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OSSERVATORIO “CREDITO ALLE IMPRESE ARTIGIANE” EDIZIONE 2004
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OSSERVATORIO “CREDITO ALLE IMPRESE …...credito e di previsione dei futuri scenari economici dell’artigianato. L’approvazione definitiva dei nuovi accordi interbancari, più

Aug 25, 2020

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OSSERVATORIO “CREDITO ALLE IMPRESE ARTIGIANE”

EDIZIONE 2004

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L’Osservatorio è stato realizzato con il contributo di Regione Lombardia e Unioncamere Lombardia a valere sulla Convenzione Artigianato

Coordinamento scientifico Prof. Claudio Cacciamani, Università di Parma, SDA “Luigi Bocconi” di Milano

Ricerca e realizzazione tecnica a cura di Artigiancredit Lombardia

Impaginazione e stampa Moderna srl - Gallarate (Va)Finito di stampare nel mese di dicembre 2004

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PRESENTAZIONE DEGLI ENTI PROMOTORI

L’osservatorio, promosso e finanziato da Regione e Unioncamere Lombardia è giunto ormai alla sesta edizione e si conferma strumento essenziale per approfondire la conoscenza della problematica del cre-dito all’ impresa artigiana e per fornire informazioni utili ed indispensabili per meglio comprendere le necessità ed i problemi del comparto.

Avere un quadro preciso e documentato sui fenomeni in essere e poter ragionare in base ad una chiave interpretativa corretta e meditata, resta, per chi, come Regione ed Unioncamere, deve definire poli-tiche attive d’intervento a favore delle imprese, una necessità assolutamente prioritaria, tanto più in momenti come l’attuale dove la scarsità delle risorse a disposizione ne impone un utilizzo mirato ed efficace.

Osserviamo con preoccupazione il permanere di uno stato di difficoltà del comparto artigiano, di alcuni settori in particolare, e siamo perfettamente consapevoli delle preoccupazioni che i piccoli imprenditori artigiani vivono in questo momento. D’altro canto siamo anche convinti che la grande vitalità, creatività e la voglia di fare dei nostri imprenditori saprà vincere le sfide che abbiamo da-vanti.

Regione ed Unioncamere Lombardia sono impegnate a fare la loro parte (come peraltro crediamo sia stato dimostrato in questi anni); esse hanno compiti e responsabilità importanti nel sostenere gli sforzi che ogni giorno gli artigiani fanno per restare sul mercato.

Le politiche del credito sono parte essenziale degli interventi di sostegno alla competitività delle im-prese. Nel corso di questi anni si sono create sinergie importanti tra Regione, Unioncamere ed il siste-ma associativo ed in particolare con gli organismi storici di facilitazione dell’accesso al credito delle PMI quali sono i Consorzi Fidi, consentendo così di ottenere importanti risultati.

Ora, alla luce delle modifiche legislative nel frattempo intervenute e della sempre più prossima en-trata in vigore di Basilea 2, vogliamo seguire con attenzione e, per quanto di nostra competenza, accompagnare i processi di innovazione necessari in questi organismi.

Rivolgiamo, infine, un sincero ringraziamento a tutti coloro che hanno partecipato ai lavori dell’Os-servatorio e che hanno attivamente collaborato per la stesura di questo rapporto.

Giorgio Pozzi Francesco Bettoni Assessore Artigianato Regione Lombardia Presidente Unioncamere Lombardia

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IL PUNTO DI VISTA DELLE ASSOCIAZIONISin dalla prima edizione, l’Osservatorio sul Credito alle imprese artigiane si è dimostrato uno strumento fondamentale per l’analisi delle dinamiche finanziarie connesse alla domanda e all’offerta di credito alle imprese di minori dimensione a livello regionale, soddisfacendo un fabbisogno di conoscenza concreto rilevato dall’Ente regionale e dal Sistema camerale, in ciò soste-nuto dalle Federazioni regionali dell’Artigianato. Esso intende fornire utili indicazioni per lo sviluppo di interventi volti a facili-tare l’accesso al credito da parte del comparto, migliorare il rapporto banca/impresa e, considerando il peso e l’apporto fornito dall’Artigianato al sistema economico regionale, riequilibrare il rapporto fra peso del settore e la quota di risorse economiche e finanziarie ad esso destinate.

La rilevazione sistematica e l’analisi, di anno in anno più approfondita, permettono oggi, in un momento storico particolarmente complesso e incerto per il futuro del sistema produttivo, di avere a disposizione una serie storica di riferimento consistente e una base di dati utili per la previsione dei possibili scenari futuri e delle necessità sempre più complesse avanzate dal comparto artigiano.

Di fatto, lo scenario economico attuale impone una seria riflessione ai soggetti che, istituzionalmente e professionalmente, sono impegnati a supportare lo sviluppo del tessuto imprenditoriale e, in particolare, delle piccole imprese. Esso si configura per una stagnazione della domanda, per una competizione sempre più accentuata e per una quantità di risorse pubbliche a disposizione sempre minori. La somma di questi tre fattori non può che preoccupare un settore che per propria natura risente maggiormente delle crisi con-giunturali, essendo spesso l’anello più debole della catena produttiva e meno avvezzo alla competizione globale dei mercati, vuoi per le dimensioni aziendali e per la difficoltà di agire sulla leva dei costi, vuoi per il radicamento sul territorio tipico di tali tipo-logie di aziende. La sempre minore disponibilità di risorse e l’impossibilità per gli enti e le istituzioni di sviluppare ai vari livelli politiche per la competitività del comparto produttivo e di svolgere una funzione anticiclica rispetto all’andamento economico generale aggravano la situazione complessiva.Oltre a ciò, la costante riduzione negli stanziamenti a favore del sistema produttivo e le forti limitazioni alla spesa pubblica in generale che hanno caratterizzato le manovre finanziarie degli ultimi anni comportano l’impossibilità per gli enti ai diversi livelli territoriali di attuare politiche economiche significative e, nello stesso tempo, sviliscono la propensione delle imprese, anche in forza della stagnazione economica, ad attuare investimenti e programmare progetti di sviluppo aziendale.

È però proprio in momenti come quello attuale, segnato da grandi trasformazioni economiche e sociali, che le politiche finanzia-rie risultano il fattore differenziale atto a sostenere e vincere le sfide della competitività e dello sviluppo.

Riuscire ad accompagnare le imprese e promuovere un percorso di crescita, di innovazione, di aggregazione funzionale e opera-tiva, di valorizzazione delle specificità territoriali nell’ambito della competitività globale, è la sfida che devono cogliere, insieme, gli enti locali, il sistema bancario e quello associativo, sviluppando politiche sinergiche che vedano la complementarità delle azioni pubbliche e private, favorendo l’allocazione razionale ed efficiente delle risorse.Ciò comporta necessariamente una specializzazione dei soggetti che operano a supporto delle imprese, in generale, e, parti-colarmente, in ambito finanziario, la ripartizione dei ruoli e dei compiti, evitando la sovrapposizione di iniziative ed interventi non coordinati, che comportano necessariamente una moltiplicazione dei costi, senza che questo, peraltro, si traduca in una proporzionalità diretta nei risultati.

L’osservatorio è allora il punto di partenza per poter operare in questa logica di partnership tesa a enfatizzare il livello di co-noscenza non fine a se stessa, ma quale strumento di analisi e sede di confronto e valutazione delle dinamiche del mercato del credito e di previsione dei futuri scenari economici dell’artigianato.

L’approvazione definitiva dei nuovi accordi interbancari, più noti come “Basilea 2”, la recente e non ancora definitiva disciplina dei Consorzi e delle cooperative di garanzia collettiva fidi, le modifiche introdotte al diritto societario si pongono come elementi fondanti di un nuovo rapporto di collaborazione e di trasparenza fra il mondo imprenditoriale , il sistema bancario e quello privato della garanzia, finalizzato allo sviluppo ordinato e sostenibile del territorio, nel quale ogni soggetto è chiamato a fare la sua parte.

Tale parternship in Lombardia ha radici consolidate e ha permesso di sviluppare azioni concrete, anche e soprattutto grazie al contributo fondamentale delle Istituzioni regionali, quali l’emanazione di norme regionali ad hoc per il comparto artigiano, come la legge regionale 34/96 “Interventi regionali per agevolare l’accesso al credito alle imprese artigiane”, progetti speciali per il consolidamento del debito a breve nelle imprese, nonché il sostegno al sistema dei consorzi fidi. Questi vantano sul territorio

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lombardo tradizione, esperienza e capacità pluriennale, avendo saputo rispondere sino a ora alle diverse esigenze espresse dal comparto. Attualmente i confidi hanno in atto un percorso di riorganizzazione, anche in relazione alla recente normativa di settore.A partire, infatti, dalla positiva esperienza maturata con la costituzione del Consorzio regionale unitario Artigiancredit Lombardia, le Confederazioni Regionali Artigiane e le strutture di garanzia di loro emanazione hanno avviato, in collaborazione con Regione Lombardia e Unioncamere Lombardia, un’intensa attività di confronto e di analisi che ha portato, da un lato, all’implementazione del progetto “Credito e finanza: valutazione delle politiche a favore delle imprese artigiane e delle PMI lombarde” a tutt’oggi in corso e, dall’altro, a procedere sul lato “privato”, costituendo nel luglio di quest’anno il primo – in Italia – fondo interconsortile dell’artigianato (FIAL), ulteriore dimostrazione della capacità innovativa del sistema associativo e dei confidi e passo importante affinché i Confidi possano continuare a esercitare il ruolo essenziale di trait-d’union tra le banche e le piccole imprese, aumen-tando il loro peso consulenziale, in un quadro di rinnovamento del loro agire finanziario e organizzativo.

La rinnovata collaborazione fra i diversi soggetti che operano a supporto delle imprese in materia finanziaria deve essere, allora, il punto di partenza per concretizzare quel cambiamento necessario e più volte auspicato affinché il credito continui a essere uno degli strumenti per la conquista di quel vantaggio competitivo che permette alle imprese di vincere la sfida del mercato.

In questo quadro l’Osservatorio non può che confermarsi la base di partenza per questo arduo, ma si spera quanto mai proficuo, percorso.

Confartigianato Lombardia C.N.A Lombardia C.A.S.A Lombardia C.L.A.A.I Lombardia

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IL COMITATO TECNICO SCIENTIFICOComponente Ente di riferimento

Claudio Cacciamani Università degli studi di Parma e Sda Bocconi, Milano

Francesca Caravati Confartigianato Lombardia

Giuseppe Vivace C.N.A. Lombardia

Mario Bellocchio C.A.S.A. Lombardia

Giancarlo Santagostino C.L.A.A.I. Lombardia

Gabriella Faliva Regione Lombardia

Dario Pironi Regione Lombardia

Isidoro Galbusera Unioncamere Lombardia

Marina Taddeo Artigiancredit Lombardia

Barbara Pelligra Artigiancredit Lombardia

Hanno collaborato per la Regione Lombardia: Gianluca Loscalzo, Fabio De Nicolo

I SOGGETTI PROMOTORIL’Osservatorio sul credito alle imprese artigiane è promosso e finanziato da Unioncamere Lombardia e Regione Lombardia nel-l’ambito della Convenzione Artigianato.

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SOMMARIO

1. Premessa 9

2. Fatti e tendenze 10

3. Struttura, caratteristiche, peculiarità, criticità Artigianato Lombardo 12

4. Analisi di credito 16

5. Conclusioni tecniche 32

6. Note metodologiche e fonti 34

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1. PREMESSAL’Osservatorio sul credito alle imprese artigiane della Lombardia si propone di fornire annualmente informazioni strutturate sulla qualità e quantità di credito riferito alle imprese minori, ed in particolare alle imprese artigiane, della Lombardia.

Giunto ormai alla sua sesta edizione, l’Osservatorio è uno strumento consolidato che quest’anno si amplia ponendosi l’obiettivo di allargare lo scenario di riferimento, collocando l’analisi della Lombardia all’interno di una visione d’insieme dell’economia mondiale e italiana.

L’obiettivo è quindi quello di consolidare e arricchire il sistema di rilevazione che consenta la misurazione e l’elaborazione sta-tistica• dei flussi;

• delle condizioni;

• dei soggetti;relativi all’ottenimento di credito da parte delle imprese minori, in particolare artigiane, in Lombardia.

Con il lavoro presentato quest’anno si allunga ulteriormente la serie storica di riferimento. Si continua, quindi, ad approfondire l’analisi dell’offerta e della domanda di credito del comparto artigiano incrementando lo studio delle dinamiche finanziarie delle imprese artigiane.

La necessità di approfondire la conoscenza delle variabili che interagiscono nell’ambito di tale mercato e la convinzione che tale indagine possa essere assunta dai competenti organi politici locali, quale base per mirate azioni di politica economica per la pro-mozione del territorio e del tessuto produttivo locale, sono le motivazioni di base della volontà degli enti promotori, condivisa dalle Associazioni di Categoria, di arricchire ogni anno l’Osservatorio.

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2. FATTI E TENDENZEL’andamento delle microimprese artigiane della Lombardia per poter essere compreso deve essere collocato nell’ambito dello scenario macroeconomico complessivo regionale, nazionale e internazionale.

L’economia italiana e regionale, infatti, risentono in modo rilevante non solo dell’andamento economico mondiale, ma, in modo specifico, di quello dei paesi dell’area Euro; ne consegue che il ciclo italiano riflette gli sviluppi macroeconomici dell’area del-l’euro, seppur con maggiori oscillazioni.

ECONOMIA REALENel secondo trimestre del 2004 il PIL, sebbene di poco, ha registrato una crescita rispetto al 2003. In particolare, è stata rilevata una variazione positiva dello 0,3% su base congiunturale, ossia rispetto al trimestre precedente, e dell’1,1% su base tendenziale, ovvero nei confronti del secondo trimestre del 2003.Per quanto riguarda le prospettive economiche, tra il 2003 e il 2004 si prevede un moderato rafforzamento della crescita con-giunturale del PIL. L’indicatore anticipatore dell’economia italiana non mostra, tuttavia, ancora un andamento stabilmente cre-scente. Si prevedono, quindi, ancora incertezze relativamente al quadro economico nazionale e internazionale.I piani di investimento delle imprese dell’industria e dei servizi, rilevati nei primi mesi dell’anno dall’indagine annuale condotta dalle Filiali della Banca d’Italia, indicano un lieve aumento dell’accumulazione.I bilanci 2003 delle aziende italiane, secondo un’indagine condotta dall’ufficio studi di Mediobanca, sono ampiamente positivi per il settore terziario ed energetico. Si registrano, al contrario, saldi in perdita, ricavi stagnanti, export a picco e distruzione di valore per il settore manifatturiero.

