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S iamo attualmente sempre più consa-pevoli delle interdipendenze( econo-miche politiche istituzionali … ), come altresì siamo sempre più coscienti del

fatto che offrire a tutti gli stessi “saperi”, nello stesso tempo, con le stesse modalità e con linguaggi uniformi, lungi dall’assicurare “pari opportunità” finiscono per perpetuare feno-meni di diseguaglianze e segregazioni sociali. L’espressione EDUCAZIONE INTERCULTURA-LE richiede, immediatamente, l’assunzione di un approccio direttivo “fenomenologico – re-ticolare”,(col) legato a tempi, risorse e perso-ne in inter-azione dinamica . Nel “qui ed ora” il valore aggiunto dell’istituzione formativa può avvenire solo grazie al riconoscimento e alla valorizzazione del valore aggiunto dalla diversità personale e culturale di tutti gli attori direttamente o indirettamente coinvolti nell’ ambiente educativo. Dalla c.m. 205 del 1990 alle attuali linee gui-da per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri, il legislatore ha delineato uno quadro normativo Indicativo (e giammai pre-scrittivo) per una Via italiana dell’educazione interculturale. Ma, al di là delle “buone prati-che”, la scuola risulta spesso impreparata ad assicurare l’inclusione, ossia il successo forma-tivo di tutti e di ciascuno. Il regolamento dell’autonomia è infatti funzionale nella misu-ra in cui la istituzione scolastica è in grado di assicurare una pianificazione e una gestione dell’offerta formativa , capace di assumere la diversità come paradigma dell’identità stessa della scuola. Giacché ad oggi ogni bambino, ogni ragazzo può diventare un’urgenza, lad-dove la scuola non sa rispondere ai suoi per-sonali bisogni, alla sua particolare “forma mentis” , ossia all’intera vita di un individuo che non chiede altro che un percorso per di-ventare se stesso (E. FROMM). Occorre, quindi, promuovere una “comunità professionale” (attraverso la Formazione in servizio), che assuma il cambiamento come dato euristico fisiologico di una società in

continuo movimento. Chi “dirige” dovrà orientare le inter-azioni verso un “fare scuo-la”, che concepisca l’autonomia come un “tirocinio formativo”, volto al raggiungimen-to di avvertibili traguardi di sviluppo in ordine all’identità e alle competenze di tutti “. Biso-gna fare in modo che quello che Weich defini-sce come “Il flusso di esperienze individuali” , operi in vista di uno scopo comune, in quan-to non è più sufficiente il rispetto degli adem-pimenti formali . C’è bisogno, infatti, di diri-gere le competenze docenti verso la ricerca di un senso. In altre parole il personale scolasti-co deve agire in un contesto capace di co-struire significati (SENSMAKING) condivisi, in ragione dei quali vale la pena impegnarsi . LA MISSION di una “personalizzazione inclusiva” diventa quindi l’elemento stabile motivaziona-le a supporto del cambiamento. Da quanto detto si capirà perché è irrinunciabile sostitui-re alle anacronistiche logiche chiuse, autore-ferenziali, inefficienti ed inefficaci logiche fles-sibili, aperte alle sfide, al confronto, al soddi-sfacimento degli stakeholder . La leadership visionaria non potrà, naturalmente limitare il suo raggio d’azione al contesto scolastico, senza tener conto del territorio contiguo, ma anche dei tanti contesti formali ed informali che influenzano il percorso di formazione. Né può limitare il suo campo temporale ad un ciclo , ma operare per la continuità di un ap-prendimento per tutta la vita. Coordinando sinergicamente una rete di “alleanze” sensibili” al tema dell’intercultura, dalla personalizzazione alla globalizzazione, si dovrà “dirigere” un servizio dove nessuno rimanga indietro e dove nessuno si senta escluso. Individuato il “nucleo fondante” si potrà co-costruire un’identità scolastica progettuale generando il cambiamento attraverso :

• La formazione in servizio e per il servizio • L’accoglienza • Laboratori e ambienti a misura • Individuazione di uno spazio d’incontro

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• Valutazione .

Sul primo punto si è già accennato prima , ora a conferma del dato strutturale del fenomeno multiculturale, negli ultimi anni diverse iniziati-ve, soprattutto a carattere regionale, hanno promosso attività formative sul tema intercul-turale, non solo per i docenti e il personale ata , ma anche per gli stessi dirigenti. Come a dire che solo attraverso un governance che promuove e dissemina il valore aggiunto della differenza si può sostenere e indirizzare il col-legio docente ad aggiornarsi sul tema in que-stione. Una buona gestione delle risorse uma-ne deve, infatti, promuovere proprio la forma-zione in servizio del personale , in quanto nu-cleo operativo della scuola . E se inizialmente la formazione docente sarà soprattutto finaliz-zata alla condivisione etica del valore della di-versità e del cambiamento, in secondo tempo, ma anche congiuntamente, è bene attrezzarsi per rispondere ad esigenze locali, al fine di personalizzare i piani di studio . Formarsi in servizio comporta non solo condi-videre la meta a lungo termine, ma anche ac-quisire più strumenti per interpretare e rispon-dere prontamente al contesto, individuando le aree d’intervento prioritarie. Tra quest’ultime c’è sicuramente quella dell’accoglienza. Il “Gruppo di lavoro e il Protocollo d’accoglien-za”, risultano entrambi cruciali per l’immedia-to inserimento e la mediazione culturale, ma anche per valutare e definire metodologie di-

dattiche e obiettivi che “incontrano” e facilita-no il percorso formativo del singolo e del gruppo. E’ chiaro che non basta inserire una persona in un contesto scolastico per poter asserire di aver equamente garantito i suoi diritti, occorre “sostenere” e programmare la personalizzazione dei piani di studi. A tale scopo sarà ineluttabile, per il singolo alunno e per il gruppo, allestire e progettare un ambiente a misura dei bisogni e delle ca-pacità emerse da una prima analisi. Non sempre appare necessario nella scuola, ma è bene che l’istituzione scolastica sia attrezzata, anche con la collaborazione di mediatori, per offrire l’insegnamento dell’italiano come se-conda lingua, giacché l’alfabetizzazione in L2 è funzionale, anche soprattutto per alunni im-migrati di prima generazione, inizialmente per comunicare e successivamente per studiare. E’ indispensabile, inoltre, promuovere la prati-ca laboratoriale, la peer education, l’uso delle T.I.C come anche sportelli d’ascolto e mo-menti di dialogo per permettere a differenti “utenti” del servizio (alunni famigli cittadini in generale) di trovare sempre un “canale su cui sintonizzarsi”. Siccome la pedagogia interculturale non è un chance di apprendimento solo per gli alunni stranieri, ma anche e al contempo per gli au-toctoni, è bene progettare un “spazio d’in-contro”, dove , i diritti, le garanzie formali possano trovare garanzie sostanziali, dettati costituzionali. Una grande opportunità norma-tiva ci è indicata da Cittadinanza e Costituzio-ne (L.169\08). Infatti, in un contesto educativo altamente complesso rappresenta una di-mensione integrata e trasversale dell’intero percorso di insegnamento\apprendimento. Uno spazio d’incontro, quello indicato dal le-gislatore, che potrebbe diventare lo sfondo progettuale per pianificare la personalizzazio-ne del curricolo, ma anche per accordarsi con altre scuole (accordi di rete, gemellaggi…), per accogliere e collaborare con la famiglia e il territorio (enti, associazioni, comune, volon-

