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La Meditazione Buddhista

May 29, 2018

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FrancyYou
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  • 8/9/2019 La Meditazione Buddhista

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    BOKAR RIMPOCHE

    LA MEDITAZIONEConsigli ai principianti

    Traduzione dal tibetano, preliminari e note diTcheuky Sngu (Francois Jacquemart)

    1985 -Edizioni Claire Lumire - Association Claire LumireMas de Fabrgues

    13510 Eguilles_____________________________________________________

    P r e l i m i n a r iBokar Rimpoche nato in Tibet nell'anno del Drago di Ferro e cionel 1940. Nato in una famiglia di pastori nomadi, aveva quattro anniquando le indicazioni date da Sua Santit Karmapa XVI lo feceroriconoscere come Tulku, reincarnazione del precedente BokarRimpoche. Educato in primo tempo presso il monastero fondatodalla sua precedente incarnazione, prosegu i suoi studi a Tsurpu,sede dei Karmapa. Egli , molto giovane, prese in carico la comunitdi Bokar, sita nel Tibet superiore e cio occidentale, non lontanodal monte Kailash. L'invasione cinese lo indusse a scegliere l'esilio,come molti altri, all'et di vent'anni. In India, egli incontr KalouRimpoche(1)4 , di cui divenne il principale discepolo, chiamato asuccedergli a capo del lignaggio Shangpa-Kagyu, uno degli ottograndi lignaggi originari attraverso cui il Buddismo pass dall'Indiaal Tibet. Bokar Rimpoche assolse due volte il tradizionale ritiro di treanni e tre mesi a Sonada, il monastero indiano di Kalou Rimpoche,non lontano da Darjeeling, celebre per le sue colline coltivate a th.Le sue rimarchevoli qualit, hanno fatto s che in seguito venissescelto da Kalou Rimpoche per dirigere i centri di ritiro di Sonada, eda Sua Santit Karmapa XVI per dirigere quello di Rumtk, nuovasede dei Karmapa nel Sikkim, territorio indiano tra il Nepal e il

    4(1) La vita di Kalou Rimpoche stata pubblicata in due fascicoli, testo e album, dalle edizioni Prajna, Saint-Hugon

    73110 Arvillard

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    Bhutan. Da allora, egli stesso ha fondato recentemente a Mirik,nella medesima regione, un centro di ritiro pi specificatamentedestinato alla pratica di Kalachakra (2). Queste cariche lo hannoreso, attualmente, il principale maestro di meditazione della scuolaKagyupa.Il presente testo riporta una serie di insegnamenti impartiti da BokarRimpoche nel Settembre 1985, in Provenza, nel corso del suosecondo viaggio in Europa:- Il capitolo Introduzione generale alla meditazione uninsegnamento impartito nel Centro tibetano di Marsiglia.- La sezione Sfumature complementari riprende gli elementi di uninsegnamento sullo stesso soggetto, impartito ad Aix-en-Provence.

    - Infine, le istruzioni su Shin e Lhaktong sono state esposte indue serate a Aix-en-Provence. Abbiamo mantenuto la forma direttacon cui sono state pronunciate, indicando i momenti di meditazionein comune.Esistono, in tibetano, numerosi manuali di meditazione, di cui uno, ilMahamudra che dissipa le tenebre dell'ignoranza, del IXKarmapa, stato tradotto in francese. Il presente opuscolo,fondamentalmente non insegna niente altro che quanto viene

    esposto in modo dettagliato in suddetti manuali. Nel contempo, offreil vantaggio di una presentazione quasi scevra da tecnicismo e resafacilmente accessibile da innumerevoli esempi presi nella nostravita quotidiana. Il lettore, tuttavia, non deve cadere in equivoci: sottoquesta apparenza semplice, quelle che qui vengono esposte, sonodelle istruzioni molto profonde. E' probabile che una lettura rapida esuperficiale non lasci alcuna traccia nella mente. Perch se nepossa trarre qualche beneficio, occorre assorbire i contenuti e

    mettere in pratica gli esercizi sotto la guida indispensabile di unistruttore, come viene sottolineato dallo stesso Bokar Rimpoche.Questa pubblicazione stata incoraggiata da Bokar Rimpoche e latraduzione stata integralmente verificata in base al tibetanoregistrato nel corso dei sopraccitati insegnamenti.

    Tcheuky Sngu

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    LA MEDITAZIONE

    - Consigli ai principianti -

    INTRODUZIONE GENERALE ALLA MEDITAZIONE

    PERCH' MEDITARE?

    Gli uomini sono afflitti dalle sofferenze, da angoscia e dainnumerevoli paure che non sono in grado di evitare. Lameditazione ha la funzione di eliminare queste sofferenze e questaangoscia. Noi pensiamo comunemente che felicit e sofferenzederivino da circostanze esterne. Continuamente indaffarati, in unmodo o nell'altro, a riorganizzare il mondo, noi tentiamo di evitareun po' di sofferenza di qua, di racimolare un po' di felicit di l,senza mai raggiungere il risultato auspicato. Il punto di vistabuddista, che pure il punto di vista della meditazione, considera alcontrario che felicit e sofferenza non dipendono fondamentalmenteda circostanze esterne, bens dalla mente stessa . Un'attitudine dispirito positiva, genera la felicit, un'attitudine negativa, la

    sofferenza. Come comprendere questo equivoco che ci induce acercare all'esterno ci che noi non possiamo trovare che all'interno?Una persona dal viso pulito e limpido, guardandosi allo specchio,vede un viso pulito e limpido. Colui il cui viso sporco e macchiatodi fango, vede nello specchio un viso sporco e macchiato. Il riflesso,non ha, in verit, esistenza; solo il viso esiste. Dimenticando il viso,noi prendiamo come reale il suo riflesso. La natura positiva onegativa della nostra mente si riflette sulle apparenze esterne che ci

    rinviano la nostra propria immagine. La manifestazione esteriore, una risposta allo stato del nostro mondo interiore. La felicit che noidesideriamo, non ci deriver dalla ristrutturazione del mondo che ciattornia, ma dalla riforma del nostro mondo interiore.L'indesiderabile sofferenza, non se ne andr che nella misura in cuieviteremo di offuscare il nostro spirito con ogni tipo di negativit. Fintanto che non saremo consapevoli che la felicit e la sofferenzahanno la loro origine nella nostra stessa mente, finch non

    sappiamo distinguere ci che, per il nostro spirito salutare onocivo e che lo lasciamo nel suo ordinario stato di insalubrit,

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    rimaniamo impotenti a stabilire uno stato di benessere autentico,impossibilitati a evitare i continui ritorni della sofferenza. Qualsiasisia la nostra speranza, viene sempre delusa.Se, scoprendo nello specchio la sporcizia del nostro viso noi ciaccingiamo a lavare lo specchio, per quanto sfreghiamo per annicon energia, sapone e acqua in abbondanza, dal riflesso nonspariranno minimamente n la sporcizia n le macchie. A meno cheorientiamo i nostri sforzi verso l'oggetto giusto, essi rimangonoperfettamente vani. E' per questo motivo che il buddismo e lameditazione considerano come aspetto prioritario il fatto dicomprendere che felicit e sofferenze non dipendonosostanzialmente dal mondo esterno quanto dalla nostra propria

    mente. In assenza di questa comprensione, non ci volgeremo maiverso l'interno e continueremo ad investire le nostre energie e lenostre speranze in una vana ricerca esteriore. Una volta acquisitaquesta comprensione, possiamo lavare il nostro viso: il riflessostesso, apparir limpido nello specchio.

    LE CONDIZIONI AUSILIARIE

    La meditazione concerne la mente. Per meditare, occorre tuttaviariunire un certo numero di condizioni ausiliarie senza le quali lanostra impresa non potrebbe essere fruttuosa.In primo luogo, dopo aver compreso che felicit e sofferenzadipendono essenzialmente dalla nostra mente, occorre esserepervasi da una viva aspirazione a meditare e a provare gioia difronte a questa prospettiva.In secondo luogo, indispensabile essere guidati da un istruttore

    che ci insegna come meditare. Se noi ci proponiamo di recarci in undato posto di un paese che non conosciamo senza l'aiuto diqualcuno che abbia familiarit con il luogo, ci sar impossibileraggiungere la nostra destinazione. Lasciati alla ventura, nonpotremo che sviarci o perderci in percorsi tortuosi.Senza un maestro che guidi la nostra meditazione, noi nonpossiamo, nello stesso modo, che perderci per vie traverse.In terzo luogo, il luogo dove noi meditiamo riveste una certa

    importanza, in modo particolare per i principianti. Le circostanze incui viviamo, esercitano attualmente su di noi un'influenza molto

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    costrittiva e portano con s un abbondante flusso di pensieri cheparalizzano i nostri tentativi di meditazione. E' dunque necessarioritirarsi in un luogo almeno un minimo appartato dalle attivitmondane. Un animale selvatico che vive nei boschi d'altamontagna, non sopporta affatto l'agitazione della citt. Il nostrospirito di meditazione non pu svilupparsi nelle condizioni in cuipredominano le distrazioni e le sollecitazioni esteriori permanenti.

    COME MEDITARE

    Scelto un luogo isolato, dobbiamo svincolare il nostro corpo da ogniattivit, liberare il nostro spirito da pensieri concernenti il passato e

    l'avvenire, liberare la nostra parola da ogni conversazione profana.Il nostro corpo, la nostra parola e la nostra mente, vengono lasciatiin riposo nello stato di agio naturale.La postura del corpo importante. Il nostro corpo percorso dauna rete di canali sottili (nadi) in cui circolano i soffi sottili (prana).La produzione dei pensieri legata alla circolazione di questi soffi.L'agitazione del corpo genera l'agitazione dei canali e dei soffi che,a loro volta, favoriscono le turbolenze mentali.

