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ANNO I nr. 2 - Febbraio 2012 Speciale selezione: Caprioli, daini e cervi di San Rossore Munizioni: L’attrezzatura di base per la ricarica delle cartucce Migratoria: La migrazione del colombaccio ed i migratori europei Cani da caccia: Bracco italiano, è lui il cane da caccia più bello del mondo Fucili da caccia: Il rinculo nelle armi lunghe, che cos’è e come si forma Dedicato a chi ha la passione per la caccia nel sangue
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Caccia Passione - Febbraio 2012

Mar 08, 2016

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Caccia Passione

Rivista Caccia Passione - Febbraio 2012. La magia della Caccia raccontata in una rivista digitale dai Cacciatori Italiani.
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Page 1: Caccia Passione - Febbraio 2012

CACCIA PASSIONEANNO I nr. 2 - Febbraio 2012

Speciale selezione:

Caprioli, daini e cervi di San Rossore

Munizioni:• L’attrezzatura di base per la ricarica delle cartucce

Migratoria:• La migrazione del colombaccio ed i migratori europei

Cani da caccia:• Bracco italiano, è lui il cane da caccia più bello del mondo

Fucili da caccia:• Il rinculo nelle armi lunghe, che cos’è e come si forma

Dedicato a chi ha la passione per la caccia nel sangue

Page 2: Caccia Passione - Febbraio 2012

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Page 3: Caccia Passione - Febbraio 2012

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Page 4: Caccia Passione - Febbraio 2012

SOMMARIOAnno I Nr. 02

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Caprioli, daini e cervi di San Rossore

Pg 14 : Caccia al fagiano DIEGO MASTROBERARDINO

Pg 20 : La migrazione del

europei CLAUDIA ZEDDA

Pg 26 Caprioli, daini e cervi di San Rossore

DIEGO MASTROBERARDINO

Pg 32 Bracco italiano, è lui il cane da caccia più bello del mondo

DIEGO MASTROBERARDINO

Pg 38 Comprensori alpini, conoscere e saper gestire le proprie montagne

KALARIS

La caccia di selezione in Toscana: la -

lore sono alcuni degli aspetti salienti di questa particolare modalità di caccia, che ha come scopo la conservazione dell’equilibrio dell’ecosistema.

Caccia Passione 2

38 : Com prensori alpini, conoscere e saper gestire le proprie montagne

32 : è lui il cane da caccia più bello del mondo

8 la migrazione del co-

26 CACCIA PASSIONEANNO I nr 1 Gennaio 2012

Speciale selezione:

Caprioli, daini e cervi di San Rossore

Munizioni:• L’attrezzatura di base per la ricarica delle cartucce

Migratoria:• La migrazione del colombaccio ed i flussi migratori europei

Cani da caccia:• Bracco italiano, è lui il cane da caccia più bello del mondo

Fucili da caccia:• Il rinculo nelle armi lunghe, che cos’è e come si forma

Dedicato a chi ha la passione per la caccia nel sangue

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Pg 44 addestramento dei cani da seguita alla lepre A CURA DELLA REDAZIONE

Pg 48 : Papere e beccaccini di Evita Peròn

DIEGO MASTROBERARDINO

Pg 56 Il rinculo nelle armi lunghe, che cos’è e come si forma

DIEGO MASTROBERARDINO

Pg 60 Benelli Comfort, rinculo ridotto per un secondo tiro dal controllo assoluto

A CURA DELLA REDAZIONE Pg 66 l’attrezzatura

di base per la ricarica delle cartucce

FILIPPO MELONI

Pg 70 Cannocchiale DIAMOND-30 SPORTS della Nikko Stirling : tiro rapido in condizioni di luminosità ridotta

DIEGO MASTROBERARDINO

Pg 72 Crispi presenta Hunter HTG - ABSS, i vostri piedi non sono stati mai così protetti

A CURA DELLA REDAZIONE

Pg 72 Vaccinazione del ca

Caccia Passione 3

48 : Papere e beccaccini di Evita Peròn

60 : Benelli Confort: rinculo ridotto per un secondo tiro dal controllo assoluto

66 : l’attrezzatura base per la ricarica delle cartucce

: caprioli, daini e cervi di San Rossore

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Da poco si è conclusa la stagione venatoria su tutto il ter-ritorio nazionale, e appesi al chiodo fucili e cartucciere, siamo pronti a rituffarci nella querelle politico-legale che ormai accompagna ogni iniziativa presa a favore o più spesso contro la caccia. Come al solito la nostra passione viene avversata da chi si è autoeletto paladino dell’am-biente, adesso nel mirino ci sono finiti i cacciatori della Regione Piemonte, Il TAR del Piemonte ha intimato la Regione ad indire un referendum, la cui richiesta risa-le a ben 25 anni fa. Le uniche specie che rimarrebbero cacciabili, secondo le richieste dei promotori, sarebbero

Editoriale

il cinghiale, la lepre e il fagiano, tutto il resto proibito. Naturalmente il cinghiale reste-rebbe fra le specie cacciabili, è troppo comodo lasciare ai cacciatori i problemi relativi ai danni derivanti dalla pessima gestione del suide.Questa volta, mi risulta, ci sia stata finalmente una certa coesione fra le associazioni venatorie, generalmente sempre pronte a litigare fra loro, sono state messe a disposi-zione dell’amministrazione piemontese personalità competenti in materia, purtroppo divergenze politiche interne al governo regionale, non hanno consentito d’arginare questa minaccia. Ormai sembra non sia rimasto altro che aspettare la data del refe-rendum, ma forse, in 25 anni, si potevano trovare soluzioni politiche che superavano i quesiti referendari. Adesso necessita una forte campagna sensibilizzatrice che esponga le ragioni della caccia, con numeri, dati, quantificazione economica sull’indotto dato dalla caccia, posti di lavoro, e quant’altro possa indurre i cittadini piemontesi a com-prendere le nostre ragioni e comportarsi di conseguenza. La sconfitta rappresentereb-be un boomerang terribile anche a livello nazionale, con iniziative analoghe in tutte le altre regioni. Mi auguro che le Associazioni Venatorie e anche quelle Agricole, si rendano conto del rischio che corriamo e che finalmente si adoperino per fare “lobby” come spesso vengono ingiustamente accusate, ma mai necessario come in questo, e che si muovano in maniera forte e decisa, sensibilizzando politicamente chi di dovere.Questa vicenda sconcertante, dimostra ancora di più, come l’Italia appartenga all’Eu-ropa solo per i vincoli e non per i diritti, la caccia è consentita in tutta la Comunità e noi permettiamo ad una singola regione di mettere in discussione un diritto di una minoranza, che come minoranza, secondo alcuni , non avrebbe diritto di esistere. Pur-troppo il cacciatore è finito nel ghetto e chi dovrebbe difenderlo è ora che tiri fuori le unghie. Da una possibile disfatta il referendum piemontese deve diventare un’impor-tante vittoria, che sia d’esempio per frenare gli slanci animalisti, ultimamente sempre più forti e agguerriti, annoverandolo come l’ennesima vittoria del mondo venatorio. Non dimentichiamoci che non è mai passato un referendum locale o nazionale contro la caccia, perciò amici Piemontesi cercate di non essere i primi!

Saverio Patrizi

GUARDIAMO AVANTI

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Caccia Passione 6

Dopo le numerose richieste e sollecita-zioni per maggiori chiarimenti circa le modifiche alla durata del porto d’armi per uso caccia e tiro a volo il Ministero dell’Interno finalmente risponde con una propria circolare.

Con la circolare n.557PAS12982.AP3 del 22 febbraio 2012 il Ministero dell’Interno chiarisce definitivamen-te che la modifica dell’art.42 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicu-rezza contenuta nel recente decreto di semplificazione non riguarda il porto d’armi per uso caccia e tiro a volo per-tanto è da ritenersi che la durata degli stessi resta di sei anni.

Infatti si legge nella circolare in que-stione: alla lett. b) del medesimo com-ma 1, è stata introdotta una modifica

Finalmente giunge il chiarimento definitivo dal Ministero dell’Interno sulla questione della durata del porto d’armi per uso caccia e tiro a volo.

all’art. 42 del T.U.L.P.S., previo inseri-mento, al relativo terzo comma (di fat-to primo comma a seguito delle abro-gazioni intervenute), del periodo: “La licenza ha validità annuale”.

Al riguardo, si precisa che tale novella deve intendersi riferita alla sola vali-dità della licenza di porto d’arma (sia corta che lunga) per difesa personale e, dunque, nulla innova con riguardo alle previsioni - di cui alla vigente nor-mativa di carattere speciale - che pre-vedono la validità sessennale della li-cenza di porto d’arma lunga uso caccia (art. 22, comma 9, della l. 11 febbraio 1992, n. 157) e della licenza di porto di fucile per il tiro a volo (articolo unico, legge 18 giugno 1969, n. 323).

Si rasserena quindi il clima di polemi-che e malcontento scatenati dalla vaga interpretazione data al decreto di sem-plificazione che tanto ha impegnato le Associazioni Venatorie, le Federazioni Sportive e del Settore armiero nel chie-dere al Ministero dell’Interno, a depu-tati e senatori, di dare chiarezza alla norma.

News venatorie

Caccia e legislazione: porto d’armi, chiarita la questione sulle modifiche normative

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Caccia: chiusa la stagione, incidenti dimezzati

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Roma, 1 febbraio 2012 – Arrivano notizie confortanti dalla chiusura della stagione venatoria 2011-2012. Si è infatti quasi dimezzato il con-teggio relativo alle vittime: in questi cinque mesi sono state 13 le per-sone che hanno perso la vita per cause strettamente e direttamente legate alla caccia, rispetto alle 22 dello scorso anno. Un risultato im-portante, ottenuto grazie agli sforzi comuni di tutto il settore che conti-nuerà a impegnarsi affinché il livello di sicurezza aumenti ancora. Le as-sociazioni venatorie riunite in Face Italia (Federcaccia, ANUUMigrato-risti, Enalcaccia, Libera Caccia), il CNCN (Comitato Nazionale Caccia e Natura) e le aziende produttrici di

armi continueranno infatti a lavo-rare perché gli incidenti siano sem-pre meno e, con essi, diminuiscano fin dove possibile feriti e vittime.Certo è che l’imponderabile non può essere evitato, ma si può e si deve operare su tutti gli aspetti che posso-no portare a ridurre al minimo l’im-patto della casualità, per promuove-re comportamenti sicuri, formare al massimo i responsabili delle battute di caccia in squadra (su cui occor-re porre ancora maggior impegno), sensibilizzare tutti i cacciatori all’u-tilizzo dei sistemi di prevenzione e aumentare il livello di attenzio-ne con cui si maneggiano le armi.Nonostante quindi da più parti si tenda a identifica-

In questa stagione 13 gli incidenti mortali contro i 22 dello scor-so anno. CNCN e FACE Italia plaudono all’accresciuta sicurezza

dei cacciatori e s’impegnano a ridurre ancora il bilancio Grazie a formazione e prevenzione e a un grande impegno del mondo venatorio, innalzato il livello di sicurezza e ridotti al

minimo gli incidenti

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Associazioni venatorie

Caccia Passione 9

re la caccia come una passione“pericolosa”, inserendo nel conto delle vittime decessi causati da ca-dute o infarti per creare allarmi-smo sociale, si può oggettivamente ribadire, cifre alla mano, che non è così. Il numero di incidenti occor-si ai cacciatori italiani è molto in-feriore, per quantità e pericolosità, ad altre attività all’aria aperta come la raccolta funghi, l’escursionismo o la balneazione. La caccia sta di-mostrando di impegnarsi concre-

tamente per migliorare, rendendo più sicura la pratica e sempre più consapevoli e attenti i cacciatori sul corretto impiego dei propri mez-zi. I risultati sono lì a dimostrarlo. Anche per questo - è l’opinione di Face Italia e Cncn - sono oltremo-do ingiuste e non corrispondono al vero le campagne denigratorie e allarmistiche che ogni anno colpi-scono l’attività venatoria, messe in atto con argomenti strumentali e in ogni caso palesemente discutibili.

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Caccia Passione 10

L’Hunting Show e Pescare Show di Vicenza si è con-clusa ieri all’insegna del “tutto esaurito” registran-do una partecipazione di circa 30mila visitatori.

Alla Fiera di Vicenza l’afflusso di pubblico per il Salone internaziona-le della Caccia e della Pesca è stato intenso e continuo registrando alla chiusura un numero complessivo di circa 30mila visitatori, il 13,2% in più rispetto all’edizione preceden-te e del 212% dalla prima edizione.