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tariato), in sintesi per “crescere insieme e usci-re dalla crisi”. Nel DPR 22 giugno 2009, n. 122 è sancito il ruolo determinante del processo di valutazio-ne, in quanto “ha per oggetto il processo di apprendimento, il comportamento e il rendi-mento scolastico complessivo degli alunni. La valutazione concorre, con la sua finalità anche formativa e attraverso l’individuazione delle potenzialità e delle carenze di ciascun alunno, ai processi di autovalutazione degli alunni me-desimi, al miglioramento dei livelli di cono-scenza e al successo formativo, anche in coe-renza con l’obiettivo dell’apprendimento per-manente di cui alla strategia di Lisbona nel settore dell’istruzione e formazione”. E’ chiaro che il valore aggiunto dell’istituzione sarà pos-sibile principalmente grazie alla scelta di una metodologia valutativa veramente formativa, che sappia rilevare i punti deboli e i punti forti del singolo e del sistema, in vista dei risultati migliori. E da aggiungere inoltre che poiché il dirigente, i docenti e la scuola tutta stanno “cambiando” è doveroso predisporre anche per l’istituzione stessa (nelle sue dimensioni individuali e collegiale) un percorso di autova-lutazione che indichi se sia una scuola che per-segue mediocri, buoni od ottimi livelli . Dirigere nel cambiamento e per il cambiamen-to in una società ormai da troppo tempo in crisi è una grande e gravosa sfida, ma è una sfida imperativa, perché se è vero che tutto muta solida appare la nostra “missione”. L’au-tonomia è una grossa opportunità ma va prati-cata, sperimentata, monitorata, in contesti di vita che rischiano l’anomia. Il risultato inclusivo, in sintesi, dipende dal gra-do in cui un istituzione scolastica è in grado di garantire uno “spazio aperto” alle differenze, non sclerotizzandosi su modalità statiche , in quanto… “La mente che si apre ad una nuova idea non ritorna mai all’idea precedente” A. Einstein. Samanta De NardisSamanta De NardisSamanta De NardisSamanta De Nardis

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C hi oggi guarda al “pianeta scuola” non può certo negare come a scuola proprio bene non tutti si sta, alunni e docenti e quanti viviamo intorno a que-

sta grande sfida che è l’educazione dei giovani. Troppo spesso ormai si sente parlare e si registra-no disagio, stress, abbandono, condotte oppositi-ve e provocatorie, scarsa resistenza all’impegno, incapacità comunicativa, devianze, burn-out per tanti docenti, Ma dall’altra parte si guarda oggi alla scuola come il “luogo” privilegiato per assolvere al compito di incidere sugli stili di vita e sui comportamenti di salute della popolazione giovanile; le stesse Or-ganizzazioni Internazionali per la Salute identifica-no la scuola come l’istituzione in cui i docenti possono osservare e monitorare il percorso di cre-scita e il modello di salute e di benessere sul quale il singolo soggetto sta costruendo il suo futuro concetto e valore di salute destinato a divenire la realtà del domani, costruire dunque il benessere per oggi e per il domani. Le situazioni di disagio scolastico si esprimono ovviamente nella maggioranza dei casi in termini di difficoltà di apprendimento o di problemi di comportamento. Il “non star bene a scuola” dell'allievo interpella i docenti che spesso come immediata reazione pongono in crisi il loro ope-rato, si sentono in difficoltà, sperimentano a volte di impotenza e incapacità a risolvere il problema che si manifesta in classe. Alla descrizione, di ciò che non va a scuola, fanno poi seguito un insieme di ipotesi, supposizioni, spiegazioni che riguarda-no, nella stragrande maggioranza dei casi, fattori extra-scolastici quali difficoltà familiari, problemi di integrazione sociale o culturale, difficoltà economi-che, ecc. ! Il malessere della società inevitabilmen-te entra in classe! Quante le situazioni in cui al disagio identificato e attribuito all'allievo corri-sponde una condizione di malessere nel docente: insoddisfazione, delusione, scoraggiamento, sen-timento di impotenza o di incompetenza, di solitu-dine o talvolta di “abbandono” da parte dei re-sponsabili della scuola, tutte condizioni che ampli-ficano la fatica; che possono provocare uno stato di esaurimento, talvolta di burn-out. Se l’allievo non sta bene a scuola, neanche il docente può trovarvi benessere. Dunque la relazione tra le due

realtà è imprescindibile e affrontare i problemi dell’uno è affrontare e risolvere quelli dell’altro. E allora costruire benessere è a vantaggio di en-trambi i soggetti coinvolti , a vantaggio di tutta la società. D’altronde , oltre la complessità di variabili perso-nali e situazionali, le ricerche evidenziano sempre più e meglio anche nel benessere dei docenti un fattore fondamentale per il sereno inserimento scolastico e la crescita armonica degli allievi ; il benessere, oltre che ricadere in senso positivo sulla personalità del docente, è anche fattore di successo e di efficacia educativa. Il benessere dunque e la ricerca di esso, è un valore trasversa-le della realtà scolastica che interroga docenti, alunni e quanti coinvolti nell’azione educativa og-gi. Ma come favorire un clima di benessere a scuola? L'individuazione di “ciò che non va bene a scuola” è la prima inevitabile tappa per pensare e poi co-struire nuove modalità interazionali tra i protago-nisti del disagio scolastico: allievi, docenti, docenti di sostegno, dirigenti, genitori ed eventuali spe-cialisti esterni. E’ a scuola che i ragazzi trascorrono la gran parte della loro vita, in particolare gli anni in cui posso-no instaurarsi comportamenti a rischio o posso-no stabilizzarsi atteggiamenti devianti. A scuola il giovane soggetto in evoluzione è al centro di un sistema intersecato di assi di pensiero e model-li di comportamento, in questo periodo di vita gli si offrono le maggiori opportunità di essere edu-cato al mantenimento dello stato di salute globa-le e alla pratica di corretti stili di vita. La scuola è il luogo di apprendimento per eccellenza dove integrare conoscenze e capacità, dove passano messaggi di educazione e di promozione della Salute che, seppur comunicati in classe, pos-sono essere rafforzati all’interno del clima scola-stico in generale. In una scuola che promuove salute, gli insegnanti e il contesto svolgono un ruolo chiave quali modelli di riferimento per gli studenti e le loro famiglie, rafforzando e coinvol-gendo i discenti nel conseguimento di obiettivi orientati alla salute e al benessere. Per lo sviluppo di modelli educativi orientati al potenziamento di atteggiamenti e capacità indivi-duali, fin dagli anni ’80, si è tentato di fondare i

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programmi di Educazione Sanitaria, sull’adozione di modelli e metodologie che accrescessero i risul-tati in termini di efficacia. Tali metodologie di azio-ne si sono orientate a sviluppare nello studente abilità ( skills) e atteggiamenti che lo mettano in grado di fare autonomamente scelte di salute sa-ne . Con il termine life-skills, l’OMS indica tutte quelle abilità e competenze che è necessario ap-prendere in età evolutiva per mettersi in relazione con gli altri e affrontare i problemi , le pressioni e gli stress della vita. La mancanza di tali abilità socio-emotive, può causare l’instaurarsi di comportamenti negativi e a rischio come rispo-sta della persona alla pressione esercitata dagli stress. Queste abilità si traducono come capacità di prendere decisioni, risolvere problemi, sviluppo di senso critico, capacità di comunicazione effi-cace, competenze relazionali interpersonali, em-patia, gestione delle proprie emozioni, controllo dello stress. L’innovazione di queste metodologie si basa sulla centralità del soggetto piuttosto che sul solo contenuto da trattare: questo passag-gio dalla Educazione Sanitaria alla Promozione della Salute e al benessere è riferibile ad azioni educative centrate su elementi positivi che possono favorire la salute, primi fra tutti l’autoeffi-cacia e l’autostima, finalizzati a facilitare il benessere fisico e psicologico di gruppi ed indivi-dui.