INFLAZIONENel 2003 l’indice armonizzato dei prezzi al consumo è salito al 2,1 per cento nel complesso dell’area dell’euro, contro il 2,3 del 2002 .La decelerazione ha riflesso il calo dell’inflazione di fondo, al 2,0 per cento dal 2,5 del 2002, che ha più che compensato l’effetto del rialzo dei prezzi del petrolio. L’inflazione al consumo nei maggiori paesi dell’area ha registrato andamenti differenziati. In Italia e in Francia, ad esempio, i prezzi al consumo hanno leggermente accelerato, dal 2,6 al 2,8 e dall’1,9 al 2,2 per cento, rispet-tivamente; per contro, in Germania, si è registrato un rallentamento, dall’1,3 all’1,0 per cento. Il differenziale d’inflazione dell’Italia nei confronti dell’area è aumentato da 0,3 punti percentuali nel 2002 a 0,7 punti nel 2003. Nel corso del 2003, inoltre, nei maggiori paesi dell’area dell’euro, con l’eccezione dell’Italia, si è riscontrato un graduale ridi-mensionamento delle percezioni sull’andamento dei prezzi al consumo rilevate dai sondaggi qualitativi condotti presso i con-sumatori.

CONDIZIONI DI OFFERTA DEL CREDITOIn questo quadro dell’economia reale, le condizioni dell’offerta di credito bancario in Italia sono rimaste nel complesso distese nell’intero 2003. La crescita dei prestiti (6,7 per cento rispetto al 2002) è stata superiore a quella del reddito nominale e a quella media registrata nell’area dell’euro. La crescita del credito concesso dalle banche italiane nel 2003 ha riguardato soprattutto le famiglie e i comparti più dinamici, come quelli legati al mercato immobiliare. La domanda di credito delle imprese è stata alimentata dalla riduzione delle fonti interne di finanziamento, dovuta alla riduzione dei livelli di redditività, e dal basso livello dei tassi di interesse. Come nell’anno precedente, sono cresciuti più rapidamente i prestiti bancari erogati nel Mezzogiorno (7,9 per cento contro 6,0 per cento nel Centro Nord) e quelli erogati alle piccole imprese. Anche al Centro Nord l’espansione dei prestiti alle società non finanziarie ha comunque superato quella del 2002 in tutti i settori produttivi. All’espansione del credito hanno contribuito in misura superiore alla media le banche di minori dimensioni, notoriamente più dinamiche e vicine alle esigenze delle piccole e medie imprese. Questi intermediari hanno infatti continuato a registrare tassi di crescita dei prestiti alle imprese significativamente superiori a quelli degli altri intermediari.Alla fine del 2003 la componente dei prestiti con scadenza superiore a un anno, per la quale sono disponibili dati omogenei tra paesi, rappresentava in Italia il 55 per cento del credito alle imprese, a fronte del 75 per cento in Germania, del 73 in Francia e del 72 in Spagna. Il divario tra l’Italia e le altre grandi economie dell’area riguarda anche i prestiti con scadenza superiore ai cinque anni: la loro quota è pari in Italia al 32 per cento, contro valori che oscillano tra il 46 per cento in Spagna e il 64 per cento in Germania.

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Nel corso del 2004, tuttavia, la crescita dei prestiti bancari ha subito una prima contrazione.Nella prima parte dell’anno si è infatti assistito a una maggiore prudenza nell’erogazione del credito da parte delle banche, anche per la percezione di un aumento della rischiosità delle imprese. Ciò si è riflesso in un calo della dinamica dei prestiti. In particolare, il rallentamento dei prestiti alle società non finanziarie si è registrato in misura maggiore al Centro Nord. Il cre-dito alle imprese ha, inoltre, rallentato nei confronti di aziende di grande dimensione e della clientela più rischiosa. Potrebbe avervi contribuito una maggiore cautela nell’erogazione del credito in seguito al dissesto, nel dicembre del 2003, del gruppo Parmalat.Hanno, invece, continuato a espandersi a ritmi sostenuti i prestiti alle famiglie, in particolare quelli destinati a finanziare l’acqui-sto di abitazioni. In rapporto al PIL il credito alle famiglie rimane comunque basso nel confronto internazionale.I tassi bancari, in termini nominali, si collocano ancora attorno ai valori minimi degli ultimi cinquant’anni.

PREVISIONIIl quadro congiunturale è caratterizzato da un’accelerazione dei ritmi produttivi, riflessi anche nei più recenti indicatori qualita-tivi dell’attività delle imprese. Con una dinamica meno incerta dell’attività, gli investimenti tornerebbero quindi ad aumentare, seppure a tassi contenuti, dopo circa tre anni di recessione. Anche l’occupazione potrebbe riprendere a espandersi, con effetti positivi sulla fiducia delle famiglie e sui consumi.Non vengono comunque nascosti i rischi per la stabilità dei prezzi. In particolare, la Bce stima un livello d’inflazione tra il 2,1% e il 2,3% quest’anno e tra l’1,3 e il 2,3% nel 2005. Nel corso del 2003, il tasso medio applicato sui prestiti a breve termine alle imprese è diminuito in Italia di 0,8 punti percentuali, raggiungendo la soglia del 5,0 per cento.Analogo andamento si è verificato nell’area dell’Euro, dove il tasso medio nel dicembre 2003 ha raggiunto il 4,5 per cento, dal 5,2 per cento di inizio anno. Le condizioni del credito risultano mediamente più vantaggiose per i prestiti di minore ammontare. Il tasso sulle nuove eroga-zioni di ammontare inferiore a un milione di euro è infatti diminuito sia in Italia sia nell’area dell’euro, raggiungendo alla fine del 2003 il 4,1 per cento. La riduzione dei tassi in Italia, proseguita nel corso del 2003, si è tuttavia arrestata in dicembre. In gennaio, i tassi d’interesse bancari a breve termine sono leggermente aumentati.Nelle aspettative degli operatori il ritorno dei tassi di interesse, nominali e reali, verso livelli più in linea con i valori medi del passato sarebbe estremamente graduale e non inizierebbe prima della fine del 2004. Ciò potrebbe svantaggiare soprattutto le imprese di minori dimensioni. A differenza della Federal Reserve, la Banca Centrale Europea viene ancora esortata ad abbassare i tassi di interesse. Non sembra comunque che tale scelta verrà adottata. La riduzione dei tassi farebbe, infatti, da stimolo all’economia solo se accompagnata da un ritorno della fiducia. Esso, tuttavia, sembra al momento lontano, causa i timori da terrorismo e la confusione politica presente in diversi paesi europei.

Nel contesto mondiale ed in particolare europeo appena delineato si colloca l’Italia e quindi la Regione Lombardia.Questa, che è complessivamente la Regione più ricca d’Italia, al primo posto come reddito pro – capite – uno dei più alti d’Eu-ropa –, contribuisce al PIL comunitario per il 3,7% con una popolazione pari al 2,6%.Inoltre, con circa 780.000 imprese e più di 4 milioni di lavoratori, la Lombardia produce oltre il 20% del PIL e rappresenta il 30% della produzione industriale italiana.

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3. STRUTTURA, CARATTERISTICHE, PECULIARITÀ, CRITICITÀ ARTIGIANATO LOMBARDOA livello nazionale alla fine del 2003, le imprese artigiane registrate presso le Camere di Commercio sono 1.444.569, ovvero circa l’1% in più rispetto all’anno precedente. Il dato reso noto da Unioncamere sulla base di Movimprese, la rilevazione trimestrale sul movimento demografico delle imprese artigiane condotta da InfoCamere (società consortile di informatica delle Camere di Commercio), è effetto del saldo tra 113.567 iscrizioni e 98.177 cessazioni avvenute nel corso del 2003.

Serie storica della nati-mortalità delle imprese artigiane negli ultimi quattro anni

ANNIRegistrate al 31.12

Iscritte CessateSaldo

annualeTasso di crescita

2000 1.395.478,00 114.173,00 99.742,00 14.431,00 1,03%

2001 1.410.552,00 117.862,00 102.788,00 15.074,00 1,07%

2002 1.429.180,00 119.660,00 101.237,00 18.423,00 1,29%

2003 1.444.569,00 113.567,00 98.177,00 15.390,00 1,06%

Per l’economia lombarda, in particolare, l’artigianato, costituito prevalentemente da microimprese, rappresenta una colonna portante. Infatti le microimprese – ovvero imprese che hanno al massimo 10 dipendenti – sono in Lombardia 733.143, rappresentando il 94% della struttura produttiva regionale, a sua volta composta da 780 mila imprese.Nelle microimprese lavorano circa 1.400.000 addetti, pari al 37,5% dell’occupazione lombarda e solo il 30,7% degli addetti è dipendente dell’impresa in cui operano.Dal punto di vista occupazionale le microimprese lombarde costituiscono dunque una realtà importante, anche se il loro peso in Lombardia risulta inferiore a quello medio nazionale, pari al 48,6%. Le microimprese lombarde presentano una dimensione media di 1,9 addetti, e 0,6 dipendenti per impresa.L’importanza dell’artigianato lombardo è chiaramente comprensibile se si considera che esso rappresenta:• il 18 % del totale nazionale delle imprese artigiane;

• il 20 % del totale nazionale degli addetti artigiani;

• il 22,5 % del valore aggiunto nazionale del comparto;

• il 29% delle imprese lombarde;

• il 17,2% degli addetti lombardi;

• l’11,3% del valore aggiunto regionale;

• 29 imprese artigiane ogni 1000 abitanti (in Lombardia).La vitalità del comparto in regione Lombardia è testimoniata dalla tendenza alla crescita del numero di imprese iscritte agli Albi Artigiani, che passano da circa 249.000 nel 1998 a oltre 261.000 nel 2003 (+ 4,8%).Il saldo positivo deriva dalla forte natalità delle imprese, superiore a un tasso di mortalità che si mantiene comunque piuttosto elevato. L’elevato ricambio delle imprese artigiane, che si registra del resto anche a livello nazionale, se, da un lato, è indice del permanere di una elevata propensione imprenditoriale, favorita anche dalle basse barriere all’entrata, dall’altro, segnala la diffi-coltà di consolidamento aziendale, in particolare nella fase di avviamento: vari studi hanno infatti mostrato che gran parte delle cessazioni di attività avviene nei primi 3 anni di vita delle imprese. Un’altra causa di cessazione di attività risiede nelle difficoltà sovente incontrate in fase di successione imprenditoriale, quando i figli non intendano proseguire l’attività, poiché la natura stessa dell’impresa artigiana rende difficile la cessione a terzi.Va però evidenziato come la crescita degli ultimi anni sia totalmente da attribuire al settore delle costruzioni, passato in soli due anni da 80.000 aziende (32,2% del totale artigianato) a 92.000 (35,5%). Nello stesso periodo l’insieme del manifatturiero perde circa 1.500 aziende, scendendo dal 33% del totale al 31,2%. Soffre anche il settore delle riparazioni, mentre si mantengono su valori sostanzialmente costanti gli altri principali comparti (trasporti, servizi di pulizia, servizi alla persona).Inoltre, negli ultimi anni, la crescita numerica delle imprese artigiane lombarde è inferiore a quella del complesso delle imprese

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e trova un riscontro negativo sotto il profilo della dinamica del valore aggiunto, la cui quota rispetto al totale regionale tende a decrescere, sia pur lentamente.Lo sviluppo anche qualitativo della produzione, che emerge da vari studi condotti negli ultimi anni, non appare quindi comple-tamente adeguato a fronteggiare le forti pressioni concorrenziali provenienti in particolare dai paesi ad elevati tassi di crescita e a basso costo del lavoro, che stanno guadagnando quote sui mercati internazionali.L’artigianato lombardo, in particolare quello manifatturiero, maggiormente esposto alla concorrenza internazionale, necessita di un ulteriore continuo rafforzamento della competitività, sempre più fondata sulle capacità di progettazione, di gestione della tecnologia, di marketing e commercializzazione, ma che in definitiva richiede un più favorevole rapporto qualità/prezzo dei pro-dotti/servizi. Anche se non è trascurabile il peso delle esportazioni dirette, il comparto è prevalentemente orientato ai mercati locali, contribuendo soprattutto indirettamente alle esportazioni delle filiere produttive di cui è parte, e assicurando servizi sia alle imprese che alle persone. In ultima analisi, quindi, le sue possibilità di sviluppo sono fortemente dipendenti dalla competi-tività dell’insieme del sistema economico nazionale e dalla crescita del reddito delle famiglie.Le imprese artigiane lombarde – in sostanziale analogia a quanto avviene su scala nazionale – si distribuiscono in misura abba-stanza equilibrata tra i 3 macrosettori:• manifatturiero (31,4%),

• costruzioni (35,5%),

• servizi (31,9%),con un residuo nei settori agricoli e estrattivo (1,2%). In termini di addetti il quadro è però nettamente differente, per la maggiore dimensione media delle imprese manifatturiere (4,1 addetti) rispetto a costruzioni e servizi (entrambi 2,1 addetti): il macrosettore manifatturiero concentra così quasi la metà degli addetti totali e del valore aggiunto.Come indica il dato della dimensione media aziendale (2,7 addetti per il totale del comparto), i dipendenti non superano di molto il numero degli imprenditori, compresi soci e coadiuvanti, con naturalmente una maggiore incidenza nelle attività mani-fatturiere. Nel mercato del lavoro, le imprese artigiane assumono una importanza particolare sotto il profilo della formazione di nuove forze lavoro e segnatamente di operai qualificati, per il noto fenomeno del flusso in uscita verso imprese di maggiori dimensioni.Per quanto concerne la distribuzione territoriale, le imprese artigiane sono diffuse su tutto il territorio lombardo. In termini assoluti emergono naturalmente le province con maggiore popolazione, cioè Milano, Brescia e Bergamo. Più interessanti sono i termini relativi, rapportati alla popolazione presente: in questo caso Milano risulta all’ultimo posto sia in termini di imprese che di addetti (e presenta anche la minore dimensione media delle imprese, anche perché più concentrate nei servizi), mentre si conferma il ruolo di Brescia e Bergamo e si collocano sostanzialmente al loro livello Como e Mantova. I dati relativi alla dinamica territoriale degli ultimi anni sono in parte contraddittori, convergendo comunque nell’indicare la maggiore crescita del numero di imprese artigiane di Mantova e la relativa stagnazione di quelle di Bergamo. Il quadro complessivo della distribuzione provin-ciale delle imprese artigiane, comunque, non varia se non marginalmente negli ultimi anni.Sotto l’aspetto della congiuntura produttiva l’artigianato risulta in flessione in tutte le province, anche se con differenze non marginali. I risultati peggiori lungo tutto il biennio 2002/2003 si riscontrano a Milano e Varese (quasi sempre oltre il –4%), alle quali si aggiungono nel 2003 Pavia, Cremona e Mantova. Nella media negativa si mantengono tendenzialmente Como, Sondrio e Brescia. Risultati migliori della media, a partire dal IV trimestre 2002, ottengono invece Bergamo e Lodi.Vista l’elevata specializzazione e la vocazione industriale dell’artigianato lombardo non stupisce osservare la notevole presenza del comparto nelle aree regionali ad elevata industrializzazione quali i distretti industriali attualmente definiti dalla Regione Lombardia. Nei 16 distretti industriali lombardi con specializzazione produttiva afferenti ai seguenti settori:• Produzione e lavorazione metalli (3)

• Tessile – serico – calza – abbigliamento – accessori per l’abbigliamento (9)

• Mobili e legno (2)

• Gomma e plastica (1)

• Apparecchi elettrici, elettronici e medicali (1)sono attive circa 67.000 imprese artigiane con 189.000 addetti, pari rispettivamente al 42% e al 24% del totale dei distretti. Molte imprese artigiane distrettuali, inserite in network di imprese quali subfornitori specializzati, e quindi in stretto rapporto di colla-borazione con imprese ad elevato profilo professionale, risultano particolarmente dinamiche sotto l’aspetto tecnologico e della qualità dei servizi e contribuiscono in misura decisiva alla competitività complessiva del distretto.