L’Hunting Show si è confermata quindi il più importante evento in Italia e tra i primi in Europa per l’elevato numero di appassionati di caccia e pesca per i quali si tratta di un imperdibile occasione per visio-nare ogni novità e quanto di meglio può offrire il mercato di settore sia nazionale che internazionale; 276

aziende espositrici ita-liane ed internazionali per offrire il meglio in fatto di armi, munizio-ni, strumenti ottici e ac-cessori per la caccia, la pesca ed il tiro sportivo.

L’evento è stato inol-tre un occasione per tutti i visitatori di di-vertirsi con le nume-rose proposte di at-

tività agonistiche, con le prove di nuovi prodotti ed infine partecipa-re ad incontri per l’approfondimen-to delle varie tematiche collegate.

Non sono mancati infatti convegni, incontri tecnici, momenti di appro-fondimento ed eventi che hanno coin-volto i visitatori ed allo stesso tempo sono divenuti occasione per riflettere sul valore culturale di caccia e pesca; tra questi il convegno nazionale “La caccia di selezione oggi” organizza-to dall’Unione Nazionale Cacciatori Zona Alpina, il convegno “Introdu-zioni, re-introduzioni e riqualificazio-ni; storie di pesci e ambiente” a cura di Esox Italia e Spinning Club Italia ed

Hunting Show 2012: Grande successo, “Tutto Esaurito”

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Eventi

Caccia Passione 11

il convegno sul tema “Il punto su pro-grammi e iniziative. Dagli acquatici alle caccie in deroga” curato dall’Ufficio Avifauna Migratoria di Federcaccia.

La Regione del Veneto e la Provincia di Vicenza hanno organizzato incon-tri in cui si è fatto il punto sulle ulti-me novità e iniziative in tema fauni-stico-venatorio, sono state presentate ricerche realizzate in ambito univer-sitario sul tema della gestione fauni-stica del territorio, si è parlato di di-gitalizzazione del tesserino venatorio.

Sono state inoltre allestite mostre ed esposizioni tra cui quella dei tro-fei di ungulati che ha messo in vetri-na tutti i trofei degli abbattimenti e dei ritrovamenti effettuati nel corso del 2011 nella provincia di Vicen-za. Per gli appassionati della pesca invece c’è stata la possibilità di effet-tuare prove in vasca, nella spettaco-lare “casting pool” lunga 30 metri, nonché di assistere dal vivo a dimo-strazioni di grandi maestri di lancio.

Nel corso della manifestazione hanno si sono svolte le gare di tiro in outdoor “Ladies Cup” e “Junior Cup” alla Cop-pa Beretta presso il poligono di Mon-tebello a cui hanno partecipato donne e giovani under 18. Le gare sono state organizzate da Fiera di Vicenza con la collaborazione della Storica Fabbrica d’Armi Pietro Beretta, che ha munito i giocatori delle armi da fuoco e Fioc-

chi con le munizioni. Presenti in cam-po al Poligono di Montebello anche Felice Buglione, presidente FIDASC - Federazione Italiana Discipline Sportive Armi da Caccia e Sergio Li-siero, ufficiale di gara internazionale.

Una delle novità dell’edizione 2012 dell’Hunting Show è stato sicuramen-te il padiglione “Soft Air Line Up”, de-dicato interamente a questa disciplina ricreativa, basata sulla simulazione di tattiche militari, con armi ad aria compressa; all’interno dello spazio dedicato sono state allestite linee di tiro, banchi test e un’area dimostrativa dove numerosi visitatori hanno avuto la possibilità di cimentarsi in questa disciplina ludico-sportiva che va sem-pre più diffondendosi soprattutto tra i giovani. A piano terra del padiglione Soft Air Line Up, un area di circa 100 mq è stata dedicata al mondo del tiro dinamico, mentre al primo piano un’a-rea di gioco di 3.000 mq è diventata un percorso riservato agli spettatori.

Spazio all’Hunting Show anche per la cinofilia con il Dog Event, un’area allestita in uno dei padiglioni del-la Fiera dedicata alle attività di agi-lity dog e clicker training realizzata in collaborazione con ENCI e con “I Cani del Castello” di Marostica.

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2a Fiera della Caccia e della Pesca a Rovigo, il 16, 17 e 18 Marzo 2012

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Dal 16 al 18 marzo 2012 a Rovigo una fiera di grande qualità su Caccia e Pe-sca. Vasta area espositiva e ricco calen-dario di appuntamenti ed eventi: per gli appassionati un vero e proprio paradiso da non perdere. Rovigo Fiere promuo-ve la seconda edizione della “Fiera della Caccia e della Pesca” in collaborazione con l’Assessorato provinciale alla caccia, pesca e risorse faunistiche, il Distretto ittico nonché la partecipazione delle associazioni di categoria del territorio.

Una opportunità preziosa per il gran-de pubblico degli appassionati di cac-cia e pesca, per le Associazioni di ri-ferimento, per le aziende del settore venatorio e ittico: è Pesca e Caccia in

Fiera, un grande evento promosso dalla Provincia di Rovigo che si svolge pres-so Rovigo Fiere il 16, 17 e 18 marzo.

Un paradiso innanzitutto per gli appas-sionati: la parte espositiva sarà ricca di novità e prodotti di punta in materia di attrezzature, armi, accessori, stru-mentazioni e articoli per la caccia e la pesca. Associazioni e aziende avranno modo di presentare il meglio delle loro produzioni e tutti coloro che pratica-no la caccia e la pesca potranno, oltre che visitare stand e spazi informati-vi, partecipare agli eventi organizzati. Sono infatti previste esibizioni, dimo-strazioni, gare, convegni, mostre, con il coinvolgimento delle Associazioni

Si svolgerà a Rovigo la seconda edizione della “Fiera del-la Caccia e della Pesca” nei giorni 16, 17, 18 marzo 2012.

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Eventi

Caccia Passione 13

della provincia di Rovigo; da segnalare il Convegno sull’avifauna acquatica nel Delta del Po e la presentazione del libro edito da Veneto Agricoltura Le anatre selvatiche del Delta del Po. Una inizia-tiva che trova proprio in questa provin-cia, il suo contesto ideale, se pensiamo che il Polesine è una delle aree italiane a maggior diversità faunistica, grazie alla presenza dei due principali fiumi ita-liani – l’Adige e il Po – e delle loro foci.Ricordiamo che il Delta del Po è zona umida di rilevanza internazionale e uno dei parchi naturalistici più importanti d’Italia, un vero paradiso faunistico fatto di sacche, lagune, valli da pesca, riserve naturali, aree protette, distese di natura selvaggia e incontaminata dove una fauna ricchissima trova il suo habitat naturale.

Le due principali forme di caccia loca-le sono quella della selvaggina stanziale e quella della selvaggina migratoria. La caccia alla stanziale è rivolta soprattut-to alla Lepre, con il Segugio, e ai Gal-liformi, con i cani da ferma; prede am-bite dai cacciatori locali sono il Fagiano e la Starna, pregiata pernice di pianura.

Fiore all’occhiello della tradizione ve-natoria polesana è, però, la caccia agli

uccelli acquatici, grazie alla presenza nel Delta del di una magnifica fauna acquatica, costituita soprattutto da ana-tre selvatiche, trampolieri e folaghe. La specie di gran lunga più numerosa è il Fischione, ma sono molto diffusi anche il Germano reale e l’Alzavola (Sarsègna).

Ma Pesca e Caccia in Fiera non è un evento riservato unicamente a chi pra-tica la caccia e la pesca, ma un evento dedicato al Polesine, così ricco di bel-lezze naturali, di tradizioni, di cultura. Attraverso le attività venatorie e ittiche è infatti inevitabile parlare di questa ter-ra, delle sue acque, del suo Delta, dei suoi ambienti naturali, delle sue tradi-zioni, anche grazie alla presenza delle aziende locali, delle associazioni agri-cole, agrituristiche e del commercio.

Un modo per conoscere da vicino que-sto straordinario patrimonio è quello di partecipare a Caccia e Pesca in Fiera dal 16 al 18 marzo: segnaliamo Sabato 17 e domenica 18 marzo, l’esibizione di chioccolatori (imitatori del canto degli uccelli), l’esibizione di razze canine ad uso venatorio, le prove gratuite di tiro alla sagoma con carabine ad aria com-pressa, di tiro al bersaglio e tiro al volo.

La Fiera si svolge presso Cen.ser - Rovigo Fiere, Viale Porta Adige, 45 a Rovigo.Per informazioni: Provincia di Rovigo - Assessorato Caccia e pesca - Viale della Pace, 5 - 45100 – RovigoTel. +39 0425 386.657 / 386.664 - Fax +39 0425 [email protected] ; www.provincia.rovigo.it

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Caccia al fagiano

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Fauna stanziale

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Caccia al fagiano

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Particolarmente amata e praticata grosso modo in tutto il territorio italiano, la caccia al fagiano parte, secondo quanto previsto dal calen-dario venatorio, la terza domenica di settembre e prosegue indistur-bata fino al 31 di gennaio. Ovvia-mente ogni regione potrà apportare modifiche temporali anticipando o ritardando l’apertura e la chiu-sura della caccia a seconda delle particolari situazioni ambientali o in base alle differenti realtà territo-

riali. Il fagiano, selvatico affascinan-te e raffinato è forse uno dei vola-tili stanziali più cacciati in assoluto, amato per le sue carni e soprattutto per l’astuzia e la perizia che il cac-ciatore deve dimostrare durante la caccia, che si presenta per questo particolarmente stimolante. Caccia antica ed elegante è normalmente praticata in compagnia di cani da ferma, nelle prime ore del matti-no, non prima però che la rugiada sia stata ridotta dai raggi del sole.

La caccia al fagiano, antica ed elegante, richiede molta at-tenzione ed esperienza da parte del cacciatore, fonmdamen-tali saranno le sue conoscienze del territorio e delle tecni-che di caccia.

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Fauna stanziale

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Trattandosi di una caccia ai selvati-ci ovviamente potrà essere praticata anche in maniera vagante. Quando il cacciatore sceglie questa tipologia di caccia diventa di fondamentale importanza per lui la precisa cono-scenza del terreno che lo ospita e so-prattutto delle abitudini del fagiano. Insomma una caccia che richiede attenzione ed esperienza. All’inter-no delle riserve, in passato il fagia-no era oggetto di caccia in battuta all’inglese, detta anche alla vecchia maniera, tecnica per la maggiore abbandonata per il selvatico in que-stione in quanto particolarmente complessa. Pur avendo scelto con

una certa cura le poste infatti il tiro risulta sempre complicato e il sel-vatico disturbato dai battitori vola davvero alto e veloce; al cacciatore non resta che calcolare l’anticipo, che naturalmente varia da fagiano a fagiano, rendendo l’impresa pres-soché impossibile. Basti pensare che l’anticipo richiesto per il fagia-no è normalmente di un metro ma di caso in caso può anche triplicarsi.

La caccia al fagiano secondo la vec-chia maniera è dunque una tec-nica caduta completamente in di-suso, e solo in alcune riserve di caccia, su richiesta dei cacciato-

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Caccia Passione 18

ri, viene ancora organizzata. L’ar-ma utilizzata in questo caso è ov-viamente la classica doppietta. Quello che non tutti sanno della cac-cia al fagiano è che a seconda della tecnica scelta e soprattutto a secon-da del territorio per cui si è optato, si dovrà preferire l’uno o l’altro fuci-le, calibro e cartuccia. Le cose infatti cambiano notevolmente a seconda che si scelga di cacciare all’inter-no di un bosco o in luoghi aperti, quali ad esempio brughiere o prati. A cambiare saranno le distanze di tiro, l’affaticamento del cacciato-re, le modalità evolutive del selva-tico, tutte variabili da tenere sotto controllo utilizzando l’arma giusta.Il calibro consigliato per la cattu-ra del selvatico è 12, con una cer-ta attenzione per le canne e la loro strozzatura. La canna infatti deve cambiare a seconda che si cacci in bosco o all’aperto. Nel primo caso si consiglia una canna corta (60-65 cm) con una strozzatura ridotta o addirittura assente. Da non dimen-ticare infatti che l’efficacia balistica del tiro nel bosco è spesso contra-stata dal fogliamene, e un arma cor-ta che produca una rosa sufficiente-mente aperta potrà compensare la mancata possibilità di una mira im-postata. I fucili che si consigliano in queste condizioni sono la doppiet-

ta, per la sua immediatezza nel tiro e il sovrapposto, per la sua stabilità.Nel caso in cui la caccia al fagiano sia svolta in ambienti aperti proba-bilmente si dovranno effettuare tiri a lunga distanza che richiedono car-

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Fauna stanziale

Caccia Passione 19

tucce particolarmente potenti. Per questo si consiglia una canna lun-ga che superi i 70 cm dotata di una strozzatura a 2 stelle negli automati-ci e 1/3 nei basculanti. L’arma da pre-ferirsi in questo caso è la doppietta,

il sovrapposto o il semiautomatico.E’ buona norma infine tenere sot-to controllo anche la quantità di piombo, che determinarsi ancora una volta in base al terreno di cac-cia che si è scelto. Se vi trovate in un bosco potrete optare per una quantità di piombo fino ai 30 gr con piombo 6 o 7, mentre in aperto andranno benissimo fino ai 35 gr.

