Top Banner
88

Eclissi catalogo edoardo pisano

Jul 21, 2016

Download

Documents

Fonte Bertusi

Eclissi la forma dell'ombra
Welcome message from author
This document is posted to help you gain knowledge. Please leave a comment to let me know what you think about it! Share it to your friends and learn new things together.
Transcript
Page 1: Eclissi catalogo edoardo pisano
Page 2: Eclissi catalogo edoardo pisano
Page 3: Eclissi catalogo edoardo pisano

(

Page 4: Eclissi catalogo edoardo pisano
Page 5: Eclissi catalogo edoardo pisano

Questa mostra è il risultato di un progetto nel quale l’om-bra risulta il movente della rappresentazione. L’ombra è cioè non solo partecipe ma parte integrante di un’inquietu-dine che allude alla faccia oscura della luna e all’altro lato della personalità. Facendosi portavoce delle innumerevoli connessioni con l’universo letterario che di questo tema si è profondamente nutrito da sempre, l’Ombra qui indagata è da intendersi come oscuro ed enigmatico mistero di un’identità che è sempre meno defi nibile e certa.

In questa veste, le opere di Edoardo Pisano e il suo progetto multidisciplinare di musica, letteratura e arte visiva tentano di verifi care come e quanto l’antico tema continui a riproporsi anche nella contemporaneità. Dall’antico Egitto fi no al Ro-manticismo e da qui alle leggende popolari, infatti, chi non riesce a colloquiare con la propria ombra è destinato alla morte, così come chi la vende, la oltraggia o non la rispetta. Non si prescinde dall’ombra come parte segreta e dimen-sione tenebrosa di persone e oggetti, perché ogni ombra è portatrice e prova innegabile di un incantesimo in atto. Le opere di Edoardo Pisano in questo senso mettono in movi-mento una contemplazione che sospende il giudizio e allude proprio all’incantesimo di ciò che non ha luogo.

Offuscare, velare e ottenebrare sono i termini più idonei per descrivere le sue opere, anche alla luce del fatto che trami-te queste azioni l’artista manifesta il bisogno di denuncia-re l’inaccettabile impotenza umana tentando una parallela azione di scongiuro nei confronti di una visione impedita e limitata qual è quella di chi non si accorge dell’ombra. I suoi oggetti invece, coinvolgono l’osservatore nella dimensione della semplicità, anche quando di fronte ad alcune opere più complesse si ha la sensazione di trovarsi davanti ad un orga-nismo. L’oggetto applicato, i ferri, il legno o i pigmenti, sono forti della loro essenzialità e ogni intervento richiama su di sé la storia dell’uomo che dialoga con la materia e s’interroga sull’ammissione di un al di là in cui caricare di fascino l’ombra

e da cui trarre benefi cio. La concretezza del non-dove invece diventa il livello superiore da attraversare ed è per questo motivo che gli oggetti proposti sembrano sempre in attesa. Attesa dello sguardo, della luce e dell’ineluttabilità dell’ombra. Una luce che (come già ampiamente sviluppata da Er-nest Gombrich), proprio perché si avvale della sospensione e della rifl essione è in grado di dilatarsi e dilatare il tem-po della visione fi no alle soglie dell’ombra. Attraverso una tecnica affi data a elementi ritagliati, applicati sul suppor-to, montati sulla tela, quindi rivestiti e dipinti, il gioco degli aggetti e degli spessori crea la rilevanza plastica e tangi-bile, di questo codice che può staccarsi dai piani di fon-do grazie alle linee d’ombra che ne defi niscono i profi li. In questo modo, il mondo incorporeo di ciò che non vediamo più si condensa intorno alla tenebra allo scopo di fare quel sa: ammaliare, vagheggiare situazioni prive di controllo e confondere l’intelletto tramite la seduzione degli occhi. Si tratta di un’ombra da intendere come la prova tangibile della nostra apparenza e insieme della nostra esistenza. In un mondo siffatto, tutto è riconoscibile eppure diverso. Gli elementi vengono disposti secondo un rituale che si deve ricostruire secondo la logica della fascinazione. Qui Pisano, al fi ne di vincere il limite fi sico della pittura, superandone la spazialità illusoria e simbolica, sceglie la via del compro-messo con la tridimensionalità del rilievo. Ed è proprio qui, che si inserisce, la sua personale e per certi versi “eretica” interpretazione del problema dell’oggettualità pura del qua-dro che rimane e si conferma tale. Nonostante le sue parti appena aggettanti sul piano di fondo, la sua tradizionale bidi-mensionalità rimane inalterata.

