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Sistemi Informativi Geografici 18 4.2 ACQUISIZIONE, ANALISI E RESTITUZIONE DEI DATI La tecnologia dei Sistemi Informativi Geografici (GIS) rappresenta uno strumento valido per acqui- sire, archiviare, interrogare, analizzare e visualizza- re informazioni di tipo geografico, consentendo di trattare tutti i tipi di informazione contenuti tradizio- nalmente in una carta e di integrarli con altri tipi di dati. L’utilizzo di un Sistema Informativo Geografico permette, inoltre, di migliorare l’efficienza e la tem- pestività delle decisioni, di ottimizzare l’economici- tà e le priorità delle azioni, di monitorare politiche e strategie in tutte le problematiche e le emergenze ambientali-territoriali. 4.2.1 Acquisizione dati Se l’obiettivo è quello di realizzare una banca dati territoriale di una certa area mediante l’uso di un GIS, il primo passo da compiere è raccogliere tutte le informazioni già esistenti ed il materiale cartografico relativo al territorio scelto, per poter estrarre i dati a noi utili. Risulta, quindi, importante sapere da quali fonti poter attingere le informazio- ni necessarie. La prima fra tutte è la cartografia esistente, che, essendo datata, fornisce un’idea su come si presentava il territorio in esame all’epoca del rilevamento, sia esso recente o storico. Nell’ambito della cartografia distinguiamo le Carte topografiche e le Carte tematiche: le prime raccol- gono informazioni di vario genere sul luogo rappre- sentato, tra cui anche i toponimi; le seconde invece sono monotematiche, cioè rappresentano solo un aspetto del territorio, definito tematismo o strato informativo, che può essere di tipo geografico, na- turalistico, economico, ecc.. Le Carte topografiche contengono molti strati informativi combinati insie- me, per cui, prima di procedere alla fase di acqui- sizione informatica è opportuno separare queste informazioni creando tanti strati informativi omo- genei per contenuto, riportando gli elementi geo- grafici su fogli lucidi separati, e non dimenticando di segnare sui nuovi supporti alcuni piccoli segni che ci consentiranno poi di inquadrare nuovamen- te dal punto di vista geografico i nostri dati; in altre parole, è necessario riportare sul lucido le coor- dinate reali di riferimento di almeno quattro punti del campo cartografico, preferibilmente distanti tra loro. Oltre alla cartografia, esistono altre fonti di dati geografici: si tratta delle fotografie aeree e delle immagini da satellite. Senza entrare nel merito, è importante sottolineare che, mentre la cartogra- fia può essere considerata una rappresentazione convenzionale del territorio mediante l’uso di una simbologia più o meno standard, le immagini teleri- levate da aereo e da satellite ne costituiscono una rappresentazione reale. Sia le foto aeree che le im- magini da satellite necessitano di una fase fotoin- terpretativa quasi mai semplice, che spesso deve essere affiancata da indagini sul posto per una conferma e talvolta un chiarimento o un controllo delle situazioni dubbie. Tali rilievi di campagna ven- gono in genere eseguiti con il supporto di un GPS (Global Positioning System), ovvero uno strumento in grado di fornire le coordinate reali del punto in cui ci si trova, consentendo così un rapido e sempli- ce posizionamento sulla mappa dei dati rilevati. Una volta terminata la raccolta delle informazioni e la preparazione degli strati informativi, si può pro- cedere all’acquisizione informatica vera e propria, che seguirà procedure diverse in funzione della struttura dati (vettoriale o raster) scelta. Figura 4.2.1 Esempio di sovrapposizione di livelli informativi del mondo reale
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Apr 09, 2019

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Sistemi Informativi Geografici

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4.2 ACQUISIZIONE, ANALISI E RESTITUZIONE DEI DATI

La tecnologia dei Sistemi Informativi Geografici (GIS) rappresenta uno strumento valido per acqui-sire, archiviare, interrogare, analizzare e visualizza-re informazioni di tipo geografico, consentendo di trattare tutti i tipi di informazione contenuti tradizio-nalmente in una carta e di integrarli con altri tipi di dati. L’utilizzo di un Sistema Informativo Geografico permette, inoltre, di migliorare l’efficienza e la tem-pestività delle decisioni, di ottimizzare l’economici-tà e le priorità delle azioni, di monitorare politiche e strategie in tutte le problematiche e le emergenze ambientali-territoriali.