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La migrazione del colombacc

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La columba plumbus, meglio nota come colombaccio, fa parte della famiglia dei Columbidi, all’interno della quale dobbiamo ricordare la colombella, il piccione selvatico, il colombo di città, la tortora orientale e la tortora africana. All’interno della famiglia è senza dubbio l’esemplare più grosso ma anche più ambito dai cacciatori di ogni parte del mondo.

grammi, e non supe-ra la lunghezza di 45 cm. Il tratto che sonoramente lo contraddistingue di più è certamente il suo batti-to d’ali quando si prepara al volo: è particolarmente poten-te, profondo, rapido e non manca d’essere davvero emozionante, per lo meno per chi gli da la caccia.

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Migratoria

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Agli amanti della razza non è cer-to passata inosservata la differenza fra capo, davvero piccolo e corpo di notevole dimensione, e quel bel-lissimo piumaggio grigio bluastro che lo rende davvero inconfondibi-le. Mentre il petto è grigio chiaro, il collo vive di meravigliosi riflessi ver-deggianti e non mancano nemme-no caratteristici segni neri. Sempre il collo è impreziosito da due belle macchie bianche circondate di blu. La coda è puntata di nero, mentre le zampe sono rosate. Chi ha visto molto da vicino il colombaccio non può dimenticare il suo occhio che varia da bianco verdastro a giallo.I cacciatori sanno bene che il colom-

baccio è dotato di un’ottima vista, ma in fatto di udito lascia molto a desiderare, per cui sfruttano questa informazione a proprio vantaggio. Abitante praticamente di tutta l’Eu-ropa fino a 65 gradi di latitudine nord, il colombaccio non disdegna nem-meno l’Asia occidentale e meridio-nale e l’Africa del nord e occidentale.Visita l’Italia normalmente durante i primi 15 giorni di ottobre e dalla metà di febbraio fino a tutto marzo. Ama svernare nelle pinete a pochi passi dalla costa, e nelle zone adat-te non di rado diventa stanziale. Spesso lo si può trovare fra bo-schi di leccio, faggio, quercia o fo-reste con radure, nei pressi della

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macchia mediterranea litoranea o a pochi passi dalle zone coltivate. E’ stato addirittura capace di adat-tarsi alla vita di grandi metropoli come Londra e Parigi, nelle quali è il piccione selvatico più comune. Per quanto in alcune zone dell’I-talia il colombaccio sia divenuto stanziale, con comunità in costan-te aumento numerico, in linea di massima è un volatile che periodi-camente segue il proprio istinto mi-gratorio. Le regioni settentrionali vengono di norma abbandonate in autunno, poco prima che le tempe-rature si facciano troppo rigide, per rivisitarle agli inizi della primavera. Lo svernamento avviene nell’Eu-ropa occidentale o meglio anco-ra nel bacino del mediterraneo nel caso di popolazioni dell’Europa nord orientale, mentre nel caso di comunità di colombacci che abi-tano l’Europa meridionale, l’Asia Minore e alcune zone della Gran Bretagna settentrionale, la migra-

zione, viste le ottime condizioni climatiche, è pressoché assente. Come precedentemente accenna-to, nel caso di comunità di colom-bacci migratori, gli spostamenti iniziano a settembre, ma si fanno intensi durante le prime due setti-

a dicembre. Ogni anno comun-que l’evento migratorio può subi-re qualche cambiamento in base alle condizioni climatiche variate. Il rientro avviene invece tra marzo e aprile, quando il colombaccio deci-de di far ritorno in zone più fresche.E’ solo negli ultimi periodi che si è

per lo studio delle rotte migratorie. Di norma non è l’aspetto venato-rio a dettare la nascita delle ricer-

Migratoria

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che, quanto piuttosto motivi di più vario genere. Spesso infatti le rot-te migratorie vengono studiate per motivi scientifici o per conoscere lo spostamento di alcune malattie: basti pensare all’interesse rivolto ai percorsi migratori seguiti dagli uc-celli durante il pericolo “aviaria”.Questi studi vengono condotti tra-mite metodi di campionamento, o con l’osservazione dei punti di confluenza delle rotte aeree. Mol-to più spesso si utilizza la tecni-ca dell’inanellamento o strumen-ti tecnici come radar o telescopi.Per quel che concerne il colom-baccio, ad oggi gli studi sulle sue rotte migratorie, per lo meno in Italia, sono davvero scarsi. L’inanellamento della specie è raro e ci si occupa piuttosto delle comu-nità stanziali: un gruppo particolar-mente numeroso, oggetto di studio, è presente ad esempio nella città di Firenze nella quale i colombac-ci stanno diventando i veri e pro-pri proprietari dei parchi cittadini. Come spesso accade, anche nel caso del colombaccio, informazioni par-ticolarmente utili giungono alla scienza grazie all’ausilio dei caccia-tori specializzati. Questi, una volta valutata l’idoneità alla mansione, seguono percorsi stabiliti e in alcuni particolari punti d’ascolto si ferma-

no per non più di 15 minuti. Anno-tato il numero dei canti del maschio proseguono, inviando poi i dati raccolti ai centri di ricerca. Con-frontando i dati di anno in anno, si potrà avere un’idea del flusso mi-gratorio del colombaccio in Italia. Si tratta di un sistema di rilevazione

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del trend relativo alle popolazioni di colombaccio, che già è stato usa-to in Francia con un certo successo. I costi per altro sono sicuramen-te inferiori rispetto a campagne di inanellamento del colombaccio, in assoluto la specie meno inanella-

ta di tutta Italia. Questo probabil-

la quale il volatile si fa catturare.Pare comunque che sia in progetto da parte del Centro Italiano d’Inanel-lamento un progetto sperimentale per lo studio di questo volatile tanto amato e tanto ignorato dalla scienza.

Migratoria

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Speciale Selezione: Caprioli, Daini e Cervi di San RossoreLa caccia di selezione in Toscana: la raccolta dati e la fi-gura del selecontrollore sono alcuni degli aspetti salien-ti di questa particolare modalità di caccia, che ha come scopo la conservazione dell’equilibrio dell’ecosistema.

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Caccia di selezione

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Speciale Selezione:

La caccia di selezione in Toscana ed il selecontrolloreTerminata la stagione di cac-cia, fervono i preparati-vi per la caccia di selezione. Per “caccia di selezione” si inten-de un tipo di caccia impostata sul rispetto di un piano presta-bilito di abbattimento, suddiviso per classi di età e sesso, e redatto sulla base di censimenti e stime secondo un criterio scientifico. Per la caccia di selezione si attiva-no una serie di procedure e studi dal carattere scientifico che hanno il compito di “fotografare” l’anda-mento demografico degli ungu-lati. Lo scopo di questa modalità di caccia è la conservazione della densità e della struttura prefissata in una popolazione selvatica, attra-

verso il prelievo che interessa solo ed esclusivamente l’incremento an-nuo, la “rendita”, senza incidere sulle potenzialità di sviluppo, il “capitale”, ripartendo gli abbattimenti nelle di-verse classi di sesso e di età. Attra-verso la caccia di selezione il tasso di fertilità delle femmine e le proba-bilità di sopravvivenza dei cuccioli riescono ad aumentare e la popola-zione produce molti più individui. La caccia di selezione è esercitata dal selecontrollore, ossia un cacciatore esperto nel prelievo dell’ungulato nominato dopo la partecipazione ed il superamento del corso per diven-tare selecontrollore. Quest’ultimo vede assegnarsi un distretto di ge-stione dall’ATC (Ambiti territoriali

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Caccia di selezione

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di caccia; sono 19 in tutta la Tosca-na), la quale organizza il prelievo sul-la base dei censimenti sulla popola-zione degli ungulati che iniziano ad aprile. Il selecontrollore, dopo aver preso visione delle analisi demogra-fiche dell’ATC, ha il compito di ope-rare una scelta del capo da abbattere. I periodi della caccia di selezio-ne vanno dal 1 agosto al 15 mar-zo dell’anno successivo, anche se normalmente nel periodo in cui si praticano le altre forme di caccia la selezione è ferma. In sostanza si cac-cia dal 1 agosto alla terza domenica di settembre e dal 1 febbraio al 15 marzo. Dalla terza domenica di set-tembre al 31 gennaio è invece aperta la caccia alle altre specie di selvati-

ci; solo alcune province consentono la selezione in questo periodo, ma esclusivamente in alcuni distretti e per alcune specie (es. daino o cervo) e per specifiche classi di sesso o età.Nella regione Toscana la caccia di selezione ha un valore molto im-portante, poiché la popolazione degli ungulati negli ultimi anni sta causando danni e problemi di va-ria natura all’agricoltura. In par-ticolare, il capriolo ha dimostrato un’ottima capacità di adattamento in Toscana (soprattutto in Val di Chiana e Val d’Orcia) ed il fenome-no dell’antropizzazione del terri-torio sembra aver incentivato, an-ziché influenzarlo negativamente, l’aumento del numero di esemplari.

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E’ stato dimostrato che gli ungulati tendono a cibarsi dei raspi d’uva del-le terre coltivate a vite, causando in-genti danni alla produzione di vino. La Regione Toscana si è dimostrata virtuosa nella caccia di selezione, avendo approntato un serio Piano Regionale Agricolo Forestale quin-quennale, con il quale è stato pos-sibile monitorare la densità della popolazione degli ungulati sul ter-ritorio ed il conseguente prelievo. Le associazioni ambientaliste to-scane si sono dimostrate sensibili al problema dell’incremento della fauna selvatica, evitando ricorsi al TAR che avrebbero rallentato il pre-lievo controllato. Inoltre, la prezio-sa collaborazione con la Coldiretti della Toscana ha ulteriormente faci-litato la raccolta dati sui danni all’a-

gricoltura causati dagli ungulati. Guardando ai dati ufficiali è stato attestato che il numero di ungulati presenti nella regione è in continua crescita. L’incremento delle popo-lazioni di cervo e capriolo risulta costante nel tempo, mentre l’an-damento delle consistenze stima-te relativo alle altre specie appare più discontinuo. Nel 2010 le stime ufficiali contavano 153.134 caprio-li, 8.841 daini, 3.621 cervi e 2.562 mufloni. Il numero di abbattimen-ti effettuati complessivamente in Toscana è in costante aumento per quanto riguarda il capriolo, il daino e il cervo, mentre gli abbattimenti di muflone e cinghiale risultano più discontinui nel tempo. Nello spe-cifico nel 2010 sono stati abbattuti 22.106 caprioli, 2.055 daini, 584 cer-

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Caccia di selezione

In generale, le Province che conta-no un maggior numero di cinghia-li e caprioli abbattuti sono Siena, Grosseto e Arezzo, seguite da Fi-renze e Pisa. Gli abbattimenti più numerosi di daino si ritrovano nelle Province di Firenze, Siena ed Arez-zo. Tra le Province in cui il cervo è presente, Arezzo è quella che conta il maggior numero di abbattimen-ti, seguita da Pistoia e Prato. Gli ab-

sporadici, ma concentrati soprat-tutto nella Provincia di Livorno. In questo contesto e sulla base di

ha il compito di abbattere il selva-tico in “eccesso”. Il selecontrollore nella Regione Toscana gode di una

certa autonomia poiché quest’ulti-mo può scegliere autonomamente il capo da abbattere, utilizzando armi a canna rigata come le cara-bine, con ottica di precisione mon-tata per tiri anche a 200 metri di distanza. La scelta delle munizioni, della marca della carabina e dell’ot-tica di puntamento è a discrezio-ne del selecontrollore, nel pieno rispetto delle restrizioni in mate-ria. Alcune province della regione contemplano anche l’uso dell’arco per gli abbattimenti controllati, ma questa modalità di caccia risul-

-to che il selecontrollore dovrebbe essere ad una distanza molto rav-vicinata dal selvatico (circa 20

.