Negli anni, egli ha elaborato una cifra stilistica informale capace di giocare con il disegno, poi trasfi gurato in formule astratte, per creare, in stesura materica libera, suggestioni di trasparenze, fl uire di elementi liquidi che, come ne “Il va-scello fantasma” e ancor di più in lavori tipo l’ “Odissea”, si trasformano in luci abissali e velature. Presagio di rivelazio-

La faccia oscura della lunadi Matilde Puleo

Page 6: Eclissi catalogo edoardo pisano

ni, in un’imminente scoperta del reale. L’artista è intervenuto anche sui formati dei supporti, prima rompendone l’ordinaria ortogonalità e poi giocando con la continuità delle superfi ci. Sono nate così una serie di opere tracciate da faglie profonde che dividono tele e tavole con una drammatica interruzione della superfi cie pittorica e delle forme che la percorrono. Per chi si è consacrato alla pittura senza possibilità di uscirne, anche la stagione della cosiddetta maturità rappresenta un continuo mettersi alla prova della materia, un lento disporsi verso le apparizioni del colore dove la memoria del passato si congiunge al desiderio. Desiderio di far pittura al di sopra di ogni garanzia, voglia di attingere alle fonti del paesaggio ultimo possibile (prima della minaccia distruttiva dell’uomo), lento cammino verso le sue verità incolmabili, evocazione di sensi nascosti in ogni minimo segno. Una mostra che voglia indagare su questo affascinante tema, non può non essere aperta allo scambio e alla contaminazione tra micro spazi di letteratura e musica, concepite e realizzate ad hoc da parte di performer eclettici della scena alternativa/elettronica napo-letana e non. Qui il nulla dell’ombra diventa parte integrante dell’opera di musicisti e scrittori ed è in grado sia di evocare che di tradire. La parola dell’ombra infatti è una sostanza di altra natura che ben presto, diventa evanescente, rarefatta e sottile al punto da indurci a credere che si tratti di apparen-za. Un’ombra nel suono che questi performer impegnati nel sound design, cercano di tradurre in un messaggio ritraduci-bile dall’informatica musicale.

La mostra a questo punto si dota di ulteriori spazi e in questi interstizi lo spettatore è invitato a sfogliare, leggere, osserva-re, ascoltare e riconoscere le potenzialità espressive dell’om-bra. Sia in ambito verbale che non verbale, essa diventa pre-senza e insieme assenza e quindi deposito di metafore che hanno a che fare con un passato che eternamente riconfl ui-sce e rende presente ciò che ha perduto. Esattamente come accade in opere come “Tanatos”, dove

l’artista sollecita un’ulteriore decifrazione dei segni che im-magina inghiottiti nella superfi cie. Nel rosso mattone prende corpo un’ombra consistente che allude a una fi gura ovattata d’oscurità, avvolta nel mistero dei bagliori circostanti. Mentre il rosso si attenua, si avverte che la fi gura davanti al muro è un intrico di segni ora reali e applicati, ora graffi ati nel corpo quadrato del legno centrale, memoria di una materia estrat-ta dalle profondità, in procinto di ritrovare ogni sua connota-zione. Del resto, per Pisano le immagini sono quasi sempre impronte che si fondono tra legni, metalli, aloni di fuoco dai profi li sfumati, ed atmosfere dai contorni incerti che riman-dano ad alfabeti primordiali senza tempo. Quelle che occupa-no gli angoli di una tela intitolata “De rerum natura” sono aliti ardenti nel fl usso instabile della luce, s’intravvedono bagliori, come in “Reperti in fondo al mare”, tocchi di blu giallo e nero, e altri umori sospesi nello spazio, miraggi di luoghi fi ssati prima che si dissolvano nell’ombra. Servirsi dell’impronta si-gnifi ca mostrare l’identità che ha smarrito il corpo e lascia il simulacro di se stessa, il valore dell’assenza è una presenza che si assottiglia in vari modi: la nervatura di una foglia dise-gnata realisticamente, la trama di una conchiglia applicata, la fi sionomia di una maschera, le linee di un chiavistello di-pinto o vero poco importa.

