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Informazione – ecologia – beni ambientali e forestali – fotovoltaico - convegni – itinerari – sport - diritto ambientale Anno 1 – Numero 0 – Spedizione in a. p. 45%, art. 2, comma 20/b, legge 662/96 – Filiale di Roma – maggio 2010 N usa Dua, città nell’isola di Bali, Indonesia. Qui si è avuto e concluso il forum mini- steriale sull’Ambiente organizzato dall’Unep, nonché 11a sessione del Consiglio direttivo, che ha vi- sto riuniti i rappresentati dei dica- steri ambientali di 100 Paesi; e sempre da qui prende il nome della dichiarazione firmata, impegno messo nero su bianco dagli stessi, verso il rafforzamento della rispo- sta globale alle grandi sfide am- bientali ed alla sostenibilità. Prima nel suo genere la dopo quel- la del 2000 a Malmöe, in Svezia, la Nusa Dua Declaration sottolinea tematiche calde e sui cui i governi a livello mondiale non possono transigere, a partire dall’importan- za fondamentale della biodiversità, l’urgente necessità di combattere i cambiamenti climatici e d’adope- rarsi per un buon risultato nel ver- tice messicano, fino alle opportu- nità che esistono nell’accelerare la transizione verso un’economia a basso tenore di carbonio. Soddisfatto il direttore esecutivo dell’UNEP Achim Steiner: “I mi- nistri responsabili per l’Ambiente, riuniti a solo poco più d’un mese dopo la conferenza sui cambia- menti climatici a Copenaghen, hanno parlato in maniera unita, chiara e inequivocabile e voce uni- t a . La dichiarazione sottolinea altresì la necessità di migliorare la gestio- ne ambientale a livello mondiale, accettando il fatto che “l’architettura della governace” sia per molti versi diventa troppo ete- r o g e n e a . “Il cambiamento inizia con il rico- noscimento che il modo in cui vie- ne attualmente gestita la dimensio- ne ambientale dello sviluppo so- stenibile è troppo complesso e frammentato”. Ricordando come lo status quo non possa rappresen- tare oggi un’opzione contemplabi- le, Steiner ha tenuto a segnalare la determinazione mostrata dai mini- stri a realizzare questo cambia- mento attraverso un processo poli- tico ben definito. “Ma i ministri hanno inoltre riconosciuto che l’a- zione verso un’economia verde, una in grado di soddisfare le mol- teplici sfide e di cogliere le molte- plici opportunità, sta prendendo piede a livello mondiale. Accelera- re tutto ciò è un elemento chiave della Dichiarazione di Nusa Dua, e detiene la capacità di indirizzare l’azione futura verso quella transi- zione necessaria ad un pianeta di sei miliardi di persone, che passe- ranno a nove miliardi entro il 2050”. e dei rifiuti chimici, alle sfide del cam- biamento climatico, l'immobilismo non è un'opzione. Questo cambiamen- to inizia con il riconoscimento che il modo in cui stanno gestendo la dimen- sione ambientale dello sviluppo soste- nibile è attualmente troppo complesso e frammentato. Un cambiamento è necessario e qui i ministri hanno sotto- lineato la loro determinazione a realiz- zarlo attraverso un processo politico. ministri hanno inoltre riconosciuto che l'azione verso l'economia "'verde", in grado di soddisfare molteplici sfide e cogliere maggiori opportunità, sta prendendo il via nelle economie di tutto il mondo. Il mondo conterà 9 mi- liardi di individui entro il 2050, il che rende la transizione verso delle econo- mie sostenibili necessaria ed urgente». Quella di Nusa Dua è la prima dichia- razione a così alto livello di ministri dell'ambiente di 130 Paesi dopo quella del 2000 a Malmöe, in Svezia, e sarà inviata all'Assemblea generale dell'O- nu che si terrà entro la fine dell'anno. I mille delegati del forum dell'Unep si sonio confrontati anche con il presi- dente dell'Ipcc Rajendra Pachauri, i ministri dell'ambiente hanno confer- mato l'importanza centrale delle infor- mazioni scientifiche dell'Ipcc per capi- re quali risposte dare ai cambiamenti climatici, tuttavia, di fronte alle recenti critiche rivolte all'Ipcc per alcuni erro- ri riscontrati nel suo quarto rapporto, diversi governi ha chiesto una revisio- ne indipendente dei dati dell'Ipcc Tutti i dettagli sulla revisione e sul suo cam- po di applicazione saranno annunciati questa settimana e il rapporto verrà presentato alla plenaria dell'IPCC che si terrà in Corea del ad ottobre. Rimini, in novembre, è stato il primo comune in Romagna ad adottare “100 impianti fotovoltaici per 100 comuni”, che l’ENER (Ente Nazionale delle E- nergie Rinnovabili) ed Energesco S.r.l promuovono insieme ai Comuni italia- ni aderenti. Per la costruzione degli impianti il 18 novembre 2009 è stato stipulato un accordo bilaterale paritario fra Energe- sco e CNA: l'associazione di categoria, rappresentata dalla sua E.S.Co. Energy Eco Group, è stata indicata quale par- tner territoriale per i prossimi progetti ambientali. Venerdì 5 marzo alle 18 presso il pa- lazzo del Turismo in piazzale Fellini sarà presentato il bando di partecipa- zione aperto alla cittadinanza riminese. Saranno presenti Alberto Ravaioli, Sindaco del Comune di Rimini, An- drea Zanzini, Assessore alle Politiche Ambientali ed Energetiche, Emiliano Bugli - Energy ECO Group, Davide Frisoni - Sportello per l’Energia; Mar- co Elisei - ENER - ENERGESCO. ENER - associazione che ha lo scopo di concorrere alla promozione e utiliz- zazione delle fonti energetiche rinno- vabili in un rapporto equilibrato tra insediamenti e natura – attraverso “100 impianti per 100 comuni” s’im- pegna con Energesco (una E.S.Co. leader nazionale sul 3 kWp integrato che si occupa della realizzazione, in- stallazione e manutenzione degli im- pianti), individuato come partner tec- nico e finanziario, a promuovere nel territorio patrocinato dall'Ente la rea- lizzazione di 100 impianti fotovoltaici per ogni città, destinati a nuclei fami- liari, con la costruzione complessiva di 10.000 micro centrali elettriche da 3 kw per un totale di 30 MGW che sa- ranno realizzate nell’arco di 18 mesi con un investimento pari a 200 milio- ni di Euro. Le richieste sono regolate da bandi rivolti ai cittadini con le condizioni tecniche ed economiche per realizzare gli impianti, e sono disponibili finanziamenti a copertura dell'intera spesa per interventi di rea- lizzazione dei "gazebo fotovoltaici" di potenza pari a 3 kWp collegati alla rete del distributore locale di energia elettrica. L'offerta del fotovoltaico non sarà limitata a singoli cittadini, ma estesa in primo luogo agli enti pubblici, ai condomini, all'agricoltu- ra. Vi sono progetti anche per alber- ghi ed altre strutture turistiche, e chi vive in condominio potrà in futuro beneficiare di questo tipo di energia aderendo ad una Enercoop in qualità di socio sovventore che gestirà im- pianti in spazi comunali. L'ammorta- mento è previsto in venti anni. Gli interventi messi a bando nella nostra provincia saranno a costo zero per i primi cento cittadini che ne fa- cessero richiesta, grazie agli incentivi statali per l'energia da fonti rinnova- bili. I richiedenti dovevano disporre di uno spazio dai 25 ai 30 mq con una giusta esposizione al sole, dove allestire una sorta di “gazebo” a pan- nelli voltaici. CNA, rappresentata dalla sua E.S.Co. Energy Eco Group, è stata indicata quale partner territoriale non solo per "100 impianti in 100 comuni”, ma anche per EURO.P.A, Euro Pubblica Amministrazione sostenibile. Proget- to EURO P.A. è un marchio che i- dentifica un modello di attuazione delle politiche di sviluppo sostenibile da parte di una Pubblica Amministra- zione, e aggrega le Pubbliche Ammi- nistrazioni mediante un’adesione eti- ca al protocollo di Kyoto e alla carta di Aalborg. Da qui scaturisce una certificazione volontaria per le PP.AA. che intendono perseguire i principi della Sostenibilità Ambienta- le, che comprende tre processi: ri- sparmio energetico e autoproduzione di energia da fonti rinnovabili, edu- cazione ambientale alla sostenibilità, turismo sostenibile e responsabile. di Marcello Trento Fotovoltaico idrorepellente, la tecnologia prende esempio dai ragni. pag. 5 General Electric aiuterà il Pakistan a mettere a frutto le rinnovabili pag. 8 E' sardo il parcheggio fotovoltaico più grande d’Italia pag. 16 P rima e fondamentale dichiarazione rila- sciata in questo decennio, che impegna i governi a rafforzare la risposta globale alle grandi sfide ambientali e ad assicurare la sostenibilità di questa generazione. “100 impianti in 100 comuni” Rimini aderisce al fotovoltaico
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ENER magazine

Feb 04, 2016

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mario lostesso

Magazine sulle enrgie rinnovabili
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Page 1: ENER magazine

Informazione – ecologia – beni ambientali e forestali – fotovoltaico - convegni – itinerari – sport - diritto ambientale

Anno 1 – Numero 0 – Spedizione in a. p. 45%, art. 2, comma 20/b, legge 662/96 – Filiale di Roma – maggio 2010

N usa Dua, città nell’isola di Bali, Indonesia. Qui si

è avuto e concluso il forum mini-steriale sull’Ambiente organizzato dall’Unep, nonché 11a sessione del Consiglio direttivo, che ha vi-sto riuniti i rappresentati dei dica-steri ambientali di 100 Paesi; e sempre da qui prende il nome della dichiarazione firmata, impegno messo nero su bianco dagli stessi, verso il rafforzamento della rispo-sta globale alle grandi sfide am-bientali ed alla sostenibilità. Prima nel suo genere la dopo quel-la del 2000 a Malmöe, in Svezia, la Nusa Dua Declaration sottolinea tematiche calde e sui cui i governi a livello mondiale non possono transigere, a partire dall’importan-za fondamentale della biodiversità, l’urgente necessità di combattere i cambiamenti climatici e d’adope-rarsi per un buon risultato nel ver-tice messicano, fino alle opportu-nità che esistono nell’accelerare la transizione verso un’economia a basso tenore di carbonio. Soddisfatto il direttore esecutivo dell’UNEP Achim Steiner: “I mi-nistri responsabili per l’Ambiente, riuniti a solo poco più d’un mese dopo la conferenza sui cambia-menti climatici a Copenaghen, hanno parlato in maniera unita, chiara e inequivocabile e voce uni-t a ” . La dichiarazione sottolinea altresì la necessità di migliorare la gestio-ne ambientale a livello mondiale, a c c e t t a n d o i l f a t t o c h e “l’architettura della governace” sia per molti versi diventa troppo ete-r o g e n e a . “Il cambiamento inizia con il rico-noscimento che il modo in cui vie-ne attualmente gestita la dimensio-ne ambientale dello sviluppo so-stenibile è troppo complesso e frammentato”. Ricordando come lo status quo non possa rappresen-tare oggi un’opzione contemplabi-le, Steiner ha tenuto a segnalare la

determinazione mostrata dai mini-stri a realizzare questo cambia-mento attraverso un processo poli-tico ben definito. “Ma i ministri hanno inoltre riconosciuto che l’a-zione verso un’economia verde, una in grado di soddisfare le mol-teplici sfide e di cogliere le molte-plici opportunità, sta prendendo piede a livello mondiale. Accelera-re tutto ciò è un elemento chiave della Dichiarazione di Nusa Dua, e detiene la capacità di indirizzare l’azione futura verso quella transi-zione necessaria ad un pianeta di sei miliardi di persone, che passe-ranno a nove miliardi entro il 2050”.

e dei rifiuti chimici, alle sfide del cam-biamento climatico, l'immobilismo non è un'opzione. Questo cambiamen-to inizia con il riconoscimento che il modo in cui stanno gestendo la dimen-sione ambientale dello sviluppo soste-nibile è attualmente troppo complesso e frammentato. Un cambiamento è necessario e qui i ministri hanno sotto-lineato la loro determinazione a realiz-

zarlo attraverso un processo politico. ministri hanno inoltre riconosciuto che l'azione verso l'economia "'verde", in grado di soddisfare molteplici sfide e cogliere maggiori opportunità, sta prendendo il via nelle economie di tutto il mondo. Il mondo conterà 9 mi-liardi di individui entro il 2050, il che rende la transizione verso delle econo-mie sostenibili necessaria ed urgente».

Quella di Nusa Dua è la prima dichia-razione a così alto livello di ministri dell'ambiente di 130 Paesi dopo quella del 2000 a Malmöe, in Svezia, e sarà inviata all'Assemblea generale dell'O-nu che si terrà entro la fine dell'anno.

I mille delegati del forum dell'Unep si

sonio confrontati anche con il presi-dente dell'Ipcc Rajendra Pachauri, i ministri dell'ambiente hanno confer-mato l'importanza centrale delle infor-mazioni scientifiche dell'Ipcc per capi-re quali risposte dare ai cambiamenti climatici, tuttavia, di fronte alle recenti critiche rivolte all'Ipcc per alcuni erro-ri riscontrati nel suo quarto rapporto, diversi governi ha chiesto una revisio-

ne indipendente dei dati dell'Ipcc Tutti i dettagli sulla revisione e sul suo cam-po di applicazione saranno annunciati questa settimana e il rapporto verrà presentato alla plenaria dell'IPCC che si terrà in Corea del ad ottobre.

