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OCCHIALI E DINTORNI Storie straordinarie di invenzioni rivoluzionarie Le collezioni del Museo dell’Occhiale di Pieve di Cadore FABIANO Editore
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Occhiali e dintorni

Mar 26, 2016

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Estratto Occhiali e Dintorni
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Occhiali e dintOrni Storie straordinarie di invenzioni rivoluzionarie

Le collezioni del Museo dell’Occhiale di Pieve di Cadore

FABIANO Editore

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OCCHIALI E DINTORNI Storie straordinarie di invenzioni rivoluzionarie

Le collezioni del Museo dell’Occhiale di Pieve di Cadore

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OCCHIALI E DINTORNI Storie straordinarie di invenzioni rivoluzionarie

Le collezioni del Museo dell’Occhiale di Pieve di Cadore

testi diAlessandra Albarello

collaborazione editoriale di Laura Zandonella, conservatrice del Museo di Pieve di Cadore

FABIANO Editore

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in copertinadall’alto: Ciondoli denominati “Lunettes Breloques” che “Les Incroyables”, portavano appuntati al panciotto;modello da sole Emilio Pucci di fi ne anni 70-inizio anni 80 con montatura in plastica trasparente colorata e sfumata;occhiale ad arco in rame con lenti viola, Germania, fi ne XVII-inizio XVIII secolo;dettaglio di un astuccio cinese del 1880 circa.

Testi

Alessandra Albarello

Foto

Baggiofotostudio, Pieve di Cadore (BL)

Archivio Museo dell’Occhiale

Archivio ANFAO e MIDO

Hanno collaborato:

Laura Zandonella e Ivana Canaider

Copyright 2011

Fabiano Editore

Reg. San Giovanni 40 – Canelli (AT)

Tel. 0141 827801 – Fax 0141 827830

e-mail: [email protected]

www.fabianoeditore.it

Gli Autori e l’Editore declinano ogni responsabilità

per eventuali errori contenuti nel testo.

Tutti i diritti sono riservati.

È vietata ogni riproduzione totale o parziale.

Grafi ca e stampa:

Fabiano Group Srl

Reg. San Giovanni 40 – Canelli (AT)

Impaginazione:

Nadia Mirialdo

ISBN 978-88-89629-94-9

Finito di stampare: Settembre 2011

Museo dell’Occhiale – Pieve di Cadore

Presidente

Vittorio Tabacchi

Conservatrice

Laura Zandonella

Comitato Esecutivo

Vittorio Tabacchi, Presidente

Primo Barbon

Luigino Boito

Francesco Gili

Renato Sopracolle

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Prefazione

di Vittorio Tabacchi

Primaparte – Il Museo

Passato. Presente. E soprattutto futuro

La storia di un museo è la storia delle sue collezioni. E di una donna

Secondaparte – Le origini degli occhiali

Dall’arco alle astine. Da Ugo di Provenza a Camillo Benso, conte di Cavour

Punti di vista e di appoggio

Filosofi a, scienza e religione. Oltre il visibile

La Regina Margherita e la prima fabbrica del Cadore

Messaggi intriganti e doni preziosi

In viaggio verso la modernità

Terzaparte – Wunderkammer - La stanza del collezionista

L’arte del vedere (e del non vedere)

Quando uno sguardo diventa “Objet de vertu”

Occhio per occhio: realtà e rappresentazione

Quartaparte – Il XX secolo e gli occhiali contemporanei

anni 20-30

anni 40-50

anni 60-70

anni 80-90

Postfazione

Alcune rifl essioni intorno al Museo dell’Occhiale

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Sommario

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Prefazione

Il mio legame con il Museo inizia ancor prima della sua creazione e nasce

dalla grande passione che ho sempre avuto per il collezionismo, ma soprat-

tutto dal mio forte senso di appartenenza al territorio. Un territorio, il Cado-

re, che è diventato teatro assoluto di una storia esemplare del made in Italy

da quando, a Calalzo di Cadore, è stata inaugurata nel 1878 la prima fabbrica

italiana di occhiali. Il Museo dell’Occhiale, inserito in un contesto così sensibi-

