanziare la carriera universitaria degli studenti che ne fanno richiesta, oltre che l'acquisto di case, auto,
barche e calciatori. Imprese grandi e piccole dovranno smettere di lamentarsi della situazione disastrosa delle
accademie, cominciando a collaborare proattivamente con quei corsi e dipartimenti che si dimostreranno più
interessanti. Solo così l'università potrà rispondere «ai bisogni concreti del mondo».
Non è così difficile. Abbiamo due modelli dinamici davanti a noi, da cui imparare, quello anglosassone
americano e quello scandinavo. Sono modelli che si fondano su un sistema finanziario molto diverso, privato
il primo (anche per le università pubbliche), pubblico il secondo (anche se ricerca e interi dipartimenti sono
spesso sostenuti dai privati). Eppure i risultati sono molto simili perché entrambi hanno un fattore in comune:
06/08/2010 31Pag. La Stampa - Ed. nazionale(diffusione:309253, tiratura:418328)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/08/2010 25
la libertà di competere, «Non ordine, non gerarchia, non uniformità, non regolamentazione, non valore legale
dichiarato dallo Stato; ma disordine, varietà, mutabilità, alegalità dei diplomi variamente stilati che ogni sorta
di scuole, collegi, università rilascia, per l'autorità che formalmente deriva bensì, e non sempre, da un diploma
regio, da una carta di incorporazione; ma diplomi e carte non sono nulla di più e forse parecchio di meno dei
decreti di riconoscimento di corpi morali, di associazioni filantropiche, di enti più o meno economici, di
personalità giuridiche con contenuto variabile, i quali sono firmati ogni anno in Italia da ministri e da presidenti
di repubblica e non hanno di fatto alcun ulteriore, come era la terminologia d'un tempo, tratto di
conseguenza». (Einaudi, 1955).
*Docente aggiunto John Cabot University Roma
06/08/2010 31Pag. La Stampa - Ed. nazionale(diffusione:309253, tiratura:418328)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/08/2010 26
UNIVERSITA' Napolitano: «Una riforma serve, ma la politica ascolti la voce degli atenei» LETTERA AL PRO RETTORE AZZARO Dai docenti un documento sui problemi legati al nuovo ordinamento ANNA MARIA SERSALE ROMA - L'aveva ricevuta il pro-rettore della Sapienza Bartolomeo Azzaro, che l'ha inviata al Capo dello Stato.
Alla lettera aperta scritta dai ricercatori della "Rete 29 aprile", uno dei movimenti che contesta la
"precarizzazione" del ruolo e i contenuti del ddl di riforma, ha risposto il presidente Giorgio Napolitano
esortando ad un "confronto costruttivo". «Come sapete - si legge nella lettera di Napolitano - ho sempre
guardato con attenzione al settore dell'Università e della Ricerca, che giudico fondamentale per la crescita
economica e lo sviluppo del Paese. Proprio di recente, ho affermato a tale riguardo come la legge di riforma e
la dotazione adeguata delle risorse siano due facce della stessa medaglia». «Nessuno - ha aggiunto il
presidente - anche e in modo particolare i giovani, nessuno di quanti operano e studiano nelle nostre
università a qualsiasi livello può negare l'esigenza di una riforma». Napolitano ha anche ribadito la necessità
di «salvaguardare la spesa pubblica per investimenti, in modo particolare quelli per la ricerca e per l'alta
formazione», apprezzando l'impegno del Ministero dell'Economia a affrontare seriamente il problema del
fondo di finanziamento dell'Università. «Richiamando questo intervento proprio mentre il Parlamento sta
affrontando tale materia - ha osservato ancora il presidente - non posso che auspicare, sui punti critici
sollevati dai ricercatori, un costruttivo confronto che guardi al merito delle questioni e all'interesse di lungo
periodo del nostro Paese, specie in questa fase di gravi difficoltà dove a ognuno è richiesto di fare la sua
parte. Con questo spirito ho provveduto ad inviare al ministro Gelmini copia della vostra lettera, che affronta
materie di competenza del Governo, confidando che essa riceverà l'attenzione che merita». I ricercatori
universitari sostengono che il ddl approvato in Senato pochi giorni fa «non risolve nessuno dei problemi, anzi,
impedisce lo sviluppo della ricerca, perché non ci sono i fondi», e scatenando una «guerra tra poveri» e
istituzionalizzando «una figura di ricercatore-docente ricattabile con il miraggio di un ruolo nella seconda
fascia che sarà per pochi». La riforma è per ora in discussione e dopo l'estate andrà all'esame della Camera.