Rimini, in novembre, è stato il primo comune in Romagna ad adottare “100 impianti fotovoltaici per 100 comuni”, che l’ENER (Ente Nazionale delle E-nergie Rinnovabili) ed Energesco S.r.l promuovono insieme ai Comuni italia-ni aderenti. Per la costruzione degli impianti il 18 novembre 2009 è stato stipulato un accordo bilaterale paritario fra Energe-sco e CNA: l'associazione di categoria, rappresentata dalla sua E.S.Co. Energy Eco Group, è stata indicata quale par-tner territoriale per i prossimi progetti ambientali. Venerdì 5 marzo alle 18 presso il pa-lazzo del Turismo in piazzale Fellini sarà presentato il bando di partecipa-zione aperto alla cittadinanza riminese. Saranno presenti Alberto Ravaioli, Sindaco del Comune di Rimini, An-drea Zanzini, Assessore alle Politiche Ambientali ed Energetiche, Emiliano Bugli - Energy ECO Group, Davide Frisoni - Sportello per l’Energia; Mar-co Elisei - ENER - ENERGESCO. ENER - associazione che ha lo scopo di concorrere alla promozione e utiliz-zazione delle fonti energetiche rinno-vabili in un rapporto equilibrato tra insediamenti e natura – attraverso “100 impianti per 100 comuni” s’im-pegna con Energesco (una E.S.Co. leader nazionale sul 3 kWp integrato che si occupa della realizzazione, in-stallazione e manutenzione degli im-pianti), individuato come partner tec-nico e finanziario, a promuovere nel territorio patrocinato dall'Ente la rea-lizzazione di 100 impianti fotovoltaici per ogni città, destinati a nuclei fami-liari, con la costruzione complessiva di 10.000 micro centrali elettriche da 3 kw per un totale di 30 MGW che sa-

ranno realizzate nell’arco di 18 mesi con un investimento pari a 200 milio-ni di Euro. Le richieste sono regolate da bandi rivolti ai cittadini con le condizioni tecniche ed economiche per realizzare gli impianti, e sono disponibili finanziamenti a copertura dell'intera spesa per interventi di rea-lizzazione dei "gazebo fotovoltaici" di potenza pari a 3 kWp collegati alla rete del distributore locale di energia elettrica. L'offerta del fotovoltaico non sarà limitata a singoli cittadini, ma estesa in primo luogo agli enti pubblici, ai condomini, all'agricoltu-ra. Vi sono progetti anche per alber-ghi ed altre strutture turistiche, e chi vive in condominio potrà in futuro beneficiare di questo tipo di energia aderendo ad una Enercoop in qualità di socio sovventore che gestirà im-pianti in spazi comunali. L'ammorta-mento è previsto in venti anni. Gli interventi messi a bando nella nostra provincia saranno a costo zero per i primi cento cittadini che ne fa-cessero richiesta, grazie agli incentivi statali per l'energia da fonti rinnova-bili. I richiedenti dovevano disporre di uno spazio dai 25 ai 30 mq con una giusta esposizione al sole, dove allestire una sorta di “gazebo” a pan-nelli voltaici. CNA, rappresentata dalla sua E.S.Co. Energy Eco Group, è stata indicata quale partner territoriale non solo per "100 impianti in 100 comuni”, ma anche per EURO.P.A, Euro Pubblica Amministrazione sostenibile. Proget-to EURO P.A. è un marchio che i-dentifica un modello di attuazione delle politiche di sviluppo sostenibile da parte di una Pubblica Amministra-zione, e aggrega le Pubbliche Ammi-nistrazioni mediante un’adesione eti-ca al protocollo di Kyoto e alla carta di Aalborg. Da qui scaturisce una certificazione volontaria per le PP.AA. che intendono perseguire i principi della Sostenibilità Ambienta-le, che comprende tre processi: ri-sparmio energetico e autoproduzione di energia da fonti rinnovabili, edu-cazione ambientale alla sostenibilità, turismo sostenibile e responsabile.

di Marcello Trento

Fotovoltaico idrorepellente, la tecnologia prende esempio

dai ragni. pag. 5

General Electric aiuterà il Pakistan a mettere a frutto

le rinnovabili pag. 8

E' sardo il parcheggio fotovoltaico più grande

d’Italia pag. 16

P rima e fondamentale dichiarazione rila-sciata in questo decennio, che impegna i governi a rafforzare la risposta globale

alle grandi sfide ambientali e ad assicurare la sostenibilità di questa generazione. “100 impianti in 100

comuni” Rimini aderisce al

fotovoltaico

Page 2: ENER magazine

P rogettata da Renzo Piano, la nuova e strepitosa sede

di San Francisco della Califor-nia Academy of Sciences ha aperto al pubblico i suoi bat-tenti un anno fa. Appena cin-que mesi più tardi, in marzo, poteva già festeggiare il suo milionesimo visitatore e per la festa del compleanno, a fine settembre, si prevede il rad-doppio ufficiale del numero di visitatori. In seguito al terre-moto che, nel 1989, distrusse diversi edifici dell'istituzione accademica, le varie collezio-ni di scienze naturali e l'ac-quario erano state sistemate provvisoriamente in altri loca-li. Ora l'acquario, il planetario, il museo di storia naturale e una foresta tropicale artificiale che si estende su quattro piani sono finalmente riuniti sotto uno stesso biotetto, un «living roof» verde, che intende pre-servare l'habitat di specie au-toctone di piante e animali mi-nacciati di estinzione. Il com-plesso dalla superficie lorda di piano di 40.000 metri quadrati si integra nel Golden Gate Park circostante. Accanto alle esposizioni aperte al pubblico, l'edificio ospita anche vari enti di ricerca. L'Accademia punta a coprire fino al dieci per cento del pro-prio fabbisogno energetico sfruttando l'impianto fotovol-taico da 172 chilowatt che si estende su una superficie ver-de di 18.300 metri quadrati. I moduli trasparenti, dotati di celle al silicio monocristallino di Sunpower Corp., fungono sia da centrale elettrica sia da dispensatori d'ombra. Le stime parlano di oltre 213.000 chilo-wattora di energia immesse ogni anno direttamente nella rete dell'edificio. L'impianto era entrato in funzione già nel-l'autunno 2007, un anno prima dell'inaugurazione ufficiale. Dati aggiornati sulla produzio-ne energetica non sono ancora disponibili, si dispiace l'addet-to stampa, Andrew Ng. Per il fabbisogno energetico restan-te, l'istituzione percepisce

«certificati verdi» da 3 De-grees Asset Management Pte Ltd, azienda attiva nella commercializzazione di mi-sure per la protezione clima-tica. Con questi certificati, l'Accademia conta di acqui-stare 1.350 megawattora di corrente. A parte l'armoniosa integra-zione ambientale, la selezio-ne dei materiali da costruzio-ne e il comfort del microcli-ma interno, il criterio impor-tante che ha valso al progetto museale il conferimento del «LEED Platinum» è stata l'e-conomicità e l'ecologicità dei sistemi di approvvigiona-mento energetico e idrico: l'acronimo che individua il premio sta per «Leadership in Energy and Environmental Design», ovvero primato nel-la progettazione energetica e ambientale. Negli Stati Uniti, il premio che istituisce questi certificati viene assegnato dall'US Green Building Council, un comitato per l'e-dilizia ecologica che opera sulla base della verifica di requisiti dettagliati, raccolti in schede che prevedono di-verse classificazioni, che conferiscono un punteggio e una classifica che va dal bronzo, all'argento, all'oro, fino al platino. All'indomani dell'inaugurazione dell'edifi-cio di San Francisco, la giu-ria annunciò di assegnare ben 54 punti alla nuova sede dell'Accademia californiana delle Scienze, conferendole così il certificato al platino. L'edificio, progettato da Renzo Piano in collabora-zione con lo studio Chong Partners Architecture di San Francisco, risulta quindi fi-nora il primo e unico museo – nonché il più grande edifi-cio pubblico al mondo – a potersi fregiare di tale rico-noscimento.

A gran distanza, chi si diri-ge allo stadio della città tai-wanese di Kaohsiung ne av-vista il bagliore luccicante di blu. A chi si avvicina, poi, la struttura può evocare la scintillante corazza di un gigantesca lucertola, che si profila come sospesa sopra le cime degli alberi. E come un vero rettile, il «drago vo-lante» della seconda città per abitanti dell’Isola adora crogiolarsi al sole. I suoi 8.844 moduli fotovoltaici, che conferiscono il colore al tetto della struttura, con-vertono tutta quella luce so-lare in chilowattora di cor-rente elettrica pronta per es-sere immessa nella rete pubblica cittadina. Ogni modulo è composto da due lastre in vetro temprato, spesse sei millimetri, in mezzo alle quali sono state laminate celle fotovoltaiche

prodotte da Del-

solar Co. Ltd. Una speciale colla al silicone, comune-mente utilizzata per la rea-lizzazione di facciate in ve-tro, fissa i moduli allo sche-letro in acciaio dello stadio sportivo. Visitata dall’inter-no, la struttura si segnala per lo snodarsi delle travi d’acciaio e per la successio-ne degli archi in cemento: due particolari che svelano l’impronta del noto archi-tetto giapponese Toyo Ito, la cui predilezione per la trasparenza e per le aperture ha profondamente segnato anche questa realizzazione. A osservarlo dall’alto, il cerchio che forma lo stadio da un lato si apre: qui si spalanca un ampio accesso, che dalla strada principale conduce all’interno dell’im-pianto sportivo che è in gra-do di ospitare fino a 52.000 spettatori. La struttura aper-

Il museo più verde al mondo

La facciata in vetro permette alla luce naturale di penetrare nel cuo-re dell’edificio e agli spazi espositivi di «comunicare» visivamente con il parco circostante.

Il Museo di Scienze naturali dell’Accademia californiana delle Scienze non si limita a mettere in mostra la natura, aspira anche a proteggerla: nella cornice del Golden Gate Park di San Franci-sco, la sua sede si distingue per materiali da costruzione ecolo-gici, efficienza energetica e approvvigionamento elettrico in parte da fonte solare: prima sede museale al mondo a ottenere il certificato «LEED Platinum», per edifici ecologici esemplari.

2 Maggio 2010

& architettura

ta e curva, oltre che avere un valore estetico, ne ha an-che uno pratico: da un lato protegge gli spettatori dai venti di ponente tipici di Taiwan e da un sole estivo davvero cocente, dall’altro consente l’afflusso di aria fresca sotto le coperture e nell’arena di gara.

Un drago che si crogiola al sole

Page 3: ENER magazine

La centrale fotovoltaica che attual-mente è la più grande della Germa-nia sorge nel comune di Turnow-Preilack nel Brandeburgo sudorien-tale, territorio dell’ex RDT, soltanto a un paio d’ore da Berlino. I promotori, la società di progettazione Juwi So-lar GmbH e il produttore di moduli First Solar Inc., lo hanno chiamato «parco solare di Lieberose». Qui la prima cosa che cattura l’attenzione dei visitatori non può che essere la marea di moduli scintillanti al sole; soltanto in un secondo tempo, ci si potrà accorgere del terreno arido e sabbioso su cui non potrebbero cre-scere altro che pini contorti ed erica. Raffiche di un forte vento, di tanto in tanto, sollevano sabbia, facendola vorticare per qualche metro. Prima della caduta del muro di Berlino, il campo era utilizzato come area di esercitazione dai soldati dell’Armata Rossa. Completato il ritiro sovietico, l’accesso alla zona era stato inter-detto, in quanto nel sottosuolo si na-scondevano residuati bellici e varie sostanze chimiche sospette. Il Land del Brandeburgo non aveva i fondi per bonificare l’area disabitata dalle sostanze tossiche e dalle munizioni inesplose. Ecco perché il governatore socialde-mocratico Matthias Platzeck ha ini-ziato il suo discorso per l’inaugura-zione del parco solare di Lieberose parlando proprio della decontamina-zione dell’area. La centrale inaugu-rata, che entro fine anno si estende-rà su 162 ettari di superficie e di-sporrà di una potenza di 52,8 mega-watt, peraltro non è ancora termina-ta. Complice la campagna elettorale tedesca (si veda a pagina 16), l’ap-puntamento di ferragosto si è co-munque incastrato benissimo tanto nell’agenda del governatore locale quanto in quella del ministro federale tedesco dei Trasporti, dell’Edilizia e dello Sviluppo Urbano, il socialde-mocratico Wolfgang Tiefensee, che ha anche la delega per la Germania orientale. Lieberose, ha affermato Platzeck, è «un progetto pilota nel campo della conversione di grandi areali» e al termine del periodo di sfruttamento per la produzione di corrente fotovoltaica, il terreno verrà restituito alla natura. Con lo sguardo rivolto alla centrale a carbone di Jän-schwalde, visibile in lontananza, il politico locale ha sottolineato la deci-sione di «riconfermare il Brandebur-go come regione produttrice di ener-gia». L’obiettivo dichiarato è quello di trasformare il Land in regione in-dustriale a forte orientamento ecolo-gico. È previsto, ad esempio, che entro il 2020 il 17 per cento circa del fabbisogno di elettricità sia coperto dal fotovoltaico. Inoltre, la regione intende mantenere in loco le tecno-logie di punta in questo settore. Sull’argomento si sono incentrati an-che i discorsi degli altri oratori, primo tra tutti l’intervento del ministro Tie-fensee: «È qui che si vede la forza necessaria a portare avanti la regio-ne: questo parco rappresenta lo svi-luppo delle aree orientali tedesche e del Paese intero». Certo: i sistemi di montaggio arrivano dall’azienda ba-varese Leichtmetallbau Schletter

GmbH, gli inverter dall’assiana SMA Solar Technology AG e i moduli provengono sì da una società statunitense, la First So-lar Inc., ma questa ha il suo sta-bilimento europeo sito proprio nel Brandeburgo, a Francoforte sull’Oder. Secondo quanto affer-mato da Stephan Hansen, re-sponsabile per la Germania del-l’impresa che ha sede nello Sta-to federale dell’Arizona, circa un quarto dei moduli prodotti nello stabilimento di Francoforte è stato impiegato a Lieberose. Il che equivale a 30 megawatt dei 42 installati finora. La parte re-stante è stata fornita dai siti di-slocati negli Stati Uniti e in Male-sia. «Dobbiamo continuare a puntare su questa tecnologia – ha incalzato Tiefensee, rivolgen-dosi agli oltre 300 ospiti: – sap-piamo che ci aspettano tempi difficili». Sarà possibile trattene-re in Germania solo una parte delle imprese nate qui, «le altre si trasferiranno in Cina, in Asia. Lì l’industria beneficia di forti sovvenzioni, superiori a quelle che può permettersi l’Unione Europea», afferma con certezza il ministro, aggiungendo che il Paese dovrebbe concentrarsi

sulle tecnologie di punta, per con-servare il proprio vantaggio su que-sto piano. Resta peraltro aperta la questione del motivo per cui le im-prese dovrebbero gestire produzio-ni in serie tecnologicamente più avanzate qui in Europa, piuttosto che in Estremo Oriente. Dopotutto, la forza di attrazione dei Paesi a-siatici consiste proprio nei costi di fabbricazione più bassi. È questo il motivo per cui persino il costruttore di celle Q-Cells SE ha ridimensio-nato la produzione tedesca di Thal-heim, trasferendola in Malesia (si veda a pagina 46). I politici eviden-temente sono ancora sotto choc per la notizia. «Noi non abbiamo nessuna intenzione di cedere alla Cina la produzione di massa – af-ferma il ministro dell’Economia del Brandeburgo, il democristiano Ul-rich Junghanns, che poi aggiunge – Vogliamo moduli Made in Ger-many e Made in Brandeburgo!». Probabilmente la presenza di nu-merosi rappresentati della stampa internazionale è stata determinata proprio dal tema della delocalizza-zione di una parte dell’industria: sono arrivati giornalisti da India, Cina, Giappone, Stati Uniti, Emirati Arabi Uniti e Francia. Anche l’invia-to del quotidiano britannico