le alla cultura di questo oggetto, è diventato quindi il simbolo incontrastato

di una filiera che ha saputo trasformare la tradizione in energia creativa,

attingendo al passato per inserirsi nelle nuove dinamiche contemporanee

del mercato internazionale. Da quella prima azienda, che alla fine dell’800 fu

visitata perfino dalla Regina Margherita di Savoia, in questo comprensorio

ne sono nate molte altre che con il loro know-how hanno saputo imporre

con orgoglio il concetto di made in Italy in tutto il mondo, arrivando anche

a interpretare le griffe e i marchi internazionali più prestigiosi della moda e

del design. Defilato rispetto a Venezia ma pur sempre inserito in quel tessu-

to storico che ha reso unica la città lagunare, il Cadore è diventato quindi il

palcoscenico ideale per rappresentare una delle più grandi invenzioni della

storia, gli occhiali, conseguenza logica di una cultura del vetro che proprio in

questi luoghi affonda le sue radici fin dal XIII secolo, come si evince dall’anti-

co documento dei Capitolari delle Arti Veneziane, datato 1284. Anche se gli

occhiali sono i protagonisti assoluti del museo, non mancano altri oggetti

che riportano al senso e alla simbologia della vista. L’evoluzione degli occhiali

e di ciò che è correlato alla vista non ha confini: hanno sempre cercato infat-

ti di individuare in altri ambiti le loro fonti di ispirazione, dal design all’arte,

dalla moda alla musica, suggerendo così i contorni di un variegato, viva-

ce e complesso palcoscenico culturale di cui sono loro i veri protagonisti.

Nel tempo il Museo dell’Occhiale con gli oltre quattromila pezzi esposti a

rotazione, dal XV secolo fino ai giorni nostri, è diventato un punto di riferi-

mento e di documentazione importante soprattutto per coloro che si inte-

ressano di storia della moda e del costume. Ma è diventato anche il simbolo

dell’identità di tutta la filiera italiana dell’occhialeria che qui è nata e che qui

continua a crescere, facendo sentire la sua voce nel mondo e assecondando

così una sua vocazione internazionale.

Vittorio Tabacchi

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primaparte

Il MuseoPassato. Presente. E soprattutto futuro

La storia di un museo è la storia delle sue collezioni. E di una donna

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OCCHIALI E D INTORNI

Passato. Presente. E soprattutto futuro

Un edificio di vetro e acciaio che fa da contraltare all’antica dimora natale

del pittore Tiziano Vecellio (1480/1490-1576) di legno e pietra e al paesaggio

dolce e aspro delle Dolomiti, che si riflette cangiante e mutevole sulla sua

superficie. Il Museo dell’Occhiale, con la sua lucente modernità, sfida la

memoria di questi luoghi, imponendo la sua sofisticata architettura high-

tech come un naturale ponte tra passato, presente e futuro. All’interno, un

connubio di materiali evocativi di una tradizione artigianale e colori anche

audaci definiscono gli spazi luminosi, dove si racconta la storia avvincente

di una delle filiere più importanti del mondo, nata proprio in questi luoghi,

geograficamente difficili ma particolarmente ricchi di corsi d’acqua,

preziosi per generare l’energia che inizialmente alimentava i macchinari.

Unico museo nazionale dell’occhialeria a essere vincolato dalla

Soprintendenza dei Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici è stato

inaugurato nel 1990 a Tai di Cadore, per poi essere trasferito nel 2007 nella

nuova sede del Palazzo Cosmo a Pieve di Cadore, dove l’allestimento è stato

curato, tra gli altri, anche dall’architetto Alessandro Mendini, non nuovo a

importanti progetti museali realizzati in tutto il mondo. Il fil rouge del museo

è naturalmente la vista e tutta la simbologia che appartiene al semplice e

istintivo atto di guardare e non solo di vedere. Oltre 4.000 pezzi dal XV

secolo ai giorni nostri sono quindi esposti a rotazione lungo un percorso

che si snoda attraverso i due piani del museo e comprendono occhiali, libri,

stampe e documenti antichi, cannocchiali, binocoli, strumenti ottici, opere

d’arte, ex voto e tanto altro ancora, ricreando la suggestione di un mondo

complesso e trasversale, la cui evoluzione è strettamente collegata non

solo al progresso tecnologico e industriale ma anche a quello culturale.