Per Pisano dipingere è dunque stare dentro i fl ussi circolari del suo percorso creativo, non è mai questione di novità lin-guistica in quanto l’esperienza del colore non ammette salti in avanti ma slanci all’interno della materia, gesti in conti-nua germinazione, capaci di rigenerare il fondo delle proprie sensazioni primarie. Il destino del paesaggio non sta fuori della pittura ma dentro la sostanza stessa del colore, punto di rivelazione senza confi ni della natura immensa e vivente, identità di frammenti e bruciature, pensieri alla deriva, effetti lunari o sguardi sopra l’abisso che – in defi nitiva – signifi cano tracce di ombre.

Page 7: Eclissi catalogo edoardo pisano

Le tenebre, preludio dell’ombra, oscurano la luce; così, l’ombra, nella sua accezione negativa, s’interpone alla ragione. L’ombra è al contempo occultamento e rivelazione della tragedia in atto. Pertanto l’ombra è da considerarsi non solo come dato naturale o culturale, ma anche come dato socio-politico.

Siamo giunti, purtroppo, ad un punto tale che davanti a noi vediamo approssimarsi il buio generato da l’ombra inquietante, dall’oscurantismo, causa delle ultime tragiche allucinazioni di un’umanità che è inutile feccia: è un’eclisse.

Se rifl ettiamo sui disastri dell’umanità, sull’intolleranza, le guerre, le calamità naturali e, non ultimi, gli irrigidimenti pericolosi delle ortodossie di tutte le religioni, ci si disvela la dimensione drammatica e catastrofi ca, tale che sembra uscire fuori dalle immaginazioni degli “apocalittici”.

Ma anche la pittura italiana ha a che fare con l’ombra. Basti guardare Caravaggio, per cui tutto nasce dall’ombra. Se si accetta, quindi, l’ombra come logica, questa non è ambigua, ma drammaturgia.

Anche Goya andava incontro alla notte: “Il sonno della ragione genera mostri”. O le pitture nere della Quinta del sordo; ma pure Kiefer sembra originarsi dalla notte, quale oscurità indicibile – l’olocausto – che appare come il “dopo” della catastrofe. Majakovskij, per parte sua, prende una posizione rivoluzionaria sostenendo che “l’arte non deve essere mediazione, l’arte è estrema, l’arte non è uno specchio per rifl ettere il mondo, ma un martello con il quale colpirlo”.

Se l’arte è stata, nel XX secolo, un viaggio nel passato o nel futuro, oggi l’arte dovrà necessariamente spalancare fi nestre e porte su questo IM/MONDO massacro, compiuto da un’umanità avariata, presa nel delirio collettivo, su cui incombe l’ombra nucleare. “Dobbiamo accendere mille fuochi di creatività nella città e altrove, perché solo così l’arte

può trasformare e migliorare tutto il mondo”.

Solo l’arte può dare origine ad un’utopia, a un vento irrequieto che trovi il coraggio e la forza per denunciare “l’incombenza tragica”, ed indicare una soluzione che eviti la distruzione della terra, del nostro futuro. Per ottenere ciò, si dovrà ripristinare il rapporto tra l’uomo e la terra, recuperando l’artista alla sua funzione originaria e salvifi ca. La salvezza è prodotta solo da una forza che venga dal “basso”, e che tramuti in azione positiva la sua temibilità.

Per me, io sono passato dalla trasgressione patafi sica – come possibilità di un intervento iconoclasta – ad una metafora, per un pittore, uno scrittore e un musicista cercano di governare un’arca immaginaria, che attraverso il mattutino canto di un gallo, tentano disperatamente di richiamarci al senso ed alle ragioni della stessa vita.

