Comune di Ravenna Area Pianificazione Territoriale Piano Operativo Comunale 2010 - 2015 PRG 2003 Piano Operativo Comunale POC RUE POC POC PSC Piano Operativo Comunale Piano Operativo Comunale PRG 2003 PRG 2003 Elaborato gestionale Elaborato gestionale Integrazione alla Scheda M02 Integrazione alla Scheda M02 relativa all’Avamporto di Porto Corsini per la relativa all’Avamporto di Porto Corsini per la realizzazione di servizi alla Darsena crociere. realizzazione di servizi alla Darsena crociere. PROPOSTA DI VARIANTE PROPOSTA DI VARIANTE POC.6 Relazione di Val. S.A.T. e Studio di Incidenza POC.6 Relazione di Val. S.A.T. e Studio di Incidenza
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Piano Operativo Comunale 2010 - 2015 POCPSC PPRG 2003RG … · Piano Operativo Comunale 2010 - 2015 PRG 2003 Piano Operativo Comunale POC RUPPOCOEC PSC PPiano Operativo Comunaleiano
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Comune di Ravenna Area Pianificazione Territoriale
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2015
PRG 2003 Piano Operativo Comunale
POCRUEPOCPOCPSC
Piano Operativo ComunalePiano Operativo Comunale
PRG 2003PRG 2003
Elaborato gestionaleElaborato gestionale
Integrazione alla Scheda M02Integrazione alla Scheda M02relativa all’Avamporto di Porto Corsini per larelativa all’Avamporto di Porto Corsini per larealizzazione di servizi alla Darsena crociere.realizzazione di servizi alla Darsena crociere.
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POC.6 Relazione di Val. S.A.T. e Studio di IncidenzaPOC.6 Relazione di Val. S.A.T. e Studio di Incidenza
5.2 ANALISI DEL SIC IT4070005 – SIC- ZPS – Pineta di Casalborsetti, Pineta Staggioni, Duna di Porto Corsini ...................................................................................................................................... 62
5.2.1 RELAZIONE DIRETTA CON ALTRI SITI E PRESENZA DI CONNESSIONI ECOLOGICHE ................................... 64
5.2.2 HABITAT NATURA 2000 ............................................................................................................................ 65
- Dossi di ambito fluviale recente (comprende i “paleodossi di modesta rilevanza”, art. 3.20
del PTCP);
- Sistemi dunosi costieri di rilevanza storico documentale paesistica (art. 3.20d in base al
PTCP);
- Sistemi dunosi costieri di rilevanza idrogeologica.
I dossi e i sistemi dunosi individuati nelle tavole RUE 2 sono sottoposti, in relazione alle Direttive
nazionali e comunitarie:
1) alla disciplina di tutela ed agli indirizzi di cui all’art. 3.20 del PTCP per le porzioni
interessate;
2) alla disciplina dei Piani di Stazione del Parco Delta del Po;
3) alla disciplina del Piano dell’Arenile in adempienza alla L.R. 9/2002;
4) alle indicazione dell’elaborato RUE 7: “Guida all’inserimento degli interventi nel
paesaggio”.
Per quanto concerne i Sistemi dunosi costieri di rilevanza storico documentaria paesistica (caso di
interesse in aree limitrofe al perimetro di variante), gli interventi devono essere effettuati in
conformità a quanto previsto al punto 11 (P)1 dell'art. 3.20 del PTCP e per la parte ricadente nel
Piano dell’Arenile, da esso disciplinati.
Il RUE riprende esattamente la normativa individuata dal PTCP all’art. 3.20d, in merito ai Sistemi
dunosi costieri di rilevanza storico documentale paesistica che interessano il comparto in esame. La
pianificazione comunale, pertanto, non aggiunge alcuna norma di tutela rispetto al Piano
provinciale a cui si rimanda, in riferimento al quale gli interventi previsti sono ammessi.
Il RUE individua inoltre con apposito perimetro le Aree soggette ad ingressione marina (c.ma 6), al
fine di prevenire possibili allagamenti e introdurre opportune misure di sicurezza. In dette aree
1 11.(P) Ai "sistemi dunosi di rilevanza storico documentale paesistica" si applicano gli stessi
indirizzi e prescrizioni di cui al precedente art. 3.19, spetta alla pianificazione comunale generale
l'eventuale emanazione di ulteriori norme di tutela. In tali zone, fermo restando l'obbligo di
salvaguardare la testimonianza storico-documentale e paesistica dell'elemento individuato, sono
ammessi l'edificazione è subordinata al rispetto delle seguenti prescrizioni, salvo deroghe definite
da specifiche norme di componente di Spazio e/o sistema:
a) Nuove costruzioni (NC). Sono vietati locali interrati e seminterrati; il piano di calpestio di
tutti i locali abitabili dovrà essere posto ad almeno quota m + 1,70 rispetto allo 0,00 della
rete di livellazione comunale per lo studio della subsidenza e comunque a + 0,20 rispetto
alla quota del colmo strada, escludendo quelle poste su arginature. Tali quote devono
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risultare da apposito piano quotato dell’area oggetto di intervento e del suo intorno per
una fascia larga almeno 50 m. Gli indici di piano (H massima, ecc.), sono calcolati a partire
da detta quota. Tale quota è ridotta a m +1,40 per i piani di calpestio dei portici e dei locali
di servizio e a m +1,00 per le attrezzature esterne (campi da tennis, campi da gioco,
parcheggi...) e per le strutture temporanee a servizio di pubblici esercizi di cui all’art. XI.25.
Le recinzioni devono essere realizzate in modo da non impedire il riflusso delle acque e
limitarne l’ingressione.
b) L'area scoperta deve essere opportunamente sistemata con idoneo sistema di smaltimento
delle acque superficiali.
c) Opere di urbanizzazione. I rilevati stradali e le relative attrezzature (marciapiedi, percorsi
pedonali, parcheggi, ecc.) devono essere realizzate in maniera tale che la quota del piano
viabile non sia inferiore a quota m 1,70 rispetto allo 0,00 citato al precedente punto a),
salvo collegamenti interni con/o fra strade esistenti, e con riferimento alla quota di
campagna esistente. La realizzazione di nuove opere infrastrutturali, reti tecnologiche ed
impiantistiche e/o interventi di manutenzione su quelle esistenti, sono subordinati
all’adozione di misure di riduzione di rischio mediante la realizzazione di idonei
accorgimenti atti a limitare o ad annullare gli effetti prodotti dagli allagamenti e/o
ingressione marina. Tali accorgimenti devono risultare da apposita relazione tecnica
illustrativa.
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3.6 Piano Operativo Comunale (POC)
Il Piano Operativo Comunale (POC) ai sensi del art. 30 della L.R. 20/2000, è lo strumento
urbanistico che individua e disciplina gli interventi di tutela e valorizzazione, di organizzazione e
trasformazione del territorio da realizzare in un arco temporale di cinque anni in conformità alle
previsioni di PSC.
Figura 18 POC, Città di nuovo impianto Misto, SCHEDA M02
Nello specifico si esplicita nella scheda di POC che in conformità a quanto disciplinato dal PSC5
(art. 103 c6 e art. 107), nonché del Piano Regolatore del Porto, il comparto “Avamporto di Porto
Corsini” dovrà tendere a dare attuazione e ad approfondire i criteri urbanistici posti a base del
Concorso di Idee indetto nel 2001 dal Comune di Ravenna e da Autorità Portuale di Ravenna per la
riqualificazione e il riordino urbano di Marina di Ravenna, il completamento e l’integrazione di
Porto Corsini e la qualificazione dell’immagine di entrambe le località turistiche.
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In questa fase si propone pertanto di integrare la scheda M02 del POC vigente (elaborato POC 4.c1
“città di nuovo impianto per attività miste”) con una nota che definisca la modalità attuativa degli
interventi pubblici e/o d’interesse pubblico ammessi in assenza di PUEP e in corso di validità del
POC stesso, ciò in quanto ai sensi della tabella sotto riportata di cui all’art.22 c.6 delle Norme
Tecniche di Attuazione del PSC:
Figura 19 Tabella art.22 c.6 delle Norme Tecniche di Attuazione del PSC
e dell’art 103 c.6, delle stesse norme:
“Per le aree ricomprese nella Città di Nuovo impianto di Marina di Ravenna e di Porto Corsini, già
oggetto anche di specifico concorso di progettazione, il PSC oltre ad assumere obiettivi e finalità di
riqualificazione in coerenza con quelli definiti e risultanti dal concorso, caratterizza l’avamporto di
Marina di Ravenna a “porto turistico” (si rinvia al PUA approvato) e l’avamporto di Porto Corsini
per “crociere e mezzi militari”, escluso il traffico traghetti, e demandando al POC la disciplina degli
interventi.
Per l’avamporto di Porto Corsini il POC dovrà inoltre definire: modalità attuative, standards
pubblici, organizzazione funzionale del comparto, usi e potenzialità edificatorie con una Sup. utile
max di mq 16500 comprensiva dell’esistente e destinata a servizi e strutture militari e/o di servizi
al porto.”
In base alle normative sopra riportate il POC può infatti specificare rispettivamente le parti
soggette a PUA e le modalità attuative previste dal PSC; inoltre la stessa LR 20/2000 all’art.30, c.2,
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lettera b demanda al POC per gli ambiti individuati dal PSC la definizione delle “modalità
d’attuazione degli interventi di trasformazione, nonché quelli di conservazione”.
Conseguentemente si propone di anticipare e consentire la realizzazione di opere ( servizi al porto e
attrezzature militari) e potenzialità edificatorie già previste dalla scheda M02 del POC vigente, e
realizzarle nella parte più a mare dell’ambito , avente una profondità di circa 130 ml. e per una
superficie di circa 55000 mq (si allega planimetria con indicazione di detta area – allegato 3) da
attuarsi per intervento diretto, previo Progetto Unitario Convenzionato (PUC) ai sensi dell’art.I.9
delle NTA del RUE, ciò in assenza del PUEP e preventivamente alla sua approvazione, stante la
natura pubblica e/o d’interesse pubblico delle opere, la loro diretta connessione con le opere a
mare e la viabilità già realizzate da Autorità Portuale, tali da rendere sostanzialmente già
urbanizzata l’area che si propone di assoggettare a PUC, la minor rilevanza e tempistica degli
interventi di bonifica alla luce delle diverse caratteristiche dei suoli e delle destinazioni d’uso
previste, e infine alla luce di quanto demandato dal PSC e dalla legislazione regionale al POC
stesso.
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Figura 20 Fotopiano con proposta di variante, area di intervento
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4. QUADRO CONOSCITIVO DESCRITTIVO DELL’AREA DI INTERVENTO
Porto Corsini ha 1.526 abitanti ed è posta sulla costa a circa 11 km dal capoluogo. È unita al
maggior centro di Marina di Ravenna, che sorge sulla parte opposta del Canale Candiano, in modo
continuativo da un traghetto per passeggeri e veicoli.
Figura 21 Foto aerea dell'area portuale di Porto Corsini antacedente alla costruzione dello scalo turistico per le crociere
La particolare situazione geografica e storica ha tenuto Porto Corsini separato dalla principale
viabilità costiera e quindi la località gode di una posizione defilata rispetto alla continuità dei lidi
sia a sud che a nord. Questa condizione di isolamento ha contribuito al mantenimento dei valori
autoctoni, difendendola da uno sviluppo incondizionato.
