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le stanze di Pieronuove architetture per Monterchi

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Sabato 1_Domenica 2 Novembre 2014

Atrio d’Onore, Palazzo della Provincia Via Ricasoli 50, Arezzo

mostra

Venerdi 31 Ottobre 2014, ore 18:00

Sala dei Grandi, Palazzo della ProvinciaPiazza della Libertà 3, Arezzo

inaugurazione

partecipa prof. Fabrizio F.V. Arrigoni DIDA Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Firenze

con il patrocinio di

con il patrocinio e il contributo di

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Sabato 1_Domenica 2 Novembre 2014

Atrio d’Onore, Palazzo della Provincia Via Ricasoli 50, Arezzo

mostra

Venerdi 31 Ottobre 2014, ore 18:00

Sala dei Grandi, Palazzo della ProvinciaPiazza della Libertà 3, Arezzo

inaugurazione

partecipa prof. Fabrizio F.V. Arrigoni DIDA Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Firenze

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curatori

arch. Francesco Onoratiarch. Filippo Pecoraiarch. Francesco Polci

Professore Architetto

Fabrizio F.V.Arrigoni

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le stanze di Pieronuove architetture per Monterchi

programma

“Le stanze di piero” hanno come tema fondativo la musealizzazione della Madonna del Parto messa a sistema con altri due nuclei: Piazzal san Rocco e la Scuola della pittura murale.L’intento è quello di decontestualizzare i lavori di ricerca ed inserirli nel quotidiano all’interno del paesaggio toscano; questo inteso come naturale, fondale dei scorci di Piero e delle scene dei film di Pasolini, e come quello antropizzato del costruito.Il passaggio dall’accademia al territorio real è stato possibile grazie all’appoggio sin-cero e coinvolto della Provincia di Arezzo ed in particolar modo dal suo presidente Roberto Vasai.Dopo il notevole interesse suscitato dall’esposizione all’interno dell’atrio d’onore della Provincia in Arezzo, l’intenzione è quella di portare la mostra nel suo paese d’o-rigine: Monterchi.Il progetto è quello di aprire l’esposizione nel mese di Maggio durante il quale pre-sentare alcuni dibattiti agevolati dalla presenta di esperti in materia che qualifichino la critica alla sistemazione dell’Opera di Piero,Al termine di questa “ Le stanze di piero” dovrà essere sintetizzata in una pubblicazio-ne a memoria delle proposte e del dibattito nato da esse.

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Presidente della Provincia di Arezzo

Roberto Vasai

La valorizzazione del patrimonio cultu-rale delle terre di Arezzo è da sempre al centro dell’interesse e dell’attenzione dell’Amministrazione provinciale. Per questo l’idea dei neolaureati della scuola di architettura di Firenze di proporre una mostra allestita con i progetti elaborati all’interno del Laboratorio di Progetta-zione architettonica e urbana del pro-fessor Fabrizio Arrigoni (corso di Laurea Magistrale in Architettura quinquennale a ciclo unico) è stata fin da subito accolta con favore. L’oggetto dello studio riguar-da un progetto complesso nel territorio del Comune di Monterchi, volto a valo-rizzare il patrimonio culturale del picco-lo borgo mettendo al centro la Madon-na del Parto, capolavoro di Piero della Francesca. Le linee di progetto - derivate da uno studio di fattibilità dell’ammini-strazione locale dei primi anni novanta - sono finalizzate a consolidare il rapporto profondo esistente tra il frammento di Piero e la terra da cui origina. La propo-sta si articola attraverso il disegno di una nuova sede per l’affresco, di una scuola per il restauro della pittura murale e di una serie di servizi posti a supporto dell’intero sistema. L’esposizione è l’oc-casione per un confronto tra la comunità locale e un campione del lavoro svolto all’interno della scuola di Architettura dell’Università degli studi di Firenze. La Provincia si è proposta come tramite per rendere possibile questo incontro e favorire un proficua interazione tra que-ste due realtà importanti. L’esposizione è stata curata dal professor Arrigoni as-sistito dagli architetti Francesco Onorati, Filippo Pecorai, Francesco Polci.