    Anche l'attivit orale, la formazione dei suoni, dipende dall'attivitdei soffi. Il parlare troppo, li altera provocando un aumento dellaproduzione di pensieri. Mantenere il silenzio, favorisce lameditazione.Mantenere la calma della parola e del corpo predispone dunque allacalma interiore evitando il generarsi di un flusso di pensieri troppoabbondante. Proprio come un cavaliere che mantiene bene laposizione si trova seduto a proprio agio, nel momento in cui il corpo

    e la parola sono sotto controllo, la mente predisposta al riposo.Talvolta, si hanno concezioni errate su cosa sia la meditazione. Peralcuni, meditare consiste nel passare in rassegna e analizzare gliavvenimenti della loro vita quotidiana verificatisi nel corso dei giorni,dei mesi e degli anni trascorsi. Per altri, meditare consiste nelprospettarsi l'avvenire, riflettere sulla condotta da tenere, formularedei progetti a pi o meno lungo termine. Questi due approcci, sonoevidentemente erronei. La produzione di pensieri concernenti il

    passato o l'avvenire, , di per s, in contraddizione con lastabilizzazione della mente nella calma, anche quando il corpo e la

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    parola restassero inattivi. Nella misura in cui l'esercizio nonconduce alla pace interiore, non si caratterizza come meditazione.Altri ancora, pensando di meditare, non vanno alla ricerca n delpassato n del futuro, ma si installano in uno stato vago e indefinito,vicino a quel tipo di ebetudine generata da una grande fatica. Lamente dimora in una indeterminatezza oscura, stato che pusembrare positivo nella misura in cui procura sin dal primomomento una sensazione di piacevole riposo; ma mancatotalmente di lucidit e non tarda a scivolare nel sonno, a meno chenon sbocchi in un torrente di pensieri incontrollati.La vera meditazione, evita questi scogli: la mente non preoccupatadel passato, non proiettata sull'avvenire, stabilizzata in un presente

    lucido, chiaro e calmo. La notte non permette che una percezionemolto offuscata del mare, mentre il giorno lascia vedere conprecisione tutti i dettagli: i colori, le onde, la schiuma, lgli scogli e ilfondale. La nostra mente simile al mare. Colui che medita deveessere pienamente consapevole della situazione interiore, percepitain modo tanto chiaro come le onde in pieno giorno. Egli, allora,lascia la sua mente distesa e le onde si calmano naturalmente. E'la calma interiore, tecnicamente denominata pacificazione mentale

    (in tibetano, shin).Vengono utilizzati numerosissimi metodi per sviluppare shin. Unprincipiante pu, per esempio, visualizzare una piccola sfera di lucebianca a livello della fronte e concentrarsi al meglio delle suecapacit. Ci si pu pure concentrare sul va-e-vieni dellarespirazione o, ancora, senza prendere un particolare oggetto diconcentrazione, lasciare la mente priva di distrazioni. Possiamoutilizzare questi tre metodi e, attraverso di essi, imparare

    progressivamente a meditare.E' comunque importante abbordare una sessione di meditazionecon la mente molto ampia, molto aperta, senza fissarsi sullasperanza che sia buona o il timore che non lo sia. La mente deveessere distesa, disponibile e vasta. Sperare in una buonameditazione o temerne una non buona sono degli ostacoli da cuioccorre svincolarsi.La meditazione ci dona talvolta delle esperienze di felicit e di pace.

    Soddisfatti di noi stessi, ci rallegriamo per aver fatto una buonameditazione. Talvolta, al contrario, la nostra mente rimane molto

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    perturbata, durante tutta la sessione, da numerosi pensieri e, contristezza, ci giudichiamo dei pessimi meditanti. Rallegrarsi di unabuona meditazione e attaccarsi a delle esperienze gradevoli, coscome rattristarsi per una cattiva meditazione, sono due attitudinisbagliate. Meditazione buona o cattiva, l'importante semplicemente il fatto di meditare.Alcune persone, fin dal loro esordio, ottengono rapidamente dellebuone esperienze; esse vi si attaccano, aspettano la loro ripetizionecostante e, quando questo non si verifica, abbandonano lameditazione. Nel corso di un lungo viaggio, noi percorriamo tratti dicammino ora gradevoli e ora spiacevoli. Se il fascino esercitato daun tratto gradevole ci inducesse a fermarci per goderne di continuo,

    oppure le difficolt di un tratto spiacevole ci facessero rinunciare aproseguire, non raggiungeremmo mai la nostra meta. Strada buonao non buona, occorre proseguire. Cos pure, sul cammino dellameditazione, occorre perseverare senza preoccuparsi delledifficolt o attaccarsi ai momenti piacevoli.E' preferibile, per i principianti, limitarsi a delle brevi sessioni di diecio quindici minuti. Anche se la meditazione buona, ci si ferma. Inseguito, se si dispone del tempo necessario, si fa una seconda

    breve sessione dopo una pausa. E' meglio procedere con unasuccessione di sessioni brevi, piuttosto che impegnarsi in una lungasessione che, anche se buona all'inizio, rischia di scivolare nelladifficolt e di sfinire il meditante.

    I FRUTTI DELLA MEDITAZIONE

    In un primo tempo, la nostra mente non potr affatto restare stabile

    e a riposo per tanto tempo. La perseveranza e la regolaritconducono a sviluppare progressivamente la calma e la stabilit. Cisentiamo pure pi a nostro agio sia fisicamente che interiormente.D'altra parte, l'influenza delle circostanze esterne, felici o difficili, almomento molto forte su di noi, viene a diminuire e ne siamo menoasserviti. L'approfondimento della nostra esperienza della veranatura della mente, ha come effetto che il mondo esteriore perde lasua influenza su di noi e diventa impossibilitato a nuocerci.

    Il frutto ultimo della meditazione, il conseguimento del PerfettoRisveglio, lo Stato di Buddha. Si allora totalmente liberati dal ciclo

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    delle esistenze condizionate cos come dalle sofferenze che neformano il tessuto e, nel medesimo tempo in cui abbiamo il poteredi aiutare effettivamente gli altri.Il cammino della meditazione comporta due fasi: la prima dettashin (la pacificazione mentale), che placa gradualmente la nostraagitazione interiore; la seconda detta lhaktong (la visionesuperiore), che porta a sradicare la visione egocentrica,fondamento del ciclo delle esistenze. La via interiore, ed essa sola,porta al Risveglio; nessuna sostanza n nessuna invenzioneesterna ne hanno il potere.

    CONCLUSIONE

    Intraprendere la via della meditazione implica il fatto che se neconosca la finalit, i mezzi utilizzati e i risultati ottenuti:- Riconoscere che la fonte di qualsiasi sofferenza e gioia la mentestessa e che, di conseguenza, solo un lavoro sulla mente pueliminare la prima e rendere stabile la seconda in modo autentico edefinitivo.- Conoscere le condizioni ausiliarie necessarie: il desiderio di

    meditare, un istruttore qualificato, un luogo appartato.- Saper porre la propria mente in meditazione: senza seguire ipensieri del passato e del futuro, stabilendo nel presentela propriamente aperta, rilassatoa, lucida, e fissarla sull'oggetto diconcentrazione prescelto.- Sapere quali sono i frutti temporanei e ultimi della meditazione: laserenit, la libert di fronte alle circostanze e, infine, lo Stato diBuddha.

    * * * * * *

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    DOMANDE - RISPOSTE

    Si pu meditare mentre si lavora?Se noi lavoriamo senza distrazione, applicandoci a quanto stiamofacendo, questa pure meditazione.

    Quale durata e quale frequenza adottare all'inizio? Si pumeditare con gli occhi chiusi?Se non si ha molto tempo a disposizione, meditare anche solo unquarto d'ora al giorno con regolarit gi di beneficio. Se si disponedi pi tempo, fare due sessioni di quindici minuti ancora meglio.Quanto al mantenere gli occhi aperti o chiusi, questo dipendedall'aiuto che uno ci trova. Quando lo spirito perturbato damoltissimi pensieri, chiudere gli occhi potr essere di beneficio. Incaso contrario, si possono tenere aperti. Al di l di questa relazionecon i nostri pensieri, non ha molta importanza.

    La meditazione, presenta dei rischi?Se ci si affida ad un istruttore qualificato, nessuno. Se, al contrario,si medita senza questa guida, la nostra meditazione pu essere

    semplicemente sterile oppure, effettivamente, comporta dei rischi.

    In alcune meditazioni, si utilizzano dei simboli dei cinqueelementi che comportano certi colori. Sono questisemplicemente convenzionali o hanno una loro profondaragion d'essere?La natura ultima dei cinque elementi implicita al modo di esseredello spirito. Realizzata, questa natura essenziale dei cinque

    elementi riconosciuta come essere i cinque Buddha femminili.Senza questa realizzazione, appaiono i cinque elementi ordinari. Icolori attribuiti ai cinque elementi sono quelli della loro naturaprimordiale; non sono quindi delle semplici convenzioni.

    Una volta pacificati i pensieri, come evitare di restare in unostato di quiete vaga?Per evitare la mancanza di chiarezza e la sonnolenza, occorre

    rinforzare la vigilanza. Tuttavia, la vigilanza deve essere regolatacon attenzione: troppo tesa genera dei pensieri supplementari,

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    troppo allentata, porta alla sonnolenza o all'ebetudine. Occorretrovare il giusto equilibrio.

    Ad un dato momento, mi ha colpito "n gioie n dolori", il cheimplicherebbe lo stato di neutralit emozionale. in questecondizioni, cosa significa scambiare se stessi con gli altri?E' vero che la meditazione rende liberi dall'influenza delle gioie edelle sofferenze esterne. Tuttavia, quando durante la meditazionenoi sviluppiamo il pensiero di ottenere il Risveglio per il bene di tuttigli esseri, il risultato di questo orientamento dato alla nostra mentesar che, una volta raggiunto il Risveglio, compiremospontaneamente il bene universale senza che ci implichi sforzi ointenzioni parziali. Il sole dispensa i suoi raggi benefici a tutti gliesseri e a tutta la manifestazione, senza dover pensare "occorreche io riscaldi il tale, che faccia maturare tali frutti ecc". Nello stessomodo, l'irraggiamento benefico di un Buddha, si esplicaspontaneamente nei riguardi di tutti gli esseri. Non tuttavia unirraggiamento inconsapevole. Un Buddha, pienamenteconsapevole della situazione degli esseri e della propria azione.Egli conosce le afflizioni di coloro che soccorre, ma la sua azione

    priva di sforzo. Essa si esercita, nel dominio della manifestazione,in diversi modi: attraverso il Corpo di Gloria, guidando degli esserigia puri, attraverso il Corpo di Emanazione5 che si rivolge agli esseriordinari che noi siamo cos come attraverso i supporti sacri qualistatue, dipinti, mantra, ecc.

    Possono gli scritti essere sufficienti per raggiungere laRealizzazione?

    5La pienezza della buddhit, altrimenti detta del Risveglio, descritta in termini dei tre Corpi di un Buddha, dove, in

    questo contesto, Corpo non significa organismo fisico bens aspetto dell'essere.

    -Il Corpo Assoluto (sanscritodharmakaya), letteralmente e tecnicamentecorpo di realt ultima di ogni esistenza ,

    non-manifestato, inaccessibile ad ogni determinazione, ineffabile, simile allo spazio. Pu essere detto eterno e

    infinito o, ancora, a-temporale e a-spaziale sebbene in esso si inscriva il gioco di ogni tempo e di ogni spazio.

    - Il Corpo di Gloria (sanscritosambhogakaya) detto anche Corpo di completo godimento delle qualit del Risveglio,

    una manifestazione formale del Risveglio, non materiale, della natura della luce, derivato dalla dinamica

    propria del Corpo Assoluto. Invisibile agli esseri ordinari, viene percepito dai bodhisattva delle tre terre

    superiori. Non essendo soggetto alla natura provvisoria dei fenomeni, non soggetto ad alterazioni temporali.

    -Il Corpo di Manifestazione (sanscritonirmanakaya), designa un Buddha che appare ad un grado di manifestazione

    ordinaria come, ad sempio, il Buddha Sakyamuni. Espressione della compassione, egli guida gli esseri verso laliberazione.

    Si aggiunge spesso un quarto Corpo, il Corpo d'Essenza stessa ( sanscrito svabhavikakaya)che non di fatto che un

    modo di esprimere l'indissociabilit essenziale dei tre precedenti.