Al contempo, causa e conseguenza di tale isolamento è l’assetto fisico di Porto Corsini, che si
trova separato anche dall’ampio sistema vallivo e pinetale. Se si escludono gli impatti con le
attività portuali, l’area di Porto Corsini offre una condizione naturale estremamente autentica.
Così che Porto Corsini, accanto alle tradizionali attività balneari, offre grandi opportunità
escursionistiche nei diversi contesti ambientali, nelle pinete, nelle valli e lungo la diga foranea
estesa per circa 2,5 km, delimitante a nord la rada del porto di Ravenna.
Il turismo ha richiamato a Porto Corsini nell’anno 2005 517 arrivi e 2.610 presenze, anche in virtù
di una delle poche aree specializzate per i camperisti nella fascia regionale litoranea.
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Attraverso la realizzazione del PUEP di Porto Corsini le Istituzioni ravennati si sono date
l’obbiettivo di rafforzare l’identità turistica della località per offrire nuove opportunità alla
popolazione.
Di controparte l’isolamento fisico è stato in qualche modo un filtro contro la disgregazione dei
tessuti edificati e naturalistici ed ha contribuito a mantenere l’originaria semplicità
dell’insediamento, dell’impianto stradale e delle aree naturali.
Come detto sopra, la zona di Porto Corsini così presenta un patrimonio ambientale estremamente
ricco e sufficientemente integro.
Di seguito verranno esaminate le macro componenti ambientali e paesaggistiche che costituiscono
l’area di interesse, in modo da fornire un quadro descrittivo - conoscitivo non solo dell’area
specifica ma anche dei territori limitrofi.
E’ possibile in sede di elaborazione del Progetto Unitario, una valutazione più dettagliata delle
singole componenti, con l’eventuale integrazione di contributi tecnici più specifici, che
permetteranno di approfondire la valutazione degli effetti della variante proposta.
4.1 Stato meteo climatico ed atmosferico
Il clima è di tipo semicontinentale, con predominanza di estati calde ed inverni rigidi. Il bacino
del nord Adriatico può essere interessato da condizioni di tempo perturbato per l’azione delle
correnti di Bora umidificatesi durante il percorso sul mare, nel periodo invernale, oppure per
l’afflusso di aria calda e umida generatasi nella depressione del centro atlantico, influenzanti il
nord Adriatico nel periodo Ottobre – Marzo.
In questa zona le condizioni di bel tempo, sono generalmente determinate dall’Anticiclone delle
Azzorre nel periodo estivo e da anticicloni provenienti dall’Europa continentale centro – orientale
nel periodo invernale.
La tabella seguente (aggiornata al 03/09/12) riporta gli estremi annuali (minime e massime)
rilevate dalla stazione meteorologica di Porto Corsini.
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L’area presenta generalmente temperature nel mese di febbraio superiori a quelle di dicembre,
caratteristica delle zone sub costiere. Alla stessa considerazione conduce il valore dell’escursione
annua che risulta essere superiore al limite massimo dell’intervallo di valori, caratteristico delle
aree a regime marittimo adriatico.
Dalla tabella che segue, che analizza le precipitazioni nella zona in analisi, si notano, in
corrispondenza dei mesi di settembre e novembre, valori più elevati, in corrispondenza di febbraio
e giugno, valori meno elevati. In particolare, se si considera l’andamento stagionale di questa
grandezza, appare evidente un massimo principale in autunno, un minimo principale in estate, un
massimo ed un minimo secondario, entrambi poco accentuati, rispettivamente in primavera e in
inverno.
Considerando la distribuzione stagionale del numero di giorni piovosi, si può rilevare come il
numero di giorni della primavera superi quelli dell’autunno nonostante quest’ultima stagione per
quantità di precipitazioni sia di gran lunga superiore alla precedente. Le precipitazioni di scarsa
entità interessano in particolar modo i mesi di marzo, aprile e dicembre, mentre quelle più
abbondanti siano concentrate nel mese di novembre.
Si può in sostanza inquadrare l’ambito territoriale, in un regime pluviale di tipo sub litoraneo
adriatico, questo nonostante i valori medi annui del numero di giorni piovosi, e della quantità di
precipitazioni, porrebbero la zona leggermente al di sotto dei valori minimi del succitato regime
climatico.
NEBBIE
I frequenti fenomeni di inversione termica al suolo, sono la causa del comune fenomeno delle
nebbie; tale idrometeora è formata da una sospensione di piccole gocce che a causa dell’alta
umidità relativa e della concomitante bassa temperatura, si condensano dal vapore atmosferico.
Per convenzione internazionale la visibilità orizzontale deve risultare inferiore ad un chilometro.
Se è potuto registrare una frequenza delle nebbie pari al 9% sul totale delle osservazione rilevando
una persistenza della stessa superiore alle 24 ore nel 13,2% dei casi. I periodi dell’anno
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maggiormente interessati dal fenomeno s’individuano nei mesi di gennaio e febbraio, rilevando
una visibilità inferiore ai 100m rispettivamente nel 5,6% e 3,4% delle osservazioni. Si riscontra
come la nebbia densa si presenti nelle prime ore del mattino, avendo un’intensità massima nel
mese di dicembre, il fenomeno non disdegna in ogni modo neppure gli altri mesi dell’anno.
Per ciò che concerne invece le nebbie interessanti la parte più calda della giornata, la maggior
frequenza avviene nel mese di gennaio, risparmiando qui i mesi estivi.
VENTI
I venti generati da evoluzioni metereologi che su grande scala, direttamente connessi all’azione
dei centri barici planetari, si dicono Sinottici; mentre le correnti indotte dalla geografia e
morfologia locale, dipendenti da relativamente piccoli spostamenti d’aria generano i così detti
venti locali.
La valle del Po e quindi anche la parte che di essa si affaccia sull’Adriatico, per particolare struttura
geotopografica, è poco o niente affatto influenzata dalla circolazione generale per lunghi periodi di
tempo. In funzione di questo appare evidente come sotto il profilo climatico, siano di centrale
importanza le circolazioni locali che devono la loro esistenza alla distribuzione della temperatura
di superficie.
QUALITÀ DELL’ARIA
Già dal 1974 la Provincia di Ravenna, allo scopo di dotarsi di un sistema di monitoraggio e
controllo della qualità dell’aria, realizzava una rete automatica di rilevamento in continuo,
integrando la stessa con una rete industriale già presente sul territorio di proprietà Enichem, Enel.
La progettazione tenne necessariamente conto della legge 615/66 che limitava i controlli alle sole
aree industriali ed alle relative emissioni. Con il DPCM 28/03/83 ed il DPR 203/88 i controlli sono
estesi a tutte le fonti di inquinamento, compreso perciò anche quelle di tipo urbano; sono inoltre
formalizzati standard sanitari, ossia valori limite nelle concentrazioni al di sotto dei quali si è
ragionevolmente certi non vi siano rischi per la salute umana.
Con il D.L. 4 agosto 1999 n.351 si fa un ulteriore passo avanti prevedendo oltre che la salvaguardia
della comunità, anche la tutela dell’ambiente nella sua accezione più generale del termine. Sono
previste le tipologie qualitative di inquinanti da monitorare, demandando a norme attuative
l’aspetto quantitativo; la novità maggiore del decreto è però forse da individuarsi nell’attuazione
di piani di risanamento e mantenimento e in una zonizzazione su base dei regimi di qualità
dell’aria registrati.
Il decreto 60/02 riporta i valori limite, di qualità dell’aria ambiente per la protezione della salute
umana e per la protezione degli ecosistemi relativamente a biossido di zolfo, biossido di azoto,
particelle PM10, piombo, monossido di carbonio e benzene, stabilendone inoltre il limite
temporale d’attuazione.
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4.2 Acque superficiali e sotterranee
Per quanto riguarda le acque sotterranee, nella Relazione geologica e sismica è stato ricostruito
l'assetto della prima falda, evidenziando la probabile presenza nella zona di Variante di una lente
di acque dolci, sovrastante le acque marine che caratterizzano l’area a ridosso della costa. Tale
lente è causata dall’infiltrazione delle acque meteoriche e dall’effetto diga costituito dalla barriera
longitudinale a mare e dalle banchine laterali, a nord e sud.
Gli interventi in progetto non determineranno comunque alcuna interferenza con le acque
sotterranee, non essendo previsti piani interrati.
Le eventuali fondazioni profonde saranno dimensionate e realizzate tenendo conto del contesto
descritto e del chimismo delle acque stesse.
L’allacciamento alla rete idrica comunale con la conseguente assenza di prelievi da falda
consentirà di non andare a gravare sul problema della subsidenza e di preservare la risorsa idrica
sotterranea.
L’impatto sulla risorsa idrica sotterranea è nullo in quanto non sono previsti prelievi idrici da falda.
Per i dettagli in merito alle acque superficiali si rimanda alla Relazione geologica e sismica allegata
alla Variante.
Il territorio in cui è localizzata l’area in esame ricade entro il comprensorio del Consorzio di
Bonifica della Romagna; in particolare la zona di Porto Corsini appartiene al Bacino n. 5, delimitato
a est dal mare Adriatico, dove la dinamica delle acque superficiali è legata allo Scolo Pinetale
Marina Romea parallelo alla costa che recapita le acque tramite l’Idrovoro comunale all’interno
del porto canale di Porto Corsini.
L’area oggetto di Variante è già impermeabilizzata e al fine di garantirne il drenaggio è prevista
l’immissione delle acque di dilavamento superficiale nella fognatura bianca già esistente.
Per quanto riguarda il rischio idrogeologico, lo strumento di riferimento è il Piano Stralcio per il
Rischio Idrogeologico, approvato dalla Regione Emilia-Romagna con DGR n. 350 del 17 marzo
2003, poi modificato in seguito al "Progetto di variante al Titolo II - Assetto della rete idrografica",
recentemente approvato con DGR 1877/2011.
Le tavole di riferimento evidenziano che la zona non è soggetta a rischio idrogeologico e
conseguentemente non è atteso alcun tirante idrico.
Il rischio connesso all’ingressione marina è invece eliminato dalle opere a mare realizzate e dalla
quota alla quale è stato portato il piano di riferimento (+2,50 m slm).
Nel comparto sono già state realizzate reti separate di fognatura bianca e nera, entrambe
recapitanti nelle reti comunali di Porto Corsini.
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4.3 Suolo e sottosuolo
L’esame del sistema suolo, sottosuolo è svolto nella Relazione Geologica e Sismica allegata alla
proposta di Variante, con la finalità di verificare l’idoneità dell’area, dal punto di vista geologico,
agli usi proposti.
La caratterizzazione del sito sulla base dell’analisi degli aspetti geomorfologici, litologici, e
idrogeologici riveste particolare importanza per la progettazione degli interventi ammessi.
Nel rispetto di quanto richiesto all’art. 2 delle NTA del POC5, per la caratterizzazione geologico-
geotecnica del substrato di fondazione dell’area in Variante, sono state realizzate, ad integrazioni
delle numerose indagini disponibili nella zona, 2 prove penetrometriche statiche elettriche con
piezocono, spinte fino alla profondità massima di 32 metri dal piano di riferimento attuale. Le
indagini geognostiche effettuate e quelle di repertorio confermano l’assetto ricostruito nelle carte
regionali, evidenziando con maggior dettaglio il contesto deposizionale nell’area studiata.