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l’Opera

Madonna del PartoPiero della Francesca

1450-1455 Affresco, cm 260x203 compresa la parte di tenda ricostruita nel 1910 e rimossa durante il restauro del 1992-93; misure attuali: cm 203 circax203

« e perché a quei contadini non sorgesse dubbio circa la realtà della gravidanza, essa non appare già di fronte, ma in un tre quarti dove il garbo incurvo delle doghe nella gran veste parla a sufficienza. Solenne come figlia di re sotto quel padiglione soppannato di ermellini, essa è tuttavia rustica come una giovine montanina che venga sulla porta della carbonaia.»

_Roberto Longhi, Piero della Francesca, 1927

L’opera è uno dei capolavori della sintesi disegnativa e cromatica di Piero della Francesca, esempio della sua pulizia formale. Il tema della Madonna gravida è insolito nell’iconografia italiana, molto più presente in quella spagnola. Fu realizzata presso la chiesa di santa Maria a Momentana a Monterchi su una parete a pieno campo, al di sopra di un affresco trecentesco più piccolo. L’ultimo restauro è degli anni novanta. Sono stati proposti riferimenti letterari al testo dell’Ave Maria Benedica Tu es in mulieribus et benedictus fructus ventris tui (Paolucci) e all’invocazione di Dante del Canto XXXIII del Paradiso. Altri riferimenti iconografici sono stati proposti alle donne che assistono alla Imposizione del nome del Beato Angelico nel Museo di San Marco a Firenze.La Madonna tiene la mano sull’apertura della veste di un azzurro la cui intensità oggi può essere solo immaginata. In questo volume compatto si riconosce la regale compostezza delle dame che frequentano gli spazi del ciclo di San Francesco. La posa è tipica in Piero, come lo è la forma del baldacchino dal quale la Madonna svela al mondo la sua bellezza, che ritorna nel Sogno di Costantino e nella teca tenuta in mano dalla Maddalena della cattedrale di Arezzo ma che qui si differenzia nell’attenzione alla raffinata decorazione. I due angeli sono disegnati utilizzando uno stesso cartone e sono simmetrici anche nei colori, nelle corrispondenze del blu e del rosso, in un gusto della composizione quasi araldico. L’opera è stata realizzata in sette giornate di lavoro. La tecnica di Piero è perfetta e in grado di trasferire sulla parete tutta l’idealità intellettuale del suo mondo, l’incanto dei gesti, la solennità di una donna divenuta icona nell’essenzialità del colore, nella decisione del disegno, nella morbidezza dell’incarnato. (P. A.)

Piero della Francesca dipinse la Madonna del Parto sulla parete di fondo destinata all’altare maggiore di una piccola chiesa, risalente al XIII secolo, il cui nome di Santa Maria di Momentana - precedentemente Santa Maria in Silvis - indicava la località di campagna alle pendici della collina di Monterchi, dove sorgeva isolata in mezzo al verde. Le trasformazioni e ricostruzioni che, nel tempo, ha subito l’antica sede hanno compromesso definitivamente i rapporti tra l’opera e il suo spazio immaginati e stabiliti in origine dal Maestro. Con l’inizio degli interventi di restauro - lavoro protrattosi dal marzo 1992 al luglio 1993 - si è proceduto alla rimozione dell’affresco e l’edificio scolastico pubblico su via della Reglia è divenuto il luogo destinato a ospitare l’opera. Il lotto, di geometria quadrangolare, è prossimo al centro storico e i suoi giardini si affacciano sulla valle orientale del Cerfone. Gli ambienti espositivi sono distribuiti nei quattro locali del piano rialzato dell’immobile; delle intenzioni e progettualità espresse dalla pubblica amministrazione in “Monterchi Museo” - 1994 - una cospicua parte di esse non hanno avuto realizzazione.

