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>> Studio pachimetrico in alta quota e protezione corneale da UV mediante collirio con acido ialuronico ed actinochinololo
>> ViscoIntervista a Antonello Spinnato
>> Idrocortisone con acido ialuronico: un nuovo approccio terapeutico per la terapia corticosteroidea in chirurgia oftalmologica
>> Chirurgia della cataratta: cosa è cambiato con l’avvento del femtolaser
>> Corpo estraneo endobulbare senza endoftalmite: caso clinico
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Editoriale 3Vittorio Picardo
Studio pachimetrico in alta quota e protezione corneale da UV mediante collirio con acido ialuronico ed actinochinololo 4Piero Giardini
LE VISCO INTERVISTE Intervista a ANTONELLO SPINNATO 8
Idrocortisone con acido ialuronico: un nuovo approccio terapeutico per la terapia corticosteroidea in chirurgia oftalmologica 12Vittorio Picardo, Patrizia Vincenti, Alessandro Tiezzi
Chirurgia della cataratta: cosa è cambiato con l’avvento del femtolaser 19Federica Gualdi, Luca Gualdi, Massimo Gualdi
Corpo estraneo endobulbare senza endoftalmite: caso clinico 26Luigi Mele, Giovanna Costanzo, Valerio Piccirillo, Adele Elisabetta Ragucci, Vincenzo Rao, Mario Bifani
ISSN 0349 - 61
Anno XXVIII • N. 2 • 2013contiene I.P.
Registrazione presso il Tribunale di Milano n. 335 del 14-06-1986
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NOVITÀEDITORIALE
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Si va avanti… tra mille difficoltà e un nuovo problema ogni giorno.L’esercizio della nostra professione diventa sempre più difficile, specie quando si lavora in un ambiente pubblico o privato convenzionato.La grande crisi che attanaglia il nostro Paese ha una vittima di eccezione nella Sanità e gestire la professione del medico è diventato veramente difficile e a rischio, specie quando si rivestono ruoli di responsabilità di prima linea. I fornitori non sono pagati, i materiali, anche più basilari, scarseggiano. Insomma molto spesso devi dire no ad un paziente e spiegargli il perché di un ritardo o dell’ impossibilità ad eseguire in tempi ragionevoli questo o quell’esame o l’inter-vento chirurgico, anche se urgente.Ne usciremo? Chissà. La politica si difende con blande autoaccuse e con parole che dovrebbero, se messe insieme, sembrare indicare soluzioni e prospettive migliori.C’è da fidarsi?Lucio Battisti direbbe “…lo scopriremo solo vivendo…”Ma certamente, resta il fatto che, in questo particolare momento, non sempre ab-biamo in mano, e subito, la soluzione al problema del nostro paziente.Galleggiare o affondare?
Vittorio Picardo
L’indirizzo di posta elettronica di Viscochirurgia è cambiato. Il nuovo è [email protected]
L. MastropasquaE.M. Vingolo
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Studio pachimetrico in alta quota e protezione corneale da UV mediante collirio con acido ialuronico ed actinochinololo Piero Giardini
Istituto Clinico S. Camillo - Brescia
>>
PAROLE CHIAVE irraggiamento UV
edema cornealepachimetria corneale
KEY WORDS UV exposure
corneal edemacorneal pachimetry
RIASSUNTO I raggi luminosi emessi dal sole arrivano all’occhio con radiazioni di diversa lunghezza d’onda. È noto che i fotoni
blu e violetti ed UVA ed UVC possono causare danni a cornea, cristallino, retina. La loro protezione con occhiali
o con sostanze che esplichino un effetto-barriera è dunque molto importante.
Nel presente lavoro è stata esaminata la protezione esplicata sulla cornea da un collirio a base di acido ialuronico
ed actinochinololo in soggetti volontari esposti in alta quota ad irraggiamento moderato-intenso, mediante pa-
chimetria corneale.
Si sono considerati 16 soggetti sani, privi di alterazioni corneali, con But, Schirmer test e senza sintomi di occhio
secco (punteggio OSDI <13) e si è effettuata una pachimetria basale al mattino ed alla sera del giorno stesso.
I pazienti hanno effettuato attività su ghiacciaio in alta quota, senza occhiali protettivi (indice UV4).
I soggetti hanno instillato in un occhio un collirio a base di acido Ialuronico ed Actinochinololo; nel controlaterale
un collirio a base di soluzione salina 0.9%. Alla pachimetria abbiamo valutato la presenza di sintomi (fotofobia,
dolore, visione annebbiata).
Lo spessore corneale, misurato mediante pachimetria è aumentato nell’occhio trattato con soluzione salina, in
modo molto più evidente rispetto all’occhio trattato con achinochinololo. Tale differenza non si è però mostrata
statisticamente significativa.
I sintomi sono stati molto fastidiosi ed invalidanti nell’occhio trattato con soluzione salina, molto più scarsi nell’oc-
chio trattato con actinochinololo ed acido ialuronico. Tali sostanza presentano dunque indubbio effetto tera-
peutico, riducendo molto i sintomi legati ad una elevata esposizione ad UV, riducendo anche l’incremento dello
spessore corneale.
ABSTRACTSolar light rays reach the eye with radiations of different wave lengths. It is well known that blue and violet pho-
tons and UVA and UVC may cause damage to the cornea, the lens and the retina. It is therefore very important
to protect those tissues with sunglasses and/or substances that provide a barrier-effect.
In this paper we analyze the protection provided by eyedrops containing hyialuronic acid and actinochinololo on
the cornea. We considered 16 healthy patients without corneal disease nor dry eye symptoms (OSDI score <13)
and with normal BUT and Schirmer test. Subjects with corneal pachimetry were exposed to an intermediate-
strong level of UV radiation at high altitude and without any protection. Pachimetric measurements were taken
in the morning prior to exposure, and in the late afternoon after 8 hours of exposure. Our patients performed
normal activities – without sunglasses – on a glacier at high altitude, where UV exposure reached level 4.
In one eye of each of the subjects we instilled hyaluronic acid/actinochinololo eyedrops several times a day (tre-
atment), while in the other eye we used 0.9% balanced salt solution (control).
Pachimetric values as well as symptoms (photophobia, itching, pain and blurred vision) were tested for each day
before and after exposure
Corneal thickness – measured with pachimetry – increased in the balanced salt solution eye (control), more than
in the actinochinololo treated eye (treatment). However, this numeric difference was not statistically significant.
Symptoms were quite disturbing and painful in the balanced salt solution eye (control), while they were much
better tolerated in the hyaluronicc acid/actinochinololo treated eye (treatment).
There is no doubt that these eye drops present a sure therapeutic effect, by strongly reducing both the symptoms
and the increase in corneal thickness associated with high UV exposure.
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Studio pachimetrico in alta quota e protezione corneale da UV mediante collirio con acido ialuronico ed actinochinololo
>> Scopo dello studioI raggi luminosi emessi dal sole sono formati da
particelle energetiche, fotoni, che arrivano sulla
terra sotto forma di radiazioni. Sono classificate,
a seconda della lunghezza d’onda, in radiazioni
visibili e non visibili. Queste ultime divise a loro
volta in raggi infrarossi (IR) e ultravioletti (UV), a
lunghezza d’onda maggiore. I raggi ultravioletti
sono ricchi di energia e pericolosi per l’uomo.
L’occhio è esposto allo stress generato dalla
luce ed i tessuti oculari assorbono le radiazioni
in maniera differente. I fotoni blu e violetti e gli
UVA sono pericolosi per la retina; cristallino e
cornea sono sensibili agli UVC.
La cornea fa da primo filtro alle radiazioni lumi-
nose ed è la prima struttura ad essere danneg-
giata da eccessiva esposizione.
