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Con il patrocinio di 3° Simposio Mondiale di Apicoltura Biologica Castel San Pietro Terme, Bologna 4 - 7 marzo 2014 Programma dei lavori
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3° Simposio Mondiale di Apicoltura Biologicaagricoltura.regione.emilia-romagna.it/comunicati-stampa/2014/marzo/... · apicoltura, distinguono in modo principale e fondamentale le

Feb 17, 2019

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Con il patrocinio di

3° Simposio Mondialedi Apicoltura Biologica

Castel San Pietro Terme, Bologna4 - 7 marzo 2014

Programma dei lavori

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IndicePresentazione apibio 2014Un appello alla ricerca scientifica ..............................................................................................................................................................................3

Gli organizzatori ..................................................................................................................................................................................................................................................................6

I comitati scientifici .....................................................................................................................................................................................................................................................7

Programma generale ..........................................................................................................................................................................................................................................8

Programma dei lavori tecnico-scientifici ..........................................................................................................................................9

Attività opzionali ............................................................................................................................................................................................................................................................13

Key speaker: curriculum vitae e abstract ........................................................................................................................................16

Sponsor ............................................................................................................................................................................................................................................................................................................28

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Simposio ApiBio- ApiOrganica Un appel lo

al la ricerca scientif ica

Il Simposio ApiBio - ApiOrganica propone di rispondere a complessi e importanti interrogativi:

• Sonolemodalitàdiallevamentoeletecnichedidifesasanitariache,anchein apicoltura,distinguonoinmodoprincipaleefondamentaleleproduzionibiologiche, ociòcheèveramentedeterminanteèlacomplessivaqualitàbotanicaambientale?• Qualisonogliaspettichedifferenzianosostanzialmentelagestionebiologicadelle apinellalottasanitariaavarroaemalattiedellacovata?• Lanormativa(inparticolareUE)elacertificazionedell’apicolturabiologicasono adeguate,osonomigliorabili?• Qualisonoleprospettivedelmercatodeiprodottiapisticibiologiciequali,in particolare,leopportunitàperipaesiinviadisviluppo?

In apicoltura ancor più che in altri comparti di produzione e allevamento agricoli sforzo e creatività dei produttori sono stati il motore principale, se non unico, di una nuova e diversa concezione e soprattutto pratica di campo della modalità di allevare le api. L’invito per l’invio di presentazioni per le diverse sessioni del simposio sottolineava la limitata “disponibilità di studi scientifici sull’apicoltura biologica” e “la stretta relazione e l’influenza reciproca tra i progressi scientifici e le esperienze di campo innovative realiz-zate dagli apicoltori stessi”.I contributi pervenuti per le sessioni su “Qualitàambientale...”;“Normativaecertificazio-ne...”;“Mercato…”;”Opportunitàesfideperipaesiinviadisviluppo” abbiamo ragione di sperare possano offrire nuovi elementi di conoscenza e condivisione.I contributi pervenuti, invece, per le sessioni “Gestione degli allevamenti e lotta sanitaria: …varroatosi epatologiecollegate…Malattiedellacovataealtrepatologieapistiche” sono risultati in gran parte relativi a ricerche già pubblicate e conosciute; ipotesi e/o prove di campo preliminari non applicate in campo.Si è pertanto optato con i responsabili delle commissioni scientifiche di Apimondia per cercare di realizzare una innovativa e inusuale modalità di confronto e privilegiare quindi la rassegna di quanto effettivamente realizzato e verificato in campo da aziende profes-sionali apistiche che hanno investito e costruito procedure innovative e di successo, con il conforto di un relativamente adeguato risultato produttivo ed economico.Le esperienze che verranno proposte alla discussione sono prevalentemente italiane sia per l’esigenza di limitare i costi sia soprattutto per il notevole rilievo della modalità di

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allevamento apistico bio in questo paese.Si tratta di una dinamica che, nel corso degli ultimi vent’anni, ha coinvolto in Italia centinaia se non migliaia di apicoltori e decine di migliaia se non centinaia di migliaia di alveari.Si è avviato questo creativo percorso circa due decenni or sono, con una diversa gestione delle visite sanitarie ed eliminazione tempestiva delle famiglie con sintomi di peste ame-ricana. Oggi questa patologia non è più una problematica rilevante per tutte le aziende e/o territori dove si gestiscono con il fuoco i primi sintomi della patologia.Si è nel contempo iniziato a utilizzare per il contrasto della varroa i soli principi attivi che non lasciano (acidi organici) o che non cumulano (oli essenziali, timolo) residui nelle diverse matrici degli alveari.A fronte della crescita di virulenza della varroa e delle patologie collegate (visus e no-sema), così come della non sempre adeguata efficacia dei principi attivi utilizzati, si sono sperimentate, inventate, incrementate e infine affermate nuove bio tecniche e si è passati a una gestione che verifica l’efficacia diversamente. Si è introdotta una nuova visione olistica gestionale degli alveari, con il monitoraggio delle percentuali di infe-stazione di varroa, la scelta delle modalità operative secondo lo sviluppo stagionale, la suddivisione della tipologia dei trattamenti in differenziati lotti aziendali, la riprova dei risultati non sul singolo trattamento ma sull’insieme della gestione secondo l’esito nella stagione successiva.In sostanza si è dimostrato concretamente che il modo di produrre bio non si riduce e non può essere ridotto alla scelta di questo o quel farmaco ma che la vera e unica medi-cina risiede nella capacità gestionale, conoscenze e quindi cultura dell’uomo.Questo è stato reso possibile da una continua dinamica di comunicazione, un processo collettivo di condivisione e confronto delle esperienze, come delle soluzioni e indicazio-ni, che ha consentito di costruire un primo grande patrimonio comune e che forse pone le condizioni per approcciare un altro possibile terreno operativo: quello di una genetica particolarmente vitale e rustica.Certo tutto ciò non è stato facilitato sia dal pervasivo e malefico, se non letale in molti casi, impatto della contaminazione da “nuove” molecole agricole e sia dalla crescente e ubiquitaria contaminazione delle svariate matrici raccolte dalle api: polline, acqua, netta-re e propoli. Ma gli apicoltori bio in Italia come in Europa e nel Mondo non hanno nessu-na intenzione di rinchiudersi e di farsi rinchiudere nelle “riserve indiane” dei fantomatici e inesistenti “ambienti incontaminati”. Pagano quindi di tasca loro il caro prezzo di non poter vendere come bio - e in vari casi di non poter vendere del tutto come alimenti per-ché oltre soglia di contaminazione - tutti i derivati dell’alveare contaminati dalla diffusa e ubiquitaria polluzione agricola. In sostanza pagano un prezzo che non dipende dalle loro scelte e procedure ma che è frutto evidente e incontestabile di un’inaccettabile modalità agricola di produrre.Ciò che il movimento degli apicoltori bio sta concretamente costruendo è un sistema gestionale dell’allevamento apistico che corrisponde a quanto gli api-coltori richiedono venga realizzato nell’insieme delle modalità di coltivare e al-

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levare, con una diversa attenzione alla incontaminazione del vivente e alla pre-servazione della biodiversità.Un processo che ovviamente si è avvalso dei notevoli risultati ottenuti dall’insieme della ricerca scientifica.Se e quando la ricerca scientifica potrà sviluppare analisi e studi comparativi di quanto realizzato, nella pratica, dagli apicoltori bio in campo, potrà contribuire allo sviluppo di una diversa consapevolezza e diffusione dei risultati ottenuti in varie parti del Mondo.L’auspicio è che, come per l’acquacultura bio, si possa avviare una ricerca scientifica mul-tidisciplinare e in diversi contesti ambientali internazionali, per un ulteriore impulso a una modalità di allevare innovativa e vincente: l’apicoltura biologica.

FrancescoPanella,PresidenteUnaapiDiegoPagani,PresidenteConapi

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Gli organizzatori

Apimondia è la federazione internazionale delle associazioni di apicoltori e delle organizzazioni che lavorano nel settore apistico. La principale missione della Federazione è la promozione dello sviluppo scientifico, tecnico, sociale , ambientale ed economico, dell’apicoltura in tutti i paesi, nonché della cooperazione tra associazioni di apicoltori, mondo scientifico e soggetti coinvolti nell’apicoltura di tutto il mondo.