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il Luogo

Monterchi

Dista 29,2 chilometri da Arezzo, capoluogo della omonima provincia cui il comune appartiene. Monterchi conta 1.877 abitanti e ha una superficie di 28,7 chilometri quadrati per una densità abitativa di 65,40 abitanti per chilometro quadrato. Sorge a 356 metri sopra il livello del mare lungo la riva destra del fiume Tevere. L’economia locale si basa prevalentemente sulla pastorizia e sulla produzione di uva, olive, cereali, ortaggi e frutta. Il nome della località deriva dal composto di “monte”, da mons, e del nome di persona Hercules. La fondazione del borgo di Monterchi avvenne in epoca medievale, quando esso si trovò sottoposto alla giurisdizione dei Marchesi del Monte Santa Maria, i quali ne ottennero il riconoscimento mediante un atto di donazione risalente al 1095. Sin dal principio Monterchi fece parte della Pieve di Sant’Antimo e nel 1194 i Marchesi lo posero sotto la protezione della città di Arezzo. Alla fine del XII secolo il Vescovo di Arezzo Guido Tarlati annesse il territorio di Monterchi ai possedimenti del suo casato che ne mantenne il controllo fino al 1440, anno in cui la città di Firenze conquistò l’intero territorio dopo aver sconfitto i Tarlati, i quali erano alleati per l’occasione con il Ducato di Milano, nella celebre Battaglia di Anghiari. Durante il periodo della dominazione fiorentina la comunità di Monterchi sviluppò una economia basata prevalentemente su attività pastorali, potendo contare sulla presenza di rigogliosi boschi sul territorio, e su coltivazioni rurali dalle quali si ricavavano beni di prima necessità, quali cereali e legumi e sulla raccolta del guado, dal quale si estraeva un colorante azzurro usato nelle lavorazioni tessili. Nel XV secolo ebbe inizio la dominazione dei Granduchi de’ Medici. È di questo periodo la realizzazione del famoso affresco di Piero della Francesca raffigurante la Madonna del Parto – il borgo ha dato i natali a Romana di Perino da Monterchi, madre del pittore. Durante il periodo della dominazione dei Medici il borgo di Monterchi venne fortificato mediante la costruzione di un’impontente cinta muraria dotata di torri di avvistamento. Ancora oggi è possibile vedere i resti di queste antiche fortificazioni. Alla morte dell’ultimo discendente del casato mediceo avvenuta all’inizio del XVIII secolo, i Duchi di Lorena salirono al potere e posero in atto numerosi interventi miranti alla riqualificazione urbana e alla bonifica del territorio, favorendo quest’ultima una ulteriore crescita dell’economia locale. La dominazione lorenese venne interrotta all’inizio del XIX secolo dall’invasione dei Francesi guidati da Napoleone Bonaparte che si protrasse fino al 1814, anno in cui il Trattato di Vienna assegnò la città di Monterchi al Granducato di Toscana. Nel 1861 Monterchi venne annessa al Regno d’Italia ad opera del Re Vittorio Emanuele II di Savoia. Tra i monumenti di maggiore rilievo la Pieve Romanica, la Chiesa di San Simeone e il Museo delle Bilance e Pesi.

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Oggetto della mostraProf.Fabrizio F.V.Arrigoni

Monterchi, nell’alta Valle Tiberina, originò come castello nel secolo XI°. Quale roccaforte di confine fu potenziata nel XIV° secolo allorquando cadde sotto il controllo di Firenze. Il patrimonio edilizio originario fu grandemente compromesso dai terremoti del 1917 e del 1919. Da circa seicento anni il tesoro della comunità monterchiese è la Madonna del Parto, una pittura che Piero della Francesca realizzò in una piccola chiesa rurale tra il 1450 e il 1455. Nel 1992 un radicale programma di ricerca e restauro avviato sull’opera fu di suggerimento all’amministrazione pubblica per promuovere un piano di recupero e rinnovamento di alcuni settori urbani al fine di incrementare la vocazione turistica e ricettiva dell’insediamento. Lo studio di fattibilità - redatto nel novembre 1994 a firma dell’architetto Giuseppe Alberto Centauro e battezzato Sistema Museale della Madonna del Parto di Piero della Francesca - aveva al suo centro il rifacimento del volume che su via della Reglia ospita i resti dell’originario affresco ma coinvolgeva altri punti salienti dell’edificato, determinando un insieme di poli mutuamente relazionati.La maggior parte delle ipotesi allora formulate non hanno avuto sviluppo successivo.