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L’ausilio dei cani non è contem-plato per scovare il selvatico, ma il loro utilizzo avviene solo quando il selvatico è stato ferito non mor-talmente e per il quale occorre tro-vare le tracce ed il suo effluvio. In questo caso, il selecontrollore deve comunicare al suo responsabile la necessità di avvalersi di unità cino-file per la ricerca del selvatico ferito. Le tecniche utilizzate nella caccia di selezione sono all’aspetto sull’al-tana, quest’ultima maggiormente praticata, ed alla cerca. Una vol-ta scelto il capo da abbattere sulla base di un’attenta osservazione vi-siva dell’animale, basata sulla strut-tura corporea, del palco delle corna per gli esemplari maschi, del sesso e di altre caratteristiche morfolo-giche riconoscibili grazie agli studi intrapresi durante il corso per di-

ventare selecontrollore, può…par-tire il colpo. Al capo abbattuto vie-ne in seguito applicata una fascetta con la quale si registra l’esemplare.In definitiva la caccia di selezione in Toscana sta dando ottimi risultati, grazie all’efficiente raccolta dei dati sulla popolazione degli animali sel-vatici, dei danni all’agricoltura e del numero di esemplari da abbattere.I risultati potrebbero essere an-cora migliori di quelli attua-li, se verranno ulteriormente in-crementate e finanziate tutte le attività connesse alla caccia di se-lezione, anche se in Toscana si può dire di essere già a buon punto.Un ringraziamento particola-re va al Dott. Leonardo Bertocci dell’Arci Caccia Toscana, per aver fornito i dati ufficiali sulla cac-cia di selezione nella sua regione.

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Il Bracco italiano : cane storico delle razze italiane da cac-cia. Utilissimo nelle prove venatorie e nella caccia a qualunque tipo di selvaggina, il Bracco italiano ha uno spiccato istinto di ferma e riporto naturale molto sviluppato.

Bracco italiano: è lui il cane dacaccia più bello del mondo

Cane da caccia dotato di otti-mo carattere, molto docile, di-mostra una facilità di appren-dimento molto spontaneo. La sua addestrabilità è buona, so-prattutto se sollecitata con dol-cezza. Il bracco italiano è una razza conosciuta sin dall’An-

tica Grecia, al punto da essere stato citato anche da Senofonte in una delle sue opere. Anche Dante Alighieri lo immortala in un bellissimo sonetto Sonar bracchetti e cacciatori aizzare.... Il Bracco italiano è stato selezio-nato e apprezzato per le sue qua-

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Cani da caccia

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lità venatorie già a partire dal XV secolo e venne esportato dall’Ita-lia alla corte dei Re di Francia.Dopo un periodo in cui sembra-va che la razza potesse scompa-

del XX secolo, negli ultimi cin-quanta anni il Bracco Italiano ha conosciuto una nuova dif-fusione e si è ripresentato oggi pienamente rigenerato, dopo molte selezioni accurate che ne hanno salvato le caratte-ristiche originali della razza.Negli anni ’30 del 1900 è sta-to Paolo Ciceri, Presidente e fondatore della S.A.B.I. (Socie-tà amatori del Bracco italiano), considerato il “padre” del Brac-

co Italiano, ad iniziare il lavoro di recupero della razza. Molti li-bri sono stati scritti da Ciceri ed i cani del suo allevamento, dei Ronchi, sono stati considerati i migliori per lo standard di raz-za. Infatti, alcuni di questi esem-plari sono stati introdotti anche

Il manto è di due tipi di colora-zioni, Bianco-Arancio e Roano-Marrone, ma è possibile trovare anche manti Bianco-Marrone o Melato. Questi ultimi due sono piuttosto rari ed i soggetti di queste categorie sono molto delicati dal punto di vista della costituzione.Il Bracco italiano si dimostra un cane molto versatile, adattandosi

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straordinariamente ad ogni tipo di caccia, avendo un altissimo senso della ferma. Assieme allo Spinone Italiano sono le uni-che due razze da ferma dei cani da caccia italiani oggi esistenti. Dotato di ottimo carattere, vie-ne considerata una razza parti-colarmente facile da addestra-re, soprattutto se con dolcezza.Ottimo cane da lavoro, può esse-re anche un compagno ideale an-che per chi lo vuole utilizzare solo come cane da guardia o da com-pagnia. L’ottimo comportamento e la tipicità morfologica, hanno permesso a questa razza italiana di raggiungere la più alta parte-cipazione alle prove rispetto al parco cani esistenti. A tal propo-sito, il Bracco italiano si è anche distinto anche nelle esposizioni per la sua bellezza ed eleganza. Il Bracco italiano è un canne che non presenta particolari pro-blemi di salute o tare ereditarie. Oltre che per l’aspetto seducen-te e per l’accattivante dolcezza della sua espressione, la razza si differenzia per la predisposi-zione all’andatura di trotto con la quale sviluppa sorprenden-te velocità, frutto di una spet-tacolare spinta del posteriore. A differenza di alcune razze in-

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glesi da ferma, i quali hanno mag-giori possibilità di grande cerca e notano con velocità la presen-za della preda, il Bracco Italiano è si più lento, ma in compenso può essere utilizzato in ogni tipo di terreno e zona. E’ una razza

e con una sorprendente capaci-tà di apprendimento. Una delle

-co, è insita proprio nel compor-tamento e perciò dovrebbe es-sere valorizzata e pubblicizzata sempre di più in tutto il mondo.La morfologia della razza è la se-guente. Il tronco: la sua lunghez-za è pari all’altezza al garrese e in alcuni casi leggermente superio-re. L’altezza è compresa fra i 55 ed i 67 cm al garrese, con un to-race ampio e profondo. La testa è stretta nelle arcate zigomatiche e misura i 4/10 dell’altezza al gar-rese. Gli assi cranio facciali sono divergenti, mentre il muso misu-ra la metà della lunghezza totale della testa e la sua altezza è pari ai 4/5 della sua lunghezza. Le sue facce laterali, viste frontalmente, sono leggermente convergenti.La caratteristica principale del cranio e’ quella di avere gli assi cranio facciali divergenti mentre il cesello e’ importan-

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te perchè sinonimo di distin-zione. Il tartufo è volumino-so e visibilmente proteso sulla linea anteriore delle labbra.La dentatura ha una chiusura a forbice, con le arcate dentarie che vanno a combaciare combaciare. Il collo, necessariamente, deve essere almeno i 2/3 della lun-ghezza totale della testa, con il distacco della nuca il quale deve essere ben marcato. La pelle deve elastica ma consistente e non devono esserci macchie nere.Gli arti hanno appiombi cor-retti ed i tendini appaiono for-ti e staccati, mentre i metacarpi devono essere di giuste propor-zioni, di discreta lunghezza ed asciutti. La spalla, la quale deve presentarsi lunga e sufficiente-mente inclinata, testimonia la muscolatura massiccia ed evi-dente. La linea superiore è com-posta da due linee. La prima in-clinata quasi in linea retta, dal garrese arriva all’undicesima vertebra dorsale. La seconda, invece, è lievemente convessa e va a raccordarsi con la groppa.La coda dritta e robusta alla ra-dice, secondo le norme vigenti, può essere amputata fino ad un massimo di quattro/cinque ver-tebre, al fine di consentire all’a-

nimale di non ferirsi durante le battute di caccia, nel caso in cui dovesse inseguire una pre-da nei rovi ad esempio. Il pelo è corto, ispido, fitto e lucente.In conclusione, il Bracco italiano, poiché razza di casa di nostra, ma anche per le sue caratteristiche

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oggettive, non può non essere -

dabile e robusta, adatta a risolvere tutti i quesiti in ambito venatorio.Come in ogni articolo che ri-guarda i cani, questo artico-lo mira anche e soprattutto a mettere in risalto l’importan-

Cani da caccia-

to indispensabili per la corretta crescita del cane. Non esistono cani cattivi (in tutti i sensi), ma solo e sempre cattivi padroni.

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Comprensori alpini:conoscere e saper gestire le proprie montagneEnti privati con finalità pubbliche, i Comprensori Alpi-ni consentono una corretta fruizione della natura da parte dei cacciatori, dei naturalisti e degli amanti del-la natura e garantiscono la tutela faunistica di un ter-ritorio tanto speciale e ricco quale è quello delle Alpi

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Gestione faunistica

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Un Comprensorio Alpino altro non è che un Ente privato che possiede delle finalità pubbliche e che si oc-cupa sostanzialmente della gestione faunistica, venatoria, nonché am-bientale di una porzione di territo-rio regionale. Ciascun comprenso-rio alpino, a seconda della provincia di riferimento, possiede il proprio statuto e Legge Regionale, per quan-to tutti assecondino i dettami del-la Legge 11 febbraio 1992 n° 157.A livello organizzativo un Com-

prensorio Alpino è retto da un co-mitato di gestione che in grossa so-stanza è costituito da un totale di 20 componenti. Questi vengono nomi-nati in precedenza dalla Provincia e dovranno rappresentare le associa-zioni territoriali agricole, le associa-zioni venatorie, quelle ambientali-stiche e naturalmente gli enti locali. Insomma un’organizzazione per la gestione del territorio a tutto tondo, che in sé accorpa e fa convivere paci-ficamente le più variegate necessità.

Comprensori alpini:conoscere e saper gestire le proprie montagneUn Comprensorio Alpino è giuridicamente un Ente privato con finalità pubbliche per la gestione faunistica, venatoria e am-bientale di una parte del territorio regionale.

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Gestione faunisticaLe Funzioni:Sono davvero numerose, perché ter-ritori tanto ricchi e ampi, frequentati dagli amanti della natura, cacciato-ri, appassionati di trekking e di vita all’aria aperta, devono essere neces-sariamente gestiti, tutelati e protetti. Di certo una delle funzioni prin-cipali dei Comprensorio Alpino è quella di ricognizione delle ri-sorse faunistiche. Per dirla più semplice un Comprensorio si do-vrà occupare di censire gli ungu-lati e la fauna tipica della zona, anche nel caso di fauna minore. Dovrà inoltre monitorare, in base alle necessità contingenti, alcune specie oggetto di studio. Si trat-ta di una funzionalità davvero im-portante nel caso di ripopolamen-ti mirati o di particolari progetti.

Compito del comprensorio alpino è inoltre quello di formulare perio-dicamente piani di abbattimento degli ungulati, quali cervi, camo-

anche della più piccola fauna tipica delle Alpi, come ad esempio il fagia-no di monte, la pernice bianca o la lepre variabile e la volpe. Dovrà in seguito sottoporre il progetto alla giunta regionale per l’approvazione. Naturalmente, manco a dirlo, una delle funzioni più importanti dei

comprensori è certamente l’organiz-zazione di interventi mirati al miglio-ramento ambientale del territorio, al ripristino o mantenimento degli ha-bitat che gestiscono, fondamentali per la vita della tipica fauna alpina. I Comprensori si debbono inoltre oc-cupare dell’accertamento e dell’ero-gazione di eventuali indennizzi per danni provocati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole, e dell’eroga-zione di contributi per la creazione di

Si occupano del ripopolamento, del-la distribuzione dei tesserini venato-ri per la caccia agli ungulati, formu-lano, se necessario, proteste al piano faunistico venatorio e possono a se-conda delle circostanze, formulare richiami in merito ad eventuali so-spensioni della caccia temporanee o in deroga al calendario venatorio.

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Hanno inoltre la possibilità di ri-partire internamente il territo-rio che gestiscono, individuan-do delle aree di caccia specifica, le ACS e organizzano i Centri di Controllo che si occuperanno ap-punto del controllo sugli abbatti-menti rispetto ai piani di control-lo faunistico redatti in precedenza. Pulizia dei sentieri, erogazione di bor-se di studio e divulgazione in materia faunistica sono ancora una volta tut-te incombenze degli impegnatissimi e utilissimi Comprensorio Alpino. In una parola i comprensori alpini si occupano della gestione faunisti-ca del territorio, che solo negli ul-timi decenni è divenuta una reale necessità. La fauna selvatica è di-ventata lentamente da bene di nes-suno, bene di tutti, dell’intera socie-tà, da tutelare dunque con cautela e regole ben precise, fatte rispettare

appunto dai Comprensorio Alpino.Con la loro attività, riescono a di-fendere le parti dei naturalisti, dei ricercatori, dei cacciatori o dei sem-plici appassionati, tentando di ren-dere compatibili le attività uma-ne e le popolazioni di selvatici.