I ricercatori della "Rete 29 aprile" avevano scritto anche ai rettori. E ieri il presidente della Crui, Enrico
Decleva, ha risposto che la "palla" ora è nel campo del ministro Tremonti, ma le condizioni per una soluzione
positiva ai problemi del sistema universitario ci sarebbero. «Purché - afferma Decleva - prevalga la
ragionevolezza». Il presidente della Conferenza dei rettori, non nasconde la preoccupazione per le condizioni
critiche del sistema universitario ma confida in una via d'uscita. «I dati del fabbisogno sono noti - osserva
Decleva - Se si bada ai bisogni oggettivi, senza forzature e abbandonando posizioni di principio negative, a
una soluzione positiva si deve pur arrivare. Anche quello che ha affermato il Capo dello Stato va in questa
direzione». Un lavoro di paziente tessitura secondo Decleva può comunque «aiutare molto». «Non sempre è
necessario il clamore dice- . Anzi. Molte azioni risultano essere più proficue se non vengono dichiarate
all'esterno o sbandierate sui media. Il ministro Gelmini - osserva Decleva - è consapevole di quello che
occorre e sta facendo i suoi passi. È evidente però che tutto dipenderà dal ministro dell'Economia».
Foto: Mariastella Gelmini
06/08/2010 11Pag. Il Messaggero - Ed. nazionale(diffusione:210842, tiratura:295190)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/08/2010 27
Università , fuga di massa tra i docenti: «Esodo volontario superiore alleattese» Il nuovo rettore Pasquale Nappi alle prese con il 'rebus' degli organici e delle risorse STEFANO LOLLI di STEFANO LOLLI E' UNA... FUGA a tutti gli effetti, imprevista ma soprattutto massiccia, quella che investe
l'Università. E che rappresenta per il neo rettore Pasquale Nappi la prima 'grana' in vista dell'insediamento e
dell'apertura del prossimo anno accademico. OLTRE CINQUANTA docenti hanno infatti avviato l'iter per
l'esodo volontario dall'ateneo, formalizzando la rinuncia all'impegno accademico, in gran parte dei casi
anticipata rispetto alla scadenza attesa dei contratti e degli incarichi di lavoro. Una situazione grave, per certi
versi emblematica dello stato in cui si ritrovano gli atenei, ma che per quello estense rischia di creare
sconquassi anche per la programmazione dei corsi: «Semplicisticamente, senza addentrarci in calcoli e
parametri assai complessi - spiega Nappi -, si può dire che a fronte di meno docenti si potranno avere meno
corsi». Perciò allarma l'esodo di massa; il numero previsto delle cessazioni, soprattutto per raggiunti limiti
d'età, si attestava sulla trentina di unità e nulla più. Ed invece, «forse per le gravi incertezze che oggi
incombono sull'attività delle Università - riflette il neo rettore -, ci siamo ritrovati in queste settimane con un
numero quasi doppio di docenti che hanno deciso di lasciare l'ateneo». A COMPLICARE le cose, c'è anche il
vincolo per la sostituzione del turn over, che di fatto permette di rimpiazzare non più del 50% dei posti
vacanti; perciò, se i vuoti in organico erano stimati in 15 docenti, da ottobre l'Università si ritroverà con una
quantità di... buchi assai più preoccupante. Oltretutto, prosegue il successore di Patrizio Bianchi, «per
rimpiazzare i docenti che lasciano bisogna avere risorse finanziarie certe, ma anche sotto questo versante l'
Università di Ferrara, come tutti gli altri atenei d'Italia, si ritrova a fare i conti con stanziamenti drasticamente
ridotti...». Su scala nazionale, è stimato un taglio di oltre il 15%, anche Ferrara dovrebbe misurarsi con una
riduzione di analoga portata. Insomma, un puzzle più diabolico di un Ravensburger da 12 mila pezzi. E
stiamo parlando, per il momento, soltanto della fuga dei docenti. Sul versante del personale tecnico e
amministrativo, i conti su quello che scherzosamente viene definito l'effetto Tremonti devono ancora esser
fatti. PER NAPPI, pur non ancora insediato ufficialmente a palazzo Renata di Francia, c'è perciò
l'incombenza di arginare questa emorragia e possibilmente «inserire, tra i mille vincoli di natura sia giuridica
che economica, anche qualche giovane, per lanciare un messaggio di fiducia al mondo accademico e alla
città».
