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412 UDIA PALUMBO mente legata al ruolo del personaggio Socrate. E a collegare le due figure sta il nomos, il canto poetico, lo spazio musicale delle parole, su cui si è esercitata, fondativa, l'opera del nomoteta e su cui va ap- plicata ora, direttiva, critica e dialettica, quella del filosofo'*®. ANNA MARIA IOPPOLO IL DIBATTITO ANTICO SULLO SCETTICISMO DI PLATONE 1. Il problema dello scetticismo di Platone è staro oggetto di un grande dibattito nel mondo antico. Dogmatici e scettici hanno cercato di rivendicare l'eredità platonica, ponendo in atto complica- te strategie di appropriazione. Ricostruire il dibattito antico sullo scetticismo di Platone comporta dunque sia di esaminare le diverse concezioni dello scetticismo greco, che si è differenziato "in modelli alternativi in concorrenza fra loro" sia di far emergere le finalità che sottostanno alle diverse interpretazioni di Platone che i fautori e gli oppositori dello scetticismo hanno di volta in volta perseguito, come sottolinea Mauro Bonazzi nel suo studio Academici e Platonici. Il dibattito antico sullo scetticismo di Fiatone, Milano 2003 ^ L'obiet- tivo che si propone Bonazzi però non è tanto di verificare la corret- tezza dell'interpretazione scettica di Platone, quanto di individuare soprattutto le strategie di appropriazione delia sua filosofia che so- no presenti non solo nelle interpretazioni moderne, ma, ancora in misura maggiore, in quelle del mondo antico. Per quanto riguarda il raggiungimento di questo obiettivo, lo studio di Bonazzi è pie- Suli'inviro platonico a riformare l'intera mousike techne costringendo le melodie ad adeguarsi alle parole e non viceversa {resp. III 399 E^OO A) cfr. B, GENTILI, op. cit., p. 38. Si veda anche ies. 669 D-E. ' Bonazzi tratta questo tema anche in altri due studi. Un dibattito tra Academici e Fkito- nici sull'eredità di Platone. La testirnoniariTa del commentario amni?no al 'Teeteto', in Papiri filoso- fici Miscellanea di studi, IV, Firenze 2003, pp. 41-74, e / Pinvniani, l'Acad^ia e l'interpretazione scettica di Platone, in M. BONAZZI-F. TRABA'ITONI (a cura di), Platone e la tradizione platonica. Studi di filosofia antica, Milano 2003, pp. 181-219, a cui 6irò riferimento. El£NCHOS X X V ( 2 0 0 4 ) ftsc. 2 BIBLIOfOUS
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ANNA MAIUA lOPPOLO.il Debatto Antico

Aug 09, 2015

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4 1 2 UDIA PALUMBO

mente legata al ruolo del personaggio Socrate. E a collegare le due figure sta il nomos, il canto poetico, lo spazio musicale delle parole, su cui si è esercitata, fondativa, l'opera del nomoteta e su cui va ap-plicata ora, direttiva, critica e dialettica, quella del filosofo'*®.

A N N A M A R I A I O P P O L O

IL D I B A T T I T O A N T I C O SULLO SCETTICISMO DI P L A T O N E

1. Il problema dello scetticismo di Platone è staro ogge t to di un grande dibatt i to nel mondo antico. Dogmatici e scettici hanno cercato di rivendicare l'eredità platonica, ponendo in atto complica-te strategie di appropriazione. Ricostruire il d ibat t i to antico sullo scetticismo di Platone comporta dunque sia di esaminare le diverse concezioni dello scetticismo greco, che si è differenziato "in modelli alternativi in concorrenza fra loro" sia di far emergere le finalità che sottostanno alle diverse interpretazioni di Platone che i fautori e gli oppositori dello scetticismo hanno di volta in volta perseguito, come sottolinea Mauro Bonazzi nel suo studio Academici e Platonici. Il dibattito antico sullo scetticismo di Fiatone, Milano 2003 ^ L'obiet-tivo che si propone Bonazzi però non è tanto di verificare la corret-tezza dell'interpretazione scettica di Platone, quanto di individuare soprat tut to le strategie di appropriazione delia sua filosofia che so-no presenti non solo nelle interpretazioni moderne, ma, ancora in misura maggiore, in quelle del mondo antico. Per quanto riguarda il raggiungimento di questo obiettivo, lo s tudio di Bonazzi è pie-

Suli'inviro platonico a riformare l'intera mousike techne costringendo le melodie ad adeguarsi alle parole e non viceversa {resp. III 399 E^OO A) cfr. B, GENTILI, op. cit., p. 38. Si veda anche ies. 669 D-E.

' Bonazzi tratta questo tema anche in altri due studi. Un dibattito tra Academici e Fkito-nici sull'eredità di Platone. La testirnoniariTa del commentario amni?no al 'Teeteto', in Papiri filoso-fici Miscellanea di studi, IV, Firenze 2003, pp. 41-74, e / Pinvniani, l'Acad^ia e l'interpretazione scettica di Platone, in M. BONAZZI-F. TRABA'ITONI (a cura di), Platone e la tradizione platonica. Studi di filosofia antica, Milano 2003, pp. 181-219, a cui 6irò riferimento.

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namente riuscito, come dimostra la fine analisi filosofica interpreta-tiva volta a rivelare le elaborazioni concettuali che operano nelle dif-ferenti immagini di Platone dell 'Anonimo dei Prolegomena, ο del-l 'Anonimo commentatore del Teeteio, ο di Plutarco (pp. 216-40) . Se è possibile infatt i comprendere il signifìcaro delle argomenta-zioni a favore della tesi dello scetticismo di Platone dagli Academìca di Cicerone (p. I l i ) , più complesso è stabilire, per esempio, il si-gnificato che assume in Plutarco lo scetticismo e la difesa della tesi dell'unitarietà della tradizione accademica. Inoltre le ragioni addot-te contro lo scetticismo di Platone da Sesto, ο dall 'anonimo Com-mentario al Teeteto di Platone, ο dai commentatori neoplatonici non sono ovviamente le stesse perché dipendono da scopi e fini diversi, nella misura in cui fare storia della filosofìa dipende dalla filosofia che si professa.

Bonazzi dedica ampio spazio all'esame delle testimonianze tieo-platoniche sullo scetticismo che considera paradigmatiche per chia-rire il problema «della persistenza dello scetticismo in età tardo-antica», in quanto «il neoplatonismo è la summa di t u t t e le filoso-fie» (p. 16). Egli osserva che la testimonianza dei Neoplatonici, es-sendo distante nel tempo dalla temperie culturale in cui Ì fautori dello scetticismo di Platone vissero, ha il limite di ignorare, ο co-m u n q u e di essere poco interessata alla varietà di posizioni che qua-lifica tanto la tradizione accademica quanto la filosofia pirroniana. «In tal modo si spiegano le ambigui tà e le contraddizioni che ca-ratterizzano la polemica contro l 'interpretazione scettica di Platone e più in generale la disamina neoplatonica dello scetticismo» (p. 97). Ciò emerge anche nell'uso indiscriminato di termini quali "platonico", "accademico", "scettico", "efettico" e "pirroniano" per indicare gli esponenti delle due correnti dello scetticismo (p. 95). Del resto la conoscenza superficiale e inadeguata della problematica scettica si rivela anche nell'interpretazione di due concetti cardine, quali Γάκαταληψία e la ύλη ρευστή, che attesta la confusione dei Neoplatonici tra tematiche pirroniane e argomentazioni accademi-che. Ma oltre a questi limiti, a rendere problematica la testimo-nianza dei Neoplatonici c'è il fatto che la sua finalità non è quella di informare, ma p iu t tos to è quella di confutare i fautori dello scetti-

cismo di Platone. Ciò desta perplessità sulla fedeltà del resoconto dei Neoplatonici il quale non p u ò essere assunto acriticamente, come è stato fatto per lo p iù fino a oggi.

Condivido la tesi di Bonazzi che il modo di percepire Platone da parte dei Neoplatonici sia errato e che quindi le loro confutazio-ni dello scetticismo spesso siano inappropriate, ma ciò non com-porta che essi non riportino fedelmente la fonte, ο le fonti, da cui ricavano la raffigurazione di un Platone scettico. A mio parere, la sfiducia nei confronti della testimonianza neoplatonica dipende da un presupposto, in parte, ma non del rut to , giustificato, secondo il quale la tesi di un Platone scettico si è originata nell'Accademia a partire da Arcesilao e che quindi , di necessità, la tesi di un Platone scettico non può che derivare dall'Accademia. Di qu i Bonazzi trae la convinzione che la tradizione scettica da cui la testimonianza dei Neoplatonici dipende sia quella della Quarta Accademia, e che i tratti propr i di uno scetticismo radicale che essa presenta siano frutto di un fraintendimento. La discussione sullo scetticismo di Platone, infatt i , originatasi con l'interpretazione di Arcesilao, è ma-turata in ambito accademico come un argomento di dissenso sol-tanto in un periodo p iù tardo, attestato dai dibat t i to sulla storia dell'unità delFAccademia apertosi tra Filone e Antioco. Sesto Empi -rico^ testimonia che anche Enesidemo aveva preso posizione nella discussione sulla legit t imità di includere Platone nello scetticismo, confermando che il d iba t t i to non iniziò prima del I secolo a.C. e che coinvolse Accademici e Pirroniani. Pertanto per valutare l 'atten-dibilità della testimonianza dei Neoplatonici è necessario indivi-duare la fonte, ο le font i , da cui essa dipende ist i tuendo un con-fronto con le testimonianze scettiche parallele sulla base del quale giudicarne la correttezza. Ed è infatti questa la metodologia filoso-fico-critica seguita da Bonazzi, con la quale concordo, mentre non ne condivido interamente le conclusioni. Mi soffermerò d u n q u e a esaminare quelle testimonianze che esemplificano un diverso ap-

Cb.pyrrh. hyp. 1222-5, di cui si traccerà inseguito.

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proccio filosofico-critico all'analisi delle fonti, r ispetto a quello proposto da Bonazzi.

2. Una prova della scarsa comprensione della problematica scettica consiste nell'uso del te rmine "efettico" che, secondo Bonaz-zi, nei commentatori neoplatonici non si riferisce solo ai Pirroniani, ma indica in modo confuso gli esponenti di entrambe le correnti dello scetticismo (p. 42 nota 92 e p. 152). Tuttavia se è vero che per i Neoplatonici efettico non significa tout court pirroniano^, è an-che vero che ci sono contesti in cui "efettico" non designa certa-mente gli Accademici, come lo stesso Bonazzi conviene. Mi riferisco ad Anonym./»ro/e^. in Plat. phil. 7, 11-18, citato a p. 60 nota 9 e a p. 100 e nota 7.

«I Neoacademici (ol της νέας Ακαδημίας) si distinguono dagli Efet-tici (των έφεκτικών) per il fatto che gli Efettici sostengono che <ì'epoche>'^ riguarda tu t te le cose, mentre Ì primi dicono che non ri-guarda tutte le cose, ma che ve ne sono alcune che inducono la no-stra anima a un assenso moderato (προς την οτυγκατάθεσιν μετρίαν)».

In questo passo, infatti, è anche chiaro che gli Efettici e gli Accademici, essendo dist inti quanto alla denominazione, costitui-scono per l 'Anonimo due diverse scuole filosofiche. La distinzione tra le due scuole è ulteriormente confermata dal diverso atteggia-mento nei confronti delΓάκαταληψία e del problema dell'assenso, perché l'assenso moderato, che gli Accademici concedono, comporta necessariamente anche una diversa concezione delΓέπoχή e del-Γάκαταληψία rispetto agli Efettici.

Ebbene, che suli'àκαταλη•ψ^α ci sia ampia discussione e dibat-tito tra Accademici e Pirroniani e che essa sia in qualche modo ut i -

^ Cfr. Acadmici e Platonici cit., p. 42 nota pace H . TSMJ·^,Scepticism or Platonism? ThePhilosophy of the Fourth Academy, Cambridge 1985, p. 72.

Il cesto è corrotto ed è stato diversamente emendato: έποχή Donini, άκαταληψία Westerink, άορισάα Brittain. Bonazzi accetta έτιοχη. Tuttavia, come egli stesso sottoli-nea, non è importante discutere quale delle tre proposte di emendazione sia migliore, perché il passo pur essendo corrotto, ha un significato chiaro.