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    Senza maestro, gli scritti sono insufficienti. Ci che noi leggiamo neilibri non lascia nella nostra mente un'impronta abbastanza profondamentre, quanto riceviamo dalla bocca di un maestro, lascia questaimpronta e genera una grande fiducia.

    Quello che mi disturba nella meditazione, la parola metodo.Un metodo, qualcosa che organizza, qualcosa checondiziona la mente, che la orienta. Io mi domando come sipossa raggiungere, con questi metodi, qualcosa diincondizionato e di non orientato. D'altra parte, il nostrosapere, i nostri pensieri e le nostre emozioni, sono il risultatodel tempo. Ci che mi disturba, inoltre, nei metodi, che siutilizza il tempo mentre liberarsi da ogni costrizione svincolarsi dal tempo.Una volta che sia realizzata la natura ultima della mente, non visono pi metodi. Ma, per realizzare lo stato al di l dei metodi,occorre basarsi sui metodi. Senza questo supporto, impossibilerealizzare lo stato ultimo. I metodi implicano una progressione chesi inscrive nel tempo: anche basandosi sul tempo che si arriva alnon-tempo.

    Il tempo, esiste realmente o non altro che la proiezione dellamente?Dal punto di vista ultimo, quello dello Stato di Buddha, non esiste iltempo. Ma per noi, fino a questa realizzazione ultima, il tempoesiste. Noi percepiamo ora tre tempi - il passato, il presente e ilfuturo - come reali. Concedere una realt al passato o all'avvenire,crea numerose sofferenze a causa dei ricordi, delle preoccupazionie dei progetti con cui mettiamo in agitazione la nostra mente. Inrealt, il passato non esiste pi e il futuro non esiste ancora ma,rendendo realili con il pensiero questi due poli illusori, noi soffriamo.Dei tre tempi, sono il passato e l'avvenire quelli che, sebbeneinesistenti, ci creano maggiori sofferenze. E, in questo campo,l'avvenireprevale sul passato. Noi concepiamo ora i tre tempi comerealmente esistenti; attraverso una progressione nel tempo,approfondiamo gradualmente la comprensione dell'irrealt dei tre

    tempi finch non arriviamo al non tempo.

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    Dato che le cose sono impermanenti, ci significa quindi chehanno un tempo?Il tempo, ora, per noi, esiste, e di conseguenza l'impermanenza. Ilnon-tempo, l'eternit.

    Sfumature complementari_____________________________________________________

    IL CIELO E LA MENTE

    Molte persone desiderano meditare. Esse capiscono chiaramenteche la meditazione concerne la mente, ma, generalmente, nonsanno che cosa essa sia precisamente.E' un po' come il cielo. Tutti sanno che cos'; nessuno vi dir mai : "Il cielo? Non lo conosco." Ma l'idea che si ha del cielo molto

    imprecisa ed molto difficile trovare qualcuno in grado di definirlo.Se voi chiedete: " Cos' il cielo?" la persona interpellata non potrche puntare il dito verso il cielo e dire: " Il cielo questo. " Lo stessosuccede per la meditazione: si sa che esiste, il pi delle volte siritiene che sia una cosa positiva, ma non si sa veramente cosaessa sia.Cosa il cielo?Si dir abitualmente che il sole al centro del cielo, implicando la

    nozione di centro quella di confini. Un Francese sar incline aconcepire questo centro e questi confini in relazione alla Francia,ma un abitante di un altro paese, applicher il medesimo rapporto alproprio paese. Questo basta a dimostrare che le nozioni di centro edi confini del cielo sono soggettive e non corrispondono ad unadescrizione della realt. Le persone che hanno la fortuna di abitarein Provenza, dicono spesso: " Com' bello il cielo da noi!" Ma possibile delimitare un pezzo di cielo di cui si possa dire, in modo

    esclusivo: " Questa parte di cielo il cielo della Provenza ?"

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    centro e la pietra di paragone di tutte le nostre relazioni: tutto ciche rende confortevole la sua esistenza, tutto ci che gli favorevole, diviene oggetto di attaccamento; al contrario, tutto ciche minaccia la sua integrit, diventa un nemico fonte diavversione. D'altro canto, la presenza stessa dell'ego, occultal'autentica natura della nostra mente e dei fenomeni, ci rendeincapaci di distinguere tra il reale e l'illusorio. Noi siamo, in questosenso, prigionieri dell'offuscamento mentale. L'ego genera pure lagelosia di fronte ad ogni persona considerata come possibile rivale,in qualsiasi campo. Infine, l'ego, pretende di essere superiore aglialtri: l'orgoglio.Attaccamento, avversione, offuscamento mentale, gelosia, orgoglio,sono i cinque veleni di base generati dalla visione egocentrica. Essicostituiscono un ostacolo irrevocabile alla pace interiore, generandoin continuazione inquietudini, turbamenti, difficolt, angoscia esofferenza non solo per se stessi ma anche per gli altri. E'evidente, per esempio, che la collera costituisce una sofferenza perse stessi e per la persona verso cui rivolta, che deve subire unviso furioso, imprecazioni e parole che feriscono.L'ego e i cinque veleni, ci portano inoltre a compiere degli atti di

    carattere nocivo che imprimono nella nostra mente un potenzialekarmico6 negativo, la cui maturazione si esprimer sotto forma dicircostanza dolorose.

    6La legge del karma, che significa letteralmente legge di causalit degli atti, vuole che ogni atto compiuto nella dualit

    di un soggetto e di un oggetto, che questo atto sia fisico, verbale o anche mentale, comporti un effetto di ritorno per

    colui che agisce. Questo effetto dapprima invisibile e impercettibile, simile a un'impronta o a un seme che si

    inscriverebbe negli strati pi sottili della coscienza individualizzata, al di l anche dell'inconscio degli psicanalisti,

    nell'alayavijnana, ovvero nel serbatoio, o piuttosto, nel potenziale di coscienza. A partire da questo stato latente,

    comincia un processo di maturazione che si dispiega generalmente su pi vite, anzi, su centinaia di vite, al termine del

    quale il seme karmico si esprime determinando sia le circostanze generali di un'esistenza (sesso, nazionalit, ricchezza,caratteristiche fisiche, intellettuali, affettive ecc), sia delle condizioni passeggere (una malattia, un incontro, un successo,

    uno scacco ecc). Il tutto funziona - non che un paragone- come in un computer: i dati sono presenti in quantit

    numerosissime, agiscono gli uno sugli altri, e l'aggiunta di nuovi dati modifica, pi o meno, i risultati. Per il fatto che noi

    agiamo costantemente sotto il dominio della dualit - funzionamento deformato che non cessa che con la liberazione - vi

    un flusso permanente di elementi nuovi che nutrono il nostro potenziale

    karmico nello stesso momento in cui una costante maturazione elimina delle vecchie impregnazioni. L'insieme del

    processo, lungi dall'essere statico, un continuo movimento. Non bisogna dimenticare che tutti i fenomeni che reggono

    la nostra vita sono l'espressione del nostro karma e che l'isolarne un elemento un errore che viene commesso

    frequentemente. Pensare che, per esempio, se uno si ammala un risultato karmico, e che quindi inutile curarsi, una

    concezione del tutto frammentaria, nel momento in cui dimentichiamo che il nostro karma vuole che noi abbiamo pure

    dei medici e degli ospedali a cui rivolgerci.

    La legge del karma di fatto una visione molto allargata delle leggi fisiche che reggono il nostro universo. Se si semina

    del grano, non spunter del riso. Il caso non governa nella materia e tantomeno ha un diritto di cittadinanza nellecondizioni esistenziali degli individui. Molto complessa, giacch dipendente dall'interazione di un'infinit di elementi, la

    causalit Karmica si riassume pertanto in un principio molto semplice: colui che genera la sofferenza, imprime nel

    proprio intimo un potenziale di sofferenza, colui che genera felicit, imprime un potenziale di felicit.

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    L'ego e il suo seguito, sono il nostro vero nemico, non un nemicovisibile che potrebbe essere vinto da armi o da qualche oggettomateriale, bens un amico invisibile che pu essere sconfitto solodalla meditazione e dalla via spirituale. La scienza contemporaneaha messo a punto delle armi di estrema potenza, delle bombe ingrado di uccidere in un colpo centinaia di migliaia di persone. Manessuna bomba pu annientare l'ego e i cinque veleni. In questocampo, la vera bomba atomica, la meditazione.

    LA MENTE IN VACANZA

    La nostra mente , nel suo stato abituale, occupata

    permanentemente da pensieri legati ai cinque veleni. Questi sipresentano ciascuno a suo turno: talvolta sotto l'influssodell'avversione, talvolta dell'attaccamento, talvolta dell'offuscamentomentale, talvolta della gelosia, talvolta dell'orgoglio. L'intensit diquesti pensieri pu variare di molto, ma non vi un solo istante incui la nostra mente non ne sia agitata.E' una bella giornata di vacanza: nessun lavoro da fare, il cibo pronto, nessuna discussione da affrontare. Qualcuno pu essere

    seduto tranquillo senza nessuna preoccupazione esteriore. Eppure,la sua mente si affatica. Continuamente perturbata, ancheleggermente, dal gioco dei veleni che la abitano, incapace distabilirsi in una pace autentica. La mente non in vacanza. Lamente non pu prendersi delle vacanze che attraverso lameditazione. Non che questa permetta la totale scomparsa deipensieri; ma, essi perdono forza e, a intervalli, si smorzano. Lamente conosce in quel momento pi pace e benessere. Essa si

    riposa.Gli Occidentali lavorano molto durante tutto l'anno, in un ufficio o inqualche altro posto, e dispongono di un mese o due di vacanze. E'per loro la possibilit di recarsi all'estero, di raggiungere il mare, lamontagna, la campagna, con l'idea di trovarvi felicit e riposo.Purtroppo la mente, non va affatto in vacanza: i cinque veleni, lesofferenze e le difficolt interiori, fanno parte del viaggio. In realt,sono solo delle semi-vacanze. Solo la meditazione procura delle

    vacanze a tempo pieno.

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    MEDITAZIONE NELLA VITA

    Un principiante deve necessariamente ritirarsi in un ambientecalmo, adottare una postura specifica, mantenere il silenzio erispettare certe condizioni. Con l'instaurarsi dell'abitudine edell'esperienza, si acquisisce la capacit di meditare in tutte lecircostanze: camminando, lavorando, parlando, mangiando, ecc.Da l, si dispone di molto tempo per la meditazione. Oltre a ci, intutte le circostanze, si mantiene la mente serena, aperta e distesa.La meditazione anche questa esperienza di trovarsi a proprio agioe sereni. E' anche un'esperienza di libert. La libert un valore acui ai giorni nostri attribuiamo estrema importanza ma, per quanto

    godiamo di ogni tipo di libert esteriore, fintanto che la nostra menterester prigioniera dei suoi veleni e dei suoi pensieri, non saremoliberi.Un guidatore principiante molto teso al volante; teme di provocareun incidente, di non saper guidare come si dovrebbe. Quandosopravviene l'abitudine, il guidatore invece in grado , pur essendopienamente presente a quanto fa, di parlare con la persona sedutaal suo fianco. La conversazione non gli impedisce di rimanere

    concentrato sulla guida della vettura e di prestare attenzione allasegnaletica stradale. Il meditante principiante, nello stesso modo,deve prestare molta attenzione al solo esercizio della meditazione;in seguito, progressivamente, sviluppa la capacit di continuare lameditazione pur essendo pienamente occupato in altre attivit,parlando o lavorando. Si sperimenta allora, in ogni occasione, ungrande benessere interiore e una libert autentica.