Nell’anno accademico 2012-2013 all’interno del Laboratorio di Progettazione dell’architettura V - Facoltà di Architettura di Firenze, corso di Laurea Magistrale in Architettura quinquennale a ciclo unico classe LM-4 c.u. - quello strumento di previsione è stato adottato come base per organizzare una serie di interventi il cui scopo, ben oltre il mero adeguamento funzionale, consisteva nel mettere-in-opera la stessa storia ed eredità del luogo. A tale strategia si affiancava la volontà di dare vita ad uno sguardo, ad una percezione del borgo e delle terre che lo accolgono inedita quanto rivelatrice. Tale riassetto è stato scandito attraverso quattro nuclei mutuamente connessi da percorsi pedonali e ciclabili: l’attraversamento e il cammino come attrezzi idonei a scalfire la densità semantica dei paesaggi antropici e naturali.

_Risistemazione di piazzale San Rocco sulla strada provinciale di Monterchi (sp221). Il riordino di questa zona attraverso le infrastrutture necessarie - parcheggi, bus terminal, informazioni turistiche costituisce il punto di partenza di una nuova rete di sentieri, oltre che essere medio geometrico da cui traguardare l’intorno.

_Presso il complesso di Santa Maria a Momentana, non lontano dalla perduta chiesa sulle cui muraglie Piero fece sorgere la sua maestosa madonna, si prevede la realizzazione di un plesso destinato a ospitare il Laboratorio e il Museo didattico della Pittura Murale. Il capolavoro del “Monarcha della pittura” come matrice per una sapienza, un mestiere da riconoscere e tramandare.

_In Palazzo Alberto Massi il progetto dell’area di ingresso è l’occasione per saldare tra loro i livelli dell’accesso principale su via XX settembre e l’omologo su via del Pozzo Vecchio. Sul fianco rivolto alla valle il disegno del suolo e dei giardini permettono di cucire questo edificio di frangia con il vicino nuovo museo e con la linea dei camminamenti al piede della collina.

_L’eccezionalità dell’affresco del maestro di San Sepolcro rende legittimo pensare alla costruzione di un’architettura interamente dedicata alla sua conservazione, alla sua visione, al suo studio; una fabbrica bifronte, dal codice doppio: da un lato manufatto interamente consegnato al frammento custodito, dall’altro, al pari di qualsivoglia “fatto urbano”, opportunità per un incremento dei valori plastici, spaziali e di uso del sito in cui esso si insedierà.

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collaboratori al corso

arch. Lapo Galluzzi cultore della materiaarch. Alessio Palandri cultore della materiaarch. Plinio Vanni cultore della materia

progetti

il luogo ritrovato, il paesaggio riconosciuto

Francesco Onorati, Filippo Pecorai, Francesco Polcisequenze spaziali

Arianna Pardi, Claudio Pierattelli, Roberta Sicilianirecinti

Giulia Fornai, Francesco Girelli, Giulio Morianigenius loci

Matteo Bartoli, Angela Benfante, Monica Berciglidi luoghi e di percorsi

Simona Montesi, Lorenzo Norcini, Daniele Vezzosiradici

Valentina Ronzini, Andrea Scalabrelli, Mattia Ventimigliale forme del vuoto

Giovanni Manzoni, Giuseppe Virecci Fanasguardi sul paesaggio: l’identità di un luogo

Ylenia Caldararo, Elena D’Andrea, Vito Ruggiero

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il luogo ritrovato, il paesaggio riconosciuto

Le terre della Valcerfone costituiscono una condizione ambientale dove evidenti sono i lasciti della storia: castelli, roccaforti e piccoli borghi puntellano la valle in continuità con l’universo che compare sui fermi fondali di Piero. Sono questi compositi artefatti a definire le linee progettuali fondamentali, divenendone le matrici agenti: così i laboratori si tramutano in presidi, i servizi lungo la strada in avamposto a difesa dei coltivi, il museo in una frazione del borgo. Una strategia per ottenere l’integrazione del nuovo al sedimentato oltre ogni mimesi o aderenza al mero linguaggio figurativo.