Unaapi Unione degli apicoltori italiani, ha quale principale missione la promozione di percorsi, cultura e scelte condivise, per costruire il futuro delle api, degli apicoltori, dell’agricoltura e dell’umanità.

Conapi Consorzio Nazionale Apicoltori è una cooperativa composta da oltre 600 apicoltori la cui missione è valorizzare le produzioni di qualità e il biologico, anche attraverso la ricerca di percorsi innovativi e nella consapevolezza che l’apicoltura gioca un ruolo fondamentale nel mantenimento della biodiversità.

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PresidenteVice-PresidenteMembroMembroMembro

Nicola J. Bradbear ApimondiaRémy Vandame ECOSURMathew John Keystone FoundationUlrich Broeker APICONCecilia Costa CRA - API

Sezione SVILUPPO RURALE

PresidenteVice-PresidenteMembroMembroMembroMembro

Sezione TECNOLOGIA E QUALITÀ

Etienne Bruneau ApimondiaMarco Lodesani CRA-APIFrancesco Panella UnaapiRémy Vandame ECOSUR Diego Pagani ConapiGian Luigi Marcazzan CRA-API

PresidenteVice-PresidenteMembroMembroMembroMembro

Sezione SALUTE DELLE API

Wolfgang Ritter ApimondiaGiovanni Guido UnaapiFrancesco Panella UnaapiUmberto Vesco UnaapiMarco Lodesani CRA - APIAntonio Nanetti CRA - API

I comitatiscientif ici

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LUNEDÌ 3 MARZO arrivo partecipanti e sistemazione in hotelPresso Hotel Castello, 18.00-19.30primaaccoglienzaperregistrazioneeconsegnaposterscientifici

Serata libera: è possibile prenotare la cena presso l’hotel

MARTEDÌ 4 MARZO8.30 - 22.00 TOUR APISTICO DI BENVENUTOPresso il Centro Congressi Artemide dell’Hotel Castello,17.00-19.00primaaccoglienzaperregistrazione e consegna poster scientifici

Cena compresa nel tour

MERCOLEDÌ 5 MARZO8.30 - 19.00 LAVORI SIMPOSIOPresso Centro Congressi Artemide

Cena su prenotazione presso l’hotel21.30 spettacolo “LA SOLITUDINE DELL’APE” (ingresso libero)

GIOVEDÌ 6 MARZO 8.00 - 19.00 LAVORI SIMPOSIOPresso Centro Congressi Artemide

Serata libera

VENERDÌ 7 MARZO 8.00 - 19.00 TOUR PIACENZA EXPÒ per visita ad APIMELL

Programma generale

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Programma dei lavori tecnico-scientif ici

MERCOLEDÌ 5 MARZO 8.00 - 8.30 registrazione partecipanti e allestimento esposizione Poster scientifici

8.30 - 9.30 APERTURA LAVORI

Saluti istituzionali

Tiberio Rabboni Assessore all’Agricoltura - Regione Emilia RomagnaGilles Ratia Presidente ApimondiaFrancesco Panella Presidente UnaapiDiego Pagani Presidente Conapi

9.30 - 11.00 PRIMA SESSIONE“Apicoltura biologica: qualità ambientale e aspetti gestionali distintivi dell’al-levamento apistico biologico”

Moderatore: Etienne Bruneau (BELGIO)

9.30 - 10.00 Keynote Speaker: Rémy Vandame (MESSICO) - vedi pag. 16“Apicolturabiologica:certificarelepraticheol’ambiente?”

10.00 - 10.30 Panel 1

• 10.00 - 10.15 Sara Panseri (ITALIA): “Residui da pesticidi nel miele italiano di differentizonediproduzione,inrelazioneallepossibilifontidicontaminazione”• 10.15 - 10.30 Pedro Constam (BRASILE): “L’apicolturabiologicaincondizionidiestremasiccitànelnord-estdelBrasile”10.30 - 11.00 Pausa 11.00 - 12.00 Panel 2

• 11.00 - 11.15 Everlyn Nguku (KENIA): “L’apicoltutabiologicaperlasalutedell’uomoedell’ambiente”• 11.15 - 11.30 Fabio Sgolastra (ITALIA): “L’importanzadiunambienteintegroperl’apicolturabiologica”• 11.30 – 11.45 Umberto Vesco (ITALIA): “Un monitoraggio sui residui da pesticidi nelpollineraccoltodalleapiinItalia:risultatipreliminari”• 11.45 - 12.00 Lucia Piana (ITALIA): “Risorsedipollinenelleareeagricoleacoltivazioneintensiva”

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12.00 - 14.30 SECONDA SESSIONE “Gestione degli allevamenti e lotta sanitaria: contrasto della varroatosi e patologie collegate”

Moderatore: Francesco Panella (ITALIA)

• 12:00 - 12:30 Keynote Speaker: Wolfgang Ritter (GERMANIA) - vedi pag. 17“Indicazioniperpromuoverel’auto-guarigionedellecoloniedallemalattieeperrinfor-zarelelorodifese”

12.30 - 13.00 Panel

• 12.30 - 12.45 Ulrich Bröker (GERMANIA): “Ridurre l’impattodellostresssullasalutedelleapiattraversobuonepraticheapistiche”• 12.45 - 13:00 Robin F.A. Moritz (GERMANIA): “LaresistenzanaturaleallaVarroa:un’i-potesisostenibileperl’apicolturabiologica?”13.00 -14.30 pausa pranzo

• 14.30 - 15.00 Keynote Speaker: Giovanni Guido (ITALIA) - vedi pag. 19“Lagestionesanitariadeglialveariqualeprincipalecriteriodistintivoperilbiologico”

15.00 - 17.30 Tavola rotonda: daiproduttoriapisticiindicazioniconcrete,praticabilieproduttive,sullemodalitàdicamporadicalmentedistintivedelmodobiologicodiallevamentoedifesasanitaria• 15.00 - 15.15 Angelo Dettori (ITALIA)

• 15.15 - 15.30 Nicolas Guintini (FRANCIA)

• 15.30 - 15.45 Francesco Bortot (ITALIA)

• 15.45 - 16.00 Diego Pagani (ITALIA)

• 16.00 - 16.15 Gunther Friedmann (GERMANIA)

• 16.15 - 16.30 Paola Bidin (ITALIA)

• 16.30 - 17.00 Savino Petruzzelli (ITALIA)

• 17.00 - 17.15 Luca Allais (ITALIA)

17.15 - 17.45 Pausa 17.45 - 19.00 Dibattito

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GIOVEDÌ 6 MARZO8.30 - 11.00 TERZA SESSIONE

“Priorità distintive dell’apicoltura biologica: normativa e certificazione”

Moderatore: Francesco Panella (ITALIA)

• 08.30 - 09.00 Keynote Speaker: Francesco Panella (ITALIA) - vedi pag. 22“Imodellivincenti(meglio:apparentementetali)sonomodificabilidalbasso”

9.00 - 11.00 Panel • 9.00 - 9.15 Per Kryger (DANIMARCA): “L’utilizzodelGISper individuareareeadatteall’apicolturabiologica”• 9.15 - 9.30 Michela Boi (ITALIA): “Contaminazionedaacaricididellaceraitaliana:ri-sultatidellostudiosuicampioniesaminatidallaboratoriodiCRAAPI”• 9.30 - 9.45 Stefano Fenucci (ITALIA):“Lacontaminazionedellacera”

9.45 - 11.00 Dibattito11.00 - 11.30 Pausa

11.30 – 13.00 QUARTA SESSIONE“Apicoltura biologica: opportunità e sfide per i paesi in via di sviluppo”

Moderatore: Nicola Bradbear (INGHILTERRA)

• 11.30 - 12.00 Keynote Speaker: Nicola Bradbear (INGHILTERRA) - vedi pag. 24“Sfideeopportunitàdell’apicolturabiologicaperiPaesiinViadiSviluppo”