Fondamentale in merito la Teoria sociale di Ban-dura : “L’individuo agisce selettivamente e tra-sformativamente sull’ambiente, ma è anche se-lezionato e modellato dall’ambiente, dalle condi-zioni che il contesto predispone al corso delle sue azioni e alle pressioni che esso esercita sulle sue decisioni………Il meccanismo di autoregolazione più importante è il senso di “autoefficacia” che permette all’individuo di essere agente attivo della propria vita e ,quindi, assumersi la re-sponsabilità di costruire, selezionare ed organiz-zare gli eventi della vita per poter raggiungere i propri obiettivi. L’individuo diventa agente attivo quando è in grado di riflettere sulla propria espe-rienza, monitorando il processo di crescita, cor-reggendo le proprie condotte disfunzionali e adattandoli alle richieste dell’ambiente……..” Fondamentale dunque la creazione di “ambienti favorevoli” per la salute e il benessere. La scuola deve intervenire e investire nelle varie aree: alimentazione, attività fisica, dipendenze, comunicazione, ecc, concertando azioni e inter-venti che siano in grado di impattare sull’organiz-zazione scolastica e sull’ambiente oltre che sull’e-ducazione ai comportamenti salutari. Vanno individuate e privilegiate le metodologie educative che favoriscono la partecipazione attiva degli studenti e orientano al cambiamento degli atteggiamenti. Sicuramente oggi si impone un’ educazione alla salute e al benessere. La scuola può intervenire attraverso una varietà di interventi e modalità: l’educazione socio-affettiva relazionale, l’appren-dimento cooperativo, il peer tutoring, il ricorso alla metacognizione. E’ opinione sempre più diffusa che la scuola pos-sa e debba svolgere una funzione importante per promuovere benessere divenendo fattore protet-tivo per gli alunni e le persone che la frequenta-no , docenti compresi ovviamente. Le variabili soggettive e personali dell’autostima, della sod-disfazione personale , delle relazioni e degli inve-stimenti sul futuro possano trovare soddisfazione ed accrescimento. In tal senso la scuola costruisce più che protegge l’individuo e gli permette di crescere e divenire sufficientemente equilibrato cioè di stare bene con se stesso, e gli altri, adattarsi all’ambiente senza perdere le caratteristiche della sua indivi-

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dualità in una costante interazione individuo-ambiente rendendo la persona in grado di ricono-scere le proprie e altrui risorse per poterle poi concretamente mettere a frutto. In una prospettiva di valorizzazione della persona, bisogna sollecitare negli alunni il giusto senso di sicurezza e assertività che tanto influenza special-mente nell’adolescenza il funzionamento adattivo psico sociale che consente di fronteggiare situa-zioni nuove e costruire capacità relazionali . La scuola ha il compito di svolgere un importante funzione di lotta al disagio e alla dispersione; per questo vanno incrementate attraverso la metodo-logia della ricerca-azione le competenze degli at-tori del sistema scolastico per sviluppare percorsi di benessere, possedere strumenti adeguati per gestire le classi alla luce di dei bisogni formativi rilevati attraverso promozione e potenziamento per esempio dell’attività motoria e sportiva a scuo-la per essere sportivi e non violenti; potenziare ta-le attività migliora l’equilibrio generale Educare a rispettare l’ambiente per una migliore qualità della vita, valorizzare i momenti di aggre-gazione anche extra scolastici. Prevenire per esem-pio e in concreto incidenti stradali attraverso cono-scenza delle regole di guida e il potenziamento dell’educazione stradale; educare ad evitare il ri-schio estremo in genere. Restituire agli allievi una responsabilità attiva nel proprio processo di apprendimento e di buona integrazione nel contesto scolastico; utilizzare le risorse del gruppo-classe, soprattutto nelle situa-zioni con problemi di comportamento. Guidare a saper condividere le difficoltà, le paure, i senti-menti di vergogna o di umiliazione per non dover più fingere per “salvare la faccia”. Nelle relazioni con i genitori, favorire una certa “impermeabilità delle frontiere” fra scuola e fami-glia, pur garantendo un'informazione rigorosa ed esplicita sulle attese e sulle esigenze della scuola nei confronti degli allievi. Per star bene a scuola è utile garantire anche ai ragazzi difficili, quelli che vivono situazioni familiari e sociali dolorose e precarie, “un'identità di allie-vo capace di apprendere” e non soltanto di ragaz-zo che appartiene ad una famiglia o a una comuni-tà problematica. La scuola è un contesto potenzialmente sano, che dovrebbe poter permettere ad ogni allievo di vive-

Celina MastrandreaCelina MastrandreaCelina MastrandreaCelina Mastrandrea Ufficio Studi UCIIMUfficio Studi UCIIMUfficio Studi UCIIMUfficio Studi UCIIM

re esperienze correttrici di certi disagi. In termini di risorse per i docenti, misure come la supervisione (meglio se in gruppo) o l'intervisione possono essere molto efficaci e utili per identifica-re certe dinamiche, ripetitive e sterili, nelle quali ci si può trovare ad un determinato momento. Il so-stegno dei colleghi e la possibilità di condividere con loro difficoltà ma anche competenze, aiuta a ritrovare fiducia nelle proprie capacità a gestire situazioni problematiche. Gli attori chiamati a svolgere questo lavoro a scuo-la sono ovviamente i docenti, in quanto protagoni-sti principali, a contatto diretto con gli allievi. Condizione imprescindibile è la necessità di una formazione costante e specifica portata avanti in modo rigoroso, se si vuol vivere con benessere lo straordinario compito di formare i giovani e con-sentire loro di vivere il benessere.

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L a scuola odierna può essere considera-ta un organismo complesso (Complex organization) per la diversità degli am-biti di azione: pedagogico-didattico,

sociologico-territoriale, amministrativo-gestionale, normativo-giuridico, ma anche per la sua fisionomia articolata di sistema sociale aperto. E’ una microsocietà, centro propulsivo di rela-zioni umane che si intrecciano a diversi livelli: interistituzionale (con altre scuole), intergrup-pale (Consigli di classe, collegio dei docenti, Consiglio di Istituto), interpersonale (docenti, studenti, dirigente), in un contesto creato per stimolare e sostenere la costruzione di cono-scenze, abilità, motivazioni e atteggiamenti, in una prospettiva di apertura al territorio. In tale spazio di azione secondo la psicologia sociale l’apprendimento, determinato proprio grazie alle interazioni tra allievi, oggetti del sapere e docenti non è più solo un contenito-re di stimoli, risposte e processi cognitivi, ma un elemento che pervade gli individui e ne determina la condotta in modo non meccani-cistico. Le dinamiche relazionali che si vengono a creare nell’ambito della scuola sono differen-ziate perché derivanti dalle continue occasioni di scambi interpersonali: quotidianamente le attività scolastiche rappresentano opportunità di interazioni tra i vari soggetti/attori che con-sentono la crescita morale e culturale degli studenti e l’offerta di servizi legati ad un me-desimo fine e bene comune. Se nella precedente stagione della scuola/apparato ogni addetto ai lavori sapeva cosa fare alla luce dell’esperienza pregressa, matu-rata nel tempo senza la necessità di una inter-dipendenza sistemica, ma secondo il concetto di servizio standard con una sequenza lineare e ripetitiva, con la nuova immagine della scuo-la strutturata, sistemica e funzionale gli scenari cambiano radicalmente per cui ognuno de-ve saper lavorare in team, confrontandosi con-tinuamente con gli altri nelle varie attività fun-