È importante sapere che, sebbene l’epitelio
corneale costituisca circa il 10% dell’intera cor-
nea, esso contribuisce ad assorbire la maggior
parte dei raggi UVA. Si pensa che ciò sia dovuto
al contenuto in proteine ed acidi nucleici delle
cellule epiteliali. In caso di prolungata esposi-
zione ai raggi solari senza protezione si pos-
sono manifestare lesioni epiteliali della cornea
(fotocheratite, associata a dolore, fotofobia, ec-
cessiva lacrimazione). Tali disturbi si risolvono
in pochi giorni e possono essere accompagnati
da eritema della cute palpebrale, edema, ipere-
mia e chemosi congiuntivale.
Tali fenomeni insorgono alcune ore dopo l’e-
sposizione ai raggi UV ed il tempo di latenza
dipende dall’intensità dei raggi ed al tempo di
esposizione. Il danno epiteliale corneale altera
i meccanismi che mantengono l’idratazione e
la trasparenza corneale, generando edema ed
aumentato spessore corneale. Solo il 50% de-
gli italiani proteggono gli occhi con occhiali da
sole.
Da tempo si usano additivi per le lenti a contatto
e quelle intraoculari per filtrare i raggi UV. Inol-
tre esistono molecole applicabili sulla superfi-
cie oculare in grado di creare un effetto barrie-
ra, come ad esempio l’ACTINOCHINOLOLO.
L’actinochinololo è un derivato chinolinico che
esplica anche blanda azione antisettica. Esso,
aggiunto ad un sostituto lacrimale, esplica azio-
ne di filtro nei riguardi dei raggi ultravioletti in
modo da contrastare il danno ossidativo sia alla
superficie oculare che alla retina, causata da ec-
cessiva esposizione ai raggi solari. L’effetto pro-
tettivo di actinochinololo ed acido ialuronico è
stato documentato sull’animale, in uno studio su
idratazione ed assorbimento della luce di cor-
nee di coniglio irradiate con UVB (Cejca, Photo-
chemistry Photobiology, 2010)
In assenza di dati sull’uomo, ci siamo prefissati
di valutare se il prodotto esplichi o meno effetto
protettivo in pazienti esposti a intenso irraggian-
te UV nel corso di soggiorni di alcune ore in alta
montagna.
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Piero Giardini
>> Tipo di studioValutazione di effetto protettivo di collirio a base
di acido ialuronico, actinochinololo in soggetti
esposti ad irraggiamento UV moderato/intenso
in alta quota, mediante pachimetria corneale.
>> Materiali e MetodiStudio comparativo di collirio contenente acido
ialuronico ed actinochinololo versus soluzione
salina 0.9%. Studio controllato intra paziente, uti-
lizzando l’occhio adelfo come controllo.
Sono stati presi in considerazione 16 soggetti
sani, senza patologie oculari e senza segni e
sintomi di occhio secco (questionario OSDI con
punteggio <13). BUT e Shirmer Test normali. Tali
soggetti si sono resi disponibili ad effettuare una
pachimetria alla mattina ed alla sera dello stesso
giorno. In tal giornata essi sono rimasti per 8 ore
in alta montagna(2750/3000 mt.), in una giornata
con indice UV 4.
I 16 soggetti volontari sani hanno instillato col-
lirio con actinochinololo ed acido ialuronico 1
goccia 4 volte al giorno (ore 9-11-13-15) all’oc-
chio destro; collirio a base di soluzione salina
0.9% nell’occhio sinistro, con la stessa tempisti-
ca. Sono stati valutati: pachimetria occhio destro
e sinistro (entro ore 9, prima dell’esposizione ai
raggi UV; dopo le ore 16.00, del medesimo gior-
no, dopo esposizione all’UV).
L’indice UV è stato 4 nella giornata relativa allo
studio (Tabella 1)
Abbiamo valutato anche la presenza di sintomi
(fotofobia, dolore, visione annebbiata) e segni di
HYABAK PROTECTOR OD VS HYDRABAK OS - EFFETTUATO GHIACCIAIO PRESENA MT 2750 - ORE ESPOSIZIONE UV 7 – INDICE UV 3
Paziente OSDI PRE H esposizione Pachimetria Pachimetria Iperemia Confort OSDI Post ad Uv nei GG Baseline ore 16.00 congiuntivale soggettivo precedenti ore 8.00 (0.4) OD OS OD OS OD OS OD OS OD OS
P.G 12 12 no 532 540 540 552 O O OD>OS 14 12
C.B. 10 10 no 580 585 590 598 O 1 OD>OS 12 26
F.P. 9 9 no 590 592 598 598 O O OD>OS 11 23
I.B. 10 10 no 472 480 487 490 O 1 OD=OS 16 28
S.P. 8 8 no 567 563 570 574 O/1 1 OD>OS 16 24
A.B. 9 9 no 556 550 572 569 O O OD>OS 13 28
L.D. 11 11 no 542 542 546 566 O O OD>OS 14 24
A.C. 12 12 no 512 519 533 527 O O OD>OS 16 27
R.R. 7 7 no 545 543 557 566 1 1 OD>OS 14 31
G.C. 8 8 no 517 523 534 558 O 1 OD>OS 12 26
L.T. 10 10 no 570 572 590 595 1 1 OD>OS 11 23
E.C. 7 7 no 499 502 520 517 O 1 OD>OS 14 20
D.F. 8 8 no 570 562 585 590 2 2 OD>OS 16 28
N.P. 9 9 no 533 536 541 546 1 1 OD=OS 12 22
P.G. II 10 10 no 579 576 590 585 2 2 OD>OS 14 26
S.B. 6 6 no 489 495 508 500 2 2 OD>OS 12 30
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Studio pachimetrico in alta quota e protezione corneale da UV mediante collirio con acido ialuronico ed actinochinololo
>> RisultatiL’analisi dei risultati ci ha mostrato che la pachi-
metria (Tabella 3) si modifica significativamente
in entrambi gli occhi, in maniera minore nell’oc-
chio destro, che ha ricevuto actinochinololo ed
acido ialuronico (il confronto con l’occhio adelfo,
però, non è statisticamente significativo).
L’iperemia post esposizione (Tabella 4) è signifi-
cativamente migliore nell’occhio sinistro, che ha
ricevuto il prodotto senza actinochinololo.
Il confronto soggettivo (Tabella 5) è assoluta-
mente a favore del collirio con actinochinololo
(88% dei giudizi a favore).
Tale studio ci permette dunque di evidenziare
come l’esposizione ad UV per 8 ore senza pro-
tezione di occhiali abbia portato ad un signifi-
cativo incremento della pachimetria, come pure
ad iperemia congiuntivale e discomfort, uniti
a fotofobia e lacrimazione eccessiva. Nell’oc-
chio trattato con actinochinololo la sintomatolo-
gia è stata ottimamente controllata, al contrario
dell’occhio di controllo, trattato con semplice
soluzione salina 0.9%.
È dunque consigliabile l’uso di collirio con ac-
tinochinololo ed acido ialuronico per protegge-
re i sintomi causati da esposizione ad UV, come
coadiuvante all’utilizzo di altri tipi di protezione,
come gli occhiali scuri, o in loro assenza.
tabella 3 tabella 4
tabella 5
>> Bibliografia
Traduzione italiana dalla Guida WHO a cura dell’Istituto Superiore della Sanità (ISS):WHO (2002): Global solar UV index: a practical guide. A joint recommendation of the World Health Organization, World MeteorologicalOrganization, United Nations Environmental Programme, and the International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection. World Health Organization, Geneva. ISBN 92 4 159007 6.Riferimenti ISS – U.O. Radiazioni non ionizzanti:Sito web: http://www.iss.it/site/sole/uvin/index.html http: //www.iss.it/site/attivita/ISSWEB_istituto/UO/index.asp?idUO=1084&lang=1
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LE VISCO INTERVISTE
8 viscochirurgia 2 • 2013
Intervista al Prof.