12.00 -13.00 Panel • 12.00 - 12.15 Luis Mondragón (MESSICO): “Ilmielebiologicotropicale:un’ulteriorevalutazioneinmeritoallasuaoriginebotanicarispettosadellabiodiversità”• 12.15 - 12.30 Biljana Stamenkovic (SERBIA): “L’apicolturabiologicacomeunapossibilitàperlosviluppodelleareeruraliinSerbia”• 12.30 - 12.45 Stephen F. Petersen (ALASKA): “RafterBeekeepingconApisdorsata:laviaperlacertificazionebiologica”

12.45 - 13.00 Dibattito 13.00 - 14.30 Pausa pranzo

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14.30 - 17.00 QUINTA SESSIONE “Mercato dei prodotti apistici biologici”

Moderatore: Diego Pagani (ITALIA)

• 14.30 - 15.00 Keynote Speaker: Diego Pagani (ITALIA) - vedi pag. 26

“35annidiesperienzanelmondodelmieleedell’apicolturabiologici:unapprocciodiproduzionealternativaperilfuturo”

15.00 - 17.00 Panel • 15.00 - 15.15 Frank Filodda (GERMANIA): “Il mercato del miele biologico in Germania : sfideperilcommercioel’industriaperrisponderealleaspettativedeiconsumatori”• 15.15 - 15.30 Frederique Ripet (FRANCIA): “IlmercatodelbiologicoinFrancia”• 15.30 - 15.45 Pedro Constam (BRASILE): “Il commercio diretto del miele biologico comestrategiadisopravvivenzanelnord-estdelBrasile”• 15.45 - 16.00 Petko Simeonov (BULGARIA):“Apicoltura biologica: sfide e opportunità perlaBulgaria”• 16.00 - 16.15 Yakman Wuyep (NIGERIA): “Produzione e commercio del miele in Nigeria:unaprospettivaperl’industria”

16.15 - 17.00 Dibattito17.00 - 17.30 Pausa

17.30 - 19.00 CONCLUSIONIChiusura dei lavori con elaborazione e discussione degli indirizzi conclusivi

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Attivita opzionali

MARTEDÌ 4 MARZO - Tour Apistico di benvenuto

Nella giornata che precede le sessioni plenarie del Simposio, sono stati organizzati alcuni incontri finalizzati a mettere in contatto gli apicoltori provenienti da tutto il mondo con alcune significative realtà apistiche italiane e con la città di Bologna.

8.30 partenza in bus per visitare le Aziende Apistiche Fraulini e Ortolani

che si trovano a pochi km dall’hotel

12.30 pausa pranzo

14.00 partenza in bus per Conapi: visita guidata allo stabilimento del più grande con-sorzio apistico italiano, maggior produttore di miele biologico del paese

Conapi è una cooperativa fondata nel 1979 che conta 230 soci tra aziende singole, coope-rative, associazioni e rappresenta oltre 600 apicoltori italiani, da nord a sud, isole comprese. A partire dal magazzino, dove ogni anno vengono conferite circa 2400 ton di miele mo-nofolora e millefiori (oltre a polline, pappa reale, propoli e cera), si potrà accedere ai reparti dove si svolgono le varie fasi della lavorazione.

Sarà possibile visitare, nello stabilimento, la camera calda (dove viene ammorbidito il mie-le cristallizzato, con temperature sempre inferiori ai 40°C), la sala di miscelazione e la catena di confezionamento.

Compatibilmente con le condizioni meteorologiche, sarà possibile visitare il Parco delle Api e del Miele: inaugurato nel giugno del 2013, al suo interno è stato predisposto un percor-so didattico innovativo che consente di avvicinare il pubblico di ogni età al meraviglioso mondo delle api e del miele

Alle 17.30 partenza per Bologna dove, presso le sale della Fondazione della Cineteca-Cinema Lumiére, ci sarà la proiezione del film Queenofthesun-whatarethebeestelling us -(USA/2010) diTaggartSiegel(83’).

A seguire sarà allestita una degustazione di formaggi e prodotti locali in associazione a mieli provenienti da tutto il mondo.

Infine ci sarà la presentazione in anteprima di un cortometraggio sull’esperienza di api-coltori di Conapi che, insieme a Slow Food e ad altre associazioni di volontariato, sta con-ducendo un progetto di apicoltura in Etiopia: sarà questa l’introduzione all’incontro fra i partecipanti, per conoscere da vicino la vita e l’esperienza di apicoltori provenienti dal parti diverse del mondo.

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VENERDÌ 7 MARZO, tour Piacenza Expo, per visita ad Apimell8.00 partenza con bus per Piacenza e rientro alle 19.00 in hotel.

APIMELL (www.apimell.it) la più importante Mostra-Mercato Internazionale specializzata nel settore dell’apicoltura dal 1983, giunta alla 31° edizione, incontra le esigenze degli operato-ri del settore affermandosi come appuntamento annuale per chi, in concomitanza con la stagione apistica, ricerca tutte le possibili soluzioni tecniche ed operative per l’allevamen-to e la cura delle api, la produzione, la trasformazione e il confezionamento dei prodotti dell’alveare. È un essenziale punto d’incontro per informarsi ed aggiornarsi sullo stato e sulle prospettive del settore anche grazie ad un qualificato programma di convegni orga-nizzato in collaborazione con le più importanti associazioni del mondo apistico.

15.00 - 16.00: evento di presentazione della campagna “BeeLife” (in italiano).

“BeeLife” è la campagna di sensibilizzazione e raccolta fon-di in difesa delle api e della biodiversità. Una mobilitazione dal basso che ha come protagonisti gli apicoltori e la citta-dinanza, per un’agricoltura senza pesticidi killer d’api e d’in-setti impollinatori. Un’iniziativa promossa da Bee Generation, Unaapi, Conapi e Aapi.

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MARTEDÌ 5 MARZO ore 21,00 presso hotel castelloLa Solitudine dell’Ape, spettacolo di narrazione e canzoni con Andrea Pierdicca e gli Yo Yo Mundi.Per la regia di Antonio TancrediScritto da Alessandro Hellmann, Andrea Pierdicca, Antonio Tancredi, Paolo Enrico Archetti Maestri.Produzione: UNA-API (Unione Nazionale Associazioni Apicoltori Italiani).

Le api esistono da milioni di anni, prima ancora dell’arrivo dell’uomo.

Ma oggi, in diversi paesi del mondo,sono in crisi. Che cosa sta succedendo? Cosa è cambia-to? E cosa c’entrano la vita del chimico Justus Von Liebig, il modo di coltivare la terra e di alimentarsi con l’attuale diminuzione delle api negli alveari?

La Solitudine dell’Ape è un racconto-canzone che mette insieme i tasselli di questa storia, proponendosi di dare delle risposte, di superare luoghi comuni, di informare, di stimo lare una ribellione al sistema della monocultura e del profitto a tutti i costi.

Lo spettacolo ha visto unirsi apicoltori, attori, scrittori, musicisti, disegnatori e visionari con l’obiettivo di rappresentare lo scollamento dell’uomo da ciò che lo circonda e da se stes-so attraverso il racconto della solitudine dell’ape (che è anche paradigmatico della nostra solitudine): un attore-narratore, Andrea Pierdicca, e un gruppo non solo musicale, gli Yo Yo Mundi, cercano di ricollegare i fili invisibili che uniscono i destini dell’uomo a quelli dell’ape e degli altri essere viventi del nostro pianeta. Perché anche la scomparsa di piccolissimi organismi viventi è un fatto che ci riguarda: sono loro, insieme alle piante, a fare il lavoro duro e invisibile di assicurare la permanenza della vita sulla terra.

La Solitudine dell’Ape è il frutto di un processo di elaborazione collettiva che nasce da un’intuizione di Paolo E. Archetti Maestri degli Yo Yo Mundi, che dopo aver scritto e mu-sicato con il gruppo la canzone omonima insieme al cantautore Alessio Lega, decide di coinvolgere in un progetto più ampio lo scrit-tore Alessandro Hellmann e l’attore Andrea Pierdicca. Al progetto, sostenuto e promosso da Unaapi e dal suo presidente Francesco Pa-nella, si sono uniti il regista Antonio Tancredi e il grafico e illustratore Ivano A. Antonazzo.