zionali al successo formativo, sulla base di scelte che scaturiscono dalle disposizioni inno-vative. Il Dirigente Scolastico, come garante del rag-giungimento dei risultati, cioè del servizio d’i-struzione secondo criteri di efficacia ed effi-cienza formative (art.4 dlgs 165/2001), nonché del principio di buon andamento e di impar-zialità (art. 97 Cost.) deve favorire l’instaurarsi di un clima positivo, ideale per la comunità di apprendimento che, come organo monocrati-co, è tenuto a gestire. Presupposto per mantenere il clima sereno è che tutti i soggetti coinvolti rispettino gli stru-menti necessari per la convivenza e per la par-tecipazione nella scuola: il regolamento di isti-tuto, che costituisce un vademecum di norme di funzionamento interno, il patto di corre-sponsabilità (DPR 235/2007) finalizzato a defi-nire diritti e doveri in stretta collaborazione con le famiglie, lo statuto delle studentesse e degli studenti (DPR n.249/1998, modificato dal DPR235/2007) che disciplina i loro doveri e garantisce l’esercizio dei loro diritti, la Carta dei servizi (DPCM 7/6/1995), documento di trasparenza della condotta dell’istituto scola-stico. La condivisione di tali norme comuni, soprat-tutto per i giovani studenti, consente non solo di conoscere le norme per una convivenza or-dinata, ma anche di valutare le opportunità offerte dall’istituzione, secondo i principi della libertà di scelta educativa delle famiglie e i cri-teri di valorizzazione delle risorse. Il principio della democrazia partecipativa è stato introdotto dai Decreti Delegati (1974), con l’ingresso dei genitori nella gestione della scuola, anche se la loro partecipazione è stata animata nel tempo da motivi e da sentimenti diversi: (entusiasmo, critica, indifferenza), a seconda dell’influenza degli indirizzi ideologi-ci, avvertendo scossoni e ribaltamenti continui, in base all’alternanza di innovazioni e abroga-zioni attraverso cui il sistema scolastico ha cer-cato di migliorare e di rafforzarsi.

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Negli ultimi anni con la diffusione del concet-to di “società educativa” e soprattutto sulla base dell’autonomia didattica ed organizzativa (DPR 275/1999) si avverte uno slancio verso una partecipazione più attenta alle esigenze degli studenti in relazione alla collaborazione con il territorio attraverso l’obbligo di elabora-zione del POF, strumento principale di comu-nicazione della scuola verso gli utenti. Le attività degli OOCC sono svolte a favore di un servizio atteso da erogare all’utenza e al territorio di riferimento in modo sostanziale, di percezione e di immagine nel migliore modo possibile. Tra tutti gli organismi di partecipazione il Con-siglio di istituto e la giunta esecutiva sono quelli che assumono un ruolo importante nella vita di un istituto in quanto definiscono le scel-te generali di gestione e amministrazione dell’istituto, con compiti specifici di approva-zione di accordi con altre scuole, oltre ad adottare il POF e il regolamento interno e a deliberare acquisti di attrezzature. Il consiglio d’Istituto inoltre può essere consi-derato significativo in quanto rappresentativo di tutte le componenti della comunità scolasti-ca e per la sua natura di indirizzo politico, spesso può evidenziare all’interno contrasti, chiaro segnale della dinamicità delle relazioni di un’organizzazione complessa. La scuola che cambia pare talvolta disattenta alle opportunità di partecipazione, che pur re-stando valide ed importanti finiscono con il cedere il passo a problematiche diverse, per questo in questi ultimi tempi è stata ipotizzata l’istituzione di una Consulta dei genitori per soddisfare le esigenze di essere davvero geni-tori a scuola. Le relazioni sindacali di istituto costituiscono un momento importante per la gestione di tut-to il personale e per il miglioramento dell’of-ferta formativa di ogni istituto scolastico. Tenendo sempre in considerazione la com-plessità dello scenario in cui interagiscono i diversi attori istituzionali si possono verificare

facilmente delle “invasioni di campo”. Certa-mente alla base della gestione ci deve essere la valorizzazione delle risorse e il riconosci-mento dei servizi prestati, dosati con il giusto equilibrio da parte del Dirigente Scolastico che ha esplicitato con chiarezza i criteri della sua vision agli OOCC. Il Dirigente Scolastico, in collaborazione con gli OOCC e con le figure di sistema tiene presenti le proposte, adottando protocolli procedurali opportunamente condivisi, di intesa, di concertazione per la previsione del-le giuste prassi e l’espletamento dei relativi incontri. In un periodo di crisi e di recessione econo-mica il Dirigente Scolastico deve fare delle scelte mirate a premiare il merito dei docen-ti per soddisfare e rendere fattibile il succes-so formativo di tutti gli studenti. L’obiettivo del sistema delle relazioni sinda-cali è quello di contemperare l’interesse dei dipendenti al miglioramento delle condizioni di lavoro e alla crescita professionale con l’e-sigenza di incrementare l’efficacia e l’efficien-za dei servizi. La contrattazione è un processo complesso che ha come obiettivo l’acquisizione del mas-simo consenso possibile: se manca il consen-so della RSU (o della maggioranza dei suoi membri) e della maggioranza in termini di rappresentatività delle OOSS partecipanti alla trattativa, le norme vigenti non danno alcuna sicurezza al Dirigente Scolastico. Per-tanto egli non deve mai arrivare all’aperto conflitto, soprattutto perché le materie di contrattazione integrativa (art. 6 c.2 CCNL) sono piuttosto delicate, come l’utilizzazione del personale docente e ATA e i criteri per la ripartizione del FI. Nella vita della scuola, a parte le dinamiche di carattere democratico si può individuare una forma di interazione ricorrente, sicura-mente la più vivace, il conflitto, soprattutto nelle relazioni interpersonali, in cui ognuno deve prendere una posizione con la contro-

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parte. Esso è inteso come un’opposizione (latente o manifesta) che permette al singolo o ad un gruppo di non sentirsi completamente succube in un rapporto e viene interpretato come un aspetto che fa parte di quei dualismi di cui la società ha bisogno per evolversi, se-condo la metafora della vita, esplicitata da Simmel, nella quale le due differenziazioni “polari” (ad es. successo/insuccesso, forza/incapacità) sono parti integranti ed entrambe positive per i mutamenti che comportano. Le organizzazioni sono luoghi privilegiati di conflitti di diverso tipo, vista la spiccata qualità relazionale tra gli individui, così nella scuola si possono individuare contrasti in ambito colle-giale, derivanti da attacchi al modo di decisio-ne o dalla mancanza di condivisione delle fina-lità, tra docenti per apparente stima, tra alunni e docenti, per incapacità di mantenere distinti i ruoli, tra alunni, per intolleranza, e tra docenti e dirigente se non è stato attuato uno stile di-rettivo di tipo equilibrato e non si è stabilito un clima di libertà responsabile.