    UN VISO APERTO

    Man mano noi progrediamo nella pratica meditativa, i veleni dellamente diventano meno virulenti e i pensieri diminuiscono. Anchequando essi restino presenti, perdono il loro carattere costrittivo enon sono pertanto causa di sofferenza. La nostra mente si calma econosce la gioia. Questa si riflette sul nostro aspetto fisico: il nostroviso aperto, avvenente, gioioso. Diventiamo persone di contatto

    facile e piacevole; gli altri hanno piacere di frequentarci. La pace ela felicit interiori irradiano all'esterno.

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    SOGGETTIVITA'

    Il nostro modo di percepire gli esseri e il mondo, dipendeprincipalmente dal nostro stato d'animo. Supponete di essereinvitati a pranzo da una persona nei cui riguardi provate unaprofonda avversione. L'ambiente piacevole, il cibo buono;nonostante ci, la vostra avversione, rende il cibo infetto ed il luogosenza alcun fascino. Quando, invece, una persona a voi cara viinvita in un luogo disadorno e vi serve del cibo mediocre, i piattidiventano squisiti e l'ambiente un paradiso!La differenza generata dalla nostra modalit di percezione

    condizionata dall'attaccamento o dall'avversione.

    LA MEDITAZIONE GIA' PRESENTE

    La meditazione non qualcosa di esterno che un Buddha o unmaestro ponga nella nostra mente. Essa gi insita alla mentesebbene allo stato potenziale. Un maestro, non fa altro che indicarequesta presenza latente e ci mette a disposizione i mezzi per

    scoprirla in noi stessi. Noi tutti possediamo lo stato di meditazione,ma non sappiamo come servircene. Ci troviamo nella situazione diuno che, disponendo di un'automobile bella, non la sapesseguidare. Il veicolo, per quanto perfezionato possa essere, non pucondurre da nessuna parte. Per, ci si pu rivolgere ad un istruttoree imparare a guidare. Occorreranno un mese o due diapprendimento, dopo di che i nostri sforzi, sotto la guidadell'istruttore, ci permetteranno di servirci dell'autovettura,

    inutilizzabile fino a quel momento. Cos, lo stato di meditazione e loStato di Buddha, sono gi presenti in noi ma, senza l'aiuto di unistruttore qualificato, noi siamo incapaci di renderli operativi.Sarebbe veramente strano possedere un'autovettura eccellente edoverla lasciare in garage perch non si volesse imparare aguidare. E' pure veramente strano lasciare addormentato ilpotenziale di Risveglio della nostra mente per il fatto che arretriamodi fronte allo sforzo e alla perseveranza che l'apprendimento della

    meditazione richiede.

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    LA PERSEVERANZA

    Andare da Aix-en-Provence a Parigi in auto un viaggio lungo. Nonavendo mai percorso il tragitto, potremmo pensare che un'ora siasufficiente per coprirlo. Di fatto, dopo un'ora di viaggio, siamocostretti a constatare che ci rimangono molti chilometri dapercorrere. Se questa prospettiva ci scoraggia e preferiamofermarci l, non arriveremo mai a Parigi.Alcune persone, nello stesso modo, si mettono sulla via dellameditazione piene di speranza. Dopo qualche mese o solo alcunigiorni di assiduit, non ottengono i risultati attesi, si stancano eabbandonano. Un lungo viaggio in auto faticoso, per questo che

    lo si interrompe con pause, ci si ferma per bere un the o un caff,quindi si riparte. Quando la stanchezza influisce sulla nostrameditazione, invece di abbandonare per stizza o per disinteresse, sifa pure una pausa per distendere la mente quindi, si riprende ilcammino.I principianti, generalmente apprezzano la meditazione, ma trovanodelle difficolt nell'esercitare uno sforzo. Essi hanno fiducia nellavia, l'intelligenza necessaria per comprenderla ma mancano di

    diligenza e perseveranza che sono invece essenziali.Gli esordi in meditazione sono spesso uniti a una grande speranzadi ottenere rapidamente delle esperienze interiori fuori dal comune.Attesa delusa: nessuna esperienza meravigliosa, nessuno statostraordinario. Noi abbiamo fretta, ma il mondo interiore noncorrisponde alla nostra impazienza. Succede allora che,scoraggiati, ci si lanci su un'altra via che, a sua volta, delude, poi inun'altra e in un'altra ancora.

    Come progredire in queste condizioni?Supponiamo che desideriate far spuntare un fiore: preparate laterra, vi mettete il seme, innaffiate e concimate. Ben presto, appareun germoglio che non ha niente a che vedere con la bellezza delfiore. Delusi, voi strappate la pianta e, pensando di ottenere unrisultato migliore, seminate un altro seme. Inevitabilmente, ilrisultato sar il medesimo. Seminate pure quanti semi vorrete, manon vedrete mai il fiore. La pazienza e le cure costanti apportate

    alla pianta sono indispensabili perch il fiore possa sbocciare ungiorno. Anche la meditazione richiede del tempo per rivelarsi

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    fruttuosa. Pazienza, perseveranza e regolarit portano un giornoallo schiudersi dello splendido fiore della mente. Meditare anchesolo dieci minuti al giorno ogni giorno senza tralasciare di farlo, gi di profitto. In un mese, si sar meditato per cinque ore.Continuare cos con regolarit nel corso dei mesi e degli anni,permetter certamente di progredire.

    IL SAPORE DELLA MEDITAZIONE

    Comprendere i benefici della meditazione qualcosa di impossibilesenza un'esperienza personale, tanto impossibile come distinguereil gusto di un alimento sconosciuto. Se non avendo mai provato il

    cioccolato, voi mi chiedete di descrivervi il suo gusto, io potrei dirvi:- Mmmm, buono!- Buono come?- Ebbene, dolce!- Dolce in che modo?Attraverso dei paragoni, pu darsi che io riesca a darvi un'ideamolto approssimativa del cioccolato; resterebbe comunque per voiqualcosa di pi o meno misterioso. Se, invece, mettete in bocca un

    pezzo di cioccolato, ne conoscete immediatamente il sapore senzanessuna esitazione. Una spiegazione, per qunto dettagliata, deibenefici della meditazione, non sar comunque in grado di farvelicomprendere. Solo una pratica personale e un'esperienza direttafaranno scoprire il suo autentico sapore.

    * * *Domande - Risposte

    Io medito da molti anni e, al momento, ho l'impressione diregredire.Ci pu essere dovuto al Karma, oppure al fatto che investite menosforzo e diligenza nella vostra pratica. Questa sensazione diregressione spesso un segnale di indolenza, di mancanza dienergia. Ma pu consistere pure in un errore nel vostro modo dimeditare.

    Nel momento in cui noi troviamo delle difficolt a meditare, devonoessere apportati alcuni rimedi. Allo scopo di sostenere la

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    meditazione propriamente detta, occorre attivare delle tecniche perpurificarsi, accumulare il merito, aprirsi alla grazia del Maestro,sviluppare l'aspirazione e la diligenza. Perch un fiore veda la luce,non sufficiente un seme: occorre anche che venga nutrito dallaterra, dall'acqua, dal concime e dal calore. Meditare richiede altrielementi oltre alla meditazione: purificazione, merito, grazia,ascoltare frequentemente delle istruzioni, sforzo, perseveranza.Solo un contesto completo di meditazione conduce al Risveglio.Succede talvolta che, pur progredendo, si abbia la sensazione diessere in stallo oppure che, essendo in stallo, si abbia lasensazione di progredire! Si spesso cattivi interpreti della propriameditazione.

    Non sono gli occidentali handicappati sulla via dellameditazione a causa della loro complessit mentale?La differenza e la difficolt non derivano dalla complessit dellamente delle persone. Vero che in India e in Tibet, le condizioni divita erano pi semplici, ma la mente degli uomini era ugualmentecomplessa, gravata da ogni tipo di pensieri e preoccupazioni. GliOccidentali coltivano molto di pi le loro facolt intellettuali rispetto

    agli Orientali, a detrimento dei valori spirituali. Gli Orientali, da parteloro, hanno una fede e una diligenza molto maggiori. Questa senza dubbio la vera differenza.

    Lo stato di Buddha consiste solo nella pace dello spirito oimplica pure una conoscenza particolare?Lo stato proprio di un Buddha la pace infinita. Inerenti a questapace, si rivelano delle qualit che si esprimono per il bene degli

    altri. Un Buddha, ha la conoscenza totale della natura ultima di tutti ifenomeni. Egli vede, nello stesso tempo, che gli esseri ordinari,sprovvisti di questa conoscenza, soffrono: da l che simanifestano amoree compassioneche egli rende effettivi e attiviattraverso il suo poteredi soccorrere.

    Rimpoche, potrebbe fare un esempio per far comprenderel'illusione?

    Noi prendiamo le apparenze come reali. La meditazione ci porta acomprendere il loro carattere illusorio: esse sono simili a un riflesso

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    in uno specchio. Nello stesso modo percepita la natura illusoriadei suoni: essi sono simili a un'eco. I nostri pensieri, ritenuti a tortocome qualcosa di reale, sono di fatto simili a un miraggio. Attribuireun'esistenza reale, inerente alle apparenze, ai suoni e ai pensieri,genera la sofferenza. Percepire l'irrealt delle apparenze, dei suonie dei pensieri, non significa la cessazione della manifestazione, mala comprensione che la manifestazione priva di realt intrinseca.Nel contempo, essa perde ogni potere di generare la sofferenza.

    _____________________________________________________

    La Pacificazione mentaleShin

    PRATICHE PREPARATORIE ECONTESTO DELLA MEDITAZIONE

    1. LE QUATTRO RIFLESSIONI

    Allo scopo di realizzare, da questa vita, la non-morte ultima, il veromodo di essere della mente, attraverso la pratica del mahamudra7,, prima di tutto, indispensabile prendere profondamente coscienza:-della natura transitoria di tutti i fenomeni manifesti,-della difficolt di ottenere un'esistenza umana tra tutte le possibilitdi rinascita,-del carattere ineluttabile degli effetti delle nostre azioni, che

    condizionano la natura felice o dolorosa delle nostre vite future,-dell' immanenza della sofferenza in tutti i tipi di esistenzacondizionata.Prescindendo dal riflettere attentamente su questi quattro punti edall'esserne impregnati, la meditazione profonda impossibile.

    7Il termine mahamudra (il grande sigillo) designa la rivelazione della natura ultima dello spirito, libero da ogni illusione

    e da ogni errore. Lo si impiega tuttavia per indicare tre livelli:

    - lo spirito ultimo allo stato potenziale presente in ogni essere,- il cammino che conduce alla messa in atto di questo potenziale, cammino in cui la pacificazione mentale e la visione

    sono incluse.

