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Christian Balzano - Luci del Destino

Mar 23, 2016

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Il Padiglione di Belle Arti della Pontificia Università Cattolica Argentina e il Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art presentano uniti in questa mostra Christian Balzano, artista che porta dall’Italia una selezione di sue opere dal titolo Luci del destino.
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Christian BalzanoLuci del destino

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Progetto editoriale / Editorial projectCarlo Cambi Editore

Redazione / Editorial DepartmentValentina Sardelli

EditingMichela Cicchinè

Direzione artistica / Art DirectorLaura De Biasio

Testi / TextsCecilia CavenaghMassimo ScaringellaMaurizio Vanni

Traduzioni / TranslationAn.Se. sas, Colle Val d’Elsa (SI)

Referenze fotografiche / Photographic referencesArchivio privato Christian Balzano / Christian Balzano private archive

In copertina / CoverE se ballavo... (part.), 2009

Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell’editore.

Rights of reproduction, electronic storage and total or partial adaptation by any means, including microfilm and photostat cop-ies, are not allowed without a written consent by rights’ owners or by the publisher.

© 2009 Carlo Cambi Editore

www.carlocambieditore.it

ISBN 978-88-6403-017-3

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Carlo Cambi Editore

Christian BalzanoLuci del destino

Maurizio VanniMassimo Scaringella

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Via della Fratta, 36 – Lucca

Consiglio di amministrazione / Board of DirectorsAngelo Parpinelli, Presidente / PresidentPierluigi MinischettiDomenico PetrocelliAlessio PisaniAndrea Tagliasacchi

Revisore dei Conti / Executive DirectorEnrico Gonnella

Comitato Scientifico / Scientific CommiteeLaura Patrizia Barbieri (industrial design)Giuseppe Cipolla (architettura / architecture) Marco Meneguzzo (pittura e scultura / paiting and sculpture) Flora Rovigo (arti decorative e industriali / decorative and industrial arts)Massimo Scaringella (fotografia e new media / photograohy and new media)

Direttore Generale / Executive DirectorMaurizio Vanni

Chief CuratorFlora Rovigo

Responsabile Eventi / Head of EventsAntonio Parpinelli

Responsabile Relazioni Esterne / Head of External RelationsMichela Cicchinè

Relazioni con le istituzioni culturali del territorio / Relations with cultural institutions on the territory Mauro LoviDomenico PetrocelliAlessio PisaniAndrea Tagliasacchi

Coordinamento e Segreteria / Coordination and Secretary’s office Silvia CosentinoSara Parpinelli

Architetto Museografo / Architect MuseographerGiuseppe Cipolla

Counselor museale / Museum CounselorAgnese Sargentelli

Responsabile dell’amministrazione / Administration managerGiovanna Onori

Responsabile del Marketing / Marketing manager Diego Bagaglia

Responsabile del bookshop / Bookshop manager Rebecca Mennini

Responsabili della caffetteria / Cafeteria managersFederico Pacini Alessandro Bochi

Pubbliche Relazioni / Public RelationsRosalia Adele SacchettiFrancesca SilvestriFiammetta Vanelli

Ufficio Stampa / Press OfficeSpaini & Partners, PisaTabloid, Firenze

Media PlanMedia 51, Lucca

Creatività e Comunicazione / Creative StaffB&A, EmpoliMichele Pollacchi

Web DesignerMatteo GallettiChiara Lera

Facility ManagerGianni Francesconi

Servizi Tecnici / Technical ServicesAlessandro Simonetti

Illuminazione / Lighting

SIEM s.n.c., Montevarchi (AR)

Arredamenti / Furnishing

Assicurazione / Insurance

Vigilanza / SurveillanceFidelitas spa

Partners

Sponsor tecnici / Technical sponsorsMukkiOikos

www.luccamuseum.com

Agenzia Generale di Lucca

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Christian BalzanoLuci del destino

Pabellón de las Bellas Artes, Pontificia Universidad Catolica Argentina, Buenos Aires

Museo Provincial de Bellas Artes Franklin Rawson, San Juan, Argentina

Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art, Lucca

Cura della mostra e del catalogo / Exhibition and Catalogue curated byMaurizio VanniMassimo Scaringella

Promossa e organizzata da / Promoted and organized by Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary ArtPabellón de las Bellas Artes, Pontificia Universidad Catolica Argentina, Buenos Aires

Coordinamento / CoordinationCecilia Cavanagh, Pabellón de las Bellas Artes, Pontificia Universidad Catolica ArgentinaVirginia Agote, Museo Provincial de Bellas Artes Franklin RawsonMichela Cicchinè, Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art

Assicurazioni / Insurance

Trasporti / Transports

Ringraziamenti / Thanks toGala Berger, Jerry Brignone, Hugo Bocciardo,Anna, Maurizio, Michela, Massimo, Giacomo,Claudio, Federico e la suerte...

In collaborazione con / In collaboration with

www.christianbalzano.com

Pabellón de las Bellas Artes, Pontificia Universidad Catolica Argentina, Buenos Aires

Pontificia Universidad Católica ArgentinaGran CancillerS.E.R. Cardenal Jorge Bergoglio

RectorMons. Dr. Alfredo Zecca

Pabellón de las Bellas ArtesConsejo de honorPedro Luis BarciaMons. Guillermo BlancoCarlos Pedro BlaquierPhilippe de BoissieuGuillermo Jaim Ercheverry

Adalberto Rodríguez GiavariniManuel SacerdoreJulio Maria SanguinettiGuillermo Scarabino

DirectoraCecilia Cavanagh

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Il Padiglione di Belle Arti della Pontificia Università Cattolica Argentina e il Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art presentano uniti in questa mostra Christian Balzano, artista che porta dall’Italia una selezione di sue opere dal titolo Luci del destino. La responsabilità di presentare questa esposizione è dovuta alla efficace cura dei critici italiani Maurizio Vanni e Massimo Scaringella e alla mia partecipazione entusiasta.Il mito in questione, al quale si riferisce l’artista, si basa sulla figura del toro che si incontra in un mosaico della Galleria Vittorio Emanuele di Milano, al quale la gente si rivolge per sollecitare il suo aiuto carismatico. Esalta così un emblema della cultura popolare, una credenza, un mito. Però questa immagine dà la base a un processo di identità in un confronto tra arte e società. In 80 biglietti da 2 dollari – ottanta riproduzioni serigrafiche del davanti e dietro della moneta americana – già Andy Warhol (1928-1987) preferiva la moltiplicazione all’unico. Lo stesso succede nella sua serie di lattine di zuppa Campbell’s, in Doppia Monna Lisa, in Quattro Monna Lisa o in Trenta sono meglio che una, dove si riproduce altrettante volte l’immagine della Gioconda. Il tema, in questi casi, non è solo la massificazione dell’oggetto, ma lo stesso linguaggio massivo; e una caratteristica tipica di questo linguaggio è la riproduzione. Il critico Mimmo Di Marzio che scrisse su questa mostra ricorda alcune parole illuminanti di Andy Warhol: “Non a caso la vita è una serie di immagini che cambiano solo nella forma in cui si ripetono?”.Christian Balzano riproduce una e tante volte l’immagine mitica del toro. A noi evoca attraverso la sua poetica, il mito che diede origine a una serie di opere destinate a catturare finalmente il grande pubblico. A sua volta, questo pubblico riconoscerà in loro uno specchio con il quale identificarsi, anche se si tratta di immagini che a tutto il mondo risultano familiari. Convivono sia una visione del mito quotidiano e locale che la leggendaria immagine del toro che irradia dalla cultura più antica dell’umanità, rivestita sempre da una complessa simbologia: origine della vita, simbolo della fertilità, potenza generatrice dell’uomo, animale celestiale, tra le altre. Balzano libera la forza espressiva di questo mito con un racconto visuale in movimento, pieno di luce e colore, che fa entrare lo spettatore nel cuore popolare dei nostri giorni. Il suo eccellente lavoro, la sua chiarezza concettuale, la sua abilità nel guidare il frammentario, riscuote la persuasiva spinta di una proposta che va ben più in là del puro estetismo: stimola l’allegria del pensiero.La presentazione di Luci del destino nel Padiglione di Belle Arti in collaborazione con il Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art ci permette di stabilire un fecondo interscambio di esperienze e di unione socio-culturale. Molti sono quelli che hanno reso possibile la realizzazione di questa mostra. A tutti loro la mia gratitudine e riconoscimento.

Prof.ssa Cecilia Cavanagh Co-curatrice

Direttrice del Padiglione di Belle ArtiPontificia Università Cattolica Argentina

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The Fine Arts Pavilion of the Pontifical Catholic University of Argentina together with the Lucca Centre of Contemporary Art (Lu.C.C.A.) present this exhibition by Christian Balzano, an Italian artist who has brought a selection of works entitled Lights of destiny.The show has been curated masterfully by Italian critics Maurizio Vanni and Massimo Scaringella, with my own enthusiastic participation.The myth to which the artist refers is based on the figure of a bull depicted in a mosaic at the Galleria Vittorio Emanuele in Milan: people go there to solicit the bull’s charismatic aid. So an emblem of popular culture is exalted, a belief, a myth. But this image forms the foundation of a process of identity to compare art and society.In Eighty-two Dollar Bills, silkscreen reproductions of the American banknote front and rear, Andy Warhol (1928-1987) preferred multiplication to the unique. The same for his Campbell’s soup can series, the Double Mona Lisa, the Four Mona Lisas and Thirty are Better than One, where he reproduces that number of images of La Gioconda. In these cases the theme is not only standardisation of the object but the same standard language: and a typical feature of this language is reproduction. The critic Mimmo Di Marzio, writing about that exhibition, recalled some enlightening words from Andy Warhol: “Isn’t life a series of images that change as they repeat themselves?”.Christian Balzano reproduces the mythical image of the bull once and many times again. Through his poetics he evokes the myth that gave origin to a series of works destined to finally captivate the public at large. This public in turn will acknowledge in these works a mirror in which they recognise themselves, even if the images are familiar worldwide. A vision of everyday local myth coexists with the legendary image of the bull which radiates from the most ancient culture of humanity, always clothed in complex symbologies: origin of life, symbol of fertility, generating power of man and celestial animal are some of these. Balzano liberates the expressive force of this myth with a visual story in motion, full of light and colour, which brings the spectator into the popular heart of our times. His excellent work, his conceptual clarity and his ability to guide the fragmentary result in the persuasive impulse of a proposal that goes well beyond pure aestheticism: it stimulates cheerfulness of thought.The presentation of Lights of destiny at the Fine Arts Pavilion, in collaboration with the Lucca Centre of Contemporary Art (Lu.C.C.A.), has established a fecund interchange of experiences and socio-cultural union. My thanks and acknowledgement go to the many people who have made this exhibition possible.