 

Lo spettacolo sarà in italiano, sottotitolato in inglese e sarà disponibile il testo in lingua francese.

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RÉMY VANDAMECurriculum vitae

Remy Vandame è ricercatore presso “ElColegiodelaFronteraSur” del centro San Cristóbal de Las Casas (Messico). Dal 2001 è membro dell’associazione nazionale messicana dei ricercatori.Attualmente coordina il gruppo universitario di ricerca Agroecology che vede la partecipazio-ne di 18 ricercatori e dal 2012 è anche coordinatore regionale per la regione del centroamerica del gruppo tematico sui bombi dell’IUCN. Dal 2000 è anche coordinatore del gruppo di ricerca sulle api dell’Ecosur.Vandame ha conseguito un Dottorato di ricerca in Ecologia presso l’Università di Lione in Fran-cia con una tesi intitolata “Importanzadell’ibridazionedell’ospitenellatolleranzaaunparas-sita.Esempiodell’acarodivarroajacobsoniincoloniediapimellifereeuropeeedafricanenelclimaumido-tropicaledelMessico”Dopo il conseguimento di una Laurea di primo livello in Scienze Biologiche presso l’Università di Lione in Francia nel 1990 ha conseguito due lauree specialistiche in Ecologia comporta-mentale presso l’Università di Tolosa in Francia e in Sviluppo Regionale presso l’Università della Corsica. Remy Vandame ha pubblicato: 40 peer-reviews su riviste scientifiche (31 riviste, 9 capitoli) ed è stato citato oltre 400 volte ottenendo quindi una classificazione con fattore di impatto di tipo 2nci.219 (ISI 2011); 13 articoli in altre riviste scientifiche; 12 manuali tecnici, più di 30 extension papers. Ha partecipato come relatore ad oltre 42 conferenze scientifiche. Dal 2001 è docente di ecologia per i programmi Master e di dottorato presso El Colegio de la Frontera Sur.È stato relatore della tesi di dottorato di 5 studenti in ecologia, 17 studenti di laurea di secondo livello in ecologia e scienze sociali e di 14 studenti in ecologia e scienze sociali.Ha ricevuto e gestito 32 borse di studio per almeno 3 milioni di dollari complessivi concesse rispettivamente da Messico (Conabio, Conacyt, Sagarpa, etc.), Guatemala (MAGA), Costa Rica (MAG), Stati Uniti (NSF, USAID), Unione Europea (7° Programma Quadro) e agenzie multilaterali (Banca mondiale, IBD).

Abstract

“Apicoltura biologica: certificazione delle pratiche o dell’ambiente?”La produzione biologica rappresenta storicamente una posizione etica che definisce una rela-zione di rispetto con le piante, gli animali e la vita in generale. Da quando è stata regolamenta-ta da leggi, anche a causa degli scandali agroalimentari che hanno colpito soprattutto l’Europa, è diventata gradualmente una certificazione di pratiche volte alla riduzione del livello di residui

Key speaker: curriculum vitae

e abstract

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nei prodotti alimentari. Le riflessioni ambientali e sociali sono arrivate dall’esterno, la certifica-zione biologica è diventata una risposta alla preoccupazione legittima ma individualistica dei consumatori di avere prodotti alimentari sicuri.

Quindi oggi la produzione biologica di ortaggi e di carne dipende soprattutto dalle pratiche e dalle scelte dei produttori. Tuttavia l’apicoltura è sfuggita a questi controlli poiché solitamente le api bottinano a svariati chilometri dagli apiari, ad esempio possono esplorare paesaggi com-pletamente al di fuori del controllo dell’apicoltore. Questo ha avuto ripercussioni favorevoli e non. La ricaduta più positiva è sicuramente l’elevata diversità del miele come conseguenza dei vari tipi di paesaggio. Questo permette agli apicoltori di produrre mieli diversificati, ciascuno con un diverso significato per il consumatore. Dall’altro lato la conseguenza negativa del rag-gio di volo delle api è la suscettibilità del miele ai diversi tipi di contaminanti dai metalli pesanti nelle aree industrializzate ai pesticidi e al polline OGM nelle zone agricole.

Alla luce di tutto questo cosa si deve certificare nell’apicoltura biologica? L’implementazione immediata dell’attuale quadro normativo implica la certificazione delle pratiche utilizzate dagli apicoltori ad esempio e soprattutto per quanto riguarda i prodotti utilizzati sulla colonia nell’a-piario e nell’alveare; questo significa un’accettazione del fatto che il miele possa contenere contaminanti la cui presenza sfugge al controllo degli apicoltori. Un’altra opzione è la certifi-cazione sia delle pratiche che dell’ambiente di produzione garantendo quindi non solo una produzione di alta qualità per i consumatori ma anche un contributo per una società agricola equa e per la preservazione dell’ambiente.Il dibattito è aperto, tenendo conto sia delle argomentazioni tecniche provenienti da coloro che desiderano un insieme di pratiche accessibili per tutti gli apicoltori, sia delle argomentazio-ni politiche da parte di coloro che considerano l’apicoltura una componente agro-ecologica in grado di aiutare contemporaneamente le persone e l’ambiente.Partendo da esempi concreti (diversità floreale, contaminazione da metalli pesanti, pesticidi, colture OGM) verranno discussi i vari aspetti di ogni posizione.

WOLFGANG RITTER Curriculum vitae

Wolfgang Ritter Capo Dipartimento di Ricerca sulle api dell’Università Johann Wolfgang Go-ethe di Francoforte - GermaniaWolfgang Ritter ha studiato biologia e chimica all’Università Johann Wolfgang Goethe di Fran-coforte. La sua tesi di dottorato riguardava gli aspetti fisiologici della termoregolazione nelle colonie di api mellifere. Dal 1980 è a capo del Dipartimento di Ricerca sulle api del CVUA di Friburgo in Germania (ex Istituto di Salute Animale di Friburgo). La sua ricerca si concentra sulle patologie delle api. Dal 1975 ha pubblicato più di 200 peer-review scientifiche e 600 pubblica-zioni scientifiche. È autore di numerosi libri sulle patologie delle api che sono stati tradotti in diverse lingue. Oggi si occupa prevalentemente della ricerca sulle ragioni del calo nelle popo-lazioni di api e sulla prevenzione delle patologie, per quanto possibile, e il loro controllo senza l’uso di farmaci.Wolfgang Ritter si è sempre concentrato sullo stabilire un legame tra le diverse discipline scien-

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tifiche nell’ottica del raggiungimento di un obiettivo comune: la salute delle api. Da 30 anni è esperto e direttore del Laboratorio di Riferimento per la salute delle api dell’OIE (Organizza-zione Mondiale per la Salute Animale). È autore di diversi capitoli del Manuale di Diagnostica dell’OIE. Da sei anni è anche Direttore degli studi “Better training for better food” nell’ambito dei programmi dell’Unione Europea per i veterinari. Prima di dedicarsi completamente all’apicoltura biologica ha sviluppato per alcune aziende del settore farmaci per la lotta alla Varroa. Da più di 15 anni è docente di apicoltura biologica presso l’Università di Kassel in Germania e ha supervisionato oltre 50 tesi. Per poter migliorare la salute delle api nei paesi terzi e per promuovere l’apicoltura locale, Wolf-gang Ritter nell’ambito di un incarico come consulente ed esperto, ha compiuto per conto dell’Unione Europea, della FAO, del GIZ e di altre associazioni diverse missioni in sud America, in America centrale, nel sud est asiatico, in medio oriente, in Sudafrica ed in nord africa.Per oltre 30 anni è stato presidente della Commissione Scientifica Apimondia per la salute delle api organizzando più di 200 congressi e simposi. Ritiene che la missione principale di Apimondia consista nell’avvicinare gli apicoltori all’universo scientifico nonché di favorire il contatto diretto tra apicoltori e ricercatori. Infine da oltre 40 anni Wolfgang Ritter è un apicoltore.