«Economist» ha dichiarato a PHO-TON di essere piuttosto interessato al futuro dell’industria fotovoltaica tedesca che al parco solare di Liebe-rose. Così purtroppo è passato in secondo piano un aspetto finora unico di que-sta realizzazione: lo sfruttamento di una superficie inutilizzata, il cui ter-reno contaminato in passato ne im-pediva ogni uso. Prima che Juwi So-lar potesse metter mano all’area del-l’installazione, in qualità di impresa responsabile dell’appalto, qui furono necessari due anni di lavoro, per ri-muovere dal terreno razzi anticarro, granate e mine. Gli esperti artificieri locali ne hanno mostrato diversi e-semplari e nel corso dei lavori di co-struzione, in un’area di 300 ettari, sono stati recuperati circa 20.000 reperti militari. I residuati sovietici qui sepolti sono stati ritrovati fino a sei metri di profondità. Inoltre, sarebbe-ro state rinvenute oltre dieci tonnel-late di materiali chimici rilasciati nel terreno come scarto di esercitazioni all’uso militare di armi chimiche o di natura radioattiva, destinate magari alla decontaminazione in simulazioni di vari scenari bellici. Il Brandeburgo ha speso circa quattro milioni di euro per la bonifica, riuscendo a far fronte alla spesa grazie all’affitto per il ter-

reno pagato da Juwi Solar. Insieme a First Solar, la società ha assicura-to in modo sostanziale anche il fi-nanziamento del parco. Dietro a Lie-berose, c’è un consorzio di cinque banche tedesche, che ha raccolto circa l’80 per cento degli oltre 160 milioni di euro necessari. La somma restante è stata fornita dalle due im-prese suddette, tramite un prestito. Secondo Fred Jung, fondatore e am-ministratore delegato del gruppo Ju-wi, si sarebbe trattato della più diffi-cile richiesta di credito fondiario mai affrontata dalla sua azienda e gli isti-tuti di credito avrebbero manifestato un tale scetticismo che le due impre-se si sarebbero occupate diretta-mente della creazione del consorzio. Il suo gruppo prevede di realizzare l’anno prossimo in Germania impian-ti per una potenza complessiva di 120 megawatt, sempre impiegando moduli di First Solar. Al termine del contratto d’affitto ven-tennale, la centrale fotovoltaica do-vrebbe essere smontata oppure il futuro gestore dovrà concordare con il Brandeburgo un prolungamento per lo sfruttamento dell’area. Futuro gestore che non sarà Juwi: una volta completato, il parco verrà infatti ven-duto a un investitore. Già si sarebbe-ro manifestati trenta soggetti interes-sati, ma, secondo Jung, l’azienda condurrebbe le trattative soltanto con cinque o al massimo dieci di lo-ro. L’intenzione sarebbe di individua-re un acquirente entro fine anno. Proprio a causa dell’attuale crisi fi-nanziaria, infatti, l’azienda avrebbe registrato, sia da parte di fondi di in-vestimento che di altri gruppi finan-ziari, un maggiore interesse per i parchi solari. «Il rischio è quasi nullo. La tecnologia è collaudata», afferma Jung. I componenti utilizzati sono forniti dalle stesse aziende tedesche i cui prodotti sono stati impiegati in progetti precedenti a Waldpolenz, in Sassonia, o nella centrale di Köthen, nella Sassonia-Anhalt. Da gennaio, sul cantiere sono impegnate 130 persone. In seguito, Lieberose assi-curerà in modo duraturo dieci posti di lavoro.

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Maggio 2010

& politica

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Il ministro federale tedesco dei Trasporti, dell’Edilizia e dello Sviluppo Urbano Wolfgang Tiefensee (a destra) e il governatore del Brandebur-go Matthias Platzeck montano il modulo numero 560.000 del parco solare di Lieberose impiantato da Juwi Solar GmbH.

All’inaugurazione del parco solare più grande di Germania, c’è chi parla di delocalizzazione in Asia. Inaugurato dalle ditte Ju-wi e First Solar, entro fine anno il più grande parco solare te-

desco – tra i primi al mondo – vedrà installati moduli per circa 53 megawatt.

Particolarità del progetto della landa di Lieberose, presso Cottbus, è che ha contribuito a rinaturalizza-re un ex poligono militare. Ma alla festa di inaugura-zione, l’attenzione non era rivolta tanto all’ecologia quanto all’economia, con minacce di delocalizzazio-ne in Asia della produzione tedesca.

Page 4: ENER magazine

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& Economia

Maggio 2010

Page 5: ENER magazine

Non sembrava granché a suo agio, mentre si sporgeva dal parapetto sul lungofiume, il sindaco socialde-mocratico di Berlino Klaus Wowe-reit: si vedeva che neppure a un politico navigato come lui era mai capitato di dover tenere a battesi-mo un natante. Il primo tentativo del lancio della bottiglia di spuman-te sulla fiancata dello scafo del ca-tamarano è andato a vuoto: la fia-sca è rimasta integra e il tradizio-nale rito è fallito. Al secondo colpo, si accinge con maggior vigore: il vetro finalmente si infrange, ma schizza un liquido appiccicoso sullo scafo e sulle nere scarpe del primo cittadino della capitale tedesca. È il 12 agosto scorso, quando l'«Aquabus modello C60» in varo sul fiume Sprea riceve il nome di «Solon». I marinai d'acqua dolce radunati sul molo della compagnia berlinese Bootsmanufaktur per as-sistere al battesimo applaudono, ignorando evidentemente che, se-condo la superstizione marinare-sca, il primo tentativo fallito è stato comunque di cattivo auspicio e che, secondo la superstizione, un futuro addirittura tragico attende-rebbe il salotto galleggiante pensa-to per trasportare lungo i corsi d'ac-qua della capitale tedesca una ses-santina di passeggeri alla volta, alimentato con la sola energia sola-r e . Nient'altro che superstizioni da ma-rinai, se si guarda a come il prede-cessore del modello attuale già ha varcato con successo l'Atlantico. Del resto, lo stesso produttore che lo aveva sviluppato, la ditta Solar-waterworld AG, conferma oggi una rotta di successo. Contemporanea-mente al varo del primo modello, l'impresa pone una pietra miliare nella storia della navigazione: «Siamo i primi al mondo a fabbrica-re in serie imbarcazioni alimentate esclusivamente a energia solare», annuncia Tim Schultze, membro del Consiglio d'amministrazione della ditta berlinese, facendo riferi-mento al catamarano più piccolo, denominato «Suncat 23», capace di trasportare su acque continentali fino a una dozzina di persone. Il

fratello minore del modello appena battezzato non viene tuttavia co-struito nella capitale tedesca, per-ché la diecina di addetti occupati nella sede di Berlino non ce la fa-rebbe. Il produttore tedesco ha dunque incaricato la taiwanese Ho-rizon Yachts Co. Ltd. «Il loro can-tiere navale è in grado di varare un Suncat 23 a settimana», afferma il dirigente. L'unità da diporto ecolo-gica è disponibile a un prezzo netto che si aggira sui 60.000 euro. Il battello varato sulla Sprea è net-tamente più grande e lussuoso del «Suncat 23». A parte il battesimo alquanto maldestro, il natante dà tutt'altro che l'impressione di esse-re sul punto di affondare. Se non altro, si può ben dire che abbia in-cassato bene il colpo del sindaco di Berlino! Supera poi, indenne, an-che un successivo test di resisten-za: il numero massimo di passeg-geri ammesso, sessanta persone, vi si è imbarcato per il viaggio inau-gurale. Salpate le ancore, il cata-marano inizia così il suo viaggio, incontro al sole. A imprimere la spinta sono due motori elettrici en-trobordo da otto chilowatt ciascuno. Ma il ribollire dei flutti che è l'unico suono percepibile si segnala netta-mente a paragone del rombo dei generatori diesel che azionano l'eli-ca della maggior parte delle navi passeggeri che solcano il sistema fluviale della Capitale tedesca. L'o-dore del carburante combusto, pe-raltro, non fa certo sentire la sua m a n c a n z a . Il nome di battesimo si deve al pro-duttore di moduli berlinese Solon SE, fornitore dei 24 moduli fissati in coperta, composti da celle ad alta efficienza «A300» fornite dalla ditta Sunpower Corp. In questo caso, gli elementi fotovoltaici sono stati fab-bricati su misura, non tanto per mo-tivi tecnici, quanto per ottimizzare lo sfruttamento della superficie. Ma è un'idea che non farà scuola, per-ché sullo scafo delle imbarcazioni di prossima generazione, che otter-ranno la denominazione di «Suncat 46», è già previsto il montaggio di 22 moduli standard dello stesso produttore e si tratterà per la preci-

sione del modello «Black 280». La copertura dell'imbarcazione, ma non solo, subirà conseguentemen-te un adeguamento. «Stiamo otti-mizzando persino il più piccolo an-golo di superficie a bordo», afferma Klaus-Wilhelm Köln, che ha parte-cipato allo sviluppo del modello nautico. Aggiunge inoltre che persi-no il parapetto di coperta dovrebbe alloggiare dei moduli fotovoltaici, utili a produrre corrente elettrica soprattutto quando il sole è basso s u l l ' o r i z z o n t e . Ma a un certo punto della naviga-zione fluviale, ecco che il cielo si offusca e che i moduli restano sen-za sole... Il viaggio prosegue co-munque senza interruzioni, perché i moduli, che rappresentano l'unica fonte energetica a bordo, immetto-no la corrente continua che gene-rano in accumulatori al piombo-gel, i quali, attraverso un inverter, ali-mentano il motore anche quando il sole non splende. Con batterie a pieno carico, secondo il produttore, l'autonomia sarebbe al massimo di una decina di ore. La capacità complessiva degli accumulatori ammonta invece a poco meno di 1.000 amperora. Con una tensione di sistema di 48 volt, il valore è e-quivalente a una produzione ener-getica di una cinquantina di chilo-wattora, all'incirca quanto possono produrre una trentina di litri di ga-solio. Il catamarano sa come sfrut-tare i vantaggi di uno scafo leggero e dalle linee ben profilate, per glis-

sare sull'acqua senza sprecare energia. Aggiunge Schultze che: «grazie alla contenuta resistenza idrodinamica, il precursore del C60 è stato in grado di attraversa-re l'Atlantico con la stessa poten-za... di un buon tostapane». Un tostapane di fascia alta, insomma, a quattro scomparti da 1,6 chilo-w a t t . «Solon» però necessita di più po-tenza, rispetto al predecessore. Anzitutto ci sono i motori, che as-sorbono circa cinque chilowatt per mantenere in rotta il battello a una velocità di dieci chilometri orari, un po' più di cinque nodi. Poi ci sono lo spillatore della birra sotto pressione, il frigorifero e il lavello integrati nel bar della zona «lounge» del catamarano, che attingono a loro volta dalle batte-rie. E infine c'è il gioco di luci con LED colorati sul soffitto, che non può certo restare spento... I comandi dell'Aquabus sono pressoché identici a quelli dei bat-telli alimentati a gasolio, a parte l'assenza del pulsante di preri-scaldamento delle candele nella testata del motore che consente di guadagnare un paio di secondi all'avvio. «Una nave è una nave»: è il giudizio succinto del capitano K l a u s S e i d e l . Compatibilità ecologica e lusso hanno il loro prezzo e per l'acqui-sto di un «Aquabus C60» o di un «Suncat 46» bisogna sborsare circa 900.000 euro, IVA esclusa.

La «flat» per il carburante è co-munque compresa e alle code d'attesa alla stazione di rifornimen-to si potrà dire addio. «Se anche questo modello fosse poi prodotto su scala industriale, il suo prezzo potrebbe scendere del 20 o del 30 per cento» stima Schultze, che aggiunge: «Stiamo cercando un cantiere navale idoneo per la pro-duzione di serie». Horizon Yachts è certo tra i candidati, ma la socie-tà tedesca non si preclude di poter trovare produttori capaci anche in G e r m a n i a . Pur senza essere dei milionari, molti possono comunque gustarsi il piacere di una gita chic sul bat-tello «lounge»: per 350 o 400 euro IVA compresa, l'imbarcazione è infatti noleggiabile presso il «Solarboot-pavillon» di Berlino Kö-penick e il capitano, per un'ora, è pagato. Chi volesse risparmiare può sempre accomodarsi a bordo del «Suncat 23», disponibile per una cifra da 60 a 75 euro l'ora, a condizione che si sia disposti a stare al timone e a non navigare sul tratto del fiume che taglia il centro di Berlino: in base alla leg-ge, infatti, per navigare tra il Bun-deskanzleramt (la sede del Can-cellierato) e il ponte Oberbaumbrü-cke, oltre alla patente nautica è necessario un battello con una po-tenza minima di cinque cavalli.

Dominik Solimann

Sul fiume, senza carburante

Maggio 2010

& panorama sul mondo

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La spinta dei battelli fotovoltaici del produttore berli-nese Solar-waterworld non usa carburanti fossili. An-che se la materia prima che insieme alla fibra di vetro ne forma la chiglia è plastica derivata dal petrolio. Ma così lo scafo ha potuto alleggerirsi tanto da far ri-sparmiare forza motrice. La vocazione al risparmio dei motori elettrici è tanto forte da consentirne un’ali-mentazione esclusivamente fotovoltaica.