4.2.1 Acquisizione dati

Se l’obiettivo è quello di realizzare una banca dati territoriale di una certa area mediante l’uso di un GIS, il primo passo da compiere è raccogliere tutte le informazioni già esistenti ed il materiale cartografico relativo al territorio scelto, per poter estrarre i dati a noi utili. Risulta, quindi, importante sapere da quali fonti poter attingere le informazio-ni necessarie. La prima fra tutte è la cartografia esistente, che, essendo datata, fornisce un’idea su come si presentava il territorio in esame all’epoca del rilevamento, sia esso recente o storico. Nell’ambito della cartografia distinguiamo le Carte topografiche e le Carte tematiche: le prime raccol-gono informazioni di vario genere sul luogo rappre-sentato, tra cui anche i toponimi; le seconde invece sono monotematiche, cioè rappresentano solo un aspetto del territorio, definito tematismo o strato informativo, che può essere di tipo geografico, na-turalistico, economico, ecc.. Le Carte topografiche contengono molti strati informativi combinati insie-me, per cui, prima di procedere alla fase di acqui-sizione informatica è opportuno separare queste informazioni creando tanti strati informativi omo-genei per contenuto, riportando gli elementi geo-grafici su fogli lucidi separati, e non dimenticando di segnare sui nuovi supporti alcuni piccoli segni che ci consentiranno poi di inquadrare nuovamen-

te dal punto di vista geografico i nostri dati; in altre parole, è necessario riportare sul lucido le coor-dinate reali di riferimento di almeno quattro punti del campo cartografico, preferibilmente distanti tra loro. Oltre alla cartografia, esistono altre fonti di dati geografici: si tratta delle fotografie aeree e delle immagini da satellite. Senza entrare nel merito, è importante sottolineare che, mentre la cartogra-fia può essere considerata una rappresentazione convenzionale del territorio mediante l’uso di una simbologia più o meno standard, le immagini teleri-levate da aereo e da satellite ne costituiscono una rappresentazione reale. Sia le foto aeree che le im-magini da satellite necessitano di una fase fotoin-terpretativa quasi mai semplice, che spesso deve essere affiancata da indagini sul posto per una conferma e talvolta un chiarimento o un controllo delle situazioni dubbie. Tali rilievi di campagna ven-gono in genere eseguiti con il supporto di un GPS (Global Positioning System), ovvero uno strumento in grado di fornire le coordinate reali del punto in cui ci si trova, consentendo così un rapido e sempli-ce posizionamento sulla mappa dei dati rilevati.Una volta terminata la raccolta delle informazioni e la preparazione degli strati informativi, si può pro-cedere all’acquisizione informatica vera e propria, che seguirà procedure diverse in funzione della struttura dati (vettoriale o raster) scelta.

Figura 4.2.1 Esempio di sovrapposizione di livelli informativi del mondo reale

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Capitolo 4.2

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Acquisizione dati in formato vettoriale. Nonostan-te la logica seguita per l’acquisizione sia sempre la stessa, è intuibile che dal punto di vista pratico ogni software GIS segua una sua procedura, con sequenze e sintassi di comandi che dipendono dal programma. Gli strumenti utilizzati per l’acquisi-zione possono variare in grandezza e in tipo, ma, anche in questo caso, il principio di funzionamento sarà lo stesso.In questa sede descriveremo la procedura di ac-quisizione dei dati, valida per i pacchetti GIS più diffusi.L’acquisizione informatica di dati vettoriali può essere distinta in due parti: la prima viene detta georeferenziazione, ed è l’operazione attraverso la quale il disegno prima di essere realizzato, viene inquadrato nel sistema di coordinate reali scelto come riferimento; la seconda, che è l’acquisizione vera e propria, viene detta digitalizzazione ed è la fase in cui gli elementi geografici dello strato infor-mativo, costituiti da punti, linee o poligoni, vengono disegnati e “computerizzati” con l’ausilio degli stru-menti informatici. Come già accennato in precedenza, lo strumento di input per l’acquisizione di dati grafici vettoriali è la tavoletta grafica, disponibile in varie misure; chiaramente per scopi cartografici è preferibile scegliere un formato piuttosto grande, per esem-pio A0, in modo da non dover dividere in più parti la cartografia da acquisire; quindi, più che una tavo-letta grafica si utilizzerà un tavolo digitalizzatore, il quale ha l’aspetto di un comune tavolo da disegno dotato di uno strumento puntatore con mirino (di-gitizer), con il quale è possibile tracciare archi o disegnare poligoni in un piano cartesiano con assi e coordinate di riferimento. Ciò è reso possibile in quanto nel suo interno il tavolo possiede una fitta griglia metallica, collegata ad un sistema di coor-dinate, in grado di rilevare e trasmettere al com-puter la coppia di coordinate cartesiane relative ai punti disegnati mediante il digitizer.