La legge 11 febbraio 1992, n° 157Per quanto ogni comprensorio al-pino faccia capo al proprio statu-to previsto a seconda delle Leggi Regionali, è immancabile che tutti facciano riferimento ad una legge comune, la 11 febbraio 1992 n° 157 che si occupa di norme per la pro-tezione della fauna selvatica ome-oterma e del prelievo venatorio. La legge lunga 37 articoli gestisce in maniera organica l’intera argomen-tazione sulla gestione e protezione faunistica definendo fin dal primo articolo cosa sia la fauna selvatica, un patrimonio indisponibile dello Sta-to da tutelare nell’interesse della co-munità nazionale ed internazionale. Nel secondo articolo si elencano le specie selvatiche oggetto di tutela. Che siano essi mammiferi o uccelli, viventi stabilmente o temporanea-mente in un determinato territorio, tutti i selvatici in stato naturale di li-bertà, sono oggetto di tutela da par-te della legge. L’articolo non manca di scendere nel concreto, elencando

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i mammiferi e gli uccelli protetti in -

mo il lupo, l’orso, la martora, la puz-zola, lo sciacallo dorato, la lontra, il gatto selvatico, la lince, la foca mo-naca, il cervo sardo ed il camoscio d’Abruzzo, il marangone minore, i pellicani, le cicogne, la spatola, il cigno reale e quello selvatico etc. Negli articoli 3 e 4 si discute sul di-vieto di uccellagione e sulla cattura temporanea per inanellamento e nell’articolo 5 sull’esercizio venato-

argomenti quali la tassidermia, e la gestione dei piani faunistico ve-natorio, dedicando nell’articolo 11 una particolare attenzione alla zona faunistica delle Alpi, che data la ti-

con particolare interesse sull’orga-nizzazione dei Comprensori Alpini all’articolo 14, che tratta della ge-stione programmata della caccia, e segue trattando di tantissimi altri argomenti di primaria importanza

A conclusione non possiamo che sottolineare l’importanza dei com-prensori alpini, e la rilevanza dei ruoli svolti. Forse proprio per que-sto i cacciatori per primi, e gli aman-ti della natura in generale combat-tono ogni giorno insistendo per il buon funzionamento di questi enti che consentono una fruizione del-la natura sicura, pulita, piacevole, esattamente come dovrebbe essere.

Gestione faunistica

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Addestramento dei cani da seguita alla lepre

Come condurre al meglio i cani da seguita sulla lepre, l’addestramento, il selvatico e le razze più utilizza-te in Italia dai segugisti e dei lepraioli italiani. Adde-strare il proprio cane può risultare utile e divertente allo stesso tempo, se si impiegano passione e pazienza.

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Cani da caccia

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Le razze da seguita postulano un addestramento mirato e la-borioso, ma non irrealizzabile. Insieme ai classici comandi di chiamata, terra, dietro, va’, sedu-to, serve anche la correttezza del-la vista, il pronto rientro o, nel caso di una battuta, il superamen-to delle poste. Inoltre, da parte del padrone, è necessaria la giusta scelta ed utilizzo del guinzaglio.

Nello specifico i comandi che in mag-gior misura sono utili sono la “chia-mata”, con la quale viene richiama-to immediatamente il cane ai nostri piedi; il “terra” per fermare l’azione in qualunque momento e distanza, comandando al cane di accucciarsi a terra con il muso rivolto verso la direzione intrapresa, per arrivare al comando “va’”, con il quale viene in-dicata la ripresa dell’azione nella di-rezione indicata dalla nostra mano. Impartendo il comando “dietro”, si ordina al cane di abbandonare ogni azione per tornare verso il padrone e mettersi alle sue calcagna. Quest’ul-timo comando, in particolare, viene considerato da molti addestratori di grande importanza, in tutte quel-le situazioni in cui si prova ad av-vicinare un selvatico allo scoperto.

La seguita vera e propria neces-sita comunque di un particola-

re addestramento, che può essere eseguito in modi diversi, utilizzan-do anche specifiche attrezzature come i recinti di varie dimensioni.

La modalità di addestramento più semplice consiste nell’iniziare ad insegnare al nostro cane già dai 3 mesi, collocandolo in un apposito recinto in cui liberare un coniglio. In tal modo il selvatico impauri-to inizierà a scappare ed il cuccio-lo dovrà imparare a seguirlo senza perderlo mai di vista, ripetendo l’e-sercizio un po’ di volte senza però annoiarlo. Col passare del tempo e man mano che il cane cresce, si può sia ampliare il recinto, sia cambiare il tipo di selvatico fino ad allora uti-lizzato, impiegando magari qualche giovane cinghiale, prestando atten-zione che sia di piccole dimensioni e che non possa nuocere al nostro amico. Questa seconda fase dell’ad-destramento farà in modo che il cane sia pronto per la seguita al coniglio o alla lepre ed al cinghia-le; oppure si può scegliere solo la prima modalità, facendo specializ-zare il cane nella caccia alla picco-la selvaggina da pelo come le lepri.La fase successiva dell’addestramen-to riguarda il terreno di caccia vero e proprio, di conseguenza la muta in compagnia di altri cani. In quest’ul-timo caso è consigliato utilizzare la

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stessa razza per tutti gli esemplari, con lo scopo di uniformarne il più possibile il lavoro e l’indole del cane.

Altro fattore da tenere a mente è il superamento della paura dello spa-ro, poiché occorre un cane che non si spaventi altrimenti esso sarà inu-tilizzabile per caccia. Per raggiun-gere questo scopo si può impiegare una pistola a salve con la quale spa-rare prima in lontananza, quindi sempre più vicino in modo tale che si abitui gradualmente, rassicuran-dolo con disinteresse. Pochi colpi sparati, a lunghi intervalli di tem-po e con molta pazienza, si riuscirà a far abituare il cane senza traumi.Una volta che il cane dimostra di es-sere pronto, si può portarlo in gran-di spazi aperti per fargli prende-re confidenza con l’ambiente dove verrà portato a caccia, incorag-giandolo continuamente ed impar-

tendogli gli ordini sopradescritti. La lepre è un selvatico ostico da cacciare, considerata la sua astu-zia e velocità. La lepre comune od europea è un lagomorfo di medie dimensioni, di 48-70cm di lun-ghezza per un peso che oscilla tra i 4-5kg fino ad un massimo di 6kg.

La struttura del corpo è molto slan-ciata, gli arti posteriori sono lunghi e robusti, la testa piccola con grandi occhi sporgenti e padiglioni aurico-lari molto sviluppati, i quali metto-no in risalto il suo ottimo udito, cui si aggiunge anche l’ottimo olfatto. Il mantello è fulvo-grigiastro per ambo i sessi, con alcune tonalità leg-germente più scure sul dorso e più chiare, quasi bianche, in prossimi-tà delle parti interiori e sulla coda.Animale molto comune nel nostro territorio, sia nelle zone di pianura che appenniniche e di media mon-

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tagna con boschi di latifogli, la le-pre ha una predilezione per le aree dedicate a cereali o ricche di ger-mogli: per questo motivo, spesso,

La lepre ha abitudini crepuscolari e mattutine ed è molto legata alla zona in cui vive; si ciba essenzialmente di vegetali come germogli, erbe, frut-ta, semi, bacche, ghiande e cortecce. Se disturbata o si accorge di mo-vimenti sospetti, inizia a corre-re molto velocemente compien-do salti, scatti e balzi improvvisi. Il periodo della riproduzio-ne è compreso da gennaio a

quattro cucciolate in un anno.

Le razze di cani particolarmen-te adatte alla caccia da lepre, sono quelle da seguita, tra le quali segna-liamo il Bleu de gascogne, conside-rato dai cacciatori francesi come “Il più imponente e nobile segugio del mondo”; il Beagle, l’Anglo france-se tricolore, il Chien d’Artois (Bri-quet), il Dachsbracke o Korthals, il Grand Gascogne Saintongeois, l’Harrier, il Porcelaine, il segugio dei Balcani, il segugio maremmano.Nell’elencare le razze più utilizzate per la caccia alla lepre, ci teniamo a rimarcare il carattere soggettivo di ogni cacciatore nello scegliere la raz-za del proprio compagno di caccia.La cosa più importante è l’adde-stramento del cane e la personali-tà del cacciatore, che deve sempre assumere un atteggiamento com-prensivo e paziente nei confronti del cane, il quale inizialmente con-sidera il training come un gioco.

Cani da caccia

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Papere e beccaccini di Evita Peròn

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Adios pampa mia, dice il testo di una canzone. Ascoltan-dola si capisce che il cantante ha un tono malinconico, consapevole che nessun altro luogo al mondo potrà tra-smettere le stesse emozioni delle pampas argentine.

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Las pampas sono un luogo magico, quasi surreale. Sono un’immensa distesa di pianure fertili dell’Argen-tina, che comprendono le province di Buenos Aires, La Pampa, Santa Fe e Córdoba, dell’Uruguay, e del-la parte meridionale del Brasile. L’estensione complessiva di queste pianure supera i 750.000 km². Un territorio vasto, a dir poco. Solo ve-dendolo si capisce la sua immensità.Quando ero bambino mio non-no mi raccontava spesso si bat-tute di caccia nelle pampas, dove si possono incontrare tantissimi animali selvatici, dagli uccelli ac-quatici al cervo rosso, dal puma al

cinghiale, dai pecari ai capibara.Non so dire se il senso di ma-gia che provavo mentre ascol-tavo le storie di mio nonno fos-se dovuto alla sua capacità di raccontare o alle pampas stesse.Non l’ho mai saputo fino a quando non sono andato a caccia al largo del fiume Paraná, nella provincia di Santa Fe, nel cuore dell’Argentina. Santa Fe è costituita da terre nere particolarmente fertili ed infram-mezzata da appezzamenti di terreno coltivati più o meno intensivamente. In questa area è possibile incontra-re una grande varietà di uccelli ac-quatici, più di venti specie di anatre

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Caccia all’estero

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Evita PeronMaria Eva Duarte de Perón, conosciuta con il nome di Evita Perón (Los Toldos, 7 maggio 1919 – Buenos Aires, 26 luglio 1952), è stata una politica argentina e moglie di Juan Do-mingo Perón, militare e presidente dell’Ar-gentina dal 1946 al 1955 e dal 1973 al 1974.La figura di Evita Peron è stata sempre le-gata al movimento dei descamisados (sca-miciati), che rappresentava i lavoratori e sostenitori del loro leader, Peròn, i qua-li per il troppo caldo si erano tolti giac-ca e camicia, contravvenendo alla norma di indossare sempre la giacca in strada.

Evita, sostenitrice dei descamisados anche per le sue umili origini, aiutò e difese sem-pre il marito facendogli ottenere l’appoggio dei lavoratori e delle donne nelle elezioni del 1946 ed assicurandogli la rielezione nel 1951. Ella organizzò poi il ramo femminile del Par-tito Giustizialista per ottenere il suffragio uni-versale conquistato nel 1951. Questa vittoria politica fece si che Evita Peron venisse consi-derata la fondatrice dell’Argentina moderna.La figura di Evita Peron e la sua vicenda umana ha ispirato sia numerosi scrittori, sia musicisti che registi di tutto il mondo. La sua immagine leggendaria divenne un culto nel suo paese, al punto che le furono dedicate città, una provincia e la sua biografia inti-tolata La razón de mi vida (La ragione del-la mia vita). Questo libro divenne un testo obbligatorio nel sistema scolastico argenti-no. Evita divenne presto una figura di riferi-mento delle classi più povere del Sud Ame-rica, che lei ha sempre difeso e sostenuto.Una delle opere cinematografiche più fa-mose dedicata ad Evita Peron è il mu-sical Evita, interpretato da Madonna e con Antonio Banderas, che vestiva i pan-ni di un giovane Ernesto Che Guevara.

selvatiche, di cui quattordici sono cacciabili. Solo citando quelle più numerose, si possono incontra-re il codone delle Bahamas e Cile (e garganrilla maicero), il Cicero o Cuchara, la peposaca Netta o Cre-ston ed, ovviamente, il beccaccino.I cacciatori di tutto il mondo consi-derano questi luoghi come un vero paradiso. Decisi di andare a caccia una domenica di giugno. Da noi in Argentina, la stagione di caccia va dal primo maggio, al 10 agosto, in

pieno inverno. Per chi non lo sa-pesse, l’Argentina è nell’emisfero australe e quindi le stagioni sono l’esatto opposto di quelle europee. Quella domenica io ed il mio ami-co Miguel decidemmo di andare a caccia di anatre e beccaccini. Per questa caccia il fucile magnum è il migliore con canna 1 stella, ca-ricato con cartucce Winchester. La caccia alle anatre si effettua sfruttando le poste di caccia co-struite dalle guide di queste zone.