06/08/2010 9Pag. Il Resto del Carlino - Ferrara(tiratura:206221)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/08/2010 28
L'INTERVENTO ATENEI, L'ETA' NON DISTINGUE IL BUON DOCENTE E' TORNATO vivace il dibattito sul pensionamento dei professori universitari che il nuovo disegno di legge
(nel testo votato da uno dei rami del Parlamento) ha mantenuto a 70 anni. Il dibattito era nato da
problematiche nascoste e cioè che così facendo, si potessero risparmiare e tagliare i fondi alle Università,
nascondendo il tutto con l'affermazione che così facendo si aprivano più facili vie di inserimento negli Atenei
ai giovani. E si dimenticavano le ragioni che portarono il legislatore ad una simile scelta. La carriera
universitaria è lenta per sua intrinseca natura: nella maggior parte dei settori disciplinari l'approfondimento
necessario per aspirare alla cattedra comporta anni, di ricerca e di sacrificio. Non si può pretendere che un
giovane con pochi anni di laurea possa aver maturato quell'approfondimento necessario delle sue ricerche
per aspirare a divenire a sua volta un caposcuola per altre generazioni: certamente l'età media con cui si
diventa ricercatore oggi (quarant'anni come affermano Pasquino ed altri) è, in via generale, assurda. Ma non
si può dimenticare come l'affermazione di un giovane in sede nazionale o internazionale non possa avvenire
sempre con la rapidità propria di altre carriere. IN REALTÀ il problema era ed è mal posto: si dimentica che la
prima a dover scegliere se privarsi o meno del docente dovrebbe essere la stessa istituzione di
appartenenza, cioè l'Università, che forse può trovare in questo 'anziano' un polo attrattivo per le matricole
che oggi possono scegliere fra vari Atenei ove compiere i loro studi. La scelta dirigistica e trasversale di un
collocamento in pensione anticipato danneggia sicuramente più l'istituzione del singolo: il bravo docente è
quello che si è saputo conquistare un mercato per le sue ricerche, a prescindere dai suoi anni, e che
continuerà ugualmente a studiare e produrre anche a vantaggio di quegli allievi che credono in lui perché
realmente apprendono, non per ragioni clientelari. E' il mercato che dovrebbe ispirare la scelta, non l'età
anagrafica; se proprio si vuole moralizzare l'Università si dovrebbero dare strumenti certi ai Rettori per
liberare gli Atenei dagli improduttivi (cioè da coloro che non hanno prodotto nulla da anni,) per dare il buon
esempio e per liberare risorse, queste sì, a favore dei giovani. Non per nulla il Rettore Frati della Sapienza ha
deciso di iniziare da qui, con una via che allo stato è impervia e che nemmeno la riforma chiarisce, ma che è
l'unica: e gli altri?
06/08/2010 19Pag. Il Resto del Carlino - Bologna(tiratura:206221)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/08/2010 29
le novità Stranieri, che cosa cambia per «permessi» e università Aggiornato il calendario dell'anno accademico Documenti di soggiorno, diventa obbligatorio il test d'italiano Stranieri all'università: ecco come fare. Il ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca ha
recentemente aggiornato il calendario del prossimo anno accademico (2010-2011) per quel che riguarda le
immatricolazioni all'Università degli studenti stranieri residenti all'estero, sulla base dei posti a loro riservati.
Queste le principali date da ricordare: - 24 agosto: rilascio del visto di ingresso per studio; - 1 settembre:
esame di lingua italiana Tutti coloro che entreranno nel nostro Paese con visto per motivi di studio, dovranno
inviare la richiesta di permesso di soggiorno entro 8 giorni alla Questura della città in cui intendono prendere
dimora. Permesso di soggiorno: ora il test d'italiano. Da dicembre 2010 il rilascio del permesso di soggiorno
CE per soggiornanti di lungo periodo (Ce - slp) sarà legato anche al superamento di un test di conoscenza
della lingua italiana. Gli interessati a questo provvedimento sono: - Gli stranieri che richiedono il permesso di
soggiorno Ce slp secondo le norme in vigore - I familiari ai quali può essere richiesto il permesso di soggiorno
Tra i familiari, bisogna comunque escludere: - Figli con meno di 14 anni, anche quelli nati fuori dal
matrimonio, propri o del coniuge - Coloro che sono affetti da gravi limitazioni alla capacità di apprendimento
linguistico dovute all'età, a patologie o ad handicap, certificate dalla struttura sanitaria pubblica La richiesta di
partecipazione al test deve essere effettuata per via telematica. Entro 60 giorni, poi, la Prefettura convoca il
richiedente per lo svolgimento del test. Solo gli stranieri che possono attestare, con opportuna certificazione,
un livello di conoscenza italiana non inferiore al livello A2 - in base a parametri europei definiti dal Consiglio
d'Europa non sono tenuti a svolgere il test. La prova può essere svolta in via telematica o scritta, ed è
superata conseguendo un punteggio almeno pari all'80% del punteggio complessivo. Chi non supera il test,
può ripeterlo ma deve presentare di nuovo la richiesta di partecipazione. Per la consulenza e l'assistenza
necessarie, ci si può recare presso la più vicina sede dell'Inas Cisl (gli indirizzi si trovano su www.inas.it,
oppure chiamando il numero verde 800 001 303): ricordiamo che la consulenza offerta dall'Inas è
assolutamente gratuita.