La fase di acquisizione informatica si svolge in que-sto modo: dopo aver attaccato lo strato informati-vo (precedentemente riportato su foglio lucido) al tavolo con del nastro adesivo, lo georeferenziamo

attraverso un’apposita procedura, cioè attribuia-mo ad alcuni punti precedentemente selezionati (per esempio gli angoli del campo cartografico, oppure alcuni incroci delle maglie del reticolo chi-lometrico scelto come riferimento) le coordinate chilometriche reali, in modo che l’origine del siste-ma di assi cartesiani del digitizer venga traslata e coincida con le coordinate del punto di intersezione tra l’Equatore (nuovo asse X) e il meridiano scelto come riferimento (nuovo asse Y). A tutti gli elemen-ti disegnati dopo questa operazione verranno attri-buite automaticamente le coordinate reali.Utilizzando un sistema di coordinate reali, per esempio Gauss-Boaga o UTM, la georeferenzia-zione consente di collocare correttamente nello spazio gli elaborati cartografici, rendendoli con-frontabili, in termini di sovrapposizioni, anche con dati prodotti da altri operatori, purché relativi alla stessa porzione di territorio e riferiti allo stesso si-stema di coordinate. Terminata la fase di georeferenziazione, che rima-ne comunque attiva per tutta la sessione di lavoro, si procede alla digitalizzazione, cioè alla riproduzio-ne informatica degli oggetti presenti sullo strato informativo. Mediante il mirino del digitizer vengo-no individuati e ricopiati i punti, le linee o i poligoni di cui il disegno si compone, in modo da ottenere una copia informatica fedele quanto più è possibi-le all’originale strato informativo; nel momento in cui noi clicchiamo su un punto, l’impulso elettrico che si produce si propaga lungo la corrispondente

Figura 4.2.2 Esempio di sovrapposizione di livelli informativi del mondo reale

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maglia della rete metallica del tavolo individuando così le coordinate del punto stesso, che vengono trasmesse al computer e tradotte da quest’ultimo nuovamente in disegno. Man mano che si procede con la digitalizzazione è possibile visualizzare sullo schermo gli elementi già disegnati, in modo da tenere sempre “sotto con-trollo” il nostro elaborato. Il risultato della digitaliz-zazione dipenderà strettamente dalla precisione dello strumento utilizzato, dallo stato in cui si trova l’originale cartaceo e dall’accuratezza con cui è stato digitalizzato il disegno, per cui è necessario, durante la fase di acquisizione eseguire saltuaria-mente dei controlli mediante plottaggi di prova su fogli lucidi, che sovrapposti all’originale consentono di verificare la presenza di eventuali errori e, laddo-ve è possibile, di correggerli.Il tipo di digitalizzazione esposto finora viene detto digitalizzazione da tavolo e può essere eseguito an-che utilizzando un programma CAD qualora il GIS non disponga di un suo modulo di acquisizione; il formato dei file prodotti dal CAD deve comunque risultare compatibile con quello gestito dal GIS.Alcuni GIS offrono la possibilità di digitalizzare diret-tamente a video, assumendo come base di riferi-mento l’immagine scandita dello strato informativo cartaceo, opportunamente trattata e georeferen-ziata. Non sarà necessario, quindi in questo caso, disporre del tavolo digitalizzatore o della tavoletta grafica, ma saranno sufficienti semplicemente il mouse e il video. Questo tipo di digitalizzazione, gra-zie alla capacità di utilizzare un fattore di zoom va-riabile, consente di ingrandire e ridurre l’immagine di base a nostro piacimento, a vantaggio dell’accu-ratezza di acquisizione, ma a scapito della visione d’insieme, realizzabile ma difficilmente comprensi-bile, soprattutto quando l’area di studio è molto estesa; inoltre, la digitalizzazione a video mantiene la georeferenziazione della mappa in fase di realiz-zazione anche quando termina la sessione di lavo-ro, in quanto la mappa rimane vincolata all’imma-gine di base, che conserva in modo permanente la sua posizione nello spazio, per cui non è necessa-rio georeferenziare la carta ogni qual volta si deve proseguire il lavoro o si deve effettuare un aggior-namento.

