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RE LEISURE&LIFESTYLE NUMERO 7 . 2016 . DICEMBRE . PUBLIMAX EDITRICE, EURO 10 BRESCIA COME NON L’AVETE MAI VISTA IL GRANDE NATALE DEI BRESCIANI ALLA SOSTA ristmas e
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BRESCIA COME NON L’AVETE MAI VISTA LEISURE ... - 7...Audi All’avanguardia della tecnica Gamma A5. Valori massimi: consumo di carburante (l/100 km): ciclo urbano 9,8 - ciclo extraurbano

May 26, 2020

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ANNALISA BONI - [email protected]

BRE EDITORIALE

numero sette

Il count down natalizio profuma di frittelle di buonismo addobbato da tessuti tartan e il fenomenismo ci dà il buongiorno ogni mattina, le mamme rinunciano al corso di yoga per due settimane e i papà saluta-no le amanti con opulenti cadeaux “monogam” promettendo un futuro zuccherino e un bonifico entro il giorno 10.Buongiorno Italia sotto le Feste, buongiorno mondo che fa i conti con alberi di Natale alla rovescia e valori traviati, buongiorno indiffe-renza e oscurantismo, buongiorno tracotanza e inaffidabilità.L’editoriale del numero di Nata-le, contrariamente da manuali di autocelebrazione giornalistici a cui tutti siamo abituati, questa volta lo voglio dedicare a quel Qualcosa che ultimamente abbiamo largamente perso di vista, la Famiglia, i valori, le persone.La mia infanzia alla “Mulino Bianco”, morbida e dolce come un budino al cioccolato, custodita e tu-telata da una famiglia molto unita, ha naturalmente innestato un modo di vedere e vivere la vita molto par-ticolare. Per molti anni ho cercato di diffondere il mio “credo” reso nobile e autentico da azioni e pensieri che si sono scontrati da sempre con la verità che aleggia indisturbata nell’aria, e come affermerebbe Jep Gambardella ad oggi mi sento di dire che: “La più consistente sco-perta che ho fatto, pochi giorni dopo aver compiuto sessantacinque anni, è che non posso più perdere tempo a fare cose che non mi va di fare…”

Io di anni ne ho 36, ma sono convin-ta che in questo mondo strano e de-generato l’unico modo per lasciare sopravvivere i nostri valori personali sia quello di condividerli con chi sia in grado di riconoscerli e di farne tesoro, facendo molta attenzione a non lasciarsi corrompere o infettar-si dal decadimento altrui. Un cancan di mezze verità e di gruppi su WhatsApp in cui rimarrà a galla unicamente chi saprà “pulire” al meglio ciò che accade dentro e fuori di sè, conservando il buono che è rimasto, accrescendo e colti-vando i propri ideali con coerenza, cassando l’inutilità della specie e serrandosi nel proprio “io” conce-dendo ai propri simili tutto il meglio che si può offrire.L’“Estremismo” nei sentimenti è oggi il più grande motore del nostro futuro, l’unico modo per rimanere coesi a sé stessi, al proprio dog-ma, il miglior mezzo che ci potrà permettere di rimanere a galla in questa steppa di convenzionalismo e di retroterra culturale, conservan-do quello ci ha resi le persone che siamo, ognuno con le proprie sfu-mature, ognuno con i propri Valori, tenendo la mano di chi questi valori è in grado di captarli e farli suoi.Il “mercato” di oggi, peraltro, non ci aiuta e ha fiutato nel nostro bisogno disperato di appagamento immediato una scorciatoia utile che proprio gli ultimi anni ha trovato un terreno fertile nelle generazioni, al-lietandoci con la promessa di poter avere tutto senza fatica, soddisfa-zione senza lavoro, guadagno senza

sacrificio, risultati senza sforzo, conoscenza senza un processo di apprendimento. E così anche l’amo-re, un amore offline.Ed ecco che ubriachi di benessere, vero o falso che sia, ambiziosi e assetati di tentazioni in cui è facile travisare “la prima” dalla “seconda scelta”, siamo diventati un popolo dedito alla routine, infelice e ap-prossimativo, timoroso di sostenere il proprio “io” schierandosi per convenienza dietro episodi di insipi-dezza e ovvietà.Ed è questa ovvietà “ammaccata” e “incolore”, vittima dell’inessenziale, che ha condotto a questa radicale perdita dei valori che sicuramente non ritroverete durante la notte di Natale sotto l’albero, ma in un approfondito esame sul proprio essere, sulle proprie priorità e sulla propria felicità.E smettetela ora di fermarmi per strada a raccontarmi i vostri proble-mi, perché “Chi è causa del suo mal pianga se stesso”.

Buon Natale

So' belli i trenini delle feste, so’ belli perche’ non vanno da nessuna parte

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Merry Christmas!La tradizione è una bellezza da conservare.

Il metodo classico è una tradizione da onorare.

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Annalisa Boni, da oltre 10 anni è coordinatore editoriale di due riviste nazionali di design e enogastronomia. Trendsetter e attenta osservatrice di tendenze e stili di vita ha il piacere di portare in pagina solo le grandi ec-cellenze del globo proponendo il più autorevole specchio di una società in continua trasformazione.

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Claudia Lazzari, cito una frase di Confucio che sento mia: “vivi come in punto di morte vorresti aver vissuto”.Ogni giorno vivo la vita, gli affetti e il lavoro con lo stesso entusiasmo e gratitudine, come se fosse l ‘ultimo...

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Laura Sorlini, vanta un’esperienza giornalistica competente e versatile maturata in anni di redazione. Appassionata di enogastrono-mia e turismo e aspirante som-melier, è alla continua ricerca di aspetti ed eventi da raccontare nelle rubriche che cura perio-dicamente per alcune delle più autorevoli riviste di settore.

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Emanuela Serughetti, dall’esordio biografico america-no, è autrice di diversi romanzi, editor e giornalista, una penna che persegue l’arte di mostrare attraverso la parola tutto ciò che è dotato di valore, di efficacia e di spessore, con occhio attento alla realtà delle cose.

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Francesco Salvetti, Da sempre appassionato alla carta stampata entra nel mondo dell’editoria nel 1992 dal 1997 è socio e direttore responsabile di tutte le pubblicazioni della casa editrice Publimax.Giornalista pubblicista dal 2001si diletta nel tempo libero in reportage e ritratti last minute.

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Carlo Boni, nato con il DNA dell’editoria trasmessogli dalla famiglia, socio aziendale da 25 anni ed esperto conoscitore del mercato, cura e sviluppa l’aspetto commerciale della rivista.

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PUBLISHERPublimax Editrice

EDITOR IN CHIEFFrancesco Salvetti . [email protected]

EDITORIAL CONSULTANTMassimo Boni . [email protected]

COORDINATORE EDITORIALE & CO-EDITORAnnalisa Boni . [email protected]

ADVERTISING & MARKETINGCarlo Boni . [email protected]

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PUBLISHINGEmanuela Serughetti . [email protected]

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CONTRIBUTORSLucia Marchesi, Tiziana Adamo, Enrica OttelliPaolo Falsina, Federico Buelli, Laura Sorlini

Massimo Cominetti, Silvia MarelliMiro Bonardi, Pierpaolo Romano

Damiano Nava, Velvet, WonkaRosaria Poinelli

EDITORIAL OFFICEPublimax Editrice

Via XX Settembre 30 . 25122 Brescia ItalyT +39 030 37 76 55 [email protected]

Supplemento a Casaresart n.68Autorizzazione del Tribunale di Brescia n.12/2003 del 12/03/2003

PRINTED BYPagani, Passirano BS

DISTRIBUTION BY Diffusione Logistica Brescia

TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI © Publimax Srl 2016

È VIETATA LA RIPRODUZIONE TOTALE O PARZIALE DEL CONTENUTO DELLA RIVISTA SENZA AUTORIZZAZIONE

IN COPERTINA ALDO MAZZOLARIE IL TEAM DELLA SOSTASERVIZIO A PAGINA 6

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L’albero di Natale selezionato da BRE MAGAZINE è quello della Famiglia Gnutti, un ringraziamento speciale a Elisabetta, Stefania, Benedetta, Beatrice, Cirillo e Riccardo.

BRELEISURE&LIFESTYLEBRESCIA COME NON L’AVETE MAI VISTA

SommarioNUMERO 7 . DICEMBRE 2016 . IN COPERTINA ALDO MAZZOLARI E LA SOSTA

6

28

24

32

LA SOSTAIL NATALEDEI BRESCIANI

6

16IGINIO MASSARIIL RE DELLA PASTICCERIA

22CARNEVALISETTANT’ANNI DI STORIA, L’INTERVISTA A FEDERICO BANI

24BRUNO SANTORIMUSICA MAESTRO

28BRESCIA CHE SPETTACOLO!INTERVISTA A LAURA CASTELLETTI

32ADRIANA VOLPEAMORE NON É COSTRIZIONE

38A PROPOSITO DI INTERNI ...INTERVISTA A DARIO MONDA

45TENUTA L’IMPOSTINOINTERVISTA A PATRIZIA CHIARI

60

68

LA MERAVIGLIA IN PILLOLE A SCADENZAINTERVISTA A ANDREA DE CARLO

IL NITORE LIRICO DIERRI DE LUCA

64

78

LE CAMICIE DEL CONTEINTERVISTA A FRANCESCO SIGALINI

CAPITOLO SUCCESSIONIINTERVISTA A FRANCESCA TRAININI

42COME PROTEGGI LA TUA WEB REPUTATION?INTERVISTA A DOMENICO GERACITANO

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BRE IN COPERTINA

LA SOSTAIL NATALEDEI BRESCIANI

7

BRE MAGAZINE

´ NO7DICEMBRE20

16´

PER VALORE, TRADIZIONE E CULTURA IL NATALE È LA

FESTA DELLA FAMIGLIA E LA “FAMIGLIA” PER ECCEL-

LENZA DEI BRESCIANI È SENZA DUBBIO LA SOSTA DI

ALDO MAZZOLARI.

É PROPRIO QUI, NEL CUORE STORICO DELLA CITTÀ, AV-

VOLTI E TRAVOLTI DALLA MAGICA ATMOSFERA DELLE

SEICENTESCHE SALE DELLE SCUDERIE DI PALAZZO

MARTINENGO COLLEONI DELLE PALLE, CHE LE FAMI-

GLIE BRESCIANE FARANNO ONORE AL SANTO NATALE

DINNANZI A UNA TAVOLA IMBANDITA DA ECCELLENZE,

TRADIZIONE E AUTENTICITÀ.

A CURA DI ANNALISA BONI E CLAUDIA LAZZARI

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bresciana come i tortelli di zucca, i cappelletti in brodo e il nostro capretto servito con fumante polenta e non mancherà il cote-chino. Il tutto sarà allietato da un magnifico sottofondo musicale natalizio, un regalo speciale che vogliamo offrire ai nostri ospiti”.“Per la notte di San Silvestro, in-vece, quest’anno abbiamo deciso di stravolgere i piani, rinunciando al classico veglione ma optando per una più esclusiva cena alla carta in modo da soddisfare con eleganza e piacevolezza il volere di tutti ma come da tradizione non mancheremo al brindisi della mezzanotte e al cotechino con le lenticchie. L’ideale San Silvestro in famiglia, perché la Sosta è famiglia”.La nostra pasticcera Yvette por-terà come sempre sulle tavole dei bresciani e sulle tavole del ristorante il Panettone, oggi il no-stro fiore all’occhiello, farcito con la crema chantilly e le mandorle, un’ode per il palato ormai richie-stissimo da tutti.Il Natale della Sosta è quindi il Natale bresciano, non solo per l’autenticità che si respira nelle cucine, dirette magistralmente dallo chef Ezio Colombo, ma anche per la famigliarità con cui Aldo e il suo team hanno saputo negli anni conquistare il cuore e l’affetto dei propri clienti che amano ritrovarsi in queste sale.Anche la Signora Giuliana, mam-ma di Aldo Mazzolari, rivive con la stessa intensità di un tempo l’emozione tipica della Sosta. La stessa Giuliana che trent’anni fa tirava la sfoglia, ogni sabato, come un rituale, sotto gli occhi del giovane figlio Aldo che dalla madre, espressione di questo ristorante, ha ereditato sapere e saggezza.

Con queste intense immagini, ricche di affetto e di famigliarità Aldo Mazzolari, mamma Giuliana, Ezio Colombo, Yvette Scudellari, Mario Fonata, Dario Ronconi, Al-berto Noventa, Cristian Podeanu, Donatella Maggi, Daniela Porteri e la brigata di cucina augurano a tutti un Felice e Sereno Natale.

.8.

Questo è il Natale della Sosta. Un’occasione di condivisione, un rito nel cuore dei bresciani che in questo ristorante e nel suo patron Aldo Mazzolari, ricono-sce proprio quel piacere di stare in famiglia rimasto vero e fedele negli anni, di generazione in ge-

nerazione.“Il 24 dicembre festeggeremo la Vigilia di Natale”, ci racconta Aldo. “La Sosta, già allestita a Fe-sta per l’occasione, in un elegante tripudio di amabili decori, di luci soffuse e candele accese, propor-rà ai suoi ospiti un ricercato menù

che, come la tradizione vuole, sarà dedicato al pesce dilettando-si in proposte a base di crostacei, aragoste, scamponi, ostriche e così via, mentre per il 25 dicem-bre proporremo il più classico dei pranzi Natalizi e porteremo in tavola le nostre specialità alla

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Lab Quarantadue è partner ufficiale di Guna per il progetto “Nutraceutica Fisiologica e mesoterapia in medicina estetica”. Lo stress è la risposta naturale del nostro organismo all’adattamento repentino di condizioni ambientali esterne, come l’intenso studio o lavoro e l’intensa attività sportiva. Alcune condizioni di particolare impegno fisico e mentale, possono porta-re a condizioni di stress continuo, determinando un affaticamento psico-fisico. Ma come possiamo affrontare questo stato di stanchezza psico-fisica? Anzitutto, con un’alimentazione sana e naturale, uno stile di vita equilibrato e seguendo i consigli della Medicina Nutraceutica Fisiologica. Nei centri Lab quarantadue, grazie alla partnership con GUNA, la più importante azienda italiana impegnata nell’afferma-zione dei valori e del modello della Medicina centrata sull’uomo e in armonia con la Natura, a disposizione dei pazienti vi è un medico nutrizionista specializzato, in grado di diffondere la conoscenza di alcuni integratori alimentari, studiati e testati scientificamente, che contribuiscono alla protezione delle cellule dallo “stress ossi-dativo”, risultando estremamente utili nei casi di stanchezza fisica e mentale e privi di effetti collaterali.

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DALLA PARTNERSHIP CON GUNA E GENETIC LAB UNO SGUARDO SUL FUTURO

Centro Direzionale Tre Torri in Via Flero, 46, Torre Sud - BresciaTel 030 3531720 Fax 030 3534844www.labquarantadue.it

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TEST GENETICILab Qurantadue è inoltre partner di Genetic Lab per offrire ai suoi pazienti Test Geneticispecifici per ogni esigenza. Il nostro corpo è formato da milioni di cellule, la maggior parte delle quali contengono un corredo genetico è attraverso il DNA che vengono tramandate an-che le mutazioni genetiche responsabili di alcune patologie oggi riscontrabile facilmente tramite un TEST GENETICO. Il test si effettua tramite una semplice analisi del sangue o di un tessuto e può aiutare ad identificare eventuali mutazione in un gene o cromosoma, analizzando in dettaglio la storia familiare.Quest’analisi può portare gran-di benefici poiché, con una diagnosi precoce e accurata, è possibile intervenire sui propri stili di vita e provvedere alla terapia più appropriata. Lab quarantadue consente ai propri clienti di effettuare 5 diversi test genetici:• Test genetico anti aging • Test genetico adiposità• Test genetico alopecia • Test genetico cellulite• Test genetico nutrizione

BRE SCELTI DA BRE MAGAZINE

L’ASPETTO FISICO È SEMPRE STATO E CONTINUA AD ESSERE UNA SORTA DI BIGLIETTO DA VISITA CON CUI OGNUNO DI NOI SI PRESENTA AL MONDO, PROPRIO PER QUESTO MOTIVO DEDICARE PARTE DEL TEMPO ALLA CURA DI SÉ PER SENTIRSI BENE COL PROPRIO CORPO DIVENTA UN’ESIGENZA SEMPRE PIÙ SENTITA E CHE COINVOLGE DIVERSI AMBITI DI INTERVENTO.

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estetica per ottenere risultati efficaci e duraturi nel tempo.Percorsi di bellezza creati ad hoc, con un servizio interno a 360° e la possibilità per il paziente di effettuare in sede anche una diagnosi gratuita che consenta un’analisi specifica e accurata degli inestetismi, mirata a individuare il percorso estetico perso-nalizzato e più adeguato. Il servizio si completa con una con-sulenza medico nutrizionista, in cui viene definita una dieta alimentare in linea con il trattamento che si intende intraprendere, a supporto del raggiungimento dei risultati deside-rati, oltre alla possibilità di effettuare esami del sangue di routine.

uniti all’uso di prodotti cosmetici di aziende leader sul mercato capaci di interpretare la professionalità azien-dale, Lab Quarantadue rappresenta il partner perfetto per chi è alla ricerca del proprio benessere attraverso metodi e interventi che conferiscono appunto un aspetto sano, curato e naturale.Lab Quarantadue infatti, trasforma idee innovative in prodotti ad alte pre-stazioni: la linea “QD COSMETICA”, frutto di ingenti investimenti in linea con la filosofia aziendale volta alla continua ricerca in qualità ed innova-zione, è sviluppata insieme ad esperti clinici e utilizzata nei trattamenti di estetica specializzata e medicina

Ambiti in cui eccelle Lab Quaranta-due, un network di sei ambulatori, dislocati tra Lombardia e Veneto (Brescia, Rovato, Bergamo, Padenghe sul Garda, Verona e Mantova) che da anni opera con impegno, serietà e professionalità nel campo dell’e-stetica specialistica, della medicina estetica e della chirurgia estetica plastica, avvalendosi della collabo-razione di qualificati professionisti ed esperti medici in grado di offrire un servizio di alta qualità, mirato e per-sonalizzato in base alle reali esigenze del paziente.Uno di questi ambulatori, diventato punto di riferimento per l’affezionata clientela, ha sede proprio a Brescia, al centro Direzionale Tre Torri, il complesso innovativo e tecnologica-mente all’avanguardia di via Flero. All’interno di un’unica struttura, l’equipe medico-estetica e medi-co- chirurgica di Lab Quarantadueè in grado di garantire la più ampia e diversificata scelta di trattamenti, studiata per eliminare i fastidiosi inestetismi del corpo e correggere le imperfezioni del viso attraverso efficaci e innovative tecniche non invasive, o ricorrendo alle più attuali metodologie di medicina estetica, sempre nell’ottica di un risultato naturale ed armonioso.Grazie all’utilizzo esclusivo di macchinari all’avanguardia che rappresentano gli ultimi trend del mercato medicale e medico-estetico,

LAB QUARANTADUE: UN TEAM DI PROFESSIONISTI NEI SETTORI DELLA MEDICINA ESTETICA, DELLA NUTRIZIONE E DEL BENESSERE.

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BRE PROTAGONISTI

BRE MAGAZINE

´ NO7DICEMBRE20

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Il Presidente Graziella Bragaglio e Il Basket Brescia Leonessa augurano un Felice Natale.

BASKET BRESCIALEONESSAMERRY

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BRE PROTAGONISTI

IGINIOMASSARIIL RE DELLA PASTICCERIA

16,

VARCO LA SOGLIA DEL SUO TEMPIO E SUBITO I SENSI, TUTTI E CINQUE VI ASSICURO, VENGO-

NO CATAPULTATI IN UN REGNO MAGICO, DOVE IL BELLO E IL BUONO VANNO DI PARI PASSO E

SINTETIZZANO L’IDEALE DI PERFEZIONE CHE IGINIO MASSARI HA RAGGIUNTO DA UN PEZZO,

SEMPRE E COMUNQUE CON L’UMILTÀ DI CHI, NONOSTANTE TUTTI LO ACCLAMINO MAESTRO

DEI MAESTRI, TROVA OGNI VOLTA QUALCOSA DA MIGLIORARE. SENTIRSI ARRIVATI, INFATTI, –

RACCONTA IL GURU DELLA PASTICCERIA - È IL PRIMO PASSO VERSO IL DECLINO.

A CURA DI LAURA SORLINI

BRE M

AGAZINE ´ NO7 DICEMBRE 20

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Nel 1993 fonda l’Accademia dei Ma-estri Pasticceri Italiani: l’obiettivo è promuovere la qualità. Cosa pensa della pasticceria italiana oggi? La pasticceria italiana di oggi ha la necessità di essere un po’ più fresca e snella. Di contro c’è da dire però che le plusvalenze che i pasticceri hanno sono troppo limitate. Facendo un confronto con il resto dell’Euro-pa – in particolare con la Francia e la Germania – noto con mio grande rammarico che sta scomparendo la dignità del lavoro artigianale. La colpa è solo nostra, non dobbiamo correre al ribasso ma difendere la qualità sopra ogni cosa. E la qualità costa.

Cosa si sente di consigliare a un giovane che vuole intraprendere questo percorso?Ognuno di noi deve scegliere di fare, se ha la fortuna e la possibilità, quello che gli piace. Il lavoro è il mio divertimento, mi gratifica al 100%, per cui iniziare alle 3 del mattino e continuare fino alla sera alle 20, generalmente 7 giorni su 7, non è as-solutamente un peso e la stanchezza ritengo sia una deformazione menta-le! “È soddisfatto colui che trova sod-disfazione con quello che fa”, questo è il mio modo di pensare.Nel lavoro riesco a realizzarmi con

mento. Per cui è più difficile colpire il destinatario a fine pasto?Il dolce tra le altre cose è anche il simbolo della felicità momentanea che ha una correlazione coi percorsi dell’amore. Dal mio punto di vista dunque c’è un discorso molto importante legato al dolce, che conclude comunque ogni pasto, sacro o profano, con le sue simbologie.

Qual è il dolce al quale è più legato e perché?Mia madre, che di professione faceva la ristoratrice, mi preparava una millefoglie con una crema deliziosa, talmente buona che è rimasta nei miei sogni da sempre e io non sono mai stato capace di ricrearla. Sono ancora a caccia di questo sogno della mia fanciullezza e tutte le volte che ci penso mi chiedo: ma tu hai imparato a fare il pasticciere sì o no? È anche vero che l’amore e il ricordo della mamma legato a questo dolce porta la fantasia oltre ogni limite, per cui sarà impossibile raggiungerla.

Quello per il quale, invece, è più famoso?Il dolce che mi ha dato più succes-so è il panettone, anche se ho fatto vincere all’Italia 6 titoli mondiali nella pasticceria con le degustazioni.

le attività che sono sempre state la mia passione: dalle sculture, che faccio sia in cioccolato, così come in pietra, in legno o terra creta, ai dipinti sulle uova e sulle torte, come su tela. Scrivo anche poesie e la preghiera del mattino.

Un cenno a Masterchef, program-ma televisivo di cui è stato ospite d’onore e giudice. Cosa ne pensa del ruolo della tv nel rilancio di questi mestieri? Ben venga, poiché attraverso messaggi televisivi più o meno ironici e reali la gente si avvicina a conoscere il lavoro che un tempo faceva una sola persona in famiglia, che era la mamma o la nonna. Oggi attraverso messaggi forti, questi programmi televisivi insegna-no pian piano alla gente a cucinare, con orientamenti e indicazioni mixate comunque con il divertimento. Nella televisione ho scoperto un mondo che mi era sconosciuto, quello del “dietro le quinte”, dove ci sono tantissime persone che lavorano senza sosta, la cui attività è rivolta esclusivamente a far risplendere altri.