Page 6: ENER magazine

Gli stabilimenti Opel vengono dotati di impianti fotovoltaici

Adam Opel GmbH, la so-cietà titolare del marchio automobilistico tedesco per il quale attualmente sono in corso discusse trattative di vendita, a un anno dall’-allacciamento in rete del-l’impianto da dieci mega-watt costruito sulle coper-ture dei propri stabilimenti spagnoli di Saragozza, ha annunciato di volere instal-lare moduli per altri tredici megawatt sui tetti della sua fabbrica tedesca di Rüsselsheim. Il 21 settembre, insieme al-le aziende partner del set-tore fotovotaico Solon SE e Tauber-Solar GmbH, ha fe-steggiato l’avvio dei lavori del primo lotto dell’impian-to da 1,8 megawatt che sta

sorgendo sul tetto di uno dei capannoni di montag-gio di più recente edifica-zione, quello denominato «K170», su cui il governato-re democristiano dell’Assia Roland Koch, giunto appo-sitamente da Wiesbaden, ha voluto farsi fotografare con un modulo in mano. Il contributo che ha inteso dare la nota casa automo-bilistica all’«offensiva» del-l’industria fotovoltaica te-desca consiste però soprat-tutto nei contratti di loca-zione che ha stipulato con Tauber-Solar Energie- & Wärmetechnik GmbH, a-zienda del settore che ha sede a Hoch-dorf-Assenheim, nei pressi di Mannheim. In Germania, la ditta si è assicurata non solo la commessa relativa ai tetti di Rüsselsheim, ma anche a quelli di Kaiser-slautern, dove probabil-mente potranno essere in-stallati moduli per circa cinque megawatt di poten-za. A differenza di quanto

scritto da vari organi di informazione, la casa non intende consumare diret-tamente la corrente pro-dotta. Anche se per l’im-pianto è stato predisposto l’allacciamento alla rete privata dello stabilimento, i gestori intendono infatti convogliare sulla rete elet-trica regionale tutta la corrente prodotta, onde sfruttare le detrazioni pre-viste dalla normativa tede-sca sulle energie rinnova-bili (EEG). Finanziamento e gestione del primo progetto sono stati affidati a Solon Investment GmbH, società compartecipata del gruppo omonimo, che, a lavori ul-timati, ha però già espres-so l’intenzione di rivendere

la centrale. Sarebbero in corso colloqui con vari in-vestitori, ma «non posso ancora far nomi», spiega Sylvia Ratzlaff, la portavo-ce

del gruppo industriale te-desco che fornisce sia i mo-duli al silicio policristallino realizzati in proprio che le sottostrutture e gli inver-ter. Questi ultimi però non sarebbero di produzione propria, bensì acquistati da Power-One Inc. A Rüssel-sheim, i primi 1,8 mega-watt di potenza fotovoltaica dovrebbero essere allacciati alla rete prevedibilmente già entro quest’anno, men-tre i restanti 11,2 verrebbe-ro montati su altri tetti pia-ni e «a shed», a copertura di una superficie comples-siva pari a 225.000 metri quadrati. La statica dei ca-pannoni può necessitare di soluzioni di montaggio ela-borate: «Per alcuni di que-sti tetti, il sistema più a-

datto è ancora allo studio», chiarisce Marcel Spohn, membro del gruppo diri-gente della ditta Tauber-Solar Energie- & Wärmete-

chnik. Anche la questione dei moduli resterebbe an-cora parzialmente aperta: «In linea di principio, noi preferiamo la tecnologia cristallina, ma per alcuni tetti può succedere che si sia costretti ad attingere a moduli a film sottile». Nep-pure i nomi degli investitori e dei gestori dei futuri im-pianti previsti risulterebbe-ro definiti, anche se, stan-do al dirigente, sarebbe «assai probabile» che Solon Investment possa prendere in consegna anche altri tet-ti. Nonostante alcuni pro-blemi statici, egli confida in un volume di investimenti pari a circa 45 milioni di euro, ossia 3.460 euro per chilowatt. «Noi vogliamo in-stallare quanti più impianti possibile, ma l’investimen-to deve essere anche eco-nomico»: sottolinea Spohn. L’impresa starebbe già cer-cando aziende partner per Kaiserslautern. Il destino dell’«offensiva solare» di O-pel, a parte questi progetti, rimane comunque aperto, anche se «ancora non pos-siamo firmare alcun con-tratto», come afferma la portavoce Doris Klose: pri-ma che possano partire al-tri nuovi progetti, bisogne-rà attendere la costituzione della nuova società presu-mibilmente controllata da Magna, che dovrà prima decidere il destino di cia-scuna sede produttiva.

Neelke Wagner

Municipio, scuole elementari e medie, piscina comunale, pa-lestra di arti marziali, edifici pubblici e non solo, parcheggi, parchi, illuminazione pubblica. Con queste realtà Pomigliano d'Arco, comune campano alle falde del Vesuvio, si propone come città delle fonti rinnova-bili dove tutto verrà alimentato dal sole grazie ai tre impianti di solare termico ed ai dodici impianti di fotovoltaico già rea-lizzati. E non solo. »In estate sarà installato anche un quar-to impianto di solare termico mentre quattro impianti di pro-duzione di energia elettrica da biomassa partiranno entro la fine del 2010 . Con questi in-terventi avremo a Pomigliano d'Arco, entro la primavera del 2011 una riduzione di 13.915 tonnellate di emissione di CO2 e per il 2015 di ben 33.633 tonnellate«, annuncia Vincen-zo Gaudiano, Presidente della Enam, la società ad intero capitale pubblico del Comune di Pomigliano d'Arco attiva nel settore Energia. E proprio do-mani Enam presenterà nel comune vesuviano »Un nuovo modello energetico per le cit-tà«, un programma interamen-te green cui sta puntando Po-migliano d'Arco. All'incontro, che si svolgerà al centro Paolo Borsellino, saranno presenti con Gaudiano anche Massimo Dentice D'Accadia, docente di Fisica Tecnica - Università Federico II di Napoli e Coordi-natore del gruppo di lavoro per la realizzazione del Piano E-nergetico della Campania, Michele Buonomo, Presidente Legambiente Campania, Emi-lio Alfano, Presidente Regio-nale Api-Confapi, e Felice Russillo, Presidente del Con-sorzio Archè

ENERGIA: ENTRO 2010 POMIGLIANO D'ARCO CAPITALE DELLE RINNOVABILI

& economia

6 Maggio 2010

Page 7: ENER magazine

Ma il fornitore di siste-mi di Eberswalde è riu-scito spesso ad attirare l’attenzione grazie a concetti innovativi. Nel 2007, ricevette il pre-mio per l’innovazione del Land del Brande-burgo, per un impianto ad inseguimento «emisferico» in cui un giunto universale con-sente alla struttura portamoduli di ruotare in due direzioni, sugli assi orizzontale e verti-cale. A inizio 2008, il sistema fu presentato per la prima volta alla fiera Intersolar e nell’e-state successiva, la so-luzione fu battezzata «Skyrider». In seguito, il sistema è stato ulte-riormente ottimizzato e sviluppato, e nell’otto-bre di quest’anno la ditta ha ricevuto un al-tro premio per il suo inseguitore, questa vol-ta nell’ambito del con-corso «Land der Ide-en» («Paese delle idee»). La particolarità del mo-dello consiste nell’am-pio raggio in entrambi i sensi di rotazione: il movimento azimutale (sull’asse verticale) è e-seguibile a 360 gradi, mentre per l’elevazione (sull’asse orizzontale) è disponibile un raggio

da meno 80 a più 80 gradi. Tali caratteristiche farebbero del si-stema il primo inseguitore foto-voltaico in grado di seguire effetti-vamente l’intero tragitto solare nel cielo. L’azien-da assicura che, rispetto ai siste-mi a installazio-ne fissa, le simu-lazioni sulla resa registrerebbero guadagni del 40 per cento. Con l’impiego di un giunto universale, il produttore conta an-che su vantaggi dal punto di vista della ma-nutenzione e dell’assi-stenza sia per il co-struttore che per i clienti, essendo assente qualsiasi azionamento rotatorio. Il movimento avviene esclusivamente tramite bielle. A riguar-do, va rilevato però che gli attuali sistemi ad in-seguimento disponibili sul mercato hanno sempre avuto più pro-blemi con la resistenza alle sollecitazioni delle bielle che non con quel-la dei moderni aziona-menti rotatori. Il pro-duttore assicura tutta-via che il modello offri-

rebbe una stabilità ec-cezionale e che l’inse-guitore sarebbe capace di resistere a venti con forza dodici, prima di portarsi in posizione di sicurezza. Il comando avviene tramite softwa-re o, a scelta, mediante un sensore. Il fabbricante non ha fatto mancare al merca-to delle novità anche per quanto riguarda i sistemi monoassiali: da settembre è infatti di-sponibile l’inseguitore «Skytrap» che consente di montare un’area dei moduli di ampiezza massima di 15 metri quadrati. Il comando avviene tramite un sen-sore ottico. Sono colle-gabili meccanicamente

Sistemi ad inseguimento da Eberswalde

A giudicare dalla quota di mercato, la ditta te-desca MP-TEC GmbH & Co. KG non è tra i principali produttori di sistemi ad inseguimen-to. Il sistema ad inseguimento «Skytrap» della ditta tedesca MP-TEC.

sistem

Maggio 2010

& tecnologia

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due inseguitori alla vol-ta, cosicché due unità possono essere movi-mentate da un motore in comune.

Jochen Siemer

Page 8: ENER magazine

8 Maggio 2010

Page 9: ENER magazine

Combattere l’emer-genza energetica i-stallando pale eoli-che. Il governatore della regione del Falcon ha reso noto che entro luglio ver-ranno istallati i primi rotori: a fine proget-to saranno in grado di contare su una capacità di 100 MW.

L’estate venezuela-na vedrà l’avvio di un progetto in un campo dove il Paese sudamericano si tro-va ancora alle prime armi, ossia l’istalla-zione di 24 turbine eoliche nello stato del Falcon, come ri-vela lo stesso Stella Lugo, governatore d e l l a r e g i o n e L a w i n d f a r m ‘Paraguanà’ avrà u-na capacità di 100 MW a lavori ultimati, rientrando a pieno titolo nei progetti racchiusi nel piano del Venezuela per la diversificazione del mix energetico che, al momento, dipen-

de per il 70% dall’i-droelettrico messo a dura prova dal feno-meno meteorologico ‘El Nino’.

Attualmente infatti il problema della sicci-tà sta imponendo u-n’accelerazione della produzione energe-tica da fonte rinno-vabile a causa della scarsità di risorsa i-drica che sta met-tendo in difficoltà la popolazione. L’e-mergenza energeti-ca potrebbe essere risollevata qualora venisse sfruttata la risorsa eolica visto che Lugo, durante un’intervista radio-fonica, ha rivelato che dopo due anni di monitoraggi si è potuto concludere che la costante pre-senza di vento nella regione fa ben spe-rare, la produzione eolica potrebbe rive-larsi fruttuosa, in grado di sopperire al bisogno energetico del Falcon.

La lobby europea del vento

dipinge lo stato dell’arte e le

previsioni future per la capa-

cità eolica rumena

A d oggi la Romania pos-

siede solo 14 MW di ca-

pacità eolica istallata, ma nel-

le previsioni stilate dell’Asso-

ciazione europea dell’indu-

stria del vento si tratta di un

dato pronto ad una crescita

vertiginosa. L’Ewea, nel suo

recente rapporto Pure Power,

ha indicato la possibile strada

affinché il Paese migliori la

sua posizione rispetto a quel-

la odierna, che lo vede come

uno degli Stati europei con

l’importo più basso di capaci-

tà di energia dal vento. Le

aspettative parlano di 3.500

MW on shore raggiungibili nei

prossimi anni, a partire dalla

regione di Dobrogea, che

confina con il Mar Nero.

“Esiste un enorme potenziale

di energia eolica in Romania,

e se gli ostacoli infrastrutturali

esistenti verranno rimossi, il

mercato romeno dell’energia

eolica crescerà, fornendo posti

di lavoro e contribuendo a

guidare l’economia soprattutto

nelle aree rurali più povere”,

ha affermato Cristian Tantare-

anu dal centro per la promo-

zione dell’energia pulita ed

efficiente nazionale (ENERO).

Già nel corso di una conferen-

za sull’energia eolica organiz-

zata dalla EWEA a Bucarest lo

scorso anno, Arthouros Zer-

vos, Presidente dell’Associa-

zione, aveva esortato il gover-

no rumeno ad “affrontare al

più presto questioni quali le

procedure amministrative e di

accesso alla rete per progetti

di energie rinnovabili”.

In tal senso, qualcosa inizia a

smuoversi e fonti ufficiali fanno

sapere che una legge nazionale

contenente misure di sostegno

all’eolico dovrebbe essere ulti-

mata nel primo semestre del

2010.

Nonostante il basso livello di pe-

netrazione di tale tecnologia, la

Romania è sulla buona strada

per raggiungere il suo obiettivo

di energie rinnovabili – una quo-

ta del 24% di energie rinnovabili

nel mix energetico globale entro

il 2020 – anche e soprattutto con

i progetti di sfruttamento del

vento, come confermano le pa-

role del Ministero romeno dell’E-

conomia, Alexandru Sandulescu:

“L’energia eolica sarà la nostra

chiave per raggiungere il target

prefissatoci di energie rinnovabili

2020”

Emergenza energetica in Venezuela: il paese punta sull'eolico

La Romania pronta a raggiungere 3,5 GW eolici

Maggio 2010

& ……...

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Page 10: ENER magazine

& Economia

10 Maggio 2010

Page 11: ENER magazine

Fotovoltaico: l’Italia supera il 1° GW ed è seconda solo alla Germania

timali se montati orizzontal-

mente e disposti uno vicino all’-

altro. Ciò significa ottenere un

rendimento più elevato rispetto

ai sistemi tradizionali per la

medesima superficie. Inoltre,

spiega la società, il flusso d’aria

naturale tra i moduli permette

di ridurre la temperatura di

funzionamento migliorandone

di conseguenza l’affidabilità.

“Sempre più aziende scelgono

oggi di dotarsi di un impianto

fotovoltaico per ridurre i costi

energetici, sfruttando spazi inu-

tilizzati come coperture, capan-

noni, terreni o parcheggi: gli

impianti fotovoltaici industriali

rappresentano un’ottima forma

d’investimento ed un’enorme

risorsa potenziale per la produ-

zione di energia alternativa”,

commenta Mauro Marcucci, CE-

O di Enerqos. “La soluzione

Solyndra ci è sembrata la più

competitiva per questa specifi-

ca applicazione: siamo lieti di

poterla utilizzare in queste due

prime realizzazioni e speriamo

di poterla presto integrare in

nuovi impianti su copertura”.

Il fotovoltaico cilindrico arriva in

Italia

Maggio 2010

& Italia

11

S barcano anche in Italia i

moduli fotovoltaici Sol-

yndra, la tecnologia specificata-

mente progettata per ottimiz-

zare le prestazioni dei sistemi

fotovoltaici su tetti commercia-

li. Le coperture in questione so-

no quelle di due centri com-

merciali della catena piemonte-

se Nova Coop, su cui il gruppo

ha avviato la realizzazione di

due impianti, rispettivamente

da 200 kWp e 400 kWp, grazie

alla collaborazione di Photovol-

taic Systems che seguirà le fasi

dell’istallazione.

Tradizionalmente, per una pro-

duzione d’energia ottimale, i

moduli piatti devono essere

montati con una certa inclina-

zione e distanziati uno dall’al-

tro, e lasciando dunque ragio-

nevoli spazi scoperti. La tecno-

logia Solyndra permette di ag-

girare il problema. Gli impianti

in questione impiegano moduli

cilindrici con una superficie atti-

va a 360 gradi, capace di dif-

fondere la luce solare e in gra-

do di assicurare prestazioni ot-

I l Belpaese ha rag-

giunto una produ-

zione di energia foto-

voltaica pari a 1.300

GWh su base annua,

corrispondenti circa alle

necessità della popola-

zione dell’intero Friuli-

Venezia Giulia.

Sole, sole e ancora sole.

