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5) LAPPARATO INNERVATIVO
Comprende un sistema innervativo sensoriale, un sistema innervativo motore, un sistema
innervativo sensitivo, un sistema innervativo autonomo.
SISTEMA INNERVATIVO SENSORIALE
E composto dalla catena neuronale retinica che gi stata oggetto di trattazione e dalle vie ottiche.
LE VIE OTTICHE
Le vie ottiche sono una successione di itinerari nervosi interposti tra il globo oculare d il cervello.
Procedendo in senso antero posteriore si susseguono: il nervo ottico, il chiasma ottico, le
bandellette ottiche, le radiazioni ottiche, la corteccia visiva.
IL NERVO OTTICO
Definizione
Il nervo ottico, II paio dei nervi cranici la prosecuzione tronculare degli assoni del neurone
gangliare retinico; quindi la conclusione logica della retina ed il visibile inizio delle vie ottiche.
Gli assoni che lo compongono sono, infatti, invisibili nel contesto della retina per la semplice
ragione che essi sono completamente privi di mielina; assumono, invece, un colore marcatamente
bianco nel momento in cui, in procinto di uscire dal globo, si rivestono di mielina, raccogliendosi
tutti insieme, in un blocco unico in una precisa zona del fondo oculare, situata in basso e allinterno
rispetto al polo posteriore geometrico dellocchio. Questa zona del piano retinico, punto di raccolta
dei neuriti mielinizzati del neurone gangliare prende il nome di papilla ottica o disco ottico e
rappresenta lesordio del nervo ottico.
Considerazioni
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La papilla ottica ben visibile agli strumenti diagnostici perch spicca sul resto del fondo oculare
per il suo colore bianco roseo che risulta dalla somma del bianco marcato della mielina periassonale
e il rosso del sangue circolante. Il disco ottico quindi lunica porzione visibile del foglietto
nervoso della retina il quale , di per se, invece trasparente. Infatti, il colore tipico giallo aranciato
del fondo oculare la risultante di tre fattori cromatici:
a) Il colore scuro dellepitelio pigmentato della retinab) Il colore bruno del pigmento coroidealec) Il colore rosso del sangue circolante nella coroide. (Fig. 57)
Il disco ottico rappresenta, dunque, linizio del nervo ottico il quale,a guisa di un cavo tubulare di
raccordo,collega il piano della retina in avanti con i primi avamposti del cervello indietro,
rappresentati dal chiasma ottico, nella fossa cranica media.
Caratteristiche
LA PAPILLA OTTICA
(FIG. 57) Fondo oculare normale.
Spicca sul colore giallo aranciato del fundus il disco bianco roseo del disco ottico.
(Da: Atlante del fondo dellocchio. Larsen PP. 1964)
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La papilla ottica, piccola area ovalare del diametro verticale di due millimetri e del diametro
orizzontale di 1,5 millimetri, situata nasalmente alla regione foveale, area ellittica di 2,5 3
millimetri di diametro che si distingue, a sua volta, per il suo colore rosso scuro sul resto del fondo
oculare. Tra il disco ottico e la regione foveale intercorre una distanza di circa 4 millimetri. La
papilla lunica zona cieca della retina ottica, perch completamente priva di fotorecettori.
Questarea, detta macchia cieca, passa subiettivamente inosservata, perch ciascuna area cieca di
una retina corrisponde nellaltra retina ad unarea vedente.
LA LAMINA CRIBROSA
Al disco ottico, che possiamo considerare la testa del nervo ottico, fa seguito il tratto intraoculare e
cio quella brevissima porzione del nervo che attraversa la coroide e il diaframma cribroso del
canale sclerale per fuoriuscire dallocchio.
E opportuno sottolineare che la lamina cribrosa della sclera formata da uno strato connettivale
posteriore di pertinenza sclerale e da uno strato gliale anteriore proveniente dal tessuto gliale del
foglietto nervoso della retina; la componente anteriore gliale a cedere per prima allipertono
oculare con la conseguente classica comparsa della escavazione glaucomatosa del disco ottico e
latrofia ottica secondaria.
IL TRATTO ORBITARIO E IL GANGLIO CILIARE
Al di l della parete sclerale, ha origine il tratto orbitario del nervo ottico, che la sua porzione pi
lunga (circa 2,5 cm.). Fig. 58
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Questo tratto si snoda nello spazio orbitario sottoforma di una esse coricata. Allunione dei due terzi
anteriori con il terzo posteriore del suo segmento orbitario, la faccia laterale del nervo ottico entra in
rapporto con il ganglio ciliare, un importantissimo snodo innervativo dellocchio composto da tre
radici nervose (simpatica, parasimpatica e sensitiva) e da un numero variabile di nervi ciliari, detti
brevi (plesso di Valentine).
a) La radice simpatica, afferente, entra nel ganglio per proseguire al di l di esso sottoforma dinervi ciliari brevi simpatici i quali, superata la parete sclerale, intorno al nervo ottico, entrano
nello spazio sovracoroideale per portare ai muscoli lisci del corpo ciliare (disaccomodazione)
e al muscolo dilatatore della pupilla (midriasi) linnervazione simpatica.
b) La radice parasimpatica, afferente, entra nel ganglio per proseguire al di l di esso, sottoformadi nervi ciliari brevi parasimpatici che, entrati nellocchio, allo stesso modo dei nervi ciliari
(FIG. 58) Il tratto orbitario del nervo ottico nel suo rapporto con il ganglio ciliare.
1. ganglio ciliare 2. ganglio di Gasser 3. nervo naso ciliare (della prima branca del trigemino) 3. radice
sensitiva del ganglio ciliare 4. nervo ciliare lungo 5. radice simpatica del ganglio ciliare 6. radice
parasimpatica del ganglio ciliare 7. nervi ciliari brevi 8. ramo nervoso delloculo motore destinato al piccolo
obliquo.
(Da: Locchio iconografia anatomica G. W. Vassura, Documenti italseber 1965)
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brevi simpatici, portano ai muscoli lisci del corpo ciliare (accomodazione) e al muscolo
costrittore della pupilla (miosi) linnervazione parasimpatica.
c) La radice sensitiva, efferente, che al di qua del ganglio, ricevuti gli impulsi sensitiviprovenienti dai nervi ciliari brevi sensitivi, li trasmette ai nuclei sensitivi centrali del nervo
trigemino (V paio dei nervi cranici).
Circa un centimetro pi in l del punto di contatto con il ganglio, il segmento orbitario del nervo
ottico, giunto in prossimit dellapice orbitario, entra in rapporto con larteria oftalmica che lo
scavalca a ponte.
TRATTO INTRACANALICOLARE ED ENDOCRANICO
Pi indietro il nervo ottico imbocca finalmente il canale ottico, insieme allarteria oftalmica e da
inizio al breve tratto intracanalicolare dove assume forti aderenze con la parete ossea del canale.
Allemergenza dellimboccatura posteriore del canale ottico, il nervo entra nella fossa cranica
media, formando il tratto endocranico che fondendosi con il tratto endocranico dellaltro lato,
costituisce il chiasma ottico.