Le caratteristiche esposte finora lasciano pensa-re che la digitalizzazione da video sia sicuramente preferibile in termini di qualità del risultato a quel-la da tavolo; ciò non è sempre vero, in quanto gli svantaggi che essa comporta non sono del tutto trascurabili: primo tra tutti è l’impossibilità da par-te dell’operatore di digitalizzare per molte ore di seguito, in quanto si lavora fissando continuamen-te il monitor, per cui a lungo andare la vista ne ri-sente notevolmente; inoltre, il presupposto per un buon risultato finale è che l’originale cartaceo sia in ottimo stato, altrimenti tutti i difetti, come per esempio piccole macchie, scritte, strappi o anche ingiallimenti della carta, verrebbero acquisiti dallo scanner come se fossero informazioni, andando ad alterare in modo evidente la base di riferimento per l’acquisizione rendendola talvolta illeggibile. Infine, per quanto concerne la strumentazione hardware lo scanner per la scansione della cartografia origi-nale deve essere di ottima qualità e soprattutto di grandi dimensioni per evitare di dover suddividere in più parti il campo cartografico; il computer deve essere molto potente e dotato di molta memoria sia in termini di RAM che come Hard disk, per evi-tare tempi d’attesa eccessivamente lunghi per il caricamento o lo spostamento dell’immagine sullo schermo e per conservare ed archiviare le imma-gini che spesso risultano molto ingombranti. A questo punto si intuisce che sarebbe molto diffi-cile stabilire a priori qual sia il metodo migliore da utilizzare per l’acquisizione vettoriale: la scelta deve essere valutata caso per caso, in base all’esten-sione dell’area di studio, alla qualità dei supporti cartacei e soprattutto alla disponibilità economica per acquistare la strumentazione o il software ne-cessario.

Acquisizione dati in formato raster. Come già spiegato in precedenza, il formato raster suddivide il territorio in particelle tutte uguali (pixel), utilizzan-do una matrice a maglia quadrata regolare, codi-ficata attraverso righe e colonne. Il primo passo per l’acquisizione raster consiste nello stabilire i parametri essenziali per la creazione della griglia all’interno della quale verranno inseriti i valori con

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significato territoriale.Le caratteristiche da stabilire sono le seguenti: 1. dimensione della cella (lunghezza del lato espres-

sa in metri), che corrisponde alle dimensioni rea-li della particella di territorio da essa rappresen-tata;

2. numero di righe e colonne che costituiscono la matrice;

3. tipo di dati che deve essere inserito (numeri inte-ri, reali, ecc.);

4. coordinate della cella situata in alto a sinistra (unico punto georeferenziato della mappa).

Come per i dati in formato vettoriale, anche con i dati raster è necessario preparare i supporti car-tacei prima di procedere all’acquisizione informati-ca vera e propria; in questo caso è utile costruire su un foglio lucido una griglia a maglie quadrate in scala da sovrapporre alla mappa da acquisire, in modo da suddividere in celle il campo cartografico. A questo punto trasformeremo i colori che codifi-cano le classi di legenda della mappa in codici nu-merici e, osservando la mappa, trascriveremo tali codici nelle celle della griglia. Molto spesso può ac-cadere che il confine tra due aree cada all’interno di una cella; poiché ogni cella può contenere un uni-co codice, sarà necessario valutare caso per caso quale codice è opportuno inserire. Generalmente si procede scegliendo la classe che occupa la mag-gior superficie della cella, tuttavia in alcuni casi è opportuno prediligere una classe più significativa anche se meno rappresentata nella cella in que-stione, al fine di sottolinearne la presenza. E’ chiaro che la metodologia utilizzata risulta estremamente soggettiva sia nella scelta dei codici da attribuire alle celle che nel posizionamento della griglia sulla mappa, che, per quanto accurato possa essere, la sua precisione rimane comunque legata alla ma-nualità dell’operatore ed allo spessore del tratto con cui la griglia è stata disegnata.Terminata questa fase e dopo aver comunicato i parametri della matrice al computer, si procede all’inserimento dei valori all’interno della matrice informatica, utilizzando un qualunque programma di editing qualora il GIS non disponesse di un suo modulo per l’acquisizione. L’inserimento dei dati da tastiera viene eseguito

cella per cella; questa procedura, estremamen-te lunga e tediosa, può essere oltrepassata solo acquisendo i dati in formato vettoriale e poi con-vertendoli, mediante apposite procedure, in dati raster. La possibilità di conversione è una caratte-ristica solo di alcuni tra i più moderni GIS in grado di gestire entrambi i formati.