Quello che negli ultimi an-

ni ha visto triplicare gli im-

pianti fotovoltaici e quello

che oggi splende sugli otti-

mi risultati raggiunti dal

comparto nostrano. Il set-

tore ha segnato, infatti, un

record nazionale superan-

do l’agognata quota di un

gigawatt di potenza foto-

voltaica installata, pari a

circa 70 mila impianti in

esercizio e certificati in

conto energia e una pro-

duzione di energia pari a

1.300 GWh su base annua.

Un risultato che si traduce

in energia elettrica per 50-

0 mila famiglie – vale a di-

re un milione e duecento

mila persone – con un

consumo annuo di 2.700

kWh.

Ha commentato il ministro

dello Sviluppo Claudio

Scajola: “Dopo i risultati

positivi del settore delle

energie rinnovabili regi-

strati nel 2009, questo

nuovo traguardo è molto

significativo per la nostra

strategia energetica e, al

tempo stesso, incorag-

giante dal punto di vista

economico ed industriale.

In un anno difficile come

quello appena concluso, il

settore del solare ha infatti

retto bene e, anzi, ha con-

tribuito a sostenere la ri-

presa”.

E con la potenza istallata

l’Italia si piazza al secondo

posto nella classifica euro-

pea (subito dietro alla Ger-

mania), grazie anche al la-

voro condotto dalle circa

1.000 imprese attive sul

territorio con un fatturato

complessivo che, per il 20-

09, è stato stimato in al-

meno 2,5 miliardi di euro,

e oltre 20 mila persone oc-

cupate, direttamente o in-

direttamente, nel settore

fotovoltaico.

“Il Governo – ha continua-

to il ministro – è impegna-

to a garantire continuità

alla crescita efficiente del

fotovoltaico, come dell’in-

tero comparto delle fonti

rinnovabili. Siamo forte-

mente convinti della ne-

cessità che il binomio e-

nergia-ambiente si possa

completare con la crescita

industriale e occupazionale

e con l’innovazione tecno-

logica”. “L’attuazione della

nuova politica energetica

sta dando inoltre un consi-

derevole contributo all’am-

biente. I dati del GSE, la

holding pubblica energeti-

ca che sostiene lo sviluppo

delle fonti rinnovabili at-

traverso l’erogazione di

servizi ed incentivi per la

produzione elettrica, foto-

grafano un vero e proprio

‘boom’ del settore e – con-

clude Scajola – rilevano

che con il solo fotovoltaico

si evita la produzione di

875 mila tonnellate di CO2

e si riduce il consumo di

combustibili fossili di 0,23

milioni di tonn eq. petro-

lio”.

Page 12: ENER magazine

Parchi nazionali americani

Le previsioni di crescita della potenza fotovoltaica installata nei prossimi anni, pubblicate sul numero di gennaio di Pho-tovoltaics World, mettono in evidenza una crescita dei mo-duli a film sottile doppia di quella dei moduli di silicio cri-stallino. Sono dati attendibili? Le perplessità sono destinate a diminuire sostanzialmente do-po il recente comunicato stam-pa di Oerlikon, una delle due aziende che si dividono la qua-si totalità delle vendite di im-pianti per la produzione di mo-duli di silicio amorfo a film sottile. Nel prossimo autunno la ditta sarà pronta a vendere impianti in grado di produrli al costo di 0,50 €/Wp: tre anni prima erano poco sopra 2 euro.

Secondo lo stesso comunicato stampa, una volta in funzione (i primi lo saranno presumibil-mente nel 2012) i nuovi im-pianti consentiranno di realiz-zare la grid parity. Se le perplessità non sono an-cora azzerabili, lo si deve al fatto che al trionfale calo dei costi dei moduli non si accom-pagna un analogo andamento per la restante parte di un im-pianto fotovoltaico, il cosiddet-to BOS. Come si vede, l’incidenza sul costo del BOS è poco meno della metà e al suo interno ci sono componenti innovativi co-me l’inverter (10% dei costi) i cui prezzi fra il 1990 e il 2008 sono mediamente diminuiti del 17%, grazie in particolare a u-

I parchi nazionali americani rappresentano uno dei migliori esempi di coscienza ecologica: da oltre 120 anni gli Stati Uniti si sono impegnati a creare una vasta rete di riserve naturali, e alla prima inaugurazione (quella del parco di Yellowsto-ne) ne sono seguite nel frat-tempo altre 334. Gli America-ni vanno fieri di questo prima-to, anche perché Yellowstone ha aperto la strada a una cultu-ra della 'wildlife protetta' che ha avuto successo in tutto il mondo. Nei parchi statunitensi si paga in genere un biglietto d'ingresso (dai 50 cents ai 3$, sconti per chi visita più parchi) e i visitatori devono attenersi a regolamenti rigidi che i ran-ger fanno scrupolosamente os-servare: dal rispetto della flora e della fauna, all'osservanza di norme per il campeggio e il picnic.

Grand Canyon Lungo 350 chilometri, largo da 6 a 30 chilometri, profondità massi-ma 1.800 m., il Grand Canyon, prodotto da millenni di erosione e inondazioni, è una degli ambienti naturali più spettacolari degli Stati Uniti e del mondo. La discesa degli impervi sentieri, a piedi o a dorso di mulo, non è alla portata di tutti, e richiede una dotazione di tutto rispetto, acqua in abbon-danza e buona salute. Fegato è richiesto a chi voglia fare il raf-ting sul fiume Colorado, che scor-re sul fondo del Canyon. Ma an-che i meno avventurosi potranno godersi una visita più rilassata raggiungendo in macchina i punti panoramici segnalati dai ranger, in aereo (anche con partenza da Las Vegas) o in elicottero. Per tut-ti, l'aerea principale per servizi e punti di informazione è il South Rim, a 120 chilometri da Fla-gstaff. Gli alberghi si concentra-no invece nel Grand Canyon Village, alla fine della Park En-trance Road. Le visite sono da prenotare sempre con largo antici-po rivolgendosi al Grand Canyon Park Lodges, Grand Canyon Vil-lage

Yosemite National Park Lo Yosemite National Park si estende su una superficie di 3.000 chilometri quadrati con un paesaggio estremamente vario che vede alternarsi i ghiacciai ai canyon, fiumi, cascate e molti esemplari di antichissime se-quoie. Nell'800 è stato la meta di moltissimi cercatori d'oro e si trova circa 400 chilometri a est di San Francisco, sulla Sierra Nevada. In auto o in moto, in camper o con le apposite navette (gratuite) si possono visitare la Yosemite Valley, i Toulumne Meadows e la High Country (con i più sublimi scenari), il grandioso Glacier Point, il Ma-riposa Grove (con i boschi di sequoia) e infine Wawona. Il Village è l'unico, affollato, pic-colo centro abitato del parco; qui organizzano visite guidate (in sono le Mammoth Hot Springs (in cui le sorgenti bollenti colora-no l'aria in modi fantascientifi-ci), per poi proseguire ver-so Norris Geyser Basin (dove si trova il poderoso geyser Echi-nus e soprattutto Steamboat, il più alto del mondo), dare un'oc-chiata al puntualissimo Old Fai-thful (il nome significa 'vecchio fedele', e l'attesa del suo getto, alto 50 metri, è una specie di e-vento). Ma nel parco c'è anche molto di più: il Lake Yellowsto-ne, vastissimo e pescoso e, a est, il Grand Canyon, con le bellissi-me cascate. Inoltre è possibile ammirare una fauna che com-prende bisonti, alci, coyotes e tutte le specie tipiche del nord America. Ma com'è scritto dap-pertutto, non date da mangiare agli orsi. Il parco è aperto da maggio a ottobre. Per informa-zioni, contattare il National Park Service, tel. 307- 545-2750.

Fotovoltaico: scenari futuri

& futuro

12 Maggio 2010

Quale tecnologia prenderà il sopravvento sulle

altre, e con quali costi? Facciamo il punto con

le previsioni dei prossimi tre anni.

na crescita dell’efficienza dal 90% al 98%, mentre altri (connessioni, quadri elettrici) sono tradizionali, quindi meno suscettibili di drastiche ridu-zioni. Va infine notato che al-l’interno di tre voci compare il costo del lavoro, che attual-mente ha un peso rilevante, e nell’ultima anche l’onere per il processo autorizzativo. degli incentivi nel triennio 2011-20132 di cui si parla, sono in-dubbiamente troppo drastiche, ma, se opportunamente limate, potrebbero contribuire a ridi-mensionare i costi impropri oggi sopportati da chi realizza impianti fotovoltaici.

Page 13: ENER magazine

Me ntre

in

Ita-

lia il settore del fotovoltaico di-

scute animatamente su quale

potrebbe e dovrebbe essere la

nuova politica degli incentivi

del Conto Energia dopo la fati-

dica data del 31/10/2010,

qualcuno, forse più lungimiran-

te, comincia a guardarsi in giro

per cercare di scoprire quale

potrebbe essere il nuovo eldo-

rado per il solare in Europa,

considerando che la Spagna è

ormai out, la Germania quasi e

il nostro paese è in per il mo-

mento in una sorta di limbo.

Molti speravano nella Grecia,

che grazie ad una politica di

incentivi assai generosa e pro-

mettente e condizioni climati-

che assai favorevoli, sembrava

poter diventare luogo assai ap-

petibile per gli investitori e gli

operatori del settore fotovoltai-

co. Ma prima le difficoltà dal

punto di vista dell’iter autoriz-

zativo, addirittura maggiori che

nel nostro paese e poi le note

vicissitudini politico economiche

determinate dalla grave crisi

che rischiano addirittura di

mandare in default lo stato el-

lenico, hanno determinato una

fuga in massa da parte degli

investitori da quel paese, che

non a caso è agli ultimi posti

in Europa per potenza instal-

lata. Qualcuno ha cominciato

a guardare con interesse alla

Francia, considerato l’impe-

gno che il nuovo governo

sembra riservare al piano e-

nergetico alternativo al nucle-

are. Il nuovo Conto energia

prevede, infatti, per gli im-

pianti integrati un incentivo

che ammonta a circa di 0.6

Euro a kW per un periodo di

15 anni, che, secondo i pro-

getti del governo per quanto

riguarda il solare fotovoltaico,

la crescita dovrà essere note-

volissima, tanto che la poten-

za installata da qui al 2020

dovrà moltiplicarsi per 400.

Ma per gli investitori esteri la

situazione francese presente-

rebbe molti ostacoli e costi

comunque troppi elevati ri-

spetto a paesi considerati

storicamente molto più van-

taggiosi.

Ecco che allora, escludendo

paesi come la Gran Bretagna

o i Paesi Bassi che oltre a non

avere praticamente politiche

incentivanti, hanno caratteri-

stiche climatiche poco favore-

voli, che l’attenzione degli ope-

ratori si è diretta allora verso

quei paesi come Bulgaria, Ro-

mania e Polonia dove invece

accanto a politiche di incentivi

molto generosi esistono anche

diverse facilitazioni ,sia dal

punto di vista delle autorizza-

zioni che dei costi industriali.

Questi paesi oltre ad avere po-

litiche incentivanti piuttosto in-

teressanti, infatti, mettono in-

fatti a disposizione degli inve-

stitori anche i generosi fondi

europei che vengono erogati

per attirare capitali esteri.

La Polonia per esempio sembra

destinata a diventare uno dei

paesi maggiormente interes-

santi per il settore eolico. Se-

condo lo studio “The outlook on

wind energy development in

Poland till 2020” elaborato dal

Renewable Energy Institute

presso la Commissione polacca

della Wind Energy Association,

infatti,il contributo delle centra-

li eoliche alla produzione di e-

nergia aumenterà notevolmen-

te nel paese polacco. Le stime

parlano di un +24% entro il

2020 e del 45% entro il 2030.

La Polonia vorrebbe raggiunge-

re la quota del 21% dell’ener-

gia da fonte rinnovabile entro il

2020. Attualmente il solo eolico

produce il 15% dell’energia,

con l’intenzione di arrivare ad

una quota pari al 62% entro il

2020. Mentre Albania e Kosovo

sembrano ancora voler puntare

sulle fonti fossili come carbone

petrolio e nucleare, Slovenia e

Romania stanno impegnandosi

per sviluppare oltre ad impor-

tanti progetti legati alle bio-

masse anche uno sviluppo nel

solare e nell’eolico con l’apertu-

ra di bandi per il finanziamento

di grandi progetti di sviluppo

energetico, anche perché en-

trambi i paesi mirano a raddop-

piare da qui al 2020 la percen-

tuale di energia prodotto da

rinnovabili, che attualmente si

aggira sul 10% per la Slovenia

e del 13% per la Romania. Se-

condo alcune indiscrezioni il

governo sloveno si appreste-

rebbe in questi primi mesi dell’-

anno a preparare un nuovo pia-

no di incentivi che dovrebbe

essere altamente premiante

proprio per gli impianti fotovol-

taici e da biomasse. Piuttosto

interessante appare anche la

Macedonia, considerando che

per il fotovoltaico sono previsti

oltre 0,4 euro per kW per 20

anni, e non a caso infatti il pic-

colo paese balcanico sta in

questi ultimi mesi raddop-

piando la potenza installata.

Ma i due paesi che maggior-

mente hanno beneficiato e

beneficeranno della genero-

sa politica di incentivi statali

per il settore sono senza dub-

bio Repubblica Ceca e Bulga-

ria. La repubblica Ceca è stata

fino a qualche mese fa la regi-

na pressoché incontrastata del

solare nell’est europeo, basti

pensare che li sono stati in-

stallati ben 54 MW di potenza

da energia fotovoltaica, a fron-

te dei circa 64 in tutta l’Europa

dell’est. Qualcuno parla che da

qui a fine anno saranno instal-

lati quasi 200 MW, ma l’inten-

zione da parte di Praga di ri-

durre dal 2010 i generosi in-

centivi dovrebbe rappresentare

un volano per lo sviluppo della

vicina Bulgaria, che di recente

ha approvato un generoso pia-

no di incentivi per il solare che

da molti esperti del settore

sembrano destinati a fare del

paese uno dei più attrattivi d’-

Europa. Il governo di Sofia,

infatti, si è solennemente im-

pegnato a raddoppiare la pro-

duzione di energia da fonti rin-

novabili da qui al 2020. Per gli

impianti di più di 5 kW gli in-

centivi sono circa di 0.38 per

25 anni mentre pere quelli sot-

to i 5 kW gli incentivi raggiun-

gono la cifra di 0,43 sempre

per 25 anni. Qualcuno parla di

oltre 1000 MW di progetti di

parchi solari nel paese balcani-

co da qui ai prossimi cinque

anni. Molte società italiane con

in testa Enel hanno, per que-

sto motivo, già pianificato in-

vestimenti nel settore nel pae-

se bulgaro.

Est Europa. Nuova frontiera del fotovoltaico?