Alcuni “colleghi” prestano il loro volto per sponsorizzare prodotti industriali. Cosa ne pensa? Si tratta di persone che hanno una grande immagine che può produrre delle idee verso il grande pubblico; noi tutti siamo artigiani, non attori né divini, per cui queste occasioni aiutano sicuramente a rendere più produttiva la propria attività. Non lo trovo dunque uno scandalo compor-tamentale.

Lei lo farebbe?Ci ho appena rinunciato poiché da sempre difendo una mia idea, come un tempo si difendeva la patria, però forse hanno ragione loro.

Sfide future?Avevo detto basta alle competizio-ni, ma talvolta le mie promesse si rivelano simili a quelle dei marinai semplicemente perché amo troppo il mio lavoro. Una sfida ci sarà proba-bilmente tra due anni a un campiona-to mondiale, dove sarò allenatore di una squadra italiana composta da tre persone. Stiamo ancora costruendo l’idea giusta, che unisca come sem-pre l’estetica alla bontà del prodotto.

.18.

INTERVISTA A

Iginio MassariIl Gambero Rosso per la sesta volta ha riconfermato la Pastic-ceria Veneto la migliore d’Italia, assegnandole 95 punti e le “tre torte”. Come ci si sente?È indubbia la soddisfazione provata, così come l’impegno costante per mantenere la posizione e sbaragliare la con-correnza. Quest’anno la guida del Gambero Rosso mi ha assegnato un punteggio che è il migliore in assoluto rispetto agli altri e così da sei anni. Ogni artigiano, nel momento in cui entra in gioco con la propria attività, sa che sarà esposto a giudizi e critiche, per questo motivo bisogna accettare ogni valutazione e saper cogliere ogni spunto per migliorarsi conti-nuamente.

È più facile raggiungere un obiettivo o mantenerlo?Sicuramente mantenerlo è più complesso poiché gli altri per or-goglio o ambizione cercano di svi-luppare concetti di lavoro al fine di superarti. Sentirsi arrivati è il primo passo verso il declino. Io non mi sono mai sentito arrivato, anzi, ho sempre fatto e continuerò a fare ricerca e sperimentazione.

Quanto è importante la comuni-cazione e di conseguenza anche le Guide per chi lavora in questo settore?Le Guide sono servite a far di-ventare grandi la cucina e i suoi personaggi. L’informazione e la comunicazione sono fondamen-tali; puoi essere bravo ma se non sai comunicarlo sei “morto”, soprattutto al giorno d’oggi.

Si avvicinano le feste e già si respira profumo di lievitati. Il suo panettone è unico al mondo e ogni anno spinge centinaia di persone a mettersi in coda fuori dalla pasticceria nel tentativo di accaparrarsene uno. Il processo di produzione è lungo e com-plesso, qual è il segreto che lo rende così buono?

Non ci sono segreti ma c’è la conoscenza. L’alimentazione è su base scientifica, bisogna essere precisi. Negli ultimi 10 anni c’è stata la rivoluzione tecnologica e perciò certi principi di base sono leggermente modificati perché è subentrata l’energia in sosti-tuzione delle braccia, riuscendo a creare emulsioni straordinarie che sono la base fondamentale di quasi tutti i cibi, a maggior ragio-ne nella pasticceria, dove il 95% dei dolci è frutto di un’emulsione vera o apparente. Parlando dei miei prodotti a lievitazione fermentativa biologi-ca entra in gioco poi una tecnica molto particolare e ovviamente anche questa ha avuto un’evolu-zione negli ultimi tempi, essendo molto più controllata attraverso le temperature, dove i risultati della godibilità dei prodotti si esaltano da soli. E poi servono delle mate-rie prime straordinarie.

Qual è la parte più difficile? A comandare il gioco sono le fa-rine, per cui bisogna stare attenti

al meccanismo di mutamento dell’ingrediente. Bisogna avere la capacità di capire, non solo di intuire, quelle che hanno una qualità stabile e in salita per ave-re ogni giorno un prodotto uguale o migliore al precedente.

Tra le sue invidiabili abilità an-che quella di saper coniugare e dosare perfettamente la tradi-zione con l’innovazione. Come è possibile trovare la giusta misura? La vera tradizione non è mai esi-stita. In ogni cosa c’è la tradizione con l’innovazione, anche se non lo vogliamo. Vincenzo Tanara, scrit-tore e scienziato del 1600, scrive-va: “il pane di adesso non è come quello di una volta”. Questa frase la dice lunga sul nostro modo di vedere il presente e rapportarlo al passato, che rimpiangiamo sempre, probabilmente per la “ giovinezza” che abbiamo perso.

ln un’intervista lei disse: il dolce (la pasticceria) è il cibo premio, il salato (la cucina) è cibo nutri-

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dali, tornei per grandi e piccini, terzo tempo, appuntamenti con la musica, serate karaoke per concludersi con la grande festa di Movember che si è tenuta venerdì 2 dicembre alla Latteria Molloy, con il consueto appuntamento dello “Stand By D Music Fest” in ricordo di Davide Brasolin, giovane assistito da ANT duran-te la sua malattia. L’evento di chiusura con tutti i giocatori di rugby è stato, invece, domenica 4 novembre in Piazza Arnaldo con un grande spiedo di beneficenza. Grandissima novità di quest’e-

dizione di Movember Brescia è stato il supporto di GHIAL, da sempre legata al mondo del rugby e attenta agli eventi solidali. Per di più, l’azienda bresciana da un anno, in un’ottica di responsabi-lità sociale d’impresa, ha sposato tutti i progetti di prevenzione oncologica proposti ANT riservati ai suoi oltre 240 dipendenti.“Fondazione ANT è nata per prestare assistenza medico-spe-cialistiche domiciliare ai malati di tumore in modo gratuito e dal 2004 ha iniziato a impegnarsi fortemente anche nell’ambito

della prevenzione, offrendo visite gratuite per la diagnosi precoce del melanoma, delle neoplasie tiroidee, ginecologiche e mamma-rie con strumentazione diagnosti-ca all’avanguardia. Dall’avvio dei progetti sono stati visitati gratuitamente 138.000 cittadini in 76 province italiane (dato aggiornato a giugno 2016) e nel 2017 farà partire un progetto di prevenzione ai testicoli.

Per maggiori informazioni: www.ant.it

SI CONCLUDE LA QUINTA EDIZIONE DELLA MANIFESTAZIONE CON I BAFFIPER LA PREVENZIONE ONCOLOGICA E A SOSTEGNO DI FONDAZIONE ANT

A CURA DI LAURA SORLINI

BRE GLI EVENTI A BRESCIA

Nato in Australia dall’idea di alcu-ni giocatori di rugby, Movember è diventato negli anni un vero e proprio fenomeno internaziona-le che coinvolge la popolazione maschile al motto di change the face of men’s health, letteralmen-te cambiare la faccia della salute maschile. Durante tutto il mese di novem-

bre, infatti, gli uomini sono invitati a farsi crescere i baffi come segno di attenzione alla propria salute e alla prevenzione dei tumori alla prostata e ai testicoli. Attorno al simbolo dei baffi si sviluppa poi un calendario di iniziative ed eventi di sensibilizzazione e rac-colta fondi. Entrando nel dettaglio del pro-

gramma, Movember Brescia è iniziato la notte di Halloween in Piazza Arnaldo alle ore 18.30 con il taglio della barba per poi pro-seguire con il “Pub Golf”: un tour di 9 tappe nei locali del centro di Brescia. Il ricco programma di eventi è proseguito poi fino a fine mese, tra pranzi, aperitivi e cene soli-

MOVEMBER BRE MAGAZINE

´ NO7DICEMBRE20

16

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.23.

complesse: veri e propri esperti di stile. A questo si aggiunge una ricerca maniacale su marchi e nuove tendenze. Le nostre buyers lavorano a tempo pieno in questo senso”.

A quale pubblico si rivolge oggi Carnevali?“Carnevali è uno store per tutta la famiglia e per tutte le fasi della vita. Vestiamo dalla ragazzina che va a scuola, alla donna che lavo-ra. L’uomo di tutte le età e stili. Accompagniamo il bambino nella sua crescita. Un nostro punto forte restano, poi, le cerimonie e i matrimoni. Abbiamo un servizio sartoriale che segue meticolosa-mente il cliente con risultati da atelier. La nostra sfida più grande è stata quella di saper intercet-tare i giovani. Sono il pubblico più difficile ed esigente. Hanno a disposizione, grazie ad inter-net, una vasta gamma e scelta di prodotti. É difficile fidelizzarli, per farlo bisogna essere compe-titivi con marchi d’avantguardia e prezzi eterogenei”.

State investendo moltissimo anche in eventi che aumentino la partecipazione del cliente.“Riteniamo che il negozio debba evolversi e diventare un luogo di divertimento per prima cosa. Con la crisi le vere priorità di una famiglia sono altre e vengono chiaramente prima di un nuovo paio di scarpe. A volte, però, c’è anche bisogno di un po’ di legge-rezza e spensieratezza. La moda è un settore che consente di regalare un momento di gioia al consumatore”.

Avete ancora qualche asso nella manica che volete svelarci in anteprima?A breve introdurremo un repar-to tutto dedicato agli accessori, piacerà moltissimo ai clienti. Il megastore di via Cefalonia sta diventando una boutique d’i-spirazione internazionale. Ed è seguendo la linea dei grandi mall del lusso mondiale, come Colette a Parigi o Macy’s a New York, che abbiamo creato i corner mono-marca dove godere delle collezio-

ni degli stilisti per intero.

Spesso quando si parla con lei ci si dimentica che prima di esse-re un imprenditore è un uomo di moda. Ci anticipa, anche, qualche imperdibile must have di stagione?“Come ogni anno ci sono dei protagonisti assoluti. Ad esempio il velluto, un graditissimo ritorno per chi ama l’eleganza raffinata della semplicità. Lo stile militare è un irrinunciabile trend, basta una giacca con maxi bottoni o un cappottone lungo con alamari e il gioco è fatto. Una grande novità è il cappotto da portare sempre e con qualsiasi look anche i più sportivi. Quest’anno il cappotto è il nuovo piumino. Nelle scarpe sono tornati di gran moda i mo-cassini classici da portare mat-tina e sera. E nelle borse, dopo anni di misure XXL, ora sono già dei cult le mini bags”.

Invece l’uomo di Carnevali com’è? “L’uomo è da sempre un’im-portante sfida. Per molti nostri concorrenti è un target difficile

da raggiungere e da soddisfare, per noi è una fetta molto vasta del pubblico che ci segue. Credo che sia il ragazzo che l’uomo maturo si sentano rappresentati dalla nostra offerta. Noi vestiamo un uomo sobria-mente modaiolo”.

Nel bambino quali sono le vostre priorità?“Cerchiamo di soddisfare la voglia delle mamme di vestire bene i piccolo con il diritto dei bambini di essere comodi, proponendo una vasta selezione di capi adatti a tutte le esigenze e le età. Il tutto, garantendo un’esperienza di shopping mamma-bambino di-vertente e rilassata, anche grazie all’area gioco allestita al piano dedicato all’infanzia”.

Presidente siamo alla fine della nostra chiacchierata come vede Carnevali tra 20 anni?Carnevali ha mantenuto intatto lo spirito e l’entusiasmo decennio dopo decennio, cambiamento dopo cambiamento. Sarà questa linfa vitale a guidarlo anche nel futuro.

BRE SCELTI DA BRE MAGAZINE

CARNEVALIDOPO OLTRE 70 ANNI DI STORIA CARNEVALI SI CONFERMA UN RIFERIMENTO RICONOSCIUTO DELLA MODA BRESCIANA.

.22.

4000 METRI CON OLTRE 300 MARCHI UNA REALTÀ UNI-

CA NEL SUO GENERE SUL TERRITORIO ITALIANO. ALLA

GUIDA DELL’AZIENDA FEDERICO BANI, CHE CON UNO

SGUARDO SEMPRE PUNTATO VERSO IL FUTURO, CI RAC-

CONTA IN QUESTA ESCLUSIVA CHIACCHIERATA I SEGRETI

DI UN SUCCESSO CHE NON CONOSCE TRAMONTO.

A CURA DELLA REDAZIONE

INTERVISTA A

Federico BaniPresidente si può dire che Carnevali abbia partecipato alla storia dell’economia bresciana dal dopoguerra ad oggi? “Il marchio Carnevali ha vissuto con Brescia tutti i più importanti periodi storici dell’ultimo secolo, è cresciuto con questa città fino a diventarne un perno importante. I bresciani guardano a noi come ad un’istituzione. Negli anni abbiamo sentito cre-scere il peso di questa responsa-bilità, che ci ha dato la forza per rinnovarci e guardare avanti”.

Qual è il motivo principale che vi ha spinti a rinnovare la vostra immagine… e non solo?

“C’era secondo noi l’urgenza d’inviare un segnale positivo di rinnovamento. Non potevamo tirarci indietro. Il cambiamento è un’opportunità per tutti. Per noi è quella di accompagna-re nel futuro della moda i nostri storici clienti garantendo loro un servizio sempre aggiorna-to, all’avanguardia, ma non per questo qualitativamente inferiore a quello che offrivamo prima. Così facendo abbiamo anche aperto le porte a chi ancora non ci conosceva. Il rinnovamento è un circolo virtuoso. Una sfida da affrontare a testa alta.”

Avete dato al brand un nuovo colore, quali sono le altre novità degli store Carnevali?“Il colore è solo un simbolo, un segno forte, ma la sostanza del servizio è la vera cifra distintiva. Il negozio come luogo fisico è in crisi, bisogna dare alle persone dei nuovi motivi per entrarci. Noi lo facciamo offrendo un servi-zio a 360°che coccoli il cliente e lo trasporti in un’esperienza di shopping diversa e appagante. Questo lo possiamo fare solo formando un personale qualifica-to e sempre aggiornato. I nostri ragazzi non sono commessi nel senso classico del termine, ma figure professionali articolate e

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.25.

BRE PROTAGONISTI

BRUNO SANTORIMUSICA MAESTRO!

.24.

SE È VERO CHE SIAMO COMPOSTI DELLA MATERIA DEI

SUONI, SIN DAL BATTITO CARDIACO NELL’UTERO MATER-

NO, POSSIAMO DIRE CHE LA MUSICA È QUALCOSA DI TE-

RAPEUTICO CHE DÀ BENESSERE E CHE PERCIÒ NASCE

DA UN GESTO D’AMORE CAPACE DI CREARE UNO SPAZIO

INTIMO IN CUI CI SI PUÒ INCONTRARE CON GLI ALTRI.

LA MUSICA È UNA FORMA D’AMORE TALMENTE POTEN-

TE CHE NON CERCA NULLA IN CAMBIO, E CHE PERCIÒ

DURA PER SEMPRE. IL MAESTRO BRUNO SANTORI, PRE-

MIATO DIRETTORE D’ORCHESTRA CHE HA COLLABORATO

CON I PIÙ GRANDI ARTISTI INTERNAZIONALI NEI TEATRI

PIÙ IMPORTANTI AL MONDO, ATTRAVERSO LA SUA MU-

SICA CREA QUELLA BELLEZZA CHE FA BENE E CHE CO-

MUNICA BENESSERE AGLI ALTRI. E A VOLTE SAPERE DI

AVER FATTO BENE A QUALCUNO È TUTTO CIÒ CHE A UNO

DEVE BASTARE. ANCHE QUEST’ANNO A FINE NOVEMBRE

A BRESCIA NEL PRESTIGIOSO TEATRO GRANDE, ABBIA-

MO POTUTO VEDERLO DIRIGERE L’OMNIA SYMPHONY OR-

CHESTRA, DA LUI FONDATA INSIEME A BEATRICE SAOTTI-

NI, AL TANTO ATTESO CONCERTO DI NATALE IN CUI ARTE,

SPETTACOLO DI QUALITÀ E BELLEZZA HANNO ANCORA

UNA VOLTA LASCIATO UN SEGNO E SCALDATO IL CUORE.

A CURA DI CLAUDIA LAZZARI TESTO DI EMANUELA SERUGHETTI

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che esperienza è stata per lei?Essere stato direttore artistico e stabile per cinque anni dell’orche-stra sinfonica di Sanremo mi ha dato grandi soddisfazioni e prestigio, ma come tutte le cose ha avuto un prez-zo. Ma questo prezzo io l’ho pagato volentieri, anche se oggi vedo questa mia esperienza come il passato e niente altro.

Notoriamente lei ama le cose fatte per bene, con questo spirito ha saputo traghettare la Sanremo Festival Orchestra verso la mo-dernità e verso la complessità dei tempi attuali, quali sono state le sue più grandi soddisfazioni alla guida di grandi cantanti solisti, coristi e strumentisti?Prima della Sanremo Festival orche-stra io, insieme a Beatrice Saottini,

La musica è stata definita in diver-si modi da chi fa della musica la propria essenza di vita. Una forma di terapia, una dimensione intima, uno spazio dentro noi stessi in cui essa fa vibrare le emozioni, anche quelle più nascoste. Cosa è per lei la musica? Cos’è il “pianissimo” e cos’è il “fortissimo” nella musica e come metafora nella vita?La musica è una forma di ricerca interiore che riguarda qualcosa che trascende la vita stessa. A volte penso che noi vibriamo insieme alle galassie e agli universi infiniti e in questa logica attraverso la musica troviamo la nostra partecipazione a questo infinito che ci circonda e che è in noi stessi.

Essere il direttore della Sanremo Festival Orchestra dal 2010 al 2014

fondai la Omnia Orchestra che ha fatto concerti e eventi di caratura internazionale. Come in tutte le cose di questo Paese ogni volta che si va oltre ci si scontra con una politica cieca e poco attenta, le questioni artistiche che mi hanno portato a realizzare orchestre classiche che at-traversassero tutti i generi mi hanno sempre stimolato e in questo credo di avere lasciato un segno indelebile, ma sono altresì convinto che questo non sia il Paese giusto per le alte sfide artistiche.

Come ha conosciuto Beatrice Saot-tini e come è nata l’idea di fondare con lei la Omnia Symphony Orche-stra?Semplice, acquistai una Porsche da lei e fu subito amore tra noi. Ovvia-mente parlo di quell’amore per l’arte che forse in lei è anche più forte che in me. Ora dico spesso che Beatrice è la sorella che la vita non mi ha dato.

Il concerto di Natale con la Omnia Symphony Orchestra è un appun-tamento prestigioso per la città di Brescia e anche quest’anno l’evento al Teatro Grande è stato un suc-cesso. Per lei e Beatrice Saottini è certamente una conferma di una proficua collaborazione e di quanto un evento come questo ripaghi a livello personale quando si investe sull’arte e sulla musica di qualità, aspetti che legano e accomunano tutte le persone che ricercano la bellezza. Quali sono le sue conside-razioni su questo progetto?La Omnia Orchestra attualmente è parcheggiata e io sono attualmente il direttore artistico di questa pre-stigiosa orchestra Bresciana che è “ Orchestra Filarmonica Italiana evolution”.Io e Beatrice percorriamo queste strade insieme da sempre. Il nostro appuntamento di Natale ogni volta è una riconferma della nostra grande amicizia. A me basta questo a darmi lo stimolo per continuare e godere di questi bellissimi momenti che io e Beatrice condividiamo ormai da molti anni.

Quali sono i suoi progetti futuri?Di progetti futuri ne ho davvero molti, ma di questi potremo parlare in una nostra nuova intervista se vi farà piacere.

.26.

INTERVISTA A

Bruno Santori

Lei iniziò la sua carriera quan-do ancora era molto piccolo, suo padre è stato una figura chiave che l’ha guidata nei suoi primi passi, è così? Quali sono i passaggi significativi e i profes-sionisti che l’hanno fortemente motivato e costruito lungo il suo percorso di formazione artisti-ca?Mio padre amava la musica come la sua propria vita, di certo senza di lui oggi farei altro nella vita, per me è stato, dal primo mo-mento in cui ho incontrato questa arte e disciplina, un continuo crescendo di incontri e opportu-nità, difficile a questo punto fare dei nomi se non quelli dei miei insegnanti.

La prima band di cui fece parte furono i “Raminghetti” fondata da suo padre, poi nel 1974 fondò il gruppo “Daniel Sentacruz En-samble” che raggiunse subito la notorietà, con il quale partecipò anche al ventiseiesimo Festival di Sanremo con la canzone “Lin-

da bella Linda”. Perché subito dopo decise di lasciarlo, aveva già le idee chiare sulla direzione da prendere?Per me a quel punto, e parlo esattamente dell’estate del 1976, durante la tournée di “Linda bella Linda” che in quell’anno avevamo portato al festival di Sanremo, quella esperienza era terminata, non avevo più stimoli per conti-nuare e decisi così di impegnarmi totalmente nella musica class-sica, che per anni mi vide prota-gonista in lei fino al punto di non

fare più la pop o altro dall’età dei diciannove anni ai trentatré.

Ci sono stati dei momenti par-ticolarmente impegnativi che le hanno richiesto un maggiore sforzo e maggiori sacrifici? E quali quelli più fondanti e quelli più emotivamente coin-volgenti?Direi facilmente che gli anni della mia formazione sono stati par-ticolarmente duri e impegnativi, ma li ricordo con piacere e a volte anche con nostalgia.

La musicae' una forma di ricerca interiore che trascende la vita stessa

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BRE PROTAGONISTI

BRESCIA CHE SPETTACOLO!LAURA CASTELLETTI

28,

LO SPAZIO CHE CI CIRCONDA RAPPRESENTA LA QUALITÀ DELLA NOSTRA VITA. NELLE PIC-

COLE COSE, NEGLI OGGETTI, COME NELL’AMBIENTE, NELLE STRADE E NELLE BELLEZZE

MONUMENTALI E PAESAGGISTICHE TROVIAMO IL RIFLESSO DI QUELLO CHE IN NOI SI MUO-

VE E CI RESTITUISCE EMOZIONI E MEMORIE. DA QUI NASCE LA VOLONTÀ DI TRASFORMARE

BRESCIA IN UN PALCOSCENICO IDEALE, ATTRAVERSO IL PROGETTO CULT CITY, LANCIATO

DALLA REGIONE NELL’AMBITO DELL’ANNO DEL TURISMO IN LOMBARDIA, CHE PREVEDE UNA

SERIE DI INTERVENTI INFRASTRUTTURALI E DI PROMOZIONE PER RENDERLA UNA CITTÀ

D’ARTE ANCOR PIÙ APPREZZATA, APPETIBILE AL TURISMO INTERNAZIONALE. LA VICESIN-

DACO E ASSESSORE ALLA CULTURA E TURISMO DI BRESCIA LAURA CASTELLETTI SI MO-

STRA ENTUSIASTA DELLA PROPOSITIVA E VIVACE COLLABORAZIONE PROGETTUALE CON

L’ASSESSORATO REGIONALE AL TURISMO, E MI SPIEGA CHE L’OBIETTIVO COMUNE È QUEL-

LO DI VALORIZZARE I BENI ARTISTICI E LE MANIFESTAZIONI CULTURALI. “ABBIAMO VISTO

CHE LA RISPOSTA È POSITIVA E CRESCE IL SENSO DI APPARTENENZA A UNA CITTÀ CHE HA

UN GRANDE PATRIMONIO CULTURALE DA MOSTRARE E CHE SA VALORIZZARE ATTRAVER-

SO MANIFESTAZIONI DI QUALITÀ.” QUINDI BRESCIA SI FA RISCOPRIRE, ANCHE ATTRAVERSO

UNA SERIE DI EVENTI CULTURALI CHE LA RENDONO VIVA E AL PASSO CON I TEMPI DELL’E-

RA TECNOLOGICA, COME DIMOSTRA IL RECENTE RICONOSCIMENTO DELL’INTERNATIONAL

AUDIOVISUAL FESTIVAL ON MUSEUM HERITAGE 2016 AL PROGETTO BRIXIA TIME MACHINE

(MEDAGLIA D’ORO), UN LAVORO PIONERISTICO CHE HA VISTO LA PARTECIPAZIONE DI MOLTI

SOGGETTI E CHE ATTRAVERSO LA REALTÀ AUMENTATA PERMETTE DI FARE VERE E PROPRIE

ESPERIENZE VIRTUALI INDIETRO NEL TEMPO PER SCOPRIRE COM’ERANO NELL’ANTICHI-

TÀ I MONUMENTI DELL’AREA ARCHEOLOGICA E IN PARTICOLARE IL CAPITOLIUM. “QUESTO

PREMIO È LA CONFERMA DEL PERCORSO CHE ABBIAMO INTRAPRESO VERSO UNA CITTÀ

SEMPRE PIÙ SMART”, AFFERMA CASTELLETTI “NON SOLO DAL PUNTO DI VISTA DELLE TEC-

NOLOGIE E DELLE INFRASTRUTTURE, MA ANCHE DELLA MODALITÀ DI LAVORO. PER ME È

IMPRESCINDIBILE FARE RETE, CREARE COLLABORAZIONI E SINERGIE, METTERE INSIEME

COMPETENZE E PROPOSTE. IL COMPITO DELL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE È QUELLO DI

CREARE I LINK TRA LE ASSOCIAZIONI, LE PERSONE E I LUOGHI PER DARE ORIGINE A UNA

REALTÀ NUOVA, INVESTENDO SULLE NUOVE GENERAZIONI.”