Prof. Cecilia CavanaghCo-curator

Director of the Fine Arts PavilionPontifical Catholic University of Argentina

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El Pabellón de las Bellas Artes de la Pontificia Universidad Católica Argentina y el Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art presentan, aunados en esta muestra, a Christian Balzano, artista que trae de Italia una selección de sus obras bajo el título Luces del destino. Cupo la responsabilidad de ofrecer esta exposición a la eficaz co-curadoria de los críticos italianos, Maurizio Vanni y Massimo Scaringella, y a mi participación entusiasta. El mito en cuestión, al cual hace referencia el artista, se basa en la figura del toro que se encuentra en un mosaico de la Galeria Vittorio Emanuele de Milán, al cual acude la gente para solicitar su ayuda carismática. Exalta, así, un emblema de la cultura popular, una creencia, un mito. Pero esa imagen da pie a un proceso de identidad entre arte y sociedad confrontados. En 80 billetes de dos dólares – ochenta reproducciones serigráficas del anverso y reverso de la moneda norteamericana –, ya Andy Warhol (1928-1987) prefería lo multiplicado a lo único. Lo mismo sucede en su serie de latas de sopas Campbell’s, en Doble Mona Lisa, en Cuatro Mona Lisas o en Treinta son mejor que una, donde se reproduce otras tantas veces la imagen de La Gioconda. El tema, en estos casos, no es sólo la masificación del objeto, sino el mismo lenguaje masivo; y una característica típica de este lenguaje es la reproducción. El crítico Mimmo Di Marzio que prologa la muestra recuerda unas palabras iluminadoras de Andy Warhol: “¿No es acaso la vida una serie de imágenes que cambian sólo en la forma en que se repiten?”.Christian Balzano reproduce una y otra vez la imagen mítica del toro. Nos evoca a través de su poética, el mito que dio origen a una serie de obras destinadas a cautivar, finalmente, al gran público. A su vez, este público reconocerá en ellas un espejo en el cual identificarse, pues se trata de imágenes que a todo el mundo le resultan familiares. Conviven tanto una visión del mito cotidiano y local como la legendaria imagen del toro que irradia desde las culturas más antiguas de la humanidad, revestida siempre de una compleja simbología: origen de la vida, signo de la fertilidad, potencia genética engendradora del hombre, animal celestial, entre otras. Balzano libera la fuerza expresiva de este mito con un relato visual en movimiento, lleno de luz y color, que adentra al espectador en el corazón popular de nuestros días. Su excelente oficio, su claridad conceptual, su hábil manejo de lo fragmentario, cobra el persuasivo empuje de una propuesta que va más allá de lo meramente estético: estimula el regocijo del pensar. La presentación de Luces del destino en el Pabellón de las Bellas Artes, en colaboración con el Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art, nos permite establecer un fecundo intercambio de experiencias y de unión sociocultural. Muchos son los que hicieron posible la realización de esta muestra. A todos ellos mi gratitud y reconocimiento.

Lic. Cecilia CavanaghCo-curadora

Directora del Pabellón de las Bellas Artes Pontificia Universidad Católica Argentina

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Luci del destinodi Maurizio Vanni

Molto volte ho osservatoIl marmo che hanno scolpito per meUn vascello con la vela ammainata

Alla fonda in un porto.In verità ciò non rappresenta la mia destinazione

Ma la mia vita.Perché mi fu offerto l’amore e io fuggii

I suoi disinganni;Il dolore bussò alla mia porta, ma ebbi paura;

Mi chiamò l’ambizione, ma le opportunità mi hanno Terrorizzato.

Eppure desidero di dareUn significato alla mia vita.

E ora io so che bisogna alzare le veleE prendere i venti del destino

Dovunque conducano il vascello.Dare il significato alla propria vita

Può finire in follia.Ma la vita senza significato è la tortura

Senza requie e vago desiderio.È un vascello che anela al mare

E ne ha paura.

Edgar Lee Masters, George Gray, in Antologia di Spoon River

Non sempre siamo in grado di vivere la nostra vita da protagonisti, scegliere cosa fare e provare a raggiungere gli obiettivi stabiliti. Non sempre siamo disposti a rischiare, a metterci completamente in gioco, ad assumerci le responsabilità che conducono a vivere un sogno, a inseguire una cosciente illusione, a intraprendere percorsi completamente differenti da quelli abituali. Troppo più facile rimanere in disparte, guardare il mondo da quella prigione ovattata dalla quale tutto è meravigliosamente sbiadito. Troppo comodo accontentarsi, decidere di perseguire la strada di quella mediocrità che sicuramente rassicura dalle possibili sofferenze collegate alle sorprese negative, ma, allo stesso tempo, impedisce qualsiasi crescita interiore e sociale. La paura di vivere è il filo conduttore della vita di molte persone e quando un individuo si accorge che non sta facendo esattamente quello che avrebbe desiderato decide, il più delle volte, che è meglio convincersi del contrario, mentire a se stesso, attribuire la responsabilità dei suoi fallimenti a un destino contrario e nefasto piuttosto che provare a contraddire quel fato che sembra essersi accanito contro di lui.Anche Christian Balzano si sofferma sulla difformità tra il vivere la vita o tollerarla, tra l’essere protagonisti della propria esistenza o subire passivamente ogni situazione: “Anche il corso della nostra vita può cambiare – afferma il pittore livornese –, sarebbe

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sufficiente scegliere. Stabilire così la differenza tra una vita subita e una vita vissuta”. Il suo racconto esistenziale parte da un protagonista imprevedibile e affascinante come il toro che diventa, attraverso combinazioni ardite e in certi casi provocatorie, un vero e proprio simulacro, una figura che raccoglie in sé indicazioni e simbologie. Toro e destino si incontrano a più livelli ed entrano in collisione su altri: “Sembra che il toro, in certi momenti, abbia la capacità di incidere favorevolmente sul corso degli eventi quotidiani o del destino. Spesso è la vittima predestinata, ma non sempre è così!”.Tori sbuffanti, tori possenti, tori inferociti, tori meditativi, tori in calore, ma anche tori silenti, tori spavaldi e tori protagonisti del proprio destino. Tratti rapidi, contrasti chiaro-scurali portati all’eccesso, segni incisi e graffianti alternati a campiture più generose seppur irregolari: Balzano idealizza con pochi tratti la figura del toro che viene, consapevolmente, quasi mitizzata. Decontestualizzare il toro potrebbe voler dire condurlo in territori differenti, porlo all’attenzione sotto una luce atipica e imprevista, caricarlo di simbologie non collegate solamente all’arena. La corrida, tanto amata in alcune parti del globo, potrebbe trasformarsi in metafora esistenziale dove il pubblico simboleggia la sempre maggior predisposizione voyeuristica delle persone – molto più facile guardare e criticare che agire –, mentre il torero, lo stereotipo del matador bello e vincente, potrebbe rappresentare il personaggio-divo che raggiunge l’apice del successo in pochissimo tempo pur non avendo grandi contenuti da esprimere. E il toro? Il vero personaggio attivo della vicenda? Vittima sacrificale e predestinata? E se fosse proprio il toro a scegliere quando entrare in arena, quando farsi infilzare e quando morire? “Tutto nasce a Liberia, in Costa Rica, una tranquilla cittadina del Guancaste – continua Balzano – che durante le fiestas viene stravolta da rodei e corride. È proprio qui, in un’arena improvvisata, che lo spirito del toro è giunto a me. Si tratta di un’antica tradizione d’iniziazione: gli adolescenti, per diventare uomini, devono affrontare il toro a mani nude per farsi coraggio e aumentare il grado di autostima. In questo caso è il toro l’artefice del destino di qualcun altro. C’è chi guarda, ma chi decide e chi sceglie sa bene a cosa può andare incontro”. In questo caso il toro si trasforma in giudice severo, in prova da superare per dimostrare e dimostrarsi adulti. L’animale rimarrà per sempre nella vita di quelle persone.Il toro evoca l’idea di potenza e di fuga irresistibile. Simbolo della forza creatrice, esso ha rappresentato il dio El sottoforma di una statuetta di bronzo destinata ad essere fissata alla sommità di un bastone o di un’asta. Nella tradizione greca, i tori indomiti simboleggiavano lo scatenamento sfrenato della violenza. Sono animali consacrati a Poseidone, dio degli oceani e delle tempeste e a Dioniso, dio della virilità.

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I tori di Balzano sono maestosi, fieri, anche se in posture improbabili o decorati con oggetti impossibili. Anche durante i momenti di quiete, la sagoma incute rispetto e lo sguardo pretende devozione, ma non è necessariamente collegato all’idea di terrore e devastazione. Ad esempio Zeus assume la forma di un toro dal biancore abbagliante per sedurre Europa.Il simbolismo del toro è anche legato a quello del temporale, della pioggia e della luna: il toro e il fulmine sono stati i simboli coniugati alle divinità atmosferiche. Il muggito del toro è stato paragonato, nelle culture arcaiche, all’uragano o al tuono, entrambi epifanie delle forze fecondanti. Ogni ambivalenza è rappresentata nel toro. Sulla tomba regale di Ur si erge un toro dalla testa d’oro (sole e fuoco) e dalla mascella di lapislazzuli (luna e acqua). I tori di Balzano cambiano intensità nella relazione con lo spettatore a seconda del contesto e della superficie sulla quale sono realizzati. Gli animali su fondo oro diventano preziosi, eleganti, raffinati anche se la postura potrebbe richiamare ben altro. Quelli realizzati su fondo rosso, invece, ci riconducono alla feconda passionalità, al sangue, agli ardimenti sensoriali. Discorso ben diverso per le opere realizzate sulla pelle chiara e sul vello scuro: in questo caso non compare mai la figura del toro in quanto, già immolato per qualsivoglia motivazione, partecipa all’opera con una parte reale di sé: “Sui quadri di pelle chiara e su quelli di pelo nero non ci sono raffigurate immagini del toro, dato che sono i mantelli dell’animale stesso. È come se ci si riflettesse tutto ciò che lo circonda e indossarlo, insieme alla sua testa, ci desse poteri decisionali incredibili”.Fondo rosso, oro, nero e bianco sui quali il toro, ormai diventato orma-archetipo, si staglia, semplicemente, attraverso un gioco di ombre e di rilucenze. L’uomo ha sempre mirato a lasciare un’impronta di sé, una traccia, un segno: dalla mano stampata sull’argilla ancora soffice alle impronte di piedi nel Neolitico. In Balzano l’impronta si traspone in immagini più complesse che ricercano un messaggio tratto dal mondo e per il mondo. Le sue forme non costituiscono mai i termini di una pianificazione mentale dello spazio, di una sua più o meno astratta progettazione architettonica, ma sono esse stesse, nel loro crescere e dialogare con la superficie, a cercare il proprio spazio e la dimensione più appropriata.Nel simbolismo analitico di Jung, il sacrificio del toro rappresenta il desiderio di una vita dello spirito che permette all’uomo di trionfare sulle sue passioni animalesche primitive e che, dopo una cerimonia di iniziazione, sopiscono la loro carica frenetica portando la pace dei sensi. Il toro, infatti, simboleggia la forza incontrollata sulla quale la personalità evoluta tende ad esercitare il suo dominio. L’infatuazione per le corride si spiegherebbe, agli occhi di alcuni analisti, con questo desiderio segreto e non confessabile di uccidere