Particolarit
Il nervo ottico la riproduzione post-natale del peduncolo ottico che nella vita intrauterina
comunica con la vescicola mediana dellencefalo: il diencefalo. Per questo motivo la struttura del
nervo ottico identica a quella della sostanza bianca encefalica. Questo solo uno dei caratteri
distintivi che differenziano il nervo ottico da tutti gli altri nervi cranici. Gli altri caratteri distintivi
sono:
1) Il nervo ottico lunico nervo cranico privo di nevrilemma (cellula di Schwann) che unasostanza indispensabile alla rigenerazione delle fibre nervose. Anche la sostanza bianca
dellencefalo priva di nevrilemma, perci a differenza degli altri nervi cranici, la sostanza
bianca e il nervo ottico non sono rigenerabili
2) Allo stesso modo della sostanza bianca, il nervo ottico dotato di una rete di sostegno fatta diastrociti, microglia e oligodendrociti
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3) La continuit strutturale con la sostanza bianca encefalica rende il nervo otticoparticolarmente vulnerabile nei riguardi di malattie demielinizzanti (sclerosi a placche) e delle
encefaliti
4) Allo stesso modo dellencefalo e del midollo spinale, il nervo ottico circondato di meningie di liquor tra la pia e laracnoide (anche se in minima quantit ). Ci spiega la sua
suscettibilit ad essere coinvolto nel corso di meningiti
Curiosit
a) Il nervo ottico costituito da pi di 1.200.000 fibre nervose suddivise in 200 fasci contro31.000 fibre del nervo cocleare. La sua lunghezza di 5-6 cm cos suddivisi: tratto
intraoculare (1 millimetro), tratto intraorbitario (2,5 cm), tratto intracanalicolare (1 cm), tratto
intracranico (1,5 cm)
b) Dal centro del disco ottico (escavazione fisiologica) emergono i vasi centrali arteriosi e venosi(Fig. 57) della retina che, al di l dei margini papillari si sfioccano nei quattro quadranti del
piano retinico. I vasi arteriosi dellarteria centrale della retina provvedono allirrorazione del
terzo pi profondo del foglietto nervoso della retina; i due terzi pi superficiali ricevono il
loro rifornimento nutritivo dalle sierosit trasudanti dalla coroide. I tronchi venosi raccolgono
il sangue refluo dalla retina e lo convogliano attraverso la vena centrale della retina alle vene
oftalmiche
IL CHIASMA
Definizione
Il chiasma ottico la unificazione dei tratti endocranici dei nervi ottici i quali, nella fossa cranica
media confluiscono entrambi in una formazione unica, impari e mediana che, per la sua spiccata
somiglianza con il chi greco, prende il nome di chiasma. (Fig. 4)
Il chiasma rappresenta, dunque, entrambi i nervi ottici. E bene, allora, sottolineare che ciascun
nervo ottico composto di fibre nervose mielinizzate provenienti dalla retina omolaterale e quindi
la somma di fibre temporali, che derivano dalla emiretina temporale, e di fibre nasali che derivano
dalla emiretina nasale dellocchio corrispondente.
A livello chiasmatico le fibre temporali dei due nervi ottici proseguono direttamente il loro viaggio
verso la corteccia visiva, decorrendo lungo i rispettivi lati del chiasma, mentre le fibre nasali dei duenervi ottici, nel loro decorso antero-posteriore, incrociano fra loro lungo lasse mediano del
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chiasma, per portarsi dallaltro lato. In altre parole i due fasci temporali restano omolaterali alla
retina da cui provengono, mentre i due fasci nasali diventano controlaterali alla retina da cui
derivano. (Fig. 59)
Considerazioni
(FIG. 59) Le vie ottiche nel loro insieme.
Alla configurazione iniziale di organo pari, rappresentata dai due nervi ottici, fa seguito la unificazione chiasmatica con
la classica decussazione dei due fasci nasali e, infine il ripristino della connotazione retrochiasmatica di organo pari.
(Da: Anatomia umana normale G. Lambertini 1953)
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IL CAMPO VISIVO
Ciascuna retina ha sotto il proprio controllo sensoriale una porzione pi o meno circolare del mondo
che si chiama campo visivo. Quindi il campo visivo la massima estensione dello spazio
percepibile dalla retina di un occhio immobile. Il campo visivo , in altre parole, la proiezione della
retina nello spazio. Ma il campo visivo e la retina sono tra loro in un rapporto spazialmente inverso,
nel senso che le due emiretine temporali percepiscono i due emicampi visivi nasali e le due
emiretine nasali percepiscono i due emicampi visivi temporali. Lo stesso vale nel senso verticale:
le due emiretine superiori corrispondono ai due emicampi visivi inferiori e le due emiretine inferiori
corrispondono ai due emicampi visivi superiori. Ad esempio, noi vediamo il soffitto con le
emiretine inferiori e il pavimento con le emiretine superiori. Tornando al rapporto tra retine, nervi
ottici e chiasma, bisogna considerare che, essendo i due tronchi gemelli dei nervi ottici del tuttoseparati tra loro, la completa interruzione di uno dei due nervi ottici si traduce nella cancellazione
totale del campo visivo della retina corrispondente, senza alcuna ripercussione sulla funzione
sensoriale dellaltra retina, con conseguente completa conservazione del campo visivo contro
laterale. Nella regione chiasmatica le cose cambiano radicalmente; il chiasma impone alle vie
ottiche una grande trasformazione perch, nella sua qualit di formazione unica, impari e mediana,
distrugge quello che nellassetto iniziale delle vie ottiche sembrava un fatto scontato e destinato a
durare: lorganizzazione di coppia, la parit di organo, la separazione anatomica e funzionale di unlato rispetto allaltro. Le vie ottiche traggono infatti la loro origine dalle due retine, membrane
sensoriali spazialmente separate, autonome e indipendenti.
Ciascun nervo ottico rappresenta esclusivamente la propria retina; al servizio della propria retina;
la prosecuzione posteriore della funzione della retina omonima. In sede prechiasmatica vige il
principio informatore della indipendenza, dellautonomia, della separazione anatomica e funzionale,
per cui un processo patologico unilaterale si ripercuote solo sul campo visivo omonimo e, lasciando
perfettamente indenne il nervo ottico contro laterale, non pu in nessun caso disturbare il campo
visivo dellaltro. In sede chiasmatica, invece, un singolo processo patologico pu interessare
contemporaneamente le fibre nervose di entrambi i nervi ottici e, quindi, agire su entrambi i campi
visivi. A livello chiasmatico regna una nuova legge: la interdipendenza, la interferenza, la
correlazione fra i due campi visivi. Con la comparsa del chiasma, ciascun campo visivo segue le
sorti dellaltro.
Caratteristiche
IL POLIGONO DI WILLIS
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Il chiasma ha la forma di una lamina quadrilatera bianca, avvolta dalle meningi e bagnata dal liquor
cefalorachidiano. Le sue dimensioni sono ragguardevoli: 14 18 mm. di larghezza, 8 10 mm. di
lunghezza e 4 6 mm. di altezza. Il chiasma poggia sulla faccia superiore (sella turcica) di un
grande osso mediano della scatola cranica, lo sfenoide, a 10 mm. di distanza dalla ghiandola
ipofisaria e proprio al di sotto del III ventricolo. Il chiasma circondato da ogni lato dal poligono di
Willis, una formazione vascolare della quale fanno parte rami arteriosi di capitale importanza nella
irrorazione del cervello: le due arterie cerebrali anteriori, la comunicante anteriore e le due
comunicanti posteriori; le due carotidi interne e infine le due arterie cerebrali posteriori derivate dal
grande tronco della basilare. (Fig.4)
Particolarit
Una piccola quota di fibre nervose chiasmatiche non prosegue nelle vie ottiche ma, dirigendosi
nellipotalamo, raggiunge i tre centri nervosi implicati nella regolazione del ritmo circadiano: i
nuclei sovraottici, i nuclei paraventricolari e i nuclei sovrachiasmatici.