A CURA DI EMANUELA SERUGHETTI

BRE M

AGAZINE ´ NO7 DICEMBRE 20

16´

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mettersi insieme, uniti da una sorta di filo rosso per offrire un raccon-to emozionale che inviti il turismo enogastronomico, indirizzandolo nel contempo a scoprire e godere del patrimonio culturale e paesaggistico di questo territorio.

Fabio Volo come Testimonial del progetto, quali sono i motivi della sua scelta?La nostra è stata una richiesta preci-sa a Fabio Volo il quale ci ha dato la sua disponibilità, ma ancora restano da mettere nero su bianco i dettagli. Innanzitutto crediamo che lui sia una persona molto generosa e innamorata di Brescia che è la sua città e che abbia un legame forte con le sue origini, a cui non manca mai di fare riferimento con parole molto sentite. Ritengo inoltre che sia una persona acuta, in grado di cogliere i particolari, è cosciente e orgoglioso del patrimonio che abbiamo a disposizione e ha l’intelligenza e la sensibilità per sottolinearne in modo originale lo specifico valore. A oggi credo che sia una delle persone con maggiore visibilità mediatica e carisma, per cui avere accanto un personaggio così per rappresentarci penso che sia semplicemente il massimo!

In che modo darà la sua voce e la sua immagine per questo scopo?

Si tratta di eventi non effimeri, nel senso che tendono tutti a mettere radici, a crescere e far germogliare nuovi frutti; parlo del Festival Super-nova, della Festa della Musica, della Notte della Cultura, di Librixia e della Festa dell’Opera, iniziativa quest’ulti-ma che si sta sempre più affermando come appuntamento di qualità per la nostra città, come lo è storicamen-te la Mille Miglia che è un brand di grande importanza internazionale. Sono tutti eventi questi che non fanno quasi mai riferimento a un’unica realtà, ma seguono il concetto di fare rete, anche tra realtà culturali di discipline diverse che però dialogano tra loro e insieme danno vita a tan-tissimi appuntamenti, e che saranno sostenuti nell’ambito di Cult City. Un altro appuntamento importante per il prossimo anno a fine maggio sarà la grande festa di chiusura dell’anno del turismo lombardo, per cui c’è stata una grande collaborazione tra le città. Nel 2017 saremo impegnatissimi rispetto a una candidatura che, come EastLombardy, ci vede vincitori del titolo di regione gastronomica europea 2017 insieme a Bergamo, Cremona e Mantova, potendo vantare una riconoscibile concentrazione di prodotti tipici e locali e ben 22 risto-ranti stellati. L’idea è stata quella di

È un percorso che stiamo ancora definendo, in accordo anche con Explora, il braccio comunicativo dei Regione Lombardia; ci sarà sicura-mente qualche intervista o qualche testimonianza in video o di persona per alcuni appuntamenti, realizzati secondo un format generale per tutte le città d’arte lombarde. E poi vedre-mo, perché sono certa che anche da lui verranno idee e proposte.

Come si chiama il treno su cui Bre-scia sfreccia verso il futuro?

Valorizzazione. Riconoscere il valore delle cose che noi abbiamo a dispo-sizione da un lato, e mantenerle per trasferirlo agli altri dall’altro. Il treno sono comunque e sempre i ragazzi. MoCa per esempio lo abbiamo recu-perato pensando a loro, con l’augu-rio che lì si possano sentire come a casa. Valorizzazione materiale quindi, palazzi, musei, chiese, monumenti, ma anche immateriale, le risorse umane, gli studenti delle Accademie, del Conservatorio che abbiamo la re-sponsabilità di accompagnare dando loro gli strumenti e i luoghi. Un’altra parola è Collaborazione, che viene dall’idea che nessuno può farcela da solo, in ogni ambito; per cui fare rete, coprogettazione per unire progetti con una comune sensibilità emozio-nale e intellettuale.

Qual è il suo rapporto personale con Brescia e come la vive nel suo tempo libero?Di tempo libero non ne ho. La città l’ho sempre vissuta molto, soprat-tutto nel suo centro storico. Lavoro e abito nel cuore della città e quin-di sono anche una persona che ha la fortuna di poter fruire delle sue bellezze ogni volta che esce dalla porta di casa. Brescia è una città che può offrire molto a livello di quantità e di qualità culturale, come anche di possibilità di incontro e di relazione. In questa nostra realtà si ragiona molto oltre i confini, è finita l’epoca della città capoluogo chiusa in se stessa. Dal punto di vista culturale artistico gli appuntamenti sono stati molti, abbiamo costruito una rete di compartecipazione tra le varie realtà territoriali, cerchiamo molto la rela-zione con le città vicine ed è una cosa molto importante.

.30.

INTERVISTA A

Laura CastellettiQuali sono stati gli spunti, gli ideali verso cui si è mosso il progetto Cult City?La prima cosa che mi piace sot-tolineare è l’obbiettivo comune e costante con l’assessorato regio-nale al turismo, in un confronto molto costruttivo, che è quello di valorizzazione e promozione di beni culturali della città, con il fine ultimo di incrementare il turismo esperienziale. La secon-da cosa è che noi oggi sentiamo nostra la vocazione legata al turismo culturale, e abbiamo constatato che con una comuni-cazione e una programmazione efficace catturiamo l’attenzione e l’interesse di target turistici prima inusuali per la nostra città, e che riusciamo sempre a sorprendere positivamente. Un interesse che noi speriamo continui a crescere. La costruzione del progetto Cult City si è basata su una ideale continuità con quello messo in campo, sempre con il contributo di Regione Lombardia, per Expo 2015 e che aveva dato forza, visibilità e attrattiva a quello che abbiamo definito il “quadrilatero della bellezza”, ossia l’area che si estende da Piazza Loggia a Piazza Paolo VI, fino a Piazzale Arnaldo e via Musei: con gli interventi e le proposte pensate nel contesto di Cult City puntiamo ad amplia-re quest’area di forte attrattiva, potendo contare anche su una virtuosa e stretta partecipazione sinergica fra l’assessorato alla cultura e al turismo e quello alla mobilità perché concepia-mo la cultura come cultura in movimento che si avvalga cioè dei mezzi, anche sostenibili, per avvicinarsi facilmente al cuore della città e accorciare le distanze per conoscere al meglio le varie realtà. Nel 2015 abbiamo lavo-rato molto sull’asse di via Musei facendo coincidere la riapertura dell’area romana e la nascita del parco archeologico Brixia con l’occasione di Expo 2015, pun-tando anche sul Museo di Santa

Giulia, che è sito UNESCO. Ora siamo proiettati anche su altre direttrici urbane e testimonianze architettoniche: penso agli inter-venti per il recupero delle deco-razioni di Palazzo Tosio e penso soprattutto al restauro del Ridotto del Grande, uno dei più mirabili esempi dello sfarzo settecente-sco applicato a una struttura di spettacolo, per cui indirizzeremo lì una parte delle risorse dispo-nibili; un intervento di tutela che però si proietta nella valorizza-zione, perché consentirà poi di aprire il Grande alle visite e di ammirarne tutto il fascino. Cosa che sarà resa ancora più agevole e piacevole grazie alla pedonaliz-zazione di corso Zanardelli, che assume così i tratti di un nuovo salotto urbano, un nodo nevralgi-co per il passaggio (e lo shopping) di turisti e visitatori”.

Realizzare, rinnovare o valo-rizzare infrastrutture fisiche e digitali. Cosa includerà ancora il progetto concretamente?Tutto va in linea con una scelta di fondo che è la valorizzazione del nostro patrimonio e dell’atti-vità culturale nella nostra città. Abbiamo seguito la direttrice che dall’area museale porta verso il MoCa, l’ex tribunale all’angolo fra via Moretto e via Cavor che

è stato recuperato e trasfor-mato da contenitore vuoto in un luogo di cultura, di creatività e di innovazione che dà spazio a una serie di iniziative che vanno dall’attività teatrale, a quella del Centro italiano della fotografia, ai progetti proposti da giovani desi-gners. Per la fine del 2017, inizio 2018, restituiremo la Pinacoteca Tosio Martinengo ai bresciani e ai turisti riportandola al suo antico splendore dopo essere stata chiu-sa per nove anni, e sarà una casa museo che nasce dal lascito di una grande collezione. Oggi, in un mondo che si muove sempre più in rete attraverso sistemi digitali, abbiamo fatto anche la scelta di un’infrastrutturazione tecnologica che offre servizi e nuove espe-rienze virtuali.

Per quanto riguarda gli eventi culturali e lo sviluppo artistico e degli strumenti comunicativi, verso cosa si convoglieranno le forze?L’impegno è sempre quello di coniugare cultura e turismo, co-noscenza ed esperienza, e anche Bresciatourism in questo senso ci sta dando una grande mano. Le attività culturali nella nostra città sono incrementate del 40% già nell’arco dei primi due anni e mezzo della nostra presenza.

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.33.

PHOTO © FEDERICO GUBERTI

BRE PROTAGONISTI

ADRIANA VOLPEAMORE NON E’ COSTRIZIONE

.32.

LA CORDATA SOLIDALE CONTRO LA VIOLENZA SUL-

LE DONNE, ANZI LA RETE, VISTO CHE LO SCORSO 25

NOVEMBRE IN PIAZZA DELLA LOGGIA NE È STATA IN-

TESSUTA UNA ROSSA, CONCRETA E METAFORICA, A

CONTINUAZIONE DI QUELLA CHE A SETTEMBRE ALLA

TRIENNALE DI MILANO, L’ARTISTA PATRIZIA FRATUS

HA REALIZZATO PER “IL TEMPO DELLE DONNE”, SI

FA SEMPRE PIÙ FORTE E PARTECIPATA. L’OBIETTIVO

È QUELLO DI COSTRUIRE RELAZIONI ATTRAVERSO IL

RACCONTO, L’ARTE, L’ESPRESSIONE IN OGNI FORMA A

SOSTEGNO DELLA LOTTA CONTRO LA VIOLENZA DI GE-

NERE. TESTIMONIAL D’ECCEZIONE PER “QUESTO NON

È AMORE”, LA CAMPAGNA DELLA POLIZIA DI STATO A

SUPPORTO DELLA CAUSA, È ADRIANA VOLPE CHE HA

SPOSATO QUESTO PROGETTO E NE DIVULGA I CONTE-

NUTI ATTRAVERSO IL CANALE MEDIATICO DELLA TV,

COME CONDUTTRICE SULLA RAI DE “I FATTI VOSTRI”

E COME OSPITE NEI VARI SALOTTI TELEVISIVI. MOLTE

SONO LE REALTÀ DIFFICILI, SPESSO TACIUTE E NASCO-

STE, DA CUI IN DIVERSI MODI SI VOGLIONO ACCORCIARE

LE DISTANZE, E TROPPE ANCORA LE DONNE CHE SUBI-

SCONO E ALLE QUALI SI CERCA DI TENDERE LA MANO

AIUTANDOLE A TROVARE LA FORZA DI LIBERARSI. IL

MESSAGGIO È CHIARO SIA PER CHI LO ACCOGLIE CHE

PER CHI LO FORMULA, PERCHÉ RAFFORZA SU DIVERSI

PUNTI DI VISTA, È IN GRADO DI FAR LUCE SULL’ALTRO

TE STESSO, SI È IN DUE, O MEGLIO SI È IN CENTO, MIL-

LE, UNIVERSALMENTE DONNA, ESSERE UMANO ED È

INSIEME CHE SI VINCE, NEL MOMENTO IN CUI SI CO-

MINCIA A GUARDARE LE DISGRAZIE COME POSSIBILITÀ

DI RISCATTO E DI CRESCITA SPIRITUALE E UMANA.

A CURA DI EMANUELA SERUGHETTI

BRE M

AGAZINE ´ NO7 DICEMBRE 20

16´

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cambiando e prendendo una direzio-ne sbagliata. Una donna non si può ritrovare con il viso sfregiato solo perché il compagno la considera roba sua impedendole di fare la sua vita e di lasciarlo.

Nel mondo della TV a cui lei appar-tiene da anni, considerato il suo potere mediatico, pensa che questo tema stia sufficientemente a cuore e che oggi ci siano tanti personaggi pubblici che si prestano per questa causa?Ultimamente si sta facendo molto, all’interno di tanti programmi si dà voce alle donne, si cerca di far capire quali sono i primi campanelli d’allar-me e che è importante non abbassare mai la guardia. La cosa bella che fa la Polizia di Stato con questa campagna sono i tour durante l’anno nelle varie città, portando questo messaggio e tenendo vivo questo argomento, perché la gente che raggiungi oggi non sarà la gente che raggiunge-rai domani. Io mi ricordo a Brescia, quando abbiamo parlato di questo tema all’interno del Festival show, l’applauso più forte è stato fatto dal pubblico proprio quando abbiamo raccontato di questo progetto e non è stato vissuto come una pausa all’interno di un programma canoro, dove c’erano le più grandi star della musica italiana, ma è stato accolto come un momento di riflessione importante.

È giusto far sentire la propria presenza perché nonostante tutto quello che si fa, questo problema rimane ancora così diffuso.Bisogna offrire spunti di riflessione per quelle donne che stanno suben-do violenza. Negli ultimi anni è stato fatto molto, per esempio anche la legge contro lo stalking che una volta non c’era. Violenza può essere tutto, qualsiasi cosa che limiti la libertà e non va sottovalutato niente! Amore non è costrizione, di nessun tipo!

Tanto si è discusso sulla respon-sabilità della donna a mostrarsi in un certo modo (parlo dell’aspetto e degli atteggiamenti a volte troppo espliciti) come causa della violenza che subisce, cosa ne pensa rispetto a questo?

in cui si può trovare sola. Anche per la paura di essere giudica-te e criticate: molte volte si prova un senso di vergogna nel raccontare di aver subito determinate violenze. Ci sono donne che di fronte a un livido raccontano di essere inciampate e cadute pur di non dire la verità. Bi-sogna invece parlarne e diffondere il messaggio che questo non è amore, anche tra i giovani perché queste violenze non accadono solo nelle quattro mura di casa. Ci sono ragazzi particolarmente gelosi che infieri-scono sulla serenità di una ragazza ricattandola, pur di tenerla sotto il loro possesso. Bisogna far capire ai ragazzi che non bisogna mai arrivare a imporre una propria volontà con la forza e che non bisogna mai alzare le mani contro una donna, ma insegnar loro che una relazione è rispetto, è condividere un percorso insieme in completa libertà.

Ci sono delle precise motivazione che l’hanno portata a dare il suo contributo a favore di questa cam-pagna di sensibilizzazione?Bastano anche solo i numeri. Ogni mattina faccio la rassegna stampa, una delle prime rubbriche all’interno del programma “I fatti vostri”, e non so quanti titoli io abbia letto di fatti di cronaca, di femminici-di, di donne che hanno subito violen-za e frustrazioni per colpa di uomini, quindi non si può non essere in prima linea e restare insensibili di fronte a una società che sta repentinamente

Penso che nessuno meriti di subire una violenza, non ci sono scuse e giustifica-zioni per questo. Se qualcuno ti pesta il piede non gli puoi dire “perdonami se ho messo il mio piede sotto il tuo”. Poi, per carità, ci possono essere singoli casi di separazioni difficili o quando si strumentalizzano i figli, ma in ogni caso niente può giustificare una violenza o peggio ancora un omicidio. C’è sempre il modo per chiedere giustizia in modo intelligente, attraverso i mezzi che abbiamo a disposizione.

Le è mai capitato di assistere a una scena di violenza su una donna o di raccogliere personalmente una confessione, come si è comportata in quel caso?Anche solo con “I fatti vostri” ne abbiamo raccolte tante e raccontate tante. Tempo fa mi è capitato an-che per strada di vedere una coppia litigare e l’uomo, anche abbastanza giovane, schiaffeggiare la compagna, che sarà stata si e no 40 chili. Io e il mio compagno, allora non eravamo ancora sposati, in quell’oc-casione ci siamo intromessi, li abbia-mo separati per evitare che le cose degenerassero. Non bisogna voltarsi dall’altra parte, purtroppo succede che la gente tenda a farsi gli affari propri e passi oltre, o faccia finta di non sentire anche al di là dai muri di casa quando una coppia sta litigando violentemente.

Spesso queste cose accadono anche di fronte ai bambini, quindi diventa anche importante dover spiegar loro ciò che succede e questo è un altro punto delicato che non va sot-tovalutato. Sì è importante! Ci sono casi in cui le donne, proprio per difendere i propri figli, accettano di non parlarne per non coinvolgerli. Ma ai primi segnali bisogna assolutamente fare qual-cosa e chi sa di episodi violenti deve prestare aiuto.

Ha dei progetti futuri legati a questo fine?Io sono sempre a disposizione. Recentemente c’è stato un evento a cui sono stata invitata per parlare di violenza sulle donne insieme a una dottoressa arruolata in Polizia che sta portando avanti progetti per com-battere questo problema.

PHOTO © FEDERICO GUBERTI

.34.

INTERVISTA A

Adriana Volpe

Come è arrivata ad essere la testimonial di “Questo non è amore”?Nelle varie tappe del Festival Show che ho condotto quest’e-state c’è stata quella a Brescia dove ho conosciuto Domenico Geracitano (collaboratore tecni-co capo della Polizia in servizio alla questura di Brescia) il quale mi ha presentato questo proget-to che ho sposato con grande entusiasmo, perché credo che sia fondamentale per chi ha un ruolo come il mio nella televisione, fare da amplificatore, divulgare determinati messaggi, mettersi in gioco e dare un contributo. Questo è estremamente concreto e di aiuto, ed è importante sen-sibilizzare il grande pubblico, ma specialmente le donne. Affron-tando questa tematica ti rendi conto di quante donne, per molto tempo, proteggono la persona che sta funestando la loro vita e limitando la loro libertà piuttosto che denunciarla. E questo accade perché pensano di non essere

tutelate e hanno paura di ciò che accadrà dopo, invece è bene che sappiano che la Polizia è davvero in prima linea nell’analizzare e studiare la soluzione migliore per ogni caso.

Sembra proprio incredibile che ancora oggi la donna abbia diffi-coltà a denunciare e a difendersi da questo tipo di violenza, dove si possono ricercare i motivi di queste paure, di questa violenza che poi le donne si riducono a fare su se stesse?Sono tanti i motivi. Attraverso il programma “I fatti vostri” ab-biamo raccontato molte storie di violenza, purtroppo alcune sfociate nel femminicidio, e sono emersi tanti fattori che frenano la donna a denunciare, il primo è l’idea che la gelosia patologi-ca che subiscono da parte del partner possa essere una forma di amore. Ci sono anche donne che pensano di essere la causa di certe violenze e si autoinfliggono delle colpe pensando di non aver

rispettato certe regole dettate dal partner, o di averlo provocato, addirittura giustificano l’abitudine del proprio uomo di bere e quindi la sua incapacità di capire.Già il titolo del progetto è signi-ficativo “Questo non è amore”: è importante far capire che quan-do un uomo ti picchia, limita la tua libertà o ti fa violenza, anche psicologica, non si tratta di amore! Non ci si deve confon-dere e purtroppo sono tante le donne che fanno questo errore e per anni accettano violenze fisiche e psicologiche inaudite e solo quando arrivano all’ultimo stadio chiedono aiuto. Tante sono le donne che hanno trovato una via d’uscita vera da una realtà da cui sembrava impossibile uscire, grazie alle Forze dell’Ordine che concretamente attuano dei prov-vedimenti.

Mi vien anche da pensare che non si trovi la forza di denuncia-re perché magari una donna non sappia poi gestire una situazione

ADRIANA VOLPE CON PAOLO BARUZZO, COORDINATORE E PRESENTATORE FESTIVALSHOW

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Planet VIGASIOC O N C E P T S T O R E I N B R E S C I A

Dalla fusione delle storiche attività della Vigasio F.lli e di Punto Ufficio nasce nel dicembre 2014 PLANET VIGASIO (nome commerciale di Digiprint srl): una nuova realtà che si propone di essere riferimento per il mondo della stampa, dell’editoria professionale e delle forniture per l’ufficio. Un polo culturale, una photogallery ed un laboratorio stampa che si sviluppano negli ambienti completamente rinnovati della storica sede di via Pusterla; il concept store si articola su una superficie di 2000 mq attraverso un percorso in grado di affiancare alle tradizionali attività ulteriori prodotti e servizi.L’ambientazione, le luci e le atmosfere sono studiate nel dettaglio per fornire ai clienti un’esperienza di fruizione che trova nello stile, negli arredi e nella compe-tenza il tratto distintivo della vocazione culturale.PLANET VIGASIO racchiude in sé molteplici competenze, capaci di garantire soluzioni specifiche per settore professionale e di operare in sinergia per proget-ti più articolati.

PLANET VIGASIOvia Pusterla 3/a Brescia

(parcheggio interno privato da via M. Cesaresco 16/B)

STAMPA FOTOGRAFIA DIGITALE

LIBRERIA

ARCHIVIAZIONE DIGITALE

Raccoglie l’eredità dell’esperienza vigasio per stampe su carte e altri materiali. Equi-paggiato di soluzioni tecnologiche contem-poranee e diretto da uno staff competente, disponibile a valorizzare qualsiasi esigenza di stampa e supporto. Il laboratorio stam-pa di planet vigasio offre un’ampia gamma di formati e supporti personalizzati: dal pic-colo formato alla stampa su grandi pannelli e teli in pvc.

Articolato in quattro aree funzionali dedi-cate alla scuola, all’ufficio, cancelleria e articoli da regalo.Corners tematici sviluppano l’assortimen-to di marchi come: Moleskine, Nava, Na-papijri, Eastpak, Mi.etico, Faber Castell, Bic, Parker, Giotto, Fabriano, Smemoran-da, Comix, Origami, prodotti Flex e quanto di meglio offre il mercato.

Il laboratorio fornisce servizi di stampa professionale e certificato. Sviluppa le sue competenze in stampa fotografica, stam-pa su tela, stampa fine art, stampa su pan-nelli per complementi d’arredo o mostre, stampa book professionali, stampa bianco e nero.

La competenza della libreria Punto Ufficio rappresenta da molti anni il riferimento per studi professionali e Aziende che neces-sitano di una vasta scelta di testi e di in-formazione continua per tenersi aggiornati nella propria professione. Tra le case editri-ci presenti: Il Sole 24 Ore, Maggioli, Ipsoa, Simone, FAG, Euroconference, SEAC, CE-DAM, Eutekne, Giuffrè, UTET, La Tribuna, Egea. Un servizio di news letter è, inoltre, a disposizione per gli aggiornamenti sulle novità editoriali.