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la bestia interiore che è in noi, di provare a ri-prendere il controllo su di noi e a pensare di poter manipolare il fato.Nella maggior parte delle culture il proprio destino può essere conosciuto solo attraverso uno sciamano, un profeta, una sibilla o un veggente. Nella dinastia Shang, in Cina, venivano lanciati steli di millefoglie o intagliate ossa di tartaruga, molti secoli prima che I Ching fossero codificati. Nelle credenze popolari, il destino è comunemente considerato come fato, come una sequenza fissa di avvenimenti che sono inevitabili e invariabili. Secondo queste persone, il futuro potrebbe essere decifrato e manipolato attraverso mezzi di predizione e magia. Christian Balzano mette la corona sopra la testa del toro, riempie alcune forme con miriadi di cornetti rossi, ma cerca di farci comprendere quanto, a prescindere dalle superstizioni, ogni uomo potrebbe essere creatore del proprio destino: “È inutile telefonare ai vari maghi o cartomanti. O, come ogni mattina, iniziare a leggere il giornale dalle pagine finali per scoprire, attraverso gli oroscopi, il tipo di giornata che ci aspetterà. Indossiamo la maschera dello sciamano-toro per guardarci dentro e diventare artefici del nostro destino”.“Karma” è una parola sanscrita che vuol dire azione, atto. L’etimologia è la stessa della parola latina “creare”. Col tempo, nel linguaggio popolare, la parola karma è giunta ad assumere i significati di “risultati dell’azione”, “predestinazione” ed anche “destino”. Nel buddismo per karma si intende soprattutto l’energia sottile, legata alla volontà, associata ad ogni azione che compiamo. Ad esempio se al gesto si associa una determinazione distruttiva e violenta ciò produrrà, nella mente di chi la compie – e quindi nel destino che l’intelletto gli creerà – un cattivo effetto. Con una volontà gentile e non violenta avremo l’effetto opposto. Credere nel karma non significa adagiarsi nel fatalismo, ma al contrario, prendere in mano la propria vita perché la qualità del nostro futuro dipende da noi. Credere nel karma vuol dire credere di essere gli artefici del proprio destino: “Quante volte diciamo ‘Non posso crederci!’, ‘Come è possibile?’, ‘È incredibile!’. Ma ricordiamoci che, come dice un pensiero buddista, le nostre azioni, i nostri pensieri e le nostre parole, determinano il nostro karma, in altre parole la sofferenza o la felicità che dovremo affrontare”. Ne scaturiscono opere appena percepibili e stagliabili dal fondo, sagome quasi intuibili dove l’osservatore deve partecipare alla fruizione fidandosi di ciò che intuisce, inseguendo la luce che cattura la sua attenzione, abbracciando la sagoma del toro diventato improvvisamente rassicurante e cercando di decifrare gli altri elementi che compaiono nella composizione. Nelle opere su fondo nero, ad esempio, si esaurisce lo spazio come dimensione rappresentativa, svuotato da ogni forma illustrativa, in quanto

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i segni di improbabili forme si lasciano intuire solamente da colui che ha il coraggio di un approccio polisensoriale. Balzano riflette in questo suo ultimo ciclo sulla tematica del tempo, sul suo tempo, sul suo esistere soggettivo. La sua pittura corrisponde, in questo caso, a un modo di sospendere e rendere visibile le pulsazioni vitali ed irreversibili di quel tempo esistenziale che ci apre a dimensioni altre. Di fronte alle teste del toro, ognuno ha la possibilità di osservare, guardare o percepire una strada, un percorso, un iter o una semplice forma. Un po’ come nella vita quando, in poco tempo, dobbiamo fare delle scelte che offriranno alcune opportunità e ne precluderanno altre. Ma ci sono dei metodi o degli schemi scientifici per non sbagliare la scelta della nostra vita? Afferma Balzano a proposito: “Ogni testa è una scelta, rappresenta la sconfitta delle nostre incertezze e ci ricorda il momento in cui, con fatica e sommo rammarico, siamo stati costretti a rinunciare ad altre strade, ad altre possibilità, a… tagliare la testa al toro”. Le opere su fondo nero ci ipnotizzano, ci affascinano, ci spaventano, ma al tempo stesso eccitano la nostra fantasia e ci invitano ad andare oltre. Se abbiamo la pazienza di osservare prima e percepire poi, dietro le sagome principali, o in una dimensione distinta, compare un altro simbolo decisivo per comprendere la poetica di Balzano: il lampadario. Il simbolismo della lampada è legato a quello dell’emanazione della luce: essa è portatrice di bagliore, di ri-lucenza e quindi di concentrazione e di saggezza. Esiste un importante trattato zen sulla diffusione della luce della lampada. Più generalmente, nel buddismo, essa corrisponde alla trasmissione della vita e della catena delle rinascite: “I lampadari, come le lanterne in India, dette Arti, che vengono fatte fluttuare sull’acqua per aiutare gli spiriti ancestrali a trovare la loro strada, ci aiutano a vedere sotto un’altra luce, da un altro punto di vista, tutte le incertezze, le ansietà e i dubbi che ci circondano”. Chiunque desideri comprendere la vita e non concepirla come una serie di eventi casuali senza significato, o subirla con una logorante routine a cui non si presta attenzione, deve studiare, lavorare su se stesso, capire come mandare in cortocircuito un meccanismo passivo e omologante verso il basso. Il fine sarebbe quello di costruire per noi stessi, mettendosi in gioco, una comprensione razionale del mondo in cui viviamo e dei processi fondamentali in atto in natura, nella società e nel nostro pensiero, in modo che le cose possano apparire sotto una luce differente. A questo punto il toro di Balzano potrebbe non essere un semplice toro, o potrebbe non corrispondere al toro che credevamo. Misteri delle vite. Luci del destino.

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Lights of destinyby Maurizio Vanni

I have studied many times The marble which was chiseled for me –

A boat with a furled sail at rest in a harbor. In truth it pictures not my destination

But my life. For love was offered me and I shrank from its disillusionment;

Sorrow knocked at my door, but I was afraid; Ambition called to me, but I dreaded the chances. Yet all the while I hungered for meaning in my life.

And now I know that we must lift the sail And catch the winds of destiny Wherever they drive the boat.

To put meaning in one’s life may end in madness, But life without meaning is the torture

Of restlessness and vague desire – It is a boat longing for the sea and yet afraid.

Edgar Lee Masters, George Gray, in Spoon River Anthology

We aren’t always able to lead our life centre stage, choose what to do and try to achieve set objectives. We aren’t always willing to risk, to lay ourselves right on the line, take on the responsibilities that lead to living a dream, pursuing a conscious illusion, taking directions completely different from the usual ones. It’s all too easy to stand aside and look at the world from a toned down prison, seeing everything marvellously faded. All too easy to content yourself, decide to take the avenue of mediocrity, which certainly keeps you safe from any suffering linked to negative surprises; but at the same time it prevents any interior or social growth. Fear of living is the thread running through many people’s lives, and when an individual realises that he isn’t doing precisely what he would have liked, he decides most of the times that it is better to convince himself of the opposite, to lie to himself, to blame his failures on a contrary and evil destiny rather than try to contradict that fate which seems so fiercely against him.Christian Balzano too lingers over the difference between living life and tolerating it, between being master of your existence and passively submitting to every situation: “We can change the course of our life,” says this painter from Leghorn. “All we need to do is choose. Establish the difference between an undergone life and a lived life”. His existential story sets out from such an unpredictable and fascinating character as the bull which, through daring and in certain cases provocative combinations, becomes an actual simulacrum, a figure that embodies indications and symbologies. Bull and destiny meet one another on several levels and come into collision on others: “It seems as if the bull, in certain moments, is able to favourably influence the course of everyday events or of

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destiny. Often it is the predestined victim, but not always!”.Snorting bulls, powerful bulls, enraged bulls, meditative bulls, bulls on heat, but also silent bulls, brave bulls, the captains of their own destiny. Rapid strokes, chiaroscuro contrasts taken to excess, engraved and scratched signs alternated with backgrounds that are more generous yet irregular: with a few strokes Balzano idealises the figure of the bull and is fully aware that he almost mythicizes it. Taking the bull out of its context could mean leading it to different territories, drawing attention to it under an atypical and unforeseen light, charging it with symbologies linked not only to the bullring. The bullfight, much loved in some parts of the world, might be transformed into an existential metaphor where the public symbolises people’s increasingly voyeuristic bent – much easier to watch and criticise than to act – while the bullfighter, the stereotype of the handsome victorious matador, might represent the star character who achieves the peak of success in a very short time without having a great deal to express. And the bull? The real active character in the affair? Predestined sacrificial victim? And what if it were the bull to choose when to enter the ring, when to get itself run through, when to die? “It all started in Liberia, in Costa Rica, a peaceful little city in the province of Guanacaste”, continues Balzano, “which during the fiestas is taken over by rodeos and bullfights. It was right there, in this improvised bullring, that the spirit of the bull came to me. There is this old tradition of initiation: in order to become men the adolescents have to face up to the bull unarmed, to give themselves courage and increase their self esteem. In this case the bull is master of someone else’s fate. Some look on but those who decide and choose know very well what they’re up against”. Here the bull is transformed into a severe judge, in a test to be passed to demonstrate adulthood to others and to yourself. The animal will always remain in the lives of these people.The bull evokes the idea of power and irresistible flight. Symbol of the creating force, it represented the god El in the form of a bronze statuette fixed to the end of a staff or pole. In the Greek tradition untamed bulls symbolised the unrestrained unleashing of violence. Animals consecrated to Poseidon, god of oceans and storms, and to Dionysus, god of virility.Balzano’s bulls are majestic, proud, even when they are in improbable postures or decorated with impossible objects. Even during quiet moments their profile commands respect and the glance calls for worship, but it is not necessarily linked to the idea of terror and devastation. For example Zeus assumed the form of a bull, blinding white, to seduce Europa.Bull symbolism is also connected with storms, rain and the moon: the bull and the lightning bolt were symbols linked to weather gods. The roar of the bull was compared, in archaic cultures, to hurricanes and thunder, two epiphanies of fecundating forces.