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lizzata da entrambi, è test imoniato dal fatto che lo stesso Sesto non è così rigoroso nell'uso di καταλαμβάνω perché non poche volte di-chiara l'impossibilità di conoscere senza ambiguità^. Se dunque l'Anonimo dei Prolegomena attribuisce a Platone la tesi dell'άκαταληψία, non significa che egli fraintenda ο ignori queste problematiche, dal momento che altre testimonianze di provenienza scettica at t r ibui-scono questa tesi a Platone^. Non c'è dunque motivo di non conce-dere attendibilità all'Anonimo, quando afferma:

«Alcuni (τίνες) spingendo Platone verso gli Efettici e gli Accade-mici (εις τους έφεκτLKoύς τε καΐ τούς Ακαδημαϊκούς^), sostengono che anche lui avrebbe professato l ' incomprensibilità della realtà; e cercano di stabilire questa interpretazione, partendo da certe espres-sioni che si trovano nelle sue opere» (10, 4-7),

perché, poco prima (7, 11-18) , egli aveva dis t into gli Efettici dagli Accademici proprio in relazione al problema delΓàκαταληψία, pu r attribuendola a entrambi®. Anzi l'Anonimo fornisce informazioni importanti sul significato che la tesi delΓάκαταληψία aveva in Plato-ne. Infatti l'interpretazione dell'Anonimo secondo cui Platone avreb-be rovesciato ogni forma di conoscenza "professando Γάκαταληψία" è difesa dai fautori dell'interpretazione scettica di Platone con argo-mentazioni che pongono l'accento sull'uso di un linguaggio non as-sertivo, intessuto di espressioni di dubbio che rendono avvertiti del-la cautela con cui Platone ha espresso il suo pensiero. E non è u n caso

^ Anche i Pirroniani ammettono Γάκαταληψία secondo quanto afferma lo stesso Sesto; cfi". pyrrh. hyp. I 26, e tutti i passi raccolti da K. JANÄCEK, Sextus Empiricm' Scoticai Methods, Praha 1972, p. 27 esgg. Quando n e f e u n uso tecnico, Sesto distingue due signi-ficati di καταλαμβάνω in contrapposizione ai dogmatici, dk.pyrrh. hyp. Π1-12, su cui cfr. E. SPINELLI, Capire ep<^lar òiaro. Ricerca filosofica e pragmatica della comunicazione nelpirrmi-srm antico, di prossima pubblicazione.

Cfr. CIC. hue. 74. ^ Bonazzi ia notare che il testo ha una rasura tra τούς e 'Ακαδημαϊκούς, probabil-

mente da integrare con νέο\)ς {Acadmià e Platonici cit., p. 61 nota 12). ^ Del resto anche Bonazzi conferisce una notevole attendibilità a questa testimo-

nianza, vedi infra.

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che proprio sulla diversa giustificazione 06ΐΓάκαταληψία si incentri la differenza tra le varie forme di scetticismo.

Bonazzi ritiene che l 'Anonimo non abbia compreso il senso delle argomentazioni con le quali la fonte scettica sosteneva lo scet-ticismo di Platone. Una prova del fraintendimento consisterebbe nel fat to che l 'Anonimo dei Prolegomena riferisce che, per la fonte scettica, Platone nel Teeteto aveva rovesciato ogni definizione di co-noscenza, «mentre è chiaro che le tre definizioni del Teeteto non esauriscono tu t t e le possibilità» (p. 85). Nul l a tuttavia ci dice che i sostenitori dello scetticismo di Platone non ne difendessero lo scet-ticismo proprio con quella argomentazione e non ritenessero che l'importanza del Teeteto consistesse "nel suo apparente scetticismo", bensì, come ipotizza Bonazzi, «nel formidabile aiuto che esso forni-va nella polemica antisensista contro eventuali avversari dogmatici e materialisti» (p. 86). Né è chiaro per quale motivo dovremmo "stemperare la radicalità" della tesi che l'Anonimo attribuisce ai so-stenitori dello scetticismo di Platone' se pr ima non abbiamo indivi-duato la loro appartenenza filosofica^.

Per stabilire l 'attendibilità dell 'Anonimo è necessario dunque cercare di individuare la provenienza filosofica della fonte scettica. Utile a tal fine è il confronto con un'altra importante testimonianza, l'anonimo Commentario al Teeteto di Platone. Bonazzi ricorda che il Teeteto, che è lo star dialogue, come lo definisce J. Annas, di una in-terpretazione scettica della filosofia di Platone, occupa una posizio-ne di pr imo piano anche per i dogmatici , che ne t raggono spunto per le loro controargomentazioni. La testimonianza del Commentario al Teeteto è d u n q u e determinante perché registra l'esistenza del di-batt i to sullo scetticismo di Platone e ne riporta «l'intero resoconto [ . . . ] articolandosi intorno all'obiettivo di affrancare Platone da ogni coinvolgimento con lo scetticismo» (p. 95). Anzi il confronto tra il resoconto dell'anonimo Commentario del Teeteto, che mostra una co-noscenza molto p iù approfondita dello scetticismo, e quello del-l 'Anonimo àtì Prolegomena permet te di cogliere i l imit i della testi-

^ Cfr. anche ivi, p. 70.

monianza di quest 'u l t imo e nel contempo di stabilire che «le in-terpretazioni contro cui combattono i Neoplatonici non sono il ri-sultato di costruzioni artificiose, ma corrispondono a interpretazioni storicamente sostenute» (p. 88). Dal confronto fra queste due te-stimonianze è quindi possibile avanzare anche qualche conclusione a favore dell'identificazione dei fautori dello scetticismo di Platone.

Ebbene la quinta argomentazione a sostegno dello scetticismo di Platone, che l 'Anonimo dei Prolegomena confuta, mostra evidenti punti d i contatto con la testimonianza dell 'anonimo Commentario al Teeteto di Platone, con la quale intrattiene anche altre significative convergenze^®. Infatti Socrate anche nel Commentario al Teeteto — in modo analogo alla quin ta argomentazione dei Prolegomena in cui enuncia ούδέν οΐδα οΰτε διδάσκω τι άλλα διαπορώ μόνον — presen-tando la sua arte maieutica, si dichiara d'accordo con chi lo r impro-vera «di non asserire mai nulla a proposito di alcunché perché egli è privo di sapienza» (p. 87). Ma l'elemento qualificante e degno di nota è che, commentando queste parole (Theaet. 150 C 4-7) , l'Ano-nimo dichiara:

«a causa di simili affermazioni alcuni considerano Platone u n Aca-demico, in quanto non avrebbe manifestato alcuna dot t r ina» (Άκαδημαΐκόν τον Πλάτωνα ώς ούδέν δογματίζοντα, col. Liv 38-43).

Queste parole collegano esplicitamente lo scetticismo di Pla-tone con l'istituzione dell'Accademia (p. 99)· A questo p u n t o Bo-nazzi si serve della testimonianza dei Prolegomena (7, 11-18), di cui si è già discusso, attribuendole un valore decisivo per individuare chi siano coloro che avrebbero potu to definire Platone 'Ακαδημαϊκός. Poiché nei Prolegomena i Neoaccademici si d i s t inguono dagli Efetti-ci per concedere un assenso moderato, e la stessa posizione è soste-nuta negli Academica {Lue. 148) di Cicerone dai rappresentanti del-la Quarta Accademia", Bonazzi conclude che ciò costituisce un

Queste convergenze vanno anche al di là del problema dello scetticismo di Pla-tone {cit. ivi, "p. 90).

' ' «Metrodoro e Filone concedevano una sorta di assenso ptOwisotio [... ] Una sorta di

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indizio preciso che le fonti deli 'Anonimo risalgono alla Quarta Ac-cademia. Se è condivisibile che gli Accademici che nei Prolegomena sostengono l'assenso moderato si identifichino con gli Accademici di Lue. 148, non è però condivisibile, a mio parere, la conclusione che Bonazzi ne trae, ovvero che ciò costituisca un indizio preciso che le fonti dell 'Anonimo risalgono alia Quarta Accademia, perché, come si è visto, l 'Anonimo d is t ingue gli Accademici dagli Efettici, di cui sembra conoscere le posizioni. Dal confronto con Lue. 148 acquisiamo semplicemente Ja conferma che gli Accademici che so-stengono un assenso moderato sono rappresentanti della Quarta Accademia, ma non necessariamente che siano costoro la fonte del-lAnonimo. Ma, secondo Bonazzi, l'ipotesi che la fonte del lAno-nimo sia la Quarta Accademia risulterebbe ulteriormente conferma-ta dal confronto con un altro passo degli Academica di Cicerone {acad. I 46) in cui si legge una celebre presa di posizione a sostegno dell'interpretazione scettica di Platone'^.

Ebbene, il problema dell'interpretazione scettica di Platone, ricollegandosi alla più vasta polemica intorno all'esistenza di una tradizione platonico-accademica, comporta anche una conseguente interpretazione della tesi dell 'unità della tradizione accademica. Se è vero infatti che la tesi dell 'unità della tradizione accademica è con-divisa da tutt i gli Accademici a partire da Arcesilao e a finire con Filone, la sua interpretazione non è però univoca. La tesi unitaria fu formulata per la pr ima volta da Arcesilao, ma fu reinterpretata da Filone alla luce di uno scetticismo mitigato, senza considerare che Filone mutò atteggiamento passando da una fase più rigoro-samente scettica a una più moderata. Lo stesso Bonazzi quando af-ferma che, «calato nelle discussioni del suo tempo, Arcesilao si ri-vela maggiormente interessato al lato socratico della filosofìa di Platone che all'unitarietà della tradizione», implicitamente ammet-te che la tesi dell 'unità deirAccademia non significa la stessa cosa

per Arcesilao e per Filone (p. 125). Di fondamentale importanza è dunque l'interpretazione scettica di Platone che emerge da Cicero-ne, acad. I 46 , che secondo Bonazzi, «non si riferisce immediatamen-te»^'^ (corsivo dell'A.) ad Arcesilao, «bensì alle polemiche sulla legit-timità e sull 'unitarietà della tradizione scettico-academica» (p. 126). Infatt i è possibile istituire un raffronto"* tra le argomenta-zioni a favore dello scetticismo di Platone nei Prolegomena e la de-scrizione dello scetticismo di Platone in acad. l 46 . Soltanto che nulla ci dice che acad. I 4 6 non si riferisca immediatamente aiìa posi-zione di Arcesilao, bensì a quella di Filone, anzi il contesto in cui la testimonianza è inserita non indica Filone, ma Arcesilao. Infat t i Ci-cerone, subi to dopo aver illustrato al par. 45 la posizione di Arcesi-lao, enuncia la tesi dell 'unitarietà dell'Accademia: Hanc hcademiam novum appellant, quae mihi vêtus videtur, si quidem Piatonern ex illa vetere numeramus ecc., quindi descrive lo scetticismo di Platone, e conclu-de concedendo che l'Accademia si denomini pure Accademia nuova, quae usque ad Carneadem perducta, qui quartus ab Arcesila fuit in eadem Arcesilae ratione permansit. La storia unitaria dello scetticismo del-l'Accademia parte da Arcesilao e dalla sua interpretazione di Platone per finire con Cameade, che si è tenuto fedele alla medesima posi-zione di Arcesilao! Nul la è detto di Filone. Se è vero che la difficoltà di at tr ibuire con precisione questa celebre presa di posizione sullo scetticismo di Platone è costituita negli Academica dall'intrecciar si della polemica tra Filone e Antioco con la ricostruzione della filoso-fia di Arcesilao e di Cameade, è anche vero che Cicerone dichiara esplicitamente nel Lucullus di attenersi alle posizioni di Arcesilao e di Cameade. Nel caso di acad. I 4 6 ciò è ulteriormente testimonia-to dal fatto che Cicerone estende soltanto a Cameade l ' inter-pretazione in chiave scettica di Platone originatasi con Arcesilao. Ma pur ammettendo per un momento che l'interpretazione di Fi-lone della storia dell'Accademia fosse identica a quella di Arcesilao,

iJÉTWOffZft iìiOjb stesso (di cui parlano iPw/e^ì^^ (/f/Vp· 107). Cfr. ibid.'. «Non è neppure azzardato immaginare che questo collegamento av-

venisse anche in relazione a Platone».

Questa precisazione è importante per la tesi di Bonazzi secondo cui Filone è la fonte scettica dell'Anonimo dei 'Prokgometìa.

Come giustamente fe Bonazzi, ivi, p. 130.

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dal confronto tra i Prolegomena e gli Academtca non avremmo acqui-sito che la testimonianza dell 'Anonimo dei ì'rolegomena dipenda dalla Quarta Accademia più di quan to non dipenda da Arcesilao. A questo punto diventa dir imente l'analisi della testimonianza del-l 'anonimo Commentario al Teeteto di Platone.