Planet Vigasio offre ad aziende, enti pub-blici e privati la propria esperienza e pro-fessionalità nel campo della digitalizzazio-ne documentale degli archivi, fornendo il servizio di scansione di disegni, elaborati tecnici, libri, libri antichi, giornali, registri, mappe e pergamene.Integra il servizio un software in grado di gestire, visualizzare ed editare tutti i files acquisiti.

Lo spazio espositivo già esistente è in fase di ampliamento e, dal 1 ottobre ospiterà la Wave PhotoGallery, riferimento nazio-nale per il mondo della fotografia svilup-pando temi espositivi dei principali artisti: da Gianni Berengo Gardin ad Uliano Lucas, Elisabetta Catalano, France-sco Cito, Franco Fontana, Giampaolo Barbieri, Gianni Pezzani, Santi Visalli, Dondero, solo per citare alcuni degli auto-ri italiani esposti nei dieci anni di vita della galleria.

BRE SCELTI DA BRE MAGAZINE

PLANET VIGASIOSTAMPARE PER RICORDARE E CONDIVIDERE

BRE MAGAZINE

´ NO7DICEMBRE20

16

A CURA DI CARLO BONI

Il laboratorio presente all’interno del concept store è, da sempre, punto di riferimento per la stampa fotografica a Brescia.Lo staff di Planet Vigasio affianca il cliente a partire dalla profilazione dei file alla scelta della carta, dell’inchiostro e delle tecnologie di stampa. Le attrezzature e le carte di alta qualità impie-gate (baritata, ultra smooth, premium lustre, carte artigianali, Ilford, Hahnemuhle) garanti-scono un risultato ottimale per usi professio-nali ed espositivi. Il laboratorio sviluppa le sue competenze in: stampa fine art, stampa su tela, stampa su pannelli per mostre e stampa photobook professionali.

L’esperienza acquisita negli anni nella stampa fotografica oggi si estende anche alla stampa digitale garantendo servizi e soluzioni ade-guate alle esigenze dei professionisti e delle imprese.

Tra i servizi offerti:

• stampa su tutti i tipi di supporto

(forex, pvc, plexiglas, legno, pietra, pelle)

• stampa di piccoli e grandi formati

• edizioni piccola tiratura

• biglietti da visita

• banner

• poster

• brochure

• leaflet

• pieghevoli

• stampa t-shirt, shopper, notebookPLANET VIGASIO

via Pusterla 3/a Brescia(parcheggio interno privato da via M. Cesaresco 16/B)

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BRE SCELTI DA BRE MAGAZINE

HP INTERIORQUANDO GLI AMBIENTI PRENDONO FORMA SUL FILO DELLE EMOZIONI

38,

UN MONDO FATTO SU MISURA DOVE GLI SPAZI SONO LEGATI DALL’ARMONIA, E LE FORME, I

MATERIALI, LE LUCI E I COLORI SONO DISEGNATI PER CREARE AMBIENTI IN CUI AL CENTRO

VI SONO SENSAZIONI ED EMOZIONI. QUESTA LA FILOSOFIA DI HP INTERIOR, UN TEAM DI

PROFESSIONISTI DEL SETTORE CHE, GRAZIE A UN BAGAGLIO DI ESPERIENZE E COMPETEN-

ZE SUL CAMPO, È IN GRADO DI PROPORRE SOLUZIONI ABITATIVE E COMMERCIALI SU MISU-

RA PER UNA CLIENTELA ESIGENTE E ATTENTA AL MINIMO DETTAGLIO.

A CURA DI LAURA SORLINI

BRE M

AGAZINE ´ NO7 DICEMBRE 20

16´

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finire la casa – se richiesto – anche con stoviglie, piatti, pentole e via dicendo.

Trattate solo il mercato residenzia-le o anche quello commerciale?Hp Interior progetta e sviluppa con-cetti architettonici e di design anche per attività, creando immagine, innovazione e individualità. Dirigia-mo realizzazioni complete o parziali di esercizi commerciali, hotel, uffici garantendo sempre la massima tra-sparenza e professionalità.

Non solo interior ma anche costruzio-ne?Hp Interior è in grado anche di occu-parsi dell’architettura degli esterni, grazie alla collaborazione con aziende costruttrici con cui vanta un solido le-game e un rapporto di stima reciproca.

le diverse parti: insieme al costrut-tore e al cliente, infatti, possiamo identificare una piantina ipotetica e capire come gestire gli spazi, come organizzare gli spazi, lo stile, l’arre-damento e via dicendo… Il risultato sarà una soluzione creata su misura, personalizzata e unica. Per questo ci definiamo “sarti degli ambienti” anche nei confronti dei privati, per i quali effettuiamo un servizio a 360° di chiavi in mano. Tante persone non hanno tempo di andare per mobilifici alla ricerca di ogni “pezzo” e soprat-tutto di coordinare le varie figure degli artigiani. E qui subentriamo noi: organizziamo un incontro durante il quale i nostri clienti si possono rilassare nei nostri uffici e allo stesso tempo possono raccontarci le loro esigenze, il loro modo di vivere e il budget a disposizione, arrivando a

Il target di riferimento?Ci rivolgiamo a una clientela medio alta e sicuramente esigente, ciono-nostante il budget di investimento viene deciso dal cliente, così come il genere e lo stile di arredamento, come vuole vivere gli ambienti e noi ci adeguiamo di conseguenza.

Dal progetto alla realtà. I vostri ren-dering in 3D mostrano esattamente come sarà il risultato reale. Esattamente. Grazie a un abile utiliz-zo di software fotografici di altissimo livello possiamo dare al cliente l’e-satta percezione di come appariranno gli spazi abitativi dopo l’intervento.

Chi si arrangia da solo non rispar-mia. Sfatiamo questo mito.Siamo pronti a provare e dimostrare con carte e numeri che non è asso-lutamente vera questa affermazione. Hp interior fornisce direttamente arredi, mobili e cucine delle miglio-ri aziende italiane, dai diversi stili e design, moderni e resistenti con finiture di qualità a un giusto costo. Fa parte della nostra filosofia, infatti, adeguarci al budget del cliente, pro-ponendo quindi la giusta soluzione al costo preventivato con la massima trasparenza e onestà: giustifichiamo ogni costo e ogni materiale perché per noi la fiducia è un valore impor-tantissimo.

Il vostro punto di forza? Il saper ascoltare le esigenze della nostra clientela. Captiamo l’emozio-ne e la sensibilità che ha il cliente e utilizziamo quella stessa sensibi-lità per emozionarlo attraverso gli ambienti ricreati. Il nostro ufficio è un comodo salotto, dove poter scambia-re opinioni e idee che guideranno alla progettazione degli interni dei nostri clienti, dalla tinteggiatura delle pareti ai rivestimenti, dalle tende all’illumi-nazione, dalla scelta dell’arredamen-to alle proposte di complementi d’ar-redo. Naturalmente è fondamentale anche la scelta dei nostri fornitori, importanti aziende italiane all’avan-guardia per il design e la qualità dei materiali utilizzati.

Per maggiori informazioni: HP Interior srlVia Tito Speri 52/A – 25082 BotticinoTel. 030.3541692 – Cell. 348. [email protected] - www.hpinterior.it

.40.

INTERVISTA A

Dario Monda

Cosa è HP Interior e da quanto esiste?Ci piace definire HP Interior come un contenitore di idee e un mezzo grazie al quale prendono forma i sogni dei nostri clienti. Non ci occupiamo banalmente di arre-damenti o scatole vuote, bensì di proporre e consegnare ambienti colmi di emozioni. Creiamo ar-chitettura e design, per innovare e stupire, ma sempre con grande attenzione agli aspetti pratici di funzionalità, alle problematiche costruttive e alla previsione dei costi in base al budget stabilito dai nostri clienti, con elaborazioni tecniche complete di renderizza-zione. Hp interior, inoltre, si pone come unico responsabile refe-rente del cliente, che nella totale serenità assiste con entusiasmo al crescere delle attività portate avanti con meticolosità sartoria-le. Con la massima trasparenza

studiamo insieme al cliente una soluzione personalizzata, come un capo di abbigliamento tailor made, preoccupandoci di ogni minimo dettaglio, dai materiali alle forme, dall’ottimizzazione degli spazi alla scelta dei colori e via dicendo.L’azienda è operativa dal 2014 con l’unione delle tre figure (Dario, Nicola e Michele), ma noi ci conosciamo e collaboriamo da 10 anni. Nel tempo abbiamo studiato come mixare le tre professionali-tà per proporre un nuovo modo di creare ambienti unici. Hp Interior ad oggi è presente sul mercato italiano ed europeo, con un vasto portfolio di realizzazioni anche in Germania e Francia.

A chi vi rivolgete?La hp interior si rivolge a privati, a costruttori, ad agenzie immo-biliari e ad architetti, proponen-

dosi quale partner di supporto. Alle agenzie immobiliari in modo che esse possano presentare al meglio le abitazioni alla clien-tela poiché spesso, nel 65% dei casi, quando il cliente vede un appartamento nuovo esso risul-ta “piccolo”, mentre la vivibilità degli ambienti può essere capita al meglio nel momento in cui contemporaneamente si mostra anche un render. Ci rivolgiamo agli architetti, che creano l’ambiente e gli spazi, ai quali semplicemente possiamo dare la fornitura.Siamo un valido supporto per i costruttori, i quali grazie alla nostra collaborazione riescono a frazionare al meglio la soluzione abitativa o commerciale che sia, per evitare abbattimenti o rico-struzioni in una seconda fase. Ciò si traduce dunque in risparmio di tempo e in lavoro sinergico tra

ACCOUNT MANAGER DI HP INTERIOR

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tecnologia e come ci abbia alleggerito la vita, ma la nostra esistenza non si deve basare solo su di essa e dipendere da essa stessa, dobbiamo andare al di là dei mezzi e vivere una vita reale, fatta di persone, cose, profumi, colori, sentimenti ed emozioni. In questo libro l’autore -unitamente a Simona Pilato, Jessica Tinini e Patrizia Meo- ha voluto inserire una storia, ambientata in un futuro prossimo, per mostrarvi come può evolversi il mondo e a cosa andremo incontro se non cerchiamo, già da ora, di limitare l’uso esasperato di questi strumenti. Ci ritroveremo così tra pochi anni a un mondo fatto solamente di cose, persino le persone potranno essere facil-mente sostituite dalle macchine, che diventeranno intelligenti quanto l’uomo.Si arriva sui social network sempre più piccoli. Lo schermo sta diventando una parte del corpo dove guardare sia se stessi che gli altri. Domenico cerca sempre di far capire ai ragazzi e ai genitori che la cosa più importante da fare è istruire ed educare al mondo virtuale la nuova generazione fin da piccoli; “non si può mettere nelle mani di un bambino un cellulare di ultima generazione o un tablet, solo perché così smette di piangere. Facendo così lo abituiamo a ricercare negli strumenti gioia e spensieratezza, invece che nel rapporto con le persone reali. Dobbiamo saper dare tempo e spazio alle varie tappe della vita umana, non correre alla ricerca di un qualcosa che dopo averlo trovato ci renderà comun-que vuoti.”Ormai il cyberbullismo è moda, fa titolo, spesso è sottovalutato o meglio ancora invisibile, ma esso rappresenta una parte minore del problema più vasto del bullismo, ossia l’ignoranza. L’ignoranza rende questi ragazzi, prigionieri delle loro azioni. Scopo principale di Domenico è quello accompagnare le nuove generazioni verso un uso consapevole del mondo virtuale attraverso la conoscenza. Prima di…di distruggere la tua identità virtuale, costruiscila tua web reputation, ti aiuterà a crescere serenamente;La conoscenza ci dà la possibilità di riflettere e di pensare su ciò che stiamo costruendo con questi strumenti, ossia la nostra web reputation.

INTERVISTA A

Domenico Geracitano

Mondo virtuale e mondo reale, il confine sembra sempre più labile e i più vulnerabili ed esposti ai rischi conseguenti sono sempre i più gio-vani. Cosa fare? Litigi via chat, diffusione online di informazioni denigratorie, pubblica-zione di immagini maliziose rubate a scuola sono esperienze entrate a far parte del quotidiano di insegnati, educatori, genitori (e soprattutto dei ragazzi). Per comprendere meglio le radici di questo fenomeno in rapida crescita è necessario adottare un approccio multidisciplinare che possa fondere conoscenze di ambiti diversi, dalla psicologia alla comunicazione. Diventa fondamentale accompagnare i giovani nel loro percorso di crescita “virtuale”, facendo in modo che lo sviluppo delle competenze relative alla tecnologia sia accompagnato da una crescente consapevolezza nell’u-so di tali strumenti.

Qual è l’identikit del bullo e come agisce sulle sue vittime? Volendo costruire l’identikit del bullo, egli può essere descritto come un adolescente che vuole essere po-polare, ricerca il divertimento (che non significa la felicità) o fugge dalla noia e pensa di ottenere il suo scopo attraverso atti di prepotenza nei confronti di chi è diverso da lui e dal suo gruppo di riferimento, rivolgendo attacchi su aspetto fisico (anche con-tro ragazze molto carine), timidezza, disabilità, orientamento sessuale o etnia. Tuttavia spesso si tratta di ragazzi che sono convinti di fare un semplice scherzo o un dispetto, forse pesante ma innocente, a chi ha fatto loro un presunto torto.

Siamo davanti a un soggetto simile al bullo della vita reale?Il web rappresenta un nuovo stru-mento a disposizione del bullo per

BRE LE INTERVISTE

COME PROTEGGI LA TUA WEB REPUTATION?DOMENICO GERACITANO

BRE MAGAZINE

´ NO7DCIEMBRE20

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NEGLI ULTIMI ANNI CON LA DIFFUSIONE DELLE NUOVE TECNOLOGIE, DI INTERNET E DEI SOCIAL NETWORK, SI È SEMPRE PIÙ

DIFFUSO IL FENOMENO DEL CYBERBULLISMO, IN CUI PUÒ ESSERE RICOMPRESA OGNI ATTIVITÀ DIRETTA A INTIMORIRE, MO-

LESTARE, AGGREDIRE O METTERE IN IMBARAZZO ALTRE PERSONE ATTRAVERSO GLI STRUMENTI TELEMATICI E INFORMATICI

DOVE “LE PAROLE FANNO PIÙ MALE DELLE BOTTE”, CITAZIONE DI UNA DELLE PRIME VITTIME DEL CYBERBULLISMO, CAROLI-

NA PICCHIO. SEBBENE IN TAL CASO IL CONTATTO TRA AGGRESSORE E VITTIMA NON AVVENGA IN COMPRESENZA, GLI EFFETTI

SONO IN ALCUNI CASI PERSINO PIÙ PENETRANTI IN QUANTO IL BULLO HA LA POSSIBILITÀ DI INSINUARSI NELLA VITA PRIVATA

DELLA VITTIMA E ATTUARE LA SUA AZIONE SENZA LIMITI SPAZIO-TEMPORALI. L’ANONIMATO, POI, BENCHÉ ILLUSORIO, GENE-

RA UN INDEBOLIMENTO DELLE REMORE ETICHE DEL SOGGETTO PREVARICATORE E RENDE COMUNQUE PIÙ DIFFICOLTOSO IL

CONTRASTO DI QUESTO FENOMENO.

A CURA DI EMANUELA SERUGHETTI

Geracitano, collaboratore tecnico capo della Polizia in servizio alla questura di Brescia, nel corso di questi ultimi dieci anni ha incontrato oltre 200 mila ragazzi del nostro Paese costruendo, sia con il ruolo di Poliziotto che con quello di scrittore, la cultura della conoscenza del mondo virtuale. Al primo incontro di presentazione del suo nuovo libro “Pensa per postare”, quello dello scorso 1 ottobre presso l’Auditorium San Barnaba a Brescia, sono stati presenti circa seicento tra studenti e genitori. Da lì sono stati già tantissimi gli appuntamenti a questa iniziativa apprezzata da scuole, istituzioni e associazioni a cui si sono interessati radio, televisione e stampa nazionali. “La prevenzione deve partire dalle famiglie, che dovrebbero evitare di mettere in mano gli smartphones ai propri figli già da piccolissimi. Per molti genitori lo smartphone è semplice-mente un mezzo per comunicare con i figli e lo regalano quanto prima, ad altri invece fa paura e cercano di ritardare il più possibile il momento dell’acquisto. Agli uni e agli altri “Vietarlo non serve”, ma è importantissimo conoscerlo e farlo conoscere ai propri figli prima di consegnarlo. Ecco perché ho pensato di pubblicare una poesia “Prima di” come pagina iniziale del testo “Pensa per Postare”, spiega Domenico. Prima di…regalare uno smartphone,regala la conoscenzaquella conoscenza che permette diusare internet e non di farsi usare…“Quando si dà in mano uno smartphone a un bambino significa anche dargli libero accesso a internet. Quindi è fondamentale anche educarlo al web”.Pensa per postare nasce dall’esigenza di far capire a ognuno di noi cosa e come potrebbe diventare la nostra vita continuando ad affidarci solo a quella vita così detta “artificiale”, o meglio virtuale. Sappiamo bene quanto sia importante la

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BRE LE INTERVISTE

PATRIZIACHIARI

IL VINO: DOVE UOMO E NATURA CREANO PERFEZIONE

.45.

IN UN APPEZZAMENTO DI TERRA NEL CUORE DELLA

TOSCANA, IN UN’AREA AVVOLTA DA VERDI COLLINE

DI UNA REGIONE CHE SIN DALL’ANTICHITÀ È STATA

UNA CULLA DI ABBONDANZA E RIGOGLIOSITÀ, LA

TENUTA L’IMPOSTINO, CON I SUOI VIGNETI E LA POE-

SIA DELLA STORIA E I SUOI ANTICHI MESTIERI DI CUI

FU TESTIMONE NEI SECOLI, RENDE MENO REMOTA

L’UNIONE PRIMORDIALE TRA L’UOMO E LA SUA TER-

RA. PATRIZIA CHIARI IMPARÒ DAL NONNO AD AMAR-

LA CON ENTUSIASMO, SCOPRENDO UN ANGOLO DI

PARADISO CALPESTANDONE IL SUOLO IN GRADO DA

SOLO DI TRASMETTERLE IL PESO E LA TEMPERATU-

RA DEL SUO STESSO SANGUE, E AL CONTEMPO DI

LASCIARLE UN SEDIMENTO DI PACE NEL CUORE.

RIMBOCCANDOSI LE MANICHE È RIUSCITA A RIPOR-

TARE LA TENUTA AGLI SPLENDORI DI UN TEMPO

E CON LA PASSIONE PER IL BUON VINO E IL BUON

CIBO, A TRASFORMARE QUELLO CHE FU UN ANTICO

PASCOLO IN UN ANFITEATRO DI VIGNETI DA CUI È

PRODOTTO UN VINO DI QUALITÀ CHE RACCHIUDE IN

SÉ LA FORZA, LA RICCHEZZA E TUTTI I PROFUMI DI

QUESTA TERRA.

A CURA DI EMANUELA SERUGHETTI

.44.

continuare a perseguitare la vittima al di fuori della scuola o della piazza. Esistono alcune caratteristiche che distinguo-no il cyberbullo dal bullo: tra cyber-bullo e vittima può non esserci alcuna relazione nella vita reale: paradossalmente potreb-bero non conoscersi, vivere in regioni diverse e non incontrarsi mai; il cyber-bullo può compie-re gli atti denigratori in forma anonima o con uno pseudonimo: la disinibizione legata alla si-curezza che la propria identità non sia scoperta contribuisce notevolmente alla diffusione del fenomeno; il cyber-bullo non prova alcuna remora dal punto di vista etico: l’identità nascosta e l’utilizzo di strumenti informatici disinibiscono notevolmente l’ar-tefice delle violenze, portandolo a minimizzare i propri atti come se fosse soltanto uno scherzo, il cyberbullismo non ha limiti spa-zio-temporali.

Un adolescente che accede al web ha gli “anticorpi” per stare lontano dai guai?I veri anticorpi sono rappresentati dalla conoscenza e dal dialogo. Conoscere il mondo virtuale con il relativo dialogo genitori\figli rappresenta l’unico anticorpo per stare lontano dai guai.

Spesso i genitori ignorano le potenzialità, buone e cattive, di Internet e i figli fanno da soli. Bisogna cambiare rotta?Sicuramente bisogna cambiare rotta, oggi tante famiglie re-galano alla prima comunione uno strumento che permette al proprio figlio di connettersi, senza spiegarne l’uso. La famiglia rappresenta per un figlio la prima agenzia educativa; Il genitore deve controllare il grado di isola-mento del figlio dal mondo reale. Una cosa da fare potrebbe essere

chiedergli se riesce a privarsi dello smartphone per almeno due ore in un giorno. Una cosa difficile per i ragazzi, non tanto per le telefonate ma perché non posso-no controllare/condividere ciò che stanno facendo gli amici virtuali.

Prima di…di trasmettere odio, sappi che l’amore è l’unico sentimento da promuovere e condividere;

Prima di tutto…PENSA PER POSTARE

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temperature al di sotto della media e molte piogge. Il nostro territorio ha giocato un ruolo fondamentale evidenziando tutta la sua vocazione, infatti la posizio-ne dominante dei nostri vigneti e i pomeriggi sempre ventilati hanno impedito alle uve di trascorrere notti umide, evitando il rischio di malattie e favorendo il corretto sviluppo delle piante. L’estate è stata piuttosto tipica, poche piogge, giornate ventilate e tempe-rature diurne intorno ai 30 gradi con buone escursioni notturne. Settem-bre è stato più variabile e la nostra attitudine nel ricercare sempre il miglior risultato ci ha indirizzato ver-so una vendemmia precoce, permet-tendoci di ottenere uve perfettamente mature. La vendemmia è iniziata il 5 settem-bre con il nostro Vermentino e si è conclusa il 18 ottobre con l’ultimo Sangiovese raccolto.La novità di questa vendemmia è un prodotto nuovo, un rosè di Sangiove-se e Syrah che ci sta entusiasmando molto e che siamo impazienti di proporre al mercato.

Bruce Sanderson, senior Editor di Wine Spectator, tra le voci americane più influenti e autorevoli del mondo del vino, gli ha attribuito un lusin-ghiero 93/100, ponendolo al primo posto sul podio della classifica dei 15 più attraenti vini toscani per rapporto qualità prezzo.

Qual è il momento per lei più emo-zionante dell’intero processo di produzione del vino?Il momento più emozionante è l’atte-sa della degustazione del mosto dalle vasche dopo la vendemmia. Tutto si ferma, è in quel preciso momento che abbiamo l’esito del nostro lavoro, delle scelte fatte in vigna. Ogni annata è un mondo a sé: le sue peculiarità climatiche interagiscono e plasmano il prodotto finale e solo in quel momento ne scopriamo caratte-ristiche e potenzialità.

Che annata è stata questa per le vostre uve? La vendemmia 2016, è stata sicu-ramente una stagione intensa, un inverno non particolarmente rigido ci ha introdotto in una primavera con

Le cose fatte con cura e amore si sa sono quelle che riescono meglio, c’è un legame profondo che lega il vino all’uomo. Mi vuol dire qual è l’anima che orchestra la produzione e quindi i professionisti addetti ai lavori che ha scelto?L’anima che orchestra la nostra produzione è una tensione costante verso l’ottenimento di un prodotto di eccellenza e di qualità riconosciuta. Sia in vigna che in cantina che sugli aspetti di comunicazione e marke-ting, abbiamo deciso di investire in professionisti che oltre ad essere al-tamente competenti hanno sposato e condividono con noi questo ambizioso obbiettivo dando il meglio in ogni occasione, mi riferisco all’agronomo Dott. Pierluigi Donna, gli enologi Fa-bio Bigolin, Vanessa Verdoni e Giaco-mo Tonini e come supporto per tutta la parte marketing Gloria Mainella.