La ricostruzione lito-stratigrafica ha evidenziato la presenza di alternanze di sabbie pulite e sabbie
più limose riconducibili ad ambiente di cordone marino fino alla profondità di circa 11.5 metri dal
p.c. attuale, ricoperte da circa 4-5 metri di terreno di riporto prevalentemente fine, determinato
dal riempimento dell’area di retro banchina con i fanghi di dragaggio del canale, localmente
frammisti a terre e inerti di demolizione e laterizi.
Al di sotto del banco di sabbie spesso circa 6-7 m, è presente uno strato di argille e limi argillosi
con livelli generalmente sottili di sabbie fini riconducibili a depositi di “prodelta” marino,
attraversati fino a circa 29 metri di profondità, a cui seguono depositi di facies alluvionale
caratterizzati da alternanze di sabbie limose e limi argillosi blandamente sovraconsolidate,
riscontrabili fino a circa 40 metri di profondità, in base ai sondaggi a carotaggio di repertorio.
Per la caratterizzazione sismica del terreno, le indagini geotecniche sono state integrate con
un’indagine geofisica costituita da una prova SCPT (“Cono sismico”), integrata con due
registrazioni dei microtremori sismici del sottosuolo con tromografo digitale (HVSR).
Partendo dalle analisi e cartografie elaborate a livello comunale (POC.6I) si è svolto
l’approfondimento (“terzo livello conoscitivo di approfondimento”) finalizzato a quantificare gli
effetti indotti da un sisma, quali: cedimenti e amplificazione al suolo, oltre alla liquefazione,
mediante la modellazione di risposta sismica locale (software SHAKE2000) per la stima
dell’amplificazione al suolo e degli spettri di risposta. In particolare sono state espletate le
verifiche di liquefazione e dei cedimenti post-sisma sulla base di due differenti scenari.
I risultati delle analisi geologiche e delle verifiche sismiche confermano la fattibilità della Variante
e non precludono l’edificabilità prevista nella Variante proposta alla Scheda M02 del POC,
considerando che sono previsti edifici di altezza massima di 8 metri, senza piani interrati.
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Si evidenzia inoltre che, poiché allo stato attuale l’area di Variante è rialzata, mediante i
riempimenti già effettuati, il piano di riferimento si trova a circa + 2.5 m sul lmm, è stato eliminato
il rischio connesso all’ingressione marina.
Visti l’assetto locale del substrato ed i riempimenti effettuati, si rimanda alle fasi di progettazione
successive la definizione delle soluzioni fondali, come peraltro richiede la normativa vigente.
La ricostruzione del modello geologico è stata sviluppata in modo da costituire elemento di
riferimento per il progettista per inquadrare i problemi geotecnici: le successive fasi di
progettazione definiranno il grado di sicurezza e prestazionale dei manufatti di progetto nei
confronti di stati limite ultimi differenziati, secondo quanto richiesto nelle NTC 2008.
Per quanto riguarda il rischio di liquefazione nelle successive fasi di progettazione si dovranno
tenere in considerazioni i risultati ottenuti nei due scenari sviluppati a livello di pianificazione, ed
eventualmente rivedere le verifiche di liquefazione, sulla base degli input adeguati alle
caratteristiche prestazionali degli edifici da progettare, ai sensi delle NTC2008.
4.4 Aspetti naturalistici
Paesaggio urbano ed interazioni storico culturali
Il toponimo Porto Corsini storicamente è stato sempre riferito all’attuale località di marina di
Ravenna. Solo nel primo dopoguerra la denominazione ha assunto un riferimento specifico
all’attuale località collocata sul versante sinistro del Canale Candiano.
Le origini di Porto Corsini risalgono alla prima metà del Settecento. Nacque come porto della città
in sostituzione dell’antico scalo presso il canale Panfilio, posto pochi km più a sud. Verso il 1737
infatti, il Panfilio venne utilizzato come alveo dei Fiumi Uniti, il corso d’acqua dove furono fatti
confluire artificialmente i fiumi Ronco e Montone, e l’antico porto canale venne abbandonato.
Il nuovo scalo venne costruito nel 1748 per volere del cardinal Lorenzo Corsini (poi Papa Clemente
XII), allo sbocco al mare del nuovo canale artificiale (Canale Corsini), realizzato su parte del letto
abbandonato del Montone. Sul sito, ove sfociava il canale di scolo Fossina, esisteva già un approdo
per i pescatori. L’attività principale della zona era la compravendita di pesce. Il mercato del pesce
era sostenuto e favorito dai monaci di S.Vitale, in quanto proprietari delle aree costiere situate a
settentrione di Ravenna.
L’area su cui sorgeva il porto era invece di proprietà dei marchesi Cavalli.
Dopo l’epoca napoleonica il governo pontificio emanò un editto per la regolamentazione del
mercato dei prodotti ittici e rilevò la proprietà del porto.
Nel 1863 venne costruito un nuovo faro, in seguito sede della Capitaneria di Porto, a
testimonianza del rinnovato interesse per lo sviluppo del porto negli anni dell’unificazione
nazionale.
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Nel 1872 la “Società Balnearia” impiantò sulla spiaggia uno “stabilimento balneario”, meta di
numerosi bagnanti non solo ravennati; per l’economia locale diventò per la prima volta
interessante l’esercizio della balneazione.
Il porto venne chiuso alle attività mercantili durante la prima guerra mondiale, divenendo un
avamposto all’Adriatico.
Nel primo dopoguerra il podestà di Rvenna Celso Calvetti approvò l’assetto urbano definitivo di
Porto Corsini, che assunse definitivamente il nome attuale.
Dopo di allora la storia delle due località è assai diversa, connessa allo sviluppo turistico quella di
Marina di Ravenna ed associata al piccolo borgo quella di Porto Corsini.
Paesaggio naturale
Gli ambiti territoriali d’interesse naturalistico sono relativamente vasti, in particolar modo se
confrontati con le realtà territoriali limitrofe morfologicamente simili. Questo non si spiega con
una migliore gestione del territorio o politica ambientale, messa in atto dai nostri avi, ma
semplicemente con una matrice naturalistica di partenza incredibilmente ricca. Infatti quel che
rimane oggi, altro non è che una minima parte di quell’ambiente selvaggio ed integro che all’inizio
del secolo scorso ricopriva buona parte del Comune, manifestandosi in splendide ed estesissime
valli, fitti boschi e pinete, zone di costa meravigliosamente intatte.
Attualmente in Italia esistono circa 650 aree protette di varie tipologie: Parchi Nazionali e
Regionali, Riserve Naturali statali e regionali, Riserve Marine, Zone Umide, Oasi che differiscono
per dimensione, caratteristiche geografiche, grado di antropizzazione, forme di protezione e
gestione. Pur nella diversità di situazioni riscontrabili, un’area protetta può essere definita come
un territorio più o meno vasto, dove è presente una concentrazione particolarmente significativa
di valori naturali, gestito e organizzato in modo da perseguire le seguenti finalità:
Conservare gli ambienti naturali presenti sul territorio e gli organismi che in esso vivono
consentendo la naturale evoluzione e il mantenimento degli equilibri esistenti
Restaurare e recuperare gli ambienti degradati e le aree marginali, nonché ricostruire gli
equilibri ecologici
Promuovere lo sviluppo sociale , economico e culturale delle popolazioni interessate,
incentivando le attività compatibili con le istanze ambientali
Sviluppare la ricerca scientifica effettuata in modo continuo e interdisciplinare, la didattica
e l’informazione ambientake
Permettere la fruizione turistica, le attività ricreative e del tempo libero, nei limiti di carico
sostenibile dagli ecosistemi, e privilegiando gli aspetti di contatto con la natura e le culture
locali
La legge quadro della Regione Emilia-Romagnia sui Parchi e le Riserve naturali (L.R. 2 aprile 1988,
n.11) individua e definisce tre categorie di aree protette:
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Parchi Regionali
Sistemi territoriali che, per valori naturali, scientifici, storico-culturali e paesaggistici di particolare
interesse, sono gestiti e organizzati in modo unitario per conservare, ripristinare e migliorare
l’ambiente naturale, sviluppare le attività umane compatibili con la protezione degli ecosistemi,
svolgere attività di ricerca scientifica, didattica e ricreativa.
Riserve Naturali
Territori di limitata estensione istituiti per la loro rilevanza regionale e gestiti per la conservazione
dei loro specifici caratteri morfologici, biologici, ecologici, scientifici e culturali. Le riserve naturali
possono essere:
integrali, quando l’ambiente naturale è protetto integralmente e sono consentiti solamente
interventi e ricerche aventi finalità scientifiche;
orientate, con lo scopo di conservare gli ecosistemi attraverso interventi umani che indirizzino
scientificamente l’evoluzione della natura;
parziali, per la conservazione di specifici elementi relativi a suolo, flora, fauna; possono essere
individuate riserve naturali geologiche, botaniche, zoologiche;
speciali, gestite principalmente per la conservazione di un insieme di fatti di valore estetico o
storico – educativo e per la comprensione di certe finalità biologiche e umane.
Aree di riequilibrio ecologico
Aree naturali o in corso di rinaturalizzazione, di interesse locale, situate in zone intensamente
antropizzate; sono gestite in modo da conservare, restaurare ed eventualmente ripristinare i
sistemi naturali in esse presenti.
La realtà di Parco Regionale più grande in Emilia Romagna è quella del Delta del Po.
Questo è stato istituito dalla Regione Emilia Romagna con la legge Regionale 2 luglio 1988, n.27 “al
fine di garantire e promuovere, in forma unitaria e coordinata, la conservazione la riqualificazione
e la valorizzazione dell’ambiente naturale e storico, del territorio e del paesaggio del delta del Po
ad in particolare delle zone umide di importanza internazionale, per scopi culturali, scientifici,
didattici, economici e sociali”.
L’area protetta, estesa per circa 60.000 ettari, comprende il tratto di costa a profondità variabile
che va dal ramo del Po di Goro alla Salma di Cervia. L’istituzione del parco in quest’area, è il primo
passo per arrivare alla realizzazione del Parco interregionale previsto dalle Leggi Nazionali che
interesserà tutto il sistema deltizio. La salvaguardia del Parco è stata affidata alle Provincie di
Ravenna e Ferrara che vi hanno provveduto, d’intesa, fino al dicembre 1995 data in cui è stato
istituito, tra gli enti locali i cui territori sono inseriti nell’area protetta, il Consorzio del Parco
Regionale del Delta del Po. Gli enti consorziati sono le Province di Ravenna e Ferrara e i comuni di
58
Alfonsine, Argenta, Cervia, Codigoro, Comacchio, Goro, Mesola, Ostellato e Ravenna. L’area del
Parco è suddivisa in sei stazioni che proteggono importanti zone umide residue attorno all’area
meridionale del Delta del Po e un ricco patrimonio storico e culturale. Le lagune costiere, gli stagni,
le valli salmastre e d’acqua dolce che caratterizzano questo lembo di pianura emiliano –
romagnola sono riconosciute di importanza internazionale e offrono estremo rifugio a diverse
specie animali e soprattutto a molti uccelli stanziali e migratori (aironi, anatre, svassi, cavalieri
d’Italia, avocette, ecc…). Le stazioni di Pineta di S.Vitale, Pineta di Classe e Pialasse di Ravenna,
ricadono all’interno del Comune di Ravenna.