LE BANDELLETTE OTTICHE
Definizione
Le bandellette ottiche sono due sottili nastri bianchi che si dipartono dalla porzione posteriore del
chiasma per terminare in corrispondenza di due nuclei diencefalici (uno per lato), detti corpi
genicolati laterali. (Fig. 59 60)
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Considerazioni
Ciascuna bandelletta ottica costituita da un contingente di fibre temporali provenienti dal nervo
ottico omolaterale le quali, come gi detto, a livello chiasmatico hanno continuato il loro viaggio
direttamente lungo il lato di appartenenza (fibre dirette o temporali), e da un contingente di fibrenasali provenienti dal nervo ottico controlaterale le quali, come gi sottolineato, in corrispondenza
del chiasma, hanno subito una decussazione, portandosi cos dallaltro lato (fibre crociate o nasali).
Ciascuna bandelletta ottica, perci, la somma della met temporale del nervo ottico omonimo e
della met nasale del nervo ottico eteronimo. Da ci si deduce che ciascuna bandelletta ottica,
raccogliendo gli impulsi sensoriali trasmessi dalla emiretina temporale dellocchio omonimo e
dalla emiretina nasale dellocchio eteronimo, in rapporto con i due emicampi visivi percepiti dalle
due suddette emiretine i quali, sulla base della legge della inversione spaziale tra campi visivi e
retine, sono lemicampo nasale dellocchio omolaterale e lemicampo temporale dellocchio
controlaterale.
(FIG. 60) Le bandellette ottiche, i corpi genicolati laterali e i corpi quadrigemini superiori
1. chiasma ottico 2. bandelletta ottica e corpo genicolato laterale 3. corpo genicolato mediale 4. mesencefalo
(peduncolo cerebrale) 5. nervo trocleare 6. ponte 7. trigemino 9. corpi quadrigemini superiori 10. corpi
quadrigemini inferiori.
(Da: Locchio iconografia anatomica G. W. Vassura, Documenti italseber 1965)
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Caratteristiche
Le bandellette ottiche nel loro decorso antero posteriore circondano le facce laterali dei peduncoli
cerebrali (formazione mesencefalica del neuroancefalo), (Fig.59-60). Un piccolo contingente di
fibre non prosegue con le vie ottiche ottiche verso i corpi genicolati laterali, ma raggiunge i corpi
quadrigemini superiori dando origine alla via ottica riflessa parasimpatica di cui si tratter in
seguito.
CORPI GENICOLATI LATERALI
Definizione
I corpi genicolati laterali (uno per lato) sono delle formazioni nucleari diencefaliche che, a guisa di
stazioni intermedie delle vie ottiche, costituiscono da un lato i punti di arrivo delle bandellette
ottiche e concludono dallaltro lato il primo tratto delle vie ottiche.
Caratteristiche
Il corpo genicolato ha il significato di una sofisticata stazione sinaptica nella quale i lunghi neuriti
partiti dal neurone gangliare retinico, dopo il lungo viaggio compiuto nel tronco dei nervi ottici, nel
chiasma e nella bandelletta ottica, si interrompono sinapticamente in un complesso di neuroni
riceventi da cui, sottoforma di nuove fibre nervose, ripartono verso la corteccia per dar luogo al
tratto finale delle vie ottiche. (Fig.59-60)
Particolarit
Il corpo genicolato strutturato in sei strati cellulari. Il primo e il secondo strato comprendono i
neuroni di dimensioni maggiori (neuroni M), i quali emettono assoni che trasmettono alla corteccia
visiva informazioni inerenti il movimento, il rilievo e il contrasto.
Il terzo, il quarto,il quinto ed il sesto strato comprendono neuroni di minori dimensioni (neuroni P),
i quali sono deputati alla visione cromatica e alla risoluzione spaziale. Anche la distribuzione
sinaptica molto precisa: le fibre temporali omolaterali concludono il loro percorso negli strati 2, 3
e 5; le fibre nasali controlaterali si distribuiscono negli strati 1, 4 e 6.
Curiosit
Il numero di neuroni (neuroni M e neuroni P) contenuti nel corpo genicolato di circa 1.800.000. Sitratta di una cifra notevolmente superiore a quella delle fibre del nervo ottico che compresa tra
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1.000.000 milione e 1.200.000. Questo divario sta a significare che ciascuna fibra nervosa
proveniente da una bandelletta ottica si connette sinapticamente con pi di un solo neurone del
corpo genicolato. Questo nucleo diencefalico riveste perci una sorta di funzione di interprete
perch, sulla base della sua complessit neuronale, in grado di affinare le informazioni sensoriali
originate dalla retina per renderle pi adatte ad essere comprese dalla corteccia visiva. Questo
rapporto sensoriale a distanza con la retina cos stretto da provocare nel corpo genicolato evidenti
alterazioni istologiche collegate alla retina di un occhio eventualmente ipofunzionante, cio in
quella condizione che si definisce ambliopia.
RADIAZIONI OTTICHE
Definizione
Le radiazioni ottiche, dette anche radiazioni di Gratiolet, sono due estesi ventagli (uno per lato) di
fibre nervose che, partite dai corpi genicolati laterali, si dirigono verso la corteccia visiva,
costituendo il secondo tratto o tratto finale delle vie ottiche. (Fig. 61)
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(FIG. 61) Le radiazioni ottiche.
1. fessura orbitaria superiore 2. chiasma ottico 3. ipofisi 4. fascio superiore delle radiazioni ottiche 5. corpo
genicolato laterale 6. corpo quadrigemino superiore 7. fascio inferiore delle radiazioni ottiche 8. ansa di Meyer.
(Da: Locchio iconografia anatomica. G. W. Vassura, Documenti italseber 1965)
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Caratteristiche
Il secondo tratto delle vie ottiche (tratto post genicolato), a differenza del primo tratto (pre
genicolato) che decorre, per cos dire, allesterno del cervello ed perci extracerebrale, viaggia
bene allinterno della massa cerebrale, costeggiando i ventricoli laterali ed perci definito
intracerebrale. Ciascuna radiazione ottica distinta in due nastri di fibre: uno superiore, diretto
subito verso la corteccia, in rapporto con il lobo parietale; laltro inferiore, prima di dirigersi
indietro verso la corteccia visiva, compie una piccola sortita in avanti, descrivendo una tipica ansa,
detta ansa di Meyer. Questa iniziale diversione porta il nastro inferiore in contatto con il lobo
temporale. Questi intimi rapporti delle componenti superiore ed inferiore del secondo tratto delle
vie ottiche rispettivamente con il lobo parietale ed il lobo temporale rivestono una grande
importanza nella individuazione della sede di alcuni tumori cerebrali.