    - la messa in atto stessa, sia come meditazione che come stato permanente.

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    2. I QUATTRO PRELIMINARI SPECIFICI6

    E' quindi necessario stabilirsi saldamente e ampliare la propriafiducia attraverso la pratica della presa di Rifugio, fondamento dellavia del Buddha, di definire anche la giusta motivazione per losviluppo della bodhicitta, lo spirito del Risveglio, l'aspirazione cio aottenere il Risveglio non per se stessi ma per acquisire la capacitdi soccorrere l'insieme degli esseri.

    In secondo luogo, occorre purificarsi dai veli e dalle impuritaccumulate dai tempi senza inizio; questa purificazione vieneeffettuata attraverso la pratica di Dorje Smpa ( sanscrito

    Vajrasattva)..Non solo, ci si sforza di rimuovere gli impedimenti della mente, mala si ristruttura positivamente attraverso la doppia accumulazione dimerito e di saggezza, compiuta attraverso l' offerta del Mandala.Infine, si apre la propria mente alla grazia del maestro spiritualeattraverso la pratica dell' unione spirituale(sanscrito Guru-Yoga).Queste quattro pratiche preliminari specifiche devono essereeffettuate con applicazione.

    3. LE QUATTRO CONDIZIONI

    La condizione causale: tutti gli aspetti del ciclo delle esistenzecondizionate ( sanscrito samsara) sono sofferenza per loro natura.Non che la felicit ne sia totalmente assente, ma presente inmodo fuggitivo, superficiale, privo di autenticit, fondamentalmentemutevole. Riconoscere questa natura dolorosa del ciclo delle

    esistenze e, parallelamente, aspirare alla realizzazione del modo diessere ultimo della mente, il mahamudra, che permette diliberarsene, la condizione causale della meditazione, lo slancioiniziale dato al nostro cammino.Fintanto che, invece, consideriamo la nostra condizione nel mondocome felice, non avremo nessuna ragione per cambiare cammino.

    6 I preliminari specifici qui menzionati appartengono propriamente al contesto del Vajrayana, ovvero dei Tantra. La

    spiegazione della loro pratica deve pervenire da un lama.

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    La condizione del maestro: l'aspirazione a liberarsi non sufficiente in se stessa. Ci occorre anche che il cammino ci vengamostrato da un maestro. Sulla condizione causale deve innestarsila condizione del maestro. Il maestro pu essere considerato sottoquattro aspetti, di cui il primo un passaggio obbligato peraccedere agli altri tre:

    La persona umana come maestrosi riferisce a colui che ci esponela via spirituale e ci delucida il modo di essere della mente.Accontentarsi dei libri non sufficiente per un primo approccio. Solola viva parola di un maestro pu imprimere in noi una convinzionesufficientemente profonda.

    La parola del Buddha come maestro: una volta comprese lediverse sfaccettature del Dharma, una volta acquisita lacomprensione del modo di essere grazie alle spiegazioni di unmaestro, noi possiamo, avendo iniziato a meditare, confrontare lanostra esperienza con la Parola perfetta del Buddha cos come coni commentari ed i trattati redatti da maestri competenti. Esaminiamocos la validit e il senso delle nostre scoperte interiori.

    Le apparenze come maestro:una volta che abbiamo acquisito unabuona esperienza della meditazione e un sistema di riferimentiteorici su cui appoggiarci, le apparenze esteriori divengono degliausili della meditazione. La terra cos la base solida su cui vivonogli uomini e gli animali, crescono le piante, vengono eretti degliedifici. Su di essa posa ogni possibilit di esistenza nel nostromondo. La fede e la fiducia hanno questa stessa qualit di fondo:

    senza di esse, non possibile alcun cammino spirituale . Vedere laterra, sar allora il richiamo alla fede. La corrente continua delleacque di un ruscello esprime, da parte sua, ci che deve essere ilnostro sforzo: una perseveranza senza discontinuit. Il fuocosimbolizza il fuoco della conoscenza. Il movimento del vento ricordala natura transitoria e mutevole dei fenomeni. Quando le apparenzepercepite evocano cos una corrispondenza con gli elementi del

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    nostro cammino interiore, esse hanno quindi la funzione di maestrospirituale7.La realt ultima come maestro: noi sviluppiamo infine larealizzazione che tutti i fenomeni, esteriori o interiori, animati oinanimati, non esistono in modo separato, ma sono l'espressionedella chiarezza della mente stessa . Questa realizzazionedell'indivisibilit delle apparenze esteriori e della mente, significache la realt ultima divenuta il maestro spirituale.

    La condizione oggettiva definisce il giusto oggetto dellameditazione, ovvero il saper-meditare: la mente del meditante restalibera da sovrimpressioni mentali, la sua esperienza priva di

    considerazioni quali "la mia mente chiara" o anche "la mia mente felice", o anche "la mia mente vuota". La mente viene lasciatalibera cos come naturalmente. La meditazione non consisteaffatto nell'aggiungere qualcosa allo stato naturalmente semplice,spazioso e calmo della mente. Non si medita qualche cosa nelsenso di fabbricare un nuovo stato che vada ad aggiungersi allamente cos come essa . La meditazione, ritrovare lo statonaturale. Lo spirito dimora senza distrazione nella propria essenza,

    nel proprio modo di essere. Conoscere cosa sia cos la meditazione la condizione oggettiva.

    La condizione immediata: "Lasciare la mente tale e quale, senzaintervento mentale, la meditazione?". "Io spero che la miameditazione sar buona"." Purch la mia meditazione non siacattiva! Tali dubbi, speranze e timori, contraddicono lo spirito dimeditazione. Bisogna dimorare semplicemente nel presente.

    Mettere da parte speranze e timori la condizione immediata.

    Abbiamo considerato in tutto dodici elementi, suddivisi in tregruppi:

    7 Bokar Rimpoche diede agli abitanti di Nizza, nel corso di un insegnamento, un consiglio che illustra bene come le

    apparenze possono fungere da maestro:

    Gli abitanti di Nizza intrattengono un rapporto privilegiato col mare: alcuni ci vivono, altri amano bagnarsi nelle sue

    acque, viaggiare in barca o dedicarsi a sport nautici; altri, semplicemente, amano contemplarlo. In un modo o nell'altro,

    il mare fa parte della vita e del paesaggio di ognuno. Ebbene, ogni volta che vedete il mare o che voi pensate al mare,

    che egli sia per voi il simbolo e il richiamo alla compassione."A Nizza, inoltre, tutti amano il sole, per scaldarsi sulla spiaggia o semplicemente apprezzando la luminosit che

    diffonde. Ogni volta che vedete il sole, che pensate al sole, che egli sia per voi il simbolo e il richiamo alla conoscenza."

    "In tal modo, compasssione e conoscenza saranno sempre pi presenti nella vostra mente".

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    -le quattro riflessioni fondamentali, dette anche i quattropreliminari comuni:- la natura provvisoria dei fenomeni- la rarit dell'esistenza umana- l'ineluttabilit degli effetti delle azioni- la sofferenza, caratteristica delle esistenze condizionate.

    - i quattro preliminari specifici:- presa di Rifugio e Bodhicitta- purificazione attraverso la pratica di Dorje-Smpa- accumulazione positiva attraverso l'offerta del Mandala- apertura alla grazia attraverso l'unione spirituale

    - le quattro condizioni:- condizione causale- condizione del maestro- condizione oggettiva- condizione immediata

    L'unione di questi dodici elementi crea il contesto ideale per la

    meditazione.Alcuni hanno la tendenza a pensare che abbia importanza solo lameditazione propriamente detta, che le pratiche preparatorie e lecircostanze ausiliarie siano superflue. Ansiosi di meditare,considerano tutto il resto come un impiccio. Ma lanciarsi senzapreparazione, non conduce a una buona meditazione. Far spuntareun fiore, non richiede solo un seme, ma anche una mano umana,un utensile per lavorare la terra, occorre poi che il seme disponga di

    acqua, di calore e di concime. Senza tutti questi elementi annessi, ilseme, sebbene di primaria importanza nel processo, non dar maidei fiori. Per avvicinarsi alla meditazione del mahamudra, che portaal riconoscimento della natura ultima della mente, e, diconseguenza, alla liberazione, anche necessario riunire i dodicielementi che sono stati menzionati.

    CORPO DELLA PRATICA

    LA POSIZIONE DEL CORPO

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    La posizione completa comprende sette punti:- le gambe incrociate nella posizione adamantina, il piede sinistrosulla coscia destra, poi il piede destro sulla coscia sinistra,- la colonna vertebrale diritta come una freccia- le spalle allargate, come le ali di un avvoltoio,- le mani nel mudra8 della meditazione, mano destra posata sullamano sinistra, palme verso l'alto,- il mento che forma un angolo retto con la gola,- lo sguardo posato nel vuoto, in obliquo verso il basso, in direzionedi un punto virtuale situato da quattro a otto dita davanti alla puntadel naso,- la bocca e la lingua rilassate.

    Lungi dall'essere arbitrario, ogni punto della postura ha la propriaragion d'essere in rapporto al sistema di energie sottili chepercorrono il nostro corpo, strettamente legate alla produzione deipensieri 8 .

    DISPORRE LA MENTE

    Con il corpo cos posto nella posizione corretta, occorre da qui

    evitare la tensione mentale che deriva dalla fissazione sull'idea "Iomedito". La mente resta distesa, aperta, spaziosa, limpida, senzasmarrirsi nei ricordi o nei pensieri che concernono l'avvenire, senzanemmeno farsi abbagliare in merito alla realt dei pensieri presenti.Essa resta in uno stato di vigilanza, senza distrazione, aperta a sestessa cos come si presenta, senza tensione. Il meditante nondeve provare la sensazione di essere in una gola incassata e buia,avvolto dalla nebbia, ma piuttosto sulla cima di una montagna,

    8mudra indica una posizione simbolica delle mani statica o dinamica8 Esiste una posizione leggermente semplificata che comporta solo cinque punti, ovvero gli stessi della posizione a sette

    punti meno la posizione delle spalle e quella della bocca.

    Incrociare le gambe nellaposizione adamantina spesso difficlie per la maggior parte degli occidentali; in questo caso,

    si consiglia di adottare la posizione del bodhisattva: il tallone sinistro bloccato contro il perineo, il piede e la gamba

    destra posati di piatto davanti. A meno di essere naturalmente snodati o particolarmente abituati, solitamente

    necessario tenere sollevate le natiche con un cuscino duro e spesso.

    Il rapporto tra la posizione, la circolazione dei soffi nei canali sottili e le conseguenti perturbazioni della mente, ben

    illustrato dalle modificazioni mentali generate da una posizione scorretta del tronco e cio della colonna vertebrale e

    dell'asse corporeo. Come viene spiegato tradizionalmente:- Se si pende verso sinistra, si prova subito una sensazione di felicit che degenera successivamente in desiderio;

    - Se si pende in avanti, si prova una sensazione di assenza di pensieri, che degenera in offuscamento mentale;

    - Se si pende all'indietro, si prova una sensazione di vacuit, che degenera in orgoglio.