Del resto c’è un’età nella “nostra vita” in cui non s’incontra più la luce, ma l’ombra, o meglio, in cui la luce si dirada. Io sono già nelle tenebre della notte ed intravedo il crepuscolo dell’umanità tra lampi di luce abbagliante e blackout.

P.S.: Attenzione perché inseguendo l’ombra, il tempo invecchia in fretta.

Note: riferimenti a scritti di L. Vergine, P. Chan, K. Kraus, P.P. Pasolini, M. Blanchet, G. Celant, J. Kounellis, Lucio Amelio, R. Giannetti, V. Stoichita.

EclissiLa natura è morta

Still life (still living, ma ancora per poco)

di Edoardo Pisano, 2010

Page 8: Eclissi catalogo edoardo pisano

La scìa - si dice - è voce onomatopeica: questa è la laconica spiegazione del Dizionario etimologico della lingua italiana1.Facciamo bene attenzione: per leggere tale defi nizione, dobbiamo andare alla voce «sciàre2» - da intendersi come “fare, produrre una scìa” - dal momento che alla voce «sciàre1» si tratta soltanto degli sci: questi ultimi proverrebbero dal norvegese ski, legato, a sua volta, all’antico islandese skith ‘scheggia, pezzo di legno’, di origine indoeuropea e connesso con scindere2.Dispiace che il dizionario non lasci alcuna possibilità di associazione - che noi, invece, amanti della fantasia, avevamo già pregustato - e non lasci intravedere gli slittamenti di senso, i procedimenti metaforici che talora danno origine ai nomi delle cose. Scia e sci, a detta del dizionario, vanno tenuti ben distinti, come se lo sciatore non lasciasse una scia! Le dizionariesche spiegazioni suggeriscono, loro malgrado, una stretta parentela fra i nostri lemmi. E rimane, dunque, il nostro dubbio: non sono chiari i motivi, al di là della facile e semplicistica suggestione sonora, per i quali l’origine della scia debba essere cercata in una sorta di eco, cioè nell’udito, e non, piuttosto, nella vista. È facile, beninteso, che i due ambienti sensoriali vengano poi a sovrapporsi, diffondendosi per analogia anche altrove: come una scia di profumo, per esempio.Ma improvvisamente ci sovviene che, in greco antico, skià signifi ca ‘ombra’. E l’ombra, furtiva, può ragionevolmente sembrare una scia.Tale idea riporta la nostra scia sul terreno del visibile e, nello stesso tempo, ci invita a riprendere in esame gli sci, o ski. Questi, del resto, si legano alla scia in virtù della forma. Come non è raro in tali questioni, anche qui sembra l’occhio a reclamare la sua parte: l’acqua solcata da una prua – che ci appare come un cuneo – si apre biforcandosi. Questa un’immagine prossima a quella degli sci sulla neve.Inoltre, la doppiezza antropologica della skià, di questa

‘ombra’ grecoantica, allude chiaramente alla sua stessa essenza di ‘doppio’ dell’uomo, in tutte le sue sfumature di signifi cato. L’ombra, in sintesi, è doppia, dubbia e inafferrabile come una scia e come gli sci. In altri tempi, era più concreta e tangibile di quella, per così dire, attuale: era una sorta di impronta, di calco, di negativo. Lasciava il segno:

Si sa bene infatti che, anche nel mondo antico, l’ombra non è tanto un rifl esso della persona quanto una sua parte: l’ombra trattiene su di sé qualcosa di colui che la proietta; anzi, spesso racchiude in sé la forza di lui più vitale, la sua stessa essenza. Querst’ombra confi na con l’immagine, nel racconto mitico essa sfuma in lei senza fratture. Ma […] l’ombra, a sua volta, con chi confi na?In primo luogo essa è indistinguibile (anche linguisticamente) dal simulacro lucente che si presenta a noi nello specchio; mentre più di un mito greco ci rappresenta l’ombra proiettata, la skià, come qualcosa di strettamente simile all’ombra del trapassato, la psychè. L’ombra costella dunque attorno a sé una molteplicità di forme e di immagini, ciascuna delle quali ha un modo diverso (ma anche assai affi ne) di «stare per» l’oggetto a cui rimanda: se è poi vero che queste immagini rimandano a un oggetto o piuttosto non sono direttamente questo oggetto, ciascuna una variante rarefatta della persona, una variante concentrata nella sua trasparenza… Può accadere così che l’ombra/immagine si faccia talmente reale da suscitare la passione di colui che contempla se stesso in una fontana. Ma in questo caso, a chi appartiene l’identità reale, chi è più in grado di dire «io», il soggetto o l’ombra che gli nasce incontro dalla superfi cie lucente? È il dramma di Narciso e del suo «doppio». […]Calcata sull’ombra del modello, la «prima» immagine rassomigliante porta dunque in sé l’intrico di un’intera costellazione culturale. Ombra, doppio, psychè… E nasce