CORTECCIA VISIVA
Definizione
La corteccia visiva il traguardo delle vie ottiche. Detta anche area striata o area 17 di Brodman localizzata nel lobo pi posteriore del cervello e cio nel lobo occipitale a livello del labbro
superiore e del labbro inferiore della cosiddetta scissura calcarina. Fig. 61
Caratteristiche
Il lobo occipitale (uno per lato) costituito da una porzione posteriore, prominente allindietro,
molto estesa, nella quale si proiettano le fibre nervose provenienti dalle due fovee retiniche, e da
una porzione anteriore pianeggiante, molto pi piccola, rivolta verso la scissura interemisferica,nella quale si stampano le fibre nervose provenienti dalle restanti emiretine. Ne consegue che la
rappresentazione centrale foveale, disponendo di unarea visiva molto pi vasta, di gran lunga
maggiore di quella periferica della restante retina.
Particolarit
Nelle immediate adiacenze dellarea striata (area 17 di Brodman) sono riconoscibili la corteccia
parastriata (area 18 di Brodman) e la corteccia peristriata (area 19 di Brodman).
Queste due aree occipitali, definite aree associative della visione, sono implicate in attivit non
propriamente visive, quali lanalisi, il riconoscimento e linterpretazione delle immagini elaborate
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dallarea 17 di Brodman. Eopportuno sottolineare che il lobo occipitale destro, rappresenta la
conclusione delle radiazioni ottiche omolaterali e, quindi, il destinatario delle informazioni
provenienti dalla emiretina temporale dellocchio destro e dalla emiretina nasale dellocchio
sinistro, e cio, dalle due emiretine destre. Ma le due emiretine destre sono le depositarie di
immagini provenienti dai due emicampi visivi sinistri. Questo significa che per la propriet
transitiva, il lobo occipitale destro elabora tutto ci che a sinistra dellosservatore. Allo stesso
modo, per lo stesso meccanismo della inversione spaziale, i due emicampi visivi destri
corrispondono alle due emiretine sinistre, per cui il lobo occipitale sinistro in relazione con tutto
ci che situato alla destra dellosservatore. (Fig. 62)
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In conclusione, le due emiretine destre corrispondono al lobo occipitale destro e le due emiretine
sinistre corrispondono al lobo occipitale sinistro. Non si riflette, tuttavia, abbastanza sul fatto che la
qualit della visione binoculare strettamente dipendente dalla posizione delle retine. Nella
collocazione lateralizzata delle orbite (animali erbivori, volatili) la divergenza delle due retine si
traduce in una quasi totale indipendenza dei due campi visivi, per cui gli oggetti situati in ciascun
campo visivo possono essere percepiti solo da una retina; ad ogni oggetto corrisponde una sola
immagine e non pu esservi diplopia. Invece, negli animali a collocazione frontale delle orbite
(carnivori, primati, uomo) il sostanziale parallelismo delle due retine si risolve in una estesa
sovrapposizione dei due campi visivi con la comparsa di un campo visivo comune alle due retine.
(Fig. 63)
(FIG. 62) Il rapporto spaziale tra campi visivi e corteccia visiva.
Grazie allincrociamento chiasmatico delle fibre nasali, la corteccia visiva destra vede la met sinistra
dei campi visivi e la corteccia visiva sinistra vedela met destra dei campi visivi.
(Da: Luce e visione. C. Mueller, M. Rudolph Mondatori Edit. 1968)
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(FIG. 63) campi visivi indipendenti e campi visivi sovrapposti (campo visivo comune).
(Da: Neurofisiologia della visione binoculare Y. Pettigrew ED. IT. Scientific american novembre 1972)
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In questo caso tutti gli oggetti compresi nel campo visivo comune vengono percepiti
contemporaneamente da entrambe le retine ed, essendo in rapporto di 1/2 con le proprie immagini
(una per ciascuna retina), sono potenzialmente generatori di diplopia.
DIPLOPIA FISIOLOGICA
Ci nonostante, in virt della particolare organizzazione delle vie ottiche, le rappresentazioni delle
due retine si sovrappongono a livello corticale con conseguente sensazione visiva unica. Fanno
eccezione gli oggetti le cui immagini cadono su punti non corrispondenti delle retine, con
conseguente sensazione visiva doppia (diplopia fisiologica). Il fenomeno della diplopia fisiologica
facilmente verificabile fissando un oggetto situato a 35 cm. di distanza; tutti gli altri oggetti nonfissati, situati al davanti e allindietro sullo stesso meridiano, vengono visti doppi. Il problema della
diplopia non si pone invece per gli oggetti non fissati, collocati fuori del campo visivo comune alle
estreme periferie temporali dei campi visivi, la cui immagine pu essere percepita soltanto
dallestrema periferia nasale dellocchio corrispondente, per il fatto che la sporgenza della piramide
nasale impedisce la stimolazione della retina controlaterale. In questo specifico caso, il rapporto
oggetto - immagini di 1/1 e la diplopia non pu svilupparsi. In tutti gli altri casi lesercizio della
visione si rivolge ad oggetti fissati o non fissati la cui immagine cade contemporaneamente sulledue retine, per cui il rapporto oggetto-immagini di 1/2.
APLOPIA
Questo rapporto il presupposto della minaccia virtuale della diplopia che, tuttavia, non si realizza
perch le due immagini retiniche diventano una sola immagine corticale; il fenomeno fisiologico
della visione binoculare singola o aplopia che, per, garantita solo dalla fissazione; gli oggetti non
fissati, come gi detto, possono infatti dar luogo ad immagini che cadono su punti retinici che non si
corrispondono corticalmente (diplopia fisiologica).
La fissazione, infatti, mette in gioco le due regioni foveali, le quali sono le zone delle retine
corrispondenti per eccellenza.
CAMPO VISIVO COMUNE
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evidente che le due fovee possono essere contemporaneamente utilizzate nella fissazione di un
medesimo oggetto soltanto se esiste un campo visivo comune, che soprattutto il prodotto della
sovrapposizione dei due emicampi visivi nasali. Al loro volta i due emicampi nasali corrispondono
alle due emiretine temporali che sono, cos, da considerare preminenti nella visione binoculare. Ci
trova un riscontro anatomicamente significativo nella prevalenza numerica delle fibre temporali
dirette (60%), rispetto alle fibre nasali crociate (40%).
Queste infatti corrispondono agli emicampi visivi temporali i quali, essendo spazialmente pi
lontani fra loro, si sovrappongono solo parzialmente. (Fig. 64 65)
(FIG. 64) Il campo visivo comune, le aree temporali estreme monoculari e il campo visivo posteriore non percepibiledalle retine.
(Da: The ophtalmic assistant Slatt, Stein, ed. Mosby 1976)
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(FIG. 65) Corrispondenza tra campi visivi, retine e corteccia visiva.
(Da: Come vedono gli albini, R. Guillery ED. IT. Scientific american agosto 1974)
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La presenza di un campo visivo comune consente lepressione del gradino pi alto della visione
binoculare e cio della stereopsi.