Ci sono stati vari studi che hanno pensato al vino in connubio con la musica per esempio, approfon-dendo i benefici sensoriali che ne possono derivare. Ha mai pensato o realizzato progetti che accostano il vino all’arte nelle sue più svariate forme?Oltre alla nostra propensione alla qualità abbiamo anche un’innata at-tenzione al bello e all’estetica, che si traduce nell’attenzione della manu-tenzione del nostro paesaggio e delle nostre vigne come se fossero giardi-ni, nel rispetto dell’ambiente. Infatti per le caratteristiche di cui le parlavo prima godiamo di un’ottima salubrità delle uve e comunque siamo anche in percorso di conversione biologica certificata da tre anni e mezzo. Il beneficio di una tale bellezza vie-ne percepito anche dagli ospiti del nostro agriturismo che ogni volta mi ripetono che questo nostro anfiteatro naturale sembra una vera e propria opera d’arte della Natura. So che molte aziende fanno connubio tra musica, arte e vino ma forse oggi è diventato fin troppo di moda. Io lascio parlare la natura stessa del luogo.

I vostri vini sono anche esportati all’estero, quali sono i mercati più redditizi e quali i vini più apprezzati?Esportiamo in tutto il mondo, in par-ticolare negli USA. Mi ha reso molto orgogliosa l’importante riconosci-

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INTERVISTA A

Patrizia Chiari

Quali sono i suoi personali “ingredienti” che pensa abbiano determinato l’inizio di tutto, la spinta motivazionale che ha reso possibile il suo progetto dell’a-zienda vitivinicola?L’ingrediente principe è stato si-curamente l’amore a prima vista per la Tenuta L’Impostino, e il mio spiccato sesto senso mi ha fatto capire che sarebbe stata la sfida della mia vita. Progetto riuscito grazie alla mia grande tenacia e alle mie precedenti esperienze manageriali, che mi hanno aiuta-to ad avere una visione concreta delle cose.

Qual è la storia e le caratteristi-che che rendono la sua Tenuta L’impostino una realtà prestigio-sa di alta qualità?Nel medioevo sorsero molte poste, la più piccola di esse, ma

la più importante per posizione prese il nome di “Impostino”. In questo luogo i viandanti trovavano ristoro, cambiavano cavalli e a pochi chilometri pagavano alla Dogana la tassa per continuare il loro viaggio verso Grosseto alla volta di Roma. Posta sopra un anfiteatro natura-le, la nostra Tenuta l’Impostino, gode di una condizione di privile-gio: in una sorta di ideale corri-doio che dall’Amiata al Tirreno genera continuamente inversioni termiche e moti convettivi: il risultato è una costante ventila-zione che ci permette da sempre di coltivare con metodo biologico, non per scelta ma per vocazione. Inoltre le nostre vigne hanno il privilegio di occupare un versante esposto a sudovest, il migliore orientamento possibile per una maturazione ottimale delle uve

che si esprima poi in struttura e complessità del vino, e di avere una base arenaria di tipo vulca-nica e un suolo ricco di sostanza organica. In vigna tutte le operazioni vengo-no fatte con grande meticolosità, in linea con il lavoro in cantina dove uniamo la tradizione con le più innovative tecniche enolo-giche per garantire una qualità unica ai nostri vini.

Mi vuol descrivere i vini che producete, qual è la loro storia, le loro caratteristiche, se ce n’è uno in particolare che considera il vostro “fiore all’occhiello” e quali i premi e i riconoscimenti ottenuti?Un Vermentino e cinque rossi a base Sangiovese dove questo no-bile vitigno si esprime al meglio, evidenziando quelle che sono le caratteristiche uniche e tipiche della nostra area MONTECUCCO DOCG, giovane denominazione situata tra Montalcino e la zona del Morellino.Uniamo il Sangiovese a vitigni internazionali come il Merlot, il Syrah e il Petit Verdot, creando questi cinque vini tutti diversi tra loro, ciascuno con grandissi-ma personalità e qualità. Parte fondamentale del mio progetto è stata la creazione delle nostre etichette, con le quali porto nel mondo oltre alla qualità italia-na anche un pezzo di storia e di tradizione maremmana.L’OTTAVA RIMA nostro doc Maremma toscana ad esem-pio, racconta l’antica tradizione pastorale contadina di cantar poesia in ottava rima. Ancora oggi il 30 aprile, nelle nostre campa-gne, è uso che gruppi di cantori, i “Maggerini”, passino di podere in podere a “Cantare Maggio”, ovvero a portare canti in ottava per augurare la buona stagione e prosperità. Tra i miei vini, vorrei segnalare in particolare il prota-gonista di quest’anno: l’ “Imposti-no” Montecucco Rosso doc 2011”.

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DA COLLEZIONI LA SPOSAUN GRANDE EVENTO

PER CELEBRARE L'UNICITA’A CURA DI ANNALISA BONI

BRE GLI EVENTI A BRESCIA

Nelle vetrine più influenti dell’Alta Moda sposa, nel cuore storico di Brescia, sabato 19 novembre è andata in scena l’eleganza attra-verso una raffinata liaison tra arte e moda diretta da Fabrizio Filip-pini Inzoli, proprietario dei negozi Collezioni La Sposa a Brescia, Sposi Idea a San Zeno Naviglio e l’ultimo capolavoro dedicato all’eccellenza Atelier Revenge. La serata dedicata al fashion de-signer Giuseppe Papini e al gran-de artista Igor Mitoraj ha ospi-tato le ultime e inedite collezioni ispirate a un fascino ricercato e in cui l’alta sartorialità diviene una prerogativa imprescindibile.Sarà comunque possibile poter vi-sitare l’atelier e visionare le nuove collezioni da Collezioni La Sposa, in via Gramsci 19 a Brescia.

SPOSA, ARTEMODABR

E MAGAZINE´ N

O7DICEMBRE2016

´

mento dato da Wine Spectator, la più autorevole guida del settore, a L’impostino, il vino più rappresen-tativo della nostra Tenuta ottenuto da uve Sangiovese, Syrah, Merlot e Petit Verdot ed espressione autentica dei nostri vigneti. Con grande entusiasmo mi adopero da anni per far conoscere i miei vini, ma soprattutto per far affermare il Montecucco come un territorio di grande vocazione in cui credo fermamente ed ho la certezza de-gli eccellenti vini che può essere capace di produrre questo terroir se ben gestito (…e i risultati lo dimostrano!).

Leonardo Da Vinci scrisse del vino: “Et però credo che molta felicità sia agli homini che nasco-no dove si trovano i vini buoni” è d’accordo? Io sono nata vicino a importanti terre di vino (la Franciacorta) e ho deciso di porre la mia attività in Toscana per produrre buon vino e soprattutto sono una donna felice: tragga lei le conclusioni se Leonar-do da Vinci aveva ragione o meno!

Cos’è per lei il vino e cosa signi-fica?Il vino è una cosa fantastica che lega terra e uomo, per me signifi-ca amicizia, convivialità e legami profondi.

Come si rapporta una bella donna come lei, che peraltro ha il ruolo anche di moglie, a un contesto prettamente maschile come quello legato all’attività vitivinicola? Nel mondo del vino ci si rapporta ormai con moltissime donne, pro-duttrici, manager, professioniste, giornaliste e quindi oggi bisogna sfatare anche un po’ questa opi-nione del settore prettamente ma-schile perché non lo è più, o per lo meno le donne oggi vi giocano un ruolo sempre più importante. A parte ciò, come in tutti i settori, se sei seria e determinata, ti rapporti in maniera serena e professionale con totale naturalezza (proprio perché hai la ferma consapevolez-za del tuo ruolo anche di moglie) la controparte maschile non può che rispettarti.

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Protagonista di una serata indi-menticabile, al Centro Porsche Brescia di Desenzano del Garda, la nuova Porsche Panamera, nelle versioni 4S benzina, 4S Diesel e Turbo. A fare gli onori di casa, come sempre, Bea-trice Saottini, Amministratore Delegato di Saottini Auto S.p.A.

e Biagio Capolupo, General Manager di Centro Porsche Brescia che hanno guidato gli ospiti intervenuti, oltre 400, in un percorso emozionale d’eccezio-ne, dedicando a clienti e amici intervenuti non solo la presenta-zione della nuova sportiva di lus-so ma uno spettacolo senza pari

condotto da ballerini, musicisti e acrobati, che in un tripudio di luci e colori hanno saputo incan-tare il pubblico.Cocktail e finger food insieme alla “degustazione” dei sigari di “Maledetto Toscano”, partner della serata, hanno reso ancora più ricercata e squisita la serata.

A CURA DI ANNALISA BONI E CLAUDIA LAZZARI

BRE GLI EVENTI A BRESCIA

LA NUOVAPANAMERA

GRANTURISMODI LUSSO

BRE MAGAZINE

´ NO7DICEMBRE20

16

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“ogni scarpaè come un’opera d’arte:

unica perchè fatta a mano”

“il made in Italyè la nostra forza”

“la qualitàper noi è passione

e orgoglio”

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BRE PROTAGONISTI

ANDREA DE CARLOLA MERAVIGLIA IN PILLOLE A SCADENZA

60,

LA CITTÀ DI CHIARI ATTRAVERSO LA 14A RASSEGNA DELLA MICROEDITORIA 2016, HA

ESPRESSO LA SUA RICONOSCENZA ALLO SCRITTORE ANDREA DE CARLO PER LA SUA PRE-

ZIOSA PRESENZA IN UNA REALTÀ FATTA DI PICCOLISSIMI EDITORI, UNA REALTÀ CHE LO

SCRITTORE, INTERVENUTO PER PRESENTARE IL SUO ULTIMO ROMANZO “L’IMPERFETTA ME-

RAVIGLIA”, IL DICIANNOVESIMO, AFFERMA DI APPREZZARE MOLTO PERCHÉ IN UNA SCALA

PIÙ UMANA LA CURA DEI DETTAGLI RENDE TUTTO MOLTO PIÙ INTERESSANTE IN UN MONDO

CHE SEMBRA ORIENTATO SOLO VERSO I GIGANTI DELL’EDITORIA. ANDREA DE CARLO, CHE

NON È UNO SCRITTORE QUALUNQUE CONSIDERATO CHE I SUOI LIBRI “UTO” E “DUE DI DUE”

SONO NELLA LISTA DELLE LETTURE “PER CRESCERE” CONSIGLIATE AI RAGAZZI DEL LICEO,

PARLA DI CAMMINO, IL FIL ROUGE DELLA RASSEGNA, COME METAFORA ALLA SUA CONCE-

ZIONE DI SCRITTURA, UN VIAGGIO A PIEDI FATTO CON LA LENTEZZA UTILE PER RIFLETTERE

E COGLIERE ANCHE IL PIÙ PICCOLO DEI DETTAGLI, I RUMORI O UN ODORE PARTICOLARE

CHE VANNO A INCIDERSI NELLA MENTE. ANCHE LOUIS-FERDINAND CÉLINE NEL SUO VIAG-

GIO AL TERMINE DELLA NOTTE SCRISSE CHE “È CON GLI ODORI CHE FINISCONO GLI ESSERI,

I PAESI E LE COSE. TUTTE LE AVVENTURE SE NE VANNO SU PER IL NASO.” UN PROCESSO

SIMILE, SPIEGA DE CARLO, OPERA ANCHE SU CHIUNQUE LEGGA CHE, GRAZIE ALLO SCRIT-

TORE COME TRAMITE, SCOPRE RISONANZE, ECHI E CORRISPONDENZE TRA SÉ E LA STORIA.

A CURA DI EMANUELA SERUGHETTI

BRE M

AGAZINE ´ NO7 DICEMBRE 20

16´

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piccolo.Si dice che il romanzo in corso d’o-pera per uno scrittore sia sempre il migliore, lo pensa anche lei?Sicuramente è quello più vicino a dove mi trovo, perché risponde a una precisa fase della mia ricerca, sia in termini di stile che di contenuti. Quindi è certamente quello in cui mi riconosco di più, è come una fotogra-fia recente che è diversa rispetto a fotografie di anni prima.

Ce n’è uno a cui è particolarmente legato?Ce ne sono alcuni che hanno delle caratteristiche particolari per esem-pio “Due di due”, un romanzo enor-memente condiviso da generazioni e anche oggi lo leggono ragazzi di 16 anni, quindi questo lo rende un po’ speciale, è diventato un romanzo un po’ a sé.

Quali sono e quali sono state le sue attività parallele non letterarie, me ne vuol parlare? Qual è stato l’arric-chimento che le hanno dato?A me è sempre interessato il raccon-to di storie in varie forme e attraver-so l’utilizzo di diverse tecniche, per esempio quelle cinematografiche o fotografiche. In passato ho fatto l’assistente di Fellini e questo mi ha permesso di

con delicatezza e abilità, riesce ad immedesimarsi, affrontando la tematica difficile della maternità vista da diverse angolazioni, senza però assumere nessuna posizione ideologica. Da una parte vi è Mile-na alle prese con l’inseminazione artificiale e dall’altra la futura terza moglie di Nick, che invece non sente il desiderio di avere figli. Come riesce a interpretare così bene l’animo femminile e in genera-le quello umano?È necessaria l’osservazione protratta nel tempo, ho dialogato molto con le donne, ho cercato di capirle a lungo, analizzando anche la controparte maschile. Riusciamo a capire gli altri se riu-sciamo ad entrare in questa sintonia. Ho iniziato a leggere a 9 anni. Ero un bambino milanese molto scontento della sua situazione, a 11 anni lessi “I tre moschettieri” e ricordo che riuscii a calarmi nei panni di questo perso-naggio francese del 1600 a Parigi e di vivere ogni sua avventura, come ogni suo punto di vista, saltando in una dimensione che sentivo appartener-mi, riconoscendo nelle mie fibre e nel mio cuore, delle situazioni emotive e sentimentali della vita di D’Arta-gnan. C’erano già delle corde dentro di me che erano in risonanza con la sua storia, nonostante fossi ancora

scoprire una dimensione molto spet-tacolare del raccontare una storia. Credo che la scrittura può trarre benefici dall’osservazione e dalla pratica di altre forme d’arte, e uno è sicuramente quello di non restare chiusi in un mondo di riferimenti asfittici ad altri libri o altri autori. Credo che in qualunque lavoro si fac-cia, sia utilissimo sapere che ci sono altri mondi e altri punti di vista.

Da cosa è costituito secondo lei quel pulviscolo culturale che resiste con sensibilità e competenza nel tener assieme la trama della letteratu-ra oggi, che sembra soffrire nei suoi punti cardine quali le fiere del libro, i librai, gli editori e i concorsi letterari?Io credo che sia proprio l’anima e la mente dei lettori, i quali hanno bisogno di coltivare un rapporto con la propria fantasia e con la capacità di cambiare punto di vista e quindi di indagare psicologicamente dentro se stessi, come anche dentro gli altri. Quindi grazie principalmente alle persone che leggono, la buona lette-ratura continuerà a esistere al di là della crisi editoriale e delle trasfor-mazioni che spesso sono inevitabili.

Cosa ne pensa del Nobel per la let-teratura assegnato a Bob Dylan?Io sono sempre stato convinto che Dylan abbia avuto un’influenza fortis-sima su di me come scrittore, e che abbia avuto la stessa importanza dei grandi romanzieri dell’800 e del 900, o dei grandi autori di cinema come Fellini e Antognoni. Per me lui è ed è stato un grandis-simo artista che ha saputo creare le sue canzoni attraverso la scelta accurata della parola, quindi certo che per me è letteratura.

Vuole commentare l’estratto del suo romanzo “La vera gioia sta nella sperimentazione e nel rischio implicito”?Credo che una vita priva di rischi semplicemente non si vive.

E ancora: “La pressione delle aspettative di qualcuno è più forte di qualsiasi obbligo.”Sentirsi in dovere morale e affettivo di fare le cose è la condizione peg-giore.

.62.

INTERVISTA A

Andrea De CarloNe è passato di tempo da quella lettera 22 portatile che le regalò sua madre a 18 anni, sono stati molti i personaggi romanzeschi che lo hanno popolato. Cosa è per lei la scrittura e dove nasce il suo percorso di scrittore? Ogni libro che ho scritto ha segnato una tappa di un cammi-no che è iniziato ai tempi della scuola quando iniziai a scrivere le prime pagine, i primi diari di viaggio, le prime lettere. È un cammino che non finisce mai perché non si resta mai privi di qualcosa da dire. Ogni mio romanzo corrisponde a diverse epoche e a diversi passaggi della mia vita, è come guardare delle foto che ricordano cose che ti appartengono. Ugualmente, ogni mio romanzo è testimonianza di momenti precisi.Quando ho scritto “Treno di panna” era un periodo in cui si parlava del romanzo come di una forma finita, allora io spesso ave-vo gran pudore e paura di parlare di sentimenti e li descrivevo come da lontano, poi via via mi ci sono inoltrato con meno remore.Quando scrivo ho bisogno di isolamento e di non avere in-terferenze, come in una specie di involucro protetto dove i miei personaggio diventano reali, solo così riesco a immedesimarmici.

Molte volte è la vita a decidere per noi, anche se esiste sempre la possibilità di fare la nostra scelta, basta avere gli occhi per vedere e l’onestà di farsi guidare dal cuore, questo è uno dei punti chiave del romanzo. Cosa è in due parole l’anima de “L’imperfetta meraviglia” e qual è il messaggio che vuole dare al lettore?Il titolo “L’imperfetta meraviglia” è anche il nome della gelateria della protagonista Milena, che vuole indicare lo stato di stupore e fascinazione che un gelato mol-to buono può dare, ed è imperfet-to perché la meraviglia può finire

e questo concetto di non perma-nenza delle cose attraversa tutto il romanzo. Quando la meraviglia si manifesta bisogna essere in grado di coglierla, essere recetti-vi. Lo stupore arriva quando meno ce lo si aspetta, le sorprese sono lì, dietro l’angolo.Nella vicenda, che in tutto dura tre giorni molto densi, vibrano i segni del destino ad intrecciare le vite dei due personaggi, così diversi tra loro. Nick la cinquan-tenne rock star inglese frontman del gruppo Bebonkers e Mile-na, gelataia italiana che sta per prendere la decisione dell’inse-minazione artificiale per amore della sua compagna. Due spiriti liberi che non si identificano con il luogo in cui si trovano, un paesino della Provenza appeso alle colli-ne; due persone disilluse che non si aspettano più sorprese dalla vita. Credo che le coincidenze non esistano, ma esistono dei fili nella vita delle persone. Ognuno di noi quando guarda indietro si rende conto che molte cose, che in passato apparivano casuali,

facevano parte di un percorso, e solo più tardi se ne capisce il senso. La prospettiva della nostra vita la si vede meglio in un punto di distanza, quando la si può osservare da un’angolazione più estesa, migliore. Lei è un’attentissima artigiana del gelato, produce le sue pre-libatezze con passione e cura, i gusti sono legati alla stagione e ai sapori del territorio. C’è arte anche in questo, sostiene Andrea che sull’argomento capisco ci abbia trovato l’essenza universale delle cose fatte bene perché, mi spiega, per produrre arte non è necessario fare grandi cose me-morabili, ma basta voler spingersi un po’ più in là, impegnandosi a creare qualcosa di non ripetitivo e di non scontato, a qualunque livello.

De Carlo dedica questo libro alle inquietudini dell’età matura, riuscendo a scrutare con abilità anche nell’angolo più recondito dell’animo umano, soprattut-to di quello femminile con cui,

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BRE PROTAGONISTI

LE CAMICIEDEL CONTEALLA RISCOPERTA DELL’ARTIGIANATO: UN VECCHIO MESTIERE NELLE MANI DI UN GIOVANE

64,

UNO DEI PRINCIPALI PUNTI DI FORZA DELL’ECONOMIA NAZIONALE CONTINUA A ESSERE RAPPRE-

SENTATO DALL’ARTIGIANATO CHE, PUR NON POTENDO COMPETERE IN TERMINI DI PRODUZIONE

QUANTITATIVA CON GLI ELEVATISSIMI LIVELLI PROPRI DELLE GRANDI ECONOMIE EMERGENTI, NON

HA RIVALI SUL PIANO DELLA QUALITÀ. LO SA BENE FRANCESCO SIGALINI, VENTIDUENNE BRE-

SCIANO CHE POCO PIÙ DI UN ANNO FA HA INVESTITO I SUOI RISPARMI (468 EURO) IN UN VECCHIO

MESTIERE, QUELLO DEL SARTO. OGGI IL CONTE – COSÌ LO CHIAMANO PER QUELL’ARIA NOBILIARE

D’ALTRI TEMPI, PER LA CLASSE NEL VESTIRE E L’IMPRONTA DEL PERSONAGGIO – DISEGNA, TAGLIA

E REALIZZA (RIGOROSAMENTE A MANO) CAMICIE SU MISURA, GRAZIE A UN CONCENTRATO DI MA-

NUALITÀ, PRECISIONE E PASSIONE.

A CURA DI LAURA SORLINI

Come è iniziata la tua avventura nel mondo della sartorialità?Da sempre nutro una forte pas-sione per il mondo della moda e della sartoria made in Italy e proprio per questo motivo, l’anno scorso, ho deciso di buttarmi a capofitto in questo settore. Dopo il diploma da geometra, che tra l’altro mi è servito tantissimo e mi ha insegnato la praticità e la fattibilità delle cose, e una piccola parentesi alla facoltà di economia e commercio, decido di seguire finalmente il cuore e mi iscrivo

alla Laba (Libera Accademia di Belle Arti) a indirizzo fashion, che tutt’ora frequento, e parallela-mente avvio una piccola produzio-ne di camicie. Mi rendo subito conto che è que-sto quello che voglio fare nella mia vita e capisco in un attimo che trasformare una passione in una professione è una tra le più grandi fortune che un uomo può avere. Il lavoro non è un peso ma un piacere e in men che non si dica arrivano i primi risultati.

INTERVISTA A

Francesco Sigalini

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le milanese. Non ci penso due volte e mi metto subito in macchina pur di incontrarlo e di avere l’onore di donargli due pantamolle. Non ho né riferimenti né appunta-menti, ma decido di sfidare la sorte. La fortuna è dalla mia parte e riesco ad accodarmi a un’altra persona, la quale, invece, è attesa. In poco più di un’ora dal tavolo di casa mi ritrovo nel cuore della moda milanese e mondiale, accanto a lui. Nonostante avesse capito subito che mi ero “imbucato” ha apprezzato la mia caparbietà e mi ha accolto come se fossi un suo caro amico. Stessa cosa con Enzo Rosso della Diesel; volevo conoscerlo e così sono partito e sono andato alla sua fabbrica, in provincia di Vicenza, sempre con due paia di pantamolle in dono. Stavolta non ho la stessa fortuna di trovare in azienda il destinatario dei miei capi, ma riesco comunque a farglieli recapitare. Il giorno dopo ricevo una lettera in cui lo stesso Enzo Rosso mi ringrazia personalmente e si complimenta con me. Cosa è per te lo stile?È l’occasione che abbiamo ogni gior-

piattaforma di e-commerce che mi consenta di spedire in taglia in tutto il mondo.

Solo camicie?Il progetto futuro è sicuramente quello di arrivare a un full outfit (dalla giacca alla scarpa, dai pan-taloni agli accessori), ma per ora ci stiamo specializzando sulle camicie da uomo, che in un anno è già un ottimo traguardo. In realtà quest’e-state abbiamo anche fatto una prova con un capo che ho chiamato “Panta-molle”, ovvero dei pantaloni da uomo larghi molto particolari e realizzati in diverse fantasie, che sono piaciu-ti moltissimo. Pensa che li hanno apprezzati anche Marcelo Burlon ed Enzo Rosso.