Maggio 2010

& Europa

13

Page 14: ENER magazine

< <Posso raccontare la mia storia e per

questo sono un uomo feli-ce>>. Renzo Dionisi, 67 an-ni, la notte tra il 5 e il 6 a-prile dello scorso anno, è riuscito a fuggire, mentre il terremoto distruggeva la sua casa. Oggi racconta quei momenti drammatici, ma soprattutto racconta come sarà la sua vita in una nuova casa, quella che gli sarà do-nata da Ener, l’Ente nazio-nale energie rinnovabili. Prima del terremo Renzo Dionisi abitava in via San Carlo, una traversa di via Roma, nel centro cittadino: << Un appartamento di 100 mq, più 70 mq di terrazzo, con garage – racconta l’uo-mo - Lì vivevo con mia mo-glie e mie due figli. Quella notte eravamo tutti in casa, ma siamo riusciti a scappare in tempo. Metà della palaz-zina in cui abitavo è com-pletamente crollata. È stato miracolo. Delle stanze ac-canto alla camera da letto non è rimasto nulla. Nel condominio solo un paio di feriti, ma a 20 metri da noi due ragazzi hanno perso la vita. Quell’appartamento è del tutto inagibile. Mi hanno detto che ci vorranno alme-no dieci o quindici anni per ricostruirla completamen-te>>. Ora, Renzo e sua moglie I-vana vivono in via Mauso-nia, lontano dal centro citta-dino: <<Qui –racconta il si-gnor Dionisi – ho un terreno di mia proprietà ed una rou-lotte che è diventata la no-stra casa, ormai, da quasi un anno. Ci siamo adatti, ab-biamo cercato di superare tutte le difficoltà. Per poter vivere in modo più dignito-so ho costruito, con le mie mani, anche un baracca di legno. Prima del terremoto questo era il luogo dove tra-scorrevo il mio tempo libe-ro, tra la cura di un piccolo

orticello e l’allevamento di alcune galline. Ora anche del-l’orto non c’è più traccia. Al suo posto ho fatto costruire la piattaforma di cemento su cui Ener costruirà la mia nuova casa>>. Il progetto è già ultima-to:<<L’appartamento – spie-ga Claudio Ceccarelli, archi-tetto di Ener – avrà una super-ficie di circa settanta metri quadri. Un bagno, o anche due, secondo le esigenze, due camere da letto, angolo cottu-ra e sala. Tutta la struttura sa-rà in legno e completamente antisismica. Gli esperimenti di resistenza al terremoto so-no stati realizzati consideran-do il grado di massima sismi-cità presente in Italia. Classe energetica di categoria A e pannelli fotovoltaici per la produzione di energia elettri-ca, per un totale di 6 kilo-watt>>. Ener donerà la casa entro due mesi: <<Per realizzare l’inte-ra struttura –dice Marcello Trento, presidente di Ener - ci vogliono 25 giorni. I lavori non cominceranno immedia-tamente, perche bisognerà at-tendere trenta giorni affinché la piattaforma di cemento sia perfettamente asciutta. In tut-to, meno di due mesi>>. Un tempo record se si considera che per edificare una casa con i metodi di edilizia tradiziona-le ci vogliono almeno otto mesi . Ener e il signor Dionisi si so-no incontrati grazie a Luca Piggiuti, membro dell’Ordine dei cavalieri di Malta: <<Per dare una mano alle popolazio-ni colpite dal terremoto – spiega Luca Piggiuti - mi so-no messo in contatto con l’uf-ficio assistenza alla popola-zione delle protezione civile. Sono stati loro a propormi di occuparmi del caso della fa-miglia Dionisi. Ed io l’ho fat-to>>.

Ar ia meno inquinata, bollette meno salate, più lavoro per tutti.

Non è un’utopia. Con l’energia verde, prodotta da fonti rinnovabi-li, è possibile. Ora anche la regione Basilicata può fare la sua scelta. Grazie ad Ener, l’Ente Nazionale Energie Rinnovabili. L’energia prodotta dai pannelli fotovoltaici è verde, perché non emette anidride carbonica. Conveniente, perché incentivata dal Gse, il Gestore dei Servizi Energetici. Offre nuovi posti di lavoro: i pannelli fotovol-taici hanno bisogno di installazio-ne, controllo e manutenzione per oltre vent’anni. Ener è vicino al cittadino. In viaggio per i comuni di tutta l’Italia, informa le persone sui reali vantaggi ambientali ed economici derivanti dall’utilizzo delle energie rinnovabili. L’Ente è attualmente impegnato in due pro-getti: “100 impianti fotovoltaici in 100 comuni d’Italia” e “A.M.I. l’energia verde? – azionariato me-ga impianti”. Il progetto “100 im-pianti fotovoltaici in 100 comuni d’Italia” ha superato ogni aspetta-tiva: <<Finora – dice Giovanni Scorziello, direttore di Ener – sono oltre 1240 i comuni che hanno ade-rito al bando>>. Con questo progetto Ener, grazie al sostegno tecnico di Energesco, l’ente leader nazionale nella produ-zione, installazione e manutenzioni di impianti fotovoltaici di piccolo taglio, si impegnerà a promuovere, nei comuni della Basilicata, la rea-lizzazione di cento impianti foto-voltaici da tre kilowatt, destinati a nuclei familiari attraverso la stipu-lazione di una scrittura privata tra Energesco e il cittadino. Per l’in-stallazione è necessaria una super-ficie di 25 mq circa e l’impianto dovrà essere preso in dotazione per almeno 20 anni. <<Ener - dice il direttore Giovanni

Scorziello – è nata un paio di anni fa: una sfida contro la diffu-sione delle centrali elettronuclea-ri. Ci siamo proposti di realizzare e di occupare più siti possibile con degli impianti da fonti rinno-vabili, per lasciare, così, meno spazio al nucleare>>. Busserà alle porte del territorio lucano anche il progetto "A.M.I. l’energia verde?". L’iniziativa è promossa da Energesco e patroci-nata da Ener. La proposta consi-ste nella realizzazione di un im-pianto fotovoltaico da un mega-watt, tramite la costituzione di una società mista tra Energesco, aziende locali, amministrazione e cittadini. Un investimento di cir-ca cinque milioni e mezzo di eu-ro, i cui primi beneficiari saranno proprio i cittadini dei comuni della Basilicata: "Con il progetto A.M.I. – dice Marcello Trento, presidente di Ener - per la prima volta i cittadini non subiranno una scelta dell’amministrazione, saranno loro a decidere in prima persona. L’articolo 2333 del Co-dice Civile – sottolinea Trento – permette di costituire una S.P.A. attraverso un bando pubblico. Il promotore, in questo caso, sarà Energesco che si impegnerà a costruire la centrale fotovoltaica. Tutti i cittadini del Comune po-tranno comprare delle azioni, del valore massimo di 500 euro. So-no invitate a partecipare anche le aziende del territorio. Il Comune potrà acquistare delle quote, ri-manendo però socio minoritario. Tutti gli investitori otterranno un utile, quasi certo, di circa l’11 per cento". In cantiere, anche un nuovo pro-getto: Euro P.A., Euro Pubblica Amministrazione. <<È un mar-chio dedicato alle Pubbliche Am-ministrazioni che sostengono e attuano politiche di sviluppo so-stenibile – spiega Marcello Tren-to - Per ottenerlo bisogna perse-guire pochi ma fondamentali o-biettivi: risparmio energetico, autoproduzione di energia utiliz-zando fonti rinnovabili, turismo sostenibile, educazione e sensibi-lizzazione al rispetto dell’am-biente. L’energia è un bene di tutti e per tutti – continua il pre-

sidente di Ener – e dev’essere quanto più possibile gratuito per i cittadini>>. Tutti principi che Ener ha racchiuso in un unico concetto: la microgenerazione diffusa. Eu-ro.P.A. prevede progetti anche per le imprese e le aziende: capannoni industriali auto-liquidanti e pensi-line fotovoltaiche da 20 kilowatt. Energesco ha progettato un capan-none industriale che ha una coper-tura formata da una serie di pan-nelli solari fotovoltaici in grado di produrre sufficiente energia elettri-ca, che, una volta rivenduta, garan-tisce un reddito mensile in grado di auto-liquidare quasi completamen-te il costo dell’immobile. Per il turismo sostenibile un inno-vativo progetto: le biocase. <<Realizzate completamente in legno, non inquinano e producono una quantità di energia tale da es-sere autosufficienti. Le biocase – dice Giovanni Scorziello - possono essere utilizzate per villaggi turisti-ci, campeggi, ma possono diventa-re una vera e propria risorsa in caso di necessità>>. E purtroppo l’ultima tragedia italiana, il sisma d’Abruzzo, ci insegna che le emer-genze sono sempre alle porte. Le biocase potrebbero diventare luo-ghi di accoglienza, di riparo, in caso di calamità naturali. Niente tendopoli, o soluzioni provvisorie che creerebbero non pochi disagi a famiglie già duramente provate dall’aver perso la propria casa. <<Queste stesse abitazioni – con-clude Marcello Trento - potrebbero essere realizzate secondo le politi-che europee del social housing e messe a disposizioni di cittadini con redditi bassi, grazie agli affitti sociali>>.

& sociale

14 Maggio 2010

Progetto ENER

L’Aquila: DA ENER UNA NUOVA CASA PER LA FAMIGLIA DIONISI

Page 15: ENER magazine

Fotovoltaico da record Padova: iniziati i lavori per il tetto solare più grande del mondo

L’Interporto di Padova ospiterà la più grande istalla-zione fotovoltaica mai realizzata al mondo su una co-pertura. Un prima-to tutto italiano che oltre a ridurre le emissioni danno-se produrrà ener-gia pulita e permet-terà l’impiego di 4-50 addetti ai lavori

– La posa della prima ‘cella’ è stata completata e probabil-mente darà vita al più grande impianto fotovoltaico del mondo, che entrerà in funzio-ne per la fine dell’anno. I mo-duli, prodotti dalla SOLON s.p.a., andranno a rivestire i tetti dei fabbricati che, nel-l’Interporto di Padova, com-pongono il settore della logi-stica; una superficie di ben 250mila metri quadrati dove verranno istallati 67.500 mo-duli solari, disposti anche sulle pensiline dei parcheggi. Con una capacità complessi-va stimata in 15 MWp l’im-pianto permetterà di generare 17 milioni di kWh all’anno grazie ad un investimento che è stato stimato nella somma di 50 milioni di euro. L’energia pulita prodotta riu-scirà a coprire i bisogni di 50-00 famiglie creando 450 posti

di lavoro green che contribui-ranno a portare a termine uno dei progetti più ambiziosi nel settore fotovoltaico, permetten-do un risparmio di anidride car-bonica stimato in 9mila tonnel-late annue ed evitando il consu-mo di 3200 tonnellate di petro-lio. Ulteriore pregio per l’impianto da record è la ridottissima di-stanza che intercorre tra la sede della SOLON e gli stabilimenti che ospiteranno i moduli. Il tra-gitto minimo permetterà di ri-durre drasticamente le emissio-ni normalmente generato dal trasporto del materiale necessa-rio per la realizzazione del pro-getto dallo stabilimento all’Inter-porto.

Maggio 2010

& Città

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Page 16: ENER magazine

16 Maggio 2010

Page 17: ENER magazine

Maggio 2010

& storia

17

E lettricità direttamen-

te dal Sole. In alcuni

materiali esposti alla radia-

zione solare si determina un

moto di elettroni e quindi

una corrente elettrica. Uno

di questi è rappresentato da

sottili lastrine di silicio mol-

to puro e trattato in modo

particolare; quando i fotoni

(“particelle” di radiazione

elettromagnetica dotate di

energia proporzionale alla

lunghezza d’onda della ra-

diazione) colpiscono gli ato-

mi di silicio, si determina un

flusso di elettroni fra la fac-

cia della fotocella esposta al

Sole e quella sottostante:si

viene a creare una corrente

elettrica e una differenza di

potenziale che, con gli at-

tuali materiali, è di circa 0,5

volt.

Soltanto la parte infrarossa

della radiazione solare, con

lunghezza d’onda superiore

a 1 micrometro, è capace di

determinare una corrente e-

lettrica nelle fotocelle al sili-

cio e in questo modo si uti-

lizza però meno della metà

dell’energia della radiazione

solare totale. A causa di al-

tre perdite si recupera, come

elettricità, fra il 10 e il 15 %

della radiazione solare tota-

le. Le celle fotovoltaiche so-

no caratterizzate e vengono

commerciate sulla base del-

la “potenza di picco”, cioè

della potenza che sono in

grado di assicurare nel mez-

zogiorno di una giornata di

estate; in tali condizioni le

fotocelle sono in grado di

produrre 1 chilowattora in

un’ora; la potenza è minore

nelle altre stagioni. La po-

tenza di un chilowatt di pic-

co richiede una superficie di

fotocelle di circa 10 m2 e

consente di ottenere circa

1.000-1.300 chilowattora di

elettricità all’anno (circa 10-

0-130 chilowattora all’anno

per m2 di superficie delle

fotocelle). La produzione di

elettricità nelle celle foto-

voltaiche, che pure utilizza-

no sia la radiazione solare

diretta sia quella diffusa, è

intermittente; l’energia elet-

trica deve perciò essere ac-

cumulata in batterie di accu-

mulatori che la restituiscono

quando è richiesta e quando

le fotocelle non la produco-

no, per esempio di notte.

L’elettricità prodotta dal So-

le può essere accumulata u-

tilizzandola, a mano a mano

che si rende disponibile, per

scomporre l’acqua produ-

cendo l’idrogeno che è un

gas combustibile e può esse-

re immagazzinato in un ser-

batoio. Oppure l’elettricità

può essere usata per solleva-

re l’acqua in un bacino so-

praelevato; quando il Sole

non c‘è, l’acqua scende at-

traverso una turbina e resti-

tuisce gran parte dell’ener-

gia accumulata.

Come si vedrà più avanti,

un chilowattora di energia

può essere ricuperato ogni

volta che 3.600 metri cubi

di acqua superano un disli-

vello di 10metri. Con una

adatta sistemazione delle fo-

tocelle è possibile ottenere

corrente elettrica anche a 1-

50 volt; si tratta però di cor-

rente continua, differente

dalla corrente elettrica alter-

nata che arriva nelle nostre

case e nelle industrie: Poi-

ché la maggior parte dei di-

spositivi elettrici funzionano

a corrente alternata, occorre

progettare e costruire nuove

macchine e apparecchiature

in grado di funzionare con

l’elettricità, nella forma in

cui viene fornita dalle celle

fotovoltaiche solari. La stra-

da più semplice è comunque

ancora quella della carica di

batterie di accumulatori per

la quale, del resto, occorre

proprio corrente continua.

Il prezzo delle celle fotovol-

taiche, divenute commercia-

li nel 1954, è andato dimi-

nuendo continuamente a

mano a mano che aumenta-

va la diffusione. Nel 2004

tale prezzo si aggira intorno

a 5.000 euro per chilowatt

di picco, più o meno 500 eu-

ro per m2 di fotocelle capaci

di fornire, come si è detto,

da 100 a 130 chilowattora di

elettricità all’anno.