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In particolare, il settore delle costruzioni è dominato dalla dimensione artigiana (quasi 60% degli addetti totali), che va fortemen-te estendendosi per la crescente frammentazione settoriale.A questo proposito, vale la pena di sottolineare che questo processo non riflette solo il fenomeno di “messa in proprio” di lavo-

Distretto 1 Valle dell’Arno Produz. e lavorazione Metalli

Distretto 2 Lecchese Produz. e lavorazione Metalli

Distretto 3 Valli Bresciane Produz. e lavorazione Metalli

Distretto 4 Serico Comasco Tessile Serico

Distretto 5 Valseriana Tessile Serico

Distretto 6 Castelgoffredo Tessile - Calze

Distretto 7 Bassa Bresciana Cuoio calzature

Distretto 8 Sebino Gomma e Plastica

Distretto 9 Est Milanese Apparecchiature elettriche, elettroniche e medicali

Distretto 10 Brianza Mobile e Arredo

Distretto 11 Bergamasca, Valcavallina, Oglio Accessori per abbigliamento, mobili e accessori

Distretto 12 Lecchese Tessile Tessile

Distretto 13 Bassa Bresciana Confezioni abbigliamento

Distretto 14 Gallaratese Confezioni abbigliamento

Distretto 15 Vigevanese Meccano - Calzaturiero

Distretto 16 Casalasco - Viadanese Legno

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ratori dipendenti sollecitata da imprese che restano esclusivi committenti, e quindi in taluni casi di impropria imprenditorialità e effettiva dipendenza esterna, dato che l’edilizia è uno dei pochi settori in cui tende a crescere anche l’occupazione dipendente.Nella fase di congiuntura sfavorevole attraversata negli ultimi anni – mentre l’attività edilizia è stata sostenuta dalle leggi a favore della ristrutturazione degli immobili, ma anche dalla ripresa delle nuove costruzioni - è il macrosettore manifatturiero quello che è stato maggiormente colpito. Secondo le rilevazioni congiunturali di Unioncamere Lombardia - Regione Lombardia, i settori più penalizzati risultano quelli della filiera della moda (tessili, abbigliamento, pelli e cuoio), in cui la variazione tenden-ziale trimestrale della produzione è calata progressivamente da circa il - 4%, -5 % durante il 2002 al - 6%, -9 % durante il 2003, valori nettamente superiori alle medie settoriali che comprendono tutte le imprese industriali. Tutti gli altri settori, comunque, mostrano un andamento negativo della produzione, più contenuto nel legno e mobili, nei minerali non metallici, nella carta e editoriali, nella gomma e plastica. Una menzione particolare merita il settore alimentare, che nel 2002 e fino al I trimestre 2003 aveva sostanzialmente mantenuto i livelli produttivi, ma che si è riallineato al trend negativo generale del comparto artigiano negli ultimi due trimestri.L’andamento della produzione nell’importante settore meccanico, infine, si è mantenuto sostanzialmente intorno alla media negativa del totale manifatturiero. Sotto il profilo delle dimensioni aziendali, questo andamento generale appare colpire mag-giormente le microimprese (2-3 addetti), ma riguarda anche le maggiori (10 e più addetti) e le intermedie (6-9 addetti): nel com-plesso le imprese artigiane hanno conseguito risultati produttivi sempre inferiori a quello delle imprese industriali, praticamente in tutti i settori.

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4. ANALISI DEL CREDITOI grandi cambiamenti del quadro normativo, l’evoluzione e le prospettive del rapporto banche-piccole e medie imprese a seguito degli accordi di Basilea 2, la riforma del diritto societario e le novità che si preannunciano nelle politiche di incentivi alle imprese suscitano molta attenzione per gli effetti che possono riflettersi anche, se non in modo particolare, nell’area dei finanziamenti alle imprese.

A questi fenomeni si aggiunga che, ormai da qualche anno, completata la privatizzazione, si assiste a una sempre maggiore con-centrazione del sistema bancario, in modo crescente attento al ROE come fattore guida per la banca e per gli azionisti. Ciò porta a un’attenta riduzione dei costi e all’inevitabile introduzione di sistemi automatici di valutazione del credito e di segmentazione del mercato, oltre all’allontanamento dei centri decisionali dal territorio, mutando radicalmente il vecchio rapporto banca impresa.L’adozione da parte delle banche dell’accordo di Basilea 2, per quanto mitigato nelle ultime versioni per le piccole imprese, renderà più rigido il rapporto banca impresa, in quanto introduce un forte legame tra rischio, costo del denaro e quantità di credito. Altra implicazione, con effetti ancora incerti, è l’adozione di metodologie di rating, standard o interni, applicate a piccole imprese, poco trasparenti e molto spesso in condizioni di multi affidamento.

A fine 2003 è inoltre stata emanata la nuova disciplina sui confidi – L. 326/2003 – che introduce una prima disciplina organica dell’attività di garanzia collettiva fidi.I Confidi, da sempre attori importanti nell’agevolare il processo di ottenimento di credito da parte delle imprese, sono oggi chiamati, anche alla luce di queste novità, ad adeguarsi, oltre che alla nuove normative di legge, anche al mutato contesto sopra richiamato. Si profila infatti un profondo e radicale mutamento che porterà a una trasformazione dei requisiti oggettivi della garanzia rilasciata (garanzia a prima richiesta, incondizionata ecc.) e soggettivi (i Confidi dovranno avere un rating superiore ai soggetti che si andranno a garantire).Il Confidi in futuro consoliderà sempre più il proprio ruolo, fonte per la banca di informazioni soprattutto di tipo qualitativo, in grado di interagire nel processo di definizione dei rating interni delle piccole imprese essendo i Confidi in grado di effettuare una valutazione preliminare del merito creditizio dei propri associati, che coadiuva e snellisce quella successiva e insostituibile della banca.Si conferma dunque per queste strutture, anche nella nuova veste, il ruolo fondamentale di:• facilitatori dell’accesso al credito alle imprese,

• garanti delle imprese associate, nelle varie forme previste dalla legge,

• certificatori delle informazioni e quindi delle imprese verso le banche

• fornitori alle banche di preistruttorie concordate,accanto alla sempre maggiore necessità di consolidare la funzione di “consulenti finanziari per le imprese”.

4.1. I FINANZIAMENTI BANCARI ALLE IMPRESE IN ITALIA

4.1.1. I finanziamenti bancari alle imprese in Italia per classi di grandezza di fidoEsaminando la ripartizione dei finanziamenti alle società non finanziarie e alle famiglie produttrici in base alla dimensione degli stessi (per la definizione della dimensione dei finanziamenti cfr. il Grafico I), si osserva che, al dicembre 2003, il 12,6% degli impieghi è costituito da micro finanziamenti, il 5,4% da piccoli finanziamenti, il 27,9% da finanziamenti di media grandezza ed il restante 54,1% da finanziamenti di grande dimensione.

In dettaglio, la quota sul totale degli impieghi fino a 250.000 euro (considerando anche i crediti non censiti dalla Centrale dei Rischi fino a 75.000 euro, attribuiti ai micro finanziamenti) alla fine del 2003 risulta pari a 12,6%, percentuale che raggiunge quasi il 20% con riguardo agli impieghi fino 500.000 euro (micro e piccoli finanziamenti) e quasi il 50% qualora si considerino i finanziamenti fino a 5.000.000 euro (micro, piccoli e medi finanziamenti).

4.1.2. I finanziamenti bancari alle imprese in Italia per branca produttivaLa ripartizione dei finanziamenti bancari in base alla branca produttiva a cui sono destinati indica mostra la predominanza dell’in-dustria e dei servizi industriali (44,6%), seguita dal commercio e dall’alberghiero (19,7%), dall’edilizia (11,6%), dall’artigianato (7,5%) e dall’agricoltura (4,1%). (cfr. il Grafico II)

4.1.3. I finanziamenti bancari di micro, piccole e medie dimensione in Italia per branca produttivaCon un ulteriore dettaglio emerge come la quota di finanziamenti di micro, piccole e medie dimensione si ripartisca tra i diversi

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comparti produttivi. Si rileva, a tal fine, che l’industria e i servizi industriali, con il 34,8%, assorbono la principale quota della tipo-logia di finanziamenti in esame, seguita dal commercio e dall’alberghiero (26,4%), dall’edilizia (15,9%), dall’artigianato (15,8%) e dall’agricoltura (7,1%). (cfr. il Grafico III)

Grafico I Ripartizione dei finanziamenti * in base alla dimensione

* L’aggregato di riferimento è la proxy dei finanziamenti per cassa in base alla classificazione per comparti di attività economica. Nei micro finanziamenti sono ricompresi quelli con utilizzo inferiore ai 250 mila euro, nei piccoli finanziamenti quelli con utilizzato compreso tra 250 mila e 500 mila euro, nei medi finanziamenti quelli con utilizzato compreso tra 500 mila e 5 milioni di euro, nei grandi finanziamenti quelli con utilizzato superiore a 5 milioni di euro.

Fonte: Dati “Osservatorio permanente sui rapporti Banche – Imprese”

■ Micro■ Piccoli■ Medi■ Grandi

Grafico II Ripartizione dei finanziamenti bancari per branca produttiva * Dati relativi a dicembre 2003

* L’aggregato di riferimento è la proxy dei finanziamenti per cassa.

Fonte: Elaborazioni ABI su dati Segnalazioni di Vigilanza.

■ Industria e servizi industriali■ Commercio ed alberghiero■ Edilizia■ Artigianato■ Agricoltura■ Altro

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4.2. LA SITUAZIONE DEL CREDITO IN LOMBARDIA E ITALIAA livello del credito erogato alle imprese artigiane nel periodo considerato (cfr. la Tabella 1 a pag. 38), in media la Lombardia costituisce, da sola, più del 25% del totale del credito concesso alle imprese artigiane italiane e più del 24% di quello utilizzato, manifestando, però, una costante riduzione. Tali valori, infatti, sono diminuiti circa dell’1,5%.

Sottolineata la rilevanza del fenomeno, occorre, anche per il 2003, verificarne le caratteristiche. In primo luogo, va posto in luce come in Lombardia si assista a un minore grado di utilizzo del credito rispetto alle altre regioni italiane (cfr. il Grafico IV). In particolare, tale rapporto, che si dimostrava in lieve diminuzione fino al 2001, passando dal 70,14% del 1997 al 68,38% del 2001, nel 2002 ha ripreso lievemente ad aumentare, passando al 68,78% e al 69,69% del 2003.Secondariamente, (cfr. la Tabella 2 a pag. 39), all’interno della regione Lombardia il fenomeno del credito alle imprese arti-giane si conferma estremamente variegato, o, meglio, essenzialmente concentrato. In particolare, le province di Milano, Bergamo e Brescia continuano a rappresentare poco meno del 60% del totale dei fondi erogati alle imprese artigiane lombarde. Le altre province presentano anche nel 2003 importi notevolmente inferiori alle precedenti e mai superiori, singolarmente, al 10%. Da sottolineare, inoltre, come le province di Bergamo e di Brescia non siano più quelle con il più basso livello di credito utilizzato rispetto a quello concesso, ma come tra queste si siano inserite e consolidate anche le province di Lecco e Como.

4.2.1 Tipologia del credito: analisi di durata, tassi e sofferenzePassando alle condizioni di tasso, cioè all’onerosità dei crediti ottenuti dalle imprese artigiane lombarde, vengono distinte, in linea con le rilevazioni della Banca d’Italia, quattro tipologie di impieghi:• rischi autoliquidanti;

• rischi a scadenza nel breve termine;

• rischi a scadenza nel lungo termine;

• rischi salvo revoca nel breve termine.

Per quanto concerne la prima tipologia di forme tecniche, quelle autoliquidanti nel breve termine (cioè per esempio lo sconto di

Grafico III Ripartizione dei finanziamenti di media, piccola e micro dimensione * Dati relativi a dicembre 2003

* L’aggregato di riferimento è la proxy dei finanziamenti per cassa in base alla classificazione per comparti produttivi. Nei micro, piccoli e medi finanziamenti sono ricompresi quelli con utilizzato inferiore ai 5 milioni di euro. Per i finanziamenti alle imprese artigiane si è seguita la seguente classificazione: i finanziamenti alle famiglio produttrici e alle quasi società fino a 5 addetti sono stati considerati micro finanziamenti, quelli alle quasi società con più di 20 addetti sono stati considerati piccoli finanziamenti.

Fonte: Elaborazioni ABI su dati Segnalazioni di Vigilanza e Base Informativa Pubblica: Centrale dei Rischi.

■ Industria e servizi industriali■ Commercio ed alberghiero■ Edilizia■ Artigianato■ Agricoltura

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fatture, l’anticipo su ricevuta bancaria, ecc.), il relativo tasso d’interesse è più alto di quello del resto dell’Italia, pur avendo subito entrambi una forte riduzione, 0,63% per l’Italia e 0,45% per la Lombardia (cfr. la Tabella 3 a pag. 40).

I rischi a scadenza nel breve termine (come per esempio l’anticipo su merci, il credito all’esportazione, ecc.) denotano un tasso d’interesse sempre inferiore al resto dell’Italia per tutto il periodo 1997-2003, con una differenza a favore delle imprese lombarde che si è assestata intorno allo 0,6%: su tale forma tecnica, infatti, il tasso in Lombardia è del 4,93% contro il 5,54% nazionale.

Per i rischi a scadenza nel lungo termine (mutui e prestiti a lunga scadenza) l’analisi mostra un livello di tasso di interesse per le imprese artigiane inferiore, seppure di poco, a quello italiano. A livello nazionale, il tasso sulle operazioni a medio termine per la generalità delle imprese in Lombardia nel 2003 è pari al 4,49% contro il 4,57% nazionale.

Una situazione dissimile si presenta per quanto concerne i rischi a revoca nel breve termine (per esempio le aperture di credito in conto corrente). In questo caso le imprese lombarde scontano un tasso sempre superiore, seppure sempre in misura inferiore allo 0,50%, rispetto alla generalità delle imprese artigiane italiane fino al 1999. Da quell’anno il divario torna a favore della Lom-bardia, seppure in misura sempre inferiore allo 0,20%: 11,09% regionale contro 11,15% nazionale nel 2003.

La diversità dell’onere dei finanziamenti trova spiegazione, oltre che nella diversa forza contrattuale delle imprese lombarde e nel grado di competizione del sistema creditizio locale, anche nel livello di rischio delle imprese lombarde rispetto a quello delle altre regioni italiane.