L’ombra della scìa

(e delle parole)

di Raffaele Giannetti

Page 9: Eclissi catalogo edoardo pisano

assieme al dubbio che per tutto il seguito della sua vicenda culturale, l’immagine continuerà a trascinarsi dietro: si tratta solo di una riproduzione del referente o non, piuttosto, di una parte di lui? Rassomiglia al suo modello o, in qualche modo, lo «tocca»?3

La prima immagine rassomigliante di cui si dice qui sopra rimanda a un racconto di Plinio il Vecchio: Butade, un vasaio di Sicione, che teneva bottega in Corinto, avrebbe fabbricato il modello in argilla di un giovane a partire dal profi lo della sua ombra (profi lo che la fi glia del vasaio, innamorata del giovane, aveva tracciato nottetempo sulla parete, mentre questi dormiva)4.Di tutta la questione, tuttavia, qui ci incuriosisce maggiormente la natura rifl essa della nostra ombrosa e umbratile skià, perché è proprio grazie al mito di Narciso che questa si tuffa, per così dire, in una fonte – o in altro specchio d’acqua – trasformandosi in scia e acquistando la sua, anche se non esclusiva, liquida natura.Ora, la nostra attenzione può essere attirata da uno schianto, ovvero da un rumore, diremmo, che abbia la forma di cui qui abbiamo discusso, quella di uno sciancato o di uno schiantolino, o quella di una botanica schiatta - da cui, allora, schiattare -, una scheggia che sa di schidione, una scissione o uno scisma/schisma5. Non lontano ci appaiono altre ombre come la scheda (la scèda dell’artigiano) o lo schema … Ma la scheda, voce dotta, dal latino schedam, viene rimandata al greco «schéde ‘foglio di papiro’, di origine incerta»5. Infi ne, non potremmo tacere di un’altra scia che è il biforcuto osso iliaco «donde el dolore di essa si chiama sciatico»7. In fondo, anche la scienza - dal latino scientia (scio ‘so, conosco’) - può parlarci di una forma, quella del pensiero razionale, che nasce dall’azione di scindere, distinguere, discernere, e che, ritrovata nel latino putare, rimanda all’idea fondamentale e originaria della potatura.Almeno una fantasia meritano lo scialle o la sciarpa. Questa,

che sia d’automobilista o d’altro pilota, è davvero una tessile scia, con le due frange svolazzanti al vento.Altri termini denunciano i loro chiari legami, per quanto metaforici, con la nostra famiglia. Alcuni di essi risultano assai suggestivi per le loro implicazioni semantiche: scivolare o schettinare, per esempio. E forse anche altri potrebbero aggiungersi ai precedenti. Fra questi ricordiamo schìsi, schivàre, schizo-, schizzàre, sciaràda, scintìlla, scìsto…

NOTE

1. Cortelazzo & Zolli, DELI, alla voce «sciare2».

2. Cortelazzo & Zolli, DELI, alla voce «sci».

3. Bettini, Introduzione, in La maschera, 1991, pp. VI-VII; si vedano

anche le pp. 47-60 dedicate a Narciso e le immagini gemelle.

4. Plinio, Naturalis historia, 35, 151.

5. Cortelazzo & Zolli, DELI, alla voce «schéggia»: «dal latino

schidiam, dal greco schídia, plurale di schídion ‘scheggia’ (derivato

di schízein ‘fendere’, di origine indoeuropea)».