LA STEREOPSI
La stereopsi la costruzione di immagini tridimensionali, frutto della fusione di due immagini
foveali. Infatti, le immagini costruite dalle due fovee sono molto simili, ma non identiche, a causa
della distanza che separa tra loro le due regioni foveali. Questa distanza di circa 7 cm. ecorrisponde, pi o meno, alla distanza intercorrente tra i due occhi. Esottinteso, allora, che di un
medesimo corpo solido fissato, le due fovee non riceveranno una identica rappresentazione;
ciascuna fovea percepir qualche dettaglio diverso dallaltra e limmagine unica risultante sar pi
ricca, e soprattutto, tridimensionale. (Fig. 66)
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Il fenomeno della stereopsi facilmente verificabile, fissando alternativamente, chiudendo prima un
occhio e poi laltro, la propria mano destra posta di profilo a 35 cm. di distanza.
Locchio destro, percepir soprattutto la superficie dorsale della mano, mentre locchio sinistro
apprezzer maggiormente la superficie palmare della stessa.
Echiaro che, aprendo entrambi gli occhi e cio in fissazione binoculare, la mano, osservata di
taglio, apparir in una immagine tridimensionale (stereopsi); evidente, per, che la fissazione
binoculare resa possibile soltanto da un corretto equilibrio motorio interoculare.
Considerazioni
(FIG. 66) La stereopsi.
(Da: Neurofisiologia della visione binoculare, Y. Pettigrew ED. IT. Scientific american, novembre 1972)
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I due occhi ruotano come se fossero un organo solo, in modo da sollecitare la stimolazione
contemporanea delle due fovee e, quindi, assicurare la visione binoculare singola (aplopia
fisiologica). A questo fine necessario un costante e corretto allineamento oculare e cio il
parallelismo per la visione da lontano e la convergenza per la visione da vicino.
LAMBLIOPIA
Se per un disordine dellequilibrio muscolare ci non avviene, insorge lo strabismo e quindi la
diplopia, a meno che la corteccia visiva non abbia il tempo e il modo di sviluppare la cosiddetta
soppressione, cio la cancellazione di una delle due immagini (quella peggiore), allo scopo di
salvaguardare la aplopia. La soppressione prolungata, per, si pu complicare con lambliopia che
un consistente deficit della visione centrale non riconducibile ad uno stato patologico chiaramente
riconoscibile sul piano organico.
Lambliopia si sviluppa quando le due immagini foveali non sono qualitativamente paritarie a causa
di un deficit anche modesto della prestazione sensoriale di una delle due fovee (leucomi corneali,
cataratte congenite, alterazioni rifrattive, ecc.).
In conclusione, la visione binoculare generica la traduzione corticale della simultanea
sollecitazione sensoriale delle due retine, mentre la visione binoculare singola (aplopia) la
capacit di trasformare la doppia immagine retinica in una singola impressione mentale; la duplicit
dello scenario retinico si trasforma, in un singolo scenario corticale. Limmagine di un punto
qualsiasi dello spazio resta doppia se non cade su punti corrispondenti delle retine, per cui solo la
fissazione assicura certamente laplopia. (Fig. 67)
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LA FISSAZIONE E LA FUSIONE
La fissazione dunque lo strumento garante della visione binoculare singola e pu essere definita
come la capacit di dirigere esattamente lo sguardo nella direzione del punto dello spazio in cui
collocato loggetto che si intende fissare. La fissazione la premessa della fusione, la quale la
capacit posseduta da entrambi gli occhi di mantenere un allineamento oculare tale da proiettare
entrambe le regioni foveali verso il medesimo punto dello spazio (la linea visiva di ciascun occhio
si incontra con laltra nello stesso punto dello spazio).
(FIG. 67) La visione binoculare singola e la diplopia.Loggetto rappresentato in alto percepito dalle due fovee, d luogo a due immagini sovrapposte perch costruite dalle
due zone retiniche corrispondenti per eccellenza. In basso, invece, loggetto viene visto doppio per il fatto che le due
immagini non cadono su punti corrispondenti.
(Da: The ophthalmic assistant. Stein, Slatt. Mosby 1976)
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ASSE VISIVO, ANGOLO ALFA E ANGOLO K
La linea visiva lasse visivo e, cio, quella linea che unisce la fovea alloggetto fissato. E da
considerare per che la regione foveale non esattamente situata al polo posteriore dellocchio, ma
appena appena temporalmente. Per questa ragione, tra lasse visivo e lasse geometrico, compreso
tra il vertice corneale e il polo posteriore, si forma un angolo, detto angolo alfa. Nella pratica clinica
per, si misura langolo Kappa, che la distanza angolare intercorrente tra lasse visivo e la
perpendicolare sottesa tra il vertice corneale ed il centro della pupilla.
STRABISMO PARALITICO E CONCOMITANTE
Uno squilibrio motorio acuto per un deficit di uno o pi muscoli estrinseci causa di strabismo
paralitico. La conseguenza inevitabile la diplopia per la perdita della corrispondenza retinica. Le
due immagini sono pressoch paritarie e la soppressione corticale non pu intervenire. (Fig. 67)
Uno squilibrio motorio cronico comparso per un disturbo visivo pu essere invece causa di
strabismo concomitante. La conseguenza pu essere linsorgenza del fenomeno della soppressione
dellimmagine peggiore (assenza di diplopia), perch la corteccia visiva ha il tempo e il modo di
sopprimere una delle due immagini.
SOPPRESSIONE E FISSAZIONE ECCENTRICA
La soppressione dunque un disconoscimento corticale dellimmagine deficitaria. La prolungata
soppressione pu essere per causa di ambliopia e, a sua volta, lambliopia prolungata e profondapu generare una depressione della funzione foveale. Questultima pu complicarsi con la
fissazione eccentrica che pu essere definita come una retrocessione sensoriale della regione
foveale con parallela, graduale promozione sensoriale della regione periforeale.
VINCOLO INTERFOVEALE
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E utile, a questo punto, precisare che normalmente le due fovee, punti corrispondenti per
eccellenza sensorialmente e corticalmente collegate, sollecitano la muscolatura estrinseca ad un
allineamento ottimale, tale cio da garantire la fusione, anche in presenza di lievi deficit
dellequilibrio muscolare.
ETEROFORIA
La eteroforia , invece, quella variet di allineamento oculare che si verifica in risposta alla
sospensione momentanea del vincolo foveale interoculare, allorch uno dei due occhi viene
artificialmente escluso dalla visione per lanteposizione di uno schermo occlusivo. La deviazione
dellocchio escluso una slatentizzazione di uno squilibrio motorio modesto e, quindi, mascherato
(tenuto a freno) nella visione binoculare dalla superiore necessit fusionale interfoveale; insomma
lequilibrio muscolare al servizio dellequilibrio sensoriale nella visione binoculare; la visione
monoculare, sopprimendo tale dipendenza, rende manifesto uno squilibrio tenuto nascosto.
LA CORRISPONDENZA RETINICA
In definitiva, laplopia il frutto della sovrapposizione funzionale tra le retine e la corteccia visiva,
ma il presupposto essenziale la corrispondenza retinica, cio quella particolare forma di
riconoscimento reciproco fra due punti delle retine collegati a distanza da una comune
rappresentazione corticale ed una comune localizzazione spaziale.
IL SISTEMA INNERVATIVO MOTORE
Il sistema innervativo motore rappresentato dai nervi cranici di tipo motore o prevalentemente
motore che dal neuroencefalo raggiungono in periferia il globo oculare ed i suoi annessi.