«A causa di simili affermazioni alcuni considerano Platone un Aca-demic©, in quan to non avrebbe manifestato alcuna dottr ina (Άκαδημαϊκόν τον Πλάτωνα ώς ούδέν δογματίζοντα), ebbene il di-scorso mostrerà sia che gli altri Accademici, eccettuati davvero po-chissimi, hanno professato dot t r ine , sia che c'è un'unica Accademia, per il fatto che anch'essi hanno le loro principali do t t r ine identiche A quelle di Platone» (col. LIV 38- LV 7).

L'affermazione che Platone è "Academico perché non dogma-tizza" pone l'accento sul fatto che Platone non afferma nulla dog-maticamente, sottolineandone l 'a t teggiamento scettico^^. A questa affermazione l 'Anonimo invece contrappone la cesi che Platone dogmatizza e che l'Accademia è una perché anche t u t t i gli altri Ac-cademici, eccettuati pochissimi, professano le stesse dot tr ine di Pla-tone, conferendo così al termine "Academico" un significato esatta-mente inverso a quello della fonte scettica. Si pone d u n q u e il problema di identificare chi siano questi non meglio precisati τίνες che hanno definito Platone accademico e se costoro si identifichino con i pochissimi Accademici che non hanno professato dottrine. Non vi è dubbio, come ritiene Bonazzi (p. 209), che il termine 'Ακαδημαϊκός sia usato dalla fonte dell 'Anonimo per indicare l'appartenenza all'Accademia scettica. Tuttavia è anche chiaro che il termine è usato in un'accezione ristretta, a indicare colui che non dogmatizza su nulla, come conferma anche la precisazione che "davve-ro solo altri pochissimi Accademici non hanno professato dot tr i -ne". Di fondamentale importanza è l'uso del verbo δογματίζειν che ricorre in altri luoghi del commentario in relazione a problemi ri-

fid greä e latini, ΠΙ, Firenze 1995, p. 539, che osserva che il termine è usato nello scesso significato di ANONYM, proleg. 10,4-6.

guardanti lo scetticismo. Se la fonte fosse accademica, essa dovrebbe essere d u n q u e posteriore a Clitomaco perché il suo l inguaggio ap-partiene a un periodo il cui terminus ante quem è Enesidemo, come indica non solo il verbo δογματίζειν, che ricorre nell'estratto di Ene-sidemo in Fozio'^ e che non è attestato prima dei dibattiti filosofici della -seconda metà del I secolo a.C.^"', ma anche l'uso di elementi ter-minologici inconsueti, quali καθοριστικώς, Ισοκρατεΐς, έξομαλίζειν, tipici del linguaggio di Enesidemo'®. Come ha rilevato Sedley, «l'Anonimo si oppone a qualcuno che ha cercato di d iminuire il baratro tra Platone e Pirrone, interpretando lo scambio di ba t tu te in Theaet. 151 E 2-5 come un segno dell'approvazione rivolta da Socrate a chi limiti le proprie asserzioni a enunciati su ciò che at-tualmente a lui φαίνεται — secondo un precetto tipico dei Pirronia-ni» (p. 545). L'Anonimo obietta che Socrate «non usa l'espressione nel senso pirroniano che non si deve asserire nulla in modo deter-minato (ού γαρ έκε ΐνό φηcπ.v τό Πυρρώνειον δτι ούδέν αν τις δογματίζοι), ma che a lui appare (αλλά φησιν φαίνεσθαι αϋτφ)»'^.

Per individuare la fonte è necessario d u n q u e stabilire se esista una corrente di filosofi accademici scettici a cui è possibile a t t r ibui -re il giudizio che "Platone è Academico perché non dogmatizza" con un l inguaggio fortemente connotato da un lessico neopirro-niano, È noto che nel II secolo d.C. un g ruppo di filosofi accade-mici, i cosiddetti νεώτεροι, il cui esponente principale è Favorino d'Arelate, tentarono di minimizzare le differenze tra lo scetticismo accademico e lo scetticismo pirroniano. D u n q u e , Bonazzi ipotizza (p. 166) che a costoro poteva convenire sia di definire Platone acca-demico sia di at t r ibuirgl i i tratt i del filosofo pirroniano^°.

CFR. P H O T . I^ZH cod . 2 1 2 p . 1 7 0 a l 7 ; c f r . F. DECLEVA CAIZZI , ?IM»2I·. Testimonian-

ze, Napoli 1981, p. 205; H. TKKBJJ^,TheDaìeoftheArmyTnom 'In Theaetetum', «Classica! QuaiterW, XXXIII (1983) pp. 169-70; D.N. SEDLEY, Commentarium cit., p. 539.

'^Cfe.iw.p. 545,

Cfr. coll. LXI 13 e 39-49. Sedley {ibid.) richiama il parallelismo tra ANONYM. comm. inPlat. Theaet. col ΐ·χΐ 13, 39-40 e Enesidemo in Phot .^Z^/ . 170 a 17; cfr. DiOG. LAERT. IX106.

^ Col. LXI 10-5. M. BONAZZI, Un dibattito tra Academici e Platonici àt., p. 64, conclude che «i so-

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'""Se--

4 2 4 AISTNA MARIA lOPPOLO IL DIBATTITO ANTICO SULLO SCETTiaSMO DI PLATONE 423

L'ipotesi sembra a prima vista allettante, ma a un esame più approfondito emergono alcune difficoltà^'. La prima è che non ri-sulta dalle testimonianze in nostro possesso che questa corrente ac-cademica abbia interpretato Platone in senso scettico. Galeno, in-fatti, che è la fonte principale di informazione su Favorino e gii Accademici νεώτεροι, e che ha dedicato un'intera opera, il De optima doctrina, alla confutazione delle loro posizioni, non fa alcun cenno a una interpretazione scettica di Platone. Sappiamo che Favorino si era occupato di Platone, come testimonia il titolo dell'opera perdu-ta Περί Πλάτωνος, di cui pu r t roppo non è possibile stabilire il con-tenuto^^. Anche le citazioni sparse tratte dai f rammenti superstiti , pur attestando u n interesse di Favorino per Platone, non permet-tono di giungere a conclusioni certe sulla sua interpretazione delia filosofia di Platone'^. È noto che Galeno considerava l ' importanza di

stenitori dell'interpretazione scettica di Platone presente nel commentario saranno da ricercarsi con maggiori probabilità tra quei filosofi più aperti a un confironto con lo scetti-cismo çirroniano, i νεώτεροι 'Ακαδημαϊκοί attaccati da Epitteto e da Galeno».

L'identificazione di Favorino coti la fonte scettica (per la cronologia di Favorino, cfr. A. BARIGAZZI, Favorino dArelate, introduzione, testo critico e commento, Firenze 1966, pp. 11-2) richiede che la datazione del commentario sia posta almeno nella prima metà del II secolo d.C. Questa datazione è stata contestata dagli ultimi editori del com-mentario, cfr. D.N. SEDLEY, Cornmentarium àt. In particolare ID., Plato's 'Auciontas' and the Rebirth of the Commentary 'Tradition, in Philosophia Togata II, ed. by J. BARNES-M. GRJFFIN, Oxford 1997, p. 118, ha ribadito, tra gli argomenti a favore di una datazione anticipata alla metà del I secolo aC., il forte interesse dell'Anonimo a riconquistare l'autorità di Pla-tone ai dogmatismo e a strapparlo allo scetticismo, interesse che non è proprio del platoni-smo successivo: «He is stili acutely conscious of the preceding tradition of Academic scepticism, and fights hard to recapture the authority of Plato from the sceptical camp, which had either appropriated or suppressed it. Qintrastingly, there are few signs of this concern among subsequent Platonists».

^ Tra le opere di Favorino, oltre al Περί Πλάτωνος, tramandato dalla Suda, un rifè-rimeno implicito a Platone si potrebbe ricavare dal titolo di un'altra opera Περι Ιδεών. Α. BARIGAZZI, Favorino dt., pp. 170-1, avanza l'ipotesi che il titolo Περι Πλάτωνος, non sia completo, ma che, in analogia con alcuni titoli di altre opere di Favorino, potrebbe essere caduta la seconda parte, ή περί ιδεών, che invece è stata conservata come titolo di un'opera a sé stante da Frinico. Se così fosse, Barigazzi ipotizza che Favorino potrebbe ri-volgere da un punto di vista scettico la critica alla dottrina platonica delle idee {contra M. hO^lAJJJ, Acadmiä e Platoniä ät.,^. 167 nota 78, il quale osserva giustamente che que-sta ipotesi rimane tutta da dimostrare).

^ Per questa ragione è improbabile che quando Favorino nel De optima doctrina ne-

Platone in campo filosofico pari a quella di Ippocrate in campo medico, facendo di en t rambi le sue massime autorità. Se d u n q u e fosse Favorino a definire Platone 'Ακαδημαϊκός, non sarebbe illegit-timo aspettarsi che egli si fosse pronunciato a favore dello scettici-smo di Platone, almeno in una delle opere di argomento scettico, ci-tate da Galeno, come il Πλούταρχος ή περί της 'Ακαδημαϊκής διαθέσεως, e che quindi Galeno avesse discusso e attaccato questa in-terpretazione^'^. Né per giustificare il silenzio su Platone si può invo-care il pretesto che Galeno ignorasse le posizioni filosofiche espresse da Favorino, perché il De optima doctrina, attesta una conoscenza piut tosto approfondita delle opere di contenuto scettico e il Προτρεπτικός έπ ' ίατρικήν, in cui Galeno utilizza alcuni passaggi dell'opera Περί τύχης^"'', testimonia la sua familiarità con gli scritti di Favorino in generale. Ma ancora più significativo è il fat to che, proprio alla fine del De optima doctrina, Galeno introduce il parere di Platone, sua massima autorità, sulla funzione del maestro: la funzione del maestro è quella di colui che, avendo visto pr ima chia-ramente l'intelligibile, deve guidare colui che è più debole di intel-

ga la possibilità di comprendere l'evidenza dell'oggetto sensibile più evidente di tutti, il sole, si riferisca al Teeteto, come ritiene M. BONAZZI, Un dibattito tra Acadmici e Platonici «ν.,ρ. 67 (il quale richiama a tal proposito GAL. iào/Ji doctr. l , p . 179,7-8 Barigazzi). Più veiosimile è l'ipotesi che egU si riferisca a Cameade (di cui Favorino è accusato di essere discepolo, cfr. ivi, pp. 181,2 ,18-182,2 ,5 Barigazzi), il quale è attaccato a sua volta da Galeno per aver negato «la cosa più evidente di tutte, che due grandezze uguali ad una terza sono anche uguali fira loro»; c£r. ivi, p. 181,2,11-6, e A.M. lOP^OLO, G li Accademici νεώτεροι nel secondo seœlo dC., •i<Méthexis»,XV(2002)pp. 45-70. Né l'interesse di Favori-no per i problemi relativi alla teoria del dialogo, 0 le sue ricerche su Protagora (cfi:. M. ΒΟΝΛΤΖΙ, Academici e Platonid dt., p. 168) costituiscono un indizio che egli si fosse pro-nunciato pro ο contro lo scetticismo di Platone.

Per la considerazione privilegiata che Galeno ha riservato a Platone, cfr. M FREDE, On Galen's Epistemology, in V. NUTTON, Galen: Probkms ami Prospects, London 1981, p. 70; PH. DE LACY, Galen's Platonism, «American journal of Philosophy», x a i l (1972) p. 29, il quale rileva come per G^eno il rapporto con Platone non fosse mediato attraverso i Platonici e cita a tal proposito un passo tratto da De anatomids admistrationikis VI 13 ,11 p. 581 K., in cui egli si accomuna a Platone per autorità e poiché entrambi mi-rano a r^giungere il massimo delie proprie capacità

^ Cfi:. Galien. Exhortation à l'étude de la médecine. Art médicale, texte établi et traduit par V. BOUDON, Paris 2000, pp. 12-4 e nota 20, la quale osserva che G^eno si ispira a passaggi dell'opera di Favorino, interpretandoli in senso opposto.

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4 2 6 ANNA MARIA lOPPOLO

letto verso la sua visione^^ II suo silenzio su un eventuale giudizio di Favorino su Piatone in questo caso non può essere sottovalutato.