Abstract

“Indicazioni per promuovere l’auto-guarigione delle colonie dalle malattie e per rinforzare le loro difese”.Qualsiasi metodologia di apicoltura ma soprattutto quelle biologiche ed eco-compatibili dovreb-bero cercare di prevenire i focolai di patologie. Questo si può ottenere soltanto con colonie di api molto resistenti. A questo proposito i metodi di gestione così come le condizioni legate all’am-biente devono essere ottimizzate al meglio.La gestione dovrebbe essere orientata alla natura per poter sfruttare al meglio le capacità di auto-guarigione delle colonie di api. A questo proposito il comportamento di pulizia delle api è di grande importanza. Per evitare focolai di patologie della covata il nido della covata dovrebbe essere esteso in modo da bilanciare sempre lo spazio disponibile e la forza della colonia. Rispetto alla capacità di difesa dalle patologie delle api adulte, è importante sottolineare l’eliminazione delle api infettate e la loro sostituzione con api giovani.La resistenza delle colonie di api può essere potenziata con l’allevamento selettivo: qui la sele-zione si concentra soprattutto sul comportamento nell’eliminazione della covata infetta. Solo quando la covata infetta viene identificata ed eliminata precocemente la colonia di api ha un’op-portunità di salvarsi dal focolaio.Per quanto riguarda la capacità di difesa delle api adulte è di grande importanza l’ubicazione delle colonie di api. Solo se le condizioni climatiche consentono un volo frequente e precoce per defecare in inver-no o per cercare polline e nettare durante la stagione di foraggiamento, la colonia di api può essere eliminata. In caso di patologie di api adulte sarebbe opportuno promuovere la selezio-ne di giovani api per sostituire quelle infette eliminate. Il successo è possibile solo tramite una scorta sufficiente e quasi ininterrotta di polline e nettare per tutto l’anno. Dall’altro lato questo evita situazioni di emergenza dovute alla scarsità di cibo che ha un impatto grave sulla crescita

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delle giovani api. Soprattutto per quanto riguarda il polline, la diversità deve sempre essere della massima importanza per facilitare l’introduzione di vari antagonisti che rafforzano le difese im-munitarie delle api. Inoltre sarebbe opportuno evitare la presenza di troppe colonie nell’apiario e nelle sue vicinanze per ridurre il rischio di contagio. In caso di focolaio è preferibile procedere al controllo senza metodi chimici utilizzando invece metodi biologici e biotecnici. Una delle misure più importanti è la riduzione dell’infezione o della pressione dell’infestazione nelle colonie per facilitare l’auto-guarigione. Questo può andare dall’estrazione di favi con covate molto infestate fino all’applicazione di metodi di sciamatura artificiale.Inoltre possono essere introdotti speciali favi trappola come nel caso di estrazione di covata di fuchi come misura di contrasto alla varroa. Inoltre l’auto-guarigione da patologie come la Acarapidosi o la Nosemosi può essere consolidata separando le api giovani da quelle vecchie in nuclei speciali.Tutti questi metodi di gestione sono quelli che ci si aspetta dagli apicoltori che praticano l’a-picoltura biologica. Contemporaneamente fanno parte delle buone pratiche di apicoltura e quindi possono essere applicate anche da apicoltori che lavorano convenzionalmente. La vera differenza nel controllo delle malattie ha origine nella selezione dei rispettivi farmaci. Contra-riamente all’apicoltura tradizionale nell’apicoltura biologica non è consentito utilizzare farmaci con sostanze sintetiche. Qui per i trattamenti sono consentite solo sostanze naturali. Questo implica uno sforzo maggiore per applicare trattamenti che non danno sempre i risultati sperati. Tuttavia l’applicazione di sostanze naturali raramente porta alla resistenza ed evita residui o sostanze non riscontrate naturalmente nel miele. Anche la loro applicazione dovrebbe essere limitata poiché anch’esse possono avere effetti secondari dannosi direttamente sulle api e la colonia, oppure distruggere antagonisti (per il loro effetto disinfettante) ostacolando i mec-canismi di difesa delle api. Soprattutto nella lotta alla varroa un concetto integrato che unisca metodi biotecnologici e trattamento con farmaci ha dato buoni risultati.

GIOVANNI GUIDOCurriculum vitae

Giovanni Guido apicoltore e responsabile del Centro di Referenza Tecnico per le Patologie apistiche dell’UnaapiGiovanni Guido si è laureato in Medicina Veterinaria all’Università di Torino ed ha consegui-to il dottorato di ricerca in “Epidemiologia, epizoologia e chemioprofilassi delle malattie pa-rassitarie”. Dal 2011 è responsabile del Centro di Referenza Tecnico per le Patologie apistiche dell’Unaapi, occupandosi di coordinare l’assistenza tecnica e la ricerca, finalizzate alla lotta alle patologie delle api. L’attività di assistenza tecnica si esplica attraverso il coordinamento delle attività, svolte dalle associazioni di apicoltori aderenti all’Unaapi, e direttamente con: prove di campo, lezioni, seminari, convegni ed articoli divulgativi, indirizzati a tecnici ed apicoltori ita-liani ed europei.Ha lavorato più di 10 anni in numerosi paesi dell’Africa, tra cui: Costa d’Avorio, Liberia, Etiopia, Congo RDC e Mozambico, svolgendo attività di cooperazione internazionale, attraverso l’implementazione di progetti di sviluppo agro-zootecnici, spesso attuati con attività di apicoltura.Dal 2005 è apicoltore professionista, e gestisce un allevamento specializzato nella produzione biologica di: mieli, polline, pappa reale e propoli.

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Abstract “La gestione sanitaria degli alveari, quale principale criterio distintivo per il biologico”.I metodi di lotta adottati contro la varroa e la peste americana, caratterizzano e differenziano l’a-picoltura biologica, rispetto a quella convenzionale. I criteri distintivi di selezione e costruzione delle modalità di gestione sanitaria apistica, debbono garantire una sufficiente efficacia, essere alla portata di tutti gli apicoltori e si possono riassumere in alcune azioni: monitorare e tenere sempre limitata l’infestazione di varroa, garantire l’assenza di residui nelle matrici dell’alveare.L’assenza di residui nelle matrici dell’alveare, in particolare , cera, polline e propoli, oltre che a ga-rantire a qualità dei prodotti e la loro immagine, evita pericolosi fenomeni di accumulo, che ine-vitabilmente concorrono alla creazione di resistenze dei patogeni e fenomeni tossici sulle api.I metodi di lotta alla varroa, utilizzabili in apicoltura biologica, attualmente impiegati in Italia, consistono nelle biotecniche, blocco ed asportazione di covata, variamente combinate o alter-nate a trattamenti a base di acidi organici e timolo.Il blocco di covata artificiale, inizialmente ritenuto applicabile solo da aziende di ridotte dimen-sioni, si è negli anni diffuso anche alle aziende professionali, ed è oggi il caposaldo della lotta alla varroa. Il blocco artificiale, ottenuto con il confinamento della regina per un tempo sufficien-temente lungo (24-28 giorni), porta all’assenza totale di covata e, permette quindi, un’ottima efficacia (> del 90%) del trattamento con acido ossalico. Il blocco è tecnicamente attuabile da tutti gli apicoltori, e compatibile con un’apicoltura da reddito.L’asportazione completa di covata, e il contemporaneo trattamento con acido ossalico, costitui-scono una valida alternativa al blocco, e permette nel contempo la creazione di nuove famiglie con la covata sottratta.In parecchi contesti ambientali, si ha poi una completa (o parziale) assenza naturale di cova-ta, che può essere convenientemente sfruttata per aumentare l’efficacia di trattamenti a base di acidi organici e timolo. In inverno si garantisce la massima efficacia di un trattamento con l’asportazione delle poca se non nulla covata delle famiglie che non abbiano sofferto stress di vario tipo nella stagione attiva.I principi attivi utilizzabili nella lotta alla varroa, in apicoltura biologica, sono essenzialmente costituiti dagli acidi organici (ossalico e formico) e dal timolo.L’acido ossalico è da parecchi anni utilizzato in Italia, in soluzione o vapori. Le soluzioni sono ge-neralmente preparate con acqua e zucchero, e successivamente gocciolate sulle api. Lo zucche-ro ha la funzione di attrarre acqua dall’ambiente (igroscopicità) e aumentare l’efficacia dell’acido ossalico. In assenza di covata il trattamento risulta essere molto efficace e generalmente tollera-to dalle api. Da alcuni anni si è anche diffuso l’uso di apparecchi sublimatori, in grado di vaporiz-zare l’acido ossalico all’interno degli alveari. La sublimazione diminuisce leggermente l’efficacia, ma aumenta la tollerabilità da parte delle api e rende possibile la ripetizione, anche a distanza ravvicinata, del trattamento. Permettendo in alcune circostanze, blocco naturale parziale della covata, attraverso la reiterata somministrazione, il raggiungimento di una buona % di efficacia. L’acido ossalico è al momento il principio attivo più utilizzato, e abbinato alle biotecniche, rende possibile l’apicoltura biologica.L’acido formico, unico acaricida in grado di uccidere la varroa sotto opercolo, è utilizzato solo da un ridotto numero di aziende, per le difficoltà di messa a punto di valide modalità di sommini-