6. Cortelazzo & Zolli, DELI, alla voce «schèda».

7. Battaglia, GDLI, XVIII, alla voce «scia2». Ma si legga anche

Cortelazzo & Zolli, DELI, alla voce «sciàtico» viene fatto derivare dal

latino tardo sciaticu(m), variante di ischiadicu(m) ‘ischiatico’.

Riferimenti bibliografi ci

Salvatore Battaglia, Grande dizionario della lingua italiana, Torino,

UTET, 1995-2003.

Maurizio Bettini (a cura di), La maschera, il doppio e il ritratto.

Strategie dell’identità, Roma-Bari, Laterza, 1991.

Idem, Il ritratto dell’amante, Torino, Einaudi, 1992.

Manlio Cortelazzo & Paolo Zolli, Dizionario etimologico della lingua

italiana, vol. 5, S-Z, Bologna, Zanichelli, 1988.

Page 10: Eclissi catalogo edoardo pisano

Giunto a Bertusio, il viaggiatore ha l’impressione di trovarsi in un luogo strano. Questa, naturalmente, è la prima sensazione; e naturalmente è vaga, ma non per questo falsa. Forse è l’aria stessa che prende la sua palpabile essenza da oggetti e forme che appaiono qua e là, come un’antica colonna, un cigno di pietra, un amorino che tende il suo arco, un gallo gigantesco in gabbia.Continuo a camminare lungo il sentiero e arrivo a una porta. Leggo la targhetta. Strani orari quelli del museo, che apre non appena comincia a imbrunire.Qui, il visitatore può acquistare una piccola guida, un libretto che ci informa sulle storia e sulla proteiforme natura dell’ombra. Ben fatto, cólto quanto basta, esauriente, pieno di colori: si va dalla storia del vasaio di Sicione a quella delle umbrae dell’aldilà, e poi dell’aldiquà, secondo le loro mille evanescenti e metaforiche sfumature; dalla rassicurante e saggia ombra estiva, e dall’ombrello, al doppio sfuggente e perturbante della nostra personalità. Alcune pagine del libretto sono giustamente dedicate al momento diabolico della giornata, il meriggio, quando le parvenze, come dice il poeta, si fanno falbe, e quando appare il demone, in quel momento decisivo che non conosce l’ombra.Mi accoglie il pittore in persona. Lo conosco assai bene; con lui ero approdato, ormai tempo fa, a un’isola di legno. Mi saluta e mi mette subito a parte della cura maniacale con cui giornalmente ha ritoccato, e ritocca, le sue opere. Mentre mi parla, le scorgo qua e là. Cominciamo la visita.

“L’isola che non c’è più” - lo leggo sul cartiglio - è senz’altro il ricordo di quel viaggio; è una sorta di fotografi a, come la può fare chi lavora con legni, forme e colori. Ora siamo in due a ricordare. E forse è meglio così, perché quando cerca di spiegare il suo lavoro - intendo il pittore - si capisce che le sue parole si sono già trasformate in quei segni, cippi, quadri. Memori di quel viaggio e di quell’isola sperduta, sappiamo che dopo il vento dell’ascesa, della tempesta, ci attende una discesa verso il baratro; forse si tratta di un naufragio. Sull’acqua, ormai, ondeggia l’oblìo d’una bandiera. Galleggia ancora l’albero della vita? Reperti in fondo al mare.Nel mobile e inafferrabile crepuscolo, l’ombra degli alberi penetra nelle stanze e si modella, duttile com’è, sulle tele e sulle tavole; ora ne avvolge uno spigolo, ora una sporgenza. È il momento in cui le ombre, un po’ futuristicamente, cominciano ad allungarsi sui tavoli. Si capisce che il pittore trova pace soltanto alla luce di una lampada, a sera, ormai stanco del lavoro del giorno, quando il sole non modifi ca più le visioni del mondo. Ma intorno vedo più di un moccolo spento o qualche bugia, e allora capisco che nemmeno la notte può frenare il continuo ritoccare del pittore, visto che la candela si agita a ogni respiro di vento, a ogni sbattere di porta e di fi nestra, a ogni respiro.Si esce, ormai a notte, quando la luna, alta nel cielo, inonda i campi circostanti della sua luce.Effetto lunare di un sole a mezzanotte.