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    laddove l'altitudine e la limpidezza del cielo permettono di vederechiaramente tutto l'orizzonte.Questo modo di disporre la mente essenziale. Si ha spesso latendenza ad avvicinarsi alla meditazione molto tesi, attaccandosi aduna non-distrazione forzata.Senza sapere anzitutto come rilassare la mente, come lasciarlaaperta e felice, non possibile meditare. E' una condizioneobbligatoria.

    (meditazione)8

    ESERCIZI DI MEDITAZIONE

    Con la mente cos predisposta, ci si applica nella concentrazionesull'oggetto scelto, in primo luogo nel contesto della pacificazionementale (tibetano shin). Sono possibili molteplici metodi. Neconsidereremo alcuni.Shin pu essere in primo tempo praticata utilizzando un supporto,impuro o puro9.La nozione di supporto impuro si riferisce a qualsiasi oggetto di

    natura ordinaria si scelga per applicarvi la propria concentrazione:una montagna, una collina, un edifici, un tavolo, un bicchiere oqualsiasi altro oggetto. Vi si dispone la propria mente distesa esenza distrazioni.Possiamo per esempio meditare su questo seggio di fronte a noi.Concentrarsi non significa qui lanciarsi in un esame discorsivo,anche molto attento, delle caratteristiche dell'oggetto: la sua forma,la sua altezza, la sua superficie, i motivi del tessuto che lo ricopre,

    la natura e le sfumature di questo tessuto, le sfumature, ecc. Non sitratta nemmeno di proiettare la propria mente come se venisse aporsi all'interno del seggio. Semplicemente, essendo noi in un certoluogo e il seggio in un altro, la nostra mente posata su ci che

    8 Il termine meditazione scritto tra parentesi, indica i momenti di silenzio dedicati alla meditazione quando questi

    insegnamenti furono impartiti in pubblico.9I termini puro e impuro non si riferiscono qui a delle osservanze rutuali arbitrarie, ma alla natura essenziale

    dell'oggetto. Le apparenze ordinarie che percepiamo sono dette impure perch sono il frutto dei nostri condizionamenti

    karmici e di conseguenza del funzionamento della mente della mente alterata dai differnti veli che la impastoiano:

    ignoranza, visione dualistica, emozioni conflittuali e karma. Invece ogni oggetto di carattere sacro prende origine dallatotale purezza della Mente Risvegliata. E' l'espressione della sua grazia e della sua compassione. Impuro e puro

    descrivono, di fatto, non tanto l'oggetto s quanto la sua origine. E' evidente che per un Essere Risvegliato questa

    distinzione diviene caduca.

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    vede, senza distrazione, senza essere distratta da altri pensieri enemmeno con tensione.

    ( meditazione)

    Alcuni di voi riescono senza dubbio a stabilizzare cos la propriamente in maniera soddisfacente sull'oggetto di concentrazione; altrivi saranno presenti a momenti, talvolta persi in altri pensieri, con un'alternanza che pu anche essere molto rapida. Comunque sia, nonsi tratta di forzare la concentrazione, ma di lavorare nelle condizionitali e quali si presentano, distesi e aperti alla situazione.

    Un supporto puro, in secondo luogo, designa ogni rappresentazionesimbolica o no, che possiede un carattere sacro. Possiamo, peresempio, visualizzare nello spazio di fronte a noi, il corpo delBuddha, creando mentalmente un'immagine chiara, luminosa,radiante, perfettamente proporzionata, sulla quale ci concentriamosenza distrazione.

    (meditazione)

    E' probabile che questa immagine apparir nella nostra mentetalvolta chiaramente, talvolta in maniera confusa e fuggitiva; talvoltaessa sar addirittura totalmente assente. Non ha molta importanza.Provare a meditare cos va bene di per s e la ripetizione regolaredell'esercizio condurr a una visualizzazione sempre pi chiara estabile. L'alternanza di chiarezza e di confusione, o anchel'impossibilit di visualizzare, sono dei fenomeni normali per dei

    principianti. La perseveranza affiner progressivamente le lorocapacit.

    Un altro supporto puro l'immaginare una piccola sfera di luce(tibetano tigl; sanscrito bindu) bianca a livello della fronte , moltoviva, molto brillante. Questo supporto visto come puro nellamisura in cui lo si considera qui come simbolicamenteindifferenziato dal maestro spirituale.

    (meditazione)

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    Infine, shin pu essere praticata senza supporto. La mente lasciata libera, distesa, nello stesso tempo senza distrazione.

    (meditazione)

    Abbiamo visto cos quattro possibilit di concentrazione:- su un supporto impuro,- su un supporto puro:o il corpo del Buddha, o una piccola sfera di luce.

    - senza supporto.

    Certi avranno indubbiamente scoperto un'affinit particolare neiriguardi del primo tipo di esercizio, altri del secondo, altri del terzo,altri del quarto. Altri ancora non avranno delle preferenze marcate.Nel primo caso, la cosa migliore proseguire la pratica quotidianautilizzando il metodo di vostra scelta. Nel secondo caso potetepraticarne ciascuno alternativamente. Comunque sia, sono laregolarit e la perseveranza che permetteranno di progredire sulcammino della pacificazione.

    IL TRATTAMENTO DEI PENSIERI

    I principianti, non sapendo molto bene cosa sia la meditazione, siaspettano una calma perfetta, totalmente libera da pensieri.Temono la loro venuta, e quand' essi sorgono si abbattono per laloro incapacit di meditare. Temere i pensieri, irritarsi o inquietarsiper la loro apparizione, credere che l'assenza di pensieri sia una

    buona cosa in s, sono degli errori che conducono a uno stato difrustrazione e di colpevolizzazione inutili.La mente di un non-meditante , di un principiante e di un meditanteesperto attraversata da pensieri, ma la maniera di abbordarli variaconsiderevolmente dall'uno all'altro.Qualcuno che non pratica la meditazione , nella sua relazione coipensieri, simile a un cieco con il viso rivolto verso una lontanaautostrada. Il cieco incapace di vedere se dei veicoli passano o

    no sull'autostrada. Nello stesso modo, la persona ordinaria, purprovando un vago sentimento di disagio e di malessere interiore,

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    non affatto cosciente del flusso dei pensieri che, tuttavia, siriversa senza interruzione.Cominciando a meditare, ci si scopre con degli occhi per vedere,ma non vorremmo vedere passare nessun veicolo sulla strada.Arriva un primo veicolo ,la nostra attesa delusa; ne arriva unsecondo, nuova delusione; un terzo, ci irritiamo, ecc. La speranzanaif di un'autostrada vuota continuamente stroncata. Si contemporaneamente coscienti e infelici per ilo succedersi deiveicoli. Ogni veicolo che passa una nuova difficolt. Ci si installanella rivolta contro uno stato di cose inevitabile. Nel momento in cuisi guarda nello stesso modo alla meditazione come uno spazioprivo di pensieri, ogni pensiero che si presenta contraddice con

    evidenza questo schema preconcetto; si in situazione di scaccoquasi permanente.Quando invece, si ben capito in cosa consiste la meditazione, sivedono sfilare i veicoli, ma senza rivolta n rifiuto, senza averdeciso che l'autostrada dovrebbe essere vuota. Non si speranell'assenza di veicoli, come pure non ci si spaventa per la loropresenza. I veicoli passano e si lasciano passare; essi non sono nnocivi n benefici. Se i pensieri sorgono, li si lascia passare

    naturalmente, senza attaccarvicisi n condannarli; se essi nonsorgono, non vi si trova motivo di soddisfazione particolare. Unapproccio sano dei pensieri condiziona una buona meditazione.Le persone che fraintendono la meditazione credono che tutti ipensieri debbano cessare. Noi non possiamo, in effetti, stabilirci inuno stato senza pensieri. Il frutto della meditazione non l'assenzadi pensieri, ma il fatto che i pensieri cessano di nuocerci. Da nemici,i pensieri diventano degli amici.

    Una cattiva meditazione deriva in genere dalla negligenza dellepratiche preparatorie, ma anche, avendo compiuto queste, dallaerrata comprensione del modo giusto di disporre la mente.Le persone ordinarie hanno la mente perpetuamente distratta,sparpagliata. Quando si medita, d'altra parte, il pi grande ostacoloproviene dalle produzioni mentali aggiuntive, dai commenti su sestessi e dai preconcetti. La meditazione autentica evita sia ladistrazione che le aggiunte mentali.

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    La Visione SuperioreLhaktong

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    L'immensa molteplicit delle possibilit di manifestazione implicauna estrema variet di tipi di esistenza ognuna delle quali ha unapropria determinazione. Noi esseri umani siamo dotati diintelligenza, in grado di esprimerci con l'aiuto di un registro disignificati esteso e complesso, in grado di comprendere, dotati di unintelletto ben superiore a quello degli animali. Prendere coscienza

    di questa situazione esistenziale favorevole una causa legittima digioia. Bisogna per constatarne l'evidente limite: la sofferenza.Fisicamente, mentalmente, noi soffriamo. Molti uomini hannoun'idea decisamente falsa della relazione che unisce il corpo e lamente. Essi pensano che la mente non sia che una funzionetotalmente dipendente dall'organismo fisico; per loro, senza corponon c' mente. La morte del corpo fisico significherebbe diconseguenza la fine simultanea della mente. In opposizione a

    queste concezioni materialistiche, la conoscenza spirituale insegnache il corpo e la mente non sono legati con questo rapportoindissolubile. Il corpo s il prodotto dato da elementi genetici fisicidei genitori, ma la mente non deriva dalla mente dei genitori. Essaesiste, nel campo delle esistenze condizionate, da tempi senzainizio come coscienza individualizzata, immateriale e senzadiscontinuit. Il corpo e la mente sono essenzialmente distinti.La sofferenza affetta dunque sia il nostro corpo che la nostra

    mente. La sofferenza fisica non che occasionale, provocata dallamalattia o da circostanze passeggere; la sofferenza mentale uno

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    stato continuo, che non ci abbandona n di giorno n di notte, ma dicui noi spesso non siamo coscienti a causa della forzadell'abitudine che ce la fa considerare normale. Supponiamo chequalcuno si trovi nelle migliori condizioni fisiche possibili: in buonasalute, sazio, confortevolmente disteso a casa propria la sera.Nonostante ci, fintanto che egli non sia calato nel sonno, la suamente non in pace: ora rimugina sugli avvenimenti del giorno odelle giornate precedenti, ora si preoccupa del futuro, alimentandoprogetti, speranze o timori. Anche quando egli si addormenta, il suosonno turbato dalle impressioni inconsapevoli della sua mente,che si esprimono nei suoi sogni tanto pieni di preoccupazioni comelo stato di veglia. La mattina, dal momento in cui si risveglia, eccolo

    occupato dalle preoccupazioni sulla giornata che verr.Le condizioni esteriori sono insufficienti per assicurare il benessereinteriore. Dissipare la sofferenza della mente di fatto molto piimportante che eliminare le cause apparenti di sofferenza esteriore.Ma noi sbagliamo obiettivo: credendo di perseguire la felicit, siamoperpetuamente lanciati nella riorganizzazione del mondo che cicirconda. Invano. I beni materiali, gli oggetti esteriori, lungidall'essere in grado di sbarazzarci dalla sofferenza interiore, sono il

    pi delle volte dei motivi che la suscitano ulteriormente. Il veromezzo per liberarsi dalla sofferenza interiore la meditazione delmahamudra mediante la quale viene scoperto lo stato naturale eautentico della mente.Sono necessarie due tappe: la pacificazione mentale (shin) e lavisione superiore (lhaktong).La nostra mente in genere occupata da una grande produzione dipensieri, simile all'acqua che bolle. Meditare per calmare questa

    ebollizione e dimorare in uno stato stabile, senza tensione, ciche viene denominato pacificazione mentale. Quanto alla visionesuperiore, essa coinvolge il processo di riconoscimento della naturadella mente.Pacificazione mentale o visione superiore, in ogni modo diprimaria importanza sapere prima di tutto posare la propria mente:distesa, aperta, senza sovrimpressioni mentali.Supponiamo che una persona si accinga a guardare uno spettacolo

    qualsiasi e che resti in piedi con un pesante fardello sulle spalle.Essa vede bene lo spettacolo, ma il carico sulla schiena un

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    disturbo troppo grande per permetterle di essere presentepienamente a ci che vede. Un'altra persona, invece, depositer ilsuo fardello, si sieder confortevolmente su una poltrona e si godrsenza problemi lo spettacolo che la interessa. I due spettatorihanno in comune la possibilit di vedere lo spettacolo. Ma, nelprimo caso, la mente della persona sottoposta a due sollecitazionicontraddittorie: lo spettacolo da una parte, l'impiccio del peso sullaschiena dall'altra. Quando noi vogliamo meditare, se manteniamola mente contratta e non ci stabiliamo in uno stato di distensionespaziosa, siamo trascinati in due diverse direzioni: la tensione e lepreoccupazioni da una parte e l'oggetto di meditazione dall'altra.Avendo il secondo spettatore, invece, essendosi liberato del proprio

    fardello e della scomodit che gli procurava, pienamentedisponibile per lo spettacolo. Avvicinandoci alla meditazione conuna mente distesa e aperta, possiamo anche, nello stessomomento, dedicarci pienamente e senza difficolt all'oggetto dimeditazione, dato che la nostra mente occupata da un'unicasollecitazione.La pietra miliare di ogni meditazione quella di saper disporre lapropria mente in tal modo. In un manuale si dice:Distensione buona: meditazione buona.Distensione mediocre: meditazione mediocre.Distensione cattiva: meditazione cattiva.Quale grado di distensione sar la giusta misura? E' vero che unadistensione esagerata inclina la mente alla distrazione e alladispersione. Senza cadere in questo eccesso, ci si esercita atrovare la soglia della massima distensione. Abbandonare ognivigilanza significherebbe cadere nella confusione; manteniamo

    dunque la vigilanza ma con la minore tensione possibile.Alcune persone, nel momento in cui meditano, si sforzano dibloccare tutti i pensieri, lottando perch niente altro occupi la loromente oltre all'oggetto di concentrazione. Altre, si stabiliscono inuna specie di assenza di coscienza, una profonda oscuritinintelligente. Questi sono due atteggiamenti contrari allameditazione.La pacificazione mentale implica quanta pi lucidit possibile,

    congiunta con un profondo sentimento di libert. Quando durante ilgiorno contempliamo il mare, attraverso l'acqua limpida noi vediamo

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    le pietre e le alghe del fondale. La nostra meditazione deve averequesta medesima qualit chiarezza che permette di esserepienamente coscienti della situazione. Di notte, invece, la superficiedelle onde una massa oscura e opaca che non lascia penetrare losguardo, proprio come una mente spessa e offuscata, malgradoun'apparenza di stabilit, impedisce di fatto la meditazione.

    8 PAGINE DI FOTO

    DISTINZIONE TRA SHINE' E LHAKTONG

    La pacificazione mentale calma e stabilizza la mente, ma la veranatura di questa non ancora riconosciuta. Noi non comprendiamocosa sia, e le domande fondamentali restano senza risposta, se

    non a titolo di ipotesi intellettuali. La visione superiore va pilontano: una volta che la mente sia pacificata, essa riconosce lasua stessa essenza, senza lasciare spazio all'incertezza. Essaconduce ad un' esperienza diretta ed evidente. Poich si tratta di ungrado di comprensione superiore alla semplice calma della mente,la si chiama visione superiore.La pacificazione mentale, cos come la visione superiore, hannocome oggetto la mente. Ci che visto, la mente, identico, ma la

    modalit di visione diversa. La luna si riflette di notte sullasuperficie di un recipiente colmo d' acqua. Quando il recipienteviene agitato, non si percepisce allora la forma della luna ma unasemplice luminosit confusa. Una volta lasciato il recipiente fermo,la superficie dell'acqua diventa gradualmente calma e liscia. Questafase corrisponde alla pacificazione mentale mediante la quale lamente si sbarazza dell'agitazione dei pensieri. Una volta chel'acqua sia perfettamente calma, vi si pu vedere chiaramente

    quanto vi si riflette e riconoscere la forma percepita per come essaeffettivamente . Essendo la mente, nello stesso modo, stata

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    calmata mediante l'esercizio della pacificazione mentale, la visionesuperiore permette in seguito di riconoscerne la natura.

    PRATICA DI LHAKTONGAssumiamo anzitutto la postura corporea corretta, senza tensione,quindi posiamo la nostra mente in uno stato di Shin, aperta edistesa. Proviamo cos un'esperienza di calma unita a unasensazione di benessere. Cerchiamo quindi dove risiede questamente calma. Si trova nella nostra testa, in un luogo determinatodel nostro corpo, oppure in tutto il nostro corpo? Nel nostro cuore?Nel nostro cervello? Qual l'essenza di questa mente calma?Dove dimora? Esaminiamo ci molto attentamente.

    (meditazione)

    Un simile esame ci conduce, a causa del carattere infruttuoso dellaricerca, a scoprire per esperienza la non-localizzazione della mentecalma. Per quanto noi la cerchiamo, non si trova da nessuna parte.Lasciamo ora l'esame e riprendiamo Shin come in precedenza.

    (meditazione)

    La ricerca non ci ha permesso di scoprire la mente da nessunaparte. Lasciando per di nuovo la nostra mente a riposo abbiamoproprio la sensazione che esiste una mente a riposo; unasensazione di benessere, di calma, di qualcosa che esiste; unsentimento di essere.Nel momento in cui non procediamo ad un esame, sperimentiamo

    l'esistenza di questa mente calma. Quando guardiamo in seguitol'essenza stessa di questa calma, non possiamo affatto dire: "questo" o " quello". Giungiamo ad una totale incapacit didescrivere qualsiasi cosa in quanto incapaci di trovare qualcosache potremmo definire la mente calma. Se concludessimo per chela mente calma non esiste affatto, saremmo in contraddizione conquesto sentimento di essere che proviamo lasciando la nostramente a riposo. Siamo condotti alla scoperta di uno stato di essere

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    indicibile; il riconoscerlo e il farne direttamente l'esperienza quanto si definisce lhaktong, la visione superiore10.Questo riconoscimento non ora possibile che attraversol'alternanza del riposo e dell'esame. Quando viene raggiunto uncerto grado di meditazione, questi due stati non sono pi tuttaviadissociati e l'esercizio dell'alternanza diviene superfluo. Pervenire aquesta indissociazione della mente calma e della mente cheinvestiga, la visione superiore nel senso pieno del termine.Tuttavia, procedere mediante l'alternanza gi un primo approccio.

    Noi ora non possiamo vedere la scalinata illuminata dalla lampada.Guardiamola bene, poi facciamo sorgere nella nostra mente il

    pensiero della scalinata, cio la sua immagine.

    (meditazione)

    Il pensiero della scala ora presente nella nostra mente. Da dove apparso? Da quale luogo venuto? Qual la sua origine?

    (meditazione)

    Esaminando l'origine di questo pensiero, non possiamo dire che siavenuto dall'esterno, non possiamo nemmeno scoprire la sua origineall'interno del nostro organismo fisico. Il pensiero della scala, non si introdotto nella nostra mente nella maniera in cui una persona chegiunge dall'esterno entra in un locale. Esso l senza esserevenuto da nessuna parte.

    (meditazione)

    Siamo incapaci di trovare un' origine qualsiasi di questo pensiero.Nel momento in cui, ora, il pensiero della scalinata presente nellanostra mente, dove dimora? Qui? L? All'esterno del nostro corpo

    10A tutta prima e per una persona non bene informata, il metodo che qui stato appena esposto e le conclusioni a cui

    giunto possono sembrare del tutto semplicistici e prendere delle vie tortuose per gungere a dei truismi o verit evidenti

    per se stesse. Che ne siamo coscienti o meno, l'esperienza che noi abbiamo della nostra mente nondimeno

    estremamente localizzata e reificata. Il percorso spiegato qui, nel momento in cui viene seguito senza a-priori, conperseveranza e facendo riferimento alle spiegazioni di un istruttore qualificato, ha come risultato quello di dissolvere

    progressivamente la cristallizzazione illusoria in cui siamo fissati. Il medesimo avvertimento vale per il secondo

    esercizio, spiegato nelle pagine successive.

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    oppure all'interno? Esaminiamo attentamente. Quando una personaentra in un locale, arriva dall'esterno, varca la soglia quindi si fermain un luogo limitato e definito, il locale. Possiamo nello stessomodo definire un luogo limitato e definito dove dimora il pensiero?

    (meditazione)

    Qual la forma, non dell'immagine percepita mentalmente, ma delpensiero stesso? Qual la sua forma e la sua misura? Possiamovederlo? La nostra ricerca sfocia ancora una volta su diun'assenza.

    Guardiamo ora attentamente questi fiori.

    (meditazione)

    Il pensiero della scala ancora nella vostra mente da quandoessa occupata a guardare i fiori? Nel momento in cui il pensierodella scala cessato, come partito?Quando il pensiero della scala si formato nella nostra mente, ci

    siamo chiesti se era avvenuto nello stesso modo in cui una personaentra in un locale passando dalla porta e vi si ferma. Quando ilpensiero della scala cessato, sostituito dal pensiero dei fiori,come partito? Come si lascia un locale per andare da qualchealtra parte?

    (meditazione)

    Da dove venuto il pensiero dei fiori?

    Guardiamo ora questa statua. Il pensiero dei fiori ancora l? Dove andato?

    (meditazione)

    Esaminando da dove veniva il pensiero, non abbiamo potuto

    trovare un luogo d'origine. Anche quando abbiamo scrutato la sualocalizzazione una volta presente, non abbiamo potuto individuarla,

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    come pure, nel momento in cui cessato, non abbiamo potutoscoprire da dove fosse partito.I pensieri non vengono da nessuna parte, non dimorano danessuna parte e non vanno da nessuna parte. Essi non hanno, diper s, alcuna esistenza.

    LA TIGRE DI PELUCHE

    Quando non conosciamo la natura della mente, viviamo nellaconvinzione che i pensieri esistono realmente. Considerati comereali, essi divengono causa di sofferenza. Si vedono delle personetormentate a tal punto da un pensiero, che cessano di mangiare,

    divengono magre e pallide, gli occhi incavati e senza espressione.Queste ripercussioni fisiche illustrano bene la forza dei pensieripresi come reali.Si fabbricano, ad uso dei bambini, degli animali di peluche chetalvolta assomigliano molto a quelli veri. Le tigri, i leoni, i leopardimostrano in una bocca spalancata delle zanne minacciose efissano sulla loro preda degli occhi spaventosi. Un bambino moltopiccolo pu avere paura di una tigre di peluche credendosi in

    presenza di una minaccia effettiva. Il suo equivoco l'unica causadella sua sofferenza. Laddove non c' una tigre, egli crede che vene sia una. Al contrario, lo stesso bambino piccolo, sar moltocontento di un cavallo di peluche, attribuendogli un'esistenza reale,investendolo della gentilezza e della dolcezza di un cavalloautentico. Non riconoscendo la natura dei nostri pensieri, siamosimili a questo bambino: prendiamo come reale ci che non lo e,da l, proviamo sofferenze e gioie.

    Il meditante che, invece, realizza il mahamudra, ovvero riconosce lavera natura della sua mente, paragonabile a un adulto che nonconfonder un'imitazione di tigre o di cavallo. "E' ben fatto, penserl'adulto; si direbbe una tigre, si direbbe un cavallo. Ma non si lasciaingannare sulla realt dell'oggetto e non portato quindi a reagirecome farebbe in presenza di una vera tigre o di un vero cavallo. E'libero da paure e da gioie che la situazione reale causerebbe. Nellostesso modo, per colui che ha realizzato il mahamudra, i pensieri, il

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    cui carattere reale smascherato, non danno pi luogo acomplicazioni emotive: essi non generano n sofferenze n gioie11..Nella nostra mente appaiono pensieri e immagini di ogni tipo;tuttavia essi non hanno una reale esistenza. Lhaktong riconoscesimultaneamente le manifestazioni mentali e la loro assenza diesistenza reale. Non si tratta affatto di cancellare la manifestazione,n di negare la facolt creatrice della mente, ma di vedere il suocarattere privo di esistenza propria. Una falsa tigre apparecomunque con una forma: l' aspetto manifestazione. Sapere,d'altra parte, che non reale, corrisponde all'aspetto vacuit. Lavisione superiore riconosce nello stesso tempo la forma della tigre ela sua irrealt, l'unione della manifestazione e della vacuit.

    PRENDERE IL RIMEDIOEsistono numerosi metodi per praticare lhaktong, cos comeesistono numerosi metodi di shin. Noi abbiamo qui consideratodue tipi di approccio:- Analizzare la natura della mente calma,- Determinare da dove vengono i pensieri, dove dimorano, dovevanno.

    Non sufficiente comprenderli intellettualmente. E' indispensabilemetterli in pratica mediante la meditazione. Non meditare eaccontentarsi di pensare che quanto stato appena esposto siaesatto, sarebbe sterile. Quando siamo ammalati, il medico identificala malattia, prescrive le medicine, illustra gli effetti attesi. Noituttavia non guariamo se ci accontentiamo di accettare la diagnosi,di aver ben compreso quali medicine assumere, come prenderle equali ne saranno i risultati. Occorre anche assumere il rimedio

    prescritto per guarire. Allo stesso modo, non sufficientecomprendere cosa sia la meditazione, occorre meditare.Meditare alcuni giorni, alcuni mesi, anche un anno , poiabbandonare, non porter affatto dei frutti. Un malato deveassumere i rimedi prescritti fino alla completa guarigione. Se siferma nel corso del trattamento, anche se questo dura dei mesi odegli anni, il male riprender il sopravvento. Dobbiamo nello stesso11Questo non significa affatto che la mente dimori da l in una specie di indiffernza permanente, noiosa e scialba. La

    mente sperimenta, al contrario, la propria felicit,non paragonabile con le gioie ordinarie, a tal punto che essa vienedetta al di l dei concetti di gioia e non-gioia. La mente di un essere liberato non solamente al di l della sofferenza,

    essa per natura ed in modo inalterabile, pace, lucidit, intelligenza, felicit, amore e potere, infinitamente pi viva di

    quanto non sia attualmente la nostra.

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    modo portare avanti la nostra meditazione finch non avremoraggiunto una realizzazione effettiva e stabile. Regolarit eperseveranza sono due condizioni necessarie per una meditazioneproficua.

    MESSAGGIO AI PROVENZALI

    Parecchi anni addietro, risiedeva a Aix-en-Provence un anzianolama, chiamato Lama Ghlk12. Nel cuore dei discepoli fortunati,egli piant il seme della devozione. Le istruzioni che vi ho dato inquesti giorni, sono l'acqua e il concime che getto su questo seme.Alimento la grande speranza che da qui a qualche anno, la pianta

    porter dei bei frutti: esperienze e realizzazioni autentiche. Sepotete mangiare questi frutti, gustarne il sapore e il succo, nederiver un bene immenso sia per voi che per gli altri.Un giornalista mi ha chiesto ieri se la Provenza occupasse un postoprivilegiato nello sviluppo del Buddismo tibetano in Francia. Horisposto che il cielo della Provenza era pi bello che in qualsiasialtro luogo della Francia; quanto al Dharma, presente in Provenzacome presente in numerose altre zone della Francia, ma non

    occupa una posizione preminente. Appartiene al futuro l'accordargliquesto ruolo privilegiato: alla particolare bellezza del cielo,dovrebbe corrispondere uno sviluppo particolare della meditazione.Questo, almeno, il mio auspicio.

    * * *

    Domande - Risposte

    Da dove vengono le emozioni conflittuali?Da tempi senza inizio, la nostra mente sotto il dominio dell'ego.Oltre a ci, durante la successione delle nostre vite si sono formate

    12Lama Gulk risedette dal 1977 al 1980 a Aix-en-Provence , dove Kalu Rimpoche gli aveva affidato la guida del

    centro tibetano situato allora in Rue de la Fourane. Giovane monaco, venne notato dal suo maestro, Sangy Tulku, che

    gli trasmise numerosi insegnamenti in privato, anche durante la notte, facendolo talvolta venire in camera sua. Egli

    trascorse in seguito la maggior parte della vita in ritiro, fino all'esilio, alla fine degli anni cinquanta. In India, egli

    incontr Kalu Rimpoche e fece di nuovo un ritiro di tre anni nel suo monastero di Sonada, contemporaneamente a BokarRimpoche. E' pure a Sonada che egli decedette, nel Luglio del 1981,in seguito ad una malattia folgorante. I segni

    meravigliosi che accompagnarono la sua morte confermarono, se ce n'era bisogno, la profonda realizzazione acquisita

    nel corso della sua vita.

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    nella nostra mente delle impregnazioni inconsce che condizionanoora la nostra percezione del mondo e le nostre reazioni emotive allasituazione. La collera, il desiderio, ecc.., fanno parte di questeimpregnazioni. Da ci hanno origine le emozioni conflittuali.Nel momento in cui tali emozioni si sollevano con forza nella nostramente, il rimedio non quello di rimuoverle. Riconoscendo lapresenza e l'intensit dell'emozione, senza dubbio preferibile dire:"benvenuta, benvenuta, entra dunque!" Pu darsi che l'emozionesfugga al nostro invito!Il carattere costrittivo di un pensiero o di una emozione deriva dalfatto che noi vi ci identifichiamo. Se, al contrario, la lasciamo senzaproprietario, senza occupante, essa cessa di essere nociva. I

    pensieri sono come dei veicoli su una strada. Quando si verifica unincidente, se noi non siamo nell'automobile, siamo indenni!

    Che fare di fronte alla difficolt di visualizzare?Visualizzare effettivamente difficile quando si agli inizi. La presadi Rifugio, la pratica di Dorje Sempa, il guru-yoga e la nostraperseveranza sono dei mezzi che eliminano gradualmente ladifficolt.

    Nella nostra mente si sollevano numerosi pensieri legati a delleemozioni conflittuali, collera e altre. Anche quando abbiamocompreso che non hanno un'essenza propria, che non esistonorealmente, che sono nocive, esse appaiono indipendentementedalla nostra volont. E' per questo motivo che necessariopurificare la nostra mente dagli errori e dai veli che influiscononegativamente su di essa mediante la pratica di Dorje Sempa eunire la nostra mente a quella del nostro maestro.

    Come pregare il lama?Visualizzando il lama, noi pensiamo che egli veramente presentee ci affidiamo alla sua protezione. Gli chiediamo che venganoallontanate le nostre sofferenze e che vengano dissipati i veli cheoffuscano la nostra mente, che la nostra mente trovi la pace e lafelicit. Se conosciamo la preghiera del Rifugio possiamo recitarequella altrimenti, possiamo esprimerci con parole nostre.

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    Come distinguere tra quanto deriva dall'ego e quanto provienedalla nostra natura pura?La nostra mente nel contempo conoscenza e ignoranza. Ingenerale, i pensieri dualistici derivano dall'aspetto ignoranza; lacoscienza primordiale non-duale l'espressione della conoscenza.Tuttavia, la fede, la compassione, ecc., sono anch'esse delleespressioni della conoscenza.

    Cosa bisogna fare di fronte a un problema ricorrente?Il ripresentarsi di un problema dovuto al Karma, a certi veli e certierrori che offuscano la mente. Il rimedio dunque quello dipurificarsi attraverso la pratica di Dorje Sempa, di shin, dilhaktong, la devozione al lama, la presa di Rifugio, la compassioneper gli esseri. Una volta dissipato il karma negativo, il problema nonpotr pi ripresentarsi essendo scomparsa la sua causa. La nostramente stretta tra i nodi dell'ego, delle emozioni conflittuali e dellasofferenza. Pregare il lama, praticare la meditazione di DorjeSempa, unire la propria mente alla Mente del lama, permettono disciogliere questa stretta e di recuperare uno stato di distensione edi benessere. Questo, inoltre, rafforzer molto la nostra fiducia nel

    dharma e far nascere spontaneamente la compassione neiriguardi di coloro che, privi del dharma, non conoscono la naturadella loro mente.

    Come collocare la meditazione di Chenrezi in relazione a shine lhaktong?La meditazione di Chenrezi include sia shin che lhaktong. Quando,dapprima, visualizziamo Chenrezi al di sopra del nostro capo,

    immaginiamo il suo viso, le sue braccia, i suoi ornamenti ecc., eposiamo la nostra mente senza distrazione su questa apparenza,questo shin. Quando comprendiamo simultaneamente chequesta forma di Chenrezi immateriale, che non esiste in quantocosa, che simile a uno specchio, sebbene nello stesso tempo nonsia inerte bens conoscenza, amore e potenza, questo lhaktong.Una buona meditazione di Chenrezi comprende shin e lhaktong.