La seconda difficoltà è che i sostenitori dello scetticismo di Platone «appiattiscono» senza esitazione il personaggio di Socrate su Platone, perché «a parlare nel Teeteto è Socrate»^^. Questo "ap-piatt imento" è in contrasto con la tradizione accademica che di-s t ingue nettamente Socrate da Platone a partire da Arcesilao^® fino a giungere allo stesso Favorino. La testimonianza di Plutarco nel-VAdversus Colotem attesta che Arcesilao, distingueva il Socrate stori-co da Platone, pu r ponendo una stretta continuità di pensiero tra i due filosofi. La stessa conclusione si ricava da Cic. de orat. III 61, secondo cui lo scetticismo di Arcesilao deriva ex variis Platonis libris sermonibusque Socraticis. L'espressione ex variis Platonis libris sermoni-busque Socraticis ponendo una distinzione tra i dialoghi di Platone e i λόγοι σωκρατικοί implica con ciò stesso una distinzione tra il So-crate personaggio dei dialoghi di Platone e il Socrate storico^®. In effetti non si deve confondere la stretta continuità fì.losofica che Ar-cesilao poneva tra Socrate e Platone con l 'appiatt imento di Socrate su Platone, operato dalla tradizione pirroniana, per la quale Socrate è semplicemente il portavoce di Platone, ruolo ben esemplificato da Socrate nella discussione sullo scetticismo di Platone negli Schizzi pirroniani di Sesto, di cui si parlerà tra breve.

De opt. char. 5, M. BONAZZI, Un dibattito tra Academici e Platonici cit., p. 66 nota. 102, rinvia, su

questo argomento, ad ANONYM, comm. in Theaet. col. LIV 3842; cfr. anche D.N. SEDLEY, Commentarum cit., p. 539.

^ Cfr. A.M. IOPPOLO, Socrate nelle tradizioni scettiœ-accackmica e pirroniana in G. GIANNANTONI-M. GIGANTE et al. (a cura di), La tradizione socratica. Seminario di Studi, Napoli 1995,pp. 89-123.

^ Il passo del De oratore non dimostra, come afferma M. BONAZZI, Acadmici e Pla-tonici cit., p. 167, che «lo scetticismo di Socrate è dedotto proprio dai dialoghi del suo più grande allievo», e che l'interesse «per il Socrate dei dialoghi, considerato il solo testimone attendibile del Socrate storico, non è né casuale né marginale, ma riflette alcune caratteri-sciche salienti dei contesa) filosofico della prima età ellenistica» {ivi, p. 12 3). A sostegno di questa tesi Bonazzi osserva {ibid nota 83) che tutta la sezione di de orat. ILI 59-68 sotto-linea la centralità di Socrateprinceps dei filosofi (III 59) da cui tutti pretendono di discen-dere (III 61 ). Ma proprio la sua "centralità" rende ancora più improbabile che il Socrate di cui si parla nel De oratore sia il Socrate platonico!

IL DIBATTITO ANTIOD SULLO SCKTTiaSMO DI PLATONE 4 2 7

Favorino dist ingue Socrate da Platone, mostrandosi anche in questo un seguace dello scetticismo accademico. Il mero esame dei titoli di alcune sue opere, rivela che egli concedeva un'autonomia filosofica a Socrate rispetto a Platone, come risulta anche dalle nu-merose citazioni di Socrate che si rinvengono nei frammenti super-stiti delle sue opere. Egli aveva scritto un'opera, che non ci è per-venuta, dal titolo Περί Σωκράτους καΙ καχ'αύτόν ερωτικής τέχνης^°. Lo scritto polemico di Galeno Contro l'opera di Favorino su Socrate (Προς Φαβωρίνον κατά Σωκράτους), di cui p u r t r o p p o è rimasto sol-tanto il titolo, potrebbe avvalorare l'ipotesi che Favorino volesse ri-condurre la sua posizione filosofica a Socrate p iu t tos to che a Plato-ne^'. Se così fosse, si spiegherebbe il carattere polemico dell'opera di Galeno, il quale doveva attaccare l ' immagine del Socrate aporetico che l'Accademia scettica da Arcesilao in poi aveva delineato e che Favorino doveva aver caldeggiato^^. L'ipotesi che Favorino facesse discendere il suo scetticismo da Socrate è avvalorata dal fat to che anche Plutarco^^, maestro di Favorino, difendendo neìVAdversus Co-lotem Socrate dagli attacchi di Colore, delinea, accanto a un Socrate, fautore di un dualismo fra il mondo sensibile e quello intelligibile,

J . OPSOMER, InSeanh of the Truth. Academic Tendencies in Middle Platonism, Brüssel 1998, p. 236 nota 92, ipotizza che il contenuto di quest'opera sia affine alla prima Quaestio platonica di Plutarco, in cui elementi aporerici e zetetici sono fusi in modo armo-nico con Ι'ερίΰτνκή τέχνη di Socrate.

^ ' È significativo che Galeno non polemizzi invece contro l'opera Περι Πλάτωνος. J. OPSOMER, ivi, p. 236, sottolinea, come l'attacco di Galeno, combinato contro Socrate e Favorino, «allows us to conclude that Favorinus, in good Academic tradition and like Plutarch, has associated his philosophy with the name of Socrates».

^^CFR. A. BARIGAZZI, Favorino dt.178, Inoltre bisogna tener presente che Favo-rino cita molte volte Socrate nelle sue opere, dai. Cmmentari alla Storia varia, dal De exilio alla Corinthiaca, ponendosi in alcuni casi come l'unica fonte di alcune notizie biografiche su di lui (cfir. DIOG. LAERT. Π 38 = fr. 63 Barigazzi), e nello scesso tempo mantenendo un atteggiamento di grande considerazione e stima nei suoi confronti, cfr. A. BARIGAZZI, Favorino cit., p. 76. Anche AUL. GELL. Π1,3: cum Favorinus de fortitudine eius viri {seil. Socra^ tis) ut pleraque disserens attigisset..., lascia intendere che Favorino ne doveva parlare spesso.

^ Per le differenze tra la posizione filosofica di Plutarco e quella di Favorino, cfr. A.M. IOPPOLO, Gli Accademici νεώτεροι cit.

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un' immagine di Socrate molto vicina alle posizioni di Arcesilao, in accordo alla tradizione interpretativa dell'Accademia scettica^^

3. A questo p u n t o credo che sia opportuno considerare l'ipotesi che la fonte dell 'Anonimo possa essere proprio Enesidemo. Bonazzi obietta che il l inguaggio utilizzato dalia fonte scettica non è proprio dell'età ellenistica, come indica l'uso di Πλατωνικός, 'Ακαδημαϊκός, che non sono attestati in un significato tecnico prima del Π secolo d.C. Ma anche se l'uso tecnico di Πλατωνικός compare nel lessico filosofico p iù tardi, il termine ricorre nelle fonti anche prima del Π secolo d.C. a designare genericamente i seguaci di Platone^^. Ciò dipende dal fa t to che esisteva una vera difficoltà a distinguere con chiarezza tra i Platonici e gH Academici dal mo-mento che entrambi non avevano un at teggiamento univoco nei confronti dell'Accademia scettica^^. Un caso esemplare è costituito

Cfr. PLUTARCH, adv. Col. 1117 F-1118 B. Fermo restando che Plutarco, quando parla in prima persona, fornisce un ' immagine di Socrate più consona alla sua interpreta-zione del platonismo, egli non contesta tuttavia come priva di fondamento l'analogia, istituita da Colote, tra la posizione di Socrate e quella di Arcesilao, ma si muove sullo stes-so terreno di Oslote, perché evidentemente anche la fonte accademica autorizzava quell'analogia; cfr. A.M. LOPPOLO, La posizione di Plutarco nei œnfmiti dello scetticismo, in I. GALLO (a cura di), La hihlioteca di Plutarœ, Atti del EX Congresso Plutarcheo, Napoli 2004, pp. 289-310. Anche J. ^KS:m^,Soa-atic Scepticism inPlutaré's 'Adversus Colotem', «Elenchce», XXIII (2002) p. 354, rileva la presen2a riùYAdvmm Colotem di due tradizio-ni di interpretazione socratica: «One views Socrates through Arcesilaan eyes as someone unsure of the truth of each sense-impression and therefore prepared to suspend judge-ment in the absence of certainty. A second sees Soaates' scepticism as the result of what we may call a Platonising view of the overall metaphysical status of the sensible world itself». Cfr. anche J . OPSOMER, In Searò of the Truth at., p. 236.

^^ Il termine Platonicus, inteso nel senso di discendente di Platone è utilizzato da ClC. de fiat. deor. I 72-3; deoff.\2.ln ogni caso, a mio parere, non è possibile stabilire la datazione dell'Anonimo in base all'uso dei termini "Platonico" e "Academico", ma, soltanto dopo aver stabilito la datazione dell'Anonimo sulla base di elementi contenutisrici e lessicali probanti, si può inferire se egli utilizzasse questi termini in senso tecnico.

^^ Cfr. J. GLUCKER, Antioòus and the Late Academy, Göttingen 1978, p. 207; M. FB£DE,Nmmiiis, in ANRW, II 36, 2 (1987) p. 1040. H. DÖRRIE, Der Piatonismus in der Antike, Bd. V.Diegeschichtlichen Wun:elndes PL·tonisnm,Stattg'm-'S>ΆάC•annsta.tt 1987,p. 4, afferma che nel I secolo aC. nasce al d i fuori dell'Accademia "un nuovo inizio" del platonismo che comporta anche l'adozione di una nuova denominazione. Πλατωνικός, per designarne i rappresentanti.

da Plutarco^^, il quale p i ù volte sottolinea di aver ricevuto la sua educazione nell'Accademia, tanto da reputarsi legi t t imamente erede di Platone e seguace dell'Accademia^^. Quanto all'uso di accademico nel senso di scettico esso è frequente negli Academica di Cicerone e non ci sono ragioni valide per ipotizzare che Enesidemo, sia che fosse ο che non fosse stato membro dell'Accademia scettica, non se ne potesse ο volesse servire^^.

Ma a favore della tesi che la fonte del giudizio sullo scettici-smo di Platone sia accademica è stato addotto l'uso in un senso de-bole del verbo φαίνεται (verbo di capitale importanza per la gnoseo-

Cfr. P I . DOMINI, Plutarco, Armmio e lAaidmia, in F.E. BRENK-I GALLO (a cura di), Miscellanea Plutanhea, Atti del Î Convegno di Studi su Plutarco (Roma 23 novembre 1985), Ferrara 1986, p. 103; ID., L'eredità academica e i fondamenti ddplatonismo in Plutarœ, in ΕΝΩΣΙΣΚΑΙ ΦΙΛΙΑ. Onim: e amicizia, Omaggio a F, Romano, Catania 2002, p. 249.

Cfr. PLUTARCH, adv. Col. 1107 F, Plutarco aveva un circOio di amici che si con-sideravano accademici e platonici allo scesso tempo. E molto probabile, come è stato ipo-tizzato da P.L. D0NE>ìI, Plutarco, Ammonio e l'Academia cit., pp. 97-110, che anche la scuo-la del platonico Ammonio, maestro di Plutarco, fosse chiamata Accademia. Cfr. D. BABUT, DU scepticisme au dépassement de L· raison, in Parerga. Choix d articles de Daniel Bahut (1974-1994), Lyon 1994,pp. 549-81; cfr. anche J. OPSOMER,/« W c è of the Truth cit., p. 20 e sgg., che si mostra critico verso la tesi troppo estremista della completa estinzione della filosofia della Nuova Accademia. Il fetto poi che non ricorra in Plutarco l'uso del termine Πλατωνικός non ha u n valore decisivo per escludere che egli si sia servito di questo termine: il catalogo di Lampria ci ha conservato almeno 8 titoli di opere in cui Plutarco svolgeva esplicitamente il tema delio scetticismo e il problema dell 'unità della tradizione platonica. Il naufragio di queste opere, in cui egli avrebbe ponito ragio-nevolmente utilizzare il termine Πλατωνικός, non ci permette quindi di avere un quadro esaustivo né del suo atteggiamento nei confronti dello scetticismo accademico, né dei suoi usi linguistici.

^^ N o n credo si possa dedurre che Enesidemo non si sia servito del termine 'Ακαδημαϊκός, perché nell'estratto di Fozio ricorre la perifrasi ol άπό ττίς 'Ακαδημίας e soltanto quando Fozio riassume con parole proprie ricorre il termine 'Ακαδημαϊκός (cfr. F. DECLEVA CA1Z7.I, Sesto e gli Scettici, in Sesto Empirico e il pensiero antico, «Elenchos», XIII (1992) p. 285 nota 13, e M. BONA7Zî, Un dibattito tra Accademici e Platonici cit.), dal mo-mento che il termine 'Ακαδημαϊκός, ricorre con il significato di scettico già in Cicerone, cÌr.Luc. 12 ,17 ,29 ,70 . Inoltre nei paragrafi dedicati da Sesto in/^ti^A hyp. lalle differenze tra la filosofìa pirronìana e le παρακείμεναι φιλ0C50φlαι (che con molta probabilità han-no come fonte Enesidemo, cfr. A.M. lOPPOLO, Sesto Empirico e lAccademia scettica, in Sesto Empirico cit., «Elenchos», XIII (1992) pp. 169-99), si incontra una presenza molto con-centrata, rispetto all'intera opera di Sesto, dell'aggettivo 'Ακαδημαϊκός, nel senso di appar-tenente all 'Accademia scettica; cfr. F. DECLEVA CAIZZI, Sesto cit., nota 12.