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The bull represents all ambivalences. On the royal tomb in Ur there is a bull’s head in gold (sun and fire) with a jaw in lapis lazuli (moon and water). Balzano’s bulls change intensity in relation to the onlooker, depending on the context and the surface on which they are created. The animals on a gold background become precious, elegant and refined, though their posture might recall something quite different, whereas the ones on a red background take us back to fecund passion, to blood, to sensorial temerity. It’s quite another matter with the works on light-coloured leather and dark fleece: here the figure of the bull does not appear inasmuch as it has already been immolated for one reason or another and participates in the work with a real part of itself: “In the pictures on light-coloured leather and dark hair there are no images of the bull since these are the coats of the animal itself. It’s as if it reflected everything that surrounds it and that by wearing it, including the head, we were given incredible decisional powers”.Red, gold, black and white backgrounds against which the bull, having now become trace-archetype, stands out simply through a play of shadows and gleams. Man has always sought to leave his mark, a trace, a sign: from the imprint of a hand in soft clay to footprints in the Neolithic age. In Balzano the imprint is transposed into more complex images seeking a message drawn from the world and for the world. His forms never constitute the terms of a mental planning of space, of a more or less abstract architectonic design; it is they themselves, in their growing and in their dialogue with the surface, that seek their own space and the most appropriate dimension.In Jung’s analytical symbolism the sacrifice of the bull represents the desire for a life of the spirit which allows man to triumph over his primitive animal passions and which, after a ceremony of initiation, placates their frenetic charge and brings peace to the senses. In fact the bull symbolises uncontrolled strength over which the evolved personality tends to exercise dominion. Some analysts explain a passionate fondness for bullfighting by attributing it to this secret and unavowable desire to kill the beast within ourselves, to try and re-take control of ourselves, to think we are able to manipulate fate.In most cultures one’s destiny may only be known through a shaman, a prophet, a sibyl or a seer. Shang dynasty, in China, casted yarrow stalks and carved pieces of tortoiseshell many centuries before codification of the I Ching. In popular beliefs destiny is normally considered as fate, as a set sequence of inevitable and invariable events. Such people believe that the future may be deciphered and manipulated by means of prediction and magic. Christian Balzano places the crown on the bull’s head, fills certain forms with myriads of little red horns, but he tries to make us understand just how much, quite aside from superstitions, every person could be the creator of his own destiny: “It’s useless calling the

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various kinds of fortune tellers. Or starting the day with the last pages of the newspaper, reading your horoscope to find out what sort of day to expect. We put on the mask of the bull-shaman in order to look inside ourselves and become masters of our destiny”.“Karma” is a Sanskrit word meaning action, act. The etymology is the same as the Latin word for “create”. With time the word karma in common parlance has come to mean “results of action”, “predestination” and even “destiny”. In Buddhism karma means above all the subtle energy, linked to will, which is associated with every action we carry out. For example if a gesture is associated with a destructive and violent intent it will produce a negative effect in the mind of the perpetrator and therefore in the destiny that the intellect will create for him. A noble and non-violent desire will have the opposite effect. Believing in karma doesn’t mean settling into fatalism but, on the contrary, taking the reins of your own life, because the quality of our future depends on us. Believing in karma means believing that we are masters of our own destiny: “How many times do we say ‘I can’t believe it’, ‘It’s impossible’, ‘It’s incredible!’. But we should remember the Buddhist saying that our actions, thoughts and words determine our karma. In other words, the suffering or happiness we will meet with”. The ensuing works are scarcely perceptible, hardly stand out from the background, almost intuitable profiles where the observer must participate in enjoying them by trusting in his insights, by pursuing the light that captures his attention, by embracing the silhouette of a bull that has suddenly become reassuring, by seeking to decipher the other elements that appear in the composition. In the works on a black background, for example, space is exhausted as a representative dimension, it is emptied of all illustrative form inasmuch as the signs in improbable forms can be intuited only by those with the courage of a multi-sensorial approach. In this latest cycle Balzano reflects on the theme of time, his own time, on his subjective existence. In this case his painting corresponds to a way of suspending and rendering visible the vital and irresistible pulsations of that existential time which opens us up to other dimensions. Faced with the bull’s heads everyone has the chance to observe, look at or perceive a road, a course, an itinerary or a simple form. Somewhat like in life when we have to make rapid choices that offer certain opportunities and preclude others. But are there scientific methods or schemes to avoid going wrong in our life choice? On this question Balzano declares: “Every head is a choice, representing the defeat of our uncertainties, and it recalls the moment when with effort and great regret we were obliged to give up other avenues, other possibilities, to… cut the bull’s head off”*. The black background works hypnotise, fascinate and scare us, but at the same time excite our imagination and invite us to go beyond. If we have the patience to observe first and

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perceive afterwards, then behind the main silhouettes or in a distinct dimension another symbol appears, decisive for understanding Balzano’s poetics: the lamp. The symbolism of the lamp is linked to the emanation of light: it brings a glow, a return of brightness and therefore concentration and wisdom. An important Zen treatise deals with the spreading of lamplight. More generally, in Buddhism, it corresponds to the transmission of life and the chain of rebirths: “Lamps, like the lanterns in India known as Aarti which float on water to guide ancestral spirits on their way, help us to see in a new light, from another viewpoint, all the uncertainties, anxieties and doubts that surround us”. Those who want to understand life and not conceive it as a series of random meaningless events, not undergo it in a wearisome routine to which no attention is paid, must study and work on themselves, grasp how to short-circuit a passive mechanism that standardises downwards. The aim is to build up, by laying ourselves on the line, a rational comprehension of the world we live in and the fundamental processes active in nature, society and in our thought so that things may appear in a different light. At this point Balzano’s bull may not be just a plain bull, or not the bull we believed it to be. Mysteries of lives. Lights of destiny.

* [Translator’s Note: cut the bull’s head off is an Italian saying, meaning to settle a matter decisively]

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Luces del destinode Maurizio Vanni

Muchas veces he estudiado el mármol que me han esculpido:

anclado en el puerto un barcocon las velas recogidas.

No expresa mi destino de verdad, sino mi vida.

Pues el amor se me ofreció, y me acobardaron sus desengaños; los pesares llamaron a mi puerta, pero tuve miedo;

la ambición me reclamó, y me asustaron los riesgos. Continuamente anhelaba, sin embargo,

darle un sentido a mi vida. Y ahora sé que debemos desplegar las velas

y coger los vientos del destino a dondequiera que lleven al barco.

Puede acabar en locurael darle un sentido a la vida,

pero la vida sin sentido es tortura de la inquietud y del vago deseo.

Es un barco que suspira por el mary le tiene siempre miedo.

Edgar Lee Masters, George Gray, en Antología de Spoon River

No siempre somos capaces de vivir nuestra vida como protagonistas, escoger qué hacer o intentar alcanzar los objetivos establecidos. No siempre estamos dispuestos a arriesgar, a involucrarnos por completo, a asumir las responsabilidades que conducen a vivir un sueño, a perseguir una ilusión de la que somos conscientes o a tomar caminos completamente distintos de los habituales. Resulta demasiado fácil permanecer a un lado, observar el mundo tras esa prisión acolchada desde la que todo se ve maravillosamente descolorido. Resulta demasiado cómodo conformarse, decantarse por la senda de la mediocridad, que con toda seguridad garantiza desde posibles sufrimientos a sorpresas negativas, pero que, al mismo tiempo, impide cualquier crecimiento tanto interior como social. El miedo de vivir constituye el hilo conductor de la vida de muchas personas. Cuando un individuo advierte que no está haciendo exactamente lo que había deseado, decide en la mayoría de las ocasiones que es mejor convencerse de lo contrario, mentirse a sí mismo y atribuir la responsabilidad de sus fracasos a un destino contrario y nefasto, en lugar de intentar contradecir el sino que parece haberse ensañado con él.Incluso Christian Balzano se detiene en la diferencia que existe entre vivir la vida y tolerarla, entre el ser protagonistas de la propia existencia o sufrir en forma pasiva cada situación: “El curso de nuestra vida también puede cambiar – afirma el pintor de Livorno – bastaría con elegir. Establecer así la diferencia entre una vida sufrida y una

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vida vivida”. Su relato existencial parte de un protagonista imprevisible y fascinante como el toro que se transforma, mediante combinaciones arriesgadas y, en algunos casos, provocadoras, en una auténtica efigie, una figura que representa indicaciones y simbologías. Toro y destino coinciden en unos niveles y se enfrentan en otros: “Parece que, en determinados momentos, el toro tiene la capacidad de influir favorablemente el curso de los acontecimientos cotidianos o del destino. A menudo es la víctima predestinada, aunque no siempre es así”.Toros bufadores, toros potentes, toros enfurecidos, toros pensativos, toros enfervorizados, pero también toros silenciosos, toros arrogantes y toros protagonistas de su propio destino. Trazos rápidos, contrastes claroscuros llevados al exceso, marcas incisas y mordaces alternadas a través de franjas más generosas aunque irregulares: Balzano idealiza con pocos trazos la figura del toro que llega casi a mitificarse de forma consciente. Descontextualizar el toro podría significar conducirlo a territorios diferentes, resaltarlo bajo una luz atípica e imprevista y cargarlo de simbologías que no están unidas solamente con la arena. La corrida, tan querida en algunas partes del globo, podría transformarse en una metáfora existencial, donde el público simboliza una predisposición voyeurística, siempre mayor, de las personas – es mucho más fácil mirar y criticar que actuar –, mientras que el torero, estereotipo del matador atractivo y ganador, podría representar el personaje-divo que alcanza la cumbre del éxito en muy poco tiempo, a pesar de no tener grandes argumentos que transmitir. ¿Y el toro? ¿El auténtico personaje activo de esta historia? ¿Víctima sacrifical y predestinada?¿Y si fuera el toro quien elige cuándo entrar al ruedo, cuándo dejarse clavar el estoque y cuándo morir? “Todo nace en Liberia, una tranquila ciudad de Guanacaste en Costa Rica, – continúa Balzano –, que durante las fiestas se ve trastornada por rodeos y corridas. Es justo aquí, en un ruedo improvisado, donde el espíritu del toro está junto a mí. Consiste en una antigua tradición de iniciación, por la que los adolescentes, a fin de convertirse en hombres, deben enfrentarse al toro con las manos desnudas para armarse de valor y aumentar su autoestima. En este caso es el toro el artífice del destino de los demás. Hay quien mira, pero quien decide y elige sabe muy bien qué puede encontrarse ante sí”. En este caso, el toro se transforma en un juez severo, en una prueba por superar para demostrar y demostrarse como adultos. El animal permanecerá en la vida de esas personas para siempre.El toro evoca la idea de poder y de fuga irresistible. Símbolo de la fuerza creadora, éste