Albino Rapizzi
Intervista a
ANTONELLO SPINNATOGeneral Manager della E.Janach
LE VISCO INTERVISTE
Il nome E. Janach è sempre stato, nel mio periodo di formazione professionale, un nome familiare perché mio Padre, già negli anni 60 e 70, comprava quasi esclusivamente ferri di questa Azienda che, pur con un cognome straniero, è italiana.Ricordo anche che ogni tanto si spedivano taglienti di Graefe e lance per affilarle, o si chiedeva di riparare un porta aghi perché a quell’epoca le suture erano all’ordine del giorno.Quando poi ho iniziato a lavorare in prima persona, ho continuato ad acquistare i loro strumenti chirurgici perché ne ho sempre riconosciuto l’ottima qualità, garantita da una produzione pressoché artigianale che non si è interrotta nel tempo.Però, si sa, i tempi cambiano, le esigenze chirurgiche pure, e ognuno di noi può personalizzare uno strumento per necessità o… moda.Scambiare quindi opinioni e informazioni con Antonello Spinnato (il cognome tradisce l’origine siciliana) è stato piacevole e divertente perché, partendo da una qualunque pagina del loro catalogo, il discorso ha spaziato in lungo e largo.
Vittorio Picardo
>>
VISC
OC
HIRU
RGIA
Caro Antonello, da quanti anni ti vediamo al
fianco del Sig. Janach nei nostri Congressi in
tutta Italia?
Ho iniziato la mia attività presso la E. Janach nel
1985, dopo la maturità e subito dopo aver abban-
donato il progetto “università”. Doveva essere un
anno sabatico, una breve parentesi per capire se
proseguire la facoltà d’ingegneria o architettura.
Quali sono state le evoluzioni tecnologiche
più significative della vostra Azienda dagli
anni ‘80 ad oggi?
Sono state diverse e su più direzioni: dai materiali
utilizzati, radicalmente cambiati rispetto a quel-
li usati negli anni ’80, sulle applicazioni adotta-
te, innovative e più meccanizzate, e nelle fasi di
sviluppo impiegate in ricerca, più profonde e si-
gnificative. Tutte evoluzioni importanti che hanno
scandito precise epoche nelle fasi evolutive che
hanno portato alla moderna chirurgia oftalmolo-
gica.
Il vostro catalogo, pieno di strumenti per tut-
ti i gusti e necessità, porta spesso strumenti
realizzati in collaborazione con Colleghi ita-
liani. È una prerogativa della vostra Azienda
consultare il chirurgo e farsi guidare da lui
nella realizzazione del ferro?
Italiani ma anche stranieri per la precisione. Il
confronto e la consulenza sono una costante nel-
la prima fase di analisi di ogni nuovo prodotto.
Le nostre creazioni nascono e vengono realiz-
zate prevalentemente su precise esigenze dei
chirurghi, scienza e tecnologia aziendale devo-
no necessariamente dialogare per dare forma
a concetti che portino a una concreta necessità.
Esistono successivamente varie fasi, che vengo-
no condotte su diversi fronti: quelle di fattibilità,
applicazione chirurgica e di mercato. Quella di
mercato è legata a un aspetto prettamente com-
merciale, ma comunque importante per deter-
minare il target e il potenziale di vendita di un
prodotto.
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LE VISCO INTERVISTE
9viscochirurgia2 • 2013
Strumenti fase grezza Ambienti di lavoro
Negli ultimi congressi 2012 e 2013 ho visto
invece una serie di strumenti di qualità, ma
disposable. Un’inversione di rotta di 180° o
un ampliamento delle scelte per noi oculisti?
Non è esatto parlare di un’inversione di rotta, è
semplicemente una risposta che la nostra Azien-
da ha dovuto e saputo dare a una parte di mer-
cato. Il disposable nasce per esigenze legate alla
prevenzione in casi particolari di pazienti “infet-
tivi”, ma è oggi richiesto per scelta economica,
per semplicità di gestione o praticità di utilizzo.
La E. Janach non poteva esimersi né tradire que-
ste aspettative di mercato. Devo dire che anche in
questo progetto siamo stati premiati per il livello
di qualità raggiunto e per la gamma offerta.
Ho ritrovato anche kit già predisposti per
una serie di procedure oggi di moda, come
il Cross-Linking o le iniezioni intravitreali,
così come leggo con piacere della possibi-
lità di predisporre kit per singolo chirurgo.
Sono scelte commerciali o in effetti il chi-
rurgo vuole semplificare e standardizzare le
procedure?
Entrambe, sono scelte commerciali di marke-
ting aziendale, aspetto che ho seguito in prima
persona nella crescita della nostra Azienda, ma
connesse a un desiderio di standardizzare alcu-
ne procedure.
Il kit pre-configurato permette al chirurgo di non
dover impiegare molto tempo nella scelta e nella
composizione. Abbiamo introdotto alcune sim-
patiche proposte che hanno realmente semplifi-
cato le procedure: sono configurazioni studiate,
basate su esperienze specifiche e su rapporti di
vendita. La vasta gamma del nostro disposable
permette comunque al chirurgo di personalizza-
re sempre e comunque i kit per ogni esigenza
e procedura. Moltissimi sono inoltre gli strumenti
disposable, disponibili singolarmente e utili per
ogni emergenza.
Interessarsi di tutta la chirurgia oculare
dall’orbito-palpebrale fino alla vitreoretina
vi ha obbligato a suddividere i vostri labo-
ratori di produzione o no? Insomma, come si
produce un ferro da voi?
Assolutamente no, non abbiamo dovuto suddivi-
dere i laboratori di produzione. Abbiamo modifi-
cato e suddiviso alcune fasi di lavorazione, le più
complesse e delicate. Per necessità sono anche
state ampliate le collaborazioni per la produzione
di particolari componenti: micro-stampi necessa-
ri alla creazione di parti in polimero o di alcuni
componenti micrometrici di assemblaggio.
Se dovessimo fotografare oggi la produzione
paragonandola a un’immagine degli anni ’80,
verrebbe spontaneo domandarsi dove risiede
la parte di artigianato. Chiaramente tutto è stato
modificato nelle procedure di lavorazione e nel-
le macchine utilizzate; oggi sono presenti unità a
controllo numerico che svolgono in modalità au-
tomatica lavorazioni di dettagli affidate nel pas-
sato alle mani degli artigiani. Gli artigiani, sono
oggi tecnici di laboratorio, persone con qualifi-
che e formazione scolastica diversa, possiedono
qualità diverse e solo alcuni anche quella manua-
lità utile e fondamentale nelle fasi di controllo e
rifinitura. Sono coloro che conferiscono qualità e
unicità al nostro prodotto conferendo quello stan-
dard qualitativo elevato che contraddistingue uno
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LE VISCO INTERVISTE
10 viscochirurgia 2 • 2013
strumento Janach. Quello che alcuni chiamano
“ferro chirurgico” è per noi uno strumento molto
simile a un gioiello, non a caso uso speso la pa-
rola creazioni.
I mercati esteri come vi hanno accolto?
Siamo stati ben accolti e con molta soddisfazione.
La loro soddisfazione la misuriamo non solo dal-
le vendite ma anche attraverso le note di merito
che amiamo raccogliere anno dopo anno. Alcuni
mercati sono stati difficili da conquistare ma il no-
stro prodotto è oggi distribuito attraverso una rete
vendita internazionale e per questo ci sentiamo
orgogliosi. Ogni giorno è comunque una batta-
glia che va combattuta per difendere il prodotto e
l’Azienda. E questo non va dimenticato. Dobbia-
mo essere sempre propositivi prestando molta
attenzione a ogni singolo mercato, mantenendo
sempre qualità e affidabilità di ogni singolo pro-
dotto.
Prodotti a basso costo provenienti da Paesi
orientali (Cina, Pakistan…) sono una concor-
renza temibile per il vostro mercato italiano
e internazionale?
Va fatta una netta distinzione fra aziende concor-
renti realmente presenti, (quelle che vediamo
materialmente nelle sale operatorie) da quelle
presenti, intese come partecipanti nei padiglioni
dei congressi (locali e internazionali). Ricordo la
loro presenza all’Academy e all’ASCRS sin dagli
anni ‘90, quando ho iniziato un periodo di lavoro
e studio di marketing presso la Grieshaber USA.