Il museo dell’ombradi Raffaele Giannetti

Page 11: Eclissi catalogo edoardo pisano

Il suono dell’eclissidi Damiano Meacci,

Paolo Termini e Luigi Turaccio

Quando ci siamo incontrati con Edoardo la prima volta a par-lare del suo lavoro e del suo progetto, le molteplici prospettive intellettuali e visive che esprime il suo pensiero ci hanno in-dotto ad analizzare le numerose interpretazioni della tematica.L’eclissi, un momento di notte inaspettata che si può vedere come una fase di riposo, di calma, di pace… prima che riprenda la normale esistenza: questo evento astronomico deve essere seguito dalla luce e dalla rinnovata visione dell’astro che riac-quista il suo splendore.Se nell’accezione più negativa il termine eclissi è sinonimo di morte, questa dovrebbe necessariamente essere seguita da una rinascita; quindi, anche in questa sua ultima accezione, costituisce un evento destinato a durare solo per breve tempo.Se da un punto di vista naturale l’eclissi è un ciclo, nell’accezio-ne più simbolica è un punto d’arrivo. È naturale, oggi, concentrarsi sulla rappresentazione simbo-lica, tralasciando l’idea di rinascita che rappresenta questo evento naturale. La decadenza culturale e civile che sta carat-terizzando questo periodo storico a livello planetario - in parti-colar modo nel nostro continente - può essere simbolicamente rappresentata da un’eclissi.Saranno l’arte, la scienza e l’intelligenza della società civile a determinare se la tetra prospettiva simbolica è il segno di rina-scita: ennesima alba, diversa, ma non meno luminosa.

Page 12: Eclissi catalogo edoardo pisano

(Day after Tecnica mista 116x160 cm

Page 13: Eclissi catalogo edoardo pisano
Page 14: Eclissi catalogo edoardo pisano

(La porta è chiusa Tecnica mista 58,5x154,5 cm

Page 15: Eclissi catalogo edoardo pisano
Page 16: Eclissi catalogo edoardo pisano

(I segreti della follia Tecnica mista 62x112,5 cm

Page 17: Eclissi catalogo edoardo pisano
Page 18: Eclissi catalogo edoardo pisano

(L’isola che non c’è piùTecnica mista 93x154,5 cm

Page 19: Eclissi catalogo edoardo pisano
Page 20: Eclissi catalogo edoardo pisano

(Elogio della lumacaTecnica mista 59,5x154,5 cm

Page 21: Eclissi catalogo edoardo pisano
Page 22: Eclissi catalogo edoardo pisano

(Sole a mezzanotteTecnica mista 90x90 cm

Page 23: Eclissi catalogo edoardo pisano
Page 24: Eclissi catalogo edoardo pisano

(ReclusioneTecnica mista 90x90 cm

Page 25: Eclissi catalogo edoardo pisano
Page 26: Eclissi catalogo edoardo pisano

(L’angelo all’inferno Tecnica mista 93x125,5 cm

Page 27: Eclissi catalogo edoardo pisano
Page 28: Eclissi catalogo edoardo pisano

(Ex Africa Tecnica mista 77,5x105,5 cm

Page 29: Eclissi catalogo edoardo pisano
Page 30: Eclissi catalogo edoardo pisano

(Discesa verso il baratro Tecnica mista 107x260 cm

Page 31: Eclissi catalogo edoardo pisano
Page 32: Eclissi catalogo edoardo pisano

(Il vento dell’ascesa Tecnica mista 49,5x105,5 cm

Page 33: Eclissi catalogo edoardo pisano
Page 34: Eclissi catalogo edoardo pisano

(De rerum naturaTecnica mista 90x90 cm

Page 35: Eclissi catalogo edoardo pisano
Page 36: Eclissi catalogo edoardo pisano

(Sbornia Tecnica mista 63,5x154,5 cm

Page 37: Eclissi catalogo edoardo pisano
Page 38: Eclissi catalogo edoardo pisano

(Reperti in fondo al mareTecnica mista 54x105,5 cm

Page 39: Eclissi catalogo edoardo pisano
Page 40: Eclissi catalogo edoardo pisano