Infatti, il trend delle sofferenze rispetto ai crediti, sia utilizzati sia erogati, si mostra in costante diminuzione nel periodo indagato. Va comunque sottolineato come la Lombardia mostri un livello di insolvenze tra i migliori in Italia, anche se in altre regioni, quali il Trentino, il Veneto, il Friuli Venezia Giulia e l’Emilia Romagna, la qualità dei crediti alle imprese artigiane appare senza dubbio superiore (cfr. le Tabelle 4 e 5 alle pagg. 41 - 43). Nella regione lombarda, in particolare, per le imprese artigiane si passa dal 6,93% di sofferenze sul credito concesso nel 1997, al 6,32% nel 1998, al 5,89% nel 1999, al 5,62% nel 2000, al 4,85% nel 2001, al 4,79% nel 2002 e al 4,81% nel 2003.La percentuale di riduzione delle insolvenze in Lombardia continua senza dubbio a non essere tra le più alte del Paese, anche se il più forte trend di diminuzione delle insolvenze sembra appannaggio delle regioni con una più scadente qualità del credito. In

Grafico IV Rapporto Credito Utilizzato / Credito Concesso – Confronto Italia - Lombardia

Fonte: Elaborazione Artigiancredit Lombardia su dati Banca d’Italia

■ Italia■ Lombardia

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ogni caso, la situazione della qualità iniziale del credito in Lombardia si mostra notevolmente migliore rispetto a quella media italiana con riferimento sia ai crediti erogati sia a quelli concessi (cfr. il Grafico V).La situazione appena descritta, peraltro, ancora una volta, continua a essere estremamente differenziata all’interno della regione in relazione alle province di riferimento (cfr. le Tabelle 6 e 7 alle pagg. 44 - 45).

Passando alla scadenza dei crediti erogati alle imprese artigiane, nel periodo considerato emerge come si stia consolidando la tendenza alla prevalenza di quella a medio-lungo periodo rispetto a quella a breve termine (cfr. la Tabella 8 a pag. 46 e il Grafico VI).

Grafico V Rapporto Sofferenze / Credito Concesso – Confronto Italia - Lombardia

Fonte: Elaborazione Artigiancredit su dati Banca d’Italia.

NOTA METODOLOGICA: per “sofferenze” si intendono la totalità dei rapporti per cassa in essere con soggetti in stato di insolvenza o in situa-zioni sostanzialmente equiparabili (Bollettino Banca d’Italia, Note Metodologiche)

Grafico VI Composizione percentuale per scadenza del Credito Erogato – Confronto Italia - Lombardia

Fonte: elaborazione Artigiancredit su dati Banca d’Italia

■ Breve termine Italia ■ Medio / Lungo termine Italia ■ Altri crediti Italia■ Breve termine Lombardia ■ Medio / Lungo termine Lombardia ■ Altri crediti Lombardia

■ Italia■ Lombardia

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Questo trend, evidenziato a livello nazionale, si riscontra anche nella realtà lombarda, dove 9 province hanno registrato una prevalenza dei crediti a medio lungo termine rispetto a quelli a breve (solo Brescia e Lecco continuano a registrare una tendenza invertita) (cfr. la Tabella 9 a pag. 47).

4.3. ANALISI DELLE AGEVOLAZIONI IN LOMBARDIALe principali agevolazioni a favore delle imprese artigiane della Lombardia fanno riferimento a leggi regionali e interventi camerali.Analizzando i dati relativi agli interventi agevolativi regionali, si devono tenere separati i valori espressi dalla Legge 949/5 -Arti-giancassa dalla Legge Regionale 34/96

4.3.1 Leggi di Agevolazione RegionaliLEGGE 949/52 – LEGGE 240/81 – LEGGE 1068/64 – ENTE GESTORE: ARTIGIANCASSA SPANel 2003 la Regione Lombardia ha emanato i nuovi regolamenti delle Leggi 949/52, 240/81 e 1068/64, leggi di incentivo gestite da Artigiancassa Spa, così come previsto dalle convenzioni stipulate con il Ministero del Tesoro e valevoli fino al 2005.Le operazioni di credito agevolato – legge 949/52 – e leasing – legge 240/81 – hanno subito, anche nel 2003, un ridimensiona-mento, in linea con quanto avvenuto negli ultimi 5 anni (cfr. le Tabelle 10 e 11 alle pagg. 48 - 52).La Lombardia mantiene però anche per quest’anno il ruolo primario rispetto al resto del Paese sull’utilizzo della L. 949 (24,07% del totale utilizzato).Si ricorda che a partire dal gennaio 2003 il tasso della legge 949/52 è stato liberalizzato e di conseguenza i tassi applicati sono quelli di mercato. L’agevolazione quindi, per questo strumento, consiste in una quota fissa pari al 35% - 45% (a seconda della zo-na di appartenenza dell’impresa) del tasso di riferimento artigiano europeo a prescindere dal tasso reale applicato dalla banca.Un discorso a parte merita invece la garanzia della ex lege 1068/64. A fine Maggio 2003 è stato approvato, primo in Italia, il rego-lamento di gestione per l’utilizzo del Fondo di Garanzia Regionale (ex L. 1068/64).Il fondo, che ha una dotazione di circa 20 milioni di Euro, è amministrato da Artigiancassa Spa ed è autonomamente gestito dal Comitato Tecnico di nomina regionale.Il regolamento, recependo le volontà della Giunta regionale, e le finalità per le quali è stato costituito, prevede uno stanziamento di 7,5 milioni di Euro a favore dell’attività di controgaranzia dei rischi assunti dai Consorzi artigiani di secondo grado che con-trogarantiscono i rischi dei Confidi artigiani di primo grado per il triennio 2003-2005.Il rimanente fondo è stato destinato con quote diverse alla garanzia diretta su finanziamenti e operazioni di locazione finanziaria, al credito a medio/lungo termine agevolato e non, a operazioni di cogaranzia e fideiussioni.LEGGE REGIONALE 34/1996: ENTI ISTRUTTORI FINLOMBARDA E ARTIGIANCREDIT LOMBARDIA – SISTEMA DEI CONFIDI ARTIGIANI LOMBARDILa Legge 16 dicembre 1996 n.34, costituisce uno dei principali strumenti di intervento volti ad agevolare l’accesso al credito alle imprese artigiane.La Legge ha iniziato a operare nella seconda metà del 1998 con tre fondi costituiti presso Finlombarda e per mezzo di conven-zioni stipulate con Finlombarda, Artigiancredit Lombardia, Istituti di credito e Società di locazione finanziaria.

Gli strumenti finanziari previsti dalla legge, il cui funzionamento è già riportato nella precedente edizione di questo rapporto, sono:• Fondo di Rotazione che consente di erogare finanziamenti e leasing agevolati utilizzando un fondo costituito per il 40% da

risorse regionali e per il 60% da risorse degli Istituti convenzionati.

• Fondo di garanzia per le operazioni sul fondo di rotazione e sul fondo abbattimento tassi.

• Fondo Abbattimento Tassi che eroga un contributo alle imprese artigiane per abbattere il tasso d’interesse praticato dalle ban-che convenzionate.

Domande, investimenti, agevolazioniIl Comitato Tecnico per il Credito, che ha il compito di deliberare la concessione dei finanziamenti, dei contributi per l’abbat-timento dei tassi d’interesse e delle garanzie (art. 8 della l.r. 34/96), ha esaminato nell’arco di tempo che va da luglio 1998 a dicembre 2003, 2.352 domande, di cui 2.056 per finanziamenti del Fondo di rotazione e 296 domande di contributo per l’ab-battimento tassi.

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Domande valutate dal C.T.C. fino al 2003

Fondo di rotazione

Fondo abbattimento tassi

Totale

N. % N. % N. %

Totale presentate 2.056 100 296 100 2.352 100

Accolte 1.874 91,15 280 93,26 2.154 91,58

Respinte / Ritirate 182 8,85 16 6,74 198 8,42

Complessivamente, la percentuale delle domande accolte e regolarmente in essere (al netto, quindi, delle domande revocate o rinunciate) sul totale delle domande presentate supera il 90%.L’alta percentuale di esiti positivi denota e conferma la solidità economica delle imprese che ricorrono alle agevolazioni previste dalla legge. Tale risultato è stato ottenuto con il ruolo attivo attribuito a Finlombarda e al sistema dei Confidi - Artigiancredit per la raccolta e l’istruttoria delle domande relative al fondo di rotazione, che rappresentano più del 90% del totale delle domande. Questa collaborazione è confermata e ulteriormente potenziata attraverso il sistema bancario, impegnato a svolgere lo stesso ruolo per le richieste sul fondo abbattimento tassi (cfr. Grafico VII).

Andamento delle domande di agevolazione nel 2003Per quanto riguarda l’andamento delle domande registrato nel corso del 2003, si constata una significativa riduzione delle do-mande di agevolazione rispetto all’anno precedente, sia sul fondo di rotazione (– 91 domande), sia sul fondo abbattimento tassi (– 30 domande), fermo restando il divario accentuato tra le richieste presentate a valere sui due fondi menzionati.

Fondo di rotazione Fondo abbattimento tassi

Numero domande

Finanziamento deliberato

Numero domande

Finanziamento deliberato

2001 351 € 31.542.165,81 40 € 6.688.116,85

2002 428 € 36.002.122,20 100 € 18.622.286,97

2003 337 € 22.493.211,10 70 € 12.212.458,00

Fonte: Regione Lombardia – Finlombarda spa

Grafico VII Totale domande presentate Fondo di rotazione e Fondo abbattimento tassi

Fonte: Regione Lombardia – Finlombarda spa

■ Fondo di rotazione■ Fondo abbattimento tassi

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Andamento dei tassi d’interesseLa dinamica delle domande sui vari fondi riflette l’andamento del mercato dei tassi d’interesse.La tabella sottostante mostra l’andamento del tasso medio di mercato per l’artigianato, del tasso convenzionato tra Regione Lombardia, banche e società di locazione finanziaria, del tasso applicato (agevolato).Sul fondo di rotazione è considerevole il calo del tasso convenzionato, già di per sè nettamente migliorativo rispetto alle usuali condizioni praticate dalle banche, sceso nella nuova rilevazione di gennaio 2004 al 3,206% rispetto al 6,78% del luglio 1998; tale tendenza segue l’andamento generalizzato del ribasso dei tassi d’interesse. Sempre con riguardo al fondo di rotazione, le operazione di locazione finanziaria si presentano leggermente più onerose di circa mezzo punto percentuale, mentre il fondo abbattimento tassi registra il tasso più competitivo. Le considerazioni sui tassi applicati non devono essere disgiunte dal ruolo attivo svolto dalla garanzia regionale, a favore delle imprese, a copertura del rischio bancario; tale copertura integrativa ha una valenza maggiore nelle operazioni di finanziamento con il fondo di rotazione e ha particolare importanza per il buon fine delle richieste presentate dalle nuove imprese, general-mente deboli su questo aspetto.

Fondo di RotazioneOperazioni Locazione

FinanziariaFondo Abbattimento

Tassi

PeriodoTasso

convenz.Tasso

applicatoTasso

convenz.Tasso

applicatoTasso

convenz.Tasso

applicatoTasso

artigianatoPrime rate

luglio 98 6,780 4,87 6,780 4,87 5,880 4,10 6,30 7,880

gennaio 99 4,390 3,54 4,930 3,76 4,880 3,60 5,45 5,880

luglio 99 3,660 3,15 4,370 3,42 3,660 3,15 4,85 5,750

gennaio 00 4,510 3,90 4,960 3,90 4,510 4,10 6,30 6,500

luglio 00 5,670 4,20 5,990 4,39 5,670 3,67 6,60 7,500

gennaio 01 5,950 4,37 6,460 4,83 5,950 3,95 6,55 8,000

luglio 01 5,360 4,02 6,210 4,53 5,360 3,36 6,15 7,880

gennaio 02 4,250 3,35 5,100 3,86 4,250 2,55 5,25 7,250

luglio 02 4,600 3,56 5,220 3,93 4,850 2,90 5,95 7,250

gennaio 03 3,910 3,15 4,710 3,63 4,160 2,50 5,10 7,370

luglio 03 3,096 2,66 3,665 3,15 3,096 2,15 4,40 7,250

gennaio 04 3,206 2,72 3,649 2,99 3,206 2,40 4,95 7,125

Fonte: Regione Lombardia – Finlombarda spa

DOCUP MISURA 1.4 A E MISURA 1.4 BL’obiettivo generale della Regione Lombardia nell’adozione del Documento Unico di Programmazione Obiettivo 2 è stato quello di avviare e sostenere percorsi e processi di sviluppo sostenibile in grado di valorizzare il potenziale endogeno locale, rilanciare l’occupazione e tutelare l’ambiente delle aree Obiettivo 2.Questo è avvenuto attraverso il conseguimento dell’obiettivo “globale” dello sviluppo della competitività del sistema economico lombardo nelle aree obiettivo, puntando sul consolidamento e sulla crescita della presenza imprenditoriale tramite il sostegno a processi estesi di diffusione di innovazione, secondo una logica di sostenibilità ambientale e di riequilibrio occupazionale in termini di genere.Il Documento Unico di Programmazione è quindi suddiviso in 20 misure per il raggiungimento di alcuni obiettivi operativi, tra i quali rileva, ai fini della presente ricerca, quello di incentivare la capacità di investimento attraverso il sostegno alle imprese nell’accesso ai mercati finanziari e accrescendone la patrimonializzazione.Sottomisura 1.4 ALa sottomisura si propone di facilitare l’accesso al credito delle aziende artigiane e loro consorzi o società consortili per opera-zioni di investimento per lo sviluppo della struttura commerciale e produttiva.