NERVO OCULO-MOTORE COMUNE
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Il nervo oculo-motore comune, III paio dei nervi cranici, detto comune perch offre una comune
innervazione motrice alla quasi totalit dei muscoli estrinseci dellocchio, trae la sua vera origine
nel neuroencefalo alto (mesencefalo) da una costellazione di nuclei di natura motrice e da un nucleo
di natura neurovegetativa parasimpatica, detto nucleo di Edinger Westphall. (Fig. 68)
Le fibre nervose emesse da questi nuclei formano il tronco del nervo che, emergendo dalla
superficie ventrale del mesencefalo, medialmente ai peduncoli cerebrali (origine apparente),
attraversa il seno cavernoso nella fossa cranica media per dirigersi verso la parete endocranica della
fessura orbitaria superiore. (Fig. 69 70)
(FIG. 68) Lorigine nucleare mesencefalica delloculo-motore comune.
1. nucleo motore dellelevatore 2. nucleo motore del retto superiore 3. nucleo motore per il retto mediale 4.
nucleo motore per il piccolo obliquo 5. nucleo motore per il retto inferiore 7. nucleo parasimpatico di
Edinger Westphall VI. Nucleo del nervo abducente IV. Nucleo del nervo trocleare VII. Nucleo del facciale
per il muscolo orbicolare.
(Da: Locchio iconografia anatomica G. W. Vassura, Documenti italseber 1965)
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(FIG. 69) La faccia ventrale del neuro encefalo con lorigine apparente dei nervi cranici.
1. nervo ottico 3. bandelletta ottica 4. corpo genicolato laterale 16. chiasma ottico 17. ipofisi 19. n. oculo
motore comune 6. n. trocleare 20. peduncoli cerebrali 7. ponte 8. trigemino 21. ganglio di Gasser 9.
abducente 10. n. facciale con lintermediario di Wrisberg.
(Da: Locchio iconografia anatomica, G.W. Vassura, Documenti italseber 1965)
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(FIG. 70) Il seno cavernoso con gli oculo motori e la prima branca del trigemino.
III. n. oculo motore comune IV. n. trocleare V. prima branca (oftalmica) del trigemino VII. branca
mascellare del trigemino VIII. branca mandibolare del trigemino VI. n. abducente ao. arteriaoftalmica II. nervo ottico V. O. vena oftalmica G. ganglio di Gasser.
(Da: Locchio iconografia anatomica, G. W. Vassura, Documenti italseber 1965)
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Imboccata la fessura orbitaria superiore, a livello della parte larga intratendinea, si divide in due
tronchi: il nervo oculo-motore superiore ed il nervo oculo-motore inferiore (Fig. 3) i quali, entrati
gi divisi nellorbita, si sfioccano in tanti rami nervosi secondari quanti sono i muscoli estrinseci da
innervare e cio lelevatore della palpebra superiore, il retto superiore, il retto mediale, il retto
inferiore e lobliquo inferiore. Il ramo nervoso destinato al piccolo obliquo trasporta con s anche il
contingente parasimpatico proveniente dal nucleo neurovegetativo di Edinger Westphall. Questo
contingente, prima del muscolo, si separa dal ramo motore e sottoforma di una radice bene
individuabile, detta radice breve o parasimpatica, raggiunge il ganglio ciliare per ivi interrompersi
sinapticamente e riemergere nei nervi ciliari brevi destinati al muscolo circolare del corpo ciliare e
al muscolo costrittore della pupilla.
NERVO TROCLEARE
Il nervo trocleare, IV paio dei nervi cranici, cos detto dalla troclea del grande obliquo che , infatti,
il muscolo da esso innervato, trae la sua vera origine nel neuroencefalo alto da un singolo nucleo
motore del mesencefalo.
Da qui, emergendo dorsalmente dalla superficie neuroencefalica (origine apparente), attraversa il
seno cavernoso nella fossa cranica media e, imbocca la fessura orbitaria superiore nella parte stretta
extratendinea. (Fig. 68, 69, 70, 3)
Una volta giunto nellorbita, raggiunge il ventre muscolare dellobliquo superiore dove disperde le
sue fibre.
NERVO ABDUCENTE
Il nervo abducente, VI paio dei nervi cranici, cos chiamato perch, innervando il retto laterale
induce labduzione del globo, nasce nel neuroencefalo medio (ponte) da un singolo nucleo motore
(origine vera). Emerso dalla superficie ventrale del neuroencefalo in corrispondenza del solco bulbo
pontino (origine apparente), si porta come loculo-motore comune ed il trocleare nel seno
cavernoso ed entra nellorbita attraverso la parte larga intratendinea della fessura orbitaria superiore
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proprio lateralmente ai due tronchi delloculo-motore comune (Fig. 3, 68, 69, 70), per distribuirsi al
retto laterale.
NERVO FACIALE
Il nervo faciale, VII paio dei nervi cranici, costituito da un tronco pi voluminoso che il faciale
vero e proprio e da un tronco pi piccolo che il nervo intermediario di Wrisberg (di cui si tratter a
parte). Il tronco principale del faciale trae la sua origine da un nucleo situato nel ponte (origine
vera), emerge dal solco bulbo pontino nella fossetta retrolivare e imbocca il meato acusticointerno per attraversare losso temporale, dal quale spunta fuori dal foro stilo-mastoideo. Da qui
penetra nella ghiandola parotidea donde fuoriesce con i suoi rami terminali fra cui il ramo nervoso
destinato al muscolo orbicolare delle palpebre.
SISTEMA INNERVATIVO SENSITIVO
Il sistema innervativo sensitivo compreso nella grande sfera di influenza del nervo trigemino, V
paio dei nervi cranici, di natura prevalentemente sensitiva e secondariamente motrice (nervo misto).