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Gli appostamenti vengono creati con arbusti e rami presi nei dintor-ni. Sono molto semplici e rustici, ma danno un maggiore senso di selvag-gio ad una giornata di caccia. Ma la tecnologia non poteva non arrivare anche nelle pampas, al punto che uti-lizziamo non solo uccelli da richia-

mo, ma anche anatre robot, che si di-mostrano molto efficaci per attirare il selvatico. Questo tipo di caccia è sempre stata la mia preferita: l’atte-sa, affidarsi ai propri sensi per indi-viduare il selvatico, lo sparo, vedere il cane che scatta, sono momenti che la rendono unica rispetto alle altre.

La compagnia di un buon amico, inoltre, rende tutto ancora più bello. Ad accompagnarci nelle pampas c’è Mosé, il mio American Wa-ter Spaniel che ci aiuterà a re-cuperare il selvatico abbattuto. Scusate non mi sono presenta-no. Mi chiamo Lionel. Io e Mi-guelito arriviamo al punto di in-contro “all’entrata” della zona di caccia, dove ci aspetta Manuel, la nostra guida che ci condurrà alla

posta e dove sistemerà i richiami.Per arrivare alle poste occorrono circa 45 minuti di barca, perché quest’ultime sono situate in mezzo ad una laguna. Non è ancora l’alba e fa molto freddo. Ogni tanto mi ar-riva qualche goccia d’acqua sul viso e penso alle anatre che si posano su di essa senza provare alcun fastidio. Durante la navigazione Manuel ci indica i punti dove ci sono altri appo-stamenti fissi, ma ci dice che quello

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al quale ci sta conducendo è uno dei migliori che riserva solo agli ami-ci. Secondo lui quell’appostamen-to è molto distante dagli altri e li le anatre si sentono abbastanza sicure, poiché gli spari degli altri cacciato-ri si sentono molto in lontananza. Giungiamo finalmente al centro della laguna dove ci sono le poste. Manuel attracca la barca legandola ad un paletto conficcato nella ter-ra ed inizia a sistemare i richiami vivi e le anatre robot, mentre noi controlliamo la nostra attrezzatura.Terminato il suo lavoro, Manuel ci saluta molto velocemente ricor-dandoci che tornerà a prender-ci tra qualche ora. Per sicurezza ci ha lasciato una radio trasmittente con la quale è possibile mettersi in comunicazione con il campo base, se mai dovessimo averne bisogno.Io e Miguel entriamo nei nostri nascondigli, in attesa che le luci dell’alba inizino ad illuminare lo specchio d’acqua davanti a noi.Carichiamo i nostri fucili ed inizia l’attesa. I richiami vivi e quelli robot fanno il loro dovere fin da subito. Al-cune anatre arrivano in volo posan-dosi sull’acqua, attirate dai versi dei nostri richiami. Mosé punta fisso le anatre, pronto per scattare vedendo il selvatico cadere in acqua dopo lo sparo. Anche lui rimane in silenzio.

Le anatre nuotano verso dei cespugli in mezzo all’acqua che impediscono il tiro. Aspettiamo che escano allo scoperto e li levino in volo. La squa-driglia di anatre, composta da quattro esemplari, prende il volo e partono in sequenza i colpi dei nostri fucili che vanno a segno. Mosé compie il suo dovere riportandoci le anatre.Manuel sospira ed io gli chie-do: “Cosa c’è?Non sei soddisfatto? Abbiamo appena iniziato”. “Spe-ro passino anche dei beccaccini. Mi piace tornare a casa con il car-niere variegato”. “Anche a me”, ri-sposi. “Vedrai che passeranno”.Inizia di nuovo l’attesa, nella spe-

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ranza che qualche beccaccino compaia davanti a noi. Nemme-no il tempo di finire il pensiero ed eccone uno che arriva da lonta-no. Il nostro occhio esperto lo ri-conosce anche a distanza. Lascio il colpo a Miguel, che non fallisce. Il sole ormai splende sulla laguna e le anatre si fanno sempre più nume-rose, ma a parte quell’esemplare, di beccaccini neanche l’ombra. Inizio a cantare nella mia mente la canzone Adios pampa mia, per smorzare la tensione. Essere troppo concentra-ti, in alcuni casi, può essere con-troproducente. Si rischia di spara-re male e troppo in fretta. Mentre scorrevano le parole della canzone dentro di me, iniziano ad arriva-re dei beccaccini, come se li avessi attirati con una specie di formula magica. Sicuramente erano stati i richiami ad attirarli, ma a me piace pensare che la magia delle pampas sia una cosa vera. Miguel mi guarda e sorride. Gli faccio un cenno con la testa, come a dire: “Tocca a noi”.In quel momento, tra il puntamento e lo sparo mi è sembrato che il tem-po scorresse molto piano. Una sen-sazione strana, che mi ha fatto assa-porare ogni istante di quell’azione.Passano le ore ed il nostro car-niere è pieno. Decidiamo di tor-

nare e chiamiamo via radio Manuel. Io e Miguel diamo sod-disfatti della giornata di caccia. Durante il viaggio di ritorno, sulla barca tutti e tre iniziamo a cantare ad alta voce quella canzone, consa-pevoli però che il nostro non è un ad-dio alle pampas, ma un arrivederci.

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Nelle pampas argentine è possibi-le cacciare una grande varietà di animali selvatici. Di seguito ripor-tiamo le specie cacciabili suddivi-de in caccia maggiore e minore.La caccia maggiore compren-de il cervo rosso, che è l’equi-valente al nostro cervo élaphe

europeo, l’Antilope cervicapra e cervo axis, il Puma, il cinghia-le, Pecari labiato, Pecari dal colla-re, Capibara ed il Bufalo indiano.La caccia minore comprende Anatre, Pernici, Lepri, Tortore e Colombi. In particolare esistono più di venti spe-cie di anatre, di cui 14 sono cacciabili.

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Il rinculo nelle armi lunghe:cos’è e come si forma

Rimedi, a parte quelli meccani-ci presenti nell’arma, non ce ne sono. Rimane comunque una sen-sazione affascinante, che si può in un certa misura controllare.All’atto dello sparo, chi imbraccia il fucile riceve l’urto di quest’ul-timo sulla spalla (se si tratta di un’arma lunga) o sulla mano (arma corta). L’urto è diretta una conseguenza della legge fisica della conservazione dell’impul-

so. Prima di sparare, nel momen-to in cui arma e proiettile sono in stato di quiete, l’impulso del siste-ma è eguale a zero ovviamente.Sparando, il proiettile e la colon-na di gas di sparo che si creano, ottengono un certo impulso in di-rezione dello sparo, il quale viene compensato da un eguale impul-so diretto nell’opposta direzione e, di conseguenza, verso il tira-tore, che è sottoposto agli effetti.

Conoscere come si genera il rinculo può aiutare il cac-ciatore ad attenuare questa sensazione.

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Armi e scienza

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Dal punto di vista matematico esistono delle precise formule che calcolano l’energia cinetica del rinculo, ovviamente l’aspetto matematico non può descrivere la sensazione soggettiva del rin-culo. L’assorbimento di una data energia coinvolge la dissipazione di questa energia sotto forma di lavoro e non è possibile stabilire in quale modo l’arma verrà “fre-nata” dal corpo del tiratore. Tan-to maggiore è la frenata, tanto minore sarà la sensazione di rin-culo, in rapporto inversamente proporzionale.

Ad esempio con il calciolo di gomma e l’imbottitura della giac-ca si avrà un maggiore spazio di frenata ed una netta diminuzione della forza del rinculo. Nel mo-mento in cui l’arma viene salda-mente impugnata o appoggiata alla spalla, si crea un tutt’uno con la mano o con la spalla e il valore di ma non sarà dato solo dal peso dell’arma, ma anche da quello della parte del corpo interessata. Altro elemento da segnalare è l’impennamento dell’arma.In quasi tutte le armi la can-na è posta sopra il baricentro

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dell’arma, quindi al momen-to dello sparo e con l’inizio del movimento del proiettile, l’arma acquista un movimento rota-torio attorno al baricentro stes-so, il quale tende a spostare la bocca della canna verso l’alto. Nelle armi a canne giustappo-ste si può assistere anche ad un movimento laterale, in direzione della canna con cui si è sparato. Per questo motivo l’energia del rinculo si scompone in due parti riferibili al movimento retrogra-do ed al movimento rotatorio, e la prevalenza dell’una o dell’al-

tra dipende, in qualche misura, anche dal comportamento del tiratore. Se quest’ultimo control-la bene l’impennamento, tanto più maggiore sarà la sensazio-ne di urto dell’arma; tanto più lascia libera l’arma di impen-narsi, tanto minore sarà l’urto.Questo spiega come la struttura meccanica dell’arma influisce sul rinculo: una giusta distribuzione delle masse, un corretto angolo tra canna e impugnatura, defi-niscono la diversa ripartizione delle energie, secondo le neces-sità ed i gusti del tiratore. La pre-

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senza nell’arma di molle e masse in movimento che partecipino a dissolvere l’energia del rincu-lo, fungono anch’esse da “freno”, accorciando la frenata comples-

corpulenta che stringe l’arma sal-damente aggiungerà al sistema una maggior massa muscolare ed i maggiori spessori di tessuto molle opereranno da cuscinetto ammortizzante supplementare. Da quanto descritto si giunge alla conclusione che si può in-

Se non si vuole diminuire l’e-nergia della cartuccia si dovrà o aumentare la massa dell’arma

o diminuire la massa del pro-iettile. Inoltre, si possono ado-perare come freno gli stessi gas di sparo tramite l’impiego di freni di bocca o di compensa-tori: se diretti all’indietro per mezzo di opportuni intagli nel-la canna, per compensare il loro impulso retrogrado, se diret-ti verso l’alto per compensare il movimento di impennamento.

poligono di tiro il rinculo vie-ne avvertito molto più forte che non sul campo di caccia, perché al poligono il tiratore si concentra sul tiro e si aspet-ta il rinculo, mentre in caccia il tiratore pensa solo ed esclusi-vamente a centrare il selvatico.

Armi e scienza

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La meccanica dei fucili della Be-nelli è ampiamente conosciuta ed è stata abbondantemente descrit-ta in precedenti articoli. Ritenia-mo quindi, nel descrivere il Benel-li Comfort 12/76, andare subito al sodo, ossia il sistema comfort. Sia ambito sportivo che venatorio, le richieste più frequenti per i fucili sono leggerezza e contenimento del rinculo. A questo proposito sappia-mo che solo un fucile dal peso com-preso tra i 3.600 ed i 3.800 grammi può assicurare la soddisfazione di tali esigenze. Nei fucili semiauto-matici, nonostante una porzione di energia dello sparo venga assi-

milata in modo lineare durante il riarmo e l’espulsione del bossolo, non si ottiene il risultato desidera-to. Molto case produttrici di fucili hanno tentato di risolvere tale pro-blema lavorando sul peso dell’arma e, contemporaneamente, cercando di rendere l’impatto del rinculo sul-la spalla il meno dannoso possibile.Una delle prime soluzioni fu in-

Benelli Comfort: rinculo ridotto per un secondo tiro dal controllo assoluto

La Benelli stupisce ancora con il semiautomatico Comfort 12/76. Provato sui colombacci, il Comfort da meglio di sé, con impennaggi praticamente nulli e rinculi impercettibi-li, con i quali si conserva un perfetto assetto alla spalla, an-che e soprattutto durante le fuciliate esplose di fretta.

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Fucili da caccia

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dividuata nel calciolo ventilato in gomma; successivamente si è pas-sati ad installare il più recente cal-ciolo con interno in gel siliconico, il quale è in grado di ammortizza-re ed assorbire il rinculo in modo progressivo ed armonioso. Tutta-via, le ricerche effettuate su que-sto argomento sono state sempre indirizzate a rendere il rinculo più accettabile, ma non di ridurlo.La Benelli ha voluto, invece, convogliare i suoi studi e ricer-che verso una sensibile dimi-nuzione del rinculo, prima che quest’ultimo giunga alla spalla.

Il sistema comfort ha determina-to il raggiungimento di take scopo. Tale innovazione ottimizza le pre-stazioni in termini di rilevamento della canna, allineamento, velocità e migliore acquisizione del bersa-glio sul colpo successivo. Partendo dal sistema inerziale Benelli, consi-derato l’ideale e più conveniente in fatto di invariabilità di prestazioni, minima manutenzione, affidabilità e durata, i progettisti dell’azienda di Urbino si prodigati per individua-re il tipo di soluzione migliore per una riduzione tangibile del rinculo.Si è così giunti ad un disegno del calcio a deformabilità controlla-ta, con il quale si realizza una no-tevole dispersione della forza d’ar-retramento allo sparo, prima che quest’ultima giunga sulla spalla.Per la creazione e la realizzazione di tale disegno è stato utilizzata una fibra sintetica, ossia un polimero con particolari caratteristiche pla-stiche, come deformabilità ed ela-sticità, specificatamente idonee a sollecitazioni improvvise e potenti.