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ha representado al dios El bajo la forma de una pequeña estatua de bronce destinada a fijarse sobre lo alto de un bastón o un asta. En la tradición griega, los toros indómitos simbolizaban la liberación desenfrenada de la violencia. Son animales consagrados a Poseidón, dios de los mares y las tormentas, y a Dionisio, dios de la virilidad.Los toros de Balzano son majestuosos y fieros, aunque se presenten en las posturas más improbables o decorados con objetos imposibles. Incluso durante los momentos de sosiego, la silueta infunde respeto y la mirada exige devoción, aunque no está necesariamente unida a la idea de terror y devastación. Por ejemplo, Zeus asume la forma de un toro de un blanco radiante para seducir a Europa.El simbolismo del toro se une también al del temporal, la lluvia y la luna: el toro y el rayo han constituido símbolos relacionados con las divinidades atmosféricas. En las culturas arcaicas, el mugido del toro se comparaba al huracán o al trueno, ambos manifestaciones de las fuerzas fecundadoras. Cada ambivalencia está representada en el toro. Sobre la tumba real de Ur se erige un toro con la cabeza de oro (sol y fuego) y la mandíbula de lapislázuli (luna y agua). Los toros de Balzano cambian de intensidad en su relación con el espectador según el contexto y la superficie sobre la que están realizados. Los animales sobre fondo de oro se vuelven elegantes, valiosos, refinados, aunque la postura pudiera evocar algo diferente. Los realizados sobre fondo rojo, en cambio, nos reconducen a la vehemencia fértil, a la sangre y a las osadías sensoriales. No obstante, las obras representadas sobre piel clara y vello oscuro merecen un discurso muy distinto: en este caso, no aparece nunca la figura del toro puesto que, una vez sacrificado por cualquier razón, participa en la obra como una parte real de sí mismo: “En los cuadros de piel clara y en los de pelo negro no existen representaciones del toro, ya que se trata del mismo pelaje del animal. Es como si se reflejara todo lo que lo rodea y el hecho de ponerlo junto a su cabeza nos diese poderes de decisión increíbles”.Fondos rojo, oro, negro y blanco sobre los que el toro, una vez que se ha convertido en horma-arquetipo, se perfila mediante un juego de sombras y resplandores. El hombre siempre ha aspirado a dejar una huella suya, un rastro, una señal: desde la mano estampada sobre la arcilla todavía fresca a las huellas de pisadas del Neolítico. En Balzano, la huella se traslada a las imágenes más complejas que buscan un mensaje desde el mundo para el mundo. Sus formas no constituyen nunca los términos de una planificación mental del espacio ni de su proyección arquitectónica, más o menos abstracta y, sin embargo, son éstas las que, al crecer y dialogar con la superficie, buscan el propio espacio y la dimensión más adecuada. En el simbolismo analítico de Jung, el sacrificio del toro representa el deseo de una vida

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del espíritu que permite al hombre superar sus pasiones animales primitivas y que, tras una ceremonia de iniciación, apacigua sus cargas frenéticas alcanzando la paz de los sentidos. El toro simboliza, de hecho, la fuerza incontrolada sobre la que la personalidad avanzada tiende a ejercer su dominio. El apasionamiento por las corridas se explicaría, a ojos de algunos analistas, con este deseo secreto e inconfesable de matar a la bestia que vive en nuestro interior, y de retomar el control sobre nosotros mismos y pensar en poder manipular el destino.En la mayoría de las culturas, el destino puede conocerse únicamente a través de un chamán, un profeta, una pitonisa o un vidente. En la dinastía china Shang se lanzaban estelas de milenrama o huesos tallados de tortuga muchos siglos antes de que se codificara el I Ching. Las creencias populares consideran al destino como designio divino, como una secuencia fija de sucesos que son inevitables e invariables. Según estas personas, el futuro podría descifrarse y manipularse mediante medios de predicción y magia. Christian Balzano coloca la corona sobre la cabeza del toro y rellena algunas formas con millares de cuernos rojos, pero intenta hacernos comprender cómo cada hombre, prescindiendo de las supersticiones, podría ser el creador de su propio destino: “Resulta inútil llamar por teléfono a magos o cartomantes. O incluso, como cada mañana, empezar a leer el periódico por las páginas finales para descubrir qué tipo de día nos espera gracias al horóscopo. Pongámonos la máscara del chamán-toro para mirar hacia nuestro interior y transformarnos en artífices de nuestro destino”.“Karma” es una parola sánscrita que significa acción, acto. Su etimología es la misma que la de la palabra latina “creare”. Con el tiempo, en el lenguaje popular, la parola karma ha llegado a adquirir los significados de “resultado de la acción”, “predestinación” e incluso “destino”. En el budismo, por karma se entiende sobre todo una energía sutil, unida a la voluntad y asociada a las acciones que llevamos a cabo. Por ejemplo, si al gesto se asocia una determinación destructiva y violenta, esto producirá en la mente de quien la realiza y, por tanto, en el destino que el intelecto le creará, un efecto dañino. Con una voluntad amable y no violenta conseguiremos el efecto contrario. Creer en el karma no significa abandonarse al fatalismo, sino al contrario, tomar las riendas de nuestra vida, puesto que la calidad de nuestro futuro depende de nosotros mismos. Creer en el karma quiere decir creer que somos los artífices de nuestro destino: “¿Cuántas veces nos decimos ‘¡No lo puedo creer!’, ‘¿Cómo es posible?’ o ‘¡Es increíble!’? Pero recordemos que, como afirma un pensamiento budista, nuestras acciones, nuestros pensamientos y nuestras palabras determinan nuestro karma, es decir, el sufrimiento o la felicidad que tendremos que afrontar”. De esta idea surgen obras casi imperceptibles y

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perfiladas desde el fondo, siluetas fáciles de intuir donde el observador debe participar en el disfrute fiándose de lo que intuye, siguiendo la luz que captura su atención, abrazando la silueta del toro, que se ha vuelto alentadora de forma improvisada, e intentando descifrar los demás elementos que aparecen en la composición. En las obras con fondo negro, por ejemplo, se consume el espacio como dimensión representativa, sin ninguna forma ilustrativa, puesto que las marcas de formas improbables se dejan intuir solamente por los que tienen el valor de acercarse con un enfoque polisensorial. Balzano reflexiona en este último ciclo suyo sobre la temática del tiempo, su tiempo, su existencia subjetiva. Su pintura corresponde, en este caso, a un modo de suspender y volver visibles las pulsaciones vitales e irreversibles del tiempo existencial que nos conduce a otras dimensiones. Frente a las cabezas del toro, cada uno tiene la posibilidad de observar, mirar o percibir un camino, un recorrido, un procedimiento o una forma sencilla. Un poco como en la vida, cuando debemos llevar a cabo elecciones en muy poco tiempo y que nos aportarán algunas oportunidades y nos impedirán otras. Pero, ¿existen métodos o esquemas científicos para no errar en la elección de nuestra vida? A propósito, Balzano afirma: “Cada cabeza es una elección, representa la derrota de nuestras incertidumbres y nos recuerda el momento en el que, con cansancio y sumo pesar, nos hemos visto obligados a renunciar a otros caminos, otras posibilidades, y a... cortar la cabeza al toro”. Las obras sobre fondo negro nos hipnotizan, nos encandilan, nos asustan, pero al mismo tiempo, despiertan nuestra fantasía y nos invitan a ir más allá. Si somos pacientes para primero observar y después percibir, otro símbolo decisivo para comprender la poética de Balzano aparece detrás de las siluetas principales o en una dimensión diferente: la lámpara. El simbolismo de la lámpara está unido al de la emanación de la luz: ésta es portadora de brillo, resplandor y, por tanto, de concentración y sabiduría. Existe un tratado zen muy importante sobre la difusión de la luz de la lámpara. En un ámbito más general, según el budismo la luz se corresponde con la transmisión de la vida y la cadena de reencarnaciones: “Las lámparas – como los faroles de la India, conocidos como Arti –, que se dejan fluctuar sobre el agua para ayudar a los espíritus ancestrales a encontrar su camino, nos ayudan a ver debajo otra luz, desde otro punto de vista, todas las incertidumbres, ansiedades y dudas que nos rodean”. Cualquiera que desee comprender la vida y no concebirla como una serie de eventos casuales sin significado ni sufrirla con una rutina extenuante a la que no se hace caso, debe estudiar, trabajar consigo mismo y entender cómo desconectar un mecanismo pasivo y negativamente generalizador. El final sería construir para nosotros mismos, tomando una actitud activa, una comprensión racional del mundo en el que vivimos y

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de los procesos fundamentales en acción en la naturaleza, en la sociedad y en nuestro pensamiento, de modo que las cosas puedan mostrarse bajo una luz diferente. Llegados a este punto, el toro de Balzano podría no ser un simple toro o podría no corresponderse con el toro que creíamos. Misterios de las vidas. Luces del destino.