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_Museo della Madonna del PartoTre elementi semplici, che corrispondo a funzioni differenti, sono raccolti tra loro al fine di circoscrivere una piccola piazza pubblica. Il principio insediativo, la gravitas delle fabbriche e le materie impiegate rispondono ai caratteri di Monterchi; lo slargo distribuisce due ingressi - al museo ed alla caffetteria - ed è immaginato come luogo per la sosta: da qui, attraverso i profili del costruito, il paesaggio si compone al vuoto. La piazza è raggiungibile da via della Reglia e dai giardini che raggiungono palazzo Massi nonché dai percorsi che solcano i campi. La sala dell’affresco è uno spazio allungato coperto da una volta a botte continua; le pareti terminano con un velario di lino grezzo che rende rarefatta la luce che cade alle sue spalle.

_Laboratorio della pittura muraleRisalendo dalla statale il laboratorio si offre come un compatto edificio stereometrico sul cui fronte staccano due tozze torri. L’ingresso è un taglio sul fianco orientale; il piazzale di servizio è il termine del percorso pedonale e l’accesso alla struttura risulta arretrato rispetto alla cappella di Momentana in modo da porsi gerarchicamente in un secondo piano rispetto all’edificio di culto. La planimetria del complesso si struttura attorno a due corti di dimensioni differenti in analogia all’architettura di impianto conventuale.

_Piazzale San RoccoIl primo fine del disegno è il riordino - percettivo e funzionale - della grande area. L’architettura di progetto è la combinazione di due riconoscibili strutture: un pesante volume e una aerea intelaiatura metallica. Il blocco rettilineo contiene i servizi richiesti. Il sistema termina con il locale adibito al bike-sharing posizionato sull’intersezione dei sentieri verso i campi e verso la frazione a valle di Monterchi. Il telaio è il supporto per un lungo pergolato e scherma il lato meridionale dell’edificio per poi proseguire fissando il limite del nuovo parcheggio.Una cortina di pioppi cipressini separano l’intervento e il camminamento dal traffico della statale.

_La costruzioneTutti gli edifici hanno medesimo abito materico. La struttura portante, costituita da setti in calcestruzzo armato, è rivestita esternamente da pannelli in terra pressata con andamento orizzontale dei ricorsi. Una tecnica antica capace di restituire costruzioni essenziali e solide. L’interno è rifinito con intonaco a base di argilla la cui grana grossa degli inerti rende sfumato il limite tra ombra e luce. Frangisole in noce filtrano i raggi solari negli ambienti esposti a meridione o che necessitano di luce diffusa.

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inaugurazione, esposizione

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locandina

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Sabato 1_Domenica 2 Novembre 2014 Atrio d’Onore, Palazzo della Provincia

Via Ricasoli 50, Arezzo

mostra

Venerdi 31 Ottobre 2014, ore 18:00Sala dei Grandi, Palazzo della Provincia

Piazza della Libertà 3, Arezzo

inaugurazione

partecipa prof. Fabrizio F.V. Arrigoni DIDA Dipartimento di Architettura, Università degli Studi di Firenze

curatori

prof. Fabrizio F.V. Arrigonidott. Francesco Onorati, arch. Filippo Pecorai, dott. Francesco Polci

con il patrocinio dicon il patrocinio e il contributo di

www.lestanzedipiero.com#lestanzedipiero

le stanze di Pieronuove architetture per Monterchi

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esempio tavola esposta

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curatori

arch. Francesco [email protected]

arch. Filippo [email protected]

arch. Francesco [email protected]

[email protected]

Professore

Fabrizio [email protected]

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