06/08/2010 21Pag. Avvenire - Ed. nazionale(diffusione:105812, tiratura:151233)
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/08/2010 30
Napolitano: per l' università riforma e risorse Il presidente della Repubblica chiede un confronto costruttivo: l'esigenza di modifiche nell'organizzazionedegli atenei e di una dotazione adeguata sono «due facce della stessa medaglia» DA MILANO L'esigenza di una riforma e «una dotazione adeguata delle risorse sono due facce della stessa
medaglia» ed è per questa ragione che sul settore dell'Università e della Ricerca serve «un confronto
costruttivo sui punti critici». Questo l'auspicio del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha
sempre seguito con particolare attenzione tutti gli sviluppi e le politiche riguardanti il settore dell'istruzione. Le
parole del Capo dello Stato arrivano proprio in questo momento in cui in Parlamento si discute del disegno di
legge sulla riforma degli atenei, visto che il 29 luglio ha ricevuto il via libera dal Senato e ora è in attesa di
essere approvato alla Camera. Il presidente della Repubblica affronta questo tema rispondendo ad una
lettera inviata al Quirinale dal professor Bartolomeo Azzaro, pro rettore per lo Sviluppo e le Attività formative
e di Ricerca de "La Sapienza", e in cui venivano esposti problemi e preoccupazioni relativi al mondo dell'
università soprattutto in relazione alle novità contenute nel ddl Gelmini. Nella risposta alla lettera - che era
stata firmata dai coordinatori della "Rete 29 Aprile - Ricercatori per una Università Pubblica Libera Aperta" -
Napolitano spiega come a suo giudizio questo sia un settore fondamentale per la crescita economica e lo
sviluppo culturale e civile del Paese. Per il Capo dello Stato nessuno, nemmeno i giovani che lavorano come
ricercatori o studiano nelle facoltà, possono negare l'esigenza di una riforma. Ma Napolitano nella lettera di
risposta sottolinea anche la necessità di «salvaguardare la spesa pubblica per investimenti, in modo
particolare quelli per la ricerca e per l'"alta formazione", apprezzando l'impegno del Ministero dell'Economia a
affrontare seriamente il problema del fondo di finanziamento dell'Università». Il confronto tra le parti deve
guardare «al merito delle questioni e all'interesse di lungo periodo del nostro Paese, specie in questa fase di
gravi difficoltà dove a ognuno è richiesto di fare la sua parte». Una copia della lettera è stata inviata dal
Quirinale anche al ministro della pubblica Istruzione Maria Stella Gelmini, confidando che la missiva «riceverà
l'attenzione che merita». Il Presidente della Repubblica ha anche risposto ai sottoscrittori dell'Appello per gli
Statuti Autonomi degli Enti Pubblici di Ricerca, trasmessogli dal professore Rino Falcone del Coordinamento
Osservatorio sulla Ricerca, assicurando di aver inviato, come nel caso della lettera della Rete 29 Aprile, il
testo al ministro Gelmini. Anche qui con «l'invito a considerare attentamente le questioni sollevate in merito
alla presenza degli scienziati e dei ricercatori negli organismi di delineazione degli statuti degli EPR, e poi in
quelli di governo degli stessi Enti scientifici».
LA RIFORMA DDL GELMINI: OK DAL SENATO ORA ANDRÀ ALLA CAMERA Il 29 luglio scorso è arrivato il
via libera del Senato al disegno di legge Gelmini sulla riforma dell'Università. Il ddl ora passerà all'esame
della Camera dei deputati. Il testo prevede diverse novità sia nel campo dell'istruzione che in quello della
Ricerca. Verrà fatta una stretta sui bilanci degli atenei, con commissariamenti per le università in rosso
mentre sono previsti dei premi per quelle "viertuose". Salta il biennio Amato, che consentiva ai docenti il fuori
ruolo per due anni. Con l'entrata in vigore delle nuove norme, i professori ordinari andranno in pensione a 70
anni (gli associati a 68). Fanno discutere i contratti per i ricercatori. Due le tipologie: triennali non rinnovabili o
triennali prorogabili per soli due anni.