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strazione. In particolare si evidenzia una certa tossicità per le api ed incostanza nell’ efficacia. Si utilizza in molteplici modi, riassumibili in due modalità: somministrazione lenta ed il più possibi-le costante a coprire l’intero ciclo di covata oppure con somministrazione spot ad alto dosaggio sfruttando l’effetto sotto opercolo. Per la capacità di agire sotto opercolo e la necessità di avere alternative all’acido ossalico, l’acido formico potrebbe, assumere maggiore importanza.Il timolo è stato ed è ampiamente utilizzato, con buoni risultati, costituisce l’unica valida alter-nativa e/o integrazione all’uso degli acidi organici. Esistono numerosi preparati commerciali, ma sostanzialmente si utilizza ponendolo negli alveari per un tempo sufficientemente lungo da coprire l’intero ciclo di covata. In apicoltura biologica, non ha senso parlare semplicemente di trattamenti o biotecniche pun-tuali, ma piuttosto di strategie aziendali proiettate nel tempo e commisurate alle produzioni e all’ambiente. In zone con periodi naturali di blocco o riduzione della covata, bisogna approfit-tarne al massimo, in zone senza interruzione della covata è necessario trovare uno o due mo-menti in cui mettere in atto il blocco artificiale o l’asportazione di covata, che siano compatibili con i raccolti e le condizioni di sviluppo delle famiglie.Grazie quindi a questi metodi di lotta e alla sospensione dei neonicotinoidi in Italia, quantome-no per la concia del mais lo stato degli allevamenti apistici italiani biologici è buono e in questo comparto c’è una crescente occupazione di giovani.La peste americana costituisce, ancora oggi, in molte realtà nel Mondo la difficoltà maggiore allo svolgimento dell’apicoltura biologica. L’uso reiterato e preventivo di antibiotici costituisce il maggior problema alla corretta gestione della patologia, basata essenzialmente sulla precoce individuazione dei sintomi e sull’eliminazione delle colonie infette. L’uso dell’antibiotico, attivo solo sulle forme vegetative del batterio, ma inefficace sulle spore, rende asintomatica la ma-lattia, ne permette una diffusione maggiore e non sottopone a pressione selettiva la genetica delle api, permettendo a ceppi maggiormente sensibili alla malattia di vivere e riprodursi.La strategia di lotta alla peste americana attuata con strepitoso successo in Italia dalla gran maggioranza degli apicoltori (anche non bio!) si basa essenzialmente sulla precoce individua-zione dei sintomi, poche celle filanti, anche con apposite visite agli alveari, e l’eliminazione delle famiglie colpite. L’uso della rete escludi regina, che permette di avere melari senza esuvie, è un importante fattore di limitazione della diffusione della malattia all’interno delle aziende. L’individuazione e l’eliminazione precoce delle colonie ammalate e il contemporaneo utilizzo degli escludi regina sono sufficienti a riportare e mantenere la malattia sotto controllo.Ma “l’arma” principale è la condivisione di strategie sanitarie tra apicoltori leader, tecnici apistici, ricercatori e veterinari.

FRANCESCO PANELLACurriculum vitae

Francesco Panella apicoltore, presidente di UNAAPI - ITALIA Dal 1975 è imprenditore agricolo e apicoltore professionale, titolare dell’azienda “Apiari degli Speziali”, che pratica allevamento nomade di circa un migliaio di alveari a Novi Ligure, Alessan-dria, Piemonte.

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Editorialista e redattore della rivista di apicoltura “L’Apis”, edita da ASPROMIELE, collabora con alcune riviste di settore, ad esempio “L’informatore agrario” e con Slow Food.Svolge attività di consulenza nel settore apistico, nel campo della gestione aziendale e in pro-grammi di assistenza tecnica.Ha ricoperto e ricopre cariche istituzionali in associazioni ed enti di rappresentanza del settore. Dal 1996 ad oggi è Presidente Unaapi e nel 2013 è stato eletto Presidente di Bee Life - Coordi-namento Apistico Europeo.Altre cariche di rilievo per il settore sono state e sono:

• dal 1985 al 1994 Presidente Aapi (Associazione Apicoltori Professionisti Italiani);

• dal 1993 a oggi (per periodi triennali) consigliere del Consiglio di Amministraizione di Conapi;

• dal 1994 al 1996 Vice Presidente Unaapi;

• dal 1998 membro del Gruppo Miele del COPA COGECA (Comitato di rappresentanza dei sindacati e delle organizzazioni cooperative accreditati all’Unione Europea);

• dal 2007 vice presidente del Gruppo Miele del COPA COGECA;

• dal 2010 portavoce del Coordinamento Apistico Europeo - European Beekeeping Coordination

Abstract “I modelli vincenti (meglio: apparentemente tali) sono modificabili dal basso”. Il modello produttivo agricolo bio è l’unico caso di modello produttivo che si è imposto gra-zie al rifiuto e sforzo di un’esigua minoranza di agricoltori e di consumatori. In alternativa al modello produttivo appoggiato da gran parte dei gruppi economici produttivi e distributivi agroalimentari, dai pubblici poteri e dalla comunità scientifica, il “nuovo” sovente fatica a formalizzare norme di riferimento efficaci, e… si ingenerano equivoci.La difficoltà di aprire un adeguato dibattito sulle attuali prevalenti scelte strategiche per la produzione alimentare, pur davanti alla contaminazione ambientale, alla perdita drammatica di biodiversità e al fallimento di gran parte delle promesse, rende difficoltosa anche la sfida per definire cosa è il BIO.Il Bio non chiede e non può chiedere ai singoli agricoltori di riuscire a farsi carico di una conver-sione agro-ecologica dell’insieme del territorio rurale dove operano, chiede invece che - con ben miseri, se non nulli, supporti – si impegnino, per quanto sta nelle loro possibilità individua-li, per produrre in modo veramente sostenibile. Ad esempio in tutta la normativa Ue sull’agricoltura e zootecnia biologica non uno dei “paletti” distintivi riguarda la qualità ambientale (fatto salvo un piccolo accenno sull’at-tività di pascolo brado e sulla qualità delle acque per l’acquacoltura). La normativa, infatti, sul metodo di produzione biologico definisce (e non potrebbe fare altrimenti) l’attività del singolo coltivatore/allevatore. In sostanza il modo di produzione bio non distingue le produzioni perché provenienti da un ambiente “altro” o “migliore” tantomeno “incontaminato” nel suo insieme, distinto e quindi esen-te da fenomeni di polluzione. Al contrario il modo di produrre bio ha, e deve avere, il massimo

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possibile d’eco-compatibilità e ricadute, varie e positive, sulla qualità ambientale. Gli equivoci sono più facili quando ci si occupa di un’attività molto particolare e che non si conosce; è quin-di assai facile piazzare male i “paletti normativi”.Per l’apicoltura si è affermata un’ambiguità e una priorità ambientale perché non si sono colte le peculiarità e unicità dell’apicoltura, fra cui:

• La cura dell’uomo non è prevalentemente dedicata all’attività di nutrizione dell’allevato ma al mantenimento di un suo delicato equilibrio biologico.