Gli interventi possibili sono la concessione di finanziamenti a medio termine o locazione finanziaria a tasso agevolato in cofi-nanziamento con il sistema bancario e società di leasing (Fondo di rotazione) oppure di garanzia sulla quota di cofinanziamento concessa dal sistema bancario. (Fondo di garanzia). (cfr. Grafico VIII)

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Sottomisura 1.4 BNel 2003 Artigiancredit Lombardia ha ricevuto il fondo di garanzia previsto dalla misura 1.4 sottomisura b a seguito della parte-cipazione al bando pubblico emesso dalla Regione Lombardia nel Settembre 2002. Si tratta di circa 2 milioni di euro destinati alla controgaranzia di finanziamenti per investimenti che i Confidi Soci garantiscono all’80% alle imprese aventi sede nelle aree Obiettivo 2. Nel corso del 2003 sono state effettuate 24 operazioni per 1,8 milioni di euro per finanziamenti. (cfr. Grafico IX)

4.3.2 Gli interventi camerali a sostegno del credito alle imprese artigiane lombarde.Come già rilevato la scorsa edizione, il Sistema Camerale Lombardo è da sempre molto sensibile al tema dell’accesso al credito alle imprese artigiane.Da molti anni, la maggior parte delle Camere di Commercio investe in iniziative che prevedono contributi sia per l’abbattimento

Grafico VIII Domande ammesse per settore di attività

■ Attività manifatturiere■ Costruzioni■ Trasporti■ Altri servizi pubblici sociali e personali

Grafico IX Domande ammesse per settore di attività

■ Attività manifatturiere■ Costruzioni■ Trasporti■ Altri servizi pubblici sociali e personali

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dei tassi di interesse sui finanziamenti che ai fondi rischi dei Confidi Provinciali, i quali, a loro volta, concedono garanzie alle imprese artigiane per finanziamenti destinati a particolari necessità aziendali di sviluppo.INTERVENTI CCIAA PROVINCIALISeppure con modalità diverse, quasi tutte le CCIAA lombarde destinano ogni anno risorse sotto due forme prevalenti:• un contributo in conto interessi finalizzato all’abbattimento del tasso su finanziamenti concessi dalle banche e garantiti dai

Confidi;

• contributi destinati ai fondi rischi dei confidi per consentire il rilascio di garanzia a condizioni favorevoli.La maggior parte delle CCIAA ha attivato regolamenti per rispondere alle diverse esigenze del territorio. In relazione a ciò, sono disponibili contributi in conto interessi che vanno dal 1% sull’intero piano di ammortamento a contributi del 5% limitato ai pri-mi 12 mesi di ammortamento del finanziamento. Questa modalità di intervento è stata attivata nel 2003 dalle CCIAA di Brescia, Mantova, Milano, Pavia e Varese.Alcune province chiedono che l’abbattimento tassi sia finalizzato a investimenti specifici, altre, invece, non pongono limita-zioni.Le CCIAA di Bergamo, Brescia, Cremona, Pavia e Sondrio hanno sostenuto anche i Fondi rischi dei Confidi Artigiani per consen-tire il rilascio di garanzie a condizioni facilitate.I dati a disposizione indicano che nel 2003 le risorse complessivamente destinate al sostegno del credito all’artigianato sono oltre 2.700.000 Euro – importo raddoppiato rispetto al 2002 – di cui oltre il 41% sono destinate ai fondi rischi dei confidi e il rimanente 59% direttamente alle imprese sotto forma di contributi in conto interessi o in conto capitale.Le imprese che nel 2003 hanno beneficiato di questa forma di contributi diretti sono state 1.519, prevalentemente nelle province di Brescia e Milano (cfr. Tabella 12 a pag. 53).

4.4. IL CREDITO GARANTITO DAI CONFIDI ARTIGIANI DELLA LOMBARDIAIl Sistema dei Confidi Artigiani della Lombardia è costituito da 38 strutture, di cui una non più operativa e 3 attualmente non utilizzatrici del servizio di controgaranzia prestato da Artigiancredit Lombardia scrl.Nel corso del 2003 il totale dei finanziamenti garantiti dai confidi Soci e controgarantiti da Artigiancredit Lombardia ammonta complessivamente a n. 14.719 pratiche per 465 milioni di euro. (cfr. Grafico X)

Grafico X Suddivisione operatività Sistema Confidi artigiani lombardi per prodotto

* Il dettaglio è riportato nella parte relativa alle operazioni controgarantite dal fondo ex. 1068

■ Liquidità - Fidi - Autoliquidante imprese artigiane - Controgarantito 1068 *

■ Breve - Liquidità PMI■ Investimenti controgarantito Fei■ Nuove imprese controgarantito Fei■ Riequilibrio finanziario■ Eventi straordinari■ Docup

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Totale importi erogati

Numero pratiche

Liquidità – Fidi - autoliquidante imp. Artigiane - controgarantito 1068

€ 264.238.114,20 10.015

Breve – Liquidità Pmi € 51.929.044,21 946

Investimenti controgarantiti Fei € 118.314.311,74 2.915

Nuove imprese controgarantite Fei € 12.475.770,00 391

Riequilibrio finanziario € 14.337.770,00 368

Eventi straordinari € 1.689.702,00 60

Docup € 1.837.800,00 24

Totale € 464.822.512,15 14.719

Entrando nel dettaglio dei dati è possibile effettuare analisi più approfondite per evidenziare meglio le caratteristiche del credito erogato dai Confidi artigiani della Lombardia.

4.4.1 Finanziamenti per investimenti, materiali e immateriali, con durata superiore ai 36 mesi, effettuati da imprese artigiane e PMI della Lombardia e da nuove imprese controgarantiti dal Fondo Europeo per gli InvestimentiQuesta tipologia di finanziamenti è utilizzata da tutti i Confidi della Lombardia. Le province che più utilizzano lo strumento sono quelle di Brescia (19,89%), Varese (19,56%) e Bergamo (18,65%) che da sole rappresentano più del 58% del portafoglio controgarantito FEI del 2003. Anche la provincia di Como con il suo 8,51% di utilizzo manifesta un gradimento per lo strumento, mentre le altre 7 province non superano complessivamente il 34% e comunque non superano mai, singolarmente il 5%. (cfr. Grafico XI)

Proseguendo nell’analisi è possibile sottolineare che la Banca Popolare di Bergamo è un partner importante del sistema, rappre-sentando da sola quasi il 16% delle operazioni. Seguono poi Artigiancassa Spa e Banco di Brescia con percentuali intorno al 10%, le Bcc (8%), Banca Intesa (7%), Banca Popolare di Milano e Credito Bergamasco (intorno al 5%) e poi le altre. È da sottolineare come più del 28% del portafoglio sia suddiviso tra circa 37 banche. (cfr. Grafico XII)Grazie all’insieme di dati a disposizione di Artigiancredit Lombardia è possibile presentare una ripartizione anche per tipo di attività. Il settore che maggiormente ricorre a finanziamenti controgarantiti dal FEI è quello delle costruzioni (quasi 19%), segui-

Grafico XI Investimenti e nuove imprese (controg. FEI) – Suddivisione per provincia

■ Sondrio■ Lodi■ Milano■ Varese■ Como■ Bergamo■ Brescia■ Lecco■ Cremona■ Pavia■ Mantova

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to da quello della lavorazione del metallo (quasi 17%) e dei trasporti (12,33%). Gli altri due settori prevalenti sono quello della riparazione di autoveicoli (9,56%) e dei servizi alla persona – prevalentemente parrucchieri e centri estetici – ( 8,65%). Anche in questo caso è utile sottolineare come quasi il 17% del portafoglio sia frammentato tra varie attività che non rappresentano, singolarmente, mai più del 3%. (cfr. Grafico XIII)

Grafico XIII Investimenti e nuove imprese (controg. FEI) – Suddivisione per attività

* In questa voce sono ricomprese 16 attività

Grafico XII Investimenti e nuove imprese (controg. FEI) – Suddivisione per banca

■ Banca popolare di Bergamo■ Artigiancassa spa■ Banco di Brescia■ BCC■ Banca Intesa B.C.I.■ Banca Popolare di Milano■ Credito Bergamasco■ San Paolo IMI■ Banca Popolare di Sondrio■ Commercio & Industria■ Altre Banche (37)

■ F Costruzioni■ Altre *■ DJ Lavorazione metallo■ I Trasporti■ G Riparazione autoveicoli■ O Servizi alla persona■ K Attività professionali■ DA Industrie alimentari■ DN Industrie manifatturiere■ DB Tessile■ DK Riparazioni meccaniche

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4.4.2 Finanziamenti di breve, medio lungo termine concessi a imprese artigiane della Lombardia controgarantiti dal Fondo di garanzia per l’Artigianato della Lombardia (ex. 1068)Analizzando i dati a marzo 2004, si evidenzia l’elevato utilizzo dello strumento, che ha controgarantito il credito concesso a quasi 9.000 imprese per un totale erogato di quasi 280 milioni di euro. (cfr. Grafico XIV)

La provincia che registra il maggiore ricorso ai finanziamenti controgarantiti dal fondo ex 1068 è quella di Varese (circa 30%), seguita da quella di Bergamo (20,3%), Mantova (17,7%) e Brescia. Le altre province si collocano invece su utilizzi inferiori che vanno dal 7,1% di Milano allo 0,3% di Lecco. (cfr. Grafico XV)

Anche per questa tipologia di prodotto la banca che si conferma il partner più diffuso per i Confidi è la Banca Popolare di Berga-mo (18,4%) seguita dalla Banca Agricola Mantovana (13,7%) e dall’insieme delle Banche di Credito Cooperativo locali ( 12,9%). Le altre banche si collocano invece al di sotto del 10%. (cfr. Grafico XVI)

Grafico XIV Composizione utilizzo Fondo ex. 1068

■ Fidi a revoca■ Autoliquidante■ Finanziamenti

Grafico XV Operazioni controg. 1068 – Suddivisione per provincia

■ Varese■ Mantova■ Bergamo■ Brescia■ Milano■ Cremona■ Pavia■ Lodi■ Como■ Sondrio■ Lecco

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4.4.3 Finanziamenti per il Riequilibrio finanziario delle imprese artigiane della LombardiaLo strumento, attivato da Regione Lombardia e Unioncamere Lombardia, caratterizzato da un grande successo fin dal momento della sua attivazione nel 1997 è entrato in una nuova fase a partite dal 2003.Le province di Varese (29,56%) e Brescia (26,73%) risultano essere le più attive nell’utilizzo del Riequilibrio Finanziario per le

Le imprese che hanno fatto maggiormente ricorso allo strumento appartengono al settore delle costruzioni (32%), seguite da quelle del settore metalmeccanico (circa 13%), delle autoriparazioni, dei trasporti e del tessile (circa il 7%) e, infine, da quelle dei servizi alla persona (circa il 5%). Le altre tipologie di imprese rappresentano, complessivamente, meno del 30% del totale dei finanziamenti concessi e non superano mai, singolarmente, il 5%. (cfr. Grafico XVII)

Grafico XVII Operazioni controg. 1068 – Suddivisione per attività

* In questa voce sono ricomprese 19 attività

Grafico XVI Operazioni controg. 1068 – Suddivisione per banca

* In questa voce sono ricomprese 19 attività

■ Banca popolare di Bergamo■ Banca Agricola Mantovana■ BCC■ Altre■ Banca Intesa B.C.I.■ Banco di Brescia■ San Paolo IMI■ Commercio & Industria■ Banca Popolare di Milano■ Credito Bergamasco■ Artigiancassa■ Banca di Legnano

■ F Costruzioni■ DJ Lavorazione metallo■ O Servizi alla persona■ G Riparazione autoveicoli■ I Trasporti■ DB Tessile■ Altre *

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imprese artigiane seguite, seppur con un margine di distanza piuttosto elevato, da quella di Milano (circa 16%). Le altre province risultano invece piuttosto distanziate con percentuali al di sotto del 5% fatta eccezione per quelle di Sondrio e Mantova, rispet-tivamente 6,89% e 6,54%. (cfr. Grafico XVIII)

Le due banche principali per questo strumento sono il Banco di Brescia (circa 25%) e la Banca Popolare di Bergamo (24,41%), seguite da Artigiancassa con circa il 18% e la Banca Popolare di Milano che si attesta intorno al 16%. Infine ci sono la Banca Agricola Mantovana (7,67%) e il Credito Valtellinese (6,89%). Le altre banche risultano essere marginali con percentuali al disotto dell’1%. (cfr. Grafico XIX)

Grafico XVIII Riequilibrio finanziario anno 2003 – Suddivisione per provincia

■ Bergamo■ Brescia■ Como■ Cremona■ Lecco■ Lodi■ Milano■ Mantova■ Pavia■ Sondrio■ Varese

Grafico XIX Riequilibrio finanziario anno 2003 – Suddivisione per banca

■ Banco di Brescia■ Banca Popolare di Bergamo■ Artigiancassa spa■ Banca Popolare di Milano■ Banca Agricola Mantovana■ Credito Valtellinese■ Banca di Legnano■ Banca di Credito Cooperativo di Brescia■ San Paolo IMI■ Banca Popolare di Lodi■ Banca di Vallecamonica

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La ripartizione per attività mostra ancora una volta il settore delle costruzioni come maggiore utilizzatore dello strumento (23,43%), seguito da quello della lavorazione del metallo (15,95%), della riparazione di autoveicoli (8,86%), dei trasporti (6,97%), delle industrie manifatturiere (6,11%).Al di sotto del 6% si attestano altre attività quali, ad esempio, quelle dei servizi alla persona e del tessile. Anche in questo caso si nota come più del 14% del portafoglio sia costituito da diverse attività che non superano, singolarmente, il 3%. (cfr. Grafi-co XX)

Grafico XX Riequilibrio finanziario anno 2003 – Suddivisione per attività

■ F Costruzioni■ DJ Lavorazione metallo■ G Riparazione autoveicoli■ I Trasporti■ DN Industrie manifatturiere■ O Servizi alla persona■ DL Fabbricazione macchine elettriche■ DB Tessile■ K Attività professionali■ DH Lavorazione gomma / plastica■ Altre *

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4.4.4 Tasso di insolvenza dei Confidi Artigiani della LombardiaDato quindi uno sguardo d’insieme al tipo di prodotti e strumenti forniti dal Sistema dei Confidi Artigiani della Lombardia alle imprese artigiane, è necessario anche sottolineare che, l’analisi dei dati a disposizione di Artigiancredit Lombardia, rileva un tasso di insolvenza (calcolata come insolvenze generate negli anni riferite a finanziamenti erogati nell’anno n) del 2% circa su base Regionale, seppur con pesi diversi all’interno delle varie province.