L’area costiera ravennate viene propriamente suddivisa in 10 unità di paesaggio, funzione delle
caratteristiche morfologiche, da uno studio geologico ambientale commissionato da SAPIR nel
1990. Verranno analizzate nel capitolo successivo, “Studio di Incidenza”, le unità di paesaggio
limitrofe all’area di intervento e le eventuali interazioni con il sistema della Flora e della Fauna
locale.
59
5. STUDIO DI INCIDENZA
Il presente studio si riferisce alla proposta di modifica e integrazione alla scheda M02
dell’elaborato POC. 4c1 del POC vigente che riguarda l’avamporto di Porto Corsini ed in particolare
le modalità di attuazione delle opere necessarie alla realizzazione di servizi alla Darsena Crociere,
interessanti la fascia a mare dell’ambito stesso per una profondità media di circa 60 ml.
L’area portuale di Ravenna risulta direttamente confinante con aree ricompresse all’interno della
zonizzazione del Parco del Delta del Po, ed in particolare con la Stazione “Pineta San Vitale e
Pialasse di Ravenna" classificate come zone “PP” di area contigua.
Lo studio di Incidenza è redatto in quanto l’area oggetto della proposta di variante è posta in
aderenza al Sito Natura 2000 denominato “Pineta di Casalborsetti, Pineta Staggioni, Duna di Porto
Corsini” (Codice IT4070005), anche se separato da una rilevante opera infrastrutturale, quale il
molo foraneo nord, che ne determina le funzioni e l’assetto.
Lo studio di incidenza ambientale viene svolta in ottemperanza alle disposizioni dell’art.6 della
direttiva 92/43/CEE “Habitat”, così come normato nel nostro Paese dalla legislazione Nazionale
(D.P.R. 357/1997, modificato con D.P.R. 12 marzo 2003, n. 120) e regionale (L.R. n.7 del
14/04/2004 e D.G.R. n.1191 del 30/07/2007).
La procedura operativa seguita per la redazione di questo studio è quella indicata nella “Guida
metodologica sulle disposizioni dell’articolo 6(3) e 6(4) della Direttiva “Habitat” 92/43/CEE per la
valutazione di piani e progetti aventi effetti significativi sui siti della rete ecologica Natura 2000”
elaborata dalla Commissione Europea, DG Ambiente, nel novembre 2001.
Scopo dello Studio di Incidenza è la valutazione delle interferenze, conseguenti alla variante, con le
componenti ambientali, al fine di salvaguardare l’integrità del SIC con particolare riferimento alle
specie e agli habitat di interesse comunitario eventualmente presenti nell’area di intervento.
5.1 METODOLOGIA
Sulla scorta delle esperienze compiute in vari Paesi europei per la valutazione di incidenza
ambientale di piani e progetti di ampia portata e potenziale impatto, negli anni si è andato
sviluppando un consenso generalizzato sul fatto che le valutazioni richieste dall'articolo 6 della
Direttiva “Habitat” dovessero essere realizzate per livelli successivi di approfondimento. Tale
visione è stata confermata con la definizione della procedura di valutazione contenuta nella
"Guida metodologica alle disposizioni dell'articolo 6 della direttiva Habitat 92/43/CEE" prodotta
dalla Commissione Ambiente dell'Unione Europea, la quale è stata poi attuata a livello nazionale
60
con il D.P.R. 357/1997 integrato successivamente dal D.P.R. 120/2003, e quindi a livello regionale
con la L.R. 20 del 24/03/2000 e successive modificazioni.
La procedura prevede quattro livelli successivi di indagine ed approfondimento tra loro
intercorrelati come evidenziato dall’immagine riportata di seguito.
Livello I - screening: processo di individuazione delle
implicazioni potenziali di un progetto o piano su un
sito Natura 2000, singolarmente o congiuntamente ad
altri piani o progetti, e determinazione del possibile
grado di significatività di tali incidenze;
Livello II - valutazione appropriata: considerazione
dell'incidenza del progetto o piano sull'integrità del sito
Natura 2000, singolarmente o congiuntamente ad altri
piani o progetti, tenendo conto della struttura e
funzione del sito, nonché dei suoi obiettivi di
conservazione. In caso di incidenza negativa, si
aggiunge anche la determinazione delle possibilità di
mitigazione;
Livello III - valutazione soluzioni alternative: riguarda
la valutazione delle modalità alternative per
l'attuazione del progetto o piano in grado di prevenire
gli effetti passibili di pregiudicare l'integrità del sito
Natura 2000;
Livello IV - assenza di soluzioni alternative, permane
l'incidenza negativa: valutazione delle misure
compensative laddove, in seguito alla conclusione
positiva della valutazione sui motivi imperanti di
rilevante interesse pubblico, sia ritenuto comunque
necessario portare avanti il piano o progetto. A ciascun livello si valuta la necessità o meno di procedere al livello successivo. Così, per esempio,
se al termine del Livello I si giunge alla conclusione che non sussistono incidenze significative sul
sito Natura 2000, non è necessario procedere ai livelli successivi della valutazione.
La Direttiva Habitat si basa implicitamente sull'applicazione del “principio di precauzione”, nella
misura in cui essa prescrive che gli obiettivi di conservazione di Natura 2000 dovrebbero prevalere
sempre in caso d'incertezza. A tale proposito, la Comunicazione della Commissione sul principio di
precauzione stabilisce che l'applicazione del principio precauzionale presuppone:
l'individuazione degli effetti potenzialmente negativi risultanti da un dato fenomeno,
prodotto o procedura;
una valutazione scientifica dei rischi che non possono essere determinati con sufficiente
certezza in ragione della loro natura imprecisa o non definitiva o della insufficienza di dati.
Scopo della valutazione è quello di verificare in maniera oggettiva e documentabile che:
non ci saranno effetti significativi su siti Natura 2000 (screening);
61
oppure,
non ci saranno effetti in grado di pregiudicare l'integrità di un sito Natura 2000 (valutazione
appropriata);
oppure,
non esistono alternative al piano o progetto in grado di pregiudicare l'integrità di un sito
Natura 2000 (valutazione di soluzioni alternative);
oppure,
esistono misure compensative in grado di mantenere o incrementare la coerenza globale di
Natura 2000 (valutazione delle misure compensative).
Le procedure illustrate nella presente guida metodologica sono simili a quelle correntemente
impiegate per la VIA (Valutazione Impatto Ambientale), al fine di garantire la compatibilità e
conformità alle disposizioni della Direttiva 85/337/CEE come modificata dalla Direttiva 97/11/CE
(Direttiva VIA). Il metodo proposto dalla Guida Metodologica, oltre a riprendere l'impostazione per
livelli della VIA ne ha incorporato anche altre caratteristiche procedurali, quali ad esempio:
una descrizione del piano/progetto ed una sintetica dell'ambiente, se rilevante ai fini degli
obiettivi di conservazione del sito Natura 2000 (es. suolo, acqua, flora e fauna, clima,
interazioni tra fattori);
l'identificazione dei fattori d'incidenza e la valutazione della loro significatività;
la registrazione e documentazione dei risultati della valutazione.
Al primo livello si analizza la possibile incidenza che un progetto o un piano può avere sul sito
Natura 2000, sia isolatamente, sia congiuntamente con altri progetti o piani, valutando se tali
effetti possono oggettivamente essere considerati irrilevanti.
Tale valutazione consta di quattro fasi:
1. Determinare se il progetto/piano è direttamente connesso o necessario alla gestione del
sito;
2. Descrivere il progetto/piano unitamente alla descrizione e alla caratterizzazione di altri
progetti o piani che insieme possono incidere in maniera significativa sul sito Natura 2000;
3. Identificare la potenziale incidenza sul sito Natura 2000;
4. Valutare la significatività di eventuali effetti sul sito Natura 2000.
Una volta completata la matrice di screening, la decisione può assumere la forma di due
dichiarazioni:
1. In base alle informazioni fornite è probabile che si producano effetti significativi, ovvero
permane un margine di incertezza che richiede una valutazione appropriata (livello II);
oppure,
2. E' possibile concludere in maniera oggettiva che è improbabile che si producano effetti
significativi sul sito Natura 2000 e quindi può essere rilasciata l'autorizzazione ambientale
per la realizzazione del progetto/piano.
62
5.2 ANALISI DEL SIC IT4070005 – SIC – ZPS – Pineta di Casalborsetti, Pineta
Staggioni, Duna di Porto Corsini
L’area oggetto di variante è localizzata all’interno dell’area individuata nella scheda M02 del POC
vigente ed è parte dell’avamporto di Porto Corsini nello specifico l’area identificata nella fascia di
banchina di spessore indicato in 60 ml.
Lungo il margine nord ovest l’area globale identificata nella scheda M02 si trova in adiacenza al
perimetro del Parco del Delta del Po e al SIC IT4070005 “Pineta di Casalborsetti, Pineta Staggioni,
Duna di Porto Corsini”, dai quali è separata dalla strada di fruizione alle aree portuali.
Il SIC non è interessato direttamente dall’area per cui è proposta la variante, ma la vicinanza
potrebbe implicare un’interferenza indiretta; da ciò ne deriva la necessità di elaborare uno studio
di incidenza che valuti l’effettiva significatività degli effetti che tale variante potrà avere sul SIC e
sugli eventuali residui di habitat presenti sull’area di interesse.
Nome sito Codice
sito
Tipologia Classificazione SIC
(ultimo aggiornamento
formulario standard)
Interessato dal progetto per
la realizzazione di:
Pineta di
Casalborsetti e
Staggioni, Duna di
Porto Corsini
IT4070005
579 ha
Territorio
confinante con
area SIC
IT4070004
Maggio 1995
(Settembre 2010)
No, il sito si trova solo in
aderenza all’area oggetto di
variante
L’area SIC IT 4070005 è adiacente ad altri siti delle zone umide ravennati, l’area continua il sito
litoraneo di Punta Marina al di qua del Candiano e comprende la naturale successione di ambienti
costieri che dalla riva del mare giungono alle dune grigie consolidate dell'entroterra (complesso di
dune fossili risalenti alla linea di costa del XVI secolo). Il sito comprende anche la spiaggia, il mare
antistante per un tratto di circa 300 metri e la foce del fiume Lamone, rettificata ed alterata, a
separare la zona di Casalborsetti a Nord da quella di Marina Romea a Sud. Molti degli ambienti qui
presenti rappresentano lembi residuali di habitat ormai non più riscontrabili lungo quasi tutto il
litorale adriatico. Dalla battigia si incontrano in sequenza: piccoli tratti di dune attive, ora ridotte a
piccoli lembi dalla costruzione di scogliere artificiali e stabilimenti balneari, pinete di Pinus
pinaster e Pinus pinea di origine antropica e, verso Casalborsetti, dune relitte consolidate coperte
di boscaglia termofila, pratelli aridi di specie colonizzatrici, coltivi e incolti. Dentro e fuori la pineta
permangono limitate bassure umide o con acqua stagnante. Quantitativamente prevalenti sono le
foreste di conifere (pineta di origine artificiale pari al 30% della superficie complessiva), le dune e
spiagge sabbiose (20%), le acque costiere marine (24%) e le colture estensive (10%).
63
Figura 21 Stralcio planimetrico scala 1:50.000 con individuazione del SIC IT4070005 – Fonte: Archivio cartografico Regione Emilia
Romagna.