(Effetto lunare Tecnica mista 52,5x105,5 cm

Page 41: Eclissi catalogo edoardo pisano
Page 42: Eclissi catalogo edoardo pisano

(NaufragioTecnica mista 80x105,5 cm

Page 43: Eclissi catalogo edoardo pisano
Page 44: Eclissi catalogo edoardo pisano

(TanatosTecnica mista 80x105,5 cm

Page 45: Eclissi catalogo edoardo pisano
Page 46: Eclissi catalogo edoardo pisano

(L’albero della vita Tecnica mista 154,5x187 cm

Page 47: Eclissi catalogo edoardo pisano
Page 48: Eclissi catalogo edoardo pisano

(Oblio di una bandiera Tecnica mista 155,5x69,5 cm

Page 49: Eclissi catalogo edoardo pisano
Page 50: Eclissi catalogo edoardo pisano

(VenereTecnica mista 155,5x56,5 cm

Page 51: Eclissi catalogo edoardo pisano
Page 52: Eclissi catalogo edoardo pisano

(Il possesso di Eros Tecnica mista 80x105,5 cm

Page 53: Eclissi catalogo edoardo pisano
Page 54: Eclissi catalogo edoardo pisano

(Il vascello fantasma Tecnica mista 105,5x67,5 cm

Page 55: Eclissi catalogo edoardo pisano
Page 56: Eclissi catalogo edoardo pisano

(Tormento di questa terra Tecnica mista 84,5x154,5 cm

Page 57: Eclissi catalogo edoardo pisano
Page 58: Eclissi catalogo edoardo pisano

(Old green Tecnica mista 65,5x94 cm

Page 59: Eclissi catalogo edoardo pisano
Page 60: Eclissi catalogo edoardo pisano

(Ipogeo etruscoTecnica mista 70x48 cm

Page 61: Eclissi catalogo edoardo pisano
Page 62: Eclissi catalogo edoardo pisano

(OdisseaTecnica mista 65,5x64,5 cm

Page 63: Eclissi catalogo edoardo pisano
Page 64: Eclissi catalogo edoardo pisano

(Tentativo di voloTecnica mista 51x105,5 cm

Page 65: Eclissi catalogo edoardo pisano
Page 66: Eclissi catalogo edoardo pisano

(Il mistero del tramonto Tecnica mista 51x105,5 cm

Page 67: Eclissi catalogo edoardo pisano
Page 68: Eclissi catalogo edoardo pisano

(Canto mattutinoTecnica mista 65,5x95 cm

Page 69: Eclissi catalogo edoardo pisano
Page 70: Eclissi catalogo edoardo pisano

(I penatiTecnica mista 77x105 cm

Page 71: Eclissi catalogo edoardo pisano
Page 72: Eclissi catalogo edoardo pisano

(Il capriccio di Priapo Tecnica mista 105,5 cm

Page 73: Eclissi catalogo edoardo pisano
Page 74: Eclissi catalogo edoardo pisano

(OcchioTecnica mista 65,5x65,5 cm

Page 75: Eclissi catalogo edoardo pisano
Page 76: Eclissi catalogo edoardo pisano

(BruciaturaTecnica mista 47x53 cm

Page 77: Eclissi catalogo edoardo pisano
Page 78: Eclissi catalogo edoardo pisano

(Le profondità del mareTecnica mista 102x73 cm

Page 79: Eclissi catalogo edoardo pisano
Page 80: Eclissi catalogo edoardo pisano

(The box Tecnica mista 81x102 cm

Page 81: Eclissi catalogo edoardo pisano
Page 82: Eclissi catalogo edoardo pisano

(Accesso vietato Tecnica mista 77x105,5 cm

Page 83: Eclissi catalogo edoardo pisano
Page 84: Eclissi catalogo edoardo pisano

(Next stopTecnica mista 56x125 cm

Page 85: Eclissi catalogo edoardo pisano
Page 86: Eclissi catalogo edoardo pisano
Page 87: Eclissi catalogo edoardo pisano
Page 88: Eclissi catalogo edoardo pisano