Foto: Il presidente Giorgio Napolitano
06/08/2010 11Pag. Avvenire - Ed. nazionale(diffusione:105812, tiratura:151233)
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/08/2010 31
Napolitano «La politica ascolti la voce degli atenei» II presidente della Repubblica Giorgio Napolitano auspica che sul settore dell'Università e della Ricerca si
avvii un «confronto costruttivo» perché l'esigenza di una riforma e «una dotazione adeguata delle risorse»,
«sono due facce della stessa medaglia». Il Capo dello Stato fa questa osservazione in una lettera, pubblicata
sul sito internet del Quirinale, inviata al professore Ba rtolomeo Azzaro, pro-rettoreperlo Sviluppo delle Attività
Formative e di Ricerca dell'Università degli Studi «La Sapienza». Azzaro aveva trasmesso al Capo dello
Stato la lettera firmata dai coordinatori della «Rete29 Aprile Ricercatori per una Università Pubblica Libera
Aperta» nella quale venivano esposti proprio i problemi relativi al mondo dell' Università e della ricerca.
06/08/2010 7Pag. Il Mattino - Ed. nazionale(diffusione:79573, tiratura:108314)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/08/2010 32
IL DDL SULLE UNIVERSITÀ BARONI, TRANQUILLI LA GELMINI STA CON VOI La riforma in discussione in Parlamento è il più subdolo tentativo di ridurre l'autonomia universitaria maitentato in Italia Il commento di Giorgio Bertone sulla riforma delle Università pubbliche ( Il Secolo XIX del 26 luglio) tende a
evidenziare la contraddittorietà e/o superficialità di molte proposte del ministro Mariastella Gelmini sul ricam
bio generazionale, discutibile e a breve impossibile per blocco dei concorsi di ammissione ai nuovi docenti
sulla valutazione, cartacea e burocratica della didattica sul placement dei laureati ecc...È un commento inutile
e distorcente rispetto alla portata eversiva del ddl sull'istituzione universitaria pubblica italiana oggi ancora
dotata di autarchia, autonomia, autogoverno, ridotta però al collasso anzitutto per l'irresponsabilità del corpo
accademico del quale Bertone è parte autorevole. Il ddl di riforma delle Università è in discussione in
Parlamento e non deve essere analizzato come proposta di un ministro pro tempore , incompetente e
arrogante, che "sogna le Università private". Il ddl è frutto di accordi politici traversali, centrodestra e
centrosinistra, con esponenti della oligarchia accademica (rettori, professori ordinari e associati) che hanno
mal governato gli Atenei pubblici e che lamentano soltanto finanziamenti insufficienti per la politica dello
spreco che hanno sempre praticato. Bertone, con sufficienza accademica, lamenta la tragedia della riforma
delle lauree brevi e del 3+2, oggi da tutti vituperato. Ebbene i titoli conseguiti come diploma (3 anni) e lauree
(5 anni), poi 3+2, sono stati introdotti, nell'ordinamento didattico delle Università pubbliche italiane, per
iniziativa degli industriali che dichiaravano indispensabili diplomi tecnici di durata più brevi delle lauree
quinquennali, per sostituire gli ex periti industriali non più adeguati ai ruoli delle industrie. I professori
universitari ordinari hanno sostenuto l'istituzione dei diplomi triennali cogestendo l'iniziativa con una
commissione nazionale presieduta dal rettore del Politecnico di Torino ("commissione zich"), fiutando
furbescamente che tale iniziativa avrebbe fatto moltiplicare ad libitum corsi di insegnamento, fondi e
personale, senza selezione e formazione adeguata, sacrificando i giovani ricercatori solo alla didattica. Oggi
tutti lamentano il degrado della formazione universitaria e l'insufficienza della ricerca e invocano riforme,
tuttavia senza stravolgimento del potere oligarchico degli accademici. Oggi, per depistare l'attenzione della
pubblica opinione sui veri mali dell'Università italiana, si presenta il sospetto che la Gelmini voglia arrivare alle
Università private e all'abolizione del valore legale del ti tolo. Balle. Il sistema politico traversale destrasinistra,
ciacolando di ricerca e formazione superiore per il futuro del Paese, tende invece a ridurre gli Atenei a organi
dello Stato alle dipendenze dirette del governo centrale invece che proporre, ad esempio un decentramento
dei poteri dello Stato alle Regioni sull'istruzione superiore come in Svizzera. Il ddl BerlusconiGelmini è oggi il
più subdolo tentativo di riduzione dell'autonomia universitaria mai tentato in Italia, contro l'intento istituzionale
pensato dalle riforme Gentile e RubertiCassese e, al contempo, è la garanzia per il mantenimento dei privilegi
e della irresponsabilità istituzionale dell'oligarchia accademica italiana che ha sempre ostacolato le
pochissime riforme previste dai politici disponibili a modernizzare il sistema universitario pubblico, imponendo
comportamenti eticamente e professionalmente responsabili agli accademici. Il ddl in discussione non tende
alle Università private che sono uno spauracchio per "utili idioti" come lo fu la "pantera" e la più recente
"onda" degli studenti. Tende invece a introdurre negli organi di governo degli Atenei, burocrati ministeriali e
industriali o rappresentanti della società civile per rendere le Università governate centralmente da un
ministro che ordina e non vigila sulla autonomia e l'autogoverno degli Atenei. In gioco c'è la restaurazione
dello Stato centrale contro le indicazioni di Gentile e Ruberti per Università pubbliche, autonome e
autogovernate, erogatrici di formazione, ricerca e consulenza. Merito, valutazione, efficienza, efficacia,
placement , governance , ecc... sono elementi di propaganda strumentale che sarebbero spazzati via, con
fastidio, se si volesse realizzare una urgente e radicale riforma dell'Istituzione Universitaria pubblica
conoscendo che cosa è l'Istituzione Università in Italia ai sensi della Legislazione vigente.