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logia pirroniana), per esprimere p iu t tos to una cautela filosofica, nel senso di «una fiduciosa asserzione di una credenza», in modo da mantenere un'adeguata distinzione tra il platonismo e il pirroni-smo suo rivale. Il verbo φαίνεται potrebbe essere stato usato da fi-losofi accademici impegnati a dimostrare «che nei dialoghi di Pla-tone non mancano inviti alla cautela ed espressioni di dubbio», e non nel senso di «un attestazione del fenomenismo enesidemeo»'^.

Pur ammesso che questa sia un'interpretazione corretta del φαίνεται, essa non ha una rilevanza decisiva per l'identificazione della fonte, perché bisognerebbe dimostrare che i fautori dello scet-ticismo di Platone, se fossero Pirroniani, vorrebbero fare di Platone un pirroniano. In altri termini, l'equivoco sorge perché si assume, che la fonte scettica, se fosse pirroniana, non potrebbe, né vorreb-be, operare l'equazione accademico =scettico, perché tale qualifica spetta solo ai Pirroniani. Ha ragione Bonazzi che la tesi che Platone è accademico perché «non dogmatizza viene esplicitamente ricon-dotta nell'alveo deirAcademia»''^ E infatti gli avversari dell'Ano-nimo non vogliono fare di Platone un pirroniano, ma anzi, come recita la lettera del testo, in tendono distinguerlo dal pirronismo affermando appun to che è accademico"*^! La connotazione di acca-demico, come ha intui to Tarrant, anziché sottolineare il pirroni-smo di Platone ne afferma la differenza. La precisazione infatti che lo scetticismo di Platone è di matrice accademica potrebbe apparte-nere a qualcuno interessato a evidenziare le differenze tra le due cor-renti dello scetticismo'^, e che si ponga da un pun to di vista ester-

D.N. SEDLEY, Commentarium cit., p . 546.

"" Così ίηΐ€φΓβϋα M. BONA7ZI, Acadmici e Platoniä cit., p. 147, sulla scorta di Sedley, che si mostra più dubbioso.

^^ Questo aspetto è sottolineato da H . TAKRANT, The Criterion "By the Agency of Whiò": Anon, in Theaet. Fr. D, in Papiri filosofici cit.^ p. 91: «Anon, knows the thesis chat some make Plato 'Academic' on the grounds that he dogmarically affirms noch-ing (54, 38-43), but the very precision of this cerm suggests chat this view denied that he was 'Pyrrhonist'».

CFR. ID., Scφticism or Platonism? cit., p. 73, Ϋ quale osserva che se i fautori dello scetticismo di Platone fossero Accademici, ci si aspetterebbe che l'Anonimo li includesse ffa quei pochissimi Accademici che non hanno professato dottrine.

no all'Accademia''^. Ma se è così, quest'affermazione non è compa-tibile con l'ipotesi che la fonte sia Favorino, perché Favorino non aveva alcun interesse a sottolineare le differenze tra lo scetticismo pirroniano e quello accademico, ma semmai ad annullarle'*^. È signi-ficativo che egli non solo accomuni gli Accademici e i Pirroniani, de-nominandoli con gli stessi titoli σκεπτικοί, έφεκτικοί, άπορητικοί, ma attribuisca il titolo di οτκεπτικοί anche agli Accademici'*^, in contrap-posizione all'uso pirroniano, proprio di Sesto, che riserva quel t i to-lo soltanto ai Pirroniani.

Se d u n q u e si esclude Favorino come fonte dell 'Anonimo commentatore del Teeteto, l'uso di un l inguaggio così fortemente connotato dal neopirronismo impedisce certamente di identificare la fonte in un rappresentante della filosofìa della Quarta Accademia. Del resto scrive lo stesso Bonazzi, che «in generale, l ' immagine di Platone che si delinea sembra caratterizzarsi per uno scetticismo ra-dicale, anche se, ad una lettura at tenta, non mancano perplessità sull 'attendibilità e sulla coerenza di una simile ricostruzione» (p. 63)· Restano due possibili alternative, ο identificare i fautori dello scetticismo di Platone in imprecisati seguaci dello scetticismo acca-demico'*^, a t t r ibuendo il giudizio su Platone a quei "davvero po-chissimi Accademici" di cui parla l 'Anonimo commentario del Tee-teto, oppure prendere in considerazione l'ipotesi che la fonte scettica

'*'* Mi sembra meno probabile invece l'ipotesi di H. TARRANT, ivi, p. 72, che "Aca-demico" fosse impiegato in un certo periodo per definire lo scetticismo di Platone, dal mo-mento che, per quanto io ne sappia, non esiscono altre attestazioni di questo uso.

Cfr. AUL. GELL. wet. att. XI 5, 6 = FR. 26 Barigazzi; Vetus autem quaestio et a multis scriptoribus tractata, an quid et quantum Pyrrhnios et Academicos philosophas intersit. Utrique enhn σχεπτικοί, εφεκτικοί, άπορητικοί

^ Barigazzi legge άπορρητικοί, ma a fevore di άπορητικοί, cfr, pyrrh. hyp. I 7. Sull'uso del termine σκεπτικός cfr. G. STRIKER, Sceptical Strategies, in M SCHOFIELD-M. BuiliTYEAT-J. BARNES (eds), Ooubt and Dogmatism: Studies in Hellenistic Epistemology, Ox-ford 1980, p. 54 nota i .

M. BONAZZI, Acadmid e Platonici cit., p. 153, afferma: «Dietro all'anonimo commentario non si cela Enesidemo, ma, al più, degli Academici accenci alle sue inno-vazioni filosofiche». Non risulta cutcavia che ci siano stati Accademici che abbiano la-sciato tracce filosofiche significative oltre agli Accademici νεώτεροι il cui esponente principale è Favorino. Ma, come si è cercato di dimostrare, non abbiamo alcun indizio che costoro interpretassero Piatone in chiave scettica.

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4 3 2 AISTNA MARIA lOPPOLO

sia Enesidemo. A rendere plausibile questa seconda ipotesi c'è la te-

stimonianza di Sesto Empirico che in pyrrh. hyp. I conferma che Ene-

sidemo intervenne nel dibattito sulla legittimità di includere Plato-

ne nello scetticismo:

«Della questione se egli {sdì. Platone) sia "puramente scettico" (είλικρινώς σκεπτικός) tratt iamo piìi estesamente nei Commentarti (πλατύτερον μεν έν τοις ύπoμvήμαcnv), mentre adesso in una esposi-zione sommaria, diciamo*^' (νυν δε ώς έν ύποτυπώσει λέγομεν) [ . . . ] ed Enesidemo — soprat tuîro costoro furono infarti sostenitori di questa posizione (ταύτης προέστησαν της στάσεως)^° - che quando Platone fa affermazioni (όταν ó Πλάτων άποφαίνηται) intorno alle idee ο alla esistenza della provvidenza ο intorno al fat to che una vita virtuosa è preferibile a una vita accompagnata dal vizio, se assente a queste cose come se esistessero, dogmatizza (εϊτε ώςύπάρχουσι τούτοις συγκατατίθεται, δογματίζει), se aderisce a esse come più probabili (είτε ώς πιθανοτέροις προστίθεται), poiché preferisce una cosa ad un'altra in base a credenza ο a mancanza di credenza (έπει προκρίνει τι κατά πίστιν καΐ άπιστίαν) si allontana dal carattere scettico (έκπέφευγε τον <τκεπτικόν χαρακτήρα)»^'.

Il testo è corrotto e non è dato sapere se i due filosofi citati da

Sesto, di cui soltanto il nome di Enesidemo è conservato^^, soste-

L'uso del presente fa pensai-e che si tratti di u n lavoro la a i i stesura è contempo-ranea oppure molto prossima a pyrrh. hyp.·, cfr. F. DECLEVA CAIZZI; Aenesidemis atid the Acackmy, «Classical Quarterly», XLII (1992) ρ. 186 nota 42; Annas e Barnes {Sextus Em-piricus. Outlines of Scepticism, translated by J . ANNAS-J. BARNES, Cambridge 1994, p. 4 8 nota 241) ritengono che i Commentari a cui qui Sesto allude «are the work of which M VII-XI is the torso».

διαλαμβάνομεν i codici; λέγομεν Bekker. Si è discusso sul significato del termine crracaç, ma il senso è quello di posizione

filosofica; cfr. J, MANSÎELO,Aenesiàmus and the Academics, in L. AYHES (ed.), The Passionate Intdlect, New Brunswick-London 1995, p. 241.

Λ ?ynh. hyp. 1222. ^ Quanto al nome tramandato accanto a quello di Enesidemo, la maggior parte

degli interpreti ritiene che sotto la corruzione κατατιερμηδοτον si possa leggere Menodo-to; œntra Κ. DEICHGIIABER, Die griechische Empirikerschule. Sammlung der Fra^nenteundDar-stellung der Lére, vermehrter Neudmck Berlin-Zürich (Berlin 1930), p. 266 nota 2, se-gui to ora anche da L. PERIIII, Menodoto di Nicomedia. Contributo a una storia galeniana della mediana empirica, München-Leipzig 2004, pp. 106-7, il quale ipotizza inoltre che la la-cuna potrebbe essere p iù ampia, «di u n rigo a fine pagina» ο anche più. Recente-

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nessero ο negassero lo scetticismo di Platone. Infatti potendo la preposizione κατά reggere tanto il genitivo quan to l'accusativo, gli emendamenti proposti hanno presentato due soluzioni opposte egualmente plausibili su un piano testuale: κατά <τών> περί Μηνόδοτον και Alvηcήδημov, "contro l'opinione di Menodoto e di Enesidemo", oppure κατά <τούς> περί Μηνόδοτον και Aίvηcπ.δημov, "secondo l'opinione di Menodoto e di Enesidemo", Recentemente le possibilità di emendazione del testo si sono arricchite della correzio-ne suggerita da Emidio Spinelli, καθάπερ <ol περΙ> Μηνόδοτον καΐ Αίνησίδημον, "come Menodoto ed Enesidemo", che da un p u n t o di vista paleografico è migliore rispetto a κατά <τούς>^^, ma che sul piano interpretativo si colloca accanto a coloro che emendano il te-sto in κατά τους. Poiché tuttavia non c'è certezza che il testo fosse così costituito"'^, qualsiasi tentativo di soluzione non può che di-

mente J. BRUNSCHWIG, Hérodote deTarse, in R. GOULET (éd.), Dictionnaire des Philosophes Antiques, Suppl., Paris 2003, p. 106, ha indicato la possibilità di un'altra correzione; κατά <τών> TCpi Ήρόδοτον και Αίνησίδημον, che fino ad oggi, per quanto io ne sappia, non è srata proposta da altri. Anche Pappenheim, e Deichgräber, avevano suggerito la possibili-tà di leggere il nome di Erodoto, e correggevano κατά Ήρόδοτον. Ma la correzione Ήρόδοτον è giustificata più dal fatto che Erodoto è stato maestro di Sesto che da u n punto di vista paleografico in quanto anche la versione latina di Τ secundum permindotum fornisce maggiori credenziali alla correzione Μηνόδοτον: cfr, E. SPINELLI, Sextus Empiricus, the Neighbouring Philosophies and the Sceptical Tradition, in J. SiHVOLA (ed.), Ancient Scepticism and the Sceptical Tradition, Helsinki 2000, p. 38. J . DttXON, ree. ad A. BRANCACa (a cura di), Antichi e moderni mila filosofìa di età imperiale, Napoli 2001, «Btyn Mawr Classical Review», 2004. 08.19, a proposito del contributo di L. PERJLLI, Menodoto di Nicomedia e i principi della mediana empirica, pp. 267-97, rileva che in pyrrh. hyp. 1222 «a proper name is needed, to go wi th Aenesidemus; Menodotus is known to have written a large work on empiricism; and this passage would place h im among those, such as Aenesidemus, who claimed Plato as a sceptic, which would serve to annoy Galen»; L. FERILLI, ribadisce lo stesso punto di vista anche in Menodoto diNicomedia. Contributo cit., pp. 105-24; su cui contra ree. di G. DYE, «Bryn Mawr Classical Review», 2004.12.20.