Il Dirigente Scolastico e la regia delle rela-Il Dirigente Scolastico e la regia delle rela-Il Dirigente Scolastico e la regia delle rela-Il Dirigente Scolastico e la regia delle rela-zioni e dei conflittizioni e dei conflittizioni e dei conflittizioni e dei conflitti La regia per neutralizzare i contrasti spetta soprattutto al Dirigente Scolastico che all’in-terno dell’istituzione deve far evolvere le situa-zioni di conflitto verso chiari obiettivi di tra-sformazione, mutando lo scontro in un incon-tro che sfoci in qualche tipo di collaborazione, esplicitando così un ruolo aperto in modo dia-

lettico. In tutti i casi egli dovrebbe trattare il conflitto per migliorare il benessere del siste-ma, degli individui e dei gruppi che lo com-pongono con un controllo cosiddetto “conflittuale conservativo” (CCC), mediante il quale il senso di colpa sarebbe sopportato e modificato in un atteggiamento produttivo. Così, paradossalmente il conflitto rileva aspet-ti positivi nel senso che diventa una forza uni-ficatrice nelle relazioni, in quanto intensifica la mobilitazione dell’energia psichica ad essere più efficace nel raggiungimento degli obietti-vi, stimola al mutamento e all’attività, aumen-ta l’identità da parte delle componenti impli-cate. Il Dirigente Scolastico, nella sua veste di capo di istituto e di responsabile dello stesso, in virtù della normativa ( art. 25 dlgs.165/2001) rappresenta colui che per primo spinge le azioni verso i buoni risultati dell’istituzione, orientando il lavoro sul campo alla salvaguar-dia dell’identità culturale dell’istituto. Certa-mente non può svolgere il suo compito da solo, ma la collaborazione di due docenti che sceglie sulla base di stima e fiducia ( e ai quali può conferire deleghe motivate su alcuni compiti) consente un supporto diretto nelle sue azioni, come pure l’apporto dello staff aiuta a monitorare i pareri diffusi e conoscere gli umori che circolano nei corridoi e che po-trebbero costituire fonte di malesseri crescen-ti. In generale il Dirigente Scolastico deve subito esplicitare il suo stile di “comportamento”: in senso assoluto non esiste uno stile migliore, ma è importante scegliere quello adatto alle varie situazioni. L’ideale sarebbe quello de-mocratico, perché motivare i componenti di uno staff e farli partecipare al processo deci-sionale aiuta a fare in modo che gli obiettivi di ciascuno coincidano con quelli dell’istituzione scolastica. Nel rapporto con i docenti il Dirigente Scola-stico dovrà contribuire con un’azione mirata e costante a permeare con il buon esempio gli

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stati d’animo che di volta in volta dovranno ricaricarsi o frenarsi nei momenti di difficoltà o di attrito. Efficace può risultare l’analisi transazionale co-me strumento per i problemi comuni tra i sog-getti coinvolti, legati al dialogo emotivo. Infatti l’ascolto è l’elemento vincente sul quale il Dirigente Scolastico deve improntare il suo lavoro di regista nelle dinamiche quotidiane: è fondamentale che egli raccolga le più ampie informazioni possibili, ascolti i pareri, gestisca insieme le ansie, compia un’accurata anamnesi e un’attenta diagnosi, mantenendo il princi-pio di realtà in termini di fattibilità, piuttosto che di impedimenti. Compito principale del Dirigente Scolastico attento alle dinamiche relazionali è, a mio av-viso, quello di innescare sentimenti di umiltà, umanità con la giusta dose di umorismo (la teoria delle tre U di Maliadò), per creare una riserva di positività che liberi quanto ci sia di meglio in ogni individuo e in caso di attrito momentaneo lasciare un po’ di tempo per ridi-mensionare la questione e riprendere in se-guito il dialogo con un atteggiamento proatti-vo. Una qualità fondamentale del Dirigente Sco-lastico è quella che studi recenti di psicologia hanno descritto come “resilienza”, ossia come capacità reattiva di affrontare efficacemente le avversità e a riprendere slancio proprio da queste, ad esempio nei contrasti all’interno del Consiglio di Istituto, dove egli assume una posizione super partes, fornendo un’impronta di armonia e chiarezza, nell’intento di garanti-re una gestione unitaria. Tuttavia, a fronte di una leadership “situazionale” che, per quanto intelligente, si risolve solo nella capacità di gestire l’ordinaria amministrazione, oggi si richiede una leader-ship “trasformazionale”, di un dirigente che sappia pilotare il cambiamento attraverso le sue inevitabili turbolenze. Ogni mutamento e ogni innovazione passano attraverso il conflitto, tra status quo e speranza

futura: il cambiamento è una costante di stato, così come “l’essere mutanti” a rapide trasfor-mazioni è una necessità. Il capitale intellettua-le, come ricchezza nascosta dell’organizzazio-ne che punta sull’identità individuale e colletti-va, la creatività, la flessibilità e l’empatia siste-mica che si sostanzia di rispetto, pietas e im-pegno morale diventano quel valore aggiunto di cui la scuola non può fare a meno. Solo se si pensa che il futuro sia migliore dello status quo è possibile un cambiamento reale che perciò passa tra il conflitto tra oggi e domani.

Domenica RipepiDomenica RipepiDomenica RipepiDomenica Ripepi Consigliere UCIIM LazioConsigliere UCIIM LazioConsigliere UCIIM LazioConsigliere UCIIM Lazio

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L a realizzazione degli obiettivi didattici e il raggiungimento delle arcinote com-petenze su più livelli e in più ambiti passano - anche questo è spesso e

particolarmente ribadito, almeno teoricamen-te - assieme e attraverso uno scambio intercul-turale delle conoscenze e della socializzazione, tanto più in un periodo storico così dinamico e di movimenti migratori che caratterizza la no-stra Europa. Ma è davvero facile realizzare un cammino Ma è davvero facile realizzare un cammino Ma è davvero facile realizzare un cammino Ma è davvero facile realizzare un cammino del genere partendo dalla professionalità del genere partendo dalla professionalità del genere partendo dalla professionalità del genere partendo dalla professionalità dei docenti?dei docenti?dei docenti?dei docenti? Lo abbiamo chiesto a un'inse-inse-inse-inse-gnante della scuola europea 3 di Bruxelles, gnante della scuola europea 3 di Bruxelles, gnante della scuola europea 3 di Bruxelles, gnante della scuola europea 3 di Bruxelles, Carmela DominguezCarmela DominguezCarmela DominguezCarmela Dominguez. Da quando sono arrivata qui - ci dice - nel tempo mi sono resa conto che nel frenetico ritmo della scuola gli sforzi e le occasioni di arricchimento interculturale sono tantissimi. L'elemento che più la colpisce in un'offerta L'elemento che più la colpisce in un'offerta L'elemento che più la colpisce in un'offerta L'elemento che più la colpisce in un'offerta didattica simile?didattica simile?didattica simile?didattica simile? La cosa più importante che ho acquisito è questa: non esiste un unico percorso nella ma-niera d'insegnare, non c'è mai un solo punto di vista. Per esempio?Per esempio?Per esempio?Per esempio? Lo stile della scuola spagnola sembra simile a quello francese: il professore ha la conoscen-za, la trasmette ai ragazzi e poi verifica se que-sti l'hanno acquisita oppure no. La scuola del Nord è più partecipativa: promuove maggior-mente sia il lavoro personale che l'attività di gruppo. È diversa la disposizione delle classi, il modo di giudicare, valutare e certificare... Che cosa una "scuola" può dare a un'altra?Che cosa una "scuola" può dare a un'altra?Che cosa una "scuola" può dare a un'altra?Che cosa una "scuola" può dare a un'altra? Se la scuola spagnola deve esportare qualco-sa, a mio avviso bisogna puntare sulla vicinan-za allo studente: certo, la disciplina in un con-testo più amichevole potrebbe risultare più