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Ovviamente la ricerca di tali solu-zioni doveva viaggiare in parallelo con il mantenimento di un disegno che potesse garantire una costan-za di comportamento senza com-promettere la stabilità dell’arma.Il reparto ricerca e sviluppo nuo-vi prodotti e industrializzazione della Benelli, gestito da Marco Vi-gnaroli, ha concentrato tutte le sue energie nel progetto Comfort: at-traverso sofisticati computer e pro-grammi in 3D, il team di tecnici specializzati ha creato delle simu-lazioni video che rappresentavano sforzi di carico, pressioni, defor-mazioni, abbinando nuove solu-zioni cinetiche alle armi Benelli. Il progetto del calcio del modello Comfort, infatti, selezionate e realiz-zate le fibre sintetiche da adottare, le cui caratteristiche di durezza, elasti-cità, deformabilità e punto di rottura hanno fornito ottimi risultati, è sta-to successivamente indirizzato nella costruzione di modelli matematici atti alla realizzazione del calcio. In seguito è stato creato un prototipo più avanzato da sottoporre a test di sforzo, sviluppato attraverso il con-fronto fra le indicazioni teoriche for-nite da sofisticati programmi di cal-colo e l’analisi degli elementi finiti.

Su questo prototipo del calcio Comfort è stato installato, distan-ziato dal calciolo, un rilevatore dina-mometrico, avente un supporto me-tallico con molla e collegato ad un computer: al momento dello sparo, il computer registrava il movimento di arretramento del calcio in rappor-to al tempo, disegnando una curva sullo schermo, la quale rappresen-

tava il picco di massimo di rincu-lo e la sua durata in millisecondi. Il calcio, in seguito, ha conosciuto continue modifiche, come la forma a boomerang delle piccole scanalature laterali ed il nasello anch’esso defor-mabile, con le quali è stata raggiunta la diminuzione del rinculo del 49%.Per assicurare il controllo dell’arma e le prestazioni balistiche, il nuovo calcio è stato comunque oggetto di uno studio sull’ergonomia della spal-la. I test effettuati dai tecnici Benelli,

semiautomatico Benelli Comfort 12/76.: tecnologia e confort al servizio del cacciatore più esigente

Calcio Comfort

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tramite prove dirette, rivelavano che la maggior parte dei calci presenta-no un calciolo, rigido o morbido, con pochi punti di contatto (1-2) con il corpo del tiratore. Per ottene-

-renza sono stati utilizzati calcioli in gel, appositamente progettati, i qua-li venivano sottoposti a prove con tappeto di contatto, ossia un test di aderenza derivato dall’industria au-tomobilistica tramite il quale si è ar-

rivati al modello ottimale che aderi-

Il calciolo presenta un guscio ester-no particolarmente duttile ed uno interno in gel siliconico, con uno spessore di quasi 20 mm, di gran lunga superiore a quello dei mo-delli attualmente in commercio. Anche il nasello è stato realizzato a parte ed inserito nel calcio. Cal-

di conseguenza, sotto urto smor--

nale è quello di un fucile partico-larmente piacevole e controllabile.Il nasello Comfort, inoltre, sia ren-de più dolce l’impatto dell’arma sulla guancia, sia limita la trasmis-sione delle vibrazioni al cranio del cacciatore, le quali determinano anche danni all’apparato uditivo.

interponendo tra calcio e calciolo un sottile inserto in poliuretano, il quale assolve la funzione di ulte-

riore di assorbimento dello shock.Tali soluzioni non solo determina-no un calo del rinculo del 49%, ma concorrono anche alla distribuzione sull’intero incavo della spalla, senza bisogno di serrare l’arma. Rinculo e rilevamento sono tra loro rigoro-samente connessi, poiché il fucile si può considerare come una leva fulcrata sulla spalla, per la quale ad un aumento del rinculo corrispon-de un aumento del rilevamento. Nei laboratori della Benelli sono

Fucili da caccia

Impugnatura Air Touch Calcioli in Technogel

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-to, sia il tempo necessario per rial-lineare e sparare il secondo colpo. Durante il test, condotto impiegan-do le potenti Fiocchi Semi Magnum di 42 grammi, il Comfort ha fatto registrato un impennamento no-

rispetto ai semiauto concorrenti. La riduzione del rinculo e scuoti-mento, congiunta al contenimento dell’impennamento, hanno permes-so inoltre di rilevare una notevole riduzione del 34% del tempo ne-cessario al tiro del secondo colpo.Dal punto di vista estetico, il fuci-le presenta una linea molto sottile, dovuta all’asta di volume ridotto lavorata per un’ergonomia ottima-le e, ovviamente, per il disegno del calcio. Quest’ultimo presenta una sequenza diagonale di piccoli inca-vi a forma di “V” che si snoda sul

-gonomica, è a pistola con una cur-va piuttosto accentuata, la quale presenta una zigrinatura Air Touch realizzata con microscopiche mi-crosfere che permettono la circola-zione dell’aria con mano nuda, ed un’ottima presa con mano guantata.Il tecnopolimero dell’asta e del calcio sono stati sottoposti al trat-

--

tallizzati alla vista. Da sottolineare anche la forma anatomica del pon-ticello in tecnopolimero, adat-ta per qualsiasi dimensione del-le dita e l’impiego con i guanti.La meccanica del Comfort è quel-la di tutti i fucili della Benelli, fon-data sulla chiusura geometrica a svincolo inerziale, tipico standard

-dabilità di funzionamento e rapidi-tà del ciclo di riarmo. Questa mec-canica permette l’impiego senza regolazioni e senza penalizzazioni di qualsiasi caricamento standard o magnum con carica di piom-bo compresa fra 28 e 56 grammi.

MECCANICA

CALIBROFINITURA CARCASSA CALCIO ED ASTA LUNGHEZZA CALCIO DAL GRIL-LETTO/DEVIAZIONEPIEGA AL TALLONE PIEGA AL NASELLO CALCIOLO CAPACITÀ SERBATOIO SICURA

PESO

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Questa precisione meccanica viene ancor più esaltata dalla notevole ri-duzione del rinculo e, soprattutto, dalla stabilità della canna: la sequen-za di sparo è velocizzata, ma anche l’azione del brandeggio del tiratore recupera subito l’eventuale ritardo. Le canne del Comfort sono sot-toposte al ciclo costruttivo criogenico, già collaudato sul modello Crio: si tratta di un trat-tamento dell’acciaio a bassissime temperature (-130 gradi centigra-di) per 24 ore, che genera tensioni

-tazioni termiche dovute allo sparo.La manutenzione del Benelli

Comfort è stata notevolmente ridot-ta, con la molla cinetica inossidabile ed il tubo portamolla chiuso poste-

quale è saldato il tirante di ancorag-gio del calcio con cui viene facilita-to l’accesso all’interno del tubo por-tamolla, per la pulizia e l’eventuale sostituzione della molla cinetica.Il Comfort prevede la massima ver-satilità e possibilità di personaliz-zazione, con un kit di variazione piega e la disponibilità di canne di

-ri intercambiabili, che permettono di variare la distribuzione dei pesi.

-na da 65 cm, tre stelle di strozzatura e cartucce da 28 grammi di piombo, l’arma è risultata molto maneggevole.Provato sui colombacci, il Comfort da meglio di sé, con impennaggi praticamente nulli e rinculi imper-cettibili, con i quali è possibile un perfetto assetto alla spalla anche durante le fuciliate esplose di fretta.Anche con la prolunga, con la quale si raggiungono i 76 cm della canna e con strozzatore da una stella, si ottie-ne la tipologia d’arma più congeniale per sparare ai colombacci «lunghi».Ulteriore commenti ci appaiono

-ca ed il sistema confort ideato per

Semiautomatico Inerziale Benelli con gruppo scatto a geometria variabile12in Ergal anodizzata nera lucidaTecnopolimero zigrinato Air Touch355 mm (con calciolo da mm 25) /re-golabile dx e sx55 mm regolabile a 45, 50, 6036,5 mmAnatomico in Technogel3 colpi Magnum, 4 colpi standard, su richiesta riduttore a 2 colpiTrasversale maggiorata con avviso in rosso di arma pronta per lo sparo3000 gr. circa

Fucili da caccia

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Per poter ricaricare le cartucce a casa dovete avere uno spazio ade-guato per farlo. È molto importan-te, infatti, tenere sempre presente che i materiali che si andranno a maneggiare sono materiali peri-colosi in quanto materiali esplosi-vi. Questo significa essenzialmente

due cose: i bambini devono essere tenuti lontani da questi materia-li; voi dovete lavorare con assoluta concentrazione senza avere alcun tipo di distrazione. Il tavolo dove lavorerete deve essere di dimensio-ni abbastanza grandi e deve essere rivestito di un materiale antiscivolo.

L’attrezzatura di base per la ricarica delle cartucce

Cimentarsi nel caricamento delle cartucce da caccia è sicura-mente un piacere ed una soddisfazione, ma occorre farlo con prudenza consapevoli del fatto che stiamo maneggiando mate-riali esplodenti e che ci sono regole ben precise da rispettare

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Munizioni

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È molto comodo utilizzare una to-vaglia di panno tipo quelle che si utilizzano per giocare a carte.Prima di passare agli strumenti di cui avete bisogno è importante sot-tolineare che la ricarica delle car-tucce non può essere fatta in modo casuale. Dovete innanzitutto ave-re a portata di mano un manuale dal quale prendere le informazio-ni relative ai dati che vi servono. In libreria vi sono molti manuali utili a questo proposito. In alterna-tiva potete utilizzare anche inter-net per cercare questo tipo di dati.

Gli strumenti di cui avrete biso-

gno per ricaricare le cartucce sono:•una bilancia•un paio di misurini•un calcaborre•un imbuto•un ricalibratore•un leva metti inneschi•un dosatore manuale•un calibro•una macchina orlatrice elettrica•una bobina orlatrice•una bobina incisore o stellatrice•contenitori vari•un paio di pianetti porta bossoli•due coltelli•una pinzetta•un cavatappi

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Cerchiamo di vedere nel dettaglio questi strumenti.

La bilancia deve essere una bilan-cia di precisione che può pesare al centigrammo. Potete scegliere sia una bilancia di quelle tradizionali con piattini asportabili sia una bi-lancia moderna con display digitale.

I misurini devono essere di quel-li che possiedono il manico in le-gno e il corpo in ottone e devono essere regolabile tramite una vite. Cercate di prenderne due di di-mensioni differenti uno più grande per le polveri voluminose ed uno più piccole per le polveri dense.

Potete scegliere il calcaborre che desiderate e del calibro che vole-te. Non ha importanza se lo sce-gliete in legno o in plastica. An-che per l’imbuto potete scegliere quello che preferito in plastica o in metallo. L’importante è scegliere un imbuto di piccole dimensioni.

Avrete bisogno del ricalibrato-re per riportare al loro diame-tro le cartucce già sparate e di un leva metti inneschi sempre per operare sulle cartucce sparate.

Il dosatore manuale vi servirà ap-punto a dosare la quantità di pol-

vere di cui avete bisogno. Scegliete un dosatore con leva meccanica e con il regolatore del volume della camera di contenimento così questa operazione risulterà più semplice.

Il calibro vi servirà per mi-surare l’altezza delle cartuc-ce e quella dei bossoli. Sceglie-tene uno con display digitale.

La macchina oraltrice elettrica serve per orlare le cartucce. In alternativa è possibile utilizzare anche un tra-pano a giri variabili per questa ope-

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Munizioni

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razione. Scegliete possibilmente una bobina orlatrice in acciaio perchè è molto più precisa anche se è molto più costosa. La bobina orlatrice vi servirà per fare le chiusure tonde. Lo stesso discorso vale anche per la bo-bina incisore o stellatrice che serve solo se dovete fare le chiusure a stella.

I contenitori vi serviranno per con-tenere le polveri e il piombo. Sce-gliete tranquillamente quelli che preferite di qualsiasi materiale essi siano. Lo stesso discorso vale per i pianetti porta bossoli. Quest’ulti-

mi vi serviranno per posizionare i bossoli in fila l’uno accantro all’al-tro facilitandovi così l’operazione.