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Tagliare la testa dell’artista?di Massimo Scaringella

L’artista, da sempre, ha il diritto a vivere, costruire o creare in sintonia con la sua personale storia o fantasia o con la sua spesso accertata dualità. La sua legittimità è data dall’essere sempre uno spirito libero in cui la base della sopravvivenza estetica è la “ricerca” e non un risultato pratico. Per questo all’artista che concepisce, rischia e assume questa realtà (a volte fisica) non importa nulla del passare del tempo e del conseguente passare fisico dell’opera. Ma in generale egli esige, per il suo lavoro, un impatto di successo, di emozione e intimità che ponga chi entra in contatto con la sua opera, sia personalmente che attraverso altri mezzi di divulgazione, in una simbiosi metaforica e analogica di dialogo. Nel caso di Christian Balzano con questo ciclo di lavori, anche la cultura popolare frutto di scaramanzia, superstizioni e di credenze ancestrali diventa il contatto con la realtà esterna in cui l’artista non rinuncia alla sua sapienza, ma la separa dalla vita di ognuno, in particolare da se stesso. E questo impegno speciale deve essere interpretato sempre come un sostentamento dell’esperienza e del suo sviluppo fino al raggiungimento dell’obiettivo ricercato, concentrandosi sull’impegno ad aprire diverse strade, dimostrando l’intenzione di trasformare l’accanita lotta quotidiana di ciascuno contro la “malasorte” in una evoluzione di pensiero che non disconosce o respinge ciò che nella nostra cultura nasce dal “consacrato”. E dunque, se l’artista con il suo lavoro, affronterà con procedimenti dissacranti o artificiali il superamento del doppio gioco della realtà o della fantasia, tutto questo si rifletterà meglio sull’interesse crescente e contemplativo o addirittura partecipativo dell’osservatore, con un significato e un contenuto che sono una sfida alla sua spontaneità creativa. Ed egli è dunque cosciente che “la meraviglia del pensiero umano è uno dei principi della conoscenza e che se smettiamo di meravigliaci corriamo il rischio di non conoscere…”.In questo caso è il toro che fornisce il valore simbolico unitario, che si pone come vittima predestinata, ma anche come oggetto da idolatrare o da mistificare a seconda della visione personale, ma pur sempre “oggetto”. E gli oggetti aspirano a perdurare nel futuro come spazio proprio. Non si esauriscono nella transitorietà, rimangono nella memoria per il loro significato, seppur teorico, perché essi stessi possono essere a loro volta riconquistati attraverso la visibilità costante della forma (l’opera). L’esperienza oggettuale è quindi sempre pura attualità perché non esiste fuori della sorpresa, ma attraverso la ripercussione. L’esperienza può ratificare la validità di una teoria o può aprirne la strada, in modo che ci sia sempre una mediazione tra l’idea concreta e la sintesi, oppure ci induce comunque a conquistarla o a scoprirla. E nell’oggetto la sintesi ostenta maggior certezza, che l’analisi, però non è tutto, giacché la sintesi suppone tutto un cammino di ricerca antecedente. In

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questo caso quindi l’opera diventa un’esperienza di vita e non ci deve spaventare la sua transitorietà e che a causa di ciò sia inconsistente, perché tutto è sinonimo di ricerca e di forza interiore. L’arte è un miracolo della vita che impone all’artista un lavoro permanente e Christan Balzano con queste opere ha terminato solo una parte del suo compito nella perenne ricerca del suo “Io”.

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Cut the artist’s head off?*by Massimo Scaringella

The artist has always had the right to live, to build and to create in harmony with his personal history or imagination, or with his often ascertained duality. His legitimacy comes from always being a free spirit in whom the basis of aesthetic survival is the “quest” and not a practical result. This is why the artist who conceives, risks and takes on this reality (sometimes physical) gives no importance whatever to the passing of time and the consequent physical passing of the work. But in general what he claims for his work is a successful emotional and intimate impact that places the spectator who comes into contact with his work – either directly or through other media – in a metaphorical and analogical symbiosis of dialogue. In Christian Balzano’s case, with this cycle of works, even the popular culture of counter-spells, superstitions and ancestral beliefs becomes a contact with external reality in which the artist does not give up his wisdom but separates it from the life of each person, in particular from himself. And this special commitment must always be interpreted as a sustaining of the experience and of its development towards achievement of the sought objective, concentrating on a commitment to opening up various avenues, showing the intention to transform each person’s fierce daily struggle against “bad luck” into an evolution of thought that neither disregards nor rejects that which, in our culture, arises out of the “consecrated”. So if in his work the artist seeks to overcome the double-cross of reality or imagination with desecrating or artificial procedures, all this will be better reflected on the observer’s growing, contemplative or actually participatory interest, with meaning and content that are a challenge to his creative spontaneity. He is therefore aware that “the marvel of human thought is one of the principles of knowledge”, and that “if we cease to marvel we run the risk of not knowing…”.In this case the unitary symbolic value is supplied by the bull, put forward as predestined victim but also as object of worship or mystification, depending on personal vision, but nonetheless “object”. And objects aspire to last in the future as their own space. They are not worn out in transitoriness: they remain in the memory for their meaning, albeit theoretical, because they can in turn be regained through constant visibility of form (the work). Objectual experience is therefore always pure topicality because it does not exist outside surprise but through repercussion. Experience may ratify the validity of a theory or may open up the road to it in such a way that there is always mediation between concrete idea and synthesis; or in such a way that we are induced in any case to regain or discover it. And synthesis in the object can boast greater certainty than analysis, but this is not everything since synthesis presupposes

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a whole prior itinerary of research. So in this case the work becomes a life experience and we should not be frightened by the transitoriness which makes it inconsistent, because everything is synonymous with quest and interior strength. Art is a miracle of life that imposes permanent work on the artist. And with these works Christian Balzano has completed only part of his task in the perpetual quest for his “I”.

* [Translator’s Note: Untranslatable wordplay based on the Italian saying Cut the bull’s head off, meaning to resolve a question once and for all]

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¿Cortar la cabeza del artista? de Massimo Scaringella

El artista ha tenido desde siempre el derecho de vivir, construir o crear en sintonía con su fantasía, su historia personal o su frecuente dualidad. Su legitimidad le viene por el hecho de ser un espíritu libre, en el que la base de la supervivencia estética radica en la “búsqueda” y no en el resultado práctico. Por ello, al artista que concibe, arriesga y asume esta realidad (en ocasiones, física) no le importa nada el paso del tiempo o el consiguiente paso físico de la obra. Pero en general exige a su trabajo un impacto de éxito, de emoción e intimidad que ponga en una simbiosis metafórica y analógica de diálogo a aquellos que entren en contacto con su obra, ya sea de forma personal o mediante otros medios de divulgación. En el caso de este ciclo de trabajos de Christian Balzano, también la cultura popular fruto de conjuros, supersticiones y creencias ancestrales se convierte en el contacto con la realidad externa en la que el artista no renuncia a su sabiduría, pero la separa de la vida de cada uno, y más en concreto, de la suya propia. Este compromiso especial debe interpretarse siempre como un sustento de la experiencia y de su desarrollo hasta alcanzar el objetivo deseado, concentrándose en el compromiso para abrir varias vías, demostrando la intención de transformar la obstinada lucha cotidiana de todos contra la “mala suerte” en una evolución del pensamiento que no desconoce o rechaza lo que en nuestra cultura nace de lo “consagrado”. Por tanto, si con su trabajo el artista afrontará mediante procedimientos desacralizadores o artificiales la superación del doble juego de la realidad o de la fantasía, todo esto se reflejará mejor en el interés – creciente y contemplativo o incluso participativo – del observador, con un significado y un contenido que suponen un reto a su propia espontaneidad creativa. Siendo consciente, por tanto, de que “la maravilla del pensamiento humano es uno de los principios del conocimiento y que si dejamos de maravillarnos corremos el riesgo de no conocer...”.En este caso es el toro el que proporciona el valor simbólico unitario, que se coloca como víctima predestinada, aunque también como objeto de idolatría y mistificación, según el punto de vista personal, pero sin dejar de ser “objeto”. Y los objetos aspiran a perdurar en el futuro como espacio propio. No se agotan en la transitoriedad, permanecen en la memoria por su significado, si bien teórico, ya que ellos mismos pueden ser a su vez reconquistados mediante la visibilidad constante de la forma (la obra). La experiencia relacionada con el objeto siempre está de actualidad, porque no existe fuera de la sorpresa, sino a través de la repercusión. La experiencia puede ratificar la validez de una teoría o abrirle el camino, de modo que exista siempre una mediación entre la idea concreta y la síntesis, o

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nos induzca a conquistarla o descubrirla. En el objeto, la síntesis goza de una mayor certeza que el análisis, pero no lo es todo, puesto que la síntesis supone todo un camino de búsqueda anterior. En este caso, la obra se convierte en una experiencia de vida y no debe darnos miedo su transitoriedad y que debido a ésta sea inconsistente, ya que todo es sinónimo de búsqueda y fuerza interior. El arte es un milagro de la vida que impone al artista un trabajo permanente y Christian Balzano ha terminado con estas obras sólo una parte de su deber en la búsqueda continua de su “Yo”.

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Massimo Scaringella

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OpereWorksObras

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E se sognavo ghiande..., acrilico su tela / acrylic on canvas / acrílico sobre lienzo, 56 x 56 cm, 2009

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E se non fossi tornato..., acrilico su tela / acrylic on canvas / acrílico sobre lienzo, 125 x 125 cm, 2009

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E se ci fossi riuscito..., olio su tela / oil on canvas / óleo sobre lienzo, 125 x 125 cm, 2009

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E se lo chiamavo..., acrilico su tela / acrylic on canvas / acrílico sobre lienzo, 56 x 56 cm, 2009

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E se non lo bevevo..., olio su tela / oil on canvas / óleo sobre lienzo, 56 x 56 cm, 2009

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E se c’avevo le ali..., acrilico su tela / acrylic on canvas / acrílico sobre lienzo, 75 x 75 cm, 2009

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E se ci fossi riuscito..., olio su tela / oil on canvas / óleo sobre lienzo, 125 x 125 cm, 2009

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E se lo imitavo..., acrilico su tela / acrylic on canvas / acrílico sobre lienzo, 125 x 100 cm, 2009

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E se avessi pregato..., acrilico su tela / acrylic on canvas / acrílico sobre lienzo, 125 x 100 cm, 2009

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E se non c’avessi provato..., acidatura su tela / aciding on canvas / satinado al ácido sobre lienzo, 56 x 56 cm, 2009

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E se vincevo..., acidatura su lamine / aciding on foils / satinado al ácido sobre láminas, 120 x 120 cm, 2009

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E se fossi partito..., acidatura su lamine / aciding on foils / satinado al ácido sobre láminas, 120 x 120 cm, 2009

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E se avessi partecipato..., acidatura su lamine / aciding on foils / satinado al ácido sobre láminas, 75 x 75 cm, 2009

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E se avessi continuato..., acidatura e smalto su lamine / aciding and enamel on foils / satinado al ácido y esmalte sobre láminas, 75 x 75 cm, 2009