Per l'analisi delle posizioni relative alle varie proposte di emendamento, cfir. E. %V^ìmil,Sexius Empiricus cit.,37-9.

Gli argomenti relativi all 'aja/ scribendi di Sesto non hanno un valore conclusivo, perché se è veto che la formula κατά τους + nome proprio compare in ΛΪ Ζ/. math. VII 173 e 176, mentre κατά των + nome proprio è un hapax, come rileva Spinelli (con il quale con-corda M, BONAZZI, Academici e Platonici cit., pp. 15 3-4), non si può escludere la presenza di questa formula in qualche altro luogo del corpus sestano, che non possediamo intera-mente, Qualora il senso del passo poi deponesse a favore della tesi che Enesidemo si schie-

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pendere dal significato del contesto in cui il passo è inserito^^ Esso dipende dunque da una analisi della s t ru t tura logica e filosofica dell'intero argomento che si estende fino al par. 225 .

Sesto dichiara di aver discusso diffusamente nei Commentari della questione se Platone sia ε ίλικρινώς σκεπτικός, e di riassumere qui le argomentazioni di cui plausibi lmente egH si era già servito in quell'opera. Ebbene, come ha notato Carlos Lévy^, la logica in-terna del passo vorrebbe che se Enesidemo e Menodoto fossero le autorità a cui Sesto si appoggia, egli li nominasse quando si riferi-sce ai Commentari, in cui ha t ra t ta to più diffusamente Ìl problema dello scetticismo di Piatone, e non quando si riferisce alla sua espo-sizione sommaria, ovvero dopo la clausola restrittiva (ώς έν ύποτυπώσει). Questa ipotesi, a mio parere, è rafforzata dall'uso dell'espressione ταύτης στάσεως, che rinvia nel suo significato più immediato alla tesi di coloro che ritengono Platone "puramente scettico", poiché normalmente il dimostrativo οΰτος si riferisce a ciò che precede. Se ci attenessimo d u n q u e alla ricostruzione logica più diretta del paragrafo 222, dovremmo ammettere che Sesto in-dicherebbe in Enesidemo e Menodoto coloro che hanno sostenuto la tesi che Platone è είλικρινώς σκεπτικός. Poiché, tuttavia, l'esame delia s t rut tura logica del passo non è sufficiente di per sé a stabilire la posizione dei sostenitori dello scetticismo di Platone, è necessario procedere all'analisi filosofica.

Bonazzi ritiene che «l'ipotesi di un accordo tra Enesiderrio e Sesto funziona anche da un p u n t o di vista filosofico», poiché in-quadra la polemica contro l'eventualità dello scetticismo di Platone nel contesto p iù ampio della polemica contro l'Accademia scettica

rava contro l'interpreta2!one scettica di Platone, la proposta di correzione di Spinelli, in quanto conrisponde all'«/«; smbendi di Sesto ed è anche più soddisfacente da un punto di vi5ta paleografico (ctì:. E. SPINELLI, Sixtus Empiricus cit., p. 39), deve essere, a mio parere, preferita alla fiarmula κατά τους + nome proprio.

Cfr. W. GÖRLER, Älterer Pyrrhmismus, in Gnmdriss der Geschichte der Philosophie, Basel 1994, p. 840; P. WOODRUFF, Aporetic Pyrrhonism, «Oxford Studies in Ancient Philo-sophy»,VI (1988)p. 167.

Cfr. C, LÉVY, PyrrhonfEnmdme et Sextus Empiricus, in A. BRANCACCI (a cura di), Αηΰώι e moderni dt.,τρ. 312.

IL DIBATTITO ANTICO SULLO SCETTiaSMO DI PLATONE 423

(p. 154). A favore di questa interpretazione c'è il fatto che Sesto confuta la tesi dello scetticismo di Platone con un'argomentazione di cui si era servito lo stesso Enesidemo contro i Filoniani, nel-l'estratto di Fozio^^. Un fat to è certo: per Sesto la filosofìa di Plato-ne, comunque la si interpret i , non può essere considerata affine allo scetticismo, in quanto si colloca ο all'interno del vero e propr io dogmatismo, oppure all 'interno del probabilismo, che agli occhi di Sesto è un'altra versione del dogmatismo, e quindi si muove ineso-rabilmente all'interno del δογματίζειν. Sesto attacca infatti la tesi dei sostenitori dello scetticismo di Platone con questi argomenti : se Platone assente a tu t to ciò che egli ha affermato intorno alle Idee e ad altre dot tr ine come se fossero una realtà, dogmatizza (δογματίζει), ma «se vi assente come a cose più probabili (πι θ ανώτεροι ς), poiché preferisce (προκρίνει) una cosa a un'altra, rispetto alla credibilità ο alla mancaiiza di credibilità (κατά πίστιν ή άπιστίαν), si allontana dai carattere scettico». Il problema è di stabilire se questa sia l'ar-gomentazione con cui Enesidemo e Menodoto confutano lo scettici-smo di Platone, ο se, invece, questa sia l'argomentazione che Sesto oppone alia loro tesi. A tal fine è necessario seguire lo svi luppo dell'intera argomentazione che si conclude al par. 225 .

Al par. 221 Sesto introduce la discussione sull'affinità della fi-losofìa di Piatone con lo scetticismo, mostrando che su questo problema c'è un ampio dissenso. Infatt i alcuni hanno descritto Pla-tone come dogmatico, altri come aporetico (άπορητικός), altri come in parte aporetico e in parte dogmatico^^

«E invero nei dialoghi a scopo di esercitazione (έν μεν τοίς γυμναστικοΐς λόγοις) quando presenta Socrate mentre scherza con alcuni (ετι παίζων πρός τινας) ο combatte contro i Sofisti (ή άγωνιζόμενος πρός σοφιστάς) dicono che egli ha un carattere eserci-tatorio e aporetico (γυμναστικόν τε καΐ άπορητικόν), mentre un ca-rattere dogmatico quando fa affermazioni parlando seriamente ο per bocca di Socrate, ο di Timeo, ο di taluni altri».

" Cfr. PHOT. hihl. 170 a 17-21, di cui si ttaaeràpiù avanci. Cfr. DiOG. LAERT. m 51 : πολλή στάσις έστι και οΐ μέν φασιν αύτό δογματικόν,

οι δ' ού.

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4 3 6 ANNA MARIA lOPPOLO 426 IL DIBATTITO A N T I O D SULLO SCKTTiaSMO DI PLATONE 4 3 7

Al par. 222 , Sesto dichiara esplicitamente di non voler discu-tere l'interpretazione di coloro che attribuiscono un carattere misto alla filosofia di Platone:

«In merito a coloro che dicono che Platone è dogmatico ο sotto un certo aspetto dogmatico, sotto un altro aporetico, sarebbe super-fluo parlarne ora (περισσόν αν ε ϊη λέγε ιν νυν): essi stessi infatti ammettono la differenza rispetto a noi».

Al par. 2 2 3 Sesto prosegue:

«E anche se (Piatone) si esprime alla maniera scettica (και σκεπτικώς προφέρεται) quando, come essi dicono, si sta esercitando (δταν, ώς φασί, γυμνάζεται), non per questo sarà uno scettico (ού παρά τοΰτο σκεπτικός)».

Ebbene, se ora Sesto si riferisce ad alcuni che hanno difeso lo scetticismo di Platone ricorrendo al fatto che egli si esprime alla maniera scettica quando γυμνάζεται, non può certo riferirsi a colo-ro che ritengono che la filosofia di Platone ha un carattere misto, non solo perché, per loro esplicita ammissione, costoro riconoscono la differenza con lo scetticismo^^ ma soprattutto perché lo stesso Sesto ha dichiarato che "sarebbe superfluo parlarne ora". Ebbene, poiché Sesto al par. 221 ha in t rodot to soltanto tre possibili inter-pretazioni di Platone, di cui una è quella di coloro che lo hanno de-finito άπορητικός, costoro e coloro che ritengono Platone είλικρινώς σκεπτικός non possono che essere lo stesso gruppo di persone. E pos-sibile, come ritiene Bona2zi^°, che l'espressione είλικρινώς σκεττακός sia la traduzione a opera di Sesto del termine άπορητικός, che viene

usato da Enesidemo^'. Ma se è così, l'ipotesi che Sesto qualifichi con l'espressione είλικρινώς σκεπτικός il giudizio di Accademici che avrebbero difeso lo scetticismo di Platone sulla base del probabili-smo è insostenibile, oltre che per le ragioni appena esposte, anche per il radicalismo concettuale implicito in quella espressione, che non si addice certo al modo in cui Sesto riporta, qui e altrove, la posizione filosofica della Quar ta Accademia'^^.

I sostenitori dello scetticismo di Platone, lungi dall'affermare che Platone si esprime secondo il l inguaggio della Quarta Accade-mia, contro il quale avrebbero ragione le controargomentazioni di Sesto, utilizzano le argomentazioni che Sesto ha esposto al par. 221, per giustificare il carattere aporetico della filosofia di Platone, che per i sostenitori del carattere misto riguardano invece solo un aspetto della filosofia di Platone. I sostenitori del Platone aporetico, infatti, non ne difendono lo scetticismo con l'argomentazione che preferire una cosa rispetto a un'altra sui piano della credibilità ο della mancanza di credibilità sia sufficiente a qualificare qualcuno come scettico, bensì fanno leva sul fatto che nei dialoghi γυμναστικοίς Platone presenta Socrate "mentre scherza con alcuni ο combatte contro i Sofisti", e quindi non parla seriamente, ovvero non dogmatizza. Sesto non è disposto ad accettare questa interpre-tazione, perché ritiene che nel γυμνάζεσθαι di Platone rientri anche l 'atteggiamento di chi preferisce una cosa a un'altra in base alla cre-dibilità ο alla mancanza di credibilità. L'insistenza di Sesto su que-sto p u n t o presuppone che coloro che considerano Platone pura-mente scettico non accettino il p u n t o di vista che "preferire una cosa a un'altra in base alla credibiltà ο alla mancanza di credibilità" possa

^ Diogene Laerzio (III 49) illustra una divisione dei dialoghi di Platone molto vi-cina alΓίnΓeφtetazione di coloro che scorgono in Platone due tipi di filosofia, dogmatica e aporetica, ma Diogene Laerzio non collega questa divisione alla tematica su scetticismo ο non scetticismo; cfr. F. DECLEVA CAI77T, Amesiderrmandthe Academy, cit., p. 186 nota 40, la quale fe rilevare che la loro pœizione in D iogerie Laerzio corrisponde all'ceservazione di Sesto che costoro non intendono accostare Platone allo scetticismo.

M. Β0ΝΛ2ΖΙ, Acadmki e Platonici cit., p. 158 nota, si appoggia al jxirere di Spinelli.

Sull'uso di COTOpTjnKÔçdapartedi Enesidemo, vedi infra. ^ D.N. SEDLEY, Corronmtariiem cit., pp. 545-6, ia. rilevare che nell'uso di Sesto "scet-

tico" indica sempre "pirroniano" e che quindi è probabile che Sesto si riferisca a una zione interna alla scuola pirroniana, ma che la corruzione del passo non permetta di stabi-lire se questa corrente includesse Enesidemo. Pur accettando questa ipotesi, resterebbe la difFicoltà di spiegare perché mai questa corrente pirroniana difenderebbe lo scetticismo di Platone alla luce del probabilismo!

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qualificare qualcuno come "puramente scettico". E questa opinione è certamente condivisa da Enesidemo.

Ebbene, il fatto che Sesto presenti la posizione di Platone al-l ' interno della prospettiva συγκατατίθεσθαι/προκρίνειν κατά πίστιν ή άπιστίαν e qu ind i stret tamente connessa a quella della Quarta Accademia risponde a una ben precisa strategia dialettica. Sesto sta opponendo alle argomentazioni di Menodoto e di Enesidemo il fat-to che l'unica difesa possibile di Platone sia quella di at tr ibuirgli affermazioni sulla base del probabile.

«Chi dogmatizza infatti in torno a una cosa sola (ó γάρ περί ένός δογματίζων), ο preferisce una rappresentazione a un'altra in modo assoluto in base alla credibilità ο alla mancanza di credibilità (ή προκρίνων φαντασίαν φαντασίας όλως κατά πίστιν ή άπιστίαν), ο fa affermazioni intorno alle cose oscure (περί τίνος των άδηλων), è dogmatico quanto al carattere, come manifesta anche Timone (και ό Τίμων) attraverso le cose che dice su Senofane»^^.