Come sei arrivato a questi personaggi?Grazie alla mia determinazione. Una domenica mattina d’estate, mentre sono a casa a lavorare, leggo un post su Instagram dal quale apprendo che il grande Marcelo Burlon sta realizzando un servizio fotografico per la collezione primavera estate 2017 donna nel suo quartier genera-

no per mostrare la nostra persona-lità. È un tassello importantissimo della quotidianità, è il nostro primo biglietto da visita, un punto cardine – soprattutto per noi italiani – che ognuno crea inconsapevolmente.

Il tuo come lo definisci?Il mio stile può ricondursi a un mix tra il passato e il presente. Pur avendo soli 22 anni sono molto attaccato alle mie origini e alla storia, per questo nel mio modo di vestire coesistono entrambe le componenti: oggi, per esempio, a un pantalone scozzese ho abbinato una camicia in twill azzurra con polsi e collo in contrasto bianco, sempre in twill - è fondamentale legare lo stesso tessuto -, delle bretelle pan-na che richiamano il pantalone, una cravatta in seta ereditata dal nonno e un maglioncino in cachemire. Sopra? Naturalmente un doppiopetto con l’im-mancabile pochette a 4 punte, come mi ha insegnato il mio grande maestro di Milano Lino Ieluzzi. Un italiano vero deve indossare sempre un doppiopetto, possibilmente con una punta a lancia bella pronunciata.

Come si vestono i giovani di oggi secondo te?Malissimo, molti seguono delle tenden-ze pessime, ma non è colpa loro, dipen-de tanto dall’ambiente in cui cresci e dall’educazione ricevuta; io mi ritengo fortunato perché mio nonno e mio papà si sono sempre vestiti con stile. Stile che non vuol dire eleganza. Marcelo Burlon per esempio non è elegante ma ha uno stile pazzesco.

Quali sono i tuoi hobby?Sono un grande appassionato di arte, dipingo anche quadri, particolari, estrosi. Tempo fa suonavo come dj in alcuni locali ma ho smesso perché è incompatibile con il mio lavoro.

Il tuo sogno nel cassetto?Acquistare il castello del paese in cui abito, Dello. Amo palazzi antichi e castelli poiché, tra le altre cose, rac-chiudono in sé la storia di un posto. In provincia di Brescia vi sono delle proprietà fantastiche, con parchi se-colari, scalinate d’ingresso in marmo, affreschi e arredamenti dal valore inestimabile. Prima di acquistarlo però temo che ne dovrò tagliare di camicie!

.66.

Ma quindi sapevi già usare ago e filo?Qualcosa sì, anche mia zia è sarta e quindi qualche dritta l’ho rice-vuta da lei. Ma il mio vero grande maestro è stato ed è ancora oggi Camillo Giuseppe Aquila, un uomo che ha fatto la storia della camiceria con il brand Cotton Club che già negli anni ’90 vende-va alla casa reale in Inghilterra, in Giappone, negli Stati Uniti e via dicendo; lui mi ha insegnato non solo a realizzare un capo di abbigliamento, bensì l’arte della camicia. Piccoli segreti, l’impor-tanza di ogni dettaglio e accorgi-menti che rendono un prodotto unico (dal modo di tagliare per avere una corretta vestibilità all’importanza di inserire la stecca nel collo ecc…). Uniti dalla stessa filosofia di lavoro e dalle stesse idee, insieme abbiamo deciso di intraprendere questo percorso cercando di trasmettere a quanta più gente possibile il valore della sartorialità e di avere un capo su misura.

Interessante come due gene-razioni così lontane riescano a coordinarsi… In che modo vi suddividete i compiti?C’è un bellissimo rapporto di stima reciproca tra me e il mio maestro e ognuno ha un proprio ruolo. Mentre io vado alla ricer-ca delle tendenze e dei tessuti, scegliendoli secondo il mio gusto, lui mi indirizza sulle vestibilità, poiché l’esperienza che vanta – di oltre cinquant’anni nel settore – non va sottovalutata. Io arrivo con l’idea e insieme la sviluppiamo, in base a fattibilità e gusto perso-nale. Tutto ha inizio con l’incontro con il cliente, durante il quale cerco di capire esattamente quali sono le sue esigenze, che tipo di camicia desidera, il tessuto, la fantasia preferita (porto sempre con me i campionari – oltre 80 i tessuti proposti), le personalizza-zioni, dal collo con oltre 6 tipolo-gie alle maniche, dalla scelta dei bottoni a quella delle iniziali. Una volta stabilite le linee guida Giuseppe ed io realizziamo il car-tamodello, disegniamo su tessuto e tagliamo a mano le camicie

– perché le vere forme si danno con le forbici, non con il laser – e procediamo fino all’ultimazione dei capi. Ci tengo a specificare che tra le nostre proposte vi sono esclusivamente tessuti di altissi-ma qualità e rigorosamente made in Italy. Vedere per credere!

Che peso assume il made in Italy nel settore moda?È tutto, è la nostra possibilità di rivincita su tutto il mondo. Da sempre siamo i numeri 1 nel mondo della moda dalla A alla Z, sia per quanto riguarda la cre-atività sia per quanto riguarda la qualità dei materiali e delle lavorazioni. L’italiano ha una marcia in più, ha una passione innata per que-sti mestieri artigianali e per la modalità in cui vengono portati a termine. Io sulla mia etichetta delle cami-cie ho scritto 100% made in Italy a caratteri cubitali perché è la cosa più importante.

È stato difficile trovare una propria strada e una propria clientela?Sì, moltissimo. Il mondo della camiceria nel 2016 è veramente difficile, ci sono degli “sciacalli” in giro e non è facile stare a galla. Chiunque potrebbe aprire, ma resistere sul mercato, buttando-ci ogni giorno anima e corpo e rischiando immensamente, beh questo non è facile. Quando ho deciso di intraprendere quest’av-ventura i miei genitori mi hanno prestato 468 euro – che ho già restituito -, il minimo necessario per avviare la mi attività. Piano piano sono riuscito a far apprezzare alla gente i miei lavo-ri, a crearmi una clientela affezio-nata e, nonostante continuino ad aumentare le richieste, riusciamo a evadere gli ordini in circa due settimane. Voglio continuare su questa strada e concretizzare inoltre alcuni progetti con l’este-ro, tramite la creazione di una

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.69.

BRE PROTAGONISTI

IL NITORE LIRICO DIERRI DE LUCA

68,

«HO FATTO IL MESTIERE PIÙ ANTICO DEL MONDO. NON LA PROSTITUTA, MA L’EQUIVALENTE

MASCHILE, L’OPERAIO, CHE VENDE IL SUO CORPO DA FORZA LAVORO.» DOPO ANNI PASSATI

A SVOLGERE MOLTI MESTIERI MANUALI, A QUARANT’ANNI CON QUESTO ROMANZO, “NON

ORA, NON QUI” IL SUO PRIMO, ERRI DE LUCA ENTRA A PIENO TITOLO NELLA LETTERATURA

CONTEMPORANEA COME SCRITTORE ITALIANO CHE NON SOLO EMOZIONA, MA CHE INSE-

GNA. IL SUO È UNO STILE CHE LO COLLOCA IN UN LIVELLO A PARTE NELL’AMBITO DELLA

NARRATIVA ITALIANA, IL SUO LINGUAGGIO È FATTO DI PAROLE CALIBRATE, DI PAROLE SEN-

TITE COL CORPO E CHE VANNO A INCIDERSI NELL’ANIMO RACCONTANDO ESPERIENZE CRU-

DE LEGATE SPESSO AD ACCADIMENTI REALI, IN UN MODO CHE RIESCE A RESTITUIRE FORZA

SENTIMENTALE. ATTRAVERSO LA SUA LIRICA RIDOTTA AL MINIMO ERRI SCAVA E SI LIBERA

DEL SUPERFLUO, ESAMINA ATTRAVERSO UNA COMPLESSA SEMPLICITÀ LE DINAMICHE ESI-

STENZIALI E LO FA CON ELEGANZA, ANCHE ATTRAVERSO PAROLE COME SANGUE E MORTE:

CHIODI PIANTATI SULLA PARETE LISCIA DELL’IMMAGINAZIONE. PER L’APPUNTO ERRI, DA

GRANDE APPASSIONATO, HA SCRITTO ANCHE DI MONTAGNA, ISPIRAZIONE CHE LE È SER-

VITA PER AMBIENTARE PERSINO L’ULTIMO SUO ROMANZO “LA NATURA ESPOSTA”. GRANDE

STUDIOSO AUTODIDATTA DI LINGUE, IN PARTICOLAR MODO DELL’EBRAICO ANTICO DA CUI

TRADUSSE ALCUNI TESTI DELLA BIBBIA, HA CONSERVATO UN GUSTO PER LE STORIE DI UN

TEMPO DA LUI NON VISSUTO PERSONALMENTE, MI SPIEGA, E CHE A DIFFERENZA DI QUELLE

DEL TEMPO CORRENTE, RIESCONO A TRASPORTARLO. “IO FACCIO UNA NETTA DISTINZIONE

TRA IL ME LETTORE E IL ME SCRITTORE, IL LETTORE DENTRO DI ME È MOLTO PIÙ ABBON-

DANTE DELLO SCRITTORE PERCHÉ HO LETTO MOLTO DI PIÙ DI QUANTO HO SCRITTO. IL LET-

TORE È QUELLO CHE SI È APPASSIONATO DI SCRITTURE E DI SCRITTORI ANTICHI” AGGIUNGE.

PERSONALMENTE VIVO IL MIO INCONTRO INTELLETTUALE CON ERRI COME UNA GRANDE

OPPORTUNITÀ. SONO COLPITA DALLA SUA ELEGANZA E DALLA SUA GRANDE UMILTÀ D’A-

NIMO; È UN UOMO CHE SEMBRA AVERE UN MARE DENTRO E NON SOLO PER LA SUA CO-

NOSCENZA ABISSALE, MA ANCHE PER IL SENSO DI QUIETE CHE ESSO RICHIAMA, OLTRE

CHE PER QUELLA VASTITÀ SENZA ORIZZONTI VERSO CUI OGNI RIFLESSIONE È INVITATA AD

ESTENDERSI.

A CURA DI EMANUELA SERUGHETTI

BRE MAGAZINE

´ NO7DICEMBRE20

16´

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così? Grazie di questa definizione e di questa osservazione! Quel crocifisso di cui si occupa la storia non è ancora morto, non è ancora diventato la materia prima della resurrezione, è ancora vivo, è agli ultimi spasimi e agli ultimi momenti in cui la vita di un corpo atletico, giovane, forte e provato dalle sofferenze di quella esecuzione, esprime tutta la sua ultima resistenza e la sua ultima lucidità in quelle parole gigantesche che pronuncia in fin di vita.

Qual è il messaggio intrinseco?Io sono contrario ai messaggi. Se ci sono dei messaggi io li scrivo, non voglio costringere il lettore a tro-vare il messaggio nascosto sotto il

Le riporto alcuni stralci del suo ro-manzo “La natura esposta” che poi le chiederò di commentare.“L’accenno di erezione è il dettaglio più commovente di tutte le immagi-ni cristiane, il guizzo della vita che si oppone.”E ancora: “L’universo mescola i suoi frammenti, niente è più alieno. La sola volta che parlò di stelle, il crocifisso, fu per annunciar-ne la caduta. Stanno ancora lì, più sbriciolate ma al posto assegnato, come le montagne. Non parlava del loro crollo, ma del suo.”

Nel romanzo sembra che lei abbia voluto trovare le parole, anche at-traverso il sacro, con cui la vita e la morte dialogano negli attimi prima che un corpo cessi di esistere, è

tappeto. Mi dispiaceva dello studio scolastico proprio questa richiesta e cioè qual era il messaggio del poeta. Ma perché ce lo doveva mettere un messaggio nascosto, non poteva scrivere direttamente? Questa era la mia obiezione.

Libera interpretazione!Sì, libera interpretazione, il godimen-to del lettore, però appunto il suo personale, non deve essere codificato come a scuola ci trasmettevano.

“I segni sono per chi è disposto a farsi contagiare.”Ho notato che nel romanzo più volte la riflessione del personaggio prin-cipale va sul concetto dell’avvicinar-si alla statua e ai messaggi legati ai simboli che cela in sé, e al principio di “toccare con mano”. Cosa mi vuol dire rispetto a questo?Il crocifisso da noi sta sempre lonta-no, in alto, appeso al muro di qualche aula o in cima all’altare, quindi è inavvicinabile. Invece in questo caso, quella statua vuole essere avvicinata perché le sue notizie sono sparse sulla sua superficie ed è quello che scopre lo scultore per caso, per contatto e per contagio. Scopre che quella statua va toccata, cosa abba-stanza proibita nei musei. È un po’ come trovare con certi simboli un rapporto materico e concreto, che invece normalmente sono più legati al sacro e all’inesplorabile.Questo è ancora tutto umano, cioè lo scultore toccandola prova la com-passione nei confronti della statua, a partire dalla pelle d’oca che ha sulla pelle perché quella creatura ha freddo, quindi l’istinto immediato di coprirgli i piedi perché i piedi sono freddi: un gesto stupido che fa scat-tare il suo avvicinamento, da corpo a corpo.

Il personaggio principale si porta dentro il suo “gemello” vale a dire l’ombra del fratello scomparso da bambino molti anni prima, mi spie-ga il significato di questa scelta?Mi è venuta all’improvviso, così, è la possibilità di avere dentro di sé un dialogo che invece normalmente uno non può giustificare, invece così diventa un dialogo concreto perché dentro di lui c’è questa figura che interviene nei momenti più impor-

L’accenno di erezione e’ il dettaglio piu’ commovente di tutte le immagini cristiane, il guizzo della vita che si oppone

.70.

INTERVISTA A

Erri De Luca

Erri io la definisco un “cesel-latore della parola”, mi vuole spiegare come si è raffinata in lei questa capacità e qual è il processo di ideazione di una storia?Intanto sul cesellare non mi ci ritrovo, io credo di utilizzare delle parole precise cioè di avere una buona proprietà di linguaggio e credo sia la condizione indi-spensabile a qualunque utente del vocabolario italiano. Non è una ricerca mia personale ma è un effetto secondario di una buona quantità di libri letti, e uno degli effetti migliori di una buona lettura è quello di ritrovarsi in un vocabolario abbondante e preciso. L’elaborazione di una storia per me viene da un suggerimento, da un ricordo, o dal racconto di qual-cuno che mi smuove, mi provoca qualche reazione e qualche sug-gestione, così me la faccio mia e comincio a scrivere, anche se non so mai quanto possa durare, nel senso che non so se poi la conti-nuo. È come se me la raccontassi

prima a me, la vivo e la attraver-so poi se continua a piacermi la porto a termine.

Quando ha capito che scrivere sarebbe stata la sua strada, la sua salvezza, se per lei si può definire in questo modo, e come è avvenuto?Non direi così, ma piuttosto che è stato il miglior modo di tenermi compagnia e questo l’ho comin-ciato da ragazzino quando già ero un abbondante lettore dei

libri della biblioteca di mio padre. All’epoca cominciai a studiare le favole sugli animali di Fedro ed Esopo, ma non mi piacevano perché prendevano gli animali e li costringevano ad essere delle specie di marionette dell’uomo che dovevano dimostrare qual-cosa della specie umana. Così a undici anni scrissi un racconto di un pesce che non aveva mai conosciuto nessuno della specie umana e che viveva felicemente senza dover dimostrare niente.

La scrittura e'stato il miglior mododi tenermicompagnia

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BRE LE INTERVISTE

CROLLI EPAURAQUANDO LA TERRA

CONTINUA A TREMARE

BRE M

AGAZINE ´ NO7 DICEMBRE 20

16

“L’ITALIA È UN PAESE ESPOSTO A MOLTI RISCHI NATURALI, IL TERREMOTO È UNO

DI QUESTI. MA È ALTRETTANTO VERO CHE L’ESPOSIZIONE INDIVIDUALE A QUESTI

RISCHI PUÒ ESSERE SENSIBILMENTE RIDOTTA ATTRAVERSO LA CONOSCENZA DEL

PROBLEMA, LA CONSAPEVOLEZZA DELLE POSSIBILI CONSEGUENZE E L’ADOZIONE

DI BUONE PRATICHE PER POTER DIRE: IO NON RISCHIO.”

A CURA DI LAURA SORLINI

I fenomeni sismici, purtroppo, in questi giorni e mesi sono stati al centro della cronaca: cosa sono i terremoti e cosa li causa? La Terra è costituita da strati con caratteristiche chimiche e fisiche molto diverse tra loro: i principali sono crosta, mantello e nucleo. La crosta rappresenta il guscio più esterno. Il suo spessore varia tra 5-15 km sotto gli oceani e 30-40 km sotto i continenti e supera i 50 km sotto le grandi catene montuose. La crosta e la parte più esterna del

mantello costituiscono la litosfe-ra, dove hanno origine i terremoti. Le rocce che formano la crosta e il mantello superiore subiscono continuamente giganteschi sforzi, che sono il risultato di lenti movi-menti tra le grandi placche in cui è suddiviso lo strato più superfi-ciale della Terra. Tali movimenti sono prodotti dai moti convettivi del mantel-lo che spingono e trascinano le placche generando sforzi che sono massimi vicino ai confini tra le placche stesse.

INTERVISTA A

Paolo AuglieraSISMOLOGO, DIRETTORE DELLA SEZIONE DI MILANO DELL’ISTITUTO

NAZIONALE DI GEOFISICA E VULCANOLOGIA (INGV).

L’unica cosa che è dispiaciuta è stata quella che non si è schiera-to nessun politico a suo favore.

Uno sì: il sindaco di Napoli.

Progetti futuri?Io ho sempre dei progetti! Adesso sto facendo un giro nei teatri con il Canzoniere Grecanico Salen-tino, lo storico gruppo di musica popolare italiana, e facciamo dei concerti insieme, loro cantano e io racconto storie per lo spettacolo dal titolo evocativo “Solo Andata”.

A chiusura della chiacchierata, che vorrei continuasse sull’onda di questa meravigliosa con-gruenza, lo ringrazio, ma lui mi lusinga da vero signore e mi stupisce, come del resto tutto ciò che riesce a creare con le sue parole, ringraziando me per la serietà delle domande e il giusto approfondimento.

tanti di questo suo lavoro, che lo accompagna e lo smentisce e gli dà anche la dritta finale, le spie-gazioni per il gesto conclusivo. Mi è venuto di getto, all’improvviso e poi ho capito che mi rendeva più facile il racconto. Io solitamente cerco di scansare la psicologia, introducendo una persona e un rapporto reali.

La sua è davvero una vasta produzione letteraria, ad oggi quali pensa siano le vette e gli avvallamenti (giusto per resta-re in tema di montagna) a cui è arrivato?Non ce l’ho una mia scrittura preferita, mi sento più affezionato all’ultima che se ne è andata, però credo che la parte migliore della mia produzione siano le traduzioni dall’ebraico antico.

“Succede così in montagna (…) Qua sopra valgono leggi diverse da quelle di pianura. Qua sopra la vita sta a più stretto contatto con la morte. Ci si muove tra valanghe, frane, precipizi, inverni assiderati, ospe-dali lontani. Sulla pelle si forma un callo di sopravvivenza. (…) Qua sopra più della vita conta la repu-tazione. Puoi togliere a un uomo la sua casa, la terra, costringerlo a emigrare, ma non puoi levargli l’onore.”Mi ricorda il messaggio che ha vo-luto dare lo scrittore statunitense John Steinbeck con “Furore” che fu censurato quando il romanzo uscì nel 1939 per il suo contenuto di denuncia sociale.Anche a lei hanno cercato di togliere l’onore togliendole la parola, che è la sua essenza, ciò in cui si compie la sua ricerca. Sto parlando del processo a cui è stato sottoposto con l’accusa a suo carico di istigazione a de-linquere per le sue dichiarazioni a favore dei No Tav, un faticoso percorso durato due anni fino allo scorso ottobre 2015 quando è stato assolto perché “il fatto non sussiste”.

Due parole sulla vicenda che ha scandalizzato gli intellettuali di mezza Europa?

L’onore lo avrei perso se avessi ritrattato. Ho potuto difendermi confermando le parole incrimi-nate. Era un processo sbagliato perché utilizzava un articolo del codice penale fascista e mai appli-cato in precedenza all’opinione di uno scrittore. Al di là del mio caso personale, era una minaccia all’articolo 21 della Costituzione della Repubblica italiana che ci garantisce la più ampia libertà di espressione.

Come si sente ora che la sua libertà di espressione ha trovato giustizia?Mi sento ribadito nelle mie con-vinzioni. Mi sono dovuto occupa-re di questo caso per due anni, durante i quali sono stato molto sostenuto dai lettori che hanno fatto centinaia di manifestazioni pubbliche: una cosa senza prece-denti.

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BRE LE INTERVISTE

struttura sismogenetica che si estende per circa 25-30 km in direzione appenninica, per una larghezza di circa 10-12 km. Già questi valori ci fanno ren-dere conto che l’evento sismico è stato rilevante. Le analisi delle immagini satellitari per questo evento ci hanno indicato valori di spostamento del suolo verticali dell’ordine dei 20 cm, in corrispondenza dell’area di Accumuli.A maggior ragione il terremo-to del 30 ottobre 2016 delle 06:40:17 UTC (07:40:17 ora ita-liana), che è stato l’evento ita-liano più forte avvenuto in Italia dopo quello di magnitudo 6.9 del 1980 in Irpinia. La magnitu-

do calcolata nella sala di mo-nitoraggio INGV è stata pari a 6.5. Il terremoto ha interessato le province di Perugia, Macera-ta e Rieti ed è stato fortemente risentito in tutto il centro Italia; l’epicentro è ubicato a 5 km da Norcia, 7 da Castelsantangelo sul Nera e Preci, 10 da Visso. Per un terremoto di magnitu-do 6.5 la faglia attivata ha una superficie di qualche centinaio di chilometri quadrati e quindi l’intera zona sopra e attorno alla faglia viene interessata da forte scuotimento. L’area interessata dagli eventi suc-cessivi al terremoto del 30 ottobre, comprende un settore che si estende per circa 40 km, da Accumoli a sud fino a Visso

a nord, riprendendo quindi la parte settentrionale del siste-ma di faglie che si era attivato con il terremoto del 24 agosto e interessando anche la parte meridionale della struttura attivata il 26 ottobre.Oltre all’energia significativa per terremoti di tale magnitu-do, un ruolo purtroppo fonda-mentale è determinato dalla vulnerabilità degli edifici, che dipende dal tipo di costruzione e dal suo livello di manutenzio-ne. Intervenire sulla vulnerabi-lità degli edifici resta il fattore principale per ridurre il rischio da terremoto di ogni zona.

Quali sono le zone più a ri-schio? Il rischio sismico rappresenta la stima del danno atteso ed è determinato da 3 fattori: la pericolosità dell’area (cioè il valore probabilistico di scuo-timento sismico atteso in un dato intervallo di tempo); l’esposizione (cioè la presenza di persone e cose che potreb-bero essere danneggiate, come edifici, infrastrutture, attività economiche, etc.); la vulnera-bilità degli edifici e delle infra-strutture dell’area (cioè la loro maggiore o minore propen-sione a essere danneggiati dai terremoti). Potremmo quindi avere una zona a pericolosità sismica molto elevata (cioè con una forte probabilità di subire terremoti) ma priva di attività umane. In tal caso si ha un rischio sismico molto basso. Al contrario, una zona a pericolo-sità sismica bassa, ma molto popolata, o i cui edifici siano mal costruiti o mal conservati, ha un livello di rischio sismico molto elevato, poiché anche un terremoto moderato po-trebbe produrre conseguenze

.74.