06/08/2010 32Pag. Il Secolo XIX - Ed. nazionale(tiratura:127026)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/08/2010 33
I CHIARIMENTI DEL FISCO/ Risoluzione delle Entrate sul regime delle prestazioni Formazione universitaria non profit Servizi senza rilevanza tributaria Niente rilevanza tributaria per i servizi di formazione universitaria forniti senza scopo di lucro. Le somme
ricevute dalle università e destinate ad attività didattiche e scientifiche che rientrano nell'attività istituzionale
delle stesse non sono dunque assoggettabili a tassazione. È la risposta contenuta nella risoluzione 79 di ieri
dell'Agenzia delle entrate.Il documento chiarisce il corretto trattamento ai fini Iva ed Ires che l'ateneo deve
applicare alle somme dallo stesso ricevute per la realizzazione di un programma formativo appositamente
promosso e approvato dal ministero del lavoro. Assumono invece rilevanza fiscale le attività che sono invece
destinate al sostegno e alla promozione di appositi percorsi formativi destinati a neolaureati svolte
nell'esercizio d'impresa. Per queste tipologie di attività, anche se strumentali e collaterali al più ampio
programma formativo, si renderanno applicabili sia le imposte sui redditi che l'imposta sul valore aggiunto. È
dunque alla singola articolazione del più ampio programma formativo che bisogna guardare per decidere il
giusto trattamento tributario applicabile. Risulteranno pertanto fuori dal campo imponibile dell'Ires e dell'Iva le
somme percepite dall'ateneo per i progetti che non costituiscono attività commerciale e che rientrano nel più
generico ambito della formazione istituzionale dell'università mentre risulteranno tassabili gli altri progetti non
aventi tali requisiti.La risoluzione in commento prende inoltre posizione sulla ritenuta d'acconto del 4% da
applicare ai redditi soggetti ad Ires ai sensi dell'articolo 28, comma 2, del dpr. 600/1973. Nel documento si
mette in evidenza come la stessa debba essere effettuata nei confronti dei contributi, con esclusione di quelli
relativi all'acquisto di beni strumentali, corrisposti da Regioni, Province, Comuni e altri enti pubblici e privati.
Al tempo stesso le Entrate prendono atto che nel caso di specie le somme ricevute dall'Università istante per i
progetti che non costituiscono attività istituzionale dell'ente non dovranno essere assoggettate alla ritenuta
del 4% in quanto non costituiscono redditi assoggettabili ad Ires. Stesso destino per le somme ricevute a
fronte degli altri progetti formativi perché gli stessi non si configurano comunque quali contributi ai fini della
disposizione sopra ricordata.
06/08/2010 23Pag. ItaliaOggi(diffusione:88538, tiratura:156000)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/08/2010 34
Protesta contro la riforma dell' università I ricercatori da Napolitano Sono saliti fin sul Colle del Quirinale per esprimere il loro dissenso sul disegno di legge universitario appena
licenziato dai senatori di Palazzo Madama. Sono i ricercatori universitari della «Rete 29 Aprile, Ricercatori per
un' Università Pubblica Libera Aperta» che, in una lettera inviata al presidente della Repubblica Giorgio
Napolitano, hanno espresso tutta la loro «preoccupazione» sul ddl in discussione. E la riposta del presidente
della Repubblica Giorgio Napolitano non si è fatta attendere. Senza per questo sgonfiare i numeri della
protesta che continuano a lievitare: secondo gli ultimi dati proprio del coordinamento lo sciopero dalla
cattedra riguarda quasi 10 mila ricercatori (erano 7 mila circa un mese fa) su 44 università (erano 29) sul
totale di 298 facoltà sparse in tutta Italia. Una mobilitazione come si legge nella lettera inviata a Napolitano
fatta «per difendere il presente e il futuro dell'università pubblica» e «non influenzata da nessuna particolare
ideologia politica, se non quella che vede nell'università e nella ricerca uno dei cardini dello sviluppo del
paese». Principi cari allo stesso Napolitano che nella sua risposta pubblicata sul sito del Quirinale auspica
che sul settore dell'università e della ricerca si avvii un «confronto costruttivo» perché l'esigenza di una
riforma e «una dotazione adeguata delle risorse», sono «due facce della stessa medaglia». Il capo dello
Stato sottolinea infatti come non si possa negare l'esigenza di una riforma del settore pur sottolineando che ci
debba essere un adeguato stanziamento di risorse: «Ribadivo, a ulteriore chiarimento del mio pensiero, la
necessità di salvaguardare la spesa pubblica per investimenti, in modo particolare quelli per la ricerca e per
l'alta formazione, apprezzando l'impegno del Ministero dell'economia ad affrontare seriamente il problema del
fondo di finanziamento dell'università». E sulle criticità sollevate, dice Napolitano, «non posso che auspicare
un costruttivo confronto che guardi al merito delle questioni e all'interesse di lungo periodo del nostro paese,
specie in questa fase di gravi difficoltà dove a ognuno è richiesto di fare la sua parte». Ecco perché, chiude il
capo dello Stato, «ho provveduto a inviare al ministro Gelmini copia della vostra lettera, che affronta materie
di competenza del governo, confidando che essa riceverà l'attenzione che merita».