Scegliete un coltello a lama liscia e un coltello a lama seghettata o in al-ternativa un coltello a doppia lama (cutter). La lama liscia vi servirà per tagliare il sughero o per piccoli ta-gli di precisione. La lama seghetta-ta, invece, vi servirà per tagliare la plastica delle cartucce se necessario.

Scegliete una pinzetta in metallo che vi aiuterà a raccogliere i pallini in caso di bisogno e un cavatappi o un attrezzo simile che vi servirà per estrarre dalle cartucce gli eventua-li pezzi in plastica o feltro presenti.

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Cannocchiale DIAMOND-30 SPORTS della Nikko Stirling : tiro rapido in condizioni di luminosità ridotta

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Nel 2006 la Nikko Stirling ha fe-steggiato i 50 anni di attività. Il suo fondatore, Malcolm John Fuller (1924-1994), iniziò la sua attività aprendo una fabbrica in Giappone nel 1950, la Stirling

Scope Company Ltd di Tokyo, per la produzione e l’esportazio-ne cannocchiali Nikko Stirling in Europa, Africa e Australia. In quel paese, Fuller venne in contatto con i miglior tecni-

In condizioni difficili, con scarsa luminosità, il cacciatore ha la necessità di puntamento ed un tiro rapido. Per questo moti-vo la Nikko Stirling ha ideato il modello DIAMOND-30 SPORTS.

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Ottiche

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ci e la migliore tecnologia per la fabbricazione dei suoi prodotti.Per questo motivo, il cannocchia-le DIAMOND-30 SPORTS viene considerato il migliore in condizio-ni avverse con scarsa luminosità.La voglia di vincere una gara o

di catturare la preda porta i cac-ciatori odierni verso luoghi sem-pre più estremi, dove le condi-zioni climatiche e del terreno mettono alla prova i cacciatori e il loro equipaggiamento. Il tiro più rapido in condizioni di lu-minosità ridotta è una delle ne-cessità del cacciatore di oggi.

I modelli Diamond 30mm con reticolo illuminato sono proget-tati per il tiro rapido, al fine di rispondere all’esigenza sopra de-scritta. In tali situazioni, infatti, il cacciatore ha bisogno di spara-re velocemente ad un bersaglio in condizioni di scarsa lumino-sità, come all’alba, al crepusco-lo o in un ambiente boschivo. l reticolo illuminato rosso o ver-de, chiaramente definito, facilita

quindi il tiro e lo rende ideale per le battute di caccia. I trattamenti ottici ETE Microlux vengono ap-plicati alle lenti per far in modo che la luce venga riflessa dalle su-perfici delle lenti, assicurando una visione più chiara nelle condizioni

di scarsa luminosità, quando l’ac-quisizione del bersaglio è fonda-mentale. Disponibile nelle versio-ni standard da un pollice o da 30 mm illuminato, il DIAMOND-30 SPORTS ha dimostrato affidabi-lità e resistenza alle prove più ar-due, durante le battute di caccia.

Le caratteristiche tecniche di questo cannocchiale sono : un tubo dal diametro di 30 mm, una lunghezza di 270 mm, un peso di circa 530 gr ed un cam-po visivo a 100 mt di 91.44-30.18.

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Crispi presenta Hunter HTG - ABSS, i vo-stri piedi non sono stati mai così protetti.La struttura ed i materiali utilizzati, fanno di questa cal-zatura made in Italy un modello confortevole ed in gra-do di proteggere chi le indossa, sotto tutti i punti di vista

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Il cacciatore, considerati i luo-ghi dove pratica l’attività vena-toria come boschi e terreni im-pervi, deve necessariamente indossare calzature confortevoli e sicure. L’azienda Crispi risponde perfettamente a questa esigenza.

La Crispi Sport è considerata una del-le aziende più qualificate nel settore outdoor. Le calzature prodotte dalla Crispi vengono realizzate con pel-lami di qualità ed allo stesso tempo resistenti ma morbidi, con zone am-mortizzanti nell’intersuola, al fine di

ottimizzare l’assorbimento dei mi-crotraumi al tallone dovuti alla cam-minata, collarini imbottiti e possie-dono forme studiate con attenzione.

In un mercato sempre più globaliz-zato e concorrenziale, dopo 35 anni, la CRISPI è ancora in grado di offri-re prodotti sempre di elevata qualità.

La Crispi si rivolge ad un mercato riservato agli “specialisti”: il TELE-MARK, in cui Crispi è campione del mondo, il PARAPENDIO, dove un sistema brevettato assicura la massi-ma protezione alla caviglia durante l’atterraggio, la CACCIA, con pro-dotti che adottano materiali specifi-ci per l’utilizzo quali A.B.S.S.(Ankle Bone Support System), D.T.L.(Dual Tech Lining), C.S.F.( Crispi Skele-ton Frame), il segmento MILITA-RIA, rivolto ai corpi speciali di di-verse nazioni del mondo, l’ALTA MONTAGNA e il TREKKING, de-stinato agli amanti della montagna.

Le HUNTER HTG – ABSS sono

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Accessori per la caccia

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calzature destinate ai cacciatori che desiderano avvolgere i loro piedi in una scarpa sicura e confortevo-le. Le battute di caccia praticate su

di pioggia, rendono necessario in-dossare calzature che possano of-frire il maggior comfort possibile.

Le HUNTER HTG – ABSS rispon-do perfettamente a queste esigen-ze. Le caratteristiche tecniche di queste calzature sono le seguenti:

•Tomaia: Pelle nubuk idrorepellente•Fodera:GORE-TEX Insulated Fo-otwear Lining

•Protezione:Bordo in gomma vul-canizzata•A.B.S.S.: Sistema di contenimento della caviglia•Suola: Vibram con mescola Super-grip ed intersuola ammortizzante

In particolare, vogliamo sottolinea-re quest’ultimi due aspetti. Il siste-ma di contenimento della caviglia è

fondamentale per scongiurare stor-te al piede durante le camminate.

Il secondo aspetto, invece, riguarda un’innovazione tecnologica che con-sente al piede ed alla schiena, di non subire forti contraccolpi se si accele-ra il passo su terreni sconnessi.

massima sicurezza a chi le indossa, molto resistenti, durevoli e, soprat-tutto, sono un prodotto Made in Italy.

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Questo articolo vuole dare una pa-noramica sull’argomento delle vac-cinazioni. Farsi una cultura sull’ar-gomento consentirà al padrone ed al cane di vivere in tutta sicurezza. Sentiamo comunque la necessità di avvisare il lettore che questo arti-colo conterrà solo generiche infor-mazioni sulle malattie e sulla pro-

poiché di quelli se ne occupa il ve-terinario. Nel momento in cui arri-

va a casa, il cucciolo dovrebbe avere già ricevuto la prima vaccinazione. A sette o otto settimane d’età il cane non è completamente protetto ver-so molte malattie e occorre fare at-tenzione nel non avvicinarlo con gli

-nato il suo programma vaccinale.

-to, è fondamentale continua-re a vaccinarlo per tutta la vita.

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Veterinaria

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Il veterinario adopererà il pro-gramma di vaccinazioni più adat-to allo stile e all’ambiente di vita di ciascun animale. Alcuni vaccini possono essere iniettati contem-poraneamente con la stessa sirin-ga, altri devono essere iniettati uno alla volta, in sedi diverse ma nella stessa seduta. Come avviene per i bambini, molte delle vaccinazioni primarie sono effettuate attraver-so una serie di iniezioni successive.

Il principio su cui si basa la vaccina-zione è la stimolazione delle difese dell’organismo verso alcune malat-tie specifiche. La difesa immunitaria è supportata da numerose cellule e molecole, come gli anticorpi. I cuc-cioli ottengono protezione contro molte malattie infettive grazie agli anticorpi contenuti nel latte mater-no che ricevono nelle prime ore di vita, ossia il colostro. La protezione di origine materna dura però meno di tre mesi. A questo punto, inter-vengono i programmi vaccinali in-torno ai due mesi d’età, periodo in cui avviene la prima vaccinazione, per poi completarsi nel terzo mese, quando gli anticorpi materni dimi-nuiscono. Al fine di conservare la protezione, sono indispensabili i richiami vaccinali, i quali stimola-no le difese immunitarie affinché la

protezione sia attiva per un ulterio-re periodo. Nel momento in cui si interrompo questi richiami, il siste-ma immunitario del cane può falli-re poiché non è in grado di proteg-gerlo da malattie gravi, spesso fatali.

Le principali malattie infettive con-tro cui si vaccina oggi il cane sono parvovirosi, cimurro, epatite, lepto-spirosi e bronchite infettiva. Que-ste sono tutte altamente contagio-se e risultano difficili da curare. La vaccinazione antirabbica è obbli-gatoria solo in alcune condizioni particolari e per portare l’anima-le all’estero, ma può essere ugual-mente consigliata dal veterinario.La parvovirosi canina è considerata la più grave e comune malattia in-fettiva del cane. Essa rappresenta un problema serio, con epidemie che possono verificarsi ciclicamente. Inizia improvvisamente con la com-parsa di vomito e di diarrea maleo-dorante ed emorragica che portano alla disidratazione e collasso. La par-vovirosi attacca anche il cuore. La morte del cucciolo può avvenire en-tro 24 ore. L’unica protezione contro questa malattia è la vaccinazione.

Il cimurro canino è una malattia al-tamente contagiosa e spesso fatale. I cani che riescono a superare la ma-

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lattia, sono costretti a convivere con alcuni problemi come deformazio-ne dei denti, tic nervosi e predispo-sizione ad episodi epilettici. La te-rapia risulta spesso inutile perché il periodo di incubazione è lungo (in genere di tre settimane ) e quando fa la sua comparsa l’infezione è gene-ralmente troppo tardi per vaccinare.L’epatite infettiva canina è una malattia che va a colpire il fega-to. Le forme acute possono cau-sare la morte del cane entro 24-36 ore dalla sua comparsa. I sogget-ti che sopravvivono alla malat-tia possono divenire portatori e diffondere il virus ad altri cani.La leptospirosi è una malattia infet-tiva sostenuta da differenti sierotipi. Trasmissibile direttamente da ani-male malato a sano o indirettamente attraverso l’ingestione di materiale

contaminato, i vettori di diffusione sono soprattutto i roditori, che eli-minano le leptospire con le urine. Nel cane la leptospirosi si manife-sta con diversi sintomi: gastroente-rite emorragica, ittero, nefrite. Ol-tre ad essere pericolosa per il cane, tale patologia può essere trasmessa all’uomo. Nel cane la prevenzione con la vaccinazione copre i due sie-rotipi di Leptospirosi più frequente-mente riscontrati ed è’ consigliabile vaccinare i cani particolarmente esposti prima del periodo a rischio.Il virus della bronchite infettiva o parainfluenza canina è uno dei pa-togeni responsabili della malattia conosciuta come “tosse dei canili”. Come dice il nome, è una malattia che colpisce l’apparato respiratorio ed è molto contagiosa, specifica di canili, pensioni, allevamenti e rifu-gi. All’origine di questa malattia si riscontrano numerosi virus e bat-teri, tra i quali i principali e fonda-mentali sono considerati il batterio Bordetella bronchiseptica e il virus della Parainfluenza. I cani colpiti da questa malattia mostrano una tosse secca che può durare molte settima-ne. Esiste un programma specifico di vaccinazione, il quale è consigliato per i cani che vivono in collettività.La Rabbia è una malattia virale che può essere trasmessa all’uomo

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Veterinaria

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(zoonosi) attraverso il morso e per contatto di una ferita con la saliva o l’urina di animali infetti. E’ quindi importante non lasciare liberi i cani nelle regioni in cui questa malattia è

-to presente soprattutto in Germa-nia, Francia, Austria, Paesi dell’Est ed ex Jugoslavia, questa malattia si manifesta con sintomi a danno so-prattutto del sistema nervoso. La vaccinazione antirabbica è obbli-gatoria per coloro che desiderano portare il cane all’estero, ma può tuttavia essere consigliata dal Vete-rinario anche in altre circostanze. Le vaccinazioni del cane vengono registrate su un apposito libretto,

nel quale sono scritti i dettagli di ciascun vaccino e la data di som-ministrazione. Mostra in sostanza la storia vaccinale del cane, dan-do la possibilità al padrone di re-golarsi per i successivi richiami.

-gere lui e le persone che gli stan-no accanto. Così come avviene per gli esseri umani, il vaccino è l’unica arma di difesa contro al -cune malattie. Deve essere il pa-drone responsabile del program-ma di vaccinazione. Il veterinario è l’unico/a che può dare maggiori informazioni sull’argomento e, so-

-tuare le iniezioni e le vaccinazioni.

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