difficile, però, secondo me si genera un clima più propizio all'apprendimento. Come inse-gnante, però, devo imparare ad assegnare dei compiti più attivi in modo da rendere l'allievo protagonista del proprio processo di appren-dimento. Fra le varie sezioni di diversa nazionalità Fra le varie sezioni di diversa nazionalità Fra le varie sezioni di diversa nazionalità Fra le varie sezioni di diversa nazionalità presenti nella scuola europea quali attività presenti nella scuola europea quali attività presenti nella scuola europea quali attività presenti nella scuola europea quali attività si rivelano di primaria importanza al fine di si rivelano di primaria importanza al fine di si rivelano di primaria importanza al fine di si rivelano di primaria importanza al fine di un'intercultura reale ed effettiva fra i docen-un'intercultura reale ed effettiva fra i docen-un'intercultura reale ed effettiva fra i docen-un'intercultura reale ed effettiva fra i docen-ti?ti?ti?ti? Per quanto concerne la relazione fra le diffe-renti sezioni rivestono un'importanza cruciale le attività congiunte: pasti, feste, giornate di formazione, corsi di ballo (Zumba per esem-pio) o Pilates, viaggi e luoghi di condivisione come aule, sala professori, mensa. E fra gli studenti?E fra gli studenti?E fra gli studenti?E fra gli studenti? Per gli studenti mi sembra proprio che si rea-lizzi attraverso un apprendimento delle lingue in un contesto reale ed è perfetto. In generale, gli alunni di per sé hanno maggiore facilità ad apprendere le lingue come pure a compren-dere comportamenti diversi vista la loro diffe-rente struttura mentale. Già a partire dalle classi IV e V (biennio delle nostre superiori di II grado, ndr) si moltiplicano le relazioni fra stu-denti di diverse sezioni, tra amici e compa-gni... Per concludere...Per concludere...Per concludere...Per concludere... La scuola europea nei suoi aspetti rappresenta un'esperienza straordinaria tanto per gli inse-gnanti che per gli studenti. È chiaro che uno deve essere disponibile a recepire e soprattut-to a dare. Giovanni Zambito, BruxellesGiovanni Zambito, BruxellesGiovanni Zambito, BruxellesGiovanni Zambito, Bruxelles

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SSSS cherzava (ma non troppo) Honoré cherzava (ma non troppo) Honoré cherzava (ma non troppo) Honoré cherzava (ma non troppo) Honoré de Balzac quando scriveva in uno de Balzac quando scriveva in uno de Balzac quando scriveva in uno de Balzac quando scriveva in uno dei suoi romanzi più noti. Il Cugino dei suoi romanzi più noti. Il Cugino dei suoi romanzi più noti. Il Cugino dei suoi romanzi più noti. Il Cugino Pons (1847):” Nessuno osa dire ad-Pons (1847):” Nessuno osa dire ad-Pons (1847):” Nessuno osa dire ad-Pons (1847):” Nessuno osa dire ad-

dio a un’abitudine. Molti suicidi si sono fer-dio a un’abitudine. Molti suicidi si sono fer-dio a un’abitudine. Molti suicidi si sono fer-dio a un’abitudine. Molti suicidi si sono fer-mati sulla soglia della morte per il ricordo mati sulla soglia della morte per il ricordo mati sulla soglia della morte per il ricordo mati sulla soglia della morte per il ricordo del caffè dove andavano tutte le sere a fare del caffè dove andavano tutte le sere a fare del caffè dove andavano tutte le sere a fare del caffè dove andavano tutte le sere a fare la loro partita di domino”. E a proposito di la loro partita di domino”. E a proposito di la loro partita di domino”. E a proposito di la loro partita di domino”. E a proposito di caffè, un altro autore francese, di poco po-caffè, un altro autore francese, di poco po-caffè, un altro autore francese, di poco po-caffè, un altro autore francese, di poco po-steriore a Balzac, Georges Courteline, ag-steriore a Balzac, Georges Courteline, ag-steriore a Balzac, Georges Courteline, ag-steriore a Balzac, Georges Courteline, ag-giungeva:” Si cambia più facilmente religio-giungeva:” Si cambia più facilmente religio-giungeva:” Si cambia più facilmente religio-giungeva:” Si cambia più facilmente religio-ne che caffè”. L’abitudine è una rete che ne che caffè”. L’abitudine è una rete che ne che caffè”. L’abitudine è una rete che ne che caffè”. L’abitudine è una rete che avviluppa mente, cuore, mani, rendendoci avviluppa mente, cuore, mani, rendendoci avviluppa mente, cuore, mani, rendendoci avviluppa mente, cuore, mani, rendendoci alla fine schiavi e inerti. E’ ciò che ribadi-alla fine schiavi e inerti. E’ ciò che ribadi-alla fine schiavi e inerti. E’ ciò che ribadi-alla fine schiavi e inerti. E’ ciò che ribadi-rebbe il poeta cileno Pablo Neruda (1904rebbe il poeta cileno Pablo Neruda (1904rebbe il poeta cileno Pablo Neruda (1904rebbe il poeta cileno Pablo Neruda (1904----73) nel testo che sopra abbiamo citato e gli 73) nel testo che sopra abbiamo citato e gli 73) nel testo che sopra abbiamo citato e gli 73) nel testo che sopra abbiamo citato e gli è stato attribuito, anche se pare che l’autri-è stato attribuito, anche se pare che l’autri-è stato attribuito, anche se pare che l’autri-è stato attribuito, anche se pare che l’autri-ce fosse in realtà Martha Medeiros. Stessi ce fosse in realtà Martha Medeiros. Stessi ce fosse in realtà Martha Medeiros. Stessi ce fosse in realtà Martha Medeiros. Stessi percorsi, stessi ritmi, stesso colore, stesse percorsi, stessi ritmi, stesso colore, stesse percorsi, stessi ritmi, stesso colore, stesse percorsi, stessi ritmi, stesso colore, stesse persone: è una litania che rende grigia la persone: è una litania che rende grigia la persone: è una litania che rende grigia la persone: è una litania che rende grigia la vita e che impedisce il fremito della ricerca, vita e che impedisce il fremito della ricerca, vita e che impedisce il fremito della ricerca, vita e che impedisce il fremito della ricerca, della novità e del rischio. Certo, la frenesia della novità e del rischio. Certo, la frenesia della novità e del rischio. Certo, la frenesia della novità e del rischio. Certo, la frenesia del cambiamento a tutti i costi è una sin-del cambiamento a tutti i costi è una sin-del cambiamento a tutti i costi è una sin-del cambiamento a tutti i costi è una sin-drome altrettanto pericolosa, ma lo è anche drome altrettanto pericolosa, ma lo è anche drome altrettanto pericolosa, ma lo è anche drome altrettanto pericolosa, ma lo è anche la routine che diventa dipendenza. Non per la routine che diventa dipendenza. Non per la routine che diventa dipendenza. Non per la routine che diventa dipendenza. Non per nulla la realtà morale fondamentale delle nulla la realtà morale fondamentale delle nulla la realtà morale fondamentale delle nulla la realtà morale fondamentale delle religioni è la conversione, che presuppone religioni è la conversione, che presuppone religioni è la conversione, che presuppone religioni è la conversione, che presuppone appunto un mutare strada, un invertire la appunto un mutare strada, un invertire la appunto un mutare strada, un invertire la appunto un mutare strada, un invertire la rotta di una deriva, un “cambiare mentali-rotta di una deriva, un “cambiare mentali-rotta di una deriva, un “cambiare mentali-rotta di una deriva, un “cambiare mentali-tà”, come dice il termine greco evangelico tà”, come dice il termine greco evangelico tà”, come dice il termine greco evangelico tà”, come dice il termine greco evangelico metanoia, usato proprio per indicare una metanoia, usato proprio per indicare una metanoia, usato proprio per indicare una metanoia, usato proprio per indicare una simile svolta spirituale. Significativa è l’ulti-simile svolta spirituale. Significativa è l’ulti-simile svolta spirituale. Significativa è l’ulti-simile svolta spirituale. Significativa è l’ulti-ma frase di Neruda: non si deve temere di ma frase di Neruda: non si deve temere di ma frase di Neruda: non si deve temere di ma frase di Neruda: non si deve temere di dialogare neanche con chi è estraneo. L’in-dialogare neanche con chi è estraneo. L’in-dialogare neanche con chi è estraneo. L’in-dialogare neanche con chi è estraneo. L’in-contro dei volti diversi è principio di arric-contro dei volti diversi è principio di arric-contro dei volti diversi è principio di arric-contro dei volti diversi è principio di arric-chimento interiore, è sorgente di novità e di chimento interiore, è sorgente di novità e di chimento interiore, è sorgente di novità e di chimento interiore, è sorgente di novità e di solidarietà. solidarietà. solidarietà. solidarietà. (Tratto dal libro di G. Ravasi “Le parole del mattino”)