Gli stessi dati consentono inoltre il calcolo del tasso di decadimento annuale del sistema confidi lombardi; questa misura, che rappresenta una stima della probabilità di insolvenza annua, è volta a rilevare i flussi di nuovi default sul periodo considerato ed è in Lombardia costantemente al di sotto dell’1%, seppure manifestando un trend in crescita nei 6 anni considerati. (cfr. Grafico XXI)

AnnoGaranzie in essere

al 01.01Insolvenze pagate

dal 1.1 al 31.12%

1998 70.502.000,00 246.547,00 0,35%

1999 89.652.000,00 449.011,00 0,50%

2000 135.205.000,00 1.190.628,00 0,88%

2001 176.994.000,00 1.442.112,00 0,81%

2002 215.762.000,00 1.821.178,00 0,84%

2003 263.043.000,00 2.444.635,00 0,93%

Media 158.526.333,33 1.265.685,16 0,72%

Grafico XXI Tasso di decadimento – Media

B B B B B B

■ Tasso di decadimento■ Media

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5. CONCLUSIONI TECNICHE I dati analizzati confermano, anche in questa edizione, la rilevanza delle imprese artigiane lombarde non solo nella regione, ma anche nel più ampio quadro nazionale. Una più attenta analisi degli stessi induce a ritenere che alcuni trend continuino ad avere persistenza come, per esempio, il con-solidamento del debito verso il medio e lungo termine e il basso tasso di insolvenza del comparto. Dall’altro lato, è necessario porre particolare attenzione ad alcuni segnali: l’aumento del grado di utilizzo degli affidamenti e la mancata ulteriore riduzione delle insolvenze rispetto a quanto fatto registrare dalla media dei bilanci bancari, sono sintomo di possibili difficoltà sul piano dell’approvvigionamento di fondi che le imprese artigiane potrebbero iniziare a manifestare. Nello specifico, l’incremento dell’utilizzo dei fidi bancari potrebbe essere il risultato di alcuni fattori. Il primo, di tipo fisiologico, potrebbe scaturire dal progressivo spostamento delle fonti di finanziamento dal breve al medio e lungo termine. In questo quadro, il consolidamento dei debiti non può che avere, quale logica conseguenza, un aumento del-l’utilizzo dei fidi concessi.Tale incremento, peraltro, con il procedere delle rate di rimborso, dovrebbe poi assestarsi su livelli inferiori a quelli attuali, fatto salvo il costante rinnovo delle fonti di finanziamento a medio e lungo termine. A questo cambiamento, da breve a medio lungo termine degli affidamenti, ha peraltro contribuito l’impegno delle Istituzioni regionali che, in collaborazione con i sistemi asso-ciativi e con i Confidi artigiani, hanno promosso e realizzato un programma pluriennale di consolidamento dei debiti a breve scadenza delle imprese artigiane.Lo stesso risultato, tuttavia, se analizzato attentamente, può avere anche una lettura non propriamente fisiologica.Dal lato della domanda, il più intenso utilizzo degli affidamenti potrebbe essere il frutto della maggiore tensione finanziaria, emersa anche alla luce dell’analisi dello scenario macroeconomico. Tale comportamento, se non controllato, potrebbe essere foriero di una situazione di difficoltà delle imprese artigiane, non più congiunturale ma strutturale.A ciò si aggiungano le problematiche connesse al passaggio generazionale nelle imprese artigiane e la minaccia competitiva rap-presentata dai nuovi paesi del sud est asiatico, i cui produttori penetrano in modo pesante i mercati nazionali anche in settori tradizionali delle imprese artigiane. Per gli artigiani, quindi, le indicazioni congiunturali negative potrebbero avere quale princi-pale effetto un incremento dell’indebitamento bancario.Dal lato dell’offerta di fondi, al contrario, l’aumento di utilizzo dei fidi potrebbe essere sintomo di un mutamento del rapporto tra imprese artigiane e sistema bancario. La riduzione del numero di intermediari affidanti, effetto della crescente concentrazio-ne bancaria, avrebbe quale riflesso un aumento del grado di utilizzo dei fidi. In questo quadro, diminuirebbe ulteriormente la forza contrattuale delle imprese artigiane nei riguardi del sistema bancario, non avendo le prime la possibilità di porre in efficace competizione tra loro molte banche affidanti. Si assisterebbe, quindi, a una sorta di “fidelizzazione obbligata” delle imprese artigiane, alla quale non corrisponde una possibilità di emancipazione finanziaria in tempi rapidi. Da ciò deriverebbe la neces-sità di una profonda formazione delle imprese artigiane, unita a una mirata opera di consulenza, sulle problematiche che un rapporto privilegiato con una o poche banche implicano: dalla necessità di una maggiore pianificazione dei flussi a una corretta e continua informazione, da una condivisione degli investimenti a una discussione, anche dialettica, delle strategie di crescita e consolidamento.Anche relativamente alla mancata riduzione del grado di insolvenza delle imprese artigiane rispetto a quanto fatto registrare dai bilanci delle banche italiane, si deve rilevare come ciò possa essere il segno di incipienti crisi economiche e finanziarie. Va verificato come queste siano o meno solo congiunturali o legate a fattori più strutturali, quali la già rilevata concorrenza di nuovi mercati e la debolezza della valuta statunitense.Allo stesso modo, considerando l’ammontare unitario dei prestiti alle imprese artigiane, vi potrebbe essere un atteggiamento di maggiore facilità da parte delle banche nel passare a insolvenza un credito verso di esse rispetto a uno verso clientela di maggiori dimensioni. Per queste ultime, dato l’importo elevato del credito, si possono giustificare economicamente azioni di rientro e di ripristino delle condizioni di solvibilità delle aziende. Per quelle minori e artigiane, al contrario, il costo economico e legale di tali azioni non sarebbe spesso giustificabile. A ciò si aggiunge la più frequente richiesta di garanzie reali che viene avanzata alle microimprese e artigiane rispetto alle aziende maggiori. Ciò tenderebbe ad agevolare, almeno teoricamente, gli intermediari sul fronte del recupero coattivo delle somme erogate.Stante queste premesse, potrebbe prodursi un pericoloso circolo vizioso, che vedrebbe le banche affidare le imprese artigiane in modo quanto più possibile automatizzato, facendo poi pagare loro comunque un tasso di interesse più alto della media delle imprese. A fronte di difficoltà economiche di tale tipologia di aziende, le banche non esiterebbero a passare a insolvenza i relativi crediti, avendo incluso nei maggiori tassi di interesse fatti loro pagare il grado medio di perdita che potrebbero subire.Ne deriverebbe un pericoloso meccanismo assicurativo dei crediti per le imprese artigiane, nel quale la comunità artigiana fini-

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rebbe per rappresentare un fondo assicurativo dei prestiti verso se stessa.Il fenomeno descritto, peraltro, potrebbe accelerarsi nel momento in cui avesse compimento la riforma del diritto fallimentare, con il conseguente snellimento delle procedure esecutive. Queste, infatti, potrebbero essere intraprese in modo più rapido essenzialmente nei confronti delle aziende minori, quali quelle artigiane.Alla luce di queste considerazioni si conferma il ruolo delle associazioni e dei Confidi nell’offrire servizi di accompagnamento nel percorso di crescita finanziaria e consolidamento patrimoniale delle imprese artigiane. Per tali soggetti l’aumentato divario di tasso tra buoni e peggiori prenditori crea nuovi spazi economici di intervento. L’adozione di rating e la necessità di remune-rare il capitale proprio da parte delle banche non fa che accentuare queste tendenze.Le evidenze emerse nell’Osservatorio presentato possono essere considerate uno spartiacque tra passato e futuro. I segnali di deterioramento del rapporto tra artigiani e banche potrebbero essere il risultato di difficoltà congiunturali o, situazione assai peggiore, essere il primo segnale di un mutamento non ciclico di accesso al credito.Tali indicazioni possono essere, pertanto, sottovalutate, soprattutto nel momento in cui anche le banche dovessero affrontare una diminuzione del proprio vantaggio competitivo e, quindi, riscontrare una maggiore difficoltà nell’ottenere un’adeguata remunerazione del capitale.Infatti, a parità di altre condizioni, in assenza di nuove fonti di reddito, la riduzione dei costi non può che avvenire diminuendo le spese amministrative e, segnatamente, quelle per il personale. Considerando che un minuto di lavoro bancario costa all’in-termediario una cifra abbondantemente superiore all’unità di Euro, se ne ricava come il tempo di valutazione e di gestione del rapporto di affidamento di un’azienda di piccole dimensioni e, quindi, di limitati fabbisogni finanziari, non possa che essere assai ridotto. Per questi motivi la valutazione deve essere progressivamente automatizzata, i servizi offerti di massa e non perso-nalizzati, la gestione del rapporto quanto mai standardizzata. Ciò si oppone alla crescita finanziaria dell’artigiano, il quale non può trovare nella sua banca le risposte alle sue esigenze personali, ma cercare di piegare queste all’offerta rigida delle banche.Questo potrebbe prefigurare un quadro di probabile riduzione della disponibilità del credito per le aziende non tanto per quantità, ma per il relativo onere e per i servizi collaterali offerti.Allo stesso modo, anche l’approccio con il sistema bancario potrebbe portare a una relativa emarginazione delle microimprese e artigiane in nome di una ricerca del profitto non più dalla relazione con una “classe” di clientela, ma con il singolo cliente.Lo scenario descritto, peraltro, apre un nuovo “spazio economico” ai soggetti che a vario titolo intervengono nel finanziamento delle imprese artigiane. Se, infatti, in passato lo spread dei tassi era diventato in molti casi esiguo per la generalità delle imprese, in futuro è probabile che esso tenda ad aumentare, anche a causa della progressiva adozione dei parametri di tasso di interesse imposti dai rating bancari e dalla remunerazione del capitale che anche le banche sono chiamate ad assicurare ai propri azioni-sti.Le microimprese e artigiane, quindi, assai probabilmente saranno chiamate a pagare tassi di interesse sempre maggiori rispetto alla generalità delle aziende, a meno che non intervengano a loro sostegno, in modo efficace, altri soggetti.Anche in questo ambito si apre un quadro di forte e intenso lavoro per le associazioni e i Confidi che possono validamente supportare il sistema bancario nella definizione di prodotti ad hoc e che, attraverso una relazione trasparente con lo stesso e una riconosciuta attività istruttoria preliminare, possono abbattere i cospicui costi di organizzazione e analisi dei dati.Con il supporto delle autorità locali a essi è demandato il compito di una più incisiva azione di accesso al credito e di gestione della relazione. I Confidi, in particolare, alla luce della legge di riforma sono chiamati a un ripensamento della loro attività, che deve vedere nella garanzia il fulcro di intervento, ma non l’unico servizio offerto. Ciò presuppone comunque un incremento di dimensioni, imposto anche dalla necessità di fare in modo che la garanzia svolga effettivamente un ruolo di mitigazione del rischio di credito ai fini del rating aziendale. Tale aumento delle dimensioni, tuttavia, non deve portare a una riduzione del legame con il territorio, essenziale per una migliore e più efficace conoscenza delle aziende e per una conseguente diminuzione dei costi di affidamento.Ne possono conseguire prodotti personalizzati studiati sulle reali caratteristiche della domanda, la quale deve essere in grado di richiederli efficacemente alle banche e agli intermediari, in genere. Ne potrebbero derivare gruppi di aziende artigiane con esigenze simili, ai quali corrispondere con prodotti mirati. L’individuazione di tali gruppi di aziende non dovrebbe essere demandata ai finanziatori, ma alle stesse associazioni e Confidi, cioè i soggetti che meglio conoscono le realtà imprenditoriali territoriali.Solo agendo in tale modo si possono trasformare eventuali minacce dal lato dell’offerta in reali ed efficaci opportunità di cre-scita dal lato della domanda.

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6. NOTE METODOLOGICHE E FONTII canali coinvolti nella fornitura dei dati necessari per la realizzazione del presente rapporto sono:• Banca d’Italia;

• Artigiancassa;

• Artigiancredit Lombardia;Regione Lombardia;

• Irer;

• Finlombarda;

• Unioncamere Lombardia;

• CCIAA lombarde;

• Osservatorio Permanente sui Rapporti Banche – Imprese.

In particolare:• Per il capitolo 2 le relazioni della Banca d’Italia, i centri di ricerca di SGR e SIM nazionali e internazionali, Nomisma, Data-

stream, Scenari di impresa, Centro studi Confindustria;

• Per il capitolo 3 sono invece stati utilizzati, rielaborati e commentati i dati di diverse ricerche IRER, quali “L’artigianato in Lombardia” dossier 2003, “La Microimpresa Lombarda” e “Indagine sulla situazione attuale e le prospettive di sviluppo dell’ar-tigianato lombardo”;

• Per il capitolo 4: a) La Banca d’Italia ha offerto la base quantitativa inerente alla struttura e alla dinamica del credito in Italia e in Lombardia,

che riguarda le sole imprese artigiane. Più in particolare, essa ha reso disponibili i dati relativi: 1) alla ripartizione degli impieghi bancari e delle sofferenze bancarie in Italia e in Lombardia secondo la regione e la provincia, le diverse tipologie degli impieghi e i diversi gradi di utilizzo; 2) alla rischiosità del credito erogato nelle diverse regioni italiane e province della Lombardia; 3) al livello e alla dinamica dei tassi.

b) Artigiancassa consente di disporre dei dati relativi all’ammontare dei finanziamenti che godono di agevolazione, nelle diverse regioni, attraverso la concessione di contributi relativi alla riduzione sia dell’onere creditizio dell’impresa, sia del costo di contratti di locazione finanziaria.

c) L’Osservatorio Permanente sui rapporti Banche – Imprese ha fornito i dati relativi al credito in Italia, con suddivisioni per grandezza di fido, branca produttiva e per area geografica;

d) La Regione Lombardia, anche tramite Finlombarda, nella sua articolazione dedicata allo sviluppo dell’Artigianato, offre i dati relativi al volume del credito concesso a sostegno di investimenti produttivi avente carattere innovativo da parte delle imprese lombarde di ogni dimensione e tipologia istituzionale.

e) Unioncamere Lombardia e CCIAA Lombarde hanno fornito i dati relativi agli interventi attuati con il sistema dei Confidi sia a livello regionale che a livello di ogni singola provincia.

f ) Artigiancredit Lombardia permette, attraverso lo strumento della controgaranzia, di analizzare la struttura e l’operativi-tà dell’attività dei Confidi in Lombardia e di conoscere la rilevanza quantitativa e qualitativa del volume dei finanziamenti garantiti da tali soggetti.