Una curiosità: una delle sale, vista dall’alto, riprende nella sua struttura le

sezioni ottiche di una lente correttiva.

Il Museo

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Passa to . P re sen te . E sopra t tu t to fu tu ro

Sono poi particolarmente toccanti le foto in bianco e nero,

testimonianza di un passato che sembra lontanissimo, donne e

uomini intenti a lavorare alle saldatrici a pedale, fabbriche

spoglie, sguardi intensi e stralci di vite fatte di sacrifici ma anche

della soddisfazione di essere entrati a far parte della storia.

La collezione si arricchisce ogni anno di nuovi pezzi seguendo la naturale

evoluzione di un museo e di un settore di cui il Cadore in particolare

e l’Italia in generale rappresentano da sempre il cuore pulsante.

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i l Museo

Una filiera che non ha mai smesso di crescere grazie anche al supporto

di ANFAO (Associazione Nazionale Fabbricanti Articoli Ottici), nata nel

1954 e che dal 1970 organizza Mido (Mostra Internazionale di Ottica,

Optometria e Oftalmologia), fiera che ancor oggi detiene la leadership

internazionale nel settore. Creando sinergie e collaborazioni con altre

realtà museali, il Museo dell’Occhiale rimane quindi un luogo vivo, che

continua a dialogare anche con il territorio, coinvolgendolo in un vivace

e vibrante dibattito culturale che dura ormai da molti secoli.

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Passa to . P re sen te . E sopra t tu t to fu tu ro

In questa pagina e in quelle precedenti: alcune immagini storiche degli anni 40 e 50 delle fabbriche di occhiali e astucci del Cadore.

Nella pagina successiva: un gruppo di giovani donne cadorine che si recano al lavoro in bicicletta, 1954.

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cap i to lo

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La s to r i a d i un museo è l a s to r i a de l l e sue co l l e z ion i . E d i una donna

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i l Museo

La storia di un museo è la storia delle sue collezioni. E di una donna

La storia di una collezione è quasi sempre una storia di passione.

Come quella di Madame Alfred Heymann, una dama che visse tra la fine

dell’800 e gli inizi del 900 appartenente all’alta borghesia parigina. Ritratta

forse anche da Klimt, nel 1911 scrisse il libro “Lunettes et lorgnettes de

jadis”, un’edizione limitata di soli 300 esemplari pubblicata dall’editore

parigino J. Leroy et Cie, ma già nel 1900 una parte della sua straordinaria

collezione di occhiali, fassamani, monocoli, ventagli, binocoli da teatro,

cannocchiali e altro era apparsa nel libro “Les lorgnettes” di Jean Robiquet,

conservatore del Musée Carnavalet di Parigi, realizzato in occasione

dell’importante esposizione universale di Parigi di quello stesso anno.