4.2.2 Analisi dei singoli livelli informativi

Nel paragrafo precedente abbiamo visto come, at-traverso la fase di acquisizione, una carta geografi-ca diviene un disegno computerizzato, i cui elemen-ti, nel caso in cui l’acquisizione è di tipo vettoriale, sono punti, archi e poligoni. Il disegno così creato, se rimanesse tale, non sarebbe sottoponibile ad ul-teriori elaborazioni, in quanto non esisterebbe nes-suna relazione tra le entità che lo costituiscono. A questo punto entra in gioco il Sistema Informati-vo Geografico, che attraverso la costruzione della topologia, cattura il disegno così come noi lo ab-biamo acquisito e lo elabora, creando quella che in linguaggio GIS viene detta copertura.Per esempio, consideriamo un disegno costituito da elementi lineari: quando, attraverso una proce-dura automatizzata, il GIS costruisce la topologia, esso analizza uno per uno tutti gli archi contenuti nel disegno, etichettandoli e attribuendo loro un codice numerico progressivo, detto identificatore univoco; contemporaneamente il sistema crea un database di tipo tabellare in cui ogni campo rap-presenta una proprietà che descrive l’entità gra-fica; ad ogni entità viene dedicata ad una riga di tale tabella, nella quale verranno riportati tutti gli attributi ad essa relativi.E’ chiaro però che, nella maggior parte dei casi, servirebbe una tabella con un numero grandissi-mo di campi, per poter inserire tutti gli elementi che caratterizzano le entità grafiche (identificatore univoco, tipo di entità, coordinate x e y, significato geografico, ecc.) per cui si preferisce suddividere le informazioni in più tabelle che restano comun-que in relazione tra loro grazie all’identificatore uni-voco, il quale costituisce l’elemento chiave di identi-ficazione dell’entità.

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Nella tabella degli attributi (tab. 4.2.1) le prime 5 co-lonne sono gestite direttamente dal sistema e con-tengono i dati relativi alla geometria degli elementi; le successive colonne, invece, vengono aggiunte e riempite direttamente dall’operatore e contengono le informazioni che trasformano le entità del dise-gno in elementi geografici, cioè le classi di legenda che codificano gli elementi in base al tematismo. In questo modo ogni punto, arco o poligono non sarà più un semplice elemento del disegno, ma as-sumerà un significato nell’ambito del nostro studio. Per esempio, potremmo aggiungere una colonna “uso del suolo” ed assegnare ad ogni poligono una

sigla che indichi la classe di appartenenza (semina-tivo, urbano, ecc..). Sarà proprio questa colonna a determinare poi le classi di legenda attraverso cui verrà letta la carta risultante. Anche nel caso di una mappa in formato raster, la rappresentazione grafica è accompagnata da un database di tipo tabellare. Chiaramente in questo caso le righe della tabella non sono destinate ai dati vettoriali e gli attributi si riferiranno ai pixel che costituiscono l’immagine. Grazie a questo tipo di organizzazione, i dati conte-nuti nel database associato possono essere visua-lizzati sottoforma di mappa ed avranno l’aspetto

Figura 4.2.3 Esemplificazione della memorizzazione degli elementi geografici nel computer (ridisegnata da Esri, 1993) Figura 4.2.4 Topologia arco-nodo (ridisegnata da Esri, 1993)

Tabella 4.2.1 Esempio di database associato alla “copertura”

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di una qualunque carta tematica. Abbiamo crea-to così un livello informativo. La nostra può essere quindi considerata come una sorta di mappa intel-ligente, in quanto, una volta visualizzata tramite il monitor, potrà essere interrogata attraverso sem-plici procedure e fornirà i dati relativi all’elemen-to interrogato; inoltre le informazioni contenute in essa potranno essere oggetto di ulteriori elabora-zioni, creando nuovi livelli informativi e quindi nuove carte tematiche. Un GIS, infatti, offre la possibilità di creare nuove mappe partendo da quelle esisten-ti, attraverso interpolazioni di dati, riclassificazioni o sovrapposizioni di due o più mappe.