La storia dell'energia solare in Italia

Dott. Prof. Marcello Trento Presidente ENER

Il fuoco d’oro – Elettricità dal Sole

Page 18: ENER magazine

& ricordi

18 Maggio 2010

Nel 1960 fu presentata alla Fiera

di Roma la prima automobile do-

tata, sul tetto, di un paio di metri

quadrati di fotocelle in grado di

ricaricare, con l’energia solare, le

batterie del motore elettrico. Era

la breve stagione di Kennedy in

America, gli anni in cui si sperava

nella diffusione di una scienza e

tecnologia al servizio delle neces-

sità umane; appena sei anni prima

erano state inventate le fotocelle

solari a base di silicio, capaci di

trasformare la radiazione solare

direttamente in elettricità.

Da un secolo si sapeva che in cer-

ti materiali, come il selenio, illu-

minati dal Sole, si genera una cor-

rente elettrica, ma il grande balzo

avanti si ebbe quando tre scien-

ziati dei laboratori della società

telefonica Bell scoprirono che il

silicio si prestava a preparare fo-

tocelle molto più efficienti: nel

1957 erano già in commercio cel-

le fotovoltaiche capaci di trasfor-

mare in elettricità il 15 % dell’e-

nergia della radiazione solare. Il

satellite artificiale Vanguard I nel

1958 fu il primo a utilizzare le

fotocelle a silicio per ottenete l’e-

lettricità per le proprie apparec-

chiature.

Sarebbe stato possibile usare l’e-

lettricità solare per muovere auto-

mobili, battelli, aeroplani, come

sembrava promettere l’automobile

esposta a Roma? Nel corso di ol-

tre quarant’anni il prezzo delle

fotocelle al silicio è diminuito di

oltre dieci volte; le celle fotovol-

taiche solari sono utilizzate nor-

malmente non solo sui satelliti

artificiali, ma in innumerevoli ap-

plicazioni terrestri; per fornire e-

lettricità per telefoni e telecomu-

nicazioni in zone isolate, fino ai

pannelli stesi sul tetto delle case,

in grado di fornire elettricità per

le necessità degli abitanti e addi-

rittura in eccesso da vendere alle

società elettriche.

Le applicazioni nel campo dei tra-

sporti sono più difficili perché un

veicolo deve potersi muovere an-

che usando l’intensità del Sole è

bassa e il cielo è coperto o quando

piove; inoltre i mezzi di trasporto

attuali sono stati progettati per

essere alimentati con motori mol-

to potenti, sempre più potenti a

mano a mano che diminuiva il

prezzo del petrolio. Nonostante

tali difficoltà il 7 luglio 1981 il

primo aeroplano interamente fun-

zionante con energia solare ha at-

traversato il canale della Manica,

da Parigi in Francia a Cantebury

in Inghilterra, 240 chilometri a

4000 metri di altezza. Fu la prova

che si poteva volare con l’energia

del Sole!

Oggi è in costruzione un aereo

che l’anno venturo compirà il giro

del mondo alimentato con l’elet-

tricità fornita dalla radiazione so-

lare. Il progettista è Bertrand Pic-

card, nipote di August Piccard che

nel 1931 aveva stabilito il primato

di altezza (16.000 metri) a bordo

di un pallone, e figlio di Jacques

Piccard che nel 1954 aveva stabi-

lito, con il batiscafo “Trieste”, di

costruzione italiana, il primato di

profondità a 11.000 metri nella

fossa delle Marianne, nel Pacifi-

co. L’aereo di Bertrand Piccard è

ad eliche, azionate da motori elet-

trici alimentati da 240 metri qua-

drati di celle fotovoltaiche e potrà

volare a 11.000 metri di altezza e

a 120 chilometri all’ora. Altret-

tanto importanti sono i progressi

nel campo delle automobili solari;

non solo ci sono molti prototipi,

ma alcuni modelli hanno affronta-

to delle gare di velocità interna-

zionali. La prima “millemiglia”

solare mondiale è stata corsa nel

1983 in Australia; dal 1987 ogni

tre anni si corre la gara per auto

solari suun percorso di 1600 mi-

glia (circa 2500 chilometri) da

Darwin, all’estremo nord, a Sid-

ney, all’estremo sud del continen-

te australiano; l’ottava edizione

sarà corsa nel prossimo settembre.

Nel frattempo anche gli americani

si sono lanciati nella sfida e nel

2001 si è svolta la prima corsa fra

automobili solari. La terza corsa

interamericana, da Austin, nel Te-

xas, nel sud degli Stati uniti, a

Calgary, nello stato canadese di Al-

berta: questa volta 2500 miglia (quasi

4000 chilometri), si è conclusa il 27

luglio 2005, con la vittoria dell’auto-

mobile solare dell’Università del Mi-

chigan (54 ore nette), seguita da quel-

la dell’Università del Minnesota, a 11

minuti.

Viaggiare con il Sole

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Maggio 2010

& ……...

19

Rifiuti, dalla Corte Ue condanna per l'emergenza in Campania

Per il caso dei rifiuti in Campania, com'era facil-mente pronosticabile, dopo il deferimento di Bruxelles, è arrivata per l'Italia la con-danna della Corte di giusti-zia europea del Lussembur-go. I giudici hanno messo oggi un punto fermo in una vicenda finita sui tavoli della Commissione europea nel 2007, quando le immagini shock delle montagne dei rifiuti per strada, rilanciate dalle televisioni di mezzo mondo, indussero l'esecutivo Ue ad avviare una procedura d'infrazione per quella che, senza mezzi termini, venne definita "la cronica crisi dei rifiuti a Napoli e nel resto della regione". A tre anni di distanza, dopo il deferimento alla Corte del luglio 2008, i giudici hanno pronunciato una sentenza altrettanto dura, dando ra-gione alla Commissione: l'Italia "non ha adottato tutte le misure necessarie allo smaltimento dei rifiuti nella regione Campania" e questa situazione "ha messo in peri-colo la salute umana e recato pregiudizio all'ambiente". L'Italia è quindi venuta me-no agli obblighi che le in-combono dalla direttiva co-munitaria sui rifiuti. "Né l'opposizione della po-polazione, né gli inadempi-menti contrattuali e neppure l'esistenza di attività crimi-nali costituiscono casi di forza maggiore che possono giustificare la violazione degli obblighi derivanti dalla direttiva e la mancata realiz-zazione effettiva e nei tempi previsti degli impianti", han-no sottolineato i giudici pun-tando il dito contro "un defi-cit strutturale di impianti, cui non è stato possibile rimediare".

La palla passa ora di nuovo all'eurogoverno, mentre re-stano congelati i fondi co-munitari destinati al settore dei rifiuti in Campania, un blocco partito dopo l'avvio della procedura d'infrazione. In ballo ci sono circa 500 milioni di euro, secondo i calcoli della stessa regione. Ed anche su questo pende un procedimento giudiziario, in seguito ad un ricorso dell'I-talia. Dopo il pronunciamento odierno dei giudici del Lus-semburgo, la procedura pre-vede che "la Commissione scriva allo Stato membro invitandolo ad inviare un piano su come intenda dare seguito alla sentenza della Corte", ha spiegato all'Ansa Pia Bucella, direttrice alla dg Ambiente della Commis-sione, ribadendo "tutto l'in-teresse di Bruxelles ad un ritorno della situazione alla normalità". L'Italia avrebbe comunque 24 mesi di tempo per con-formarsi a quanto previsto dalla sentenza Ue di oggi, almeno stando alle indica-zioni dettate dalla Commis-sione in una comunicazione di alcuni anni fa. Ma, secon-do il sottosegretario e capo del Dipartimento della Pro-tezione civile, Guido Berto-laso, "tutto quello per cui l'Italia è stata condannata, è stato già risolto". Per il se-gretario del Pd Pierluigi Bersani, invece, quello della Corte Ue è un ammonimento valido per tutti su un proble-ma che l'Italia non ha ancora risolto. A fine 2007, ricordano fonti comunitarie, fu realizzato un piano di gestione, poi sono state introdotte novità, disca-riche sono state decise con decreti di emergenza. Ma il

piano rivisto e modificato non è mai stato notificato a Bruxelles, precisano le fonti. Per offrire all'esecutivo co-munitario "la prova certa che il governo italiano, so-stituitosi al governo regiona-le attraverso la struttura commissariale, ha già pronte le risposte per sbloccare le risorse, ho programmato una missione per la fine di apri-le", ha riferito Erminia Maz-zoni, presidente della Com-

Per i giudici europei l'Italia «non ha adottato tutte le misure necessarie allo smal-timento dei rifiuti nella regione Campania» e questa situazione «ha messo in peri-colo la salute umana e recato pregiudizio all'ambiente»

missione petizioni al Parla-mento europeo. Per il presidente della Cam-pania Antonio Bassolino, "sono stati indubbiamente fatti dei passi avanti. E nella situazione attuale ci sono tutte le condizioni perché possano essere sbloccate le risorse da mettere a disposi-zione del piano di risana-mento in corso".

Page 20: ENER magazine

& Economia

20 Maggio 2010

L'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato ieri una risoluzione che ricono-sce che il surriscaldamento globale può costituire una mi-naccia alla sicurezza interna-zionale e in cui si chiede alle a g e n z i e d e l l ' O n u d i "intensificare gli sforzi" per combattere l'effetto serra. Il testo, promosso anche dall'Ita-lia e approvato all'unanimità dai 192 Paesi dell'Onu, con-sente l'attivazione di tutti gli organi dell'Onu, compreso il Consiglio di Sicurezza, per stu-diare e rispondere alle minacce alla sicurezza che vengono dai cambiamenti climatici. La risoluzione chiede al segre-tario generale Ban Ki-moon, di preparare un rapporto sul cam-biamento climatico e sulle pos-sibili conseguenze a livello di sicurezza. Il documento verrà presentato e discusso dalla stessa assemblea. I paesi del-l'Assemblea Generale si sono detti oggi "profondamente pre-occupati per gli impatti avversi del cambiamento climatico, in particolare per l'innalzamento del livello del mare" che mi-

naccia le isole del Pacifico, che si sono battute a lungo per l'ap-provazione del testo e che sono le prime vittime del progressi-vo innalzamento delle acque. Secondo un recente studio del-l'Organizzazione Internaziona-le sulla Migrazione (OIM), sa-ranno 200 milioni nel 2050 i 'profughi del clima' - questa la definizione utilizzata in un ar-ticolo pubblicato nei giorni scorsi dal New York Times - costretti a lasciare i luoghi d'o-rigine per gli effetti dei cam-biamenti climatici. Un flusso migratorio che rischia di avere ripercussioni anche sulla pace e la sicurezza internazionale. L'Italia è da tempo impegnata in questo settore e proprio la Rappresentanza Permanente italiana all'Onu, il 12 maggio aveva organizzato al Palazzo di Vetro un seminario dedicato al tema della cooperazione am-bientale con i piccoli stati insu-lari del Pacifico, al quale ha partecipato il ministro del-l'Ambiente Stefania Prestigia-como.

L’INCONTRO. In vista del G8 dell' Aquila, dove la lotta ai cambiamenti climatici sarà uno degli argomenti principali della riunione, il ministro del-l'Ambiente, Stefania Prestigia-como, è ottimista e parla di «giornata proficua» al termine del secondo appuntamento del Major economies Forum (Mef) su energia e clima, dove prende forma una "mappatura" mondiale della situazione e si avanza verso un “Fondo mondiale verde”. «C'è stata convergenza su molti punti - ha detto la Presti-giacomo al termine della se-conda giornata di lavori a Pa-rigi del Major Economies Fo-rum - c'è fiducia di poter con-cludere un accordo politico al G8 dell'Aquila dove i cambia-menti climatici sono all'ordine del giorno». LE PROSPETTIVE. Lo stesso ministro ha puntualiz-zato che l'Aquila «non conclu-de il negoziato, che continuerà con una riunione a settembre all'Onu voluta dal segretario generale Ban Ki-moon. Pro-prio lui - ha aggiunto - mi ha detto di confidare nel pragma-tismo del presidente Berlusco-ni per il G8 ed ha auspicato che lì l'accordo globale sul clima possa decollare. In caso contrario, tornerà il pessimi-

smo». LA MAPPATURA. Uno dei passi avanti compiuti a Parigi è quello della "mappatura" dei progressi compiuti fin qui dai singoli Stati. Secondo la Presti-giacomo si tratta «di uno stru-mento di lavoro che ci consenta di avere nero su bianco le cifre di quello che i vari Paesi hanno messo in campo. Sono i numeri sul tavolo che ci servono anche per convincere i paesi emergenti ad unirsi ad un accordo globa-le». IL FONDO MONDIALE VERDE. Nella riunione di Pari-gi si sono registrati passi avanti su tutti i punti, soprattutto bioe-nergie, fonti rinnovabili, reti e-

L'Onu: «Sicurezza

minacciata dal clima»

L'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha ap-provato ieri una risoluzione che riconosce che il surriscaldamento globale può costituire una mi-naccia alla sicurezza internazionale e in cui si chiede alle agenzie dell'Onu di "intensificare gli sforzi" per combattere l'effetto serra lettriche intelligenti, il Ccs

(tecnologia per la cattura e lo stoccaggio della Co2). Il mini-stro dell'Ecologia francese, Je-an-Louis Borloo, chiudendo la seconda riunione del Mef dopo quella del 28 aprile a Washin-gton, ha sottolineato i passi avanti che si sono fatti verso la creazione di “un Fondo mon-diale verde" che permetterebbe di finanziare la lotta contro il riscaldamento dell'ambiente. Proprio sul tema dei finanzia-menti, Prestigiacomo ha detto che «ci sono state convergenze importanti perché i contributi non siano solo nazionali ma anche internazionali» e che «si devono mobilitare i capitali privati sulle nuove tecnolo-gie».

Clima, saranno mappati i progressi degli Stati

Il Major economies forum lancia uno strumento per registrare i progressi degli Stati e un fondo per finanziare la lotta contro il riscaldamento climatico. Prestigia-como ottimista: «Giornata proficua per un accordo politico al G8 dell’Aquila»

Stefania Prestigiacomo - Ministro dell’Ambiente

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Voto atomico

& natura

22 Maggio 2010

Aspiranti governatori a confronto su nucleare, consumo di suolo e mobilità. Inchiesta sui prodotti tipici preparati con ingredienti d’importazione. E un dossier su donne e ambientalismo.