Percorrendo le misteriose strade del destino e passando probabilmente

anche dalle mani di un collezionista spagnolo, alcuni pezzi di quella

mitica collezione, di cui in molti nel tempo hanno favoleggiato perché

improvvisamente si dissolse nel nulla nel 1925, frammentandosi tra

collezionisti e musei vari, sono arrivati anche al Museo dell’Occhiale di Pieve

di Cadore. Ad acquisirli fu probabilmente il famoso ottico belga Georges

Bodart, la cui collezione di circa 1600 pezzi, ceduta poi al Museo nel 1987,

rappresenta il nucleo centrale e il punto di partenza di questa bellissima

avventura. È stata poi sempre la passione a definire la storia di un’altra

collezione importante: quella di Enrico De Lotto, medico e studioso che,

dopo aver curato l’esposizione sulla storia degli occhiali del 1956 (anno

in cui ha scritto anche il libro “Dallo smeraldo di Nerone agli occhiali del

Cadore”), riproposta poi nel 1959, ha espresso il sogno di realizzare un

museo nazionale degli occhiali, un sogno reso possibile anni dopo grazie

alla tenacia e all’intraprendenza di Vittorio Tabacchi. In realtà tutti i musei

sono un insieme di tante collezioni, donazioni, acquisti fatti talvolta

seguendo un’onda emotiva, altre volte stabilendo un percorso storico ben

preciso. Il Museo dell’Occhiale non sfugge a questa logica e nel tempo c’è

stata una “stratificazione” di pezzi di varie provenienze, tra cui quelli delle

collezioni di occhiali orientali dell’antiquario Luca Moioli, oppure dell’ottico

parigino Jean Bernard Weiss, acquisita negli anni 90. Ultime, in ordine

cronologico, quella donata nel 2001 da Giuseppe Del Favero di Calalzo di

Cadore che ripercorre un ampio raggio di tempo focalizzando l’attenzione

su pezzi anche iconici del 900, italiani e stranieri, e la raccolta di Ottica

Giacobbi ricevuta nel 2009. Il Museo dell’Occhiale da sempre mantiene non

solo un forte legame con le aziende ma è diventato addirittura il simbolo

di una importante tradizione che ha scelto come luogo d’elezione il Veneto

e in particolare il Cadore. Rappresenta la memoria ma anche il futuro.

È il passato ma anche il presente.

Il frontespizio del libro “Lunettes et lorgnettes de jadis”

di Madame Alfred Heymann, pubblicato nel 1911 dalla casa editrice parigina J. Leroy et

Cie in edizione limitata di 300 esemplari.

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i l Museo

Nella pagina precedente: un’immagine tratta dal libro “Lunettes et lorgnettes de jadis” dove sono illustrati

alcuni oggetti rari appar tenuti a Madame Alfred Heymann.

In questa pagina: due pezzi provenienti probabilmente dalla collezione di Madame Alfred Heymann ed esposti

ora al Museo dell’Occhiale. Dall’alto: un prezioso cannocchiale cor to in avorio intagliato

(Francia, 1720 circa) e un nécessaire in ottone smaltato, argento, madreper la e oro (Inghilterra, inizio XIX secolo).

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secondaparte

Le originidegli occhiali

Dall’arco alle astine. Da Ugo di Provenza a Camillo Benso, conte di Cavour

Punti di vista e di appoggio

Filosofia, scienza e religione. Oltre il visibile

La Regina Margherita e la prima fabbrica del Cadore

Messaggi intriganti e doni preziosi

In viaggio verso la modernità

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Da l l ’ a r co a l l e a s t ine . Da Ugo d i P rovenza a Cami l lo Benso , con te d i Cavour

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OCCHIALI E D INTORNI

Dall’arco alle astine.Da Ugo di Provenza a Camillo Benso, conte di Cavour

Nel 1300, alla voce “Cristalleri” dei Capitolari delle Arti Veneziane

pubblicato nel 1284, il più antico documento che regolamentava le attività

e il commercio delle corporazioni di artigiani, fu aggiunta una voce specifica

per proibire la contraffazione del cristallo e delle lenti da vista, o meglio

dei “roidi da ogli”, come venivano chiamate allora, e che si distinguevano

dalle lenti di ingrandimento denominate “lapides ad legendum”.

La concorrenza, in un momento in cui non esisteva nulla e tutto era quindi

ancora da scoprire e da inventare, era spietata e forse anche sleale, tant’è

che sempre nel XIII secolo la produzione del vetro era stata trasferita

nell’isola di Murano col pretesto di poter controllare meglio il livello di

sicurezza di un’attività che si avvaleva principalmente del fuoco, per cui

considerata potenzialmente pericolosa se si svolgeva troppo vicina ai centri

abitati. Questa la spiegazione ufficiale. In realtà, pur non essendoci allora gli

stessi sofisticati mezzi di comunicazione che ci sono oggigiorno, le notizie

si diffondevano rapidamente, anche perché cominciavano a delinearsi

figure mitiche a metà tra il mercante, l’esploratore e il viaggiatore,

come Marco Polo che, seguendo nel 1271 la via della seta e la fiorente

attività di famiglia, arrivò in Cina per ritornare in Italia solo 17 anni dopo.

Personaggi che potevano quindi rivelare con disinvoltura le scoperte

appena fatte, vanificando anni e anni di ricerche, esperimenti e sofferenze.