Questo per dire che sono sempre state una real-
tà, oggi presente anche in Europa. Francamente
non sento ancora la loro presenza così temibile
La materia base
in un mercato costituito da aziende che offrono
prodotti di standard qualitativo elevato. Obbietti-
vamente, trovo non sia ancora presente nella loro
filosofia quel necessario impegno nella cura dei
dettagli cui abbiamo abituato, da sempre, i nostri
clienti. Questo è il motivo per il quale non sentia-
mo la loro concorrenza. Al momento, il risultato di
crescita e di pubblico mi danno ancora motivo di
pensare che il prodotto di qualità avrà sempre un
mercato costituito da chirurghi che danno priori-
tà alla qualità, lo spero per il bene del paziente, e
per noi tutti.
Ti ringrazio per il tempo che mi hai dedicato: è sta-
ta un’occasione per conoscere e apprezzare ancor
di più la grande qualità e professionalità della vo-
stra Azienda che, seppur localizzata in una cittadel-
la del nord, è un colosso mondiale nel marketing
internazionale dell’Oftalmologia.
Una bandiera italiana in tutto il mondo!
Vittorio Picardo
Congresso ESCRS Milano 2012 - Lo stand
Un riconoscimento meritato
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3° PERCORSO FORMATIVO IN CHIRURGIA DELLA CATARATTA E REFRATTIVA - AICCER 2013
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Intervista al Prof.
Albino Rapizzi
Idrocortisone con acido ialuronico: un nuovo approccio terapeutico per la terapia corticosteroidea in chirurgia oftalmologica
1. Casa di Cura Nuova Itor – Unità Operativa di Oculistica – Roma (Responsabile: Dr Vittorio Picardo)2. Dipartimento Organi di senso - Clinica Oftalmologica Università Sapienza -Roma
>> Introduzione I cortisonici sono una classe di ormoni steroidei
che, nell'uomo, sono sintetizzati a partire dal co-
lesterolo nei surreni. Il più importante è il corti-
solo (idrocortisone). I cortisonici hanno tutti una
struttura chimica similare costituita da 21 atomi
di carbonio il cui nucleo caratterizzante è noto
come “anello steroideo”.
I cortisonici impiegati in oftalmologia sono:
anecortave, betametasone, clobetasone, corti-
solo (idrocortisone), desametasone, fluocinolo-
ne, fluorometolone, lotepredno-lolo, medrisone,
prednisolone, rimexolone.
L’effetto antinfiammatorio oculare dei cortisoni-
ci si esplica con la riduzione dell’essudazione
cellulare e fibrinosa e dell’infiltrazione tissutale,
dell’inibizione dei fibroblasti e della formazione
di collagene, del ritardo nella rigenerazione epi-
teliale ed endoteliale, della riduzione della neo-
vascolarizzazione post-infiammatoria e del ri-
pristino della normale permeabilità dei capillari
infiammati. Gli effetti antiflogistici dei cortisonici
che sono aspecifici, si osservano indifferente-
mente in caso di eziologia allergica, traumatica
o infettiva.
Il loro marcato effetto antinfiammatorio e immu-
nosoppressore si esplica mediante la:
- soppressione della liberazione di mediatori
dell'infiammazione come i leucotrieni, le ci-
tochine e le chemochine;
- soppressione della liberazione di prostaglan-
dine e del fattore di attivazione piastrinica;
- inibizione dell'esposizione endoteliale di
molecole di adesione leucocitaria;
- inibizione della chemiotassi e della diapede-
si leucocitaria;
- inibizione delle degranulazione mastocitaria;
- riduzione dei linfociti, granulociti eosinofili e
granulociti basofili circolanti per migrazione
leucocitaria dal sangue al tessuto linfatico;
- inibizione dell'attività mitotica dei macrofagi
tissutali;
- inibizione della produzione di anticorpi (ad
alte dosi).
>> Tossicità dei cortisonici L’indice terapeutico dei trattamenti corticoste-
roidei prolungati è basso. Infatti, la dose efficace
si avvicina a quella che può indurre importanti
effetti indesiderati, anche gravi.
I colliri, le pillole e le pomate a base di cortiso-
nici sono associate a problemi oculari, come lo
Struttura della molecola
>> I cortisonici in OftalmologiaI cortisonici svolgono un ruolo importante nel
trattamento delle malattie infiammatorie oculari.
La terapia antiflogistica è uno degli argomenti
più vasti e complessi nell’ambito della terapia
oftalmica, in quanto l’occhio, rispetto ad altri di-
stretti corporei, presenta alcune caratteristiche
che lo rendono particolarmente sensibile alla
reazione infiammatoria (presenza di tessuti al-
tamente vascolarizzati come l’uvea e di tessuti
trasparenti come la cornea nella quale, non es-
sendovi vasi, la patologia infiammatoria riveste
una assoluta peculiarità).
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13viscochirurgia2 • 2013
Idrocortisone con acido ialuronico: un nuovo approccio terapeutico per la terapia corticosteroidea in chirurgia oftalmologica Vittorio Picardo1 Patrizia Vincenti1 Alessandro Tiezzi2
1. Casa di Cura Nuova Itor – Unità Operativa di Oculistica – Roma (Responsabile: Dr Vittorio Picardo)2. Dipartimento Organi di senso - Clinica Oftalmologica Università Sapienza -Roma
sono i cortisonici intravitreali ed endovenosi. Le
complicanze oculari includono lo sviluppo di
cataratta sottocapsulare posteriore, le infezioni
secondarie, il glaucoma ad angolo aperto se-
condario il cui rischio di sviluppo è aumentato
significativamente nel caso in cui vi sia una storia
familiare di glaucoma.
In assenza di un’anamnesi familiare positiva per
il glaucoma ad angolo aperto, solo il 5% degli in-
dividui normali risponde alla somministrazione
topica o sistemica a lungo termine di cortisonici
con un incremento rilevante della pressione in-
traoculare. In presenza di una storia familiare di
glaucoma, tuttavia, rialzi pressori intraoculari di
entità da moderata a severa sono osservati nel
90% dei soggetti. La fisiopatologia del glaucoma
indotto da cortisonici non è pienamente compre-
sa. Una possibilità è che i cortisonici inibiscano il
rilascio di enzimi deputati alla depolimerizzazio-
ne di glicosaminoglicani (es. ialuronidasi) che,
pertanto, si accumulerebbero a livello trabeco-
lare causando conseguentemente una riduzione
del deflusso di umore acqueo. Un’altra ipotesi
suggerisce che alla base di tale accumulo vi sia
l’inibizione della normale attività fagocitica delle
cellule endoteliali trabecolari. Un aumento della
pressione intraoculare o sottocapsulare associa-
to all’uso di cortisonici può persistere per mesi e
può richiedere il trattamento con i farmaci per il
glaucoma o anche l’intervento chirurgico.
I primi cortisonici introdotti in terapia sono stati il
cortisone e il cortisolo.
Quest’ultimo è stato seguito dall’introduzione del
prednisolone, seguito dallo sviluppo di desame-
tasone e betametasone. Recentemente sono stati
sviluppati alcuni cortisonici cosiddetti “cortiso-
nici leggeri” (es. Loteprednololo) che riducono,
ma non eliminano, il rischio di un aumento della
pressione intraoculare e “cortisonici di superfi-
cie” (es. Fluorometolone e Clobetasone). carat-
terizzati da proprietà farmacocinetiche tali da
penetrare in bassa concentrazione in camera an-
teriore e quindi determinare con una frequenza
contenuta i noti effetti collaterali sulla pressione
oculare e sulla trasparenza del cristallino.