06/08/2010 26Pag. ItaliaOggi(diffusione:88538, tiratura:156000)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/08/2010 35
Scienziati «senza voce» Il Colle accoglie l'appello Napolitano risponde a 1300 ricercatori e personalità che lamentano la mancata partecipazione negli entipubblici di ricerca. La richiesta sarà inviata a Gelmini Il dossier L' osservatorio «Si stanno realizzando glistatuti senza che nessuno scienziato..» Pochi giorni Entro il 16 agosto gli statuti dovranno arrivare al ministro CRISTIANA PULCINELLI ROMA politica@unita.it L'università italiana ha avuto la sua autonomia vent'anni fa. Oggi è il turno degli enti
pubblici di ricerca. Si tratta di enti importanti come il Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche) , l'Inaf (Istituto
nazionale di astrofisica) l'Ingv (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) che dovrebbero finalmente avere
la possibilità di autogovernarsi attraverso degli statuti. L'idea non è nuova, anzi è prevista nella stessa
costituzione, all'articolo 33 che recita: «Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di
darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato». Ma questa opportunità si sta rivelando
una beffa. Lo ha denunciato l'Osservatorio sulla ricerca, un gruppo di scienziati che si occupa di politica della
ricerca. A fine luglio l'Osservatorio ha lanciato in rete un appello in cui si sottolinea il fatto che «si stanno
realizzando gli statuti autonomi di enti di ricerca in cui operano comunità scientifiche di assoluto valore e
rilevanza internazionale, senza che nessuno scienziato di queste comunità possa partecipare alla stesura
attiva di questi statuti». In due settimane l'appello è stato sottoscritto da oltre 1300 ricercatori tra cui
personalità di rilievo come Margherita Hack, Carlo Bernardini, Lucio Luzzatto, Giorgio Parisi, Marcello Buiatti.
Il 30 luglio l'appello è stato mandato al presidente della Repubblica. E il 2 agosto Napolitano ha risposto.
Nella lettera, il presidente dice che invierà l'appello al ministro Gelmini «con l'invito a considerare
attentamente le questioni da voi sollevate in merito alla presenza degli scienziati e dei ricercatori negli
organismi di delineazione degli statuti degli EPR (Enti Pubblici di Ricerca, ndr) e poi in quelli di governo degli
stessi Enti scientifici». «Il problema - spiega Rino Falcone, tra i primi firmatari dell'appello - è che negli
organismi che stanno mettendo a punto gli statuti non c'è nemmeno un membro della comunità scientifica
interna all'ente interessato. Sono organismi composti da burocrati che non hanno nessuna idea di cosa sia la
ricerca viva. QuinTutta la storia comincia nel di non c'è nessuna autonomia partecipata. E il presidente
sottolinea i limiti della legge nei due punti citati nella lettera». 2007 quando, sotto il governo Prodi, venne
approvata una legge delega per dare autonomia statutaria agli enti di ricerca all'interno però di un quadro di
riforma più complesso nel quale veniva istituita, ad esempio, anche una Agenzia nazionale per la valutazione
dell'università e della ricerca. Secondo la legge del 2007, lo statuto di ogni ente sarebbe stato realizzato dal
consiglio scientifico dell'ente più 5 personalità scelte dal ministro tra "esperti di alto profilo scientifico". Nel
decreto legislativo del 2009 voluto dalla Gelmini la legge del 2007 viene modificata: l'organismo che stende lo
statuto è formato non più dal consiglio scientifico, ma dal consiglio di amministrazione (di nomina politica) più
5 esperti "dotati di specifiche competenze in relazione alle finalità dell'ente ed al particolare compito
conferito", scelti dal ministro (e quindi, ancora di nomina politica). Come d'incanto, sparisce l'alto profilo
scientifico. Entro il 16 agosto gli statuti dovranno essere inviati al ministro Gelmini. Alcuni sono ancora in fase
di elaborazione, ma le premesse non sono buone. Che Napolitano abbia a cuore le sorti dell'università e della
ricerca lo dimostra il fatto che ieri ha risposto anche a un'altra lettera, inviata questa volta dai coordinatori
della «Rete 29 Aprile Ricercatori per una Università Pubblica Libera Aperta» nella quale venivano esposti vari
problemi relativi alla nuova riforma attualmente all'esame del Parlamento. Nella lettera il presidente auspica
che su università e ricerca si avvii un «confronto costruttivo che guardi al merito delle questioni e all'interesse
di lungo periodo del nostro Paese» perché l'esigenza di una riforma e «una dotazione adeguata delle risorse
sono due facce della stessa medaglia».