Non mancano acque interne stagnanti e correnti, paludi, boscaglie e macchie con sclerofille,
praterie aride, lembi di bosco a caducifoglie. Il sito ricade interamente nel Parco Regionale Delta
del Po, stazione Pineta di San Vitale e Pialasse di Ravenna, per 216 ha in zone parco B e C che, in
gran parte (207 ha) sono anche Riserva Naturale dello Stato (Pineta di Ravenna, contrada Staggioni
e duna di Porto Corsini); per 172 ha in zona preparco. Il vincolo idrogeologico si estende per 322
ha (area S. Vitale). La pressione antropica è in ogni caso elevatissima, sia per la frequentazione
balneare, sia per la presenza di manufatti e infrastrutture. Ciò nonostante, pur in un contesto
schematicamente semplice e non molto dissimile da quello di Punta Marina e di altri siti costieri,
l’area contiene un mosaico di habitat complessi, differenziati, sovrapposti e particolarmente ricchi
di elementi di pregio, resi ancor più fragili da un marcato rischio di ulteriore degrado. Dieci habitat
di interesse comunitario, tra i quali tre prioritari, coprono i due terzi della superficie del sito.
64
5.2.1 RELAZIONE DIRETTA CON ALTRI SITI E PRESENZE DI CONNESSIONI ECOLOGICHE
Il sito Natura 2000 più prossimo è il SIC - ZPS IT4070004 “Pialasse Baiona, Risega e Pontazzo”che
risulta adiacente al SIC – ZPS IT4070005 in diversi punti.
Ampia laguna salmastra a contatto con il mare tramite canali, con acque a bassa profondità e
fondali limoso - argillosi.
Nel sito sono presenti 6 habitat di interesse comunitario, 3 dei quali prioritari, coprono circa il 72%
della superficie del sito: lagune, pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi), steppe
salate (Limonietalia), foreste dunali di Pinus pinea e/o Pinus pinaster, praterie mediterranee con
piante erbacee alte e giunchi (Molinion-Holoschoenion),vegetazione annua pioniera di Salicornia e
altre specie annuali delle zone fangose e sabbiose (formazioni di alofite in ambienti costieri).
L’area oggetto di variante non rientra comunque fra gli elementi costitutivi della rete ecologica
provinciale di primo e secondo livello ma si posiziona solo in maniera adiacente ad essi.
Figura 22 Stralcio Tav. 6 del PTCP di Ravenna. Fonte: Archivio cartografico Provincia di Ravenna
Localizzazione dell’area oggetto della proposta di variante (giallo) rispetto alla rete ecologica provinciale. Il retino blu identifica la Matrice Naturale
Primaria in cui rientrano il SIC IT4070004 mentre il retino viola identifica gli elementi di continuità ecologica tra la costa e l’entroterra in cui rientra
il SIC IT 4070005 area limitrofa all’area di intervento.
65
5.2.2 HABITAT NATURA 2000
Il formulario Natura 2000 del SIC IT4070005 “Pineta di Casalborsetti, Pineta Staggioni, Duna di
Porto Corsini” nella versione ufficiale più recente (settembre 2010) riporta la presenza di 10
habitat di interesse comunitario, di cui 3 dei quali classificati come prioritari (2130, 2250, 2270)
all’interno di una superficie totale di 579 ettari.
Figura 23 Caratteristiche degli Habitat Natura 2000 listati nel formulario standard del SIC.
Tali habitat rientrano entro quattro tipologie principali per caratteristiche ambientali e
vegetazionali:
Habitat costieri e vegetazione alofitica:
Acque marine e ambienti soggetti alle maree
o 1130 “Estauri”
Spiagge
o 1210 “Vegetazione annua delle linee di deposito marine”
66
Praterie alofitiche inondate mediterranee e termo - atlantiche
o 1410 “Pascoli inondati mediterranei (Juncetalia maritimi)”
Dune marittime e interne:
Dune marittime delle coste atlantiche e nord - europee
o 2110 “Dune embrionali mobili”
o 2120 “Dune mobili del cordone litorale e con presenze di Ammophila
arenaria (dune bianche)”
o 2130 “Dune costiere fisse a vegetazione erbacea (dune grigie)”
o 2160 “Dune con presenza di Hippophae rhamnoides”
Dune marittime delle coste mediterranee e termo - atlantiche
o 2230 “Dune con prati dei Malcomietalia”
o 2250 “Dune costiere con Juniperus sp.”
o 2270 “Dune boscate con Pinus pinea e/o Pinus pinaster”
Formazione erbacee naturali e seminaturali:
Praterie umide seminaturali con erbe alte
o 6420 “Praterie umide mediterranee con piante erbacee alte del Molinio -
Holoschoenion”
Foreste:
Foreste dell’Europa temperata
o 91F0 “Boschi misti dei grandi fiumi di pianura”
Foreste decidue mediterranee
o 92A0 “Foreste a galleria di Salix alba e Populos alba”
Foreste selerofille mediterranee
o 9340 “Foreste di Quercus ilex”
Secondo quanto si evince dall’analisi del sito nel suo complesso, è significativo rilevare che non
esistono relazioni ecologiche e connessioni tra l’area in analisi e gli habitat tutelati ai sensi della
Rete Natura 2000 presenti all’interno del SIC, in quanto la consistente trasformazione operata nel
tempo dall’uomo ne ha di fatto compromesso la continuità.
67
Figura 24 Dettaglio dell’area oggetto di variante con individuazione degli Habitat di interesse comunitario e naturalistico presenti
nell’intorno. Fonte: Archivio cartografico Regione Emilia Romagna.
68
5.2.2.1 FLORA
La carta della vegetazione del Parco del Delta riporta una quindicina di tipologie ambientali. Tra le
diverse associazioni, si segnalano in particolare: brometi aridi delle radure sabbiose con Bromus
erectus, Galium verum, Euphorbia cyparissias, Salvia pratensis e altre specie erbacee, talora
associati a fasce retrodunali più o meno consolidate con Fumana procumbens, Helianthemum
apenninum, H. nummularium e Sanguisorba minor; formazioni a Juniperus communis e Hippophae
rhamnoides ssp. fluviatilis accompagnate da specie mediterranee e eurosiberiane, insediate su
dune arretrate.
Questi tipi sono distribuiti soprattutto nella zona di Casalborsetti. Qui macchie e boscaglie
rappresentano stadi di degradazione o anticipano formazioni boschive con Roverella e Farnia nei
settori più asciutti, oppure pioppeti con Olmo e Frassino ossifillo, bordati da elofite, in
corrispondenza di bassure umide.
La grande pineta ombreggia macchie dei Prunetalia oppure boscaglie di sclerofille con Leccio,
Fillirea, Asparago, Pungitopo, Osiride e Rosa sempreverde, a carattere più schiettamente
mediterraneo, mentre nello Scolo della Pineta di Marina Romea alligna vegetazione sommersa di
acque salmastre con Zannichellia e Potamogeton. Fronteggiano l’arenile lembi dunali vivi con
Agropireti, Eringio marino e poche altre specie dell’Echinophoro spinosae-Elymetum farcti (duna di
Porto Corsini) oppure formazioni di annuali a sviluppo primaverile in situazione più rilevata (duna
di Casalborsetti), a precedere un lato a monte più strutturato di specie perenni
degli Ammophiletalia arundinaceae.
Alla foce del Lamone alligna l’ultima comunità in zona su sabbie prossime alla battigia di annuali
pioniere alonitrofile, con Cakile maritima e Salsola kali. Particolare interesse floristico suscita la
presenza di specie rare e minacciate quali Salicornia veneta, Erianthus ravennae, Trachomitum
venetum, Zanichellia palustris subsp. pedicillata, Centaurea spinosa-ciliata subsp. tommasinii. Sono
sicuramente presenti alcune orchidee quali Orchis tridentata e Anacamptis pyramidalis; risulta
estinta (erano due le stazioni in tutta la Regione) Spiranthes aestivalis; è da verificare la presenza
di Limonium virgatum.
Il formulario standard Natura 2000 per il SIC IT4070005 “Pineta di Casalborsetti, Pineta Staggioni,
Duna di Porto Corsini” elenca le seguenti specie:
Co
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Nome latino
Popolazione (nel sito) Valutazione sito
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1443 Salicornia Veneta P C B C B
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5.2.2.2 FAUNA
Uccelli
Di grande interesse nel sito SIC IT4070005 “Pineta di Casalborsetti, Pineta Staggioni, Duna di Porto
Corsini” è l’avifauna, con dieci specie nidificatrici importanti, tra le quali sette tra gabbiani e
sterne e quattro legate agli incolti ed ai coltivi cerealicoli (Ortolano e Albanella minore) o agli
ambienti boscati con radure aperte (Succiacapre, Averla piccola).
E’ specie nidificante uniloca per il Parco del Delta il Frosone.
Tra i migratori, 19 specie sono legate agli ambienti acquatici (Svassi, vari Caradriformi tra cui la
Beccaccia di mare ed il Fratino) oppure ai boschi con radure ed agli ambienti di macchia (vari
Silvidi, Torcicollo, Assiolo, Upupa).
Nell’area analizzata è probabile riscontrare la presenza/passaggio di alcune delle specie
individuate nel SIC, proprio per l’aderenza che vi è tra le due zone.
La frequentazione dell’area analizzata da parte di alcune di queste specie, in particolare per motivi
trofici, è possibile.
Co
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Nome latino Nome Italiano
Popolazione (nel sito) Valutazione sito
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A026 Egretta Garzetta Garzetta P P C B C B
A084 Circus pygargus Albanella minore 1p C B C C
A097 Falco Vespertinus Falco cuculo P C B C B
A138 Charadrius alexandrinus Fratino P P P C B C B
A176 Larus melanocephalus Gabbiano corallino C C B C C
A180 Larus genei Gabbiano roseo V D
A191 Sterna sandvicensis Beccapesci R D
A193 Sterna hirundo Sterna comune C C B C C
A195 Sterna albifrons Fraticello R D
A196 Chlidonias hybridus Mignattino piombato R C B C C
A197 Chlidonias niger Mignattino C C B C C
A224 Caprimulgus europaeus Succiacapre R C B C C
A338 Lanius collurio Averla piccola R C B C C
A379 Emberiza hortulana Ortolano P P C B C B
70
Specie ornitiche di interesse comunitario incluse nell’Allegato I della direttiva 79/409. Fonte: Formulario Natura 2000
del sito IT4070005 “Pineta di Casalborsetti, Pineta Staggioni, Duna di Porto Corsini”.