Il trigemino controlla tutta la sensibilit del distretto cefalico e linnervazione motoria dei muscoli
masticatori. Il nervo nasce da una colonna nucleare bulbo ponto mesencefalica (origine reale),
emerge dalla faccia ventrale del ponte e si allarga a formare un ganglio di grandi dimensioni: il
ganglio di Gasser, collocato nel cavo di Meckel sulla rocca petrosa. Da questo ganglio si dipartono
tre branche nervose ben distinte tra loro. (Fig. 3, 69, 70)
1) BRANCA INFERIORE O MANDIBOLARE (III branca), di natura sensitiva e motrice2) BRANCA MEDIA O MASCELLARE (II branca), esclusivamente sensitiva3) BRANCA SUPERIORE O OFTALMICA (I branca), esclusivamente sensitiva; questultima
branca di gran lunga la pi importante dal punto di vista oftalmologico. Essa, dopo aver
lasciato il ganglio di Gasser, percorre il seno cavernoso, insieme agli oculo-motori,
dividendosi in tre nervi distinti: il lacrimale, il frontale e il naso ciliare. Questi tre raminervosi, derivati dalla branca oftalmica si affacciano, dunque, nella feritoia della fessura
orbitaria superiore gi ben separati tra loro. In particolare:
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a) Il nervo lacrimale si affaccia nella parte pi laterale della porzione stretta extratendinea e sidirige in avanti nello spazio orbitario verso la ghiandola lacrimale, distribuendo le sue fibre
anche alla palpebra superiore
b) Il nervo frontale transita nella parte mediana della porzione extratendinea e, giuntonellorbita si sfiocca ulteriormente nei suoi rami terminali che sono il sovraorbitario, il
frontale e il sovratrocleare. Il sovraorbitario, uscito dal foro sovraorbitario, innerva la
palpebra superiore, la fronte e il cuoio capelluto. Il frontale, emergendo dal lume della
troclea, prende parte alla innervazione della congiuntiva. Il sovratrocleare, emergendo
dallorbita al di sopra della troclea, innerva la palpebra superiore e la radice del naso
c) il nervo naso-ciliare entra nella parte pi mediale della parte larga intratendinea della fessuraorbitaria superiore, nasalmente ai due tronconi delloculo motore comune. Fatto il suo
ingresso nellorbita, emette due rami collaterali e due rami terminali. (Fig. 58)
I rami collaterali sono la radice lunga o sensitiva del ganglio ciliare che raccoglie gliimpulsi sensitivi derivati da tutto il globo oculare, fatta eccezione per la cornea, e i nervi
ciliari lunghi che, superata la parete sclerale del globo, si portano in avanti, insieme ai
nervi ciliari brevi nello spazio sovracoroideale, per andare ad innervare, il corpo ciliare,
liride e soprattutto la cornea
I rami terminali sono il nervo etmoidale anteriore (privo di interesse oftalmologico) cheinnerva le cavit nasali e letmoide e linfratrocleare che, passato al di sotto della troclea, si
distribuisce al distretto delle vie lacrimali, alla congiuntiva e alla palpebra inferiore.
IL SISTEMA INNERVATIVO AUTONOMO
Il sistema autonomo oculare rappresenta linnervazione di tipo neurovegetativo che, a differenza di
quella motrice volontaria, che ha per oggetto i muscoli striati, preposta al controllo automatico dei
muscoli lisci dellorbita, del muscolo di Mller, dei muscoli intrinseci dellocchio e della ghiandola
lacrimale. Il sistema autonomo comprende, sulla falsa riga del sistema neurovegetativo sistemico,
un settore parasimpatico ed un settore simpatico.
SETTORE PARASIMPATICO
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Il settore parasimpatico comprende due sezioni: sezione irido ciliare e sezione lacrimale.
SEZIONE IRIDO-CILIARENasce sottoforma di fibre parasimpatiche dal nucleo parasimpatico di Edinger Westphall
compreso nella costellazione nucleare che d origine alloculo-motore. (Fig. 68)
Le fibre parasimpatiche, giunte con loculo-motore nella cavit orbitaria, viaggiano per breve tratto
nel ramo volontario motore diretto al muscolo piccolo obliquo.
Prima di giungere nel muscolo, il contingente parasimpatico si separa da quello volontario e
costituisce da solo la radice breve o parasimpatica del ganglio ciliare.
Entrate nel ganglio, le fibre parasimpatiche si interrompono in una zona di sinapsi per ricostituirsi
sottoforma di nervi ciliari brevi. (Fig. 58)
Questi ultimi, superato il polo posteriore del globo attraverso la corona di piccoli fori posti intorno
al canale sclerale per il nervo ottico, decorrono nello spazio sovracoroideale e raggiungono il
muscolo circolare del corpo ciliare e il muscolo costrittore della pupilla dove provocano
rispettivamente la protrusione interna del corpo ciliare (accomodazione) e il restringimento del foro
pupillare (riflesso fotomotore miotico della pupilla).
Lesistenza del nucleo parasimpatico di Edinger Westphall connesso allorganizzazione nucleare
delloculo-motore comune chiarisce il meccanismo del riflesso fotomotore. Infatti, le vie ottiche, al
termine delle bandellette ottiche, si dicotomizzano: una prima via si porta nei corpi genicolati
laterali per poi raggiungere la corteccia visiva attraverso le radiazioni ottiche; una seconda via si
porta, invece, nei corpi quadrigemini superiori, nuclei mesencefalici i quali, come i corpi genicolati
sono una stazione sinaptica intermedia. I corpi quadrigemini danno inizio ad un arco riflesso di
ritorno perch le fibre post sinaptiche che ne dipartono, invece di dirigersi verso la corteccia
visiva, ritornano in avanti per portarsi nel nucleo parasimpatico di Edinger Westphall. Da questo
nucleo le fibre parasimpatiche, viaggiano con loculo-motore comune e raggiungono in periferia la
cavit orbitaria, nella quale attraverso la radice parasimpatica del ganglio ciliare ed i successivi
nervi ciliari brevi si distribuiscono al muscolo costrittore della pupilla (riflesso fotomotore).
SEZIONE LACRIMALE
La sezione lacrimale del sistema autonomo parasimpatico presiede alla innervazione
neurovegetativa parasimpatica della ghiandola lacrimale. Trae la sua origine dal nervo intermediario
di Wrisberg che un nervo cranico satellite del faciale. Il nervo di Wrisberg riceve il contingente
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parasimpatico da un nucleo neuroencefalico pontino, detto nucleo salivatorio, perch da esso
partono anche fibre parasimpatiche destinate alle ghiandole salivari del cavo orale.
Questa comune origine innervativa della ghiandola lacrimale e delle ghiandole salivari da un
medesimo nucleo giustifica lesistenza, in alcuni casi, del fenomeno delle lacrime di coccodrillo
caratterizzato da una lacrimazione associata alla masticazione.
Le fibre parasimpatiche, abbandonato dopo breve tratto il nervo di Wrisberg, si immettono in un
ramo collaterale del nervo faciale, il grande petroso superficiale, detto petroso perch in rapporto
con la rocca petrosa della base del cranio. (Fig. 71)
(FIG. 71) Il grande petroso superficiale e il ganglio sfeno palatino.
3. nervo grande petroso superficiale 4. nervo grande petroso profondo 1. nervo facciale 8. foro stilomastoideo
12. nervo vidiano 13. plesso simpatico pericarotideo 14. ganglio cervicale superiore (ganglio stellato) del
simpatico 17. arteria carotide interna 20. ganglio sfeno palatino 21. ganglio ciliare 24. nervo mandibolare
25. nervo mascellare 26. branca oftalmica del trigemino 27. ganglio di Gasser 28. nervo oculo motore comune
30. nervi ciliari brevi 32. anastomosi carotico gasseriana 33. radice simpatica del ganglio ciliare 34. ramo
delloculo motore comune per il piccolo obliquo (da cui si diparte la radice breve o parasimpatica del ganglio ciliare).
(Da: Locchio iconografia anatomica, G. W. Vassura, Documenti italseber 1965)
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Il nervo grande petroso superficiale, unitosi al nervo petroso profondo, forma il nervo vidiano il
quale, entrato nella fossa pterigo maxillo palatina (vedi il capitolo dellorbita) termina in un
ganglio in essa alloggiato: il ganglio sfeno palatino.
Da tale ganglio si diparte una serie di filuzzi nervosi verticali che si portano nel nervo zigomatico,
ramo della II branca del trigemino (branca mascellare).