Il vostro Istituto di cosa si oc-cupa e come lavora sul terri-torio?Costituito nel 1999, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vul-canologia (INGV) è nato con l’obiettivo di raccogliere in un unico polo le principali real-tà scientifiche nazionali nei settori della geofisica e della vulcanologia. Le sedi principa-li si trovano a Roma, Milano, Bologna, Pisa, Napoli, Catania e Palermo. La missione principale dell’IN-GV è il monitoraggio dei fe-nomeni geofisici nelle due componenti fluida e solida del nostro pianeta. All’INGV è affidata la sorveglianza della sismicità dell’intero territorio nazionale e dell’attività dei vulcani italiani attraverso reti di strumentazione tecnologica-mente avanzate, distribuite sul territorio nazionale o concen-trate intorno ai vulcani attivi. I segnali acquisiti da tali reti vengono trasmessi in tempo reale alle sale operative di

Roma, Napoli e Catania, dove personale specializzato, pre-sente 24 ore su 24, li elabora per ottenere i parametri dell’e-vento in atto. L’INGV opera in stretto contatto con il Ministero dell’Istruzione, Università e Ri-cerca (MIUR) e ha legami privi-legiati con il Dipartimento della Protezione Civile e con le altre autorità preposte alla gestione delle emergenze, sia a scala nazionale che a scala locale. Coopera inoltre con i Ministeri dell’Ambiente, della Difesa e degli Affari Esteri nel quadro di progetti strategici nazio-nali e internazionali. L’INGV è particolarmente attento alla diffusione della cultura scien-tifica attraverso pubblicazioni per le scuole, mostre dedicate alla geofisica, ai rischi naturali e ambientali e pagine dedicate su Internet.

Il centro Italia è una zona a massimo rischio sismico?Sì, basta semplicemente con-sultare le informazioni che ci

vengono dai cataloghi sismici dei terremoti storici (in Italia abbiamo una raccolta molto ricca di informazioni, con livelli di completezza via via supe-riori a partire dall’anno 1000) le osservazioni derivanti dai terremoti più recenti. Basta anche soltanto ricordare quelli avvenuti negli ultimi decenni dello scorso secolo in questa zona. In particolare, la sequen-za sismica iniziata il 24 agosto 2016 si sviluppa nel settore appenninico compreso tra la sequenza del 2009 di L’Aquila a sud e quella del 1997 dell’Um-bria-Marche a nord. La zona di Norcia (vicina all’epicentro dell’evento del 30 ottobre 2016, di magnitudo 6.5) era stata interessata da una sequenza sismica anche nel 1979.

Perché questo terremoto è stato così devastante?L’evento di magnitudo 6.0, avvenuto il 24 agosto 2016, e la sequenza sismica succes-siva hanno interessato una

Mappa dei terremoti storici della regione. Le stelle rappresentano gli eventi più forti della sequenza sismica in atto.

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Un sisma può essere previ-sto?Alcuni ritengono che l’affer-mazione “un terremoto colpirà l’Italia entro una settimana” sia sinonimo di previsione. A parte il fatto che ogni giorno vengo-no registrati in Italia decine di terremoti (e anche moltissimi di più, quando è in atto una sequenza sismica), prevedere un terremoto significa definire con esattezza la posizione in cui si verificherà, quando si verificherà e con quale magni-tudo. Non è ancora possibile prevedere un terremoto, ma abbiamo molte indicazioni in più rispetto al passato. La mappa di pericolosità sismi-ca, ad esempio, non prevede la data dei futuri terremoti ma descrive quali saranno le zone dove ci si aspetta di avere scuotimenti forti e meno forti del suolo.

In Italia si fa poca prevenzio-ne? Quali sarebbero le misure da prendere?La prima spinta per la preven-zione dovrebbe partire anche da noi cittadini, informandosi, prima del verificarsi di un ter-remoto, su quali siano i com-portamenti corretti da tenere durante e dopo un terremoto. Molte informazioni utili sono disponibili sul sito Io non ri-schio, che è una campagna di comunicazione nazionale sulle buone pratiche di protezione civile, promossa e realizzata da: Dipartimento della Pro-tezione Civile, Ingv-Istituto Nazionale di Geofisica e Vul-canologia, Anpas-Associazio-ne Nazionale delle Pubbliche Assistenze e ReLUIS-Consorzio interuniversitario dei laboratori di Ingegneria sismica. Come riportato nella descrizione di

questa iniziativa: “L’Italia è un paese esposto a molti rischi naturali, il terremoto è uno di questi. Ma è altrettanto vero che l’esposizione individuale a questi rischi può essere sensi-bilmente ridotta attraverso la conoscenza del problema, la consapevolezza delle possibili conseguenze e l’adozione di alcuni semplici accorgimenti. E attraverso conoscenza, con-sapevolezza e buone pratiche poter dire, appunto: io non rischio.” A questo link alcuni utili suggerimenti su cosa fare prima e come affrontare un terremotowww.iononrischio.protezioneci-vile.it/terremoto/sei-preparato/cosa-fare-prima/

Gli edifici come dovrebbero/potrebbero essere messi in sicurezza?La casistica è molto differen-ziata, dipendendo dalla tipo-logia dell’edificio, dall’epoca della sua costruzione e dal suo stato di manutenzione. I costi non sono sempre esorbitanti, in alcuni casi può essere suffi-ciente rinforzare i muri portan-ti o migliorare i collegamenti fra pareti e solai. Naturalmen-te, per fare la scelta giusta, occorre farsi consigliare da un tecnico esperto in modo da riuscire a ottenere una corretta messa in sicurezza.

Cosa dicono a riguardo le re-centi normative antisismiche messe a punto dalla comunità ingegneristica?Sintetizzando il contenuto della normativa possiamo dire che dal 1 luglio 2009 sono entrate in vigore le Norme Tecniche per le Costruzioni (NTC). Pre-cedentemente per valutare se era necessaria o meno una ti-

pologia di intervento antisismi-co, il progettista faceva riferi-mento all’appartenenza ad una delle cosiddette zone sismiche (il territorio italiano era sud-diviso in 4 zone a pericolosità sismica crescente, passando dalla zona 4 a zona 1). Sempli-ficando molto per non entrare in dettagli tecnici, attualmente, per ogni nuova costruzione, ci si deve riferire ad una accele-razione di riferimento, indivi-duata strettamente sulla base delle coordinate geografiche dell’area di progetto e non alla zona sismica di appartenenza del comune, indipendentemen-te dai confini amministrativi comunali. Viene quindi consi-derato un valore di pericolosità di base, definito per ogni punto del territorio nazionale, su una maglia quadrata di circa 5 km di lato. La classificazione sismica e la zona sismica di appartenenza del comune restano comunque utili a livello indicativo, per la gestione della pianificazione e per il controllo del territorio da parte degli enti preposti (Re-gione, Genio civile, ecc.).

Quali sono i terremoti più de-vastanti di cui si ha memoria in Italia?Dal 1900 ad oggi si sono veri-ficati 30 terremoti molto forti (Mw<5.8), alcuni dei quali sono stati catastrofici. Il più forte tra questi è il ter-remoto che nel 1908 distrusse Messina e Reggio Calabria.

Per maggiori informazioni: Sito Istituzionale INGVwww.ingv.itLista Ultimi Terremoti cnt.rm.ingv.itBLOG INGVterremotiingvterremoti.wordpress.com

.76.

gravi. Purtroppo molto spesso questa è la situazione che si riscontra per le costruzioni in Italia. Inoltre, come è ben noto, l’Italia è un paese sismico. Come si può vedere dalla map-pa di pericolosità sismica del territorio italiano la maggior parte dell’area appenninica è a elevata pericolosità sismica. In questa mappa è raffigurata la distribuzione spaziale dei valo-ri, raggruppati in classi (colori), dello scuotimento del suolo, un parametro descrittore della pericolosità sismica, utile per la progettazione sismica degli edifici. I valori della mappa sono ottenuti mediante un ap-proccio, adottato internazional-mente, che fa uso di procedure di calcolo statistico: come tali, i valori sono quindi affetti da incertezza.

E’ importante osservare che al medesimo valore di pericolo-sità, ovvero allo stesso colore, possono corrispondere zone dove si attendono: a) scuoti-menti forti non molto frequen-ti; b) scuotimenti meno forti ma più frequenti. E’ quindi sba-

gliato affermare, ad esempio, che nelle zone a pericolosità sismica “media” non si posso-no verificare scuotimenti molto forti; scuotimenti forti sono possibili, anche se con proba-bilità inferiore a quella relativa alle zone più pericolose.

Cosa ci può dire sulla zona di Brescia e il lago di Garda?Attraverso la consultazione del Database Macrosismico Italia-no 2015 (DBMI15, http://emi-dius.mi.ingv.it/CPTI15-DBMI15; che fornisce un set omogeneo di intensità macrosismiche provenienti da diverse fonti, re-lativo ai terremoti con intensità massima V e d’interesse per l’Italia nella finestra temporale 1000-2014) è possibile verifica-re che gli eventi più significativi per la città di Brescia, con un valore di intensità macrosismi-ca pari al VI-VII, si sono veri-ficati il 29 maggio 1799 e il 30 ottobre 1901. Per gli eventi più antichi esiste un forte grado di incertezza sulla loro determi-nazione. Il valore di intensità macrosismica pari a VI indica

la soglia del danneggiamento lieve (fenditure nell’intonaco, caduta rivestimento di soffitti e pareti). Ricordiamo che la magnitudo (ad es ML, la cosiddetta ma-gnitudo Richter) e la scala di intensità (ad es. MCS, Mercal-li-Cancani-Sieberg) sono due misure estremamente diverse: la prima è determinata uti-lizzando le letture strumen-tali dei valori di ampiezza del moto del suolo in velocità (da sensori chiamati velocimetri, generalmente ci si riferisce a questi quando si parla gene-ricamente di sismometri) o in accelerazione (accelerometri); la seconda è una classificazio-ne degli effetti del terremoto su persone e cose. Sono mi-sure non sempre correlabili;

semplificando, terremoti forti in zone disabitate o con edifici antisismici non causano danni e portano quindi a avere gradi bassi di intensità. Viceversa, terremoti di bassa energia, ma in aree con costruzioni non adeguate, possono provocare danni e determinare quindi gradi più alti di intensità.L’ultimo evento con valori di intensità macrosismica pari a V-VI per la città di Brescia, si è verificato il 24 novembre del 2004 a seguito di un terremoto di magnitudo ML 5.2 nell’area del Garda Occidentale (Val Sab-bia, zona Salò). Questo evento ha inoltre pro-dotto effetti del VII-VIII a Pom-pegnino e Clibbio; del VII in varie altre località, tra le quali Salò.

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CONSULENZA LEGALE DELL’AVVOCATO FRANCESCA TRAININI

QUINDI IL QUADRO SUCCESSORIO SARA’ IL SEGUENTE:

SE IL DEFUNTO LASCIA

Solo Coniuge/ParteUnione

intera eredità 1/2 1/2

Solo Figlio intera eredità 1/2 1/2

Coniuge/Parte Unionee un Figlio

1/2 coniuge o parte unione 1/2 figlio

1/3 ciascuno 1/3

Coniuge/Parte Unionee più Figli

1/3 coniuge o parte unione2/3 figli

1/4 coniuge o parte unione 2/4 figli

1/4

Coniuge/Parte Unionee Ascendenti

2/3 coniuge o parte unio-ne1/3 ascendenti

1/2 coniuge o parte unione1/4 ascendenti

1/4

Intera ereditའascendenti in linea materna ½ ascendenti in linea paterna (se però gli ascendenti non sono di eguale grado, l’eredità è devoluta al più vicino sen-za distinzione di linea)

2/3 coniuge o parte unione1/3 ascendenti o fratelli/sorelle

2/3 coniuge o parte unio-ne1/3 ascendenti e fratel-li/sorelle per capi (salvo in ogni caso agli ascendenti il diritto a un quarto dell’e-redità)

Intera eredità in parti uguali (i fratelli e le sorelle unilaterali conseguono però la metà della quota che conseguono i germani)

Intera eredità per capi (purché in nessun caso la quota, in cui succedono i genitori o uno di essi, sia minore della metà)

la successione si devolve a favore del parente o dei parenti più prossimi, sen-za distinzione di linea

1/3

1/2 coniuge1/4 ascendenti

1/2 coniuge1/4 ascendenti

1/4 ascendenti

2/3

1/4 se con ascendenti1/2 senza ascendenti

1/4

4/4

3/4

4/4

Solo Ascendenti

Coniuge o Parte unione e Ascendenti o Fratelli/Sorelle

Coniuge o Parte unione e Ascendenti e Fratelli/Sorelle

Solo Fratelli/Sorelle

Ascendenti e fratelli/sorelle

Altri parenti sino al VI grado

QUOTA SUCCESSIONEAB INTESTATO(cioè in assenza di testamento)

QUOTA DI RISERVA QUOTA DISPONIBILE

Alla luce del quadro successorio delineato, manca un preciso raccordo con le norme fiscali, che sarà cura del legislatore sanare al più presto. Ritengo poi che la Giurisprudenza troverà modo di esprimersi in maniera chiara in materia.Si potrebbe proprio dire “fatta la legge trovato l’inganno”, per una coppia Gianni 56 anni e Piero 70 anni residenti a Schio nel vicentino i quali hanno dichiarato: “Non siamo Gay, noi siamo una coppia, ci prendiamo cura l’uno dell’altro da anni, siamo come fratelli” che si sono uniti civilmente nella convinzione di per poter accedere a diritti che altrimenti gli sarebbero negati. Una scelta di convenienza che non ha scandalizzato la senatrice Cirinnà la quale ha dichiarato che i matrimoni di comodo sono sempre esistiti e come una donna sposa un uomo per convenienza così stavolta sono due uomini a unirsi per convenienza.Infatti gli uniti civilmente potranno accedere alla reversibilità delle pensioni, all’eredità e così via..Credo che di queste realtà nei prossimi anni se ne vedranno parecchie con un risvolto economico non indif-ferente per la tenuta del sistema pensionistico.

.78.

CAPITOLO SUCCESSIONI Analisi della legge 76/2016 sulle unioni civili e coppie di fattoA CURA DI CLAUDIA LAZZARI E LAURA SORLINIRISPONDE L’AVV. FRANCESCA TRAININI

Avvocato Francesca TraininiStudio LegalePiazzale Cremona, 5/B BresciaTel 030 2808079 fax 030 [email protected]

Come dovrebbe comportarsi un avvo-cato di fronte a una crisi familiare?IL ruolo dell’avvocato che svolge la propria attività professionale nell’am-bito del diritto di famiglia è un ruolo delicato, che deve contemperare diversi interessi ponendo al centro, a mio modo di vedere, l’interesse primario del mino-re, sempre da tutelare.Deve assolvere la propria funzione con lealtà e correttezza, essendo il primo referente dopo la crisi familiare e il canale di collegamento con l’autorità giudiziaria, conscio che la conflittualità dei coniugi potrebbe aumentare in base al comportamento tenuto o del parere fornito.Senza esagerare ritengo che l’avvocato debba essere anche un bravo “psico-logo”, che con lealtà e sollecitudine assiste la parte e perché no anche entrambe le parti giungendo a consen-sualizzare una separazione nata come giudiziale magari diventando unico referente per entrambe le parti.Gestire civilmente il contenzioso per giungere a una civile gestione del giu-dizio di separazione personale impron-tato al rispetto dell’altro nell’interesse psicofisico del minore.Conciliare per superare e metabolizzare la fine di un rapporto.

Continuando il discorso affrontato nel precedente numero della rivista procediamo con l’analisi della legge 76/2016 sulle UNIONI CIVILI E coppie di fatto parlando di successioni?Al comma 21 dell’articolo unico della legge 76/2016- Legge Cirinnà , che prevede una equiparazione giuridica dell’unione civile al matrimonio per molti dei diritti e doveri, attraverso il

richiamo a numerose norme del Codice Civile prima applicabili solo al matrimo-nio, con specifico riferimento ai profili successori, viene prevista l’applica-zione alle parti dell’unione civile. Così si legge negli articoli dal 436 al 466 in merito all’INDEGNITA’, dal 536 al 564 in merito alle SUCCESSIONI LEGITTI-ME, dal 737 al 751 in merito alla COL-LAZIONE e dal 768-bis al 768- octies in merito al PATTO DI FAMIGLIA, con la conseguenza che ogni riferimento al coniuge contenuto in questi articoli dovrà essere inteso come esteso an-che alla parte dell’unione civile .

Analizziamo in particolare le succes-sioni legittime?I successibili nelle successioni legittime vanno integrati con la parte dell’unione civile per cui il codice civile va inte-grato con essa per cui l’eredità viene devoluta al coniuge , o parte dell’unione civile, ai discendenti, agli ascendenti, ai collaterali, agli altri parenti e allo Stato nell’ordine stabilito nel relativo titolo del Codice civile.Le singole ipotesi di concorso fra successibili andranno integrate con “la parte dell’unione civile”.Tra i LEGITTIMARI andrà ricompre-sa accanto al coniuge anche la parte dell’unione civile con la conseguenza che oggi le persone a favore delle quali la legge riserva una quota di eredità o altri diritti nella successione sono: coniuge, parte dell’unione civile, figli, ascendenti.Sebbene richiamato non sembra trovare applicazione l’art. 585 c.c. relativo alla successione del coniuge separato in quanto nell’unione civile non è prevista la fase della separazione.

CONSULENZA LEGALE DELL’AVVOCATO FRANCESCA TRAININI

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.81.

BRE LE INTERVISTE

IL PESSIMISMO DEL PENSIERO DEVE ESSERE SUPERATO DALL'OTTIMISMO DELLA VOLONTA’A CURA DI ANNALISA BONI

INTERVISTA A

Nicola Bianco Speroni

Dott. Bianco Speroni cosa ci può dire? In Italia le cose stanno andando meglio?Direi proprio di No, a luglio l’Italia ha segnato un nuovo record nega-tivo: il debito pubblico ha raggiun-to i 2.252 miliardi di euro, con un aumento di 3,4 miliardi rispetto al precedente mese di giugno. Nei primi sette mesi di quest’anno il debito delle Amministrazioni pub-bliche è aumentato di 80,5 miliar-di di euro, nonostante l’aumento delle entrate tributarie, che è aumentato, nello stesso periodo,

del 4,9%. Se ci guardiamo un po’ intorno negli ultimi 15 anni il PIL in Spagna è aumentato del 23,5%, in Francia e in Germania di oltre il 18 mentre in Italia è diminuito dello 0,5%.A Brescia però pare di percepire maggior entusiasmo.Brescia è ai primi posti tra le pro-vince industriali d’Europa punta avanzata del sistema industriale italiano basato sull’eccellenza, sull’export e sulla manifattura green e innovativa. Certamente l’industria della nostra provincia

oltre ad essere uno dei pilastri su cui si basa l’economia nazio-nale rappresenta uno dei fattori caratterizzanti del sistema ma-nifatturiero italiano. A Brescia ci sono 16.000 PMI con oltre 156.000 addetti che generano un valore aggiunto di 10,1 miliardi di euro nel settore industriale. E’ la pro-vincia italiana “più specializzata” nell’industria; terza a livello euro-peo, alle spalle di Wolfsburg e di Ingolstadt ma senza complessi di inferiorità grazie all’industria dei prodotti in metallo e della mecca-

NICOLA BIANCO SPERONI, ODOLESE GIÀ DOCENTE UNIVERSITARIO IN BOCCONI, SIEDE NEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE

DELLA SOCIETÀ VALSABBIA INVESTIMENTI - HOLDING DI PARTECIPAZIONE CHE FATTURA OLTRE 240 MILIONI DI EURO - CON

IMPORTANTI QUOTE IN AZIENDE CHE OPERANO IN AMBITI DIVERSI DALLA SIDERURGIA AL TURISMO, DALLA FINANZA ALLE

ASSICURAZIONI.

BRE M

AGAZINE ´ NO7 DICEMBRE 20

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BRE PROTAGONISTI

SIMONA GIOLI

IL VOLLEY NEL CUORE

.83.

ERA IL 25 FEBBRAIO 1986 QUANDO SU ITALIA 1

ANDÒ PER LA PRIMA VOLTA IN ONDA “MILA E SHI-

RO: DUE CUORI NELLA PALLAVOLO”. OGGI A DI-

STANZA DI 30 ANNI NON POSSIAMO CHE RINGRA-

ZIARE QUESTO CELEBRE CARTONE ANIMATO PER

AVER ACCESO NEL CUORE DI TANTE RAGAZZINE

LA CURIOSITÀ VERSO UNO SPORT COME QUELLO

DELLA PALLAVOLO, CONTRIBUENDO INDIRETTA-

MENTE ALLA LORO REALIZZAZIONE PROFESSIO-

NALE. TRA QUESTE C’È LEI, SIMONA GIOLI, PLU-

RICAMPIONESSA ED EX AZZURRA POLESANA CHE

ATTUALMENTE GIOCA NEL RUOLO DI CENTRALE

E OPPOSTO NEL PROMOBALL VOLLEYBALL FLE-

RO, DA TRE ANNI IN SERIE A1.

A CURA DI LAURA SORLINI

BRE MAGAZINE

´ NO7DICEMBRE20

16´

.82.

fanno parte di una grande comunità in costruzione dobbiamo scommette-re su innovazione e qualità, su ricerca e sostenibilità. Abbiamo bisogno di progetti, di sviluppo, di lavoro, di coraggio, di speranza, dove speranza non è tirare a campare ma fare delle scelte. Nei momenti difficili in genere una comunità tira fuori il meglio di se stessa.Sì però sembra che manchi comple-tamente l’impegno responsabile da parte delle istituzioni. Se davvero non c’è etica nell’ammini-strazione, nella politica o nell’econo-mia vuol dire che queste non sono più attività umane. Ogni attività umana deve trovare una etica condivisa, se manca il riferimento ultimo all’etica, cioè al bene e al male, a ciò che è giusto rispetto a ciò che è sbagliato, sarà sempre un campo di battaglia, cioè sarà una attività in cui il più forte mangerà il più debole. Un po’ di colpa l’abbiamo anche noi: avremmo potuto opporci con maggior convin-zione a certi comportamenti disin-volti. Occorre che le nostre comunità condividano la consapevolezza di una solidarietà virtuosa, uno stare vicino agli altri. La cosa che ferisce di più è il disinteresse. E noi non dobbiamo disinteressarci.Lei è stato spesso impegnato anche nell’attività amministrativa del suo

nica, alla siderurgia, alla fabbricazio-ne di materiale rotabile ferro-tranvia-rio, alla metallurgia, all’automotive; ma anche agli articoli in gomma e materie plastiche e all’industria ali-mentare. Brescia detiene il primato tra le province manifatturiere italiane anche negli investimenti in prodotti e tecnologie per la sostenibilità am-bientale.