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1 Credito Netto Erogato alle Imprese Artigiane - Regioni Italiane anno 2003 38

2 Credito Netto Erogato alle Imprese Artigiane - Province Lombarde anno 2003 39

3 Tassi applicati alle imprese Artigiane 40

4 Sofferenze sui crediti erogati alle imprese artigiane - 2003 41

5 Andamento del Rapporto Sofferenze Credito Concesso 42

5 Andamento del Rapporto Sofferenze Credito Utilizzato 43

6 Sofferenze sui crediti erogati alle imprese artigiane - Province lombarde anno 2003 44

7 Andamento del Rapporto Sofferenze / Credito Concesso – Province Lombarde 45

7 Andamento del Rapporto Sofferenze / Credito Utilizzato – Province Lombarde 45

8 Totale Crediti Erogati alle Imprese Artigiane – Regioni Italiane anno 2003 46

9 Totale Crediti Erogati alle Imprese Artigiane – Regione Lombardia anno 2003 47

10 Artigiancassa: operazioni di leasing / credito presentate – Regioni Italiane 48 - 49

10 Artigiancassa: operazioni di leasing / credito presentate – Province Lombarde 50

11 Artigiancassa: operazioni di credito ammesse 1999 - 2003 – Regioni Italiane 51

11 Artigiancassa: operazioni di credito ammesse 1999 - 2003 – Province Lombarde 52

12 Interventi per facilitare l’accesso al credito imprese artigiane CCIAA provinciali 53

N. Indice Pag.

TABELLE

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1 CREDITO NETTO EROGATO ALLE IMPRESE ARTIGIANE - REGIONI ITALIANE ANNO 2003

ANNO 2003 Concesso Utilizzato % Concesso (1) % Utilizzato (2) Utilizz./Conc. (3)

PIEMONTE 3.482.017.058 2.463.183.865 7,94 7,75 70,74

VALLE D’AOSTA 80.764.684 57.858.995 0,18 0,18 71,64

LIGURIA 640.948.116 512.523.505 1,46 1,61 79,96

LOMBARDIA 11.121.156.059 7.750.702.135 25,35 24,40 69,69

TRENTINO 2.607.334.936 1.982.609.666 5,94 6,24 76,04

VENETO 6.894.130.421 5.097.250.609 15,72 16,04 73,94

FRIULI 1.198.275.924 858.301.806 2,73 2,70 71,63

EMILIA ROMAGNA 6.413.517.957 4.366.939.534 14,62 13,75 68,09

MARCHE 2.620.152.551 1.935.925.794 5,97 6,09 73,89

TOSCANA 3.495.606.017 2.658.871.162 7,97 8,37 76,06

UMBRIA 869.867.449 684.205.149 1,98 2,15 78,66

LAZIO 748.046.220 583.024.612 1,71 1,84 77,94

CAMPANIA 463.274.251 366.619.147 1,06 1,15 79,14

ABRUZZI 611.611.653 435.946.367 1,39 1,37 71,28

MOLISE 92.451.950 67.957.970 0,21 0,21 73,51

PUGLIA 924.094.698 707.886.595 2,11 2,23 76,60

BASILICATA 139.932.820 104.451.651 0,32 0,33 74,64

CALABRIA 272.711.939 227.734.456 0,62 0,72 83,51

SICILIA 671.008.748 485.132.775 1,53 1,53 72,30

SARDEGNA 520.523.697 422.916.391 1,19 1,33 81,25

RISERVATO

TOTALE 2003 43.867.427.148 31.770.042.184 100 ,00 100 ,00 72,42

NOTE(1): Calcolata come “Credito Concesso alla Regione / Totale Credito Concesso”

(2): Calcolata come “Credito Utilizzato dalla Regione / Totale Credito Utilizzato”

(3): Calcolata come “Credito Utilizzato / Credito Concesso * 100”

Fonte: elaborazione Artigiancredit Lombardia su dati Banca d’Italia

Dati espressi in unità di euro

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2 CREDITO NETTO EROGATO ALLE IMPRESE ARTIGIANE - PROVINCE LOMBARDE ANNO 2003

ANNO 2003 Concesso Utilizzato % Concesso (1) % Utilizzato (2) Utilizz./Conc. (3)

MILANO 2.278.251.844 1.661.221.008 20,49 21,43 72,92

VARESE 748.454.137 544.785.011 6,73 7,03 72,79

COMO 851.332.369 579.586.496 7,66 7,48 68,08

SONDRIO 373.415.880 262.735.016 3,36 3,39 70,36

BERGAMO 1.774.864.973 1.209.408.820 15,96 15,60 68,14

BRESCIA 2.502.036.562 1.661.552.435 22,50 21,44 66,41

PAVIA 369.555.077 278.985.828 3,32 3,60 75,49

CREMONA 609.060.699 436.427.844 5,48 5,63 71,66

MANTOVA 802.282.109 554.672.621 7,21 7,16 69,14

LODI 231.566.349 170.373.415 2,08 2,20 73,57

LECCO 580.336.060 390.953.641 5,22 5,04 67,37

RISERVATO

TOTALE 2003 11.121.156.059 7.750.702.135 100,00 100,00 69,69

NOTE(1): Calcolata come “Credito Concesso alla Provincia / Totale Credito Concesso”

(2): Calcolata come “Credito Utilizzato dalla Provincia / Totale Credito Utilizzato”

(3): Calcolata come “Credito Utilizzato / Credito Concesso * 100”

Fonte: elaborazione Artigiancredit Lombardia su dati Banca d’Italia

Dati espressi in unità di Euro

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3 TASSI APPLICATI ALLE IMPRESE ARTIGIANE

ITALIA (*) LOMBARDIA

ANNO 1997 Durata Tasso ANNO 1997 Durata Tasso

Rischi Autoliqu. Breve 9,74 Rischi Autoliqu. Breve 9,82

Rischi a scadenza Breve 10,33 Rischi a scadenza Breve 8,92

Rischi a scadenza Lungo 9,48 Rischi a scadenza Lungo 10,04

Rischi a revoca Breve 12,52 Rischi a revoca Breve 12,71

ANNO 1998 Durata Tasso ANNO 1998 Durata Tasso

Rischi Autoliqu. Breve 7,64 Rischi Autoliqu. Breve 7,66

Rischi a scadenza Breve 7,72 Rischi a scadenza Breve 6,07

Rischi a scadenza Lungo 8,10 Rischi a scadenza Lungo 8,18

Rischi a revoca Breve 10,55 Rischi a revoca Breve 10,94

ANNO 1999 Durata Tasso ANNO 1999 Durata Tasso

Rischi Autoliqu. Breve 6,07 Rischi Autoliqu. Breve 5,84

Rischi a scadenza Breve 6,65 Rischi a scadenza Breve 5,69

Rischi a scadenza Lungo 6,23 Rischi a scadenza Lungo 6,15

Rischi a revoca Breve 9,80 Rischi a revoca Breve 10,00

ANNO 2000 Durata Tasso ANNO 2000 Durata Tasso

Rischi Autoliqu. Breve 7,61 Rischi Autoliqu. Breve 7,42

Rischi a scadenza Breve 7,12 Rischi a scadenza Breve 6,63

Rischi a scadenza Lungo 6,76 Rischi a scadenza Lungo 6,81

Rischi a revoca Breve 11,49 Rischi a revoca Breve 11,32

ANNO 2001 Durata Tasso ANNO 2001 Durata Tasso

Rischi Autoliqu. Breve 7,46 Rischi Autoliqu. Breve 7,43

Rischi a scadenza Breve 6,80 Rischi a scadenza Breve 6,17

Rischi a scadenza Lungo 6,08 Rischi a scadenza Lungo 6,14

Rischi a revoca Breve 11,07 Rischi a revoca Breve 10,88

ANNO 2002 Durata Tasso ANNO 2002 Durata Tasso

Rischi Autoliqu. Breve 7,33 Rischi Autoliqu. Breve 7,45

Rischi a scadenza Breve 6,49 Rischi a scadenza Breve 5,88

Rischi a scadenza Lungo 5,59 Rischi a scadenza Lungo 5,69

Rischi a revoca Breve 11,47 Rischi a revoca Breve 11,32

ANNO 2003 Durata Tasso ANNO 2003 Durata Tasso

Rischi Autoliqu. Breve 6,70 Rischi Autoliqu. Breve 7,00

Rischi a scadenza Breve 5,54 Rischi a scadenza Breve 4,93

Rischi a scadenza Lungo 4,57 Rischi a scadenza Lungo 4,49

Rischi a revoca Breve 11,15 Rischi a revoca Breve 11,09

NOTE(*) La media dei tassi di interesse attivi è calcolata secondo la formula: Competenze * 365 / Numeri computistici.

Fonte: elaborazione Artigiancredit Lombardia su dati Banca d’Italia

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4 SOFFERENZE SUI CREDITI EROGATI ALLE IMPRESE ARTIGIANE - 2003

Regione Euro % sul TotaleCredito

UtilizzatoSofferenze /

CreditoCredito

ConcessoSofferenze /

Credito

PIEMONTE 280.478.196 7,90 2.463.183.865 11,39 3.482.017.058 8,06

VALLE D’AOSTA 16.133.778 0,45 57.858.995 27,88 80.764.684 19,98

LIGURIA 75.316.844 2,12 512.523.505 14,70 640.948.116 11,75

LOMBARDIA 535.303.215 15,08 7.750.702.135 6,91 11.121.156.059 4,81

TRENTINO 58.016.773 1,63 1.982.609.666 2,93 2.607.334.936 2,23

VENETO 260.703.062 7,34 5.097.250.609 5,11 6.894.130.421 3,78

FRIULI 44.986.770 1,27 858.301.806 5,24 1.198.275.924 3,75

EMILIA 269.768.420 7,60 4.366.939.534 6,18 6.413.517.957 4,21

MARCHE 162.154.438 4,57 1.935.925.794 8,38 2.620.152.551 6,19

TOSCANA 221.020.722 6,22 2.658.871.162 8,31 3.495.606.017 6,32

UMBRIA 63.942.841 1,80 684.205.149 9,35 869.867.449 7,35

LAZIO 245.606.944 6,92 583.024.612 42,13 748.046.220 32,83

CAMPANIA 145.854.838 4,11 366.619.147 39,78 463.274.251 31,48

ABRUZZI 83.710.069 2,36 435.946.367 19,20 611.611.653 13,69

MOLISE 24.722.444 0,70 67.957.970 36,38 92.451.950 26,74

PUGLIA 301.479.702 8,49 707.886.595 42,59 924.094.698 32,62

BASILICATA 87.873.004 2,47 104.451.651 84,13 139.932.820 62,80

CALABRIA 219.939.206 6,19 227.734.456 96,58 272.711.939 80,65

SICILIA 218.875.665 6,16 485.132.775 45,12 671.008.748 32,62

SARDEGNA 234.802.389 6,61 422.916.391 55,52 520.523.697 45,11

ITALIA 3.550.689.320 100,00 31.770.042.184 11,18 43.867.427.148 8,09

NotePer “Sofferenze” si intendono la totalità dei rapporti per cassa in essere con soggetti in stato d’insolvenza o in situazioni sostanzialmente equiparabili, a prescindere dalle garanzie che li assistono, al lordo delle svalutazioni operate per previsioni di perdita.

Fonte: Glossario Bollettino Statistico Banca d’Italia.

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5 ANDAMENTO DEL RAPPORTO SOFFERENZE CREDITO CONCESSO

Anno 1997

Anno 1998

Anno 1999

Anno 2000

Anno 2001

Anno 2002

Anno 2003

Variazione 1997/2003 *

PIEMONTE 9,23 8,38 8,06 7,52 7,20 7,85 8,06 -1,18

VALLE D’AOSTA 9,61 9,74 8,38 7,48 5,82 7,10 19,98 10,37

LIGURIA 23,17 22,58 19,74 14,38 13,53 12,10 11,75 -11,42

LOMBARDIA 6,93 6,32 5,89 5,62 4,85 4,79 4,81 -2,12

TRENTINO 2,56 2,18 2,23 2,28 2,24 1,82 2,23 -0,34

VENETO 6,17 5,15 4,63 4,25 3,28 3,15 3,78 -2,39

FRIULI 8,69 6,48 5,31 4,57 4,23 3,90 3,75 -4,94

EMILIA 5,62 4,64 4,42 4,27 4,19 4,08 4,21 -1,41

MARCHE 13,35 12,44 9,36 7,72 5,56 5,71 6,19 -7,16

TOSCANA 17,91 15,92 12,34 9,86 6,06 5,99 6,32 -11,59

UMBRIA 13,54 12,37 9,76 9,02 6,89 7,01 7,35 -6,19

LAZIO 59,82 66,69 45,42 44,62 33,12 33,60 32,83 -26,99

CAMPANIA 56,93 58,70 52,47 46,96 36,80 30,67 31,48 -25,44

ABRUZZI 36,46 34,05 28,23 23,91 21,70 14,09 13,69 -22,78

MOLISE 63,14 40,25 41,53 37,08 30,61 26,80 26,74 -36,40

PUGLIA 60,89 55,79 50,87 43,72 36,83 34,62 32,62 -28,26

BASILICATA 104,51 79,36 71,67 80,78 68,62 65,02 62,80 -41,71

CALABRIA 122,83 80,63 80,45 114,68 100,24 87,44 80,65 -42,18

SICILIA 113,47 99,07 90,33 57,72 47,21 35,29 32,62 -80,85

SARDEGNA 53,10 61,27 62,07 63,02 60,25 49,11 45,11 -7,99

ITALIA 15,28 12,76 11,16 10,18 8,52 7,89 8,09 -7,19

NotePer “Sofferenze” si intendono la totalità dei rapporti per cassa in essere con soggetti in stato d’insolvenza o in situazioni sostanzialmente equiparabili, a prescindere dalle garanzie che li assistono, al lordo delle svalutazioni operate per previsioni di perdita.

Fonte: Glossario Bollettino Statistico Banca d’Italia.

Elaborazione Artigiancredit Lombardia su dati Banca d’Italia

(*) variazione ottenuta come differenza tra valore 2003 e valore 1997

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ANDAMENTO DEL RAPPORTO SOFFERENZE CREDITO UTILIZZATO

Anno 1997

Anno 1998

Anno 1999

Anno 2000

Anno 2001

Anno 2002

Anno 2003

Variazione 1997/2003 *

PIEMONTE 12,98 11,98 11,50 10,65 10,31 11,32 11,39 -1,59

VALLE D’AOSTA 12,41 14,00 11,89 10,41 8,08 9,90 27,88 15,47

LIGURIA 29,88 28,85 25,34 18,22 17,44 15,25 14,70 -15,19

LOMBARDIA 9,88 9,10 8,62 8,20 7,10 6,97 6,91 -2,98

TRENTINO 3,40 2,91 2,99 2,99 2,94 2,42 2,93 -0,47

VENETO 8,34 6,98 6,35 5,79 4,46 4,32 5,11 -3,22

FRIULI 11,89 9,23 7,54 6,45 5,99 5,51 5,24 -6,65

EMILIA 8,31 7,02 6,72 6,37 6,20 6,05 6,18 -2,13

MARCHE 19,60 18,14 13,57 10,86 7,77 7,92 8,38 -11,22

TOSCANA 23,97 21,54 16,80 13,33 8,11 8,01 8,31 -15,66

UMBRIA 17,84 16,12 12,64 11,77 8,94 9,05 9,35 -8,50

LAZIO 65,41 77,94 58,39 57,87 43,00 43,13 42,13 -23,29

CAMPANIA 74,45 75,49 68,39 62,05 48,41 40,05 39,78 -34,66

ABRUZZI 51,32 45,62 40,52 33,83 30,67 20,01 19,20 -32,12

MOLISE 85,06 56,11 60,61 51,96 41,35 39,36 36,38 -48,68

PUGLIA 83,76 78,04 72,03 61,26 50,57 45,86 42,59 -41,17

BASILICATA 127,66 106,45 97,39 109,46 90,87 83,89 84,13 -43,53

CALABRIA 141,41 89,61 98,63 143,09 131,23 107,36 96,58 -44,83

SICILIA 151,77 133,62 131,94 81,71 66,91 49,17 45,12 -106,66

SARDEGNA 61,06 70,05 75,93 78,00 74,20 60,85 55,52 -5,54

ITALIA 21,13 17,88 15,84 14,30 11,95 11,06 11,18 -9,96

NotePer “Sofferenze” si intendono la totalità dei rapporti per cassa in essere con soggetti in stato d’insolvenza o in situazioni sostanzialmente equiparabili, a prescindere dalle garanzie che li assistono, al lordo delle svalutazioni operate per previsioni di perdita.

Fonte: Glossario Bollettino Statistico Banca d’Italia.