Legenda sigle:
Popolazione sito: C = comune, P = presente, R = rara
Valutazione sito: Popolazione A = 15-100%, B = 2-15%, C = <2%
Grado conservazione: A = eccellente, B = buono, C = medio o limitato
Isolamento: A = isolata, B = ai margini distributivi, C = entro l’areale
Valutazione globale: A = valore eccellente, B = buono, C = significativo
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Popolazione (nel sito) Valutazione sito
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A005 Podiceps cristatus Svasso maggiore P C B C C
A005 Podiceps cristatus Svasso maggiore P C B C C
A008 Podiceps nigricollis Svasso piccolo P C B C C
A008 Podiceps nigricollis Svasso piccolo P C B C C
A130 Haematopus ostralegus Beccaccia di mare P C B C C
A130 Haematopus ostralegus Beccaccia di mare P C B C C
A179 Larus ridibundus Gabbiano comune P C B C C
A179 Larus ridibundus Gabbiano comune P C B C C
A179 Larus ridibundus Gabbiano comune P C B C C
A210 Streptopelia turtur Tortora P C B C C
A212 Cuculus canorus Cuculo P C B C C
A226 Apus apus Rondone P D
A232 Upupa epops Upupa P C B C C
A233 Jynx torquilla Torcicollo P C B C C
A251 Hirundo rustica Rondine P D
A253 Delichon urbica Balestruccio P D
A260 Motacilla flava Cutrettola P C B C C
A271 Lusciana megarhynchos Usignolo P C B C C
A298 Acrocephalus arundinaceus Cannareccione P C B C C
A300 Hippolais polyglotta Canapino P C B C C
A309 Sylvia communis Sterpazzola P C B C C
A319 Muscicapa striata Pigliamosche P C B C C
A337 Oriolus oriolus Rigogolo P C B C C
Specie ornitiche migratici abituali di interesse comunitario non incluse nell’Allegato I della direttiva 79/409. Fonte:
Formulario Natura 2000 del sito IT4070005 “Pineta di Casalborsetti, Pineta Staggioni, Duna di Porto Corsini”.
Mammiferi
Fra i mammiferi presenti nel SIC si annoverano tre diverse specie di Vespertilio, nome con cui
vengono spesso indicate anche alcune specie di pipistrelli appartenenti al genere Myotis.
Tra le segnalazioni più recenti riportano la presenza del chirottero Barbastello, di interesse
comunitario.
Co
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Nome latino Nome Italiano
Popolazione (nel sito) Valutazione sito
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1307 Myotis bluthii Vespertilio di Blyth P C B C B
1308 Barbastella barbastellus Barbastello P C B C B
1321 Myotis emarginatus Vespertilio smarginato P C B C B
1324 Myotis myotis Vespertilio maggiore P C B C C
Specie mammifere di interesse comunitario incluse nell’Allegato I della direttiva 92/43. Fonte: Formulario Natura 2000
del sito IT4070005 “Pineta di Casalborsetti, Pineta Staggioni, Duna di Porto Corsini”.
Anfibi
Tra gli anfibi all’interno del SIC sono presenti Raganella (Hyla italica), Rospo smeraldino e Rana
verde, specie incluse nell'All. IV Direttiva Habitat e Convenzione di Berna.
Rettili
Circa la situazione dei rettili, sono presenti sei specie di analoga rilevanza, tra le quali il Saettone
(Elaphe longissima) e la Natrice tassellata.
Pesci
Nei canali e bacini con acque salmastre sono presenti specie ittiche di interesse comunitario quali
Nono e Ghiozzetto cenerino (Pomatoschistus canestrini)
Co
dic
e
Nome latino Nome Italiano
Popolazione (nel sito) Valutazione sito
Sta
nzi
ale
/ R
esid
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Rip
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po
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Gra
do
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Iso
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Val
uta
zio
ne
glo
bal
e
1103 Alosa fallax Cheppia P C B C B
1152 Aphanius fasciatus Nono R C C C C
1154 Pomatoschistus canestrino Ghiozzetto cenerino P C C C C
Specie ittiche di interesse comunitario incluse nell’Allegato II della direttiva 92/43. Fonte: Formulario Natura 2000 del
sito IT4070005 “Pineta di Casalborsetti, Pineta Staggioni, Duna di Porto Corsini”.
Insetti
Gli insetti annoverano lepidotteri quali Lycaena dispar, farfalla legata agli ambienti palustri e vari
coleotteri: Paradromius longiceps, specie localizzata legata ai fragmiteti soprattutto in zone
72
litoranee, Paederus melanurus, Scarabaeus semipunctatus specie tipica dei siti
retrodunali, Polyphylla fullo legato alle formazioni pinetali, Cicindela majalis predatore legato agli
ambienti termofili con suoli soffici e ben drenati.
73
5.3 OBBIETTIVI E MISURE DI CONSERVAZIONE DEL SITO
L’area oggetto di variante non è direttamente connessa con la gestione del Sito Natura 2000 e
pertanto ne vanno analizzati eventuali interferenze ed effetti rispetto agli obiettivi di
conservazione.
Conformemente a quanto disposto dalla direttiva “Habitat”, in assenza di un piano specifico
l’obiettivo generale della gestione è la salvaguardia della biodiversità, ovvero il mantenimento in
uno stato favorevole di conservazione degli habitat, delle componenti vegetazionali, delle specie
della flora e della fauna di interesse comunitario presenti nel Sito così come riportato nel
formulario standard Natura 2000.
Di seguito, nella valutazione di potenziali impatti ed incidenze, si farà riferimento prevalente agli
habitat, e quindi alle componenti ambientali ad essi associate, più prossimi all’area oggetto di
variante ed agli eventuali residui di habitat ivi presenti.
In particolare ricordiamo che l’area oggetto di intervento si trova prospiciente all’habitat
identificato come 2270, all’interno degli habitat di interesse comunitario presenti in Emilia
Romagna, caratterizzato da Dune boscate di Pinus pinea e Pinus pinaster
Ricordiamo che come descritto nell’appendice alla "Carta degli Habitat dei SIC e delle ZPS
dell’Emilia-Romagna", Il mantenimento dell’habitat passa necessariamente dall’azione umana, non
foss’altro di difesa anche solo degli spazi fisici da riservare il più possibile alle cenosi naturali in
contesti irreversibilmente alterati. L’azione di salvaguardia sarà orientata al mantenimento di
popolamenti ben strutturati, evitando di isolare precocemente piante troppo esili, favorendo la
capacità di espandere ed approfondire la chioma dei pini tenendo conto che il vento è il fattore
più limitante, infine conservando il più possibile i portasemi sia dei pini (domestico e marittimo)
che delle latifoglie.
I pricipali fattori che ad oggi minacciano la biodiversità, in maniera più o meno indiretta, del SCI
IT4070005 “Pineta di Casalborsetti, Pineta Staggioni e Duna di Porto Corsini” sono:
- Attività venatoria, in particolare la caccia e il bracconaggio che rischiano di
compromettere la fauna autoctona.
- Attività antropica, che ha portato, con la crescente attività di urbanizzazione, alla
pianificazione di aree destinate a funzioni residenziale e servizi ad esso annessi, che potrebbero
potenzialmente danneggiare la continuità di habitat lungo il litorale adriatico.
- Turismo, che determina un’elevata antropizzazione del litorale e di conseguenza porta ad
una riduzione sostanziale degli habitat, in particolare per quello che riguarda la zona SIC
IT4070005 il turismo balneare danneggia le dune e impedisce la nidificazione di alcune specie
legate a questo ambiente.
74
Per dare maggiore continuità fra il sito di analisi e il SIC limitrofo si indicano strategie volte ad una
valorizzazione del territorio in modo conforme al suo potenziale originario.
In particolare:
- E’ necessario prevedere in sede di PUAP nella fase di realizzazione dell’ambito M02, nella
sua interezza, una fascia di rispetto dei lembi di pineta che non sono inclusi nel SIC, ma che
vi sono strettamente a contatto, andando a generare un cuscinetto a protezione della
continuità del SIC stesso;
- Nella fase di attuazione del progetto oggetto della presente variante che avverrà, come
proposto, preventivamente alla realizzazione dell’intero comparto sarebbe importante
prevedere una fascia di filtro e continuità visiva con il sistema della Pineta adiacente in
grado di “accogliere” i passeggeri in arrivo dalle crociere turistiche creando allo stesso
tempo un tamponamento rispetto alle attività turistiche svolte sul molo.
5.4 INTERFERENZE TRA PIANO E SISTEMA AMBIENTALE
5.4.1 DESCRIZIONE DELLE INTERFERENZE
Di seguito si riporta una descrizione delle interferenze tra le opere e/o attività previste dalla
proposta di variante e i caratteri paesaggistici ivi presenti ed il sistema ambientale del sito Natura
2000 IT4070005 “Pineta di Casalborsetti, Pineta Staggioni, Duna di Porto Corsini” che ne risulta
indirettamente interessato. Parallelamente si valuta se l’interferenza rilevata determina un
qualche impatto e, in caso affermativo, se ne valuta la significatività dell’incidenza ambientale.
La valutazione dell’impatto viene catalogata secondo la seguente graduatoria di giudizio:
- sconosciuto: fattore o processo che si ritiene potenzialmente in grado di
determinare un impatto negativo, ma la cui esistenza ed identità non
possono essere valutate oggettivamente per mancanza di
informazioni;
- positivo: fattore o processo che comporta un possibile incremento e/o
miglioramento della componente ambientale a cui si riferisce;
- assente/trascurabile: fattore o processo che non comporta alcun impatto o che modifica in
modo trascurabile e/o che risulta naturalmente compensabile e/o
75
reversibile per la componente ambientale a cui si riferisce;
- basso/moderato: fattore o processo che comporta un impatto di basso livello ma
irreversibile, oppure di livello medio ma naturalmente compensabile
e/o reversibile per la componente ambientale a cui si riferisce;
- medio: fattore o processo che comporta un impatto medio irreversibile e/o
naturalmente non compensabile per la componente ambientale a cui
si riferisce;
- elevato: fattore o processo che comporta un impatto elevato sia pure anche
temporaneo e reversibile per la componente ambientale a cui si
riferisce.
FATTORE DI INTERFERENZA
COMPONENTE AMBIENTALE INTERESSATA
DESCRIZIONE DEGLI EFFETTI E DEI POTENZIALI IMPATTI
Uso di risorse naturali
prelievo di materiali
(acqua, terreno,
materiali litoidi, piante,
animali)
Impatto: ASSENTE
Non è previsto il prelievo di alcun materiale naturale dal SIC. La
previsione di variante porterà, invece, ad una possibile bonifica
dell’area adiacente al SIC così come consentito dalle possibilità
date dai disposti normativi dell’art. 19, mediante la rimozione di
strutture e materiali estranei al sito e che sono causa di degrado.
taglio della vegetazione
(arborea, arbustiva,
erbacea)
Impatto: ASSENTE / POSITIVO
Non è previsto il taglio di vegetazione nell’ambito del SIC. La
previsione di variante si attua in un ambito già altamento lavorato
dall’azione antropica che non presenta alcun tipo di vegetazione. A tale proposito la proposta di variante potrà invece potenziare l’area su cui insiste apportando una crescita vegetale modesta rispetto alla situazione attuale
riduzione superfici con
vegetazione e/o della
copertura arborea
Impatto: ASSENTE / POSITIVO
Non viene in alcun modo alterata l’integrità della vegetazione del
Sito di Interesse Comunitario. L’area oggetto di variante può
essere potenzialmente integrata con interventi di estensione delle
aree vegetazionali in conformità alle disposizioni normative
e la gestione del sistema delle acque, sia superficiale che
sotterranee, con particolare attenzione nei riguardi degli impatti
diretti verso il SIC.
inquinamento dell’aria
emissioni di gas,
produzione di polveri e
odori emissioni
convogliate o diffuse in
atmosfera
Impatto: ASSENTE / MODERATO
L’emissione di gas e il sollevamento di polveri sono
potenzialmente limitate alle fasi attuative delle destinazioni
prevedibili con le disposizioni normative dell’art. 19, imputabili
sostanzialmente ai mezzi di lavorazione del terreno.