Sesto ritiene dunque che il γυμνάζεσθαι non escluda né Ìl δογματίζειν περί ένός né il preferire un'opinione a un'altra in base alla credibilità ο alla non credibilità, né il fare affermazioni intorno a cose oscure, che sono tu t te caratteristiche distintive dei dogmati-co. Egli, dopo aver enumerato t u t t e le caratteristiche negative del dogmatismo sot to cui ricade la filosofìa di Platone, richiama il giudizio di Timone su Senofane'^ per spiegare in che cosa consiste la σκεπτοσύνη. Il senso di questo richiamo sta nel contrapporre il vero significato di σκεπτοσύνη, che consiste nel rifiuto di ogni dogma soppesando le opinioni senza mai inclinare verso l'una ο verso l'altra, alla pretesa dei sostenitori dello scetticismo di Platone che lo pongono nel γυμνάζεσθαι. Se Sesto sente d u n q u e la necessi-tà di riferirsi ora all'autorità di Timone, è perché non solo egli non è d'accordo con la concezione dello scetticismo dei sostenitori di un

Pyrrh. hyp. 1223. ^ Per l'analisi deli'inteφreta2iûne fornita da Sesto delia testimonianza di Timone

su Senofane, cfr. l'approfondito commento di E. SPINELLI, Empiricm cit.

IL DIBATTITO ANTICO SULLO SCETTiaSMO DI PLATONE 423

Platone scettico^^, ma evidentemente perché Timone rappresenta un'autorità anche per loro, al tr imenti il richiamo a Timone avrebbe scarso significato. Non a caso infatt i egli si impegna in una impor-tante digressione nella quale espone la critica di Timone a Senofa-ne. Senofane è definito da Timone ύπάτυφος e non perfettamente ατυφος^, perché ha dogmatizzato sulla s t ru t tura della realtà e sulla natura della divinità. La critica di Timone a Senofane dimostra quale sia la differenza t ra l'autentico at teggiamento scettico e la concezione erronea dello scetticismo, inteso come έπαπορεϊν, pro-prio di coloro che r i tengono Platone είλικρινώς σκεπτικός, come sottolineano le parole con cui Sesto ritiene di aver concluso una volta per t u t t e la confutazione della tesi dei sostenitori dello scetti-cismo di Platone al par. 2 2 5 :

«E chiaro d u n q u e da quan to abbiamo detto che anche se Platone solleva aporie intorno ad alcune questioni (καν περί τίνων έπαπορή ό Πλάτων), poiché in altre egli appare ο fare affermazioni sul-l'esistenza di cose oscure ο preferire alcune cose oscure ad altre in base alla credibilità, egli non sarà uno scettico».

Le parole con cui Sesto conclude la discussione della tesi dei sostenitori delio scetticismo di Platone dimostrano, da un p u n t o di vista logico, che l 'argomento sul quale costoro fondavano la loro tesi non era che Platone giustifica le sue opinioni alla luce del pro-babile, bensì il fatto che Platone solleva aporie (έπαπορή). A giudi-care dal tono dell'argomentazione e dal l inguaggio non sembra quindi che i sostenitori dello scetticismo di Platone siano rappre-sentanti della Quarta Accademia. Per Sesto non è sufficiente né τ ινά σκεπτικώς προφέρειν né sollevare aporie per essere degli autentici scettici, perché basta una sola affermazione dogmatica per contrad-dire lo scetticismo, come esemplifica l 'atteggiamento di Senofane.

Come è stato notato acutamente da E. SPINELLI, ivi, pp. 46-50, che ne trae però conseguenze diverse.

^ Gli studiosi non concordano sul significato che Timone attribuisce a questo epi-teto, ma è significativo che Timone altrove definisca Pirrone ατυφος: cfr. fr, 9 Di Marco.

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Anzi l 'atteggiamento di Timone nei confronti di Senofane è volto a dimostrare, in opposizione alla resi di Menodoto^^ e di Enesidemo, quale deve essere l 'at teggiamento del vero scettico nei confronti di Platone. Nel criticare dunque la posizione di Senofane, Sesto non solo afferma u n significato di scetticismo che si contrappone a quello dei sostenitori di un Platone "puramente scettico", ma an-che una differente interpretazione della tradizione filosofica passata che non è disposta ad accettare precursori diversi da Pirrone: Pla-tone non può essere dunque considerato u n precursore dello scetti-cismo come Pirrone.

E qui si innesta un altro motivo di contrapposizione con la fi-losofìa di Enesidemo. Non sembra infatti che Enesidemo fosse alie-no dai ricercare predecessori dello scetticismo perché oltre che a Pirrone, si richiamava a Eraclito. Se è vero che l 'argomento di Janacek secondo cui Sesto sembra riferirsi a Enesidemo, piut tos to per prendere le distanze dalle sue interpretazioni che per condivi-derle, e che qu ind i nel caso di Platone come in quello di Eraclito egli criticherebbe Enesidemo, è di per sé debole, perché nel caso di Platone non è dimostrabile, come giustamente sottolinea Bonazzi^, è anche vero che proprio il caso di Eraclito esemplifica una diversità nel modo di intendere lo scetticismo tra Enesidemo e Sesto. L'affermazione di Enesidemo che lo scetticismo è una via che con-duce all'ècacLitismo è stigmatizzata da Sesco® , che in. contrapposi-zione a Enesidemo afferma che Eraclito περί πολλών αδήλων άποφαίνεται δογματικώς^°. L'apprezzamento di Enesidemo per Era-

^^ Se si accetta che il nome da restituire accanto a quello di Enesidemo nello spazio corrotto sia quello di Menodoto, si rafforza la tesi che Sesto si stia opponendo alla loro inter-pretazione e che quindi costoro siano i ikutori dello scetticismo di Platone. In tal senso de-porrebbe il giudizio negativo espresso da Sesto circa l'afSnità tra lo scetticismo e la medicina empirica inpynh. hyp. 1236. Ma poiché purtroppo l'unica citazione di Menodoto che ricorre in tutto il corpus sestano è proprio in pynh hyp. I 222, non è dato sapere, al di fiiori del passo oggetto di controversia, e che quindi non può essere utilizzato a questo scopo, quale fosse l'atteggiamento di Sesto nei suoi confo^nti.

® Cfir. anche E. SPINELLI, Sextus Empiricm di. ^'^Ck.pynh. hyp 1210-2.

Comunque si intenda l'enigmatica espressione Άινησίδημος κατά Ήρακλείτον, che ricorre più volte in Sesto, un dato è certo: Sesto non concorda con l'interpretazione che

IL DIBATTITO ANTICO SULLO SCETTiaSMO DI PLATONE 423

di to potrebbe spiegare anche il giudizio a favore dello scetticismo di Platone nella cui filosofia egli poteva riconoscere alcuni elementi genuinamente scettici. L'eraclitismo, che nel Teeteto^^ riveste un ruolo rilevante nel dis truggere le pretese della sensazione di fornire conoscenza, ha esercitato un'influenza sulla filosofia di Enesidemo, così come il contrasto apparenza/realtà delineato da Piatone nel V libro della Repubblica ha contr ibui to a determinare la sua interpre-tazione dell'ov μάλλον^^. Agli occhi di Enesidemo l'eraclitismo, dunque, poteva costituire un buon motivo per includere Platone come un predecessore del pirronismo. L'obiezione che Platone rap-presenterebbe un predecessore t roppo ingombrante per chi, come Enesidemo, si richiamava a Pirrone che non aveva nulla a che fare con Platone e a Timone che non era stato certo tenero con lui^^, non tiene conto che le genealogie filosofiche non si fondano su un'analisi storico-filosofica che aspira all'obiettività, ma p iu t tos to alla legittimazione^''. Accusando l'Accademia del suo tempo di dog-matismo e rivendicando al contempo lo scetticismo di Platone, Ene-sidemo non solo privava l'Accademia del suo fondatore, ma minava alla base la tesi dell'unità dell'Accademia, sostenuta con forza da Fi-lone. Sesto non condivide questa strategia, ma si contrappone alla tesi di Enesidemo di un Platone scettico, riconducendo la posizione di Platone nell'ambito del probabilismo della Quarta Accademia.

Del resto anche lo scetticismo pirroniano"'^ ha avuto u n a storia e uno sviluppo, che hanno comportato al suo interno posizioni di-

Enesidemo propone di Eraclito, perché ritiene che la filosofìa di Eraclito, come qualun-que altra filosofia dogmatica, sia incompatibile con lo scetticismo; cfr. R. POLITO, The Sceptical Road Aenesidemus' Appfvpriation of Heraclitus, Leiden 2004, p. 37, il quale fa an-che una breve rassegna delle interpretazioni moderne dell'espressione Άινησίδημος κατά Ήρακλείτον, cfr. pp. 1-9.

Anche Arcesilao si è richiamato a questo stesso dialogo nella sua polemica anti-stoica, cfir. A M . LOPPOLO, Presentation and Assent: A Physical and a Cognitive Problem in Early Stoicism, «Classical Quarterly», XL (1990) pp. 433-49.

CFIR. R, BETT, Pyrrho. His Antecedent and His Legacy, Oxford 2000, p. 217 sgg. Cfir. F. DECLEVA CAIZZI, Aenesidemm and the Academy, cit., p. 188. Cfr. anche C. LÉVY, Pyrrhon, Enésidème et Sextus Empiricus, cit., p. 313-

^ Cfi. J . BARNES, Diogenes Laertius IX 61-116: The Philosophy of Pyrrhonism, in ANRW, I I 3 6 , 6 (1992) p. 4247 nota 30.

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verse e variegate^^. Ebbene, un facto di cui è necessario tener conto è il mutamento di significato del l inguaggio filosofico e della varia-zione e costituzione di termini tecnici nella storia dello scetticismo antico, che corrispondono anche a un mutamento nelle concezioni filosofiche che essi esprimono. L'analisi del l inguaggio conferma la presenza di termini filosofici propr i del vocabolario filosofico di Enesidemo. In particolare l 'aggettivo άπορητικός, che è usato da Enesidemo per designare l 'at teggiamento scettico del pirroniano in contrapposizione al dogmatismo degli Accademici nell 'estratto di Eozio'^, compare in Sesto nello stesso significato quando illustra le tre possibili posizioni intorno allo scetticismo di Platone e soprat-tu t to quando conclude la sezione. Così come di fondamentale im-portanza è l'uso del verbo δογματίζειν che ricorre nell 'estratto di Enesidemo in Eozio e che significativamente ritorna anche in altre testimonianze relative allo scetticismo di Platone, come rileva anche Bonazzi (p. 143).

4. Ritornando all'anonimo Commmtario del Teeteto di Platone, l'ipotesi che identifica in Enesidemo l'autore della tesi dello scetti-cismo di Platone è in grado di spiegare, in modo p iù economico, sia l'uso del l inguaggio, sia la connotazione di Platone come acca-demico, sia l'avvicinamento tra Pirrone e Platone — che Sedley ha ben individuato nel Commentario. Enesidemo infatti nel p r imo li-bro dei Discorsi pirroniani, r iportato nel riassunto di Eozio, è inte-ressato a mettere in luce la differenza (διαφορά) tra i filosofi pirro-niani e gli Accademici'®. Egli descrive gli Accademici, soprat tu t to

^ DICX3. LAERT. IX 70-3 attesta che anche lo scetticismo pirroniano ricercava precursori illustri che non fcssero soltanto Pirrone e Timone: il caso di Teodosio è esemplare.

^ Cfr. PHOT. hìhl. p. I 6 9 b 40-1. Inoltre anche l'uso dell'aggettivo Πυρρώνιος che ricorre soltanto nei paragrafi che Sesto dedica alla discussione delle παρακείμεναι φιλοσοφίαι (se si esclude il principio di pyrrh. hyp. dove egli dichiara l'indirizzo filosofico a cui appartiene), potrebbe deporre a fevore del ferro che Sesto avesse presente un'opera di Enesidemo. Infatti sappiamo dall'estratto di Fozio che Enesidemo contraddistingueva il proprio indirizzo con il termine Πυρρώνιος: cfr. F. DECLEVA CAIZZI, Sesto cit.

Il termine διαφορά ricorre due volte nell'estratto di Enesidemo in Eozio, ap . 169 b 3 6 e p . 170a40.