4.2.3 Analisi di più livelli informativi

A partire dall’esame dei singoli livelli informativi l’analisi territoriale in ambiente GIS segue due prin-cipali filoni d’indagine: • confronto tra informazioni relative ad uno stesso

tematismo; • confronto tra informazioni relative a tematismi

differenti. Nel primo caso l’analisi territoriale è centrata es-senzialmente sulla valutazione delle modificazioni avvenute a carico di un particolare tematismo nel corso di un intervallo di tempo significativo; nel se-condo caso, invece, l’indagine riguarda l’applicazio-ne di complessi modelli di analisi, che prendono in considerazione più livelli informativi (uso del suolo, altimetria, tipologia del substrato, deficit idrico, in-filtrabilità, ecc.), che caratterizzano il territorio, in modo da scoprire, in funzione del risultato, le rela-zioni che legano i diversi tematismi tra loro e che concorrono a rendere l’ambiente così come ci si presenta. Un territorio, infatti, può essere considerato come il frutto della combinazione di una serie di fattori, al-cuni di origine naturale (morfologia, geologia, ecc.), altri di origine antropica (urbanizzazione, uso del suolo, ecc.), che si sovrappongono e interagisco-no tra loro, determinando come risultato ciò che noi chiamiamo “ambiente”. Con l’aiuto di un GIS è possibile “scomporre” un territorio nei suoi singoli tematismi, analizzarli singolarmente, e poi ricombi-

narli, in modo ragionato, per valutare le loro possi-bili interazioni ed evoluzioni future.Nelle varie fasi di cui si compone l’analisi multilivello entrano in gioco alcune tra le principali funzioni che distinguono i Sistemi Informativi Geografici da altri programmi simili; si tratta di riclassificazioni e, so-prattutto, di overlay topologico, termine che inclu-de tutte le procedure che a partire da due coper-ture relative alla stessa porzione di territorio, sono in grado, mediante sovrapposizione, di costruirne una terza, nella quale vengono fuse le caratteristi-che delle prime due. L’overlay topologico costituisce una prerogativa dei Sistemi Informativi Geografici; infatti, i programmi CAD, che tra i vari software sono quelli che più so-migliano ai GIS, sono in grado di eseguire soltanto overlay grafici, vale a dire sovrapposizioni visive dei livelli (layer) di cui si compone il disegno, fornendo soltanto un confronto visivo. Al contrario, mediante l’overlay topologico, vengono uniti dati provenienti da coperture diverse, che riempiranno un unico database.Nel caso di dati in formato vettoriale, con l’overlay topologico gli elementi poligonali di una copertura possono essere sovrapposti a coperture poligo-nali, puntuali o lineari, ottenendo così una nuova mappa che indicherà le relazioni esistenti tra gli elementi dell’una e dell’altra. Per esempio, potreb-be ritenersi utile sovrapporre ad una copertura dei limiti amministrativi comunali (poligonale), un’altra che contenga la viabilità principale della stessa zona (lineare); il risultato sarà una nuova copertura lineare in cui gli elementi “strade” acquisteranno l’attributo “appartenenza ad un dato comune”; lad-dove una strada attraversi più di un comune, essa verrà suddivisa in tante parti quanti sono i comuni coinvolti. Quanto esposto può essere allargato a molte altre situazioni, in cui si è in possesso di dati relativi ad un determinato territorio fisicamente slegati ed è necessario conoscere le relazioni che intercorro-no tra loro e collegarli in modo permanente.Anche nel caso del modello dati di tipo raster, la procedura di overlay produce una nuova immagine, frutto della combinazione di altre due, ma in questo caso la sovrapposizione avviene utilizzando opera-

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tori logico/matematici che agiscono su ogni pixel della prima e della seconda immagine, riportando il risultato dell’operazione sul corrispondente pixel della terza immagine. I valori della nuova immagine prodotta dipenderanno dal tipo di operazione ese-guita: somma, sottrazione, moltiplicazione, divisio-ne, ricerca del valore massimo, ricerca del valore minimo, ecc..Con i dati in formato raster, dall’incrocio di due im-magini è possibile ottenere una matrice d’interse-zione a due entrate (una relativa alle classi di legen-da della prima mappa e l’altra a quelle relative alla seconda), le cui celle sono occupate dal numero dei pixel che, nella terza mappa risultante, verifica la tale combinazione.