Foto: Attività in un laboratorio . Gli statuti escludono gli scienziati dalla partecipazione alle decisioni
06/08/2010 12Pag. L Unita - Ed. nazionale(diffusione:54625, tiratura:359000)
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UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/08/2010 36
ROBERTO BIANCHINI Non sparate sull' Università Caro direttore, da lettore dell'Unità le sottopongo queste riflessioni sollecitate dal suo editoriale sulla "Fuga
dall'Italia" e dalla vicenda trattata dall'Unità. 1) Sono professore ordinario di chimica presso l'Università di
Firenze, ma fatico ad identificarmi come barone. Non ho infatti vassalli, o servi della gleba, o stipendi
adeguati, o poteri sovrannaturali, ho solo giovani collaboratori, nessuno dei quali, ahimè, strutturato. I fondi
delle mie ricerche sono tutti extraistituzionali, e cioè procedo basandomi su finnaziamenti di fondazioni
bancarie, della stessa Regione Toscana, di privati. Esistono le baronie? Di sicuro sono esistite, specie nel
mondo della medicina, ma oggi è più problematico riconoscerle, francamente. In ogni caso non ho nessun
rapporto né con il prof. Macchiarini né faccio parte della Facoltà di Medicina; 2) il prof. Macchiarini ha chiara
fama come chirurgo, e il presidente della Regione, Rossi, è riuscito a chiamarlo presso l'Ospedale di Firenze.
Ottimo. Non altrettanto è il tentativo di far diventare il prof. Macchiarini docente della nostra Università, così
come si legge, senza sottoporsi alle normali procedure alle quali tutti noi siamo soggetti, che sono procedure
concorsuali, e che si basano su titoli e su attività didattica pregressa. Si possono criticare i concorsi,
certamente, ma questi sono la fornma legale attraverso cui si fa carriera nella nostra università e bene fa il
Rettore a ricordarlo. Certo, in Nord America si procede in modo diverso, ma lì tutto è diverso a cominciare
dallo status delle Università, che è privato; 3) capisco la rabbia del prof. Macchiarini, ma che il sistema
italiano si basasse sui concorsi non avrebbe dovuto essere una sorpresa per lui, visto che è stato ricercatore,
leggo, presso l'Università di Pisa. E va considerato che ci sono norme che regolano anche la "equipollenza" e
la "chiara fama". Come potrebbe essere altrimenti? In ogni caso penso che vi siano concorrenti molto bravi in
competizione con lui, considerato il livello medio della chirurgia a Firenze. Altro non so, e d'altra parte la
pressione esterna non credo possa essere considerata un titolo in una valutazione concorsuale; 4) ho fatto
recentemente parte di una commissione per professore associato nel mio campo. Esperienza drammatica. I
vincitori sono stati assolutamente indiscutibili, ma anche alcuni esclusi hanno dimostrato titoli e maturità più
che adeguate alla carriera. Ma intanto invecchiano. I concorsi sono ormai pressoché bloccati, da tutti gli ultimi
governi, e questo provoca un disastro. Ritengo immorale che candidati vengano dichiarati idonei nei concorsi
e poi non vengano chiamati per assenza di risorse. Ritengo suicida, questo si, che tanti giovani non riescano
a muoversi in senso verticale, pur meritandolo. Potrei aggiungere molte altre considerazioni, ma mi fermo qui,
magari in un' altra occasione ci sarà modo di tornare sulla nostra povera, ma dignitosa, Università. *
Università di Firenze
06/08/2010 14Pag. L Unita - Ed. nazionale(diffusione:54625, tiratura:359000)
La proprietà intelletuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
UNIVERSITA - Rassegna Stampa 06/08/2010 37
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