Tuttavia una raccolta molto ampia lavori scienti-
fici volti a valutare l’incremento della pressione
intraoculare associata all’utilizzo di cortisonici
topici hanno dimostrato che il cortisolo allo 0,5%
determina il minore incremento pressorio rispet-
to ad altri cortisonici quali Fluorometolone, Lote-
prednolo, Clobetasone, cortisonici “leggeri e/o
di superficie” ai quali si attribuisce il più basso
effetto sulla pressione intraoculare1,2,3 (Figura 1).
Ecco da che cosa nasce la necessità di tornare
alla “endofarmacologia” e cioè di usare un corti-
sonico naturale, il cortisolo, migliorando la tolle-
rabilità topica (utilizzazione del fosfato) e ad au-
mentando l’attività antinfiammatoria (attraverso il
forte incremento nella residenza sulla superficie
oculare grazie alla formazione del complesso
cortisolo fosfato-acido ialuronico).Struttura molecolare del cortisone e del cortisolo
Figura 1
Idrocortisone con acido ialuronico: un nuovo approccio terapeutico per la terapia corticosteroidea in chirurgia oftalmologica
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>> Idrocortisone in acido ialuronico: il cortisonico “bifunzionale”Alla luce di quanto esposto sopra, la terapia cli-
nica che si avvale di farmaci steroidei ha ancora
dei bisogni non soddisfatti dovuti alla tipologia
stessa dei suddetti farmaci e legata essenzial-
mente ad un rapporto efficacia/sicurezza non
soddisfacente.
L’elevata efficacia dei cortisonici impiegati per
la terapia topica dell’infiammazione oculare,
infatti, è spesso correlata ad effetti collaterali, il
più importante dei quali è rappresentato dall’au-
mento consistente della pressione intraoculare.
Le recenti formulazioni a base di cortisonici “di
superficie” se da un lato limitano l’insorgenza
di effetti collaterali, dall’altro non consentono al
principio attivo di penetrare in profondità a livello
corneale.
Nasce pertanto l’esigenza di sviluppare un far-
maco capace di svolgere l’azione antinfiamma-
toria non solo sulla superficie oculare ma anche
più in profondità a livello corneale e anche in
camera anteriore, garantendo allo stesso tempo
una buona sicurezza d’impiego. È stato così svi-
luppato un farmaco steroideo in una formulazio-
ne unica, tecnologicamente innovativa, tanto da
garantire efficacia “duplice” cioè sia in ambiente
idrofilo (sistema superficie oculare) che lipofilo
(cornea-epitelio corneale-camera anteriore),
garantendo sicurezza d’impiego, cioè riducendo
al minimo l’incremento pressorio rispetto a tutti
gli altri farmaci della stessa categoria. Questo
nuovo collirio è quindi costituito da idrocortiso-ne 0,3% formulato in un drug delivery system
naturale a base di acido ialuronico.
L’Idrocortisone è il più importante cortisonico
prodotto dal nostro organismo a cui la fisiologia
del corpo umano ricorre per rispondere a stress
psico-fisici e infiammatori. La molecola ha perciò
massima affinità per i recettori presenti nell’or-
ganismo4, caratteristica che garantisce estrema
rapidità d’innesco del meccanismo d’azione
antinfiammatorio. L’Idrocortisone, infatti, viene
considerato molecola d’elezione nel trattamento
dello shock anafilattico dal Working Group of Re-
suscitation Council (UK)5.
L'idrocortisone in associazione con l’acido ia-
luronico, polimero altamente viscoso e viscoela-
stico, si lega alla mucina pre-epiteliale, incremen-
tandone il tempo di permanenza sulla superficie
oculare6 e garantendo perciò l’azione di superfi-
cie; allo stesso tempo l’azione delle idrolasi lacri-
mali trasformano il cortisolo-fosfato in cortisolo
alcol, creando le condizioni per un’azione pro-
fonda anche in camera anteriore.
L'idrocortisone in associazione con l’acido ia-
luronico può essere pertanto definito come un
cortisonico dalla doppia efficacia: cortisonico di
superficie idrofilo-mucoadesivo grazie alla in-
terazione Cortisolo-fosfato-acido ialuronico, ma
che diventa lipofilo, non appena il Cortisolo-fosfa-
to viene scisso delle idrolasi lacrimali in Cortiso-
lo alcol. Ciò consente l’impiego del farmaco così
formulato per il trattamento dell’infiammazione
sia superficiale che intraoculare, e costituisce per
il medico un valido strumento terapeutico da uti-
lizzare nelle secchezze oculari gravi, nelle con-
giuntiviti allergiche e nell’infiammazione causata
dalla chirurgia oftalmologica.
>> Applicazioni in chirurgia oftalmicaPer le caratteristiche farmacologiche dell’Idro-
cortisone e per le caratteristiche peculiari della
formulazione, il farmaco così formulato può an-
che essere impiegato con successo nel tratta-
mento della flogosi post-operatoria dopo chirur-
gia del segmento anteriore (refrattiva, cataratta,
cheratoplastica, glaucoma).
Chirurgia refrattivaIl danno corneale da laser ad eccimeri induce un
processo infiammatorio (rilascio nelle lacrime
di mediatori chimici infiammatori quali PGE2,
bradichinina, tenascina, sostanza P e peptide Acido ialuronico
ad interventi di chirurgia della cataratta, garan-
tendo una concentrazione efficace ma non tos-
sica.
Da settembre 2012 a marzo 2013 su una casisti-
ca di oltre 500 interventi di facoemulsificazione
eseguiti personalmente non abbiamo riscon-
tato alcun caso di reazione avversa al prodotto
adoperato incluso nello schema di terapia post
operatoria dal 15 giorno post trattamento e pro-
seguito per 3 settimane circa con un dosaggio
di 2 somministrazioni al giorno.
CheratoplasticaL’intervento di cheratoplastica viene esegui-
to al fine di sostituire una cornea danneggia-
ta con una sana con l’obiettivo di permettere
al paziente di riacquistare la vista. Come tutti
gli interventi chirurgici è soggetto a potenziali
complicanze, alcune delle quali (bruciore, foto-
fobia ecc) si risolvono in pochi giorni ma la più
temuta è rappresentata dal fenomeno di rigetto
per evitare il quale il paziente viene trattato con
farmaci immunosoppressori e con cortisonici.
Anche in questo contesto la formulazione di
idrocortisone con acido ialuronico si inserisce
perfettamente nella profilassi operatoria a lun-
go termine, per l’attività corticosteroidea-im-
munosoppressiva dell’idrocortisone, per il pro-
filo di sicurezza dell’idrocortisone oltre che per
le proprietà lenitive e nutrienti dell’acido ialuro-
nico, componente attivo della formulazione, nei
confronti di una superficie oculare fortemente
traumatizzata.
Chirurgia del glaucoma Gli interventi di chirurgia filtrante hanno una
certa imprevedibilità di successo, che è deter-
minata da molteplici fattori, non sempre control-
labili dallo specialista o dipendenti dalla riuscita
tecnica. Uno dei parametri più importanti per la
riuscita funzionale dell’intervento è la modula-
zione della componente infiammatoria che può,
se non controllata in modo adeguato, determi-
nare un fallimento della procedura chirurgica
(chiusura della bozza). Il razionale di impiego
di farmaci antinfiammatori prima di sottoporre
un paziente all’intervento di trabeculectomia è
quello di ridurre la componente infiammato-
ria congiuntivale, indotta dalle terapie topiche
protratte per molti anni. La riduzione della ri-
sposta infiammatoria riduce la risposta tissutale
che porta alla fibrosi e alla chiusura della boz-
za. È stato dimostrato, infatti, che Il trattamento
Trapianto di cornea a 40 giorni
Trapianto di cornea a 6 mesi dopo rimozione sutura
Trapianto di cornea a 60 giorni doppia sutura
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pre-operatorio con antinfiammatori (steroidei o
non-steroidei) determina una minore incidenza
di interventi medici (colliri ipotonizzanti) o pa-
ra-chirurgici (needling della bozza). Anche la
chirurgia filtrante costituisce un altro possibile
ambito di impiego del prodotto così realizzato
che può contrastare efficacemente l’instaurarsi
di processi infiammatori, favorendo contempo-
raneamente il più veloce ripristino dell’integrità
della superficie oculare grazie alle proprietà
nutrienti e idratanti dell’acido ialuronico.