• La quantità d’alveari gestiti è strettamente connessa all’elevata capacità professionale necessaria per poter fare l’apicoltore. La dimensione media, infatti, degli allevamenti è a misura di una, o poco più, unità attiva. L’apicoltura, in altre parole, non è attività

facilmente declinabile su scala “industriale”.

• Il pascolo di un apiario copre un’estensione territoriale immensa rispetto ad altri allevamenti zootecnici: fino a tremila ettari per ogni apiario.

• L’apicoltura è l’unico allevamento senza alcuna ricaduta negativa sull’ambiente. Al contrario è attività con gran valenza sociale e indispensabile per l’ambiente e le produzioni agricole e forestali.

L’aspetto su cui ha principalmente trionfato in apicoltura la logica produttivistica convenzionale, con i suoi guasti, è la lotta alle patologie. Antibiotici e sulfamidici, in “prevenzione” contro le pato-logie della covata; piretroidi ed estero fosforici contro la nuova endemica parassitosi della varroa.Pertanto, per l’apicoltura e solo per l’apicoltura, l’IFOAM come l’Ue hanno focalizzato l’attenzio-ne su aspetti di vincolo ambientale e di pastura, senza cogliere l’aberrazione giuridica discrimi-nante, a prescindere dall’attività e dalla potestà dell’apicoltore e dall’azione di filtro che si rea-lizza con la morte stessa delle api in caso di significativi fenomeni di inquinamento ambientale.

Invece:

• l’impollinazione delle api è indispensabile in tutti gli ambiti agricoli, in primis per i coltivatori bio che sono inframmezzati alla coltivazione convenzionale, e non solo nelle zone a minor contaminazione.

• La presenza di colonie d’api bio in ogni contesto agricolo contribuisce non solo all’equilibrio ma anche a comprendere se e quanto i modi di coltivare e allevare siano compatibili e sostenibili.

• La gran parte delle molecole cui viene esposto l’alveare lascia traccia e segno in un animale dal metabolismo così particolare.

• L’eccezionale controllo analitico indispensabile oggi per immettere sui mercati i prodotti apistici, consente, meglio che per altre derrate, di individuare quelli che superano le soglie definite di contaminazione ambientale (che non possono quindi fregiarsi della denominazione bio).

Eliminare la fonte di fraintendimento e l’equivoco contribuirà a contrastare meglio le attuali e importanti frodi basate in gran maggioranza sull’ambiguità di una zona di produzione “incon-taminata”. Frodi che provocano danni enormi a tutti gli apicoltori che intraprendono un percor-

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so impegnativo, per quanto sta alle loro possibilità individuali, e si accollano i con le loro api i costi elevati per la produzione e la lotta sanitaria biologica. Frodi che rischiano di dequalificare e screditare tutta la produzione apistica bio.

Proposte per l’adeguamento della normativa e il miglioramento dei controlli per le produzioni apistiche bio:

1) Che sia dedicato all’aspetto ambientale dell’apicoltura analoga attenzione e rilievo che si applicano alle altre coltivazioni e/o allevamenti zootecnici biologici.

2) Che l’aspetto nodale su cui affermare la differenza sostanziale dell’apicoltura Bio siano le cure (sanitarie, d’alimentazione, di qualità della cera e della propoli dei favi ecc…) che l’apicoltore esplica nella conduzione dei suoi alveari.

3) Che le cure sanitarie bio comportino assai limitata, se non nulla, presenza residuale di molecole ad uso apistico nelle varie matrici che compongono l’animale.

4) Che una diversa e più rigorosa qualità di controllo e di certificazione del modo di produzione biologica in apicoltura si basi, tra l’altro, sul controllo analitico di cera e propoli dei favi del nido, quale cartina di tornasole nel tempo della ricaduta positiva delle corrette pratiche bio di lotta sanitaria e gestione dell’allevamento di api.

NICOLA BRADBEARCurriculum vitae

Nicola Bradbear è direttrice di Bees for Development, un’organizzazione con sede nel Regno Unito ed unica nel suo genere fondata da lei stessa nel 1993 che si occupa di formare coloro che vogliono diventare apicoltori biologici, contribuendo così a diminuire la povertà nel terzo mondo e favorire contemporaneamente la biodiversità e gli ecosistemi, che rappresentano l’altra grande passione di Nicola.Dai suoi viaggi e dal suo lavoro di consulente negli anni ottanta, Nicola si rese conto che sebbene l’apicoltura fosse già ampiamente praticata nel mondo in via di sviluppo, spesso gli apicoltori isolati e in zone lontane non riuscivano a vivere della loro attività. Decise quindi di fornire supporto e fare formazione per le persone più povere ed emarginate per poter per-mettere loro di avere un reddito e sostenere quindi le loro comunità. Nacque così Bees for Development.Nicola si è concentrata soprattutto sul perché l’apicoltura è così importante per le zone rurali più povere e nel tempo ha messo a punto una vera e propria filosofia nonché un approc-cio innovativo per fornire informazioni e supporto. Contemporaneamente ha costruito una squadra di collaboratori, realizzato progetti nel mondo in via sviluppo e fondato Bees for De-velopment che ha sede a Monmouth nel Galles. Bees for Development oggi è riconosciuta a livello internazionale come un’associazione no-profit leader in questo settore, con personale qualificato, un Consiglio di fiduciari e sei Esperti sostenitori tra cui lo statunitense Professor Tom Seeley.Nicola ha ricevuto diversi riconoscimenti: nel 2008 è stata nominata Membro Onorario dell’as-sociazione degli apicoltori dei caraibi, nel 2000 ha ricevuto un premio dall’Associazione di Api-

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coltura dell’Asia per i servizi resi all’Apicultura in Asia, nel 1999 ha ricevuto il prestigioso premio gallese per l’apicoltura June James ed anche il World Aware Business Award, e nel 1990 ha vinto il World Vision Award for Development Initiative.Nicola ha conseguito una laurea all’Università di Aberdeen in Scozia e successivamente un dot-torato di ricerca all’Università di Durham in Inghilterra. È la consigliera fiduciaria di molte altre as-sociazioni no-profit, presidente della commissione scientifica di Apimondia per l’apicoltura volta allo sviluppo rurale ed è anche presidente dell’associazione locale di apicoltori della sua contea.