Forse vi starete domandando cosa c’entra l’a-bitudine con il benessere, io invece credo che sia interessante parlare di ciò che impedisce il raggiungimento del benessere, oggi. E’ quasi

scontato che in ogni ambiente si parli di esso, anche se prevalentemente si pensa al benes-sere fisico. Siamo tutti palestrati, oggi è di gran moda lo joga per trovare il benessere, sembra che il mondo occidentale abbia sco-perto il valore della meditazione solo grazie alla joga. Stiamo rischiando di perdere il pro-fondo significato degli insegnamenti di Gesù Cristo, perché anche la nostra fede rischia di cadere nell’abitudine. Vi sembro polemica o catastrofica, forse, ma il contatto quotidiano con i ragazzi mi fa constatare quanto anche in famiglia non si educhi più all’amore di Dio e, pensate, i ragazzi che frequentano le parroc-chie non fanno Religione a scuola, può essere colpa di noi insegnanti che valiamo poco, for-se, ma non siamo caduti troppo nell’abitudine dell’andare a Messa, nell’abitudine di crederci credenti?. Se pensate che abbia fatto delle ingiuste “accuse” potete consolarvi con la “meditazione” dei seguenti Salmi: 3; 26; 55; Isaia 53, 3-12

Lentamente muore chi diventa schiavo dell’a-bitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi per-corsi, chi non cambia mai la marcia, chi non osa mai rischiare o cambiare il colore dei suoi vestiti, chi non parla mai a chi non conosce.

Pablo Neruda-Martha Medeiros

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In questo numero di gennaio 2013, invece di proporre una esperienza realizzata, vorrei pro-porvi una esperienza da realizzare. Si tratta del Concorso del Movimento per la Vita, alla quale aderisce anche l’UCIIM. In fondo a questo numero trovate tutto il dos-sier preparato dal Movimento per partecipare al Concorso. Inoltre vi allego la sitografia di riferimento. Il sito del Concorso Europeo: http://www.concorsoeuropeo.org/ Il sito del Movimento per la Vita: http://www.mpv.org/

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La Parola che cura, la Parola che orienta: “L’arte educativa di GesùLa Parola che cura, la Parola che orienta: “L’arte educativa di GesùLa Parola che cura, la Parola che orienta: “L’arte educativa di GesùLa Parola che cura, la Parola che orienta: “L’arte educativa di Gesù””””

L’azione formativa promossa dall’UCIIM - Lazio ha la finalità di identificare strumenti e metodo-logie che hanno l’obiettivo di accrescere le competenze relazionali e metodologiche dei docenti

di Religione Cattolica in vista della nascita di una comunità di prati-ca professionale. Vogliamo dar vita ad un luogo che sia una “esperienza di condivi-sione di conoscenze e di esperienze professionali” sull’insegna-mento della Religione Cattolica, dove ciascun insegnante ha la possibilità di apprendere e fare Comunità nel web e avere specifici momenti di formazione. L’idea di fondo della comunità di pratica è tanto semplice quanto efficace: se ho un problema, chiedo aiuto a chi probabilmente lo ha già affrontato (un collega o un gruppo di colleghi); se mi viene data una soluzione e la comprendo, ho imparato una cosa nuova; se non mi viene data, provo a cercarla insieme ad altri che hanno (o potrebbero avere in futuro) il mio stesso problema. Gli obiettivi :

rafforzare la percezione di Sépercezione di Sépercezione di Sépercezione di Sé e del proprio ruolo, del lavoro svolto e le modalità di relazio-narsi con gli altri siano essi studenti, dirigente scolastico, colleghi;

concentrarsi sulla missione professionalemissione professionalemissione professionalemissione professionale ed acquisire strumentiacquisire strumentiacquisire strumentiacquisire strumenti capaci di ridurre lo stress e a contenere situazioni di disagio;

motivare i docenti sul tema dell’educazione integrando l’esperienza personale, il magistero dei vescovi italiani, l’insegnamento di Gesualdo Nosengo.

I contenuti

Il corso di formazione intende cogliere aspetti centrali nell’azione educativa della scuola, in par-ticolare si sofferma sul “ruolo di docente”, sulle difficoltà e le risorse personali e comunitarie, sulla “qualità dell’azione educativa”. Ampio spazio è offerto alla percezione dei compiti da svol-gere e attuare per realizzare la “missione” di educatore propria di ogni docente. Accanto al per-corso denso di contenuti sono offerti testi (documenti e scritti di educatori cattolici) che permet-tono la maturazione e la riflessione personale e tra docenti, oltre all’acquisizione di conoscenze e competenze specifiche.

Il corso di formazione si svolge in modalità “blended learning” con momenti formativi in aula (12 ore) e on line (24ore) con la piattaforma e-learning, per un totale di 36 ore di formazione

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I percorsi formativi e i laboratori verranno attivati se si raggiuge il numero minimo di 12 allievi (nelle singole diocesi e nelle zone UCIIM)

Per partecipare inviare un e-mail a: [email protected]@[email protected]@gmail.com oppure [email protected]@[email protected]@uciim.lazio.it.