Elaborazione Artigiancredit Lombardia su dati Banca d’Italia

(*) variazione ottenuta come differenza tra valore 2003 e valore 1997

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6 SOFFERENZE SUI CREDITI EROGATI ALLE IMPRESE ARTIGIANE - PROVINCE LOMBARDE

ANNO 2003

Sofferenze% sul Totale

Credito Concesso

Sofferenze / Credito % sul

Concesso

Credito Utilizzato

Sofferenze / Credito %

sull’Utilizzato

MILANO 162.069.976 30,28 2.278.251.844 7,11 1.661.221.008 9,76

VARESE 51.563.492 9,63 748.454.137 6,89 544.785.011 9,46

COMO 57.416.752 10,73 851.332.369 6,74 579.586.496 9,91

SONDRIO 16.892.405 3,16 373.415.880 4,52 262.735.016 6,43

BERGAMO 45.408.476 8,48 1.774.864.973 2,56 1.209.408.820 3,75

BRESCIA 54.208.090 10,13 2.502.036.562 2,17 1.661.552.435 3,26

PAVIA 51.521.792 9,62 369.555.077 13,94 278.985.828 18,47

CREMONA 35.071.596 6,55 609.060.699 5,76 436.427.844 8,04

MANTOVA 22.657.848 4,23 802.282.109 2,82 554.672.621 4,08

LODI 16.617.144 3,10 231.566.349 7,18 170.373.415 9,75

LECCO 21.875.644 4,09 580.336.060 3,77 390.953.641 5,60

TOTALE 535.303.215 100,00 11.121.156.059 4,81 7.750.702.135 6,91

NotePer “Sofferenze” si intendono la totalità dei rapporti per cassa in essere con soggetti in stato d’insolvenza o in situazioni sostanzialmente equiparabili, a prescindere dalle garanzie che li assistono, al lordo delle svalutazioni operate per previsioni di perdita.

Fonte: Glossario Bollettino Statistico Banca d’Italia.

Elaborazione Artigiancredit Lombardia su dati Banca d’Italia

Importi segnalati alla Centrale dei Rischi

Elaborazione Artigiancredit Lombardia su dati Banca d’Italia

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45

7 ANDAMENTO DEL RAPPORTO SOFFERENZE / CREDITO CONCESSO

PROVINCE LOMBARDEAnno 1997

Anno 1998

Anno 1999

Anno 2000

Anno 2001

Anno 2002

Anno 2003

Variazione 1997/2003 (*)

MILANO 11,16 10,56 9,84 9,34 7,95 7,22 7,11 -4,05

VARESE 10,70 8,56 7,98 8,02 7,51 6,90 6,89 -3,81

COMO 6,68 6,96 7,08 6,55 5,68 6,14 6,74 0,06

SONDRIO 7,20 6,70 4,70 4,46 4,58 4,76 4,52 -2,68

BERGAMO 4,85 4,54 4,17 3,92 3,28 2,94 2,56 -2,29

BRESCIA 4,08 3,50 2,91 2,58 2,06 2,29 2,17 -1,91

PAVIA 15,23 15,52 13,38 12,66 11,38 11,34 13,94 -1,29

CREMONA 6,30 5,63 5,61 5,62 5,59 6,56 5,76 -0,54

MANTOVA 3,66 2,13 2,59 2,75 2,32 2,60 2,82 -0,84

LODI 7,64 8,16 6,40 6,85 5,83 4,97 7,18 -0,46

LECCO 3,72 4,25 4,13 4,20 3,51 3,63 3,77 0,05

ANDAMENTO DEL RAPPORTO SOFFERENZE / CREDITO UTILIZZATO

PROVINCE LOMBARDEAnno 1997

Anno 1998

Anno 1999

Anno 2000

Anno 2001

Anno 2002

Anno 2003

Variazione 1997/2003 (*)

MILANO 15,41 14,89 13,89 13,17 11,26 10,03 9,76 -5,65

VARESE 15,32 12,27 11,39 11,50 10,73 9,69 9,46 -5,86

COMO 9,72 10,21 10,26 9,60 8,43 9,26 9,91 0,19

SONDRIO 10,32 9,44 6,63 6,34 6,32 6,76 6,43 -3,89

BERGAMO 6,98 6,76 6,33 5,95 5,01 4,41 3,75 -3,23

BRESCIA 6,02 5,28 4,43 3,90 3,12 3,48 3,26 -2,76

PAVIA 20,43 21,17 18,52 17,04 15,59 15,08 18,47 -1,96

CREMONA 8,80 8,09 8,02 7,93 7,91 9,53 8,04 -0,76

MANTOVA 5,08 2,76 3,77 3,92 3,29 3,72 4,08 -1,00

LODI 10,07 11,09 9,23 9,45 7,89 6,92 9,75 -0,32

LECCO 5,52 6,34 6,21 6,36 5,31 5,40 5,60 0,08

NotePer “Sofferenze” si intendono la totalità dei rapporti per cassa in essere con soggetti in stato d’insolvenza o in situazioni sostanzialmente equiparabili, a prescindere dalle garanzie che li assistono, al lordo delle svalutazioni operate per previsioni di perdita.

Fonte: Glossario Bollettino Statistico Banca d’Italia.

Elaborazione Artigiancredit Lombardia su dati Banca d’Italia

(*) variazione ottenuta come differenza tra valore 2003 e valore 1997

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8 TOTALE CREDITI EROGATI ALLE IMPRESE ARTIGIANE REGIONI ITALIANE ANNO 2003

Regione Breve TermineMedio / Lungo

TermineAltri crediti (*) Totale Regione % Bt % Mt/Lt

% Altri crediti

% Regione

PIEMONTE 1.787.885.262 1.985.264.114 300.222.658 4.073.372.034 43,89 48,74 7,37 8,24

VALLE D’AOSTA 48.062.846 60.248.217 16.696.687 125.007.750 38,45 48,20 13,36 0,25

LIGURIA 364.867.010 563.959.065 77.739.257 1.006.565.332 36,25 56,03 7,72 2,04

LOMBARDIA 5.099.357.096 5.226.601.179 568.969.907 10.894.928.182 46,80 47,97 5,22 22,04

TRENTINO ALTO ADIGE 1.095.112.549 1.029.156.798 56.221.171 2.180.490.518 50,22 47,20 2,58 4,41

VENETO 3.172.195.339 3.543.418.036 290.426.529 7.006.039.904 45,28 50,58 4,15 14,18

FRIULI VENEZIA GIULIA 555.926.314 667.783.861 47.836.104 1.271.546.279 43,72 52,52 3,76 2,57

EMILIA ROMAGNA 3.028.463.880 3.066.128.959 277.656.852 6.372.249.691 47,53 48,12 4,36 12,89

MARCHE 1.216.046.455 1.449.160.043 170.558.905 2.835.765.403 42,88 51,10 6,01 5,74

TOSCANA 1.831.702.293 2.071.048.417 231.203.668 4.133.954.378 44,31 50,10 5,59 8,36

UMBRIA 449.757.153 575.001.786 64.220.285 1.088.979.224 41,30 52,80 5,90 2,20

LAZIO 540.416.001 639.765.639 288.284.346 1.468.465.986 36,80 43,57 19,63 2,97

CAMPANIA 333.560.740 410.134.589 159.658.002 903.353.331 36,92 45,40 17,67 1,83

ABRUZZI 341.917.564 442.652.450 94.381.611 878.951.625 38,90 50,36 10,74 1,78

MOLISE 57.928.086 74.442.033 27.800.586 160.170.705 36,17 46,48 17,36 0,32

PUGLIA 531.140.959 808.798.114 315.540.353 1.655.479.426 32,08 48,86 19,06 3,35

BASILICATA 88.983.269 129.527.317 91.873.751 310.384.337 28,67 41,73 29,60 0,63

CALABRIA 190.263.988 262.186.593 214.332.076 666.782.657 28,53 39,32 32,14 1,35

SICILIA 473.779.716 605.835.130 318.282.004 1.397.896.850 33,89 43,34 22,77 2,83

SARDEGNA 230.606.407 521.288.946 241.946.550 993.841.903 23,20 52,45 24,34 2,01

ITALIA 21.437.972.927 24.132.401.286 3.853.851.302 49.424.225.515 43,38 48,83 7,80 100,00

Note(*) Dato definito da Banca d’Italia “informazione imprecisabile o irrilevante”

Fonte: elaborazione Artigiancredit Lombardia su dati Banca d’Italia

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47

9 TOTALE CREDITI EROGATI ALLE IMPRESE ARTIGIANE REGIONE LOMBARDIA ANNO 2003

Breve termineMedio / Lungo

TermineAltri

crediti (*)Totale % Bt % Mt/Lt

% Altri crediti

%MLt/Bt

% Provincia

BERGAMO 754.746.947 805.316.736 52.093.614 1.612.157.297 46,82 49,95 3,23 106,70 14,80

BRESCIA 1.113.224.825 1.015.710.066 64.418.607 2.193.353.498 50,75 46,31 2,94 91,24 20,13

COMO 368.009.446 375.060.095 59.181.680 802.251.221 45,87 46,75 7,38 101,92 7,36

CREMONA 253.720.042 285.694.356 27.665.483 567.079.881 44,74 50,38 4,88 112,60 5,20

LECCO 260.480.749 251.091.404 22.964.671 534.536.824 48,73 46,97 4,30 96,40 4,91

LODI 117.489.512 120.583.657 13.200.030 251.273.199 46,76 47,99 5,25 102,63 2,31

MANTOVA 319.221.552 366.501.194 24.206.342 709.929.088 44,97 51,63 3,41 114,81 6,52

MILANO 1.215.178.982 1.250.987.179 179.436.114 2.645.602.275 45,93 47,29 6,78 102,95 24,28

PAVIA 208.114.381 220.131.028 48.557.590 476.802.999 43,65 46,17 10,18 105,77 4,38

SONDRIO 147.260.183 178.737.484 17.029.389 343.027.056 42,93 52,11 4,96 121,38 3,15

VARESE 341.910.477 356.787.980 60.216.387 758.914.844 45,05 47,01 7,93 104,35 6,97

TOTALE 5.099.357.096 5.226.601.179 568.969.907 10.894.928.182 46,80 47,97 5,22 102,50 100,00

Note(*) Dato definito da Banca d’Italia “informazione imprecisabile o irrilevante”

Fonte: elaborazione Artigiancredit Lombardia su dati Banca d’Italia

Page 48: OSSERVATORIO “CREDITO ALLE IMPRESE …...credito e di previsione dei futuri scenari economici dell’artigianato. L’approvazione definitiva dei nuovi accordi interbancari, più

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10A

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49

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50

10 ARTIGIANCASSA: OPERAZIONI DI LEASING / CREDITO PRESENTATE

PROVINCE LOMBARDECREDITO

PROVINCIA1999 2000 2001 2002 2003 Inc.

2003n° Importo n° Importo n° Importo n° Importo n° Importo

Bergamo 1.128 53.371 894 42.097 792 34.960,52 869 39.791,00 816 42.101,00 22,16%

Brescia 1.483 61.532 1.030 44.337 996 42.740,42 1.042 54.112,00 840 39.804,00 20,95%

Como 417 20.583 239 11.075 226 10.424,17 282 13.213,00 265 12.963,00 6,82%

Cremona 352 13.530 265 11.273 230 9.525,01 246 9.023,00 207 9.797,00 5,16%

Lecco 364 16.164 299 11.898 279 10.937,01 290 11.644,00 271 14.988,00 7,89%

Lodi 126 4.935 110 5.903 89 4.491,11 148 6.224,00 65 1.987,00 1,05%

Mantova 617 23.610 401 18.002 440 16.265,81 510 19.076,00 375 16.518,00 8,69%

Milano 1.075 49.994 707 32.466 697 33.575,90 661 30.766,00 556 29.656,00 15,61%

Pavia 191 9.527 94 4.560 84 4.112,03 94 4.337,00 89 4.237,00 2,23%

Sondrio 436 15.742 374 13.223 316 10.696,34 437 15.838,00 424 14.644,00 7,71%

Varese 85 5.291 66 3.490 59 3.964,84 93 5.307,00 39 3.281,00 1,73%

TOTALE 6.274 274.278 4.479 198.324 4.208 181.693,15 4.672 209.331,00 3.947 189.976,00 100,00%

LEASING

PROVINCIA1999 2000 2001 2002 2003 Inc.

2003n° Importo n° Importo n° Importo n° Importo n° Importo

Bergamo 787 3.821,47 783 36.975,22 685 35.288,47 694 34.680,00 649 35.727,00 18,79%

Brescia 1.009 5.368,88 890 42.166,64 715 36.960,24 550 36.784,00 539 31.576,00 16,61%

Como 436 2.166,49 361 17.224,87 315 15.755,03 219 9.478,00 243 13.660,00 7,18%

Cremona 157 767,66 159 9.344,25 147 8.194,62 104 4.913,00 88 6.399,00 3,37%

Lecco 284 1.442,41 239 12.287,54 216 12.037,06 166 9.911,00 136 8.471,00 4,46%

Lodi 83 423,65 61 3.410,68 57 2.898,87 36 1.757,00 45 3.023,00 1,59%

Mantova 265 1.324,30 232 10.376,14 219 12.046,36 181 8.452,00 162 8.609,00 4,53%

Milano 1.570 7.927,20 1.328 64.483,78 1.274 67.325,32 912 45.112,00 838 55.605,00 29,24%

Pavia 264 1.187,39 248 11.601,17 194 8.739,48 130 5.931,00 152 8.296,00 4,36%

Sondrio 75 337,97 95 3.597,64 92 4.181,75 80 2.877,00 62 3.628,00 1,91%

Varese 458 2.484,11 359 19.338,73 406 21.501,13 271 15.510,00 223 15.148,00 7,97%

TOTALE 5.388 27.251,52 4.755 230.806,65 4.320 224.928,34 3.343 175.405,00 3.137 190.142,00 100,00%

TOTALE

PROVINCIA1999 2000 2001 2002 2003 Inc.

2003n° Importo n° Importo n° Importo n° Importo n° Importo

Bergamo 1.915 57.192,64 1.677 79.072,13 1.477 70.248,98 1.518 75.518,00 1.465 77.828 20,47%

Brescia 2.492 66.901,10 1.920 86.503,43 1.711 79.700,66 1.581 85.688,00 1.379 71.380 18,78%

Como 853 22.749,87 600 28.300,29 541 26.179,20 525 26.873,00 508 26.623 7,00%

Cremona 509 14.297,28 424 20.617,48 377 17.719,64 334 15.422,00 295 16.196 4,26%

Lecco 648 17.606,48 538 24.185,16 495 22.974,07 426 20.115,00 407 23.459 6,17%

Lodi 209 5.358,40 171 9.313,78 146 7.389,98 193 9.247,00 110 5.010 1,32%

Mantova 882 24.934,13 633 28.378,27 659 28.312,17 672 27.685,00 537 25.127 6,61%

Milano 2.645 57.921,26 2.035 96.949,29 1.971 100.901,22 1.499 86.371,00 1.394 85.261 22,43%

Pavia 455 10.713,95 342 16.161,49 278 12.851,51 246 12.633,00 241 12.533 3,30%

Sondrio 511 16.079,58 469 16.820,48 408 14.878,09 499 19.466,00 486 18.272 4,81%

Varese 543 7.775,21 425 22.828,94 465 25.465,97 316 20.455,00 262 18.429 4,85%

TOTALE 11.662 301.529,90 9.234 429.130,75 8.528 406.621,49 7.809 399.473,00 7.084 380.118,00 100,00%

Importi in migliaia di Euro

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51

11A

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