Potenziali emissioni saranno comunque riferibili a quelle dello
stato attuale, caratterizzate dall’attività portuale turistica e dei
servizi ad essa connessi
In ogni caso, la valutazione successiva degli interventi dovrà tenere
77
conto con particolare attenzione delle ricadute degli impatti diretti
verso il SIC.
inquinamento acustico
(produzione di rumore,
disturbo, vibrazioni)
Impatto: ASSENTE / MODERATO
In considerazione alle potenziali trasformazioni indotte dalla
variante si può in generale affermare che non si determineranno
variazioni significative dello stato acustico attuale. In ogni caso, la
valutazione successiva degli interventi dovrà tenere conto con
particolare attenzione delle ricadute degli impatti diretti verso il
SIC.
inquinamento
elettromagnetico e
radiazioni
Impatto: ASSENTE
Non applicabile.
inquinamento termico
Impatto: ASSENTE
Non applicabile.
inquinamento luminoso
Impatto: ASSENTE / TRASCURABILE / BASSO
La variante proposta non causa interferenze di inquinamento
luminoso dirette con l’area SIC. Gli indirizzi proposti dalla
variante si attuano prevalentemente sulla zona di banchina che
non si trova in diretta adiacenza con il sistema SIC e comunque
ad una distanza tale da non creare interferenze
In ogni caso, la valutazione successiva degli interventi dovrà
tenere conto con particolare attenzione delle ricadute degli impatti
diretti verso il SIC.
inquinamento genetico
(immissione di specie
vegetali o animali
autoctone con
provenienze
geneticamente non
idonee)
Impatto: ASSENTE
Non applicabile.
produzione di rifiuti e
scorie
Impatto: ASSENTE / POSITIVO
L’attività di potenziale trasformazione I possibili interventi
determinati dalle possibilità date dai disposti normativi
dell’art.19…non generano varianti per la produzione di rifiuti e
scorie rispetto allo stato attuale. E’ prevista la rimozione di ogni
struttura ancora presente nell’area così come la bonifica di rifiuti
e materiali vari ivi depositati. Questi verranno rimossi, trattati e
smaltiti secondo le norme di legge.
78
Rischio di incidenti
sostanze e tecnologie
impiegate (esplosioni,
incendi, rilascio sostanze
tossiche, incidenti, ecc.)
Impatto: ASSENTE
Non sono previste attività che possano comportare particolari
rischi di incidente.
disturbo nei confronti
della fauna
Impatto: ASSENTE / TRASCURABILE
Non si ritiene che la proposta di variante possa determinare un
incremento significativo dei livelli di disturbo sulla fauna ornitica.
Riguardo le altre specie della fauna non si ipotizzano impatti
diretti.
Riduzione di habitat per
specie della fauna
Impatto: ASSENTE
L’area oggetto di variante è interamente esterna al SIC.
5.4.2 VALUTAZIONE SIGNIFICATIVITÀ DELL’INCIDENZA AMBIENTALE DELLA PROPOSTA DI
VARIANTE
Rapporto tra il progetto e gli habitat
d’interesse comunitario presenti
nell’area e nel sito, con particolare
riferimento a quelli prioritari
(riduzione, trasformazione o
frammentazione habitat, ecc.).
L’area di studio della scheda M02 del POC di Ravenna è collocata in
aderenza al SIC IT4070005 “Pineta di Casalborsetti, Pineta
Staggioni, Duna di Porto Corsini”, dal quale è separata dalla strada e
dal molo foraneo nord. La proposta di variante interessa una
superficie che non è ricompresa nel SIC e non si pone neanche in
aderenza con essi, la possibile interferenza con gli habitat presenti
nell’intorno è meramente indiretta, quindi l’ intervento non comporta
riduzione di superficie, trasformazione o frammentazione degli
habitat.
Per le caratteristiche della variante si ritiene che non si determinino
variazioni tali da creare un impatto significativo sugli habitat
analizzati ed una variazione del suo stato attuale di conservazione.
Rapporto tra il progetto e le opere previste e specie animali di interesse comunitario presenti nell’area e nel sito con particolare riferimento a quelle prioritarie (riduzione delle popolazioni, alterazione habitat di riproduzione, di alimentazione, di svernamento, ecc.)
Poiché la proposta di variante non interessa direttamente il SIC si
escludono impatti significativi sulla fauna acquatica e terrestre,
derivanti dalle potenziali trasformazioni in tutte le loro fasi attuative.
Non è da escludersi la presenza transitoria delle medesime specie del
SIC nell’area di intervento, più in particolare nella parte dell’ambito
interessata dal PUAP, a tale scopo, si prevedono interventi di
rinaturazione che hanno lo scopo sia di potenziare gli habitat esistenti
in continuità con il SIC e, in particolare, di mantenere la possibilità di
utilizzo dell’area oggetto di variante da parte di alcune specie
presenti nel sito, sia di svolgere un efficace funzione di barriera a
schermatura di potenziali impatti o disturbi verso le aree interne del
SIC.
Rapporto tra il progetto e specie vegetali di interesse comunitario
79
presenti nell’area con particolare riferimento a quelle prioritarie (riduzione popolazioni, alterazione habitat di riproduzione, substrato, ecc.).
Non vi sono rapporti tra gli interventi nell’area oggetto di variante e
l’unica specie vegetale di interesse comunitario presente nel SIC.
Con riferimento alle componenti di interesse comunitario, non si registrano quindi sottrazione e
frammentazione di habitat, in quanto il sito di intervento è solamente adiacente al SIC IT407005
“Pineta di Casalborsetti, Pineta Staggioni, Duna di Porto Corsini” e adesso interamente esterno.
Si ritengono minimi, e non significativi rispetto alla situazione attuale, gli effetti dovuti a
perturbazione e disturbo apportati durante le fasi di cantiere e post-operam poiché l’area di
intervento non ospita in modo stabile e regolare specie tutelate dalle direttive 92/43/CEE o
79/409/CEE, né risulta sede di riproduzione (es. anfibi), alimentazione o sosta regolare (es. uccelli)
di suddette specie.
Nei confronti della fauna terricola non si rilevano particolari fattori di mortalità diretta in quanto
l’area è separata fisicamente dal SIC dalla strada di fruizione alla banchina principale, inoltre la
variante si pone in maniera ulteriormente distanziata dal Sito di Interesse comunitario.
Per quanto riguarda la fauna ornitica si prevedono idonei interventi di mitigazione.
80
5.4.3 TABELLA DI VALUTAZIONE RIASSUNTIVA
Habitat Natura 2000
Codice Habitat
Presenza
nell'area
oggetto di
valutazione
Significatività
incidenze dirette
Significatività
incidenze
indirette
Effetti
sinergici e
cumulativi
Mitigazioni
1130 Estuari No Nessuna Nessuna No No
1210 Vegetazione annua delle linee di
deposito marine No Nessuna Nessuna No No
1410 Pascoli inondati mediterranei
(Juncetalia maritimi) No Nessuna Nessuna No No
2110 Dune mobili embrionali No Nessuna Nessuna No No
2120
Dune mobili del cordone litorale
con presenza di Ammophila
arenaria (dune bianche)
No Nessuna Nessuna No No
2130 Dune fisse a vegetazione erbacea
(dune grigie) No Nessuna Nessuna No No
2160 Dune con presenza di Hippophae
rhamnoides No Nessuna Nessuna No No
2230 Prati dunali di Malcolmietalia No Nessuna Nessuna No No
2250 Peticaia costiera di ginepri
(Juniperus) No Nessuna Nessuna No No
2270 Foreste dunari di Pinus Pinea e/o
Pinus pinaster In parte Nessuna Nessuna No No
6420
Praterie mediterranee con piante
erbacee alte e giunchi (Molinion –
Holoschoenion)
No Nessuna Nessuna No No
91F0 Boschi misti di quercia, olmo e
frassino di grandi fiumi No Nessuna Nessuna No No
92A0 Foreste a galleria di Salix alba e
Populus alba No Nessuna Nessuna No No
9340 Foresta di Quercus ilex No Nessuna Nessuna No No
Piante incluse nell’Allegato II della Direttiva “Habitat”
Codice Specie
Presenza nell'area
oggetto di valutazione
Significatività incidenze dirette
Significatività incidenze indirette
Effetti sinergici e cumulativi
Mitigazioni
1443 Salicornia Veneta No Nessuna Nessuna No No
Pesci inseriti nell'Allegato II o IV della Direttiva "Habitat"
Codice Specie Presenza nell'area
oggetto di
Significatività incidenze dirette
Significatività incidenze indirette
Effetti sinergici e cumulativi
Mitigazioni
81
valutazione
1130 Cheppia No Nessuna Nessuna No No
1152 Nono No Nessuna Nessuna No No
1154 Ghiozzatto cenerino No Nessuna Nessuna No No
Invertebrati inseriti nell'Allegato II Direttiva "Habitat"
Codice Specie
Presenza nell'area
oggetto di valutazione
Significatività incidenze dirette
Significatività incidenze indirette
Effetti sinergici e cumulativi
Mitigazioni
1060 Lycaena dispar No Nessuna Nessuna No No
Uccelli inseriti nell'Allegato I della Direttiva “Uccelli"
Codice Specie
Presenza nell'area
oggetto di valutazione
Significatività incidenze dirette
Significatività incidenze indirette
Effetti sinergici e cumulativi
Mitigazioni
A026 Garzetta Possibile Possibile Nessuna No
Mantenimento
corridoi ecologici
naturali
A084 Albanella minore No No Nessuna No No
A097 Falco Cuculo Possibile Possibile Nessuna No
Mantenimento
corridoi
ecologici naturali
A138 Fratino Possibile Possibile Nessuna No
Mantenimento
corridoi
ecologici naturali e
di aree idonee
all’alimentazione
A176 Gabbiano Corallino No No Nessuna No No
A180 Gabbiano roseo Possibile Possibile Nessuna No
Mantenimento
corridoi
ecologici naturali
A191 Beccapesci Possibile Possibile Nessuna No
Mantenimento
corridoi
ecologici naturali
A193 Sterna comune Possibile Possibile Nessuna No
Mantenimento
corridoi
ecologici naturali
A195 Fraticello Possibile Possibile Nessuna No
Mantenimento
corridoi
ecologici naturali
A196 Mignattino Possibile Possibile Nessuna No
Mantenimento
corridoi
ecologici naturali
82
A224 Succiacapre No No Nessuna No No
A338 Averla piccola No No Nessuna No No
A379 Ortolana No No Nessuna No No
Uccelli migratori di interesse comunitario non menzionati nell’Allegato I della Direttiva “Uccelli” (solo specie presenti nel sito con popolazioni significative)
Codice Specie
Presenza nell'area
oggetto di valutazione
Significatività incidenze dirette
Significatività incidenze indirette
Effetti sinergici e cumulativi
Mitigazioni
A005 Svasso maggiore Possibile Possibile Nessuna No
Mantenimento
corridoi
ecologici naturali
A008 Svasso piccolo Possibile Possibile Nessuna No
Mantenimento
corridoi
ecologici naturali
A130 Beccaccia di mare Possibile Possibile Nessuna No
Mantenimento
corridoi
ecologici naturali
A179 Gabbiano comune No No Nessuna No No
A210 Tortora No No Nessuna No No
A212 Cuculo No Nessuna Nessuna No No
A226 Rondone Possibile Possibile Nessuna No
Mantenimento
corridoi
ecologici naturali
A232 Upupa No No Nessuna No No
A233 Torcicollo No No Nessuna No No
A251 Rondine Possibile Si Nessuna No
Mantenimento
corridoi
ecologici naturali
A253 Balestrucci Possibile Si Nessuna No
Mantenimento
corridoi
ecologici naturali
A260 Cutrettola No No Nessuna No No
A271 Usignolo No No Nessuna No No
A298 Cannareccione No No Nessuna No No
A300 Canapino No No Nessuna No No
A309 Sterpazzola No No Nessuna No No
A319 Pigliamosche No No Nessuna No No
5.4.4 CONGRUITÀ DELLE OPERE / ATTIVITÀ PREVISTE CON LE NORME GESTIONALI DEL SIC
Per il sito Natura 2000 IT4070005 “Pineta di Casalborsetti, Pineta Staggioni, Duna di Porto
Corsini” non è stato elaborato uno specifico piano di gestione dagli Enti gestori (Provincia di
Ravenna e Parco del Delta del Po), pertanto si applicano le norme contenute nel Piano Territoriale
83
del Parco Regionale del Delta del Po e dalla Delibera della Giunta Regionale del 30/07/2007 n.1191
“Direttiva contenente i criteri di indirizzo per l’individuazione, la conservazione, la gestione ed il
monitoraggio dei SIC e delle ZPS”.