Le quote di partecipazione sono: Iscritti all’UCIIM 60,00 e Non iscritti all’UCIIM € 90,00 (È com-presa la quota associativa per l’anno 2013)

Comitato scientifico: Prof.ssa Maria Rita Tarquini (docente di laboratorio/aula), Prof. Luca Utili (docente e-learning), Prof. Massimo Angeloni (Direttore del Corso)

La scheda di iscrizione si trova sul sito http://www.uciim.lazio.it

L’UCIIM È SOGGETTO QUALIFICATO DAL MIUR PER LA FORMAZIONE DM 177/2000 e DM 05.07.2005, Prot. n. 1229

Laboratorio� E-learning�

1) Una lettura del vivere la professione docen-te di IRC�

1. Analisi dei compiti: sono un insegnante;�

2. La vocazione educativa: “essere” docente.�

2) La “missione educativa”: gli obiettivi di sviluppo professionale�

1. Cultura e insegnamento dell’IRC;�

2. Il senso della missione educativa;�

3. La responsabilità dell’educare�

3) La “Visione” dell’IRC: imparare ad identifi-care le risorse, le opportunità senza dimenti-care le debolezze.�

1. Emmaus: la ricerca di un modello�

2. Urgenze e priorità;�

3. Dio il primo educatore del suo popolo;�

4) La “progettazione” : capacità di mediazio-ne tra istanze educative e interessi�

1. Interrogare e lasciarsi interrogare;�

2. Chiesa madre e maestra;�

5) Lo “stile educativo”: ideazione del percorso di sviluppo personale e professionale�

1. La vita dello spirito;�

2. Verso il modello “Gesù di Nazareth”�

6) La “valutazione”: uno sguardo che va verso il futuro�

1. Avvio della comunità di prativa.�

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�������������������� Spesso i docenti si trovano a gestire le costanti e quotidiane relazioni sia formali che informali tra colleghi e con gli studenti; spesso gli incontri di team, i collegi dei docenti, le assemblee, le lezioni in classe ... risultano fonti di tensioni e conflitti che vanno ad incidere negativamente sia sul clima sco-lastico, sia sulla qualità dei processi di insegna-mento/apprendimento.

I più recenti studi di sociologia e ricerca sociale hanno evidenziato come le organizzazioni moder-ne, ad esempio la scuola, riescono a migliorare il proprio funzionamento, creando un clima efficace, quando sono capaci di costruire e promuovere climi collaborativi L'UCIIM Lazio propone un workshop teso all'em-powerment, promuovendo le potenzialità e una maggiore consapevolezza della relazione interper-sonale. "La relazione tra le persone definisce e caratteriz-za, in maniera fondamentale, la qualità dell'espe-rienza in contesti diversi"�

Modalità del workshopModalità del workshopModalità del workshopModalità del workshop

Il workshop si svilupperà in Il workshop si svilupperà in Il workshop si svilupperà in Il workshop si svilupperà in

5 incontri quindicinali presso la sede in 5 incontri quindicinali presso la sede in 5 incontri quindicinali presso la sede in 5 incontri quindicinali presso la sede in

Via Crescenzio 25 dalle 15.00 alle 18.00Via Crescenzio 25 dalle 15.00 alle 18.00Via Crescenzio 25 dalle 15.00 alle 18.00Via Crescenzio 25 dalle 15.00 alle 18.00

Direttore del corso: Direttore del corso: Direttore del corso: Direttore del corso:

Dott.ssa Antonella TirelliDott.ssa Antonella TirelliDott.ssa Antonella TirelliDott.ssa Antonella Tirelli�

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Gli incontri saranno da 3 ore ciascu-no

Le date sono:

19 febbraio

5—19 marzo

3—16 aprile

Per informazioni e prenotazioni:

[email protected] oppure con-tattare la Prof.ssa Maria Vittoria Ca-vallari 3387623278

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Corso di formazione on line per l’utilizzo della piattaforma Corso di formazione on line per l’utilizzo della piattaforma Corso di formazione on line per l’utilizzo della piattaforma Corso di formazione on line per l’utilizzo della piattaforma MOODLE in ambito didatticoMOODLE in ambito didatticoMOODLE in ambito didatticoMOODLE in ambito didattico

Finalità:Finalità:Finalità:Finalità:

L’UCIIM Lazio si prone di offrire una formazione che vada dall’i-deazione all’implementazione di corsi da utilizzare come integra-zione o come supporto alla di-

dattica in classe, con strumenti opensource (gratuiti e liberi), al fine di promuovere quelle competenze sempre più richieste sia dal mondo istituzionale della Scuola sia dalle esigenze cul-turali e sociali degli alunni.

Obiettivi:Obiettivi:Obiettivi:Obiettivi:

1. Esplorare le principali potenzialità didatti-che della piattaforma MOODLE

2. Conoscere e usare le principali risorse e attività

��� Costituire un gruppo di lavoro che utilizzi e verifichi le potenzialità di MOODLE per in-tegrare la didattica curricolare ed extracur-ricolare�

��� Utilizzare MOODLE come ambiente di spe-

Programma:Programma:Programma:Programma:

�� Filosofia di Moodle - Instrutional design: la progettazione della formazione on line

�� Sito e community di riferimento

�� La struttura di Moodle: parti. componenti e blocchi

�� Tipologie di corsi: relazionali, argomenti, settimanali

�� Organizzazione di un corso: utenti e ruoli

�� Le risorse

�� Le attività

Ogni corsista sarà poi docente in un corso costrui-Ogni corsista sarà poi docente in un corso costrui-Ogni corsista sarà poi docente in un corso costrui-Ogni corsista sarà poi docente in un corso costrui-to per i propri colleghi al fine di mettere in pratica to per i propri colleghi al fine di mettere in pratica to per i propri colleghi al fine di mettere in pratica to per i propri colleghi al fine di mettere in pratica e riflettere sulle strategie adottate.e riflettere sulle strategie adottate.e riflettere sulle strategie adottate.e riflettere sulle strategie adottate.

Saranno previsti anche approfondimenti sull’uso Saranno previsti anche approfondimenti sull’uso Saranno previsti anche approfondimenti sull’uso Saranno previsti anche approfondimenti sull’uso degli SCORM e di alcuni software autori.degli SCORM e di alcuni software autori.degli SCORM e di alcuni software autori.degli SCORM e di alcuni software autori.

Il corso è rivolto a tutti i soci UCIIM in regola con l’adesione all’Associazione per l’anno 2013.

Chi non fosse già iscritto lo può fare conte-stualmente, all’iscrizione al corso.

Il costo del corso per i soci è di 85 Euro, per i non soci diventa 120, compresa la quota di adesione.

Ogni socio che presenta un nuovo socio Ogni socio che presenta un nuovo socio Ogni socio che presenta un nuovo socio Ogni socio che presenta un nuovo socio ha uno sconto di 35 euro.ha uno sconto di 35 euro.ha uno sconto di 35 euro.ha uno sconto di 35 euro.

Tempi:Tempi:Tempi:Tempi: Il corso durerà 5 mesi: da marzo a luglio marzo a luglio marzo a luglio marzo a luglio 2013201320132013. Le iscrizioni devono pervenire entro il 15 entro il 15 entro il 15 entro il 15 febbraio 2013febbraio 2013febbraio 2013febbraio 2013 a [email protected]@[email protected]@gmail.it Ogni partecipante al corso inoltre ha uno sconto del 30% sconto del 30% sconto del 30% sconto del 30% sull’acquisto di un servizio di hosting presso Ergonet.it per avere un do-minio personale su cui istallare Moodle o un sito personale (Il valore va da 10.80 euro fino 21.60 euro e anche più…)

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Cari studenti,

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Diritti umani e principio di uguaglianza

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Chi è l’uomo? Uno di noi

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Il diritto è per l’uomo

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Supplemento a SiallaVita, ottobre 2012. direttore responsabile Pier Giorgio Liverani.

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