E poi è molto importante l’export?Brescia è fra le prime province esportatrici italiane con 14,7 miliardi di euro nel 2015 e una bilancia ma-nifatturiera positiva per 7,5 miliar-di. Riesce ad attrarre investimenti esteri, grazie all’elevato know-how manifatturiero diffuso sul territorio, all’ampia disponibilità di manodopera qualificata e alla vicinanza geografica a mercati ritenuti strategici. Mi pare che siano 85 le imprese manifattu-riere partecipate da multinazionali straniere a Brescia che generano 2,6 miliardi di euro di fatturato. Che preoccupa molto, più che altro, è la prospettiva futura per i nostri giovani.Per assicurare il futuro ai giovani, dobbiamo garantire loro il presente. Negli ultimi 10 anni 700.000 giovani italiani sono emigrati. Secondo me i giovani dovrebbero essere la priorità, partendo dalla convinzione che essi

Comune.Molte volte ce la siamo cavata dicen-do che l’attività “politica” è sporca, ma è troppo comodo dire che la politica o l’amministrazione locale è sporca così facendo portiamo solo avanti l’antipolitica che non sappiamo dove ci porterà. La disaffezione nei confronti dell’im-pegno pubblico nasce dalle mancate risposte alle istanze della gente, dalla percezione che non tutti sia-no trattati allo stesso modo e dalla conflittualità. Invece la politica e in particolare quella locale è un servi-zio importantissimo quando è fatta, come deve essere fatta, nell’interesse generale e per il bene comune. Sarebbe bello se nelle nostre comu-nità tutti recuperassimo la passione per i contenuti della politica intesa in questo senso. Un paese, una comu-nità che non sente responsabilità per i propri bambini, per esempio, è una comunità che non ha futuro. Quindi anche le Amministrazioni pubbliche dovrebbero fare di più.La situazione attuale chiede una attenta riflessione ed è evidente che la politica anche quella locale appare in difficoltà nell’elaborare e realizza-re progetti all’altezza delle esigen-ze e delle urgenze concrete quelle che hanno al centro la persona, la famiglia, i giovani, il lavoro. Riflette-re vuol dire innanzitutto ascoltare e nello stesso tempo porsi in questione come singoli e come comunità, ogni critica è importante nella misura in cui è anche autocritica sapiente. Come si usa dire: “il pessimismo del pensiero deve essere superato dall’ottimismo della volontà” che è indispensabile ma, da solo, non basta, serve che ciascuno porti il proprio contributo con tutta la com-petenza e la saggezza di cui è capace. Non si può non essere tutti d’accor-do, al di là degli schieramenti, su un punto, vale a dire che una comunità più partecipata e vivace, è importante per guidare l’attività amministrati-va e giova all’efficacia della propria iniziativa. Suscitare una cittadinanza degna di questo nome, in grado di interloquire e di farsi valere è un guadagno per tutti e può rivelarsi il volano dello sviluppo futuro. Tutto quello che verrà dipende da quello che stiamo facendo.

Suscitare una cittadinanza degna di questo nome, in grado di interloquire e di farsi valere e' un guadagno per tutti e puo’ rivelarsi il volano dello sviluppo futuro. Tutto quello che verra’ dipende da quello che stiamo facendo.

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.85.

INTERVISTA A

Simona Gioli

Come è iniziata la tua avventura con la pallavolo?Non ricordo perché sono passati tanti anni! Scherzo naturalmente. Dopo aver fatto nuoto – vista l’al-tezza, a mia mamma consigliaro-no che andassi in piscina anche per questioni di postura – e un po’ di atletica approdo finalmente al volley. È iniziato un po’ come per tutte le ragazzine credo, per semplice curiosità dopo aver visto in televisione il cartone animato Mila e Shiro. Con le amichette andavamo in giardino e imita-vamo le azioni viste in tv, fino a che un bel giorno decidiamo di provare ad allenarci in una seconda divisione, ma così giusto per fare uno sport diverso. La mia allenatrice però immediatamente notò in me un potenziale come attaccante e così mi portò con sé in una serie D. Avevo 14 anni e da quel momento la pallavolo si è conquistata un posto d’onore nel mio cuore .Inizialmente è stato davvero un divertimento e un gioco, poi

piano piano senza accorgermene è diventata una passione e un lavoro. L’anno successivo, infatti, in seguito a una selezione per la serie B, mi trasferii vicino a Milano, pur non immaginando ancora i frutti che questa scelta di vita mi avrebbe dato. Ringrazierò sempre i miei genitori per avermi permesso di seguire una pas-sione così forte e di raggiungere risultati incredibili.

In curriculum vanti anche cam-pionati all’estero, sia in Rus-sia che in Turchia. Come ti sei trovata?Sono stata la prima italiana ad andare a giocare in un cam-pionato estero, ma ancora oggi ritengo sia stata un’esperienza bellissima, da rifare, che auguro a

tantissime atlete. In quel momen-to stava iniziando la crisi sportiva pallavolistica e quindi ho deciso di salire su quel treno per cono-scere mondi diversi sotto tutti i punti di vista. C’è da considerare il fatto che lì sei una straniera e per questo devi fare la differenza, devi essere un militare e saper-ti adattare al diverso. Anche le trasferte – parlo dell’esperienza in Russia – sono lunghissime; non si parla di 3 ore di pullman ma di 7/8 ore di volo sempre con il fuso orario. La cultura è diversa, la lingua, il cibo, l’ambiente e anche dal punto di vista pallavo-listico i programmi non sono gli stessi di quelli che in Italia siamo abituate a fare. Per esempio loro non fanno molti pesi, per cui nel tempo libero dovevo farli da sola

Nella mia carriera si sono alternati momenti di gioia ad altri di sconforto, ma se mi guardo indietro dico solo: che bello!

.84.

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centrarti, quindi ripeti dei gesti, qualche rito particolare, magari indossare gli stessi indumenti.

La tua soddisfazione più grande?Di vita, mio figlio perché ne avrei fatti altri mille - ho ricominciato come una pazza dopo un mese ma non si può fare sempre così - pallavolisticamente parlando non c’è un episodio o una vittoria, direi tutto! Io mi giro indietro e dico: che bello!

Come fai a coniugare il fatto di essere mamma ai tuoi impegni sportivi, visto che i tuoi affetti, tra l’altro, sono lontani?Come tutte le mamme! Siamo dei mostri nell’organizzare la nostra vita sempre e comunque, a volte anche con scelte difficili ma sem-pre per il bene dei nostri affetti. Sicuramente quando giocavo all’estero era ancora più difficile, ma anche ora lo è. Gabriele vive con il papà a Perugia, ma appena posso corro da loro o viceversa. La vita di un’atleta purtroppo chiede sacrificio e questi sacrifici comunque li ho fatti anche per lui. Egoisticamente avrei potuto averli con me, ma per l’equilibrio di un bambino abbiamo ritenuto oppor-tuno lasciarlo nel suo nido senza “sballottarlo” avanti e indietro visto che ogni anno non sapevo dove sarei andata a finire. Gabrie-le comunque è sempre stato un bambino molto sereno e attacca-tissimo a entrambi i genitori, più maturo dei suoi coetanei forse anche grazie al fatto che è stato abituato a viaggiare, a vedere cose nuove, a interagire in un mondo diverso che non fosse solo quello scolastico e della cerchia di amici. Ciò che conta non è la quantità di tempo vissuto assieme, ma la qualità. Adesso posso dire che la scelta è stata giusta.

Anche lui ha la passione per il volley?Lui gioca a calcio, a tennis e giu-stamente per ora la pallavolo non la vuole vedere neanche a distan-za se non quando gioca la mam-ma. È anche giusto che sia così; gli piacciono gli sport e ho deciso di lasciargli libera scelta. È molto

mi sarebbe piaciuto studiare psi-cologia all’università, ma lo dico ora. All’epoca non mi era assolu-tamente venuto in mente altro.

Come e dove ti vedi tra 10 anni?Bella domanda! Non lo so! Ho mille pensieri e mille idee, ma finché un atleta di un certo livello non appende le famose scarpet-te al chiodo che si pensi altrove. Sicuramente non l’allenatore, mi piacerebbe piuttosto fare il direttore sportivo. Però dalla vita ho capito che tante cose possono cambiare. Quindi quando uscirò dal campo deciderò.

Il tuo sogno nel cassetto?Non mi spiacerebbe aprire un’e-noteca particolare, conoscere bene i vini, organizzare serate, aperitivi, con musica dal vivo e comunque stare a contatto con la gente. Mi piace sognare…

Cosa consiglieresti a una ragazza che vuole intraprendere questa carriera?La pallavolo ti dà tanto. È uno sport di squadra, molto femmini-le, ti insegna a convivere con altre persone e a modificare anche il tuo carattere perché devi stare a contatto con altre ragazze della tua età. Chiaramente implica anche tanto sacrificio e impegno, che comunque sono alla base di ogni professione. Bisogna creder-ci! E i risultati arriveranno con il tempo.

determinato e il pensiero che lui sia sempre impegnato mi fa stare tranquilla.

Che mamma sei?Io penso che i figli debbano im-parare a crescere in primo luogo educati, in secondo molto indi-pendenti pur se legati ai genitori. Cerco sempre di farlo ragionare trattandolo come un ometto e questo ha contribuito a non renderlo un bambino viziato ma responsabile.

Tu invece come ti descrivi carat-terialmente?Noi donne abbiamo varie sfac-cettature e mentre di facciata sembro abbastanza dura, nella realtà sono estremamente dolce. Quando mi affeziono alle persone sono di una bontà e di una gene-rosità infinite. Con gli anni sono anche diventata tollerante, men-tre prima ero più impulsiva. Poi determinata, abbastanza estro-versa, solare, mi piace divertirmi, non sono lunatica. Ultimo, ma non meno importante, sono molto esigente con me stessa, cerco sempre la perfezione per cui non mi sentirete mai dire: “ho giocato benissimo” perché troverò sem-pre qualcosa da migliorare. E poi, visto il segno zodiacale che ci accomuna (vergine), è intrinse-co in noi essere pignole, precise maniache dell’ordine e dell’or-ganizzazione. Dimmi che non è così?! Sì, è così (ndr).

Cosa fai nel tempo libero?Quando ho la giornata libera dopo la partita se posso vado da mio figlio, quindi faccio la mamma a tempo pieno! D’estate invece, ora che non ho più l’impegno con la nazionale, appena posso vado al mare o prendo il sole.

Se non avessi fatto la pallavoli-sta, quale sarebbe stato il piano B?Eh… a quell’età non ci avevo ancora pensato, a 13 anni è impossibile prevedere qualcosa. Si cambia idea da un momento all’altro e non si pensa troppo al futuro. È un momento di crescita e cambiamento incredibile. Forse

.86.

dire a riguardo?Quella che sto vivendo da tre anni con la Promoball è una bella esperienza, con la società c’è un bel progetto e proprio per questo motivo ho deciso di rimanere.

Contro il Liu Jo Modena è arrivata la prima vittoria di campionato dopo un inizio non troppo roseo…Noi atlete siamo molto scaramanti-che e visto che la prima vittoria è ar-rivata proprio prima di questa chiac-chierata, dovremmo fare interviste tutte le settimane!!! Sto scherzando. Vivevamo in un momento di disagio nostro e di tutta la società perché la squadra è stata anche costruita per vincere lo scudetto. È capitato di perdere alcune partite incontran-do avversari ostici e non, sembrava sempre che mancasse qualcosa, ma comunque è una squadra ben solida e il campionato è iniziato da poco. Finalmente sabato (12 novembre) siamo andate a giocare a Modena e contro una squadra che decisamente è costruita in maniera differente e abbiamo vinto con un bel 3-0 che ci

per mantenermi comunque a un certo livello perché poi d’estate avevo la nazionale. Ho imparato ad adattarmi, a vivere da sola e lontano dagli affetti e a volte è stato davvero difficile; considera che questa parentesi si riferisce al periodo successivo alla nascita di mio figlio Gabriele, che è rimasto in Italia con il papà, per cui anche la scelta di cambiare nazione non è stata facile. In cambio però mi ha dato tanto come esperienza di vita e di gioco.

Capitolo nazionale. Oltre 300 le tue presenze in maglia azzurra…Rappresentare la maglia azzurra, giocare tante competizioni e vincerne è il massimo sogno di ogni atleta. Ormai per età e per decisioni ho lasciato però ricordo con tanto affetto ed emozione i giorni in nazionale, tra sconfitte, sacrifici e vittorie. Ci sono stati dei momenti bui e difficili ma sono stata ripagata completamente. È stata la ciliegina sulla torta.

Questa invece è la terza stagione per te a Montichiari. Cosa ci puoi

fa prendere una boccata d’aria e di felicità, perché sembrava non doves-se mai arrivare una vittoria e questo sarà sicuramente di buon auspicio e un modo per esprimerci meglio nelle prossime partite.

Quando hai capito che ormai la vit-toria sarebbe stata vostra?Ho sempre pensato che avremmo vinto questa partita perché sono 3 anni di fila che per il Modena noi siamo veramente la pecora nera. Ogni anno loro costruiscono squa-dre differenti ma non si sa per quale motivo finiscono sempre per giocare male e perdere, anche in maniera abbastanza netta alcune partite. Già da prima della partita ero convinta che qualcosa capitasse, devo dire che eravamo molto cariche, ma questo lo siamo sempre all’inizio di tutte le partite, però poi con l’evolversi del match abbiamo anche notato che l’altra squadra si stava spegnendo e così ne abbiamo approfittato per chiuderlo in bellezza.

La tua giornata tipo?Durante il campionato abbiamo alle-namento sia al mattino (con sedute di fitness, pesi o in palestra a seconda del programma) sia al pomeriggio con 3 ore in palestra. Per cui nel tempo che rimane – pochissimo – non mi resta che fare la spesa, una passeggiata, o un po’ di relax con un buon libro. Amo leggere. La sera magari si esce per un aperitivo o una cena, tutte cose normalissime anche perché questa è una settimana che si ripete 6 giorni su 7 per 6 mesi.

Siete obbligate a seguire una dieta particolare?Noi sportive generalmente dovrem-mo avere un’alimentazione rigida ma questo dipende tanto dall’età e dal metabolismo di ognuna di noi; io sono una buona forchetta e mi mangerei anche il tavolo, quindi se a pranzo mi contengo e vado di protei-ne in vista del secondo allenamento, la sera mangerei e mangio di tutto!

Hai un gesto scaramantico prima di entrare in partita?Tutte siamo scaramantiche, chi più chi meno, fa parte della psicologia dell’atleta. Penso che sia un secondo lavoro, ma tutto perché ti aiuta a con-

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.95.

lo approfondisco e lo trasformo in una serie di quadri che espongo in una mostra prima di farne un libro. Ho illustrato quest’anno un libro di Rizzoli di Andrea Molesini premio Campiello, e la condizione è stata che io lavorasi in libertà assoluta e devo dire che mi è piaciuto molto.

Come sono nati i tuoi personaggi ridotti al minimo, neri e lineari?A questo tratto sono arrivato dopo aver lavorato tanti anni. Da ragazzino disegnavo delle cose molo complesse, mi piacevano i lavori dell’eclettico fumettista Andrea Pazienza il quale cam-biava continuamente stile, nella stessa storia partiva disegnando i personaggi in modo stilizzato e arrivava con uno stile realistico. Ho cominciato facendo delle com-posizioni, la prima fu “La suora”, avevo 17 anni, era una composi-zione che realizzai utilizzando il rapido, fatta di 562 personaggi, uno in fila all’altro e uno diver-so dall’altro, da qui cominciai a lavorare sul mio “horror vacui, la paura del vuoto, riempiendo la superficie con tanti particolari, raffinando sempre più lo stile in-teressato al fumetto ma maggior-mente a risolverlo. Passai quindi a eliminare il colore e i particola-ri, e sviluppai il soggetto su tela. A metà degli anni ‘90 arrivai a questo omino stagliato sul vuoto, senza nome, la rappresentazione in chiave universale dell’uomo ridotto all’essenziale, definen-do un tratto riconoscibile, come possono essere i personaggi di Giacometti, Buffet o Capogrossi.

Una volta tu avevi gli occhiali e i capelli lunghi, assomigliavi mol-to ai tuoi personaggi, hai tratto ispirazione in qualche modo da te stesso?È un’interpretazione che si dà ma in realtà io non ho mai voluto rappresentare me stesso.

Dal 2014 hai iniziato a realizzare una serie di biografie illustrate di alcuni dei più grandi artisti del ‘900 da Duchamp a Piero Manzoni, qual è l’idea concet-tuale?

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FAUSTO GILBERTIL’OSSESSIONE GENERA ARTE

94,

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PAGLIATI QUA E LÀ -IL VIZIO DEI CREATIVI- MUCCHI DI CATALOGHI SULLA CREDENZA, UNA

MISCELLANEA DI STRANI OGGETTI CHE HANNO TUTTO IL PESO DELLA LORO PRESENZA,

VISSUTA, PENSATA E CHE DIALOGA CON LO SPAZIO. MATERIALI NATURALI, MOBILI SEMPLICI

CHE PAIONO ANCHE LORO AVERE QUALCOSA DA DIRE COME LE FOTO, I QUADRI DI OGNI DI-

MENSIONE CHE DALLE PARETI SI AFFACCIANO CON UNA MOLTITUDINE DI COLORI, MA UNO

SU TUTTI QUI LA FA DA PADRONE: IL NERO. UN TRATTO RIDOTTO AL MINIMO CHE SCIVOLA E

SI ARTICOLA SUL FONDO BIANCO E FORMA CURIOSI MOVIMENTI CHE FINISCONO PER CON-

VERGERE IN DUE OCCHIONI A PALLA INSERITI NEL VISO SPARUTO CHE HA SOLO QUALCHE

LINEA SECCA COME CENNO DI CAPELLI.

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Su cosa si basa fondamental-mente il tuo progetto creativo? Io vengo dal mondo dell’arte, lavoro con gallerie e musei dalla metà degli anni ‘90, quando iniziai con il gallerista Perugi di Padova. Quando sono nati i miei figli, mi sono ritrovato a stare più tempo a casa e quindi ho dovuto dimi-nuire i miei viaggi all’estero. Con la Galleria Corraini Arte ho fatto la mia prima mostra nel 1998 poi ho iniziato a pubblicare i miei libri dal 2011 e con loro mi trovo benissimo perché operano nel mondo dell’arte in modo trasver-sale, lasciando agli artisti com-pleta libertà. Sostanzialmente ho trasferito la mia arte dalla tela alle pagine di un libro, senza mo-dificare il mio stile per incontrare gusti diversi, pur sapendo che il pubblico e il target sono differen-ti. Io sono un pittore che fa libri e ho sempre mantenuto i miei omi-

ni secchi e rigidi, per qualcuno addirittura inquietanti per i temi un po’ crudi che ho affrontato. Per esempio negli anni ‘90 ho fatto una serie di quadri ispi-rati alla serie televisiva di Twin Peaks, realizzando scene del ritrovamento del cadavere di Laura Palmer impostate come la deposizione di Giotto il Compianto sul Cristo morto. Ho realizzato anche un cartone animato con Flash, ispirato alla strage com-piuta nel 1969 da Charles Manson nella villa dei coniugi Polansky a Los Angeles in cui morirono alcuni personaggi noti, tra cui un produttore discografico, un attore e la moglie in cinta di Polansky. Normalmente un illustratore lavora su commissione io no, non progetto nulla ma lavoro in com-pleta libertà, decido un argomen-to perché in quel momento mi appassiona, mi ossessiona, quindi

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Non saprei perché i miei interessi ri-tornano, sia nelle mostre che nei libri che sto facendo, parlo della musica, dell’arte, del cinema e della lettera-tura. Sono molto affezionato ai lavori ispirati a Twin Peaks e Laura. A me interessa molto questo tipo di cinema e questo tipo di approccio, David Lyn-ch, il regista di quella serie televisiva, è un artista, dipinge e disegna, realiz-za film dalle caratteristiche sequenze angosciose e oniriche che si possono estrapolare ed esporle tranquilla-mente alla Biennale di Venezia.

Hai mai pensato di dedicare qualche lavoro a Brescia?No, ma non si sa mai che possa accadere qualcosa anche a Brescia che mi appassioni, che mi ossessioni. Nel momento in cui sono ossessio-nato da un argomento io lo elaboro e lo trasformo in un’opera, come dire: psicanaliticamente guarisco perché la mia ossessione si è concretizzata in un opera, in lavoro, in un libro, in una mostra.

Hai mai esposto a Brescia?Sì ho fatto delle mostre collettive, una nel 2003 al Palazzo Bonoris dedicata all’arte bresciana che s’intitolava 030, dedicata a tutti gli artisti contempo-ranei bresciani. L’ultima mostra l’ho fatta alla Galle-ria dell’Incisione con una collettiva dedicata a Cappuccetto Rosso. Dopo l’Accademia delle Belle Arti io ho sempre lavorato a Milano e a Tori-no, negli ultimi 10 anni lavoro quasi esclusivamente con questa galleria di Padova che fa fiere e mostre in tutto il mondo.

Come va il tuo mercato dell’arte e dove esponi maggiormente?Lavoro con alcune gallerie con cui ho un rapporto continuativo e alcune con cui espongo occasionalmente, in questo momento sto lavorando con una galleria di Seul, una di Milano e di Modena che fanno fiere all’estero. Negli ultimi tempi però l’editoria mi ha coinvolto di più e vi dedico più tempo. Sto preparando una mostra personale a Modena per il prossimo anno. Di recente ho fatto una fiera a Londra e l’ultima a Verona. Negli anni ho fatto tutte le fiere più importanti nel mondo.

La mia collana di libri sugli artisti non è stata progettata. Il primo libro che ho realizzato con Corraini è stato Il Libro Rock, una sorta di catalogo nato dall’idea di riunire tutti i miei di-segni a cui stavo lavorando da tempo da grande appassionato di musica. Così ho suddiviso tutti i disegni in decadi per creare una sorta di storia del rock disegnando anche quelli che mancavano e dai quali non si può prescindere, integrando il libro con dei testi che raccontano la mia storia personale legata al rock. Questa bella esperienza mi ha portato a conoscere tanta gente che non avevo mai incontrato con l’arte, diverse re-censioni sono poi apparse sui giornali specializzati come Rumore, Buscade-ro, Rockerilla, il Mucchio Selvaggio, XL Repubblica. Poi condizionato dai miei figli e dal mondo dell’infan-zia, ho realizzato il mio primo libro sulla storia di un orco, poi la storia di “Bianca” la bambina ossessionata dal nero. Un giorno andai a vedere la mo-stra di Piero Manzoni con i miei figli, e affascinato dalla sua storia, tal-mente bizzarra e curiosa che culmina con l’invenzione dell’opera “la merda d’artista”, ho pensato di realizzare un libro sull’artista, di cui è stata fatta anche un’edizione in danese i cui diritti sono stati acquistati da un museo danese di arte contempora-nea dedicata in gran parte a Manzo-ni. La collana dedicata agli artisti è nata da questo libro che è piaciuto molto, anche perché di questo tar-get l’editoria non se ne era ancora occupata, proponendo ai bambini testi che raccontano gli artisti più noti e considerati “facili”. I miei libri raccontano, attraverso una chiave di lettura particolare e un modo più ludico che non tralascia la poetica, la storia di quegli artisti concettuali che han fatto le cose più bizzarre e che hanno avuto una vita ricca di episodi particolari che incuriosiscono di più i bambini.

Qual è il pubblico al quale ti rivolgi? Ai bambini ma anche agli adulti per-ché sono libri che hanno un linguag-gio a cui faccio una limatura molto attenta che può incontrare l’interesse di tutti.

Quale pensi sia stata la tua serie migliore e perché?

Cosa dicono i tuoi figli dei tuoi lavori e come vivono il tuo lavoro d’arti-sta?Sono piccoli, si mettono a disegnare ma a volte si stancano. Inconscia-mente loro hanno condizionato il mio lavoro dal punto di vista del tempo e dello spazio portandomi a lavorare in “piccolo” a fare cioè libri per bambini. E devo dire che ne sono contentis-simo, perché è stata una scoperta che non credo avrei mai approfon-dito senza di loro. I miei figli li uso come cavie: a libro concluso li faccio leggere a loro per vedere se capisco-no tutte le parole, se alcune cose li annoiano, per fare le limature finali.

A quali artisti ti ispiri e di quali altre forme d’arte si nutre il tuo lavoro creativo?Di artisti ce ne sono tantissimi, l’ispi-razione e le idee arrivano dappertut-to, dalla visione di una mostra, di un film, dalla lettura di un libro. Spesso mi piacciono anche artisti molto lontani da me, per esempio i Fratelli Chapman che apprezzo molto e mi influenzano dal punto di vista dei contenuti e dei temi che affrontano, come per esempio Tino Sehgal un performer artist che realizza per-formances con persone in contesti artistici, mi piace Damien Hirst quello che taglia le mucche, mi piacciono gli artisti a cui ho dedicato i libri.

Progetti futuri?A parte la prossima personale sto lavorando ad altri libri della colla-na degli artisti e anche a libri per bambini.

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