La compatibilità ambientale della proposta di variante va, comunque, valutata considerando
prioritariamente le finalità di conservazione della biodiversità del Sito previste dalla direttiva
“Habitat”, con specifico riguardo alle tipologie ambientali e alle diverse componenti floro -
faunistiche di interesse comunitario, e quindi la rispondenza alle norme gestionali previste dal
Piano del Parco.
Tuttavia, in considerazione di quanto emerso dallo studio di incidenza ambientale riguardo:
localizzazione, storia e stato d'uso attuale e caratteristiche ambientali presenti nell'area
di progetto;
tipologia, impatto ambientale potenziale, utilizzo di materiali e produzione di sostanze
inquinanti e rifiuti dovuti o connessi all’intervento in progetto;
habitat, componenti vegetazionali e floro-faunistiche presenti nell'immediato intorno
interessato, potenzialmente o di fatto, dal progetto;
si può ragionevolmente ritenere che la proposta di variante non determini impatti, interferenza
o perturbazione su componenti e processi ambientali tali da causare variazioni negative
significative rispetto alle condizioni attuali e tali da contrastare il raggiungimento delle finalità
previste con l’istituzione del SIC, purché siano mantenuti corridoi ecologici naturali all’interno
dell’area e siano realizzate idonee fasce tampone lungo il confine tra l’area oggetto di variante e
il SIC, ciò in particolare nella parte di area interessata dal PUAP più che nella sua parte a mare
interessata dai servizi alla Darsena Crociere.
Con riferimento a quanto contemplato dalla Direttiva "Habitat" 92/43/CEE e dal Regolamento di
attuazione D.P.R. 120/2003, si ritiene inoltre che sia all’ambito strettamente locale dell’intervento,
sia considerato il SIC nel suo complesso, non sussistano motivazioni legate alla conservazione degli
habitat, della vegetazione, delle specie della flora e della fauna di interesse comunitario e/o di
valore naturalistico tali da precludere la presentazione della proposta di variante.
5.4.5 INDICAZIONE DI EVENTUALI IPOTESI PROGETTUALI ALTERNATIVE
L’area oggetto della proposta di variante è interessata dal progetto per la realizzazione dei servizi
alla Darsena Crociere, tali opere potrebbero contribuire a migliorare qualitativamente il contesto
ambientale e la sua funzionalità oltre che a potenziare i servizi già presenti.
In ottemperanza ai servizi che si mostrano assolutamente necessari per rendere lo scalo di Porto
Corsini uno snodo funzionale e di accoglienza ai visitatori, non sono pertanto previsti ipotesi
84
progettuali alternative, in quanto tali servizi devono essere necessariamente e strettamente
connessi alle banchine d’attracco delle navi.
Si ritiene in ogni modo necessaria una fascia di filtro da apporre, conformemente al progetto che
verrà proposto, in adiacenza a lato ovest e lungo la via Teseo Guerra come cuscinetto al sistema
dell’habitat 2270 e allo stesso tempo come elemento di valorizzazione visiva.
5.4.6 INDICAZIONE DI EVENTUALI MISURE DI MITIGAZIONE
Per minimizzare gli effetti dei lavori e delle opere previste dall’intervento in progetto si ritiene
opportuno prevedere le seguenti misure di mitigazione:
predisporre il calendario dei lavori in modo da svolgere le attività durante i periodi di
quiescenza e/o di minore attività delle specie terrestri (es. Anfibi, Rettili);
prevedere una fascia tampone a verde naturale lungo la sponda occidentale di via Teso
Guerra in adiacenza al sito SIC IT407005;
prevedere nella progettazione, dove possibile, aree permeabili e nella realizzazione delle
zone a verde utilizzare specie arbustive ed arboree autoctone locali selezionate tra quelle
previste dal Piano del Parco del Delta del Po
porre particolare attenzione ai sistemi dei corridoi ecologici
85
6. VALUTAZIONE DEGLI EFFETTI DELLA VARIANTE E ANALISI DELLE COERENZE
In generale si riscontra un forte grado di antropizzazione nell’area analizzata che risulta essere già
attualmente dedicata e attrezzata per lo scalo turistico delle crociere.
Nel corso degli anni lo scalo di Porto Corsini ha acquisito una rilevanza sempre maggiore rendendo
necessario l’attivazione di misure precauzionali per garantire la funzionalità dello scalo stesso. In
base a quanto analizzato nel suddetto documento e a conclusione di questo, si può asserire che
l’area di studio non presenta sostanziali condizioni tali per cui non possa essere approvata la
variante.
Risulta invece appropriato, in maniera conforme alla disciplina del POC riguardante la città di
nuovo impianto per attività miste, l’integrazione della scheda M02 in modo tale definisca le
modalità attuative in assenza di PUAP e in corso di validità del POC stesso, al fine di rendere
possibile l’attuazione della variante proposta che ha per oggetto servizi pubblici e d’interesse
pubblico non realizzabili in altro luogo e la cui realizzazione è urgente per garantire servizi
efficienti e sicuri.
Non riscontrando inoltre problematiche riguardo ai Siti di Interesse Comunitario si ritiene che sia
necessario lo sviluppo di un polo funzionale e di accoglienza allo scalo turistico di Porto Corsini,
che risulti sia di accoglienza ai visitatori, sia di filtro alle aree naturalistiche adiacenti.
Verranno di seguite descritte alcune misure di inserimento paesaggistico, mitigazione e
compensazione che potranno essere prese in considerazione nello sviluppo della variante stessa.
6.1 MISURE DI INSERIMENTO PAESAGGISTICO
L’area oggetto di variante sarà potenzialmente oggetto di interventi e quindi risulta necessario
prevedere opere di mitigazione e/o compensazione che riducano e/o minimizzino le eventuali
attività.
Lo sviluppo di un disegno che dia carattere al sito analizzato potrebbe portare un valore aggiunto
all’area stessa andandone a potenziare la valenza naturalistica e creando dei nuovi corridoi
ecologici.
6.2 MISURE DI MITIGAZIONE
Si indirizza la costituzione di una fascia di rinaturalizzazione e quinta paesaggistica sul lato ovest
dell’intervento e in continuità con gli habitat naturali analizzati, quali sistema paesaggistico di
inquadramento allo scalo turistico di Porto Corsini.
In questo modo si verrebbe a creare un vero e proprio spazio di filtro a supporto delle aree
protette garantendo un sistema di continuità e permeabilità tra le due zone.
86
Fra le altre misure di mitigazione è opportuno indicare la necessità di predisporre il calendario di
potenziali lavori in modo da svolgere le attività durante periodi di quiescenza e/o minore attività
della fauna.
La realizzazione delle zone a verde, dove prevista, deve comunque dare continuità agli habitat
tutelati, utilizzando specie arbustive e arboree autoctone locali selezionate tra quelle previste dal
Piano del Parco del Delta del Po ed escludendo quindi tassativamente specie ampiamente
utilizzate, ma invasive, di origine alloctona quali Robinia (Robinia pseudoacacia), Ailanto (Ailanthus
altissima), Acero americano (Acer negundo) ed altre considerate specie indesiderate perché
altamente infestanti.
6.3 MISURE DI COMPENSAZIONE
A compensazione degli indirizzi di variante proposti per l’area non vengono indicati interventi
rilevanti in quanto l’area è localizzata su un sito già totalmente antropizzato e non risulta in
adiacenza stretta con il sistema degli habitat natura 2000.
Si consiglia che la viabilità in entrata e uscita venga adeguata sul lato sud dell’ambito, mentre in
adiacenza al sito SIC IT4070005 “Pineta di Casalborsetti, Pineta Staggioni, Duna di Porto Corsini”
venga realizzata una fascia boscata (opere di rinaturalizzazione non accessibili al pubblico) che si
ponga in continuità con il sito stesso e formi un’area cuscinetto tra l’ambito da urbanizzare e le
aree naturali. Gli interventi a verde contribuiranno a rendere più gradevole possibile l’approccio
dei crocieristi sia dal punto di vista funzionale che percettivo, favoriranno inoltre la qualificazione
della continuità paesaggistica con le aree di pregio naturalistico limitrofe e con l’abitato di Porto
Corsini , rendendo sostenibile le relazioni fra queste aree e il terminal stesso
La fascia boscata dovrà riproporre le associazioni vegetali tipiche degli habitat 9540 “Pinete
costiere di Pinus pinea e Pinus pinaster” e 91F0 ”Boschi misti dei grandi fiumi di pianura” che, nel
SIC IT4070005, si trovano spesso sovrapposti.
Il principio di sviluppo è quello di costituire una fascia boscata caratterizzata dalla presenza, non
solo di pino domestico e pino marittimo, ma anche e soprattutto di formazioni a latifoglie (Leccete
e Querco ‐ ulmeti) che rappresentano la forma tipica di naturalizzazione delle pinete litoranee.
87
BIBLIOGRAFIA
Legge Regionale n. 20/2000 – “Disciplina Generale sulla Tutela e l’Uso del Territorio”;
Piano Stralcio del Rischio Idrogeologico dell’Autorità dei Bacini Regionali Romagnoli;
Piano Territoriale Paesistico Regionale – Regione Emilia Romagna;
http://territorio.regione.emilia-romagna.it/
Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale – Provincia di Ravenna
Piano Strutturale Comunale, Regolamento Urbanistico Edilizio, Piano Operativo Comunale –
Comune di Ravenna;
Relazioni specialistiche analisi dello stato di fatto:
Valutazione ambientale strategica e rapporto ambientale, “Piano Regolatore Portuale 2007
del Porto di Ravenna”, Febbraio 2009, progettisti: raggruppamento temporaneo MODIMAR
S.r.l. e SEACON s.r.l.
Relazione Paesaggistica, “Progetto generale delle opere di approfondimento dei fondali
previsti nel piano regolatore Portuale 2007 del Porto di Ravenna”, Maggio 2010, progettisti:
raggruppamento temporaneo MODIMAR S.r.l. e SEACON s.r.l.
Valutazione ambientale strategica, “P.U.E.P per l’avamporto di Porto Corsini”, Gennaio 2009,