4.2.4 La restituzione dei dati

Terminate le fasi di analisi e dopo aver ottenuto i risultati desiderati si può procedere a quella che viene definita “fase di restituzione”, vale a dire il mo-

mento in cui i nostri elaborati cartografici diventa-no delle vere e proprie carte geografiche, con ca-ratteristiche analoghe a quelle in commercio. In realtà, il verbo “restituire”, che deriva dal verbo latino “restituere”, indica l’atto del rendere, del ri-porre o del conservare un oggetto o una cosa, per cui sembrerebbe un po’ riduttivo considerare la restituzione solo come una fase di stampa; infatti, in un contesto informatico, la restituzione rappre-senta la prima forma di sintesi dei dati elaborati, per cui, in senso più ampio, anche la visualizzazio-ne attraverso il monitor può essere considerata come un primo tipo di restituzione, grazie alla qua-le il computer fornisce in una forma a noi leggibile e interpretabile i dati che ha elaborato.Nel caso si tratti di dati geografici, essi vengono restituiti generalmente sottoforma di mappe, tut-tavia è possibile visualizzare gli stessi dati secondo altre modalità, che, anche se trascurano il lato car-tografico, mettono in luce gli aspetti meno evidenti degli elaborati: i grafici e le tabelle (fig. 4.2.8).

Figura 4.2.5 Esempio di incrocio vettoriale tra una copertura poligonale ed una lineare

Figura 4.2.6 Esempio di sovrapposizione, attraverso la somma, tra due mappe in formato raster

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Figura 4.2.7

Figura 4.2.8 Differenti modalità di visualizzazione di un dato geografico:a) Visualizzazione sottoforma di mappa b) Visualizzazione sotto forma di tabella c) Visulaizzazione sotto forma di grafico

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Nell’ambito dei Sistemi Informativi Geografici, in cui la produzione cartografica costituisce una delle funzioni essenziali, sicuramente la forma più classica di resti-tuzione è quella che si avvale di supporti cartacei. Que-sto tipo di restituzione, rispetto alla visualizzazione, consente una maggiore diffusione delle informazioni, che possono così essere divulgate più facilmente.

Gli elaborati cartografici, per essere ritenuti tali, devo-no possedere una serie di requisiti fondamentali che li rendono leggibili e confrontabili con altri:• il titolo della mappa, che dia indicazioni relative al

tematismo rappresentato in essa;• il campo cartografico, in cui è rappresentata la por-

zione di territorio; • la collocazione dell’area dal punto di vista ammini-

strativo (provincia e comune di appartenenza);• la posizione geografica, cioè le coordinate reali ed il

sistema di riferimento adottato;• la direzione del Nord Geografico;• la scala di rappresentazione ed, eventualmente, lo

scalimetro, per avere un rapporto immediato tra le dimensioni sulla mappa e la realtà;

• la legenda, che decodifichi la mappa e ne spieghi il significato;

• a base cartografica utilizzata e la sua scala di rap-presentazione;

• l’anno a cui risalgono i rilievi di base che sono serviti per la realizzazione della nostra mappa.

La resa grafica della restituzione dipende strettamen-te dal tipo di stampante o plotter scelto per la stampa e dalle capacità del software utilizzato. Oltre alla visualizzazione e alla stampa, esiste un altro tipo di restituzione che unisce i vantaggi dell’uno e dell’altro tipo: la restituzione su supporto magnetico. Si tratta sostanzialmente di un immagazzinamento dei dati creato con lo scopo di trasferirli senza dover necessariamente stampare. Esso consente, come la visualizzazione, di correggere ed aggiornare facilmen-te i dati e, come la stampa, di crearne più copie e di divulgarli; in più permette di archiviare i dati per poter eseguire successivamente altre analisi, estrapolazio-ni o ricerche.Il supporto utilizzato per la restituzione può essere di tipo magnetico (floppy-disk, cassetta) oppure un cd-rom; quest’ultimo risulta particolarmente indicato per la memorizzazione di dati geografici, in quanto può contenere grosse moli di dati e, inoltre, una volta inciso non permette modifiche.