Nell’ambito della chirurgia filtrante da settem-
bre 2012 a marzo 2013 abbiamo adoperato in
14 pazienti sottoposti ad intervento combinato
di trabeculectomia + facoemul sificazione a vie
separate il collirio di idrocortisone con acido
ialuronico immettendolo nello schema terapeu-
tico alla seconda settimana, e proseguendo per
altre 3 senza riscontrare modifiche del tono en-
doculare né aspetti fibrotici a livello della fistola.
>> ConclusioniPer quanto detto, disporre di un collirio con
idrocortisone e acido ialuronico, per le sue
caratteristiche chimiche (cortisonico naturale
idrosolubile), farmacologiche (azione rapida
con elevato tempo di residenza precorneale)
e formulative (formazione di un complesso a
base di acido ialuronico), associando “effica-
cia” e “sicurezza”, può rappresentare la rispo-
sta terapeutica ai bisogni ancora non soddisfatti
della terapia topica oftalmica corticosteroidea,
trovando particolare utilità d’impiego in tutte
le infiammazioni a carico della superficie ocu-
lare e più in generale del segmento anteriore
dell’occhio.
>> Bibliografia
1. Kersey JP, Broadway DC. Corticosteroid-Induced Glaucoma: A Review of the Literature. Eye. 20, 407-416, 2006.2. Rajpal RK, Digby D, D’Aversa G, Mah F, Hollander DA, Conway T. Intraocular Pressure Elevations with Loteprednol Etabonate: A Retro-
spective Chart Review. J. Ocul. Pharmacol. Ther. 27(3), 305-308, 2011.3. Ramsell TG, Bartholomew RS, Walker SR. Clinical Evaluation of Clobetasone Butyrate: A Comparative Study of its Effects in Postoperative
Inflammation and on Intraocular Pressure. Br. J. Ophthalmol. 64, 43-45,1980.4. Goodman and Gilman. Le basi farmacologiche della Terapia. Undicesima edizione, cap. 59 pag. 1595, fig. 59-5.5. Working Group of Resuscitation Council (UK). Guidelines for healthcare providers. January 2008.6. Mangiafico S, Aleo D, Saita MG, Battaglia M, Mangiafico S, Cro MG. A new mucoadhesive ophthalmic hydrocortisone formulation “in
vivo” measurement of precorneal residence time in rabbits, #4319 - ARVO 2011.7. Kersey JP, et al. Corticosteroid-induced glaucoma: a review of the literature, Eye, 2006, 20, 407-416.8. Rajpal RK, et al. Intraocular Pressure Elevations with Loteprednol Etabonate: A Retrospective Chart Review. J Ocul Pharmacol And Ther.
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photorefractive keratectomy. J. Refract. Surg. 11: 126-128, 1995
b) il diametro della capsuloressi in base alla tec-
nica chirurgica e alla biometria impostata;
c) l’aggiunta o meno di eventuali incisioni arcua-
te, stabilendone sede, profondità e ampiezza
dell’arco a seconda dei nomogrammi11;
d) effettuare il docking e aggiustare, in base
all’anatomia dell’occhio visualizzata in tempo
reale, i parametri del femto-trattamento, che
rappresenta il 40% della totalità dell’interven-
to (Figure 2-5).
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Federica Gualdi, Luca Gualdi, Massimo Gualdi
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21viscochirurgia2 • 2013
Chirurgia della cataratta: cosa è cambiato con l’avvento del femtolaser
Il giovane chirurgo che effettua il femto-tratta-
mento, consente al successivo chirurgo esperto
di faco di evitare circa il 40% dell’intervento; al-
trimenti, se sarà lui stesso ad effettuare la succes-
siva asportazione della cataratta e l’impianto di
IOL, si ritroverà una capsula anteriore facilmente
rimovibile ed una capsuloressi precisa che con-
sentirà una migliore biomeccanica del sacco nel
quale effettuare la facoemulsificazione, facilitata
dalla “femto-frammentazione” del nucleo. Que-
sto, da un lato facilita il training del giovane chi-
rurgo, le cui maggiori difficoltà all’inizio sono la
capsuloressi manuale e l’esecuzione della croce
(“divide and conquer”) o di altre tecniche di fa-
co-chop; dall’altro lato, in quei casi in cui non sarà
possibile effettuare il femtolaser, lascerà il giova-
ne femto-chirurgo con qualche difficoltà.
In futuro probabilmente si ripresenterà la situa-
zione in cui i “giovani” chirurghi, nati con la fa-
coemulsificazione, si trovavano in difficoltà nel
gestire una conversione in extracapsulare, non
avendone mai effettuata alcuna.
È sicuramente consigliabile, come per la femto-
chirurgia refrattiva corneale (I -LASIK), quella dei
trapianti di cornea, e quella degli impianti intra-
stromali per cheratocono o per presbiopia, che
vi sia un tecnico in sala operatoria e che vengano
effettuati contratti di manutenzione periodica del-
le apparecchiature.
Il personale deve controllare i parametri di umi-
dità e temperatura della camera operatoria, che
devono rimanere stabili e senza fluttuazioni per
24 ore e per 365 giorni all’anno; inoltre le pulizie
non devono essere effettuate con prodotti volatili,
similmente alla gestione di un laser eccimeri12
(Tabella 1).
tabella 1
Requisiti per installazione del sistema Laser
Requisiti di spazio • Dimensioni consigliate della stanza 3,4 m × 4,3 m
Controllo climatico • Temperatura operativa ambientale 18-22°C • Intervallo di umidità ambientale 30-65% • Sistema di condizionamento 24h
Requisiti di sterilità • Sala operatoria di classe A (interventi chirurgici minori in anestesia topica o locale) • Disponibilità di postazioni per il lavaggio delle mani
• Pavimenti e finiture lavabili, lisce e in grado di essere pulite
Figura 4Fase del Docking, verifica e aggiustamento dei parametri pre-selezionati
Figura 5Effetto immediato del femto-trattamento visualizzato a lampada a fessura
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22 viscochirurgia 2 • 2013
Federica Gualdi, Luca Gualdi, Massimo Gualdi
I ferri chirurgici sono pressoché gli stessi, an-
che se spesso se ne usano meno (es. taglienti
e pinza da capsuloressi non servono), mentre
deve essere potenziato l’arsenale di macchi-
ne diagnostiche per poter arrivare al “goal”
dell’intervento di femtocataratta, cioè alla chi-
rurgia della cataratta refrattiva.
La chirurgia della cataratta oggi deve punta-
re ad eliminare il vizio refrattivo pre-esistente,
consentendo al paziente di vedere naturalmen-
te, senza occhiali, se possibile anche da vici-
no, senza aloni e diffrazioni, di poter guidare
in condizioni notturne, mantenendo una vista
non solo quantitativamente, ma anche qualitati-
vamente, ottimale13. Anche il personale, quindi,
se abituato diversamente, deve capire perché
in alcuni casi di astigmatismo la sedia del chi-
rurgo va spostata superiormente o temporal-
mente, oppure perché occorre una marcatura
pre e intraoperatoria per una lente torica, etc.
Le indicazioni principali alla femtochirurgia
della cataratta sono quindi9:
1) l’impianto delle lenti Premium, multifocali e
to riche (Figura 6), che consentono una bio-
metria più precisa grazie alla predittività
della E.L.P. (Effective Lens Position), la qua-
le, con una capsuloressi programmata e ri-
producibile, garantisce risultati biometrici
eccezionali con minimizzazione di aberra-
zioni di alto ordine (es. coma, tilting)6, 13;
2) casi di cornea guttata o distrofia di Fuch’s
in cui il risparmio di ultrasuoni e fluidica
erogata dal faco è fondamentale per un en-
dotelio già di per sé debole2,9;
3) pazienti maggiormente predisposti a svi-
luppare edema maculare post-operatorio
(es. diabetici) per la dimostrata diminuzio-
ne di ultrasuoni8;
4) casi più soggetti ad infezioni (es. immuno-
depressi), per la migliore chiusura dell’in-
cisione (Figura 7) e il minor utilizzo di stru-
menti endoculari durante la fase di faco;
5) Pazienti con pseudoesfoliatio, per il minore
stress esercitato sulla zonula.