Il nervo zigomatico penetra nellorbita attraverso la fessura orbitaria inferiore, scivola lungo la
parete laterale dellorbita e si anastomizza, mediante unansa anastomotica, con il nervo lacrimale,
ramo della I branca del trigemino. Il nervo lacrimale, infine, raggiunge la ghiandola lacrimale
apportandole la sua innervazione parasimpatica. (Fig. 72)
(FIG. 72) Lansa anastomotica zigomatico lacrimale (tra la seconda e la prima branca del trigemino).
1. ganglio di Gasser 2. III branca del trigemino (nervo mandibolare) 4. nervo vidiano 5. nervo facciale 11.
ganglio sfeno palatino 12. ramo delloculo motore per il m. piccolo obliquo 13. nervo infraorbitario (ramo
della II branca del trigemino) 15. ansa anastomotica tra nervo lacrimale della prima branca del trigemino e nervo
zigomatico della II branca del trigemino 19. ghiandola lacrimale 20. nervi ciliari brevi 22. nervo ciliare lungo
23. ganglio ciliare 26. arteria carotide interna 27. branca oftalmica (I branca) del trigemino 28. II branca deltrigemino (nervo mascellare).
(Da: Locchio iconografia anatomica G. W. Vassura, Documenti italseber 1965)
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Il percorso del nervo zigomatico lungo la parete laterale dellorbita giustifica la comparsa di
iposecrezione lacrimale in seguito a frattura della regione laterale orbitaria che, provocando una
lesione del nervo zigomatico, induce una denervazione parasimpatica della ghiandola lacrimale.
SETTORE SIMPATICO
Il settore simpatico comprende due sezioni: sezione irido ciliare (muscolare) e sezione lacrimale.
SEZIONE MUSCOLARE
La via simpatica della sezione muscolare origina da un nucleo ipotalamico di natura
neurovegetativa simpatica, noto con il nome di nucleo di Karpus Kreidl. Da qui le fibre
simpatiche discendono allinterno della midolla spinale fino ad un livello corrispondente allottava
vertebra cervicale o alla prima vertebra dorsale, dove incontrano una stazione sinaptica chiamatacentro cilio spinale di Budge. Questo centro nervoso conclude in basso il percorso discendente del
simpatico oculare (I neurone). Dal centro cilio-spinale di Budge ha infatti inizio il tratto ascendente
che risale verso lalto lungo la catena laterale del simpatico.
Questa, affiancando da ambo i lati la colonna vertebrale, rappresenta in questo tratto il secondo
neurone del simpatico che, nel corso della sua risalita, incontra un ganglio cervicale inferiore, un
ganglio cervicale medio e, pi in alto, un ganglio cervicale superiore, molto pi grande dei primi
due, detto ganglio stellato. Allinterno di questultimo, il secondo neurone si interrompe in una zonadi sinapsi, dando inizio al terzo neurone. (Fig. 73 74)
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(FIG. 73) Il simpatico muscolare.
1. centro ipotalamico di Karpus e Kreidl 2. nucleo delloculo-motore comune 4. anastomosi carotico
gasseriana 6. simpatico pericarotideo 9. ganglio cervicale superiore del simpatico (ganglio stellato) 12. centro cilio spinale di Budge 13. ganglio ciliare.
(Da: Locchio iconografia anatomica G. W. Vassura, Documenti italseber 1965)
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Il terzo neurone simpatico, appena dopo la sua origine dal ganglio stellato, avvolge il tronco
dellarteria carotide interna con una rete avventiziale di fibre simpatiche dalla quale si dipartono
quattro precise emanazioni simpatiche post carotidee:
1) NERVO CAROTIDO-GASSERIANO: cos chiamato perch dalla tunica avventiziale dellacarotide si immette nel contesto del ganglio di Gasser trigeminale. Superato il ganglio, il
nervo carotico gasseriano entra nella compagine della branca oftalmica del trigemino (1^
branca); quindi si inserisce nel nervo naso ciliare e con questo si porta nei nervi ciliari
(FIG. 74) Il simpatico muscolare.
1. ganglio cervicale superiore 2. ganglio di Gasser 3. anastomosi carotico gasseriana 7. nervo ciliare lungo
(ramo del nervo naso ciliare della I branca del trigemino) 5. plesso simpatico pericarotideo 4. ganglio ciliare
con la radice simpatica in evidenza. D: simpatico del pavimento orbitarlo 8. muscolo di Mller (muscolo liscio) del
pavimento orbitario. C: simpatico destinato al muscolo di Mller dellelevatore della palpebra superiore 3. nervo
oculo-motore comune 6. muscolo elevatore della palpebra superiore.
(Da: Locchio iconografia anatomica G. W. Vassura, Documenti italseber 1965)
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lunghi con i quali, penetrato nel globo, raggiunge il muscolo dilatatore della pupilla
(dilatazione pupillare) e il muscolo radiale liscio del corpo ciliare (disaccomodazione)
2) SIMPATICO DELLARTERIA OFTALMICA: dalla rete avventiziale pericarotidea, unaemanazione simpatica si porta intorno allarteria oftalmica. Con questa entra nellorbita e
forma la radice simpatica del ganglio ciliare, la quale al di l del ganglio entra nella
compagine dei nervi ciliari brevi. Questi ultimi raggiungono il polo posteriore dellocchio,
superano la sclera e, viaggiando nello spazio sovracoroideale, giungono nelliride dove
provocano fenomeni di vasocostrizine
3) SIMPATICO DEL MUSCOLO DI MLLER: dalla solita rete avventiziale simpaticapericarotidea, unaltra emanazione simpatica attraversa il seno cavernoso e, penetrata
nellorbita, passando attraverso la fessura orbitaria superiore, si immette nel ramo nervoso
delloculo-motore superiore destinato al muscolo elevatore della palpebra superiore. Qui
giunto si distribuisce nel muscolo liscio di Mller al quale conferisce la carica innervativa
autonoma (apertura della rima palpebrale)
4) SIMPATICO DEL PAVIMENTO ORBITARIO: dalla rete pericarotidea un ramo simpaticopenetra nella fossa pterigo maxillo palatina e quindi entra nellorbita, passando attraverso
la fessura orbitaria inferiore. Una volta giunto nellorbita, va ad innervare il muscolo liscio
che riveste il pavimento orbitario, il cui tono e il cui spessore dipendono quindi dalla carica
innervativa di questa emanazione post carotidea del terzo neurone del simpatico (enoftalmo
o esoftalmo).
SEZIONE LACRIMALE
Il simpatico responsabile della innervazione autonoma della ghiandola lacrimale deriva dal suddetto
ganglio stellato (ganglio cervicale superiore); da qui le fibre simpatiche raggiungono la ghiandola
lacrimale attraverso tre vie:
1) NERVO PETROSO PROFONDO: gi incontrato a proposito dellinnervazioneparasimpatica, esso si unisce al grande petroso superficiale per formare il nervo vidiano. (Fig.
71)
Questultimo raggiunge il ganglio sfeno palatino nella fossa pterigo maxillo palatina; dal
ganglio, il simpatico entra nel nervo zigomatico, penetra nellorbita per la fessura orbitaria
inferiore e, utilizzando la gi accennata anastomosi zigomatico lacrimale (ansa anastomotica
tra la branca oftalmica e la branca mascellare del trigemino), entra col nervo lacrimale nella
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