Abstract “Sfide e opportunità per i paesi in via di sviluppo grazie alla pratica dell’apicoltura biologica”.L’apicoltura biologica dovrebbe sicuramente essere sostenibile da un punto di vista ecologico, sociale ed economico. Molti apicoltori nei paesi in via di sviluppo praticano già un’apicoltura al-tamente sostenibile e a basso impatto. Tuttavia non riescono ancora a commercializzare il loro miele ad un prezzo adeguato che consenta loro di vivere della loro attività. Nella mia relazione mi concentrerò su alcuni aspetti della sostenibilità che solitamente non vengono considerati dagli standard europei nel campo del biologico. Ad esempio, quando ben praticata, l’apicoltu-ra biologica nell’africa tropicale risulta sostenibile sia per le colonie individuali che per l’intera popolazione di api.Nell’africa tropicale sub-sahariana le tecniche apistiche sono rimaste immutate e rappresenta-no un esempio duraturo di apicoltura sostenibile. Si tratta di tecniche apistiche tipicamente estensive in contrasto con le pratiche intensive dell’apicoltura intensiva tradizionale. Gli api-coltori in africa tropicale considerano come loro base produttiva l’intera popolazione apistica della loro area contrariamente all’apicoltura intensiva che si concentra invece solo sulle colo-nie. La manodopera è investita nella realizzazione di arnie a costo zero o a bassissimo costo che vengono disseminate anche a grandi distanze le une dalle altre in aree forestali naturali. Non esiste una gestione quotidiana delle colonie, questo contribuisce a mantenere bassi i livelli di stress delle colonie ed anche a ridurre il fabbisogno di manodopera. La diffusione delle colo-nie è molto naturale e riduce al minimo i rischi di contagio in caso di malattie, di fenomeni di migrazione o quelli derivati dalla scarsità localizzata di nutrimento. I fenomeni di spostamento e migrazione delle colonie sono una reazione ai patogeni e ai cambiamenti stagionali e gli api-coltori li considerano del tutto normali. L’accettazione del fatto che al momento della raccolta un numero rilevante di arnie potrebbe essere vuota è un cardine dell’apicoltura estensiva: le rese elevate si ottengono dalla raccolta su molte colonie. Gli apicoltori estensivi non alterano l’identità genetica delle popolazioni adattate localmente e non trasferiscono le api solo per motivi che vanno esclusivamente a vantaggio degli esseri umani. Al contrario si avvalgono del-le caratteristiche morfologiche, comportamentali e biologiche delle popolazioni che consen-tono la sopravvivenza e la riproduzione naturale delle api mellifere (e dei loro relativi patogeni) nei loro ambienti naturali e locali. L’aumento si ottiene tramite la sciamatura naturale e per acquisire api gli apicoltori fanno affidamento, con ottimi risultati, sugli sciami naturali. Il nido delle api comprende tutti i favi naturali e i favi interi sono usati per la raccolta. La ricostituzione costante di nuovi favi riduce l’instaurarsi di patologie e i redditi provenienti dalla cera rendono non necessari i guadagni aggiuntivi che potrebbero derivare dalla sostituzione dei favi da cui

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è già stato estratto il miele. Il risultato è che l’africa tropicale sub-sahariana è l’ultimo luogo esi-stente dove interagiscono rigogliose popolazioni indigene di Apis mellifera libere dagli effetti deleteri delle patologie e dei parassiti importati e dove le forze della selezione naturale con-sentono il perpetuarsi di popolazioni ben integrate nell’ambiente naturale e con gli apicoltori.

DIEGO PAGANI Curriculum vitae

Diego Pagani, Presidente di Conapi, dopo un percorso di studi artistici inizia a lavorare nel campo dell’illustrazione e della fotografia, cui seguono diverse altre esperienze pro-fessionali.Viene in contatto in maniera casuale con il mondo dell’apicoltura, che comunque è sempre stato tra le attività di famiglia: del padre a livello amatoriale e dello zio che ha un’azienda di grandi dimensioni. Decide, quindi, di iniziare un percorso formativo di apicoltura. Il contatto con la na-tura e lo studio continuo del meraviglioso mondo delle api e del miele lo spingono a diventare apicoltore a tempo pieno, avvicinandosi da subito all’apicoltura biologica.Nel 2001 diventa socio Conapi, la sua azienda all’epoca ha 150 alveari, oggi sono quasi 1000, grazie a un percorso di crescita costante negli anni. Nel 2005 è membro effettivo eletto dall’as-semblea e due anni dopo viene nominato dal CDA appena insediato vice presidente, nel 2008 diventa presidente.Contemporaneamente continua l’attività di apicoltore biologico con la curiosità e la passione dei primi anni. Pagani si arricchisce di esperienze molto significative come i percorsi di formazione per gli apicoltori in Etiopia insieme a Slow Food, la formazione all’interno del carcere Dozza di Bologna e con le Cooperative in Messico e Guatemala.Al centro della sua presidenza: la battaglia per un’agricoltura pulita e libera dai veleni contro le multinazionali della chimica, un percorso iniziato nel 2008 che continua ancora oggi e il cui obiet-tivo principale è di studiare l’impatto delle minacce ambientali sulle api.In veste di apicoltore biologico e Presidente di CONAPI è spesso invitato come relatore a parteci-pare a varie conferenze internazionali sul tema dell’apicoltura biologica e del mercato del miele e dei prodotti apistici. Nel 2012 ha partecipato come relatore alla Seconda Conferenza Mondiale sull’apicoltura biologica in Messico e preso parte al Primo Congresso di Apicoltura ad Agen con un intervento sulla realtà di CONAPI. Nel 2013 ha partecipato al Secondo Congresso di Apicoltura a Louvain-Le-Neuve, Belgio.

Abstract “35 anni di esperienza nel mondo del miele e dell’apicoltura biologici: un approccio di produ-zione alternative per il futuro”Conapi è una cooperativa attiva sul mercato da 35 anni ed è stato tra i primi e più attivi sostenitori e promotori del metodo di produzione biologico. Nel corso degli anni è stato svolto un importante lavoro sia sul fronte commerciale, educando al consumo di prodotti biologici, parlando direttamente al consumatore e accorciando la filiera, sia dal punto di vista produttivo. Oggi, come risultato, Conapi riesce ad avere il 50% dei suoi soci certificati

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biologici. Sui 128.241 alveari che, nel 2012 risultavano ufficialmente gestiti in Italia in regi-me biologico ben 25.450 alveari erano gestiti dai soci cooperatori di Conapi. Un traguardo importante che fa della cooperativa il primo produttore di miele biologico in Italia e in Europa.Il particolare rapporto che lega il socio apicoltore alla cooperativa prevede l’obbligo al conferimento totale della produzione e l’impegno di CONAPI a collocare sul mercato e a valorizzare tutto il prodotto conferito. Questo forte legame fa sì che CONAPI possa entrare direttamente nel merito delle scelte del produttore e possa indirizzarle, offrendo garanzie e un servizio di supporto, formazione, nonché verifiche supplementari, oltre a quelli previsti dagli organismi di controllo.I soci di CONAPI hanno scelto tre soli organismi di controllo ai quali affidarsi. La cooperati-va copre completamente i costi di certificazione, contemporaneamente deve poter avere accesso a tutta la documentazione relativa a ispezioni ed esiti delle analisi delle aziende certificate. Questo aspetto è indispensabile per poter garantire un prodotto “veramente biologico”che possa portare il nostro nome. Negli ultimi anni è stata allargata la possibi-lità a conferire, oltre al miele, anche polline propoli gelatina reale e cera. Questo, oltre a permetterci di poter proporre sul mercato tutta una gamma di prodotti delle api senza residui, ci consente di poter valutare i produttori da diverse angolazioni, attraverso analisi incrociate dei diversi prodotti conferiti. Per CONAPI il biologico rappresenta un approccio alternativo sul quale si costruisce l’apicoltura del futuro.Riteniamo che i seguenti temi e aspetti siano quelli che meritino maggiore attenzione:- l’equivoco sull’origine di zone naturali e l’inadeguatezza dei controlli che rendono diffici-le reperire sul mercato partite non contaminate da pesticidi e da acaricidi;- Conapi attraverso la sua rete di controlli interni ha fatto emergere situazioni irregolari nella gestione biologica dell’allevamento da parte di soci che sono stati accompagnati a uscire dalla cooperativa;- il controllo di cera e propoli conferiti dai soci fornisce indizi determinanti di uno sforzo da parte dei produttori per un effettivo approccio alternativo a quello delle “medicine risolutive”;- l’attuale situazione di mercato che vede delle quotazioni molto alte non permette una corretta differenziazione dei valori tra produzione convenzionale e biologica. CONAPI non è in grado di pagare un differenziale di remunerazione adeguato. Oggi è possibile ricono-scere solo un + 10/15% per il biologico, non adeguato e premiante per lo sforzo che c’è a monte e la ricaduta positiva di questa importante scelta;- polline, propoli e cera consentono, al contrario del miele, una significativa valorizzazione sul mercato;-la problematica di contaminazioni di natura extra apistica in prodotti dell’alveare rimane un tema di assoluta priorità.

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Chemicals Laif lavora nel settore apicoltura da circa 30 anni.Chemicals Laif oggi è tra i leaders mondiali nella produzione di medicinali veterinari e nutrimenti per api.

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Produrre e proporre cibi non solo sani perché biologici, ma anche buoni, che nutrono correttamente. È questo l’impegno quotidiano del gruppo Alce Nero e Mielizia, fin dagli anni settanta.

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www.apibio.org