A queste principali, si aggiungono numerose
indicazioni secondarie lasciando poche con-
troindicazioni, che includono opacità corneali
e miosi serrate9, che non permetterebbero il
passaggio del femtolaser e camere anteriori
Figura 6IOL torica ben centrata
Figura 7Incisione corneale
“self-sealing”, su tre piani, ad una settimana dal
trattamento femto-assistito
troppo basse. In quest’ultimo caso l’endotelio,
poiché ulteriormente avvicinato alla capsula
anteriore dalla procedura di docking, potrebbe
risentire degli impulsi laser durante il femto-
trattamento della stessa.
Il femtolaser è perciò oggi potenzialmente at-
tuabile in oltre il 95% dei casi di cataratta.
I maggiori costi, legati al personale tecnico ag-
giuntivo, alle interfacce-paziente monouso per
il docking, alle “card” del femtolaser per ogni
trattamento, etc. purtroppo ne continueranno a
limitare gli usi.
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23viscochirurgia2 • 2013
Chirurgia della cataratta: cosa è cambiato con l’avvento del femtolaser
>> Bibliografia
1 Gualdi M. Chirurgia della cataratta con femtolaser. FGE Editore. Canelli (AT), Ottobre 20122 Hutauruk J, Soekardi I, Riyanto S, Purba D, et al. Corneal endothelial cell counts following femtocataract surgery. ESCRS Milano 11/9/20123 Slade S, Laser Refractive Cataract Surgery. Science, Medicine and Industry. ed. bmc The phacofirst technique. 224-2254 Knorz MC. Reduction in mean cumulative dissipated energy following lens liquefaction with an intraocular femtosecond laser. Poster
presented at Am. Acc. Ophtalm. Annual meeting. Orlando, FL. Oct 20115 Knorz M. News in advanced technology IOLs. Meeting Symposium Eurotimes. Milano 8/9/20126 Kronitz K, Takacs A, Mihaltz K, et al. Femtosecond laser capsulotomy and manual continuous curvilinear capsulorhexis parameters and their
effects on intraocular lens centration. J. Refract. Surg. 2011;27:558-563Eye World. 8/6/20117 Nagy ZZ, Ecsedy M, Kovács I, Takács Á, Tátrai E, Somfai GM, Cabrera DeBuc D. Macular morphology assessed by optical coherence tomo-
graphy image segmentation after femtosecond laser-assisted and standard cataract surgery. J Cataract Refract Surg. 2012 Jun;38(6):941-68 Ecsedy M, Miháltz K, Kovács I, Takács A, Filkorn T, Nagy ZZ. Effect of femtosecond laser cataract surgery on the macula. J. Refract Surg. 2011
Oct;27(10):717-22. doi:10.3928/1081597X- 20110825-01. Epub 2011 Aug 319 Gualdi M. Chirurgia della cataratta con femtolaser. FGE Editore. Canelli (AT), Ottobre 2012:71-7510 Cionni RJ. The future of laser-assisted cataract surgery: clinical results and patient flow.11 Donnefeld E. (www.lricalculator) Laser Refract. Cataract Surg. 207-21212 LenSx Operator’s maual (ALCON)13 Mihaltz K, Knorz MC, Aliò JL, et al. Internal aberration and optical quality after femtosecond laser anterior capsulotomy in cataract surgery.
J. Refract. Surg. Oct 2011;27(10):711-71614 Kannellopoulos J. Reduction of femtosecond astigmatic keratotomy (fsAK) regression with combined simultaneous high fluente CXL
(hfCXL). A novel refractive procedure. Geneva VIII International congress of corneal crosslinking – Geneva 8th decemer 2012.
La maggiore richiesta del paziente e gli ottimi
risultati ottenuti, renderanno la cataratta con il
femtolaser il gold-standard così come la faco-
emulsificazione segnò il passaggio dalla extra-
capsulare e quest’ultima dalla intracapsulare.
Sicuramente il livello di efficienza della facoe-
mulsificazione tradizionale raggiunta oggi, ren-
derà lenta e difficile la diffusione della femto-
faco, ma come fu per il passaggio dalla LASIK
con microcheratomo a quella con femtosecon-
di, superata una breve curva d’apprendimento,
questa diventerà routinaria. È impossibile, per-
tanto, rimanere indifferenti di fronte a questa
evoluzione della chirurgia della cataratta ma, a
nostro avviso, è giustificato aspettare ancora la
sua naturale evoluzione.
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Corpo estraneo endobulbare senza endoftalmite: caso clinico Luigi Mele1 Giovanna Costanzo1 Valerio Piccirillo2 Adele Elisabetta Ragucci1
Vincenzo Rao2 Mario Bifani1
1. Dipartimento di Oftalmologia, Servizio Trapianti di Cornea, Seconda Università di Napoli
2. Unità Operativa Complessa ASL CE 1, Ospedale di Maddaloni
>>
PAROLE CHIAVE emovitreo
trauma bulbare
KEY WORDS vitreous hemorrhage
bulbar trauma
RIASSUNTO Obiettivi: Lo scopo del nostro studio è quello di presentare un caso di emovitreo conseguente a corpo estraneo
endobulbare chirurgicamente trattato senza manifestazioni di endoftalmite.
Soggetti: Paziente in A.B.S. con anamnesi positiva per trauma bulbare di circa 5 mesi prima. BCVA percezione
luce. Oftalmoscopia positiva per emovitreo con retina non esplorabile. All’ecografia si metteva in evidenza la
presenza di un corpo estraneo endobulbare.
Metodi: Il paziente è stato sottoposto ad estrazione del corpo estraneo mediante vitrectomia via pars plana.
L’esame del corpo estraneo ha evidenziato la natura metallica dello stesso.
Risultati: A 5 mesi dall’intervento la BCVA risultava di 7/10, l’oftalmoscopia evidenziava una retina ovunque sul
piano. Durante tutto il periodo di studio non è stata rilevata l’insorgenza di endoftalmite.
Conclusioni: Nel nostro caso non si è sviluppata endoftalmite vista l’insorgenza di una gliosi vitreale incapsulante
che ha inibito il processo flogistico.
ABSTRACTObjectives: The aim of our study is to present a case of vitreous hemorrhage consequent to extraneous body
surgically treated without bulbar manifestations of endophthalmitis.
Subjects: Patient with a history of bulbar trauma about 5 months ago. BCVA light perception. Ophthalmoscopy
positive vitreous hemorrhage with retinal not explored. Ultrasound highlighted the presence of a bulbar extra-
neous body.
Methods: The patient was subjected to extraction of the extraneous body by means of pars plana vitrectomy. The
examination of the extraneous body showed the metallic nature of the same.
Results: 5 months after the intervention of BCVA was 7/10, the ophthalmoscope showed a retina anywhere on
the plain. Throughout the study period was not detected the 'onset of endophthalmitis.
Conclusions: In our case did not develop endophthalmitis view the onset of gliosis vitreous encapsulant that
inhibited the inflammatory process.
>> Introduzione Un corpo estraneo, una volta penetrato nell’oc-
chio, può indovarsi in una qualsiasi delle strut-
ture che incontra con conseguenti effetti mec-
canici, infezioni o fenomeni tossici a carico
delle strutture intraoculari. Tra gli effetti mec-
canici i più rilevanti sono la formazione di una
cataratta secondaria a lesione capsulare, la li-
quefazione del vitreo, le emorragie della retina
e le lacerazioni.