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quelli a lui contemporanei (μάλιστα τήςνί3ν), come dogmatici , tan-to da assomigliare a Stoici che combattono contro Stoici. L'espres-sione μάλιστα της νυν è stata interpretata nel senso che Enesidemo polemizza contro tu t ta la tradizione accademica, nel suo complesso, nessuno escluso'®. Tuttavia se si esaminano p iù da vicino gii argo-menti addot t i da Enesidemo contro il dogmat ismo accademico si vede come l'obiettivo polemico sia la Quarta Accademia e la sua in-terpretazione moderata del πιθανόν carneadeo^". Rimangono al di fuori della critica di Enesidemo Arcesilao, alla cui posizione filosofi-ca egli non fa alcun cenno, e Platone, a cui egli non fa alcuna allu-sione®^ Alla luce di questa esclusione, a mio parere, si possono me-glio intendere sia la qualifica di "accademico" a t t r ibui ta a Platone dai sostenitori dello scetticismo nell'anonimo Commentario al Teeteto sia l'affermazione che "davvero pochissimi Accademici non hanno professato dottrine". Enesidemo avrebbe po tu to attr ibuire a Plato-

Cfir. E. SPCMLI, Sextus Empiricus cit., p. 54 nota 27, il quale puntualizza l'imporcanza dell'avverbio μάλ.ΐ(ΤΓα che indica che è la tradizione accademica nel suo complesso a essere oggetto di critica da parte di Enesidemo; cfr. anche C. LÉVY, Pyrrhon, Enésidème et Sextus Empiricus, cit.,p. 305, il quale sottolinea che l'attacco era rivolto a rutta l'Accademia; R. BETT, Pyrrho àt., p. 192; M. BÖNA2Z1, Acadmici e Platonici cit., p. 153 nota 37, e ID., 1 Pirroniani, l'Academta e l'interpretazione scettica di Platone, cit., p. 193· Ma giustamente F. DECLEVA CAIZZI, Pirroniani e Accademici nel III sec. a. C., in Aspects de la phi-losophie hellénistique, Vandhoeuvres-Génève 1986, p. 148 nota 2, L· rilevare che la catego-ria della διαφορά implicava un'affinità che richiedeva delle precisazioni per mostrare le differenze: «Anche l'espressione ol δ' òro της Άκαδτιμείας μάλιστα της vîjv, mostra che il giudizio non riguarda egualmente tutti gli Accademici».

Cfr. M. BONA22I, Academici e Platonici cit.,p. 154. Cfr. K. JANAÒEK, ai ΠΑΡΑΚΕΙΜΕΝΑΙ (sc TBI ΣΚΕΨΕΙ) ΦΙΛΟΣΟΦΙΑ!. Be-

merkungen zu Sextus Empiricus, PH 1210-241, «Philologus», CXXI (1977) p. 93. II fatto che Enesidemo non si sia mai richiamato ad Arcesilao, pur potendolo fere, dimostrerebbe secondo C. LÉVY, Pyrrhon, Enésidème et Sextus Empiricm, cit., p. 305, che egli ravvisava un'interdipendenza concettuale tra l'Accademia e la Stoa e «qu'il fallait sortir de ce face à fece pour donner un essor nouveau au scepticisme». Tuttavia questa tesi non è del tutto persuasiva perché se è vero che Enesidemo ha scelto esplicitamente come precursori Pir-rone ed Eraclito, è anche vero che egH nell'estratto di Fozio non fe alcun accenno alla po-sizione di Arcesilao e che ci sono motivi a fevore del fatto che egli avesse difeso lo scettici-smo di Platone, come lo stesso Levy ammette (pp. 311-3)· Ciò varrebbe maggiormente se il resoconto di Sesto sulla vicinanza della filosofia di Arcesilao allo scetticismo derivasse da lui (cfr. infra).

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ne e ad altri pochissimi Accademici, presumibilmente ad Arcesilao, l 'epiteto di "accademico" nell'uso ristretto di "colui che non dog-matizza", dal momento che gli Accademici del suo tempo, più che ad Accademici, assomigliano a Stoici che combattono contro Stoici. Stabilire una distinzione anche fra i rappresentanti dell'Accademia si spiegherebbe con l'interesse di Enesidemo per la categoria della διαφορά, che lo spinge a individuare affinità e differenze sia tra i Pir-roniani e gli Accademici, sia anche tra i rappresentanti dell'Ac-cademia, come indica l'espressione ol δ'άπό τί^ς Άκαδημείας μάλιστα της νΰν, intesa a coinvolgere in una valutazione diversa, e quindi a differenziare, i rappresentanti dell'Accademia.

Infatti gli Accademici, ogget to della critica di Enesidemo af-fermano Γάκαταληψία, ma poi ammet tono che le cose «sono ap-prese con evidenza con i sensi ο con il pensiero»®". Il pirroniano si caratterizza invece per un at teggiamento opposto, perché non af-ferma né che le cose sono comprensibili ο incomprensibili , né vere ο false, né probabili ο non probabili , né che sono ο non sono, «ma una stessa cosa è per così dire non più vera che falsa, p iù probabile che non probabile, p iù esistente che non esistente, od ora in un modo ora in un altro, ο per qualcuno in u n certo modo e per qual-cun altro in u n certo altro»®^. 11 parallelismo tra il r i t ra t to del pir-roniano fornito da Enesidemo e quello dell'anonimo Commentario al Teeteto^ è evidente, tanto che Sedley ha giustamente sottolineato il contr ibuto di questo passo alla comprensione della gnoseologia pirroniana. Secondo Enesidemo nell 'estratto di Fozio gli Accademi-

ci mvece

«dogmatizzano intorno a molte cose. Infat t i introducono vir tù e follia, e pongono un bene e un male, e determinano fermamente verità e menzogna, probabile e non probabile, essere e non essere e

^^ PHOT. 1 7 0 a 36 -8 .

® ^ M 1 7 0 a 6 - l l . 8 4

5 4 6 - 7 .

C6:. coli. LX 48-LXI 4 6 e il commento di D . N . SEDLEY, Commentarhem ώ., pp.

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molte altre cose: dicono di dubitare soltanto sulla rappresentazione catalettica»^^.

Di fatto essi assomigliano a Stoici che combattono contro Stoici®®, perché «pongono alcune cose senza esitazione (όδιστάκτως) e negano altre senza ambigui tà (αναμφιβόλως)»^'^, L'Anonimo dei Prolegomena, con il quale Bonazzi ha messo in stretta relazione l'ano-nimo Commentario al Teeteto, afferma che i fautori dell ' inter-pretazione scettica di Platone

«cercano di stabilire questa opinione, partendo da certe espressioni che si trovano nelle sue opere. Così dicono, quando Platone discute della realtà usa certi avverbi che marcano l'esitazione e il dubb io (επιρρήματα τινα άμφιβολά τε και διστακτικά περί πραγμάτων), co-me per es., 'verosimilmente' (εικός), e 'forse' (το ϊσως), e 'io sarei portato a credere' (ταχ' ώς οιμαι). Ciò che non è proprio di u n uo-mo che conosce, ma p iu t tos to di uno che non è in possesso di una conoscenza sicura (άλλά τίνος μή καταλαβόντος την άκριβήν γνώσιν)» (10, 7-10).

Enesidemo, come si è visto, nell'estratto di Fozio, usa gli av-verbi άδιcΓΓάκτως e άναμφιβόλως t ra t t i dagli aggettivi che propr io nei Prolegomena descrivono Platone come efettico e accademico, ma preceduti da α privativo, per designare l 'atteggiamento dogmatico degli Accademici del suo tempo nell'estratto di Fozio. Bonazzi obietta che «i due termini potrebbero non appartenere al greco di Enesidemo, ma a quello della tarda età imperiale e della pr ima età bizantina, l'epoca dei Neoplatonici e di Fozio» (p. 151 nota 32). Questa conclusione non si accorda con il fatto che Bonazzi poi si serve dell'estratto di Enesidemo in Fozio, considerandolo mol to at-tendibile per ricostruire la posizione filosofica di Enesidemo, nella quale proprio il l inguaggio costituisce un elemento qualificante®®.

^ ^ P n a r . è M 170 a 17-21. ^^ Ivi, 170 a 16-7. ^ Cfr. ivi, 169 b 3 9 4 0 . ^ È lo stesso Fozio {ivi, 169 b 37-8) a sottolineare che il suo resoconto è fedele al

linguaggio di Enesidemo, come indicano le parole μικρού γλώσση αυτη ταϋτά φησιν.

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Q u a n t o all'uso di ε ικός, che pe rmet te rebbe di individuare la fonte in u n rappresentante dell'Accademia, c'è da rilevare innanzi t u t t o

che ε ικός ricorre largamente in Platone, per cui il suo uso, accanto ad altre espressioni dubi tat ive, non identifica l 'appartenenza filoso-fica dei fautori dello scetticismo. In secondo luogo, se si assume come termine tecnico, εικός n o n indica Favorino per il quale, in ogni caso, p iù rappresentativo del suo l inguaggio è certamente

l'uso di πιθανόν. Un 'u l t ima annotazione: l 'Anonimo dei Prolegome-na, confutando il q u i n t o a rgomen to dei sostenitori dello scettici-smo di Platone, ουδέν οιδα ούτε διδάσχω τι, άλλά διαπορώ μόνον^^, controbatte dicendo: ότι δέ το διαπορείν όδός έστιν πρός το καταλαβείν, παντι δί)λον, che è una chiara eco dell'espressione di Ene-

sidemo che «l'eraclitismo è la via che conduce allo scetticismo»"^.

Sorge spontanea una domanda : ma se i fautori dello scettici-

smo di Platone sia nel l 'Anonimo dei Prolegomena che nell 'anonimo

Commentario al Teeteto parlano il l inguagg io del neopirronismo, in

particolare quello di Enesidemo, perché dovrebbero essere Accade-

mici filoniani?

Proleg. 10,58-60; 11,1-2; cfr. H. lAK^mi^Sc^tidsm orPlatonism? dt., p. 74. Ck.pyrrh. hyp. I 210: όδον είναι την σκεπτικήν άγΰ)γην έπΙ την Ήρακλείτειον

φιλχίσοφιάν.

R E C E N S I O N I Ε S E G N A L A Z I O N I B I B L I O G R A F I C H E

S . N , M O U R A V I E V , Héradite d'Ephèse. La tradition antique et médiévale, Α. Témoignages et citations: 3. De Plotin à Etienne dAlexandrie, Tex-tes réunis, établis et t raduits , Sankt August in 2002 , XVI-196 pp.; 4. De Maxime le Confesseur à Marsile Ficin, Textes réunis, éta-blis et traduits, Sankt Augus t i n 2003, XXII-1Ó4-XUI pp. {Hera-ditea. Edition critique complète des témoignages sur la vie et l'œuvre d'Heraclite d'Ephèse et des vestiges de son livre, ΙΓ Partie: Traditio. A. Témoignages et citations, textes et traduction); ID., Heraclite d'Ephèse. Les vestiges, 1. La Vie, la Mort et le Livre d'Héraclite, Textes et commentaires, Sankt Augus t in 2003, xxxvll l-232 pp. {Hera-clitea, Ι ΙΓ Partie: Recensio. 1. Memoria Heraclitea)\ 3. Les fragments du livre d'Héraclite'. A. Le language ck l'Obscure. Introduction à la poéti-que des fragments, Sankt Augus t in 2002, xxv l -438 pp. {Heracli-tea, Ι ΙΓ Partie: Recensio. 3. Fragmenta Heraclitea, Textes, t raduc-tion et commentaire)

I volumi che si recensiscono, comparsi nel corso del 2002 e del 2003, rappresentano gli u l t imi contributi in ordine di tempo all'am-bizioso progetto editoriale Heraclitea. Edition critique complète des témoi-gnages sur la vie et l'œuvre d'Héraclite d'Ephèse et des vestiges de son livre. È senza dubbio un'impresa improba tentare di rendere conto in maniera esaustiva di un'opera così estesa e complessa, che mira a raccogliere in u n unico lavoro tu t te le testimonianze superstiti sulla vita e l'opera di Eraclito. I primi due volumi (II.A.l e ILA.2), recensiti da chi scrive («Elenchos», XXII (2001) pp . 412-7) , e contenenti tu t te le test imo-nianze antiche su Eraclito, da Bpicarmo a Diogene Laerzio, sono ora completati dai volumi II.A.3 e I lA.4 , che includono invece le fonti tardo-antiche e medievali, che vanno da Plotino a Petrarca. (Per il pia-no completo dell'opera si veda la recensione appena citata.) E così completa la prima sezione (A) della seconda parte dell'opera {Traditio), che aspira ad essere un resoconto generale della tradizione antica e me-dievale relativa a Eraclito. Essa comprende quelle testimonianze e cita-

ELENCHOS X X V ( 2 0 0 4 ) fase. 2

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