Tutelare un’invenzione così straordinaria era quindi un obbligo che per una

città già così evoluta dal punto di vista commerciale come era Venezia nel XIII

e XIV secolo diventava quasi morale. Naturalmente lo studio dei fenomeni

ottici era iniziato molto tempo addietro e molto lontano, le lenti e gli occhiali

erano solo l’epilogo di un incontro di civiltà e studiosi geograficamente e

culturalmente agli antipodi che consultavano gli uni gli scritti degli altri.

Le origini degli occhiali

Dall’alto, in senso orario:par ticolare di un occhiale a snodo in ferro,

Italia, fine XVI-inizio XVII secolo; occhiali pieghevoli in tar taruga e argento con

il loro astuccio in galuchat, argento e legno, Francia, XVIII secolo; rarissimo occhiale ad

arco in cuoio, Germania, realizzato a cavallo tra il XVI e il XVII secolo.

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Da l l ’ a r co a l l e a s t ine . Da Ugo d i P rovenza a Cami l lo Benso , con te d i Cavour

Dall’alto: un’altra versione di occhiale a snodo in corno, Francia, fine XVI secolo; un modello ad arco in fanone di balena, materiale par ticolarmente flessibile, Germania, metà del XVII secolo.

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Le o r ig in i deg l i occh ia l i

Tra i primi anche il persiano Avicenna (980-1037) e l’egiziano Alhazen

(965-1038), spesso accusati di ricorrere all’alchimia, un’accusa che non

aveva niente a che fare con la validità delle loro scoperte ma piuttosto

con i pregiudizi di allora nei confronti di chi aveva una cultura e una

religione differenti. Infatti le prime lenti di ingrandimento in cristallo

di rocca e berillio che circolavano nei conventi tra gli ordini religiosi si

basavano proprio sugli studi di ottica di Alhazen. La clausola dei Capitolari

conferma però che le lenti ottiche e di conseguenza gli occhiali nacquero

invece in Italia alla fine del XIII secolo, favoriti probabilmente dalla

maestria dei veneziani nella lavorazione del vetro. L’ultimo laboratorio

artigianale a Venezia nella contrada di San Trovaso fu poi chiuso nel 1796.

Un’altra conferma sull’attribuzione di questa invenzione ci viene dalle

prime rappresentazioni pittoriche di personaggi con gli occhiali, come Ugo

di Provenza che nell’affresco di Tommaso da Modena del 1352 indossa un

modello a snodo che solo nella raffigurazione ossequiosa e postuma di un

cardinale poteva rimanere così, sospeso sul naso, senza essere sorretto

da una mano, mentre lui sta tranquillamente scrivendo. Nello stesso ciclo

pittorico, il cardinale Nicolò di Rouen consulta un testo sacro avvalendosi di

una lente di ingrandimento, anche questa rappresentata per la prima volta

in un dipinto. San Gerolamo invece, considerato il protettore degli occhialai,

ritratto nel 1480 nel suo studio dal Ghirlandaio (1449-1494) nell’affresco che

Dall’alto: occhiale a snodo in argento completo del suo astuccio trilobato in legno

e car ta, Francia, 1750 circa; astuccio per occhiali pieghevoli in ottone e madreper la delicatamente incisa con motivi

a ramages, Francia, XVIII secolo.

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Da l l ’ a r co a l l e a s t ine . Da Ugo d i P rovenza a Cami l lo Benso , con te d i Cavour

Dall’alto: un prezioso esemplare di occhiale ad arco detto di Norimberga, dal nome della città di provenienza, realizzato in tar taruga e caratterizzato da un elaborato traforo sul ponte, Germania, fine XVII secolo; il ponte detto “a cinque lame” caratterizza questo modello in corno conferendogli una cer ta elasticità, Inghilterra, inizio XVIII secolo.

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Le o r ig in i deg l i occh ia l i

Dall’alto: occhiale ad arco in rame con lenti viola, Germania, fine XVII-inizio XVIII secolo.

I cerchi sono doppiati all’altezza del naso con filo di seta; occhiale ad arco in argento con doppio ponte,

Francia, fine XVIII secolo.