Il corpo estraneo più comune sembrerebbe
essere l’acciaio. Pietre e corpi estranei organi-
ci predispongono in modo particolare alle infe-
zioni; altre sostanze come vetro, plastica, oro e
argento risultano invece inerti. Tuttavia il ferro
e il rame possono dissociarsi dando origine, ri-
spettivamente, a siderosi e calcolosi.
Un corpo estraneo di origine ferrosa, infatti,
va incontro a dissociazione, determinando la
deposizione di ferro nelle strutture epiteliali
intraoculari, dove esercita un effetto tossico sui
sistemi enzimatici cellulari, con conseguente
morte cellulare (Tabella 1).
La complicanza più temibile, legata all’azione
di un corpo estraneo endobulbare, è rappre-
sentata dalla endoftalmite; la cui incidenza va-
ria tra il 4.7% ed il 13.5% (Tabella 2).
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Corpo estraneo endobulbare senza endoftalmite: caso clinico
Il più importante fattore predittivo di sviluppo di
endoftalmite è il ritardo nella rimozione del CEE
(nell’ordine delle 48 h). Inoltre, il rischio di svilup-
po di endoftalmite aumenta con l’età del paziente
Scopo del nostro studio è quello di presentare un
caso di corpo estraneo endobulbare asportato
chirurgicamente che non ha scatenato endoftal-
mite nel periodo preoperatorio.
>> SoggettiPaziente di anni 70 in A.B.S. Anamnesi positiva
per trauma bulbare in occhio destro occorso cir-
ca 5 mesi prima, per il quale il paziente riferisce
di non essersi sottoposto ad alcun controllo ocu-
listico in virtù della scarsa sintomatologia clinica.
Al reclutamento venne riscontrato in occhio de-
stro BCVA percezione luce; alla biomicroscopia
del segmento anteriore una lieve iperemia con-
giuntivale, cornea speculare con gerontoxon se-
nile, camera anteriore di normale profondità ed
otticamente vuota, cristallino in sede con sclerosi
nucleare. La tonometria ad applanazione eviden-
ziava un valore di 15 mmHg. Venne riscontrato,
inoltre, emovitreo massivo con fondo oculare non
esplorabile.
L’esame ecografico A evidenziava un picco, vitre-
ale, ad alta reflettività con attenuazione acustica
posteriore. L’esame ecografico B-scan eviden-
ziava un intorbidamento emorragico del vitreo
di grado medio con presenza di corpo estraneo
endobulbare, localizzato alle ore 2 in regione
equatoriale anteriore, adagiato al piano retinico,
con trazione vitreo- retinica dovuta alla presenza
di una evidente gliosi vitreale.
Le indagini cliniche ed obiettive non evidenziava-
no la presenza di endoftalmite.
Nulla di patologico da rilevare a carico dell’oc-
chio sinistro.
tabella 1
Meccanismi con cui un CEE può esplicare la sua noxa patogena sulle strutture del bulbo oculare
Effetto Termico • Temperatura del CEE all’impatto • A 1200° coagulazione e necrosi vasale
• Energia cinetica • Maggior penetrazione
• Forma • Superfici taglienti-max penetrazione
Effetto Meccanico • Dimensioni • Più grande il CEE- maggiore danno
• Sito di entrata • Cornea, cristallino,uvea,sclera
• Sede intraretinica • Intra-arcate: visus post-opaeratorio (18% di successo)
Extra- arcate: visus post- operatorio (89% di successo)
Effetto Chimico • Natura del CEE 1) Inerti (pietra, sabbia, porcellana, vetro, etc)
2) Causanti una reazione (metalli ferrosi)
Effetto Settico Contaminazione del CEE Veicolo di infezioni batteriche e fungine
tabella 2
Incidenza di endoftalmite a seguito di ritenzione di CEE
Studio Occhi con endoftalmite (occhi totali) Incidenza di endoftalmite in occhi con CEE
Brinton et al. 11 (103) 10,7
Khan et al. 10 (198) 5,1
Williams et al. 14 (105) 13,3
Behrens-Baumann et al. 14 (297) 4,7
Thompson et al. 34 (492) 6,9
El-Asrar et al. 13 (96) 13,5
Chaudhry et al. 44 (589) 7,5
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Luigi Mele, Giovanna Costanzo, Valerio Piccirillo, Adele Elisabetta Ragucci, Vincenzo Rao, Mario Bifani
>> MetodiIl paziente è stato sottoposto ad estrazione del cor-
po estraneo endobulbare e alla rimozione dell’e-
movitreo mediante vitrectomia via pars plana. Il
corpo estraneo asportato è stato sottoposto ad
analisi che ne metteva in evidenza la natura metal-
lica (in acciaio INOX). È stato inoltre prelevata una
modica quantità di umor vitreo, sottoposta ad esa-
me colturale, che ha messo in evidenza l’assenza
di crescita batterica. Tale risultato ha confermato
l’evidenza clinica dell’assenza di endoftalmite nel
periodo preoperatorio.
>> RisultatiA 5 mesi dall’intervento la biomicroscopia del
segmento anteriore era nei limiti; il tono oculare
mediante tonometria ad applanazione era di 13
mmHg.
L’oftalmoscopia evidenziava una retina ovunque
sul piano e la BCVA era di 7/10. In tutto il decorso
postoperatorio non sono stati evidenziati segni
clinici di endoftalmite.
>> ConclusioniAlla luce dei dati clinici, ecografici e di labora-
torio rilevati durante lo Studio possiamo affer-
mare che non si è sviluppata endoftalmite; ciò
consegue alla reazione tissutale caratterizzata
da una gliosi vitreale incapsulante che ha isola-
to immunologicamente il distretto colpito. Tale
evento clinico ha inibito il processo settico-flo-
gistico.
È ipotizzabile che allo sviluppo della gliosi vi-
treale abbia contribuito il corpo estraneo stes-
so; quest’ultimo, nel suo tragitto endobulbare,
può aver trascinato le fibre collagene vitreali
della via d’ingresso imbrigliandosi nelle fibre
stesse. L’azione combinata dei macrofagi vitre-
ali e dei fibroblasti ha poi scatenato la gliosi,
ecograficamente evidenziata, la quale ha de-
terminato una contrazione cellulo-mediata del
gel vitreale con conseguente emovitreo, non-
ché la formazione di un distretto immunologi-
camente isolato che di conseguenza ha scon-
giurato la comparsa di endoftalmite.
1 George J, Ali N, Rahman NA, Joshi N. Spectrum of intra-ocular foreign bodies and the outcome of their management in Brunei Darussalam. Ophthalmology Department, RIPAS Hospital, Bandar Seri Begawan, BA1710, Brunei Darussalam
2 Sohngen P, Blaise P, Duchesne B, Rakic JM. Clinical case of the month. Acute post-traumatic panophthalmitis Service d'Ophtalmologie, CHU de Liège, Belgique
3 Detorakis ET, Symvoulakis EK, Drakonaki E, Halkia E, Tsilimbaris MK. Unexpected finding in ocular surface trauma: a large intraorbital foreign body (bullet). Source Department of Ophthalmology, University General Hospital of Heraklion, Greece.
4 Domngang Noche C, Kengmogne B, Bella AL. Keratouveitis and lens opacity caused by butterfly hair. Université des Montagnes, Bangangte, Cameroun.
5 Huang YH, Huang FC. Ocular trauma. Department of Ophthalmology, National Cheng Kung University Hospital, College of Medicine, National Cheng Kung University, Tainan, Taiwan.
>> Bibliografia
Figura 1 A scan: picco ad alta reflettività, attenuazione acustica posteriore
Figura 2 B scan (sez. longitudinale e trasversale): Lesione altamen-te riflettente con ombreggiamento acustico posteriore
DESIDERO SOTTOSCRIVERE L’ACQUISTO DEL VOLUME: COPIE PREZZO UNITARIO IMPORTO
Chirurgia della cataratta con Femtolaser € 100,00
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