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E se era buio..., acidatura su tela / aciding on canvas / satinado al ácido sobre lienzo, 75 x 75 cm, 2009

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55

E se mi fossi perso..., acidatura su tela / aciding on canvas / satinado al ácido sobre lienzo, 56 x 56 cm, 2009

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E se fossi leone..., acidatura su lamine / aciding on foils / satinado al ácido sobre láminas, 125 x 100 cm, 2009

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E se avessi vuotato il sacco..., acidatura su lamine / aciding on foils / satinado al ácido sobre láminas, 125 x 100 cm, 2009

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E se domani piove..., acidatura su tela / aciding on canvas / satinado al ácido sobre lienzo, 125 x 100 cm, 2009

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E se mi fossi girato..., acidatura su lamine / aciding on foils / satinado al ácido sobre láminas, 75 x 75 cm, 2009

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Page 64: Christian Balzano - Luci del Destino

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E se lo dipingevo..., incisione su pelo (pelle) / skin coat (leather) engraving / incisión sobre pelo (piel), 120 x 120 cm, 2009

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E se la baciavo..., incisione su pelo (pelle) / skin coat (leather) engraving / incisión sobre pelo (piel), 120 x 120 cm, 2009

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E se non arrivavo in tempo..., incisione su pelo (pelle) / skin coat (leather) engraving / incisión sobre pelo (piel), 90 x 80 cm, 2009

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E se non t’avessi mai incontrata..., incisione su pelo (pelle) / skin coat (leather) engraving / incisión sobre pelo (piel), 95 x 80 cm, 2009

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E se continuavo..., incisione su pelo (pelle) / skin coat (leather) engraving / incisión sobre pelo (piel), 160 x 160 cm, 2009

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E se ci fossimo incontrati..., incisione su pelo (pelle) / skin coat (leather) engraving / incisión sobre pelo (piel), 150 x 150 cm, 2009

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E se avessi vinto la lotteria..., incisione su pelo (pelle) / skin coat (leather) engraving / incisión sobre pelo (piel), 80 x 80 cm, 2009

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E se non correvo..., incisione su pelo (pelle) / skin coat (leather) engraving / incisión sobre pelo (piel), 120 x 90 cm, 2009

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E se ballavo..., acidatura e smalto su tela / aciding and enamel on canvas / satinado al ácido y esmalte sobre lienzo, 125 x 125 cm, 2009

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E se c’avevo le ruote..., smalto su tela / enamel on canvas / esmalte sobre lienzo, 125 x 125 cm, 2009

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E se avessi smesso..., acidatura e smalto su tela / aciding and enamel on canvas / satinado al ácido y esmalte sobre lienzo, 56 x 56 cm, 2009

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E se avessi svoltato a destra..., acidatura su tela / aciding on canvas / satinado al ácido sobre lienzo, 75 x 75 cm, 2009

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E se t’avessi visto..., acrilico su pelle / acrylic on leather / acrílico sobre piel, 200 x 185 cm, 2009

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E se mi fossi sbagliato..., acrilico su tela / acrylic on canvas / acrílico sobre lienzo, 75 x 75 cm, 2009

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E se continuavo, a quest’ora chissà..., acrilico su tela / acrylic on canvas / acrílico sobre lienzo, 75 x 75 cm, 2009

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E se c’avesse avuto il mal di testa..., acrilico su tela / acrylic on canvas / acrílico sobre lienzo, 56 x 56 cm, 2009

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E se lo escludevo..., acrilico su tela / acrylic on canvas / acrílico sobre lienzo, 56 x 56 cm, 2009

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E se non ci andassi..., acrilico su tela / acrylic on canvas / acrílico sobre lienzo, 56 x 56 cm, 2009

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E se avessi giurato..., acrilico su tela / acrylic on canvas / acrílico sobre lienzo, 75 x 75 cm, 2009

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E se c’avevo le corna..., acrilico su tela / acrylic on canvas / acrílico sobre lienzo, 150 x 150 cm, 2009

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E se non si incontravano..., acrilico su tela / acrylic on canvas / acrílico sobre lienzo, 185 x 150 cm, 2009

Page 86: Christian Balzano - Luci del Destino

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E se fossi nato toro..., acrilico su tela / acrylic on canvas / acrílico sobre lienzo,135 x 190 cm, 2009

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E se fossi nato toro..., acrilico su tela / acrylic on canvas / acrílico sobre lienzo,135 x 190 cm, 2009

Page 88: Christian Balzano - Luci del Destino

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E se te lo dicevo..., acrilico su tela / acrylic on canvas / acrílico sobre lienzo, 125 x 125 cm, 2009

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E se pioveva..., acrilico su pelle / acrylic on leather / acrílico sobre piel, 100 x 84 cm, 2009

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E se andavo in campagna..., acrilico su pelle / acrylic on leather / acrílico sobre piel, 100 x 84 cm, 2009

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E se erano due..., acrilico su pelle / acrylic on leather / acrílico sobre piel, 110 x 80 cm, 2009

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E se nasceva femmina..., acrilico su pelle / acrylic on leather / acrílico sobre piel, 120 x 170 cm, 2009

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E se nasceva femmina..., acrilico su pelle / acrylic on leather / acrílico sobre piel, 120 x 170 cm, 2009

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Teste di... toro, resina e tecnica mista / resin and mixed technique / resina y técnica mixta, 90 x 90 x 100 cm, 2009

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Teste di... toro, resina e tecnica mista / resin and mixed technique / resina y técnica mixta, 90 x 90 x 100 cm, 2009

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Opere su cartaWorks on paper

Obras sobre papel

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E se... 22, acrilico su carta / acrylic on paper / acrílico sobre papel, 77 x 56 cm, 2009

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E se... 10, acrilico su carta / acrylic on paper / acrílico sobre papel, 77 x 56 cm, 2009

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E se... 13, acrilico su carta / acrylic on paper / acrílico sobre papel, 77 x 56 cm, 2009

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E se... 16, acrilico su carta / acrylic on paper / acrílico sobre papel, 77 x 56 cm, 2009

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E se... 15, acrilico su carta / acrylic on paper / acrílico sobre papel, 77 x 56 cm, 2009

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E se... 11, acrilico su carta / acrylic on paper / acrílico sobre papel, 77 x 56 cm, 2009

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E se... 12, acrilico su carta / acrylic on paper / acrílico sobre papel, 77 x 56 cm, 2009

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E se... 7, acrilico su carta / acrylic on paper / acrílico sobre papel, 77 x 56 cm, 2009

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E se... 8, acrilico su carta / acrylic on paper / acrílico sobre papel, 77 x 56 cm, 2009

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E se... 14, acrilico su carta / acrylic on paper / acrílico sobre papel, 77 x 56 cm, 2009

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E se... 1, acrilico su carta / acrylic on paper / acrílico sobre papel, 77 x 56 cm, 2009

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E se... 2, acrilico su carta / acrylic on paper / acrílico sobre papel, 77 x 56 cm, 2009

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E se... 3, acrilico su carta / acrylic on paper / acrílico sobre papel, 77 x 56 cm, 2009

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E se... 4, acrilico su carta / acrylic on paper / acrílico sobre papel, 77 x 56 cm, 2009

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E se... 5, acrilico su carta / acrylic on paper / acrílico sobre papel, 77 x 56 cm, 2009

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E se... 16 bis, acrilico su carta / acrylic on paper / acrílico sobre papel, 77 x 56 cm, 2009

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E se... 18, acrilico su carta / acrylic on paper / acrílico sobre papel, 77 x 56 cm, 2009

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E se... 20, acrilico su carta / acrylic on paper / acrílico sobre papel, 77 x 56 cm, 2009

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E se... 19, acrilico su carta / acrylic on paper / acrílico sobre papel, 77 x 56 cm, 2009

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E se... 21, acrilico su carta / acrylic on paper / acrílico sobre papel, 77 x 56 cm, 2009

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E se... 23, acrilico su carta / acrylic on paper / acrílico sobre papel, 77 x 56 cm, 2009

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E se... 24, acrilico su carta / acrylic on paper / acrílico sobre papel, 77 x 56 cm, 2009

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E se... 25, acrilico su carta / acrylic on paper / acrílico sobre papel, 77 x 56 cm, 2009

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E se... 26, acrilico su carta / acrylic on paper / acrílico sobre papel, 77 x 56 cm, 2009

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E se... 6, acrilico su carta / acrylic on paper / acrílico sobre papel, 77 x 56 cm, 2009

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E se... 9, acrilico su carta / acrylic on paper / acrílico sobre papel, 77 x 56 cm, 2009

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E se... 27, acrilico su carta / acrylic on paper / acrílico sobre papel, 77 x 56 cm, 2009

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Prof.ssa Cecilia Cavanagh Co-curatriceDirettrice del Padiglione di Belle ArtiPontificia Università Cattolica Argentina

Massimo Scaringella

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Prof.ssa Cecilia Cavanagh Co-curatriceDirettrice del Padiglione di Belle ArtiPontificia Università Cattolica Argentina

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Note biografiche

Christian Balzano nasce il 12 febbraio 1969 a Livorno, dove tuttora vive e lavora.Nel 1986 vince una borsa di studio per frequentare l’Istituto d’Arte di Pisa dove nel 1988 si diploma in Arte applicata con una specializzazione nella lavorazione del vetro. Durante gli studi partecipa a diversi concorsi artistici di pittura e scultura e realizza una mostra personale. Nel 1989 apre una vetreria artistica denominata “Riflesso” a Cascina (Pisa) dove lavorerà fino al 1997.La sua attività espositiva però non si arresta. Nel 1995 e nel 1996 partecipa rispettivamente alla terza e alla quarta edizione dell’esposizione-concorso Giovani e Materia: Ricerca e Tendenza, all’interno della Mostra Internazionale dell’Artigianato, presso la Fortezza da Basso, a Firenze. Da questo momento comincia anche a intraprendere una serie di viaggi che lo porteranno ogni anno verso destinazioni lontane, dall’America all’Africa e fino in Asia, lungo circuiti non turistici per arricchire il proprio bagaglio culturale e trovare nuovi stimoli artistici: nel 1996 è in Messico e Florida; nel 1997 in Marocco; nel 1998 in Nepal; nel 1999 in India; nel 2000 è in Tanzania e Zanzibar mentre l’anno seguente in Thailandia; nel 2002 è in Indonesia; nel 2003 a Myanmar (Birmania); nel 2004 a Bali; nel 2005 a Sarawak (Borneo Malese); nel 2006 compie un tour in diversi paesi sudamericani tra cui Venezuela, Guatemala, Panama, Costarica, Nicaragua, Honduras e Belize; nel 2007 è la volta di Cuba e nel 2008 degli Stati Uniti. In questi anni non manca di visitare le maggiori città europee, in particolar modo in Francia, Inghilterra, Olanda e Spagna.Nel frattempo continua ad esporre: nell’agosto 1998 partecipa ad una mostra estemporanea, all’interno della manifestazione Serate Illuminate, organizzata presso il Centro intitolato a Franco Basaglia, a Livorno. Lo stesso anno, in novembre, partecipa ad una mostra collettiva, presso i locali dell’Atelier delle Arti di Livorno.Nel 1999 apre un negozio di arredamento etnico moderno, “Deserto”, a Livorno occupandosi della progettazione d’interni, lavorandovi fino al 2005. Sempre nel 1999, ripete l’esperienza dell’anno precedente, prendendo parte alla seconda edizione di Serate Illuminate.Nell’agosto del 2001, 2002, 2003 e 2004 realizza una mostra personale durante l’evento Effetto Venezia nella sua città natale. A dicembre 2003 espone presso la Galleria East Weast di Milano mentre a luglio dell’anno successivo lo troviamo impegnato con una mostra personale presso la Galleria Artomat di Pietrasanta. Sempre nell’ottobre del 2004 espone presso i locali del Supper club di Roma una sua personale.Nel 2005 ripete l’esperienza della mostra personale durante l’evento Effetto Venezia mentre nel 2006 realizza una mostra a due presso lo spazio Tiberti di Rovato (Brescia).