C’è chi lo boccia, chi lo sostiene e chi lo vorrebbe nella regione accanto. La Nuova Ecologia di marzo ha raccolto il pensiero de-gli aspiranti governatori in lista alle prossime elezioni regionali sul ritorno del nucleare in Italia. La maggior parte di loro ha di-chiarato in campagna elettorale la propria contrarietà ad ospitare una centrale atomica nella pro-pria regione. Alcuni però, sia di destra che di sinistra, in linea di principio non si sono dichiarati ostili. Accettano perciò l’idea che i reattori, voluti dal governo, si possano costruire da qualche parte, in Italia, purché non deb-bano rispondere ai propri eletto-ri. Ma quello di fine marzo sarà un voto importante anche sotto altri aspetti. Nell’inchiesta di Nuova Ecologia infatti i futuri governatori rispondono su mobi-lità sostenibile, consumo di suo-lo, sostegno alle rinnovabili. Per aiutare i lettori a scegliere sulla base delle politiche ambientali chi dovrà governare dal mese prossimo i territori. L’inchiesta di questo mese è de-dicata invece alla filiera dei pro-dotti alimentari italiani: davvero tutti quelli realizzati in Italia contengono materie prime pro-venienti dal territorio nazionale? Molti infatti, racconta il mensile di Legambiente, contengono derrate importate o con un mix d’ingredienti italiani e d’impor-tazione che finiscono dentro

prodotti riconosciuti come made in Italy. La beffa sta nel fatto che non è un illeci-to o una frode, tranne nei ca-si in cui queste materie pri-me sono utilizzate nelle pro-duzione Dop e Igp. Si tratta di un problema che interessa soprattutto prodotti trasfor-mati la cui identità italiana ha una particolare valenza sul piano commerciale, sen-za considerare che spesso è proprio il consumatore ad essere ignaro della situazio-ne perché le miscele non vengono indicate sul mar-chio di produzione. E ancora: un dossier intito-lato “Il filo d’Arianna” sul rapporto fra donne ed ecolo-gia che riporta parte degli interventi di un’assemblea che si tenuta alcune settima-ne fa in Legambiente, un servizio su come organizza-re un matrimonio “verde” in piena regola, un’incursione nella mostra Green Life che presenta in queste settimane a Milano il meglio dell’ar-chitettura sostenibile. Infine, una carrellata con le dieci imprese più innovative del Sud, dalle quali può arrivare una risposta sul piano della green economy per il rilan-cio del nostro meridione.

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Per chi ama Terzani, cono-scere la moglie Angela Staude e sape-re qualcosa di più sulla “meravigliosa” compagna di vita che così descrive in tanti suoi libri ed in-terviste, è un desiderio realizzato. Per-ché accanto a un grande uomo, gior-nalista e scrittore come Tiziano, per 47 anni c’è stata sempre lei. Da quan-do l’affascinante figlia di artisti tede-schi cresciuta tra Amburgo e Firenze aveva 18 anni. Si innamorarono dopo il liceo e non si lasciarono più, sem-pre assieme in giro per il mondo. È la puntuale conferma del famoso adagio “dietro un grande uomo” c’è – molto spesso - una “grande donna”.

In ogni parola e gesto di Angela - semplici ed amichevoli co-me il raffinato thé cinese con cui apre le porte dei suoi ricordi – trapela una innata classe ed eleganza, oltre ad una vasta cultura. Affettuosa e gentile, con il suo leggero accento tedesco arricchito da volate toscane, comincia a descrivere i tempi d’oro del giorna-lismo, quando Tiziano, corrisponden-te per il settimanale “Der Spiegel”, girava l’Asia per raccontare le dure cronache dal Vietnam, dalla Cambo-gia, dalla Russia. E ogni volta che la famiglia si trasferiva in un altro paese “il giornale gli dava sei mesi di tempo per orientarsi, studiare, capire, altri-menti la qualità del lavoro ne avrebbe risentito”. Eppure anche una figura del suo spessore, per vedere ricono-sciuto il suo talento, dovette rivolgersi all’estero, scrivere in inglese, in una lingua non sua. Con l’accrescersi del-la fama le grandi testate italiane lo chiamarono come collaboratore, ma non gli fecero mai una proposta seria di lavoro, e questo, rivela oggi la mo-glie, “lo amareggiò molto”: “Forse perché era una persona libera, pensa-va di testa sua, non accettava i com-promessi e non frequentava i salotti, che è un modo per controllare i gior-nalisti. Tiziano era fuori da questi gi-ri”.

Ecco perché, ad un certo punto, dopo essersi fatto apprezzare per le sue corrispondenze dall’Asia ed i suoi primi libri (“La porta proibita”, “In Asia”, “Buonanotte signor Le-nin”, ecc.) il giornalismo lo stancò: “Quando cominciarono a chiedergli articoli su come gli indiani seppelliva-no i cani o sul boom dell’informatica a Bangalore si scoraggiò molto. Era già finito il periodo migliore di ‘Der Spiegel’”.

Nei suoi ultimi libri (“Un indovino mi disse”, “Lettere contro la guerra”, “Un altro giro di giostra”, “La fine è il mio inizio”, scritto con il figlio Folco) Tiziano diede il meglio di sé, affrontando in maniera totale e personale temi difficili come il rap-porto con il divino, la guerra e la pa-ce, la malattia, le medicine alternati-ve, la morte, il senso dell’esistenza.

Tiziano non credeva vera-mente nelle profezie degli indovini o in un Dio dalle sembianze umane: “alla fine condivise la visione degli induisti – spiega Angela -, secondo i quali esiste un grande spirito dal qua-le usciamo e rientriamo, ma senza identità”. Perciò uno dei suoi più grandi messaggi, scoperto mettendo in gioco tutto sé stesso, era profondo e semplice al tempo stesso: “Abbiamo una sola vita, è un tempo breve, e dobbiamo viverla pienamente e nel miglior modo possibile”.

A 66 anni seppe di aver a-vuto una vita felice e di poter morire in pace, nella bellezza, circondato dal-l’affetto dei suoi cari in terra toscana, all’Orsigna. Oggi Angela, nonna or-gogliosa di quattro nipoti e ancora viaggiatrice per il mondo, supera il dolore e la mancanza continuando a portare tra la gente i messaggi di Ti-ziano, insieme a ciò che hanno sco-perto e condiviso insieme. Scrittrice di diari perspicaci e accurati sui loro anni in Cina e Giappone (ha pubblica-to con Longanesi “Giorni cinesi” e “Giorni giapponesi”) e curatrice della raccolta postuma di scritti di Terzani sulla Cambogia “Fantasmi”, in questo lungo colloquio si svela un po’ di più. Confidando di voler scrivere un libro che racconti proprio della loro vita insieme. “Vivi una vita in cui ti riconosci”, diceva Tiziano. Angela si è ricono-sciuta nella sua? Completamente, ma non solo per me-rito mio. Tiziano mi ha portato con sé a fare una vita che via via si inventava lui. Per lui non esistevano alternative. Io invece avrei potuto viverne anche altre, se mi fossi innamorata di un poeta o di un musicista… Per me le vite possibili erano varie. Per lui no. Forse la parte pubblica l’ha inven-tata Tiziano, ma la vostra vita l’a-vete inventata insieme. Avevamo gli stessi gusti, ci piacevano gli stessi modi di viaggiare, di arreda-re una casa, davamo importanza – o nessuna importanza – alle stesse cose. Condividevamo gli stessi valori. E senza Angela che lo seguiva non sarebbe stato lo stesso... Sarebbe stato diverso. Tiziano, come tutti gli uomini e soprattutto quelli di grandi ideali, aveva un animo fragile che andava protetto. Quando il mondo lo incantava o lo faceva disperare ave-va bisogno della famiglia. Era il suo rifugio. Per seguirlo ha però rinunciato alle rivalse tipiche delle coppie: “Oggi tocca a te, domani a me”. Che senso hanno? La vita non segue una logica binaria.

Le è pesato? Per niente. Mi sono occupata della mia famiglia, questo piace a una don-na. Ho viaggiato con Tiziano, e ho viaggiato da sola, a modo mio. Ma quando negli ultimi anni ero molto stanca e lui mi diceva, «Ora vai un po' tu a riposarti nell'Himalaya. Vedessi com'è bello, c'è una leopardo che gira di notte…», non era quello che volevo fare! In questo lui quasi non mi ha capito. La vita con Tiziano era anche un po’ difficile? La vita con chiunque lo è. Con Tizia-no era difficile non perdere il senso di sé, del proprio valore. Perché lui era bravo in tutto. Non c’era una cosa in cui io fossi stata più brava. Nemmeno nel far da mangiare. E pensare che veniva da una famiglia operaia che non possedeva nemmeno un libro. Ha fatto un salto incredibile fino a inten-dersi di tutto. In Asia ha collezionato molte antichità senza sbagliarne una. Aveva un gran senso della qualità, dello stile. Aveva una enorme facilità con le lingue, una grande memoria. Era intrattenente, caloroso, interessan-te. Non è facilissimo stare accanto a un uomo così. Era di grande presenza, bastava che entrasse in un negozio, in un ristorante o in un albergo e tutti si chiedevano chi fosse. Mi dicevano, “Suo marito è meraviglioso”. Ed io: “Lo so!” Era gelosa? Non mi ha dato tante occasioni di es-serlo. E’ stato davvero molto attento. Non voleva mettere in pericolo quella che era una sua certezza. Sicuramente gli piacevano le donne, ma non mi ha dato mai occasione di dire: “Qui c’è un’altra più importante di me”. Non avrei retto. Stare con un uomo così, se poi cedeva anche alle donne...!(ride) Anche perché era un bellissimo uo-mo. Sì, era veramente un bellissimo uomo. Però si lamentava quando alcuni suoi colleghi, decisamente meno belli, ricevevano telefonate, lettere clande-stine. Si chiedeva: “Perché le donne non scrivono anche a me?” (altra ri-sata) Forse perché il suo cuore non era disponibile e le donne lo sentivano. La sua ricerca era un'altra. Era votato soprattutto a quella. Ma lei non sentiva il bisogno di uno spazio suo, di una “stanza tutta per sé”? L'ho sempre avuta. Eravamo molto giovani, sui 22, 23 anni quando uscì il libro di Virginia Wolf, «Una stanza tutta per sé». Tiziano capì immediata-mente che quella era una necessità per me e in ogni nostra camera da letto c'è

sempre stato un tavolo solo per me. Quello era il mio posto, la mia tana. Angela è ovunque nei libri di Tizia-no. Angela è una “donna meravi-gliosa”, ripeteva spesso. Non è facile che un uomo si esponga così. E’ vero. Aveva coraggio anche nel dire queste cose insolite. In verità non si confidava quasi con nessuno, non raccontava molto di sé. Parlava so-prattutto di fatti, di idee, dei problemi del mondo. La maggior parte dei suoi amici non sapeva se era malato, se era depresso. Non si faceva guardare nel-l'anima. Eppure ogni tanto esordiva con ve-re e proprie dichiarazioni d’amore nei suoi confronti, sia nei libri, sia nelle interviste filmate. Era una persona molto complessa. Con queste affermazioni voleva fare un punto, far capire che bisogna limi-tarsi, non disperdersi, accontentarsi. Erano anche messaggi a me, forse, come improvvisi mazzi di fiori. È soddisfatta di come è andata la sua realizzazione professionale? Sente di aver conciliato bene il lavo-ro con la cura della famiglia? Di non aver rinunciato a niente? Non ho rinunciato a niente, perché non avevo una vocazione precisa. Se avessi avuto la voce della Callas non avrei potuto vivere senza cantare. Ma non era il mio caso. Qual è il metodo di scrittura di An-gela? Come nascono i suoi diari? Guardo, ascolto e cerco di ricordare. Poi scrivo a mano, seduta a un tavolo, su un divano o una panchina fuori. Il diario mi ha aiutato a riflettere, a met-tere ordine nei miei sentimenti. Per-ché a volte era difficile vivere in Asia senza le amicizie vecchie e salde. E perché ad avere accanto un uomo così particolare rischiavo di sentirmi “niente” o “poco”. Nelle situazioni pubbliche, ufficiali, mondane parlava soprattutto lui, io ascoltavo, mi tenevo in disparte. Questo le pesava? Un po'. Ma quando parlavamo insie-me – e abbiamo chiacchierato tanto – eravamo alla pari. Anche quando viaggiavamo, lo incuriosiva e diverti-va quel che notavo io. C'era questa complicità, anche intellettuale. Le femministe più incallite sarebbe-ro scandalizzate di molte sue paro-le... E lo sono state. Negli anni ’70 comin-ciavano ad arrivare in Asia donne fo-

Intervista ad Angela Staude Terzani

Maggio 2010

& il personaggio

23

tografe, giornaliste. Mi dicevano: “E tu cosa fai, la massaia?” Molte mi consi-deravano una vittima al seguito di un uomo. Non capivano che nessun uomo vivrebbe con una vittima, che nessun rapporto dura, con la migliore delle volontà, se è impari, se non c'è recipro-cità. Ha incontrato donne in carriera così perfide? Non tante, ma alcune erano molto cat-tive. Gelose forse. Mi consigliavano di fare dei corsi o di vendere la bianche-ria cinese. A Pechino c’era una corri-spondente di “Le Monde”, che mi chiamava “ma petite Angela”. Mia pic-cola Angela? Ma io avevo 45 anni! Poi un giorno uscì in Italia il mio primo libro e lei rimase malissimo e non mi parlò più. Quando Tiziano era in viaggio per lavoro non vi vedevate per lungo tempo. Era preoccupata? Sentirsi era impossibile. A volte non avevo notizie per settimane. Ma ero giovane, con i nervi saldi. E soprattutto sentivo forte che ognuno ha un proprio destino e che non cambi quello di tuo marito anche se lo leghi al letto. Que-sto mi ha aiutato a mantenere la calma, altrimenti saremmo impazziti entram-bi. E quando cedeva la mia certezza, ecco che arrivava un suo telegramma a rassicurarmi. È stato faticoso far crescere i figli in giro per l’Asia? Non più difficile che in Italia. Quando siamo partiti erano molto piccoli e so-no andati all'asilo a Singapore. Lì han-no imparato l’inglese. Poi, col tempo si fanno delle amicizie, ci si aiuta tra stranieri nelle piccole cose pratiche, quotidiane. Era divertente inventarsi una nuova vita. So che per molte don-ne invece è stato un sacrificio vivere in una città dove non esistevano l’olio, gli spaghetti, il salame, si mangiavano solo cibi cinesi o inglesi. Avevano no-stalgia di casa. Io non avrei preferito restare a Firenze vicino a mia madre. Non era lei che avevo sposato! Si spo-sa un uomo per vivere con lui. Avevate dunque lo stesso spirito d’-avventura. Sì. Questo desiderio di andare lontano era già nella mia famiglia. Mio padre era nato a Haiti, mio nonno era un ro-mantico tedesco che aveva cercato l'avventura nei tropici. Mia nonna era già nata a Haiti, era di origini francesi. E vari parenti di mia madre vivevano a Shanghai un secolo fa, ai tempi della colonizzazione della Cina.

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