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Nel 2007 partecipa a due collettive: una presso lo spazio Poliform di Bologna, l’altra presso la Galleria Stragapede/Perini di Milano. Prende poi parte alla collettiva Segni, a cura di Mimmo Di Marzio, presso la Galleria San Lorenzo di Milano.Nel 2008 realizza la mostra-evento Non è vero ma ci credo sul tema della superstizione, curata da Mimmo Di Marzio, presso la Galleria San Lorenzo di Milano realizzando una scultura in vetroresina collocata durante la mostra, con il patrocinio del Comune di Milano, in Largo La Foppa. Sempre nello stesso anno partecipa ad OPEN XI, esposizione internazionale di scultura ed istallazioni a Venezia Lido, a cura di Paolo De Grandis, e alla collettiva Il vuoto e le forme 1, esposizione internazionale di scultura, istallazioni e dipinti a Chiavenna (Sondrio) a cura di Anna Caterina Bellati.

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Biographical notes

Christian Balzano was born on February 12th, 1969 in Leghorn where he lives and works.In 1986 he was awarded a grant to attend the School of Fine Arts in Pisa where he gained a diploma in applied Art, specialising in glass artworks. While studying he took part in various painting and sculpture competitions and held a solo exhibition. In 1989 he opened an artistic glassworks called “Riflesso” (Reflexion) in Cascina (Pisa) where he worked until 1997.However he continued to exhibit. In 1995 and 1996 he took part in the third and fourth exhibition-competition Giovani e Materia: Ricerca e Tendenza (Young People and Matter – Research and Trends) during the International Crafts Show at the Fortezza da Basso in Florence. At this point he also began travelling every year, to far away places – America, Africa, Asia – off the tourist tracks, this in order to enrich his cultural background and find new artistic stimuli: in 1996 Mexico and Florida; in 1997 Morocco; in 1998 Nepal; in 1999 India; in 2000 Tanzania and Zanzibar and the following year Thailand; in 2002 he went to Indonesia; in 2003 Myanmar (Burma); in 2004 Bali; in 2005 Sarawak (Malaysian Borneo); in 2006 he made a tour of South America taking in Venezuela, Guatemala, Panama, Costa Rica, Nicaragua, Honduras and Belize; in 2007 he went to Cuba and in 2008 to the United States. In these years he did not miss out on major European cities, particularly in France, England, Holland and Spain.Meanwhile he continued to exhibit: in August 1998 he took part in an extempore show, part of the Serate Illuminate (Enlightened Nights) festival at the Franco Basaglia Centre in Leghorn, and in November he participated in a group exhibition at the Atelier delle Arti in the same city.In 1999 he opened a modern ethnic furniture shop in Leghorn called “Deserto” (Desert) and worked there until 2005, focusing on interior design. He also took part in the 1999 second edition of the Serate Illuminate festival.In August 2001, 2002, 2003 and 2004 he held solo shows during the Effetto Venezia (Venice Effect) event in his hometown. In December 2003 he exhibited at the East West Gallery in Milan and in July of the following year had a solo show at the Artomat Gallery in Pietrasanta. In October 2004 he exhibited solo in the spaces of the Rome Supper Club.In 2005 he repeated the experience of a solo show during the Effetto Venezia event and in 2006 he participated in a two-man show at the Tiberti di Rovato space in Brescia.There were two group exhibitions in 2007: one at the Poliform in Bologna, the other at the Stragapede/Perini Gallery in Milan. He then took part in the group show Segni (Signs), curated by Mimmo Di Marzio at the San Lorenzo Gallery in Milan.In 2008 he set up the event-exhibition Non è vero ma ci credo (It is not true but I believe

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it) on the theme of superstition, curated by Mimmo Di Marzio at the San Lorenzo Gallery in Milan. He created a fibreglass sculpture which was placed, during the exhibition and with the patronage of the Milan Municipality, in Largo La Foppa. In the same year he participated in OPEN XI, an international exhibition of sculpture and installations at the Venice Lido, curated by Paolo De Grandis, and he took part in the group show Il vuoto e le forme 1 (The void and the forms 1), an international sculpture, installation and painting exhibition in Chiavenna (Sondrio) curated by Anna Caterina Bellati.

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Notas biográficas

Christian Balzano nace el 12 de febrero de 1969 en Livorno, ciudad en la que aún reside y trabaja.En 1986 gana una beca para asistir al Istituto d’Arte de Pisa, donde en 1988 se diploma en Arte aplicado con especialización en el trabajo con vidrio. Durante sus años de estudio participa en distintos concursos artísticos de pintura y escultura y realiza una exposición personal. En 1989 abre una vidriería artística denominada “Riflesso” (Reflejo) en Cascina (Pisa) donde trabajará hasta 1997.No obstante, su actividad expositiva no se detiene. En 1995 y 1996 participa en la tercera y cuarta edición, respectivamente, de la exposición-concurso Giovani e Materia: Ricerca e Tendenza (Jóvenes y Materia: Búsqueda y Tendencia) incluida en la Exposición Internacional del Artesanado, que tiene lugar en Fortezza da Basso, en Florencia. Desde entonces comienza a emprender una serie de viajes que lo conducirán cada año a destinos lejanos como América, África o incluso Asia, a lo largo de circuitos poco turísticos para enriquecer su bagaje cultural y encontrar nuevos estímulos artísticos. En 1996 se encuentra en México y Florida; en 1997, en Marruecos; en 1998, en Nepal; en 1999, en India; en 2000, en Tanzania y Zanzíbar y al año siguiente se desplaza hasta Tailandia; en 2002, llega a Indonesia, en 2003, a Myanmar (Birmania); en 2004 a Bali; en 2005 a Sarawak (Borneo malayo); en 2006, efectúa un recorrido a través de varios países sudamericanos, incluidos Venezuela, Guatemala, Panamá, Costa Rica, Nicaragua, Honduras y Belice; en 2007, le toca el turno a Cuba y en 2008 a los Estados Unidos. Durante todos estos años no deja de visitar las ciudades europeas más importantes de países como Francia, Inglaterra, Holanda y España.Mientras tanto, no ha dejado de exponer. En agosto de 1998 participa en una exposición improvisada durante el acto Serate Illuminate (Noches Iluminadas), organizado por el Centro dedicado a Franco Basaglia en Livorno. En noviembre del mismo año, forma parte de una muestra colectiva en los locales del Atelier delle Arti de la misma ciudad. En 1999 monta un negocio de decoración étnico-moderno en Livorno, conocido como “Deserto” (Desierto), en el que se dedica a la proyección de interiores hasta el año 2005. Durante 1999 repite la experiencia del año anterior, participando en la segunda edición de Serate Illuminate.En agosto de 2001, 2002, 2003 y 2004 muestra sus obras durante el evento Effetto Venezia (Efecto Venecia) en su ciudad natal. En diciembre de 2003, expone en la Galería East Weast de Milán y en julio del año siguiente lo encontramos en una exposición personal en la Galería Artomat de Pietrasanta. Asimismo, en octubre de 2004 expone en los locales del Supper club de Roma.

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En 2005 repite la experiencia mostrando sus obras durante Effetto Venezia, mientras que en 2006 lleva a cabo una exposición a dos en el espacio Tiberti di Rovato de Brescia. En 2007 participa en dos muestras colectivas: una en el espacio Poliform de Bolonia y la otra en la Galería Stragapede/Perini de Milán. Es parte integrante también en la exhibición colectiva Segni (Signos), a cargo de Mimmo Di Marzio en la Galería San Lorenzo de Milán.En 2008, lleva a cabo la exposición Non è vero ma ci credo (No es verdad, pero me lo creo) sobre el tema de la superstición, a cargo de Mimmo Di Marzio en la Galería San Lorenzo de Milán, con una escultura de vidrio resina colocada durante la exposición, con el patrocinio del Ayuntamiento de Milán, en Largo La Foppa. Ese mismo año participa en OPEN XI, una muestra internacional de escultura e instalaciones en Venecia Lido, a cargo de Paolo De Grandis y en la exposición colectiva Il vuoto e le forme 1 (El vacío y las formas 1), de envergadura internacional en el ámbito de la escultura, las instalaciones y las pinturas en la ciudad de Chiavenna (Sondrio) a cargo de Anna Caterina Bellati.

Maurizio Vanni e/and/y Christian Balzano

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Indice / Index / Indice

Cecilia Cavanagh 9 Presentazione 10 Presentation 11 Presentación

Maurizio Vanni 13 Luci del destino 18 Lights of destiny 24 Luces del destino

Massimo Scaringella 30 Tagliare la testa dell’artista? 32 Cut the artist’s head off? 34 ¿Cortar la cabeza del artista?

37 Opere / Works / Obras

94 Opere su carta / Works on paper / Obras sobre papel

124 Note biografiche 126 Biographical notes 128 Notas biográficas

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Finito di stampare nel mese di aprile 2009 da / Printed in April 2009 byTap Grafiche S.p